La formula del talento Jacques Canetti, o del valore degli altri Intervista a Manfred Eicher cult Il mensile culturale RSI aprile 2014 Il Talento Sandra Sain Produttrice Rete Due Care amiche e cari amici, cari lettori, ascoltatori, telespettatori, eccoci al numero 2 di CULT. Con il secondo numero una rivista non è ancora grande, non è ancora adulta, ma già deve affrontare la sfida che il suo predecessore le pone. Il nostro primo numero ha infatti riscosso molti apprezzamenti: alcuni di voi ce li hanno espressi via mail, altri quando abbiamo avuto modo di incontrarci, molti altri ancora hanno scelto di raggiungerci allo Studio 2 della RSI la sera del venerdì 14 marzo per condividere con noi l’entusiasmo di questa nuova avventura. A tutte e tutti un grazie sincero. Il numero 2 è il primo numero primo e se per i Pitagorici era, come tutti i numeri pari, un numero femminile, noi mettiamo da parte con un sorriso queste suggestive questioni di genere e numerologiche per constatare semplicemente come il numero 2 rappresenti da sempre, e per forza di cose, la capacità dialogica. Ecco, anche con questo nuovo CULT indaghiamo il reale e ci apriamo al confronto. In più, ci diamo anche la possibilità di lenire i disturbi causati da una inevitabile malattia professionale, chiamiamola così… Chi lavora in radio, ma anche in televisione, ben sa che il proprio lavoro è sottoposto ad una velocissima evaporazione. Verba volant e un giornalista tv o radiofonico soffre a volte della frustrazione dei grandi chef che preparano piatti prelibati che scompaiono nel giro di pochi minuti. Il web da anni aiuta a rendere sempre rintracciabile e recuperabile il nostro lavoro, CULT ci darà una possibilità in più di offrirvi storie, pareri, opinioni, percorsi di scoperta o di riscoperta, ai quali riconosciamo grande valore e che vorremmo condividere il più possibile nella speranza che possano saziare qualche curiosità. Con questo numero riflettiamo su cosa sia il talento, cosa sia diventato e come si esprima. Oggi siamo ossessionati dal talento: la televisione non fa che proporci talent show, dalla cucina alla scrittura; milioni di utenti web postano i propri filmati nella speranza di veder riconosciute le proprie doti. E per chi fa cultura soffermarsi sugli elementi che determinano e definiscono il talento è tutt’altro che marginale. A tutti voi buona lettura e buon mese di aprile! SGUARDI DUETTO 4 22 La formula del talento Intervista a Manfred Eicher ONAIR RENDEZ-VOUS 8 28 “L’Ombra di Niccolò”: un talento Unico L’agenda di aprile 10 NOTA BENE Alla conquista del demone dell’Utopia 30 Recensioni 12 Jacques Canetti, o del valore degli altri 31 Proposte Club 14 Gillo Dorfles: lunga vita al talento 18 Il sosia che inventò il teatro 20 Dalle tenebre alla luce In copertina: Pablo Picasso circondato dagli innumerevoli oggetti del suo studio: il talento si nutre di mille suggestioni. @ Getty Images ACCENTO La formula del talento Mariarosa Mancuso Tra ispirazione e sudore, espressione del sé e confronto con lo spirito del tempo, definire il talento, ed evitarne i paradossi, è cosa ardua. Cinema e letteratura, tra barriere d’entrata e teoria della coda lunga, ne sono esempio perfetto. E così anche l’ultimo film “musicale” dei fratelli Coen. SGUARDI Si chiamano talent show, ne esistono per la musica e per la cucina. Ora anche per la letteratura. L’esperimento, finora solitario, lo ha proposto Rai 3 con Masterpiece, modellato su Masterchef. Tre giudici, Taiye Selasi, Andrea De Carlo, Giancarlo De Cataldo, e i concorrenti che si sfidano attraverso una serie di prove. In premio, la pubblicazione in centomila copie del romanzo vincitore. È presto per dire se ne uscirà un bel romanzo, offrendo a un esordiente la possibilità di farsi strada nel sovraccarico mondo dell’editoria. Oppure se, come sembra dalle prime puntate, il personaggio e le sue disavventure avranno la meglio sulla scrittura. Di certo non risolverà il mistero del talento, o dell’X Factor: la qualità che consente di distinguersi e di imporsi tra tanti rivali, anche quando lo spettacolo non viene trasmesso in tv. Resta ferma la divina proporzione, indicata da molti scrittori professionisti e ignorata dai dilettanti: 1% di ispirazione e 99% di sudore. Gustave Flaubert avanzava di poche pagine al giorno, facendo e rifacendo. Prima di ritirarsi, Philip Roth descriveva il mestiere senza illusioni (in “Lo scritto- re fantasma”): “Scrivo una frase e la giro. Poi la guardo e la giro di nuovo. Poi vado a pranzo. Poi torno qui e scrivo un’altra frase. Poi giro la frase nuova. Poi rileggo le due frasi e le giro tutt’e due. Poi mi sdraio sul sofà e rifletto. Poi mi alzo e le cancello e ricomincio da capo”. Oggi internet e i blog hanno modificato il panorama, consentendo a chiunque di autopubblicarsi o di dire la sua, abbattendo le barriere d’entrata. Non c’è più bisogno di affidarsi a un editore e al suo giudizio, sempre sospettati (da chi sta fuori) di non leggere o di non capire il valore dei manoscritti ricevuti. Chi sta dentro, sa che il meccanismo – salvo rarissime eccezioni funziona al contrario: c’è una ricerca disperata di romanzi validi, i più vengono scartati per manifesta insufficienza. Perfino “Una banda di idioti” di John Kennedy Toole fu pubblicato postumo dopo il suicidio dello scrittore e secondo la leggenda “rifiutato da tutte le case editrici americane” venne spedito a un solo editore, come certifica la più recente biografia. Robert Gottlieb della Simon & Schuster chiese qualche modifica (come le avrebbe chieste poi, in qualità di editor, a Salman 5 4 Rushdie e Toni Morrison), John Kennedy Toole preferì portarsi via il manoscritto. Una decina di anni fa si cominciò a parlare di “coda lunga”, a partire da un articolo firmato da Chris Anderson su Wired (poi riproposta nel volume: “La coda lunga. Da un mercato di massa a una massa di mercati”). Esistono i best seller, che vendono molte copie ed esistono i libri di nicchia, che interessano meno lettori. Raggiungerli con la distribuzione in libreria è costoso, raggiungerli attraverso internet può risultare redditizio. La tesi aveva un suo fascino, in termini di democrazia e di talento diffuso. Ma così si rischia il paradosso, già annunciato da Eugenio Montale con la provocatoria frase: “non esiste un grande poeta bulgaro”. Una letteratura è anche fatta di consenso e di massa critica, di comunità, di opere che vengono lette e confrontate, di un patrimonio condiviso. Ognuno può pubblicare a suo piacere e cercare i suoi lettori in autonomia, sicuro. Ma se sono pochissimi, e appartengono alla ristretta cerchia dello scrivente, come di fatto accade, non sembra un grande passo avanti. E va detto che, finora, i romanzi di successo SGUARDI nati sul web sono “50 sfumature di grigio”, che vanta molte lettrici appassionate ma pessime critiche. Vale per i libri, non per il cinema, che una volta aveva barriere d’entrata costose – pellicola, luci, sviluppo in laboratorio, montaggio – e ora grazie alle nuove tecnologie consente a chiunque abbia una buona idea di realizzarla investendo la paghetta. Oppure ricorrendo al crowdfounding: gli spettatori incuriositi mettono a disposizione piccole somme, e in cambio sono citati nei titoli di coda. Con un Mac, i filmini e le foto di famiglia l’americano Jonathan Caouette girò “Tarnation”: capitale investito 400 dollari, molti premi e critiche entusiaste. Con mille euro l’italiano Stefano Tummolini girò “Un altro pianeta”, guadagnandosi un posto in concorso al Sundance Film Festival. La piattaforma Vimeo, che a differenza di YouTube ospita filmati originali, è una ricchissima collezione di lavori messi in circolazione da bravi professionisti: niente gattini né compleanni ripresi con cellulari. Molto interessanti e ben congegnate anche certe parodie o certi montaggi che circolano sul web: piccoli saggi per immagini che rivelano i segreti o lo stile di registi famosi. La qualità professionale, il punto di vista intelligente e ben sviluppato. Un’ottima vetrina per chiunque voglia dar prova concreta del proprio talento. Lo stesso vale per le web series, girate a bassissimo costo e fatte circolare attraverso i social network. La sfida è interessante, la disparità dei risultati nel cinema e nella letteratura va ricondotta probabilmente all’alone di romanticismo che ancora circonda il romanzo e ancora più la poesia. Vissuti come espressione della propria singolarità, dunque non sottoposti a vincoli di linguaggio o di stile o di committenza (non è una parolaccia, per molte grandi opere del passato era la regola). Le occasioni per pubblicare o autopromuoversi sono senz’altro cresciute, resta il rischio della frammentazione. Se ognuno crede che la propria vita sia un romanzo meritevole di essere scritto e pubblicato, va a finire che quel romanzo avrà un solo lettore. È un paradosso, naturalmente. Parte dal presupposto che il talento è raro e prezioso, non equamente distribuito come le anime belle vorrebbero. Esiste, anche se è difficile definirlo a priori: lo riconoscia- mo quando lo incontriamo, e non è mai disgiunto dal sudore necessario per farlo risaltare sulla pagina o sullo schermo. Neppure da quel che usiamo chiamare “lo spirito del tempo”. Ne parla l’ultimo film dei fratelli Ethan e Joel Coen, “A proposito di Davis”: una meditazione sull’esistenza, e insieme un moderno Libro di Giobbe, che prendono spunto dalla vita e dalle musiche del cantante folk Dave Van Ronk. Era bravo e apprezzato dagli addetti ai lavori, fu messo in ombra dal ciclone Bob Dylan. Nell’ultima scena, il cantante del film – l’attore si chiama Oscar Isaacs se la passa male mentre il ragazzo arrivato dal Minnesota debutta al Gaslight Café del Greenwich Village, anno 1961. Il talento c’era, allo sconfitto mancavano il carisma e la forza d’urto necessari per sfondare. Fotografie: la trasmissione “Masterpiece” in onda su Rai 3, John Kennedy Toole, Jonathan Caouette, un frame di "Un altro pianeta” e di “A proposito di Davis” 7 6 Rete Due / Colpo di scena da mercoledì 9 aprile a martedì 22 aprile alle ore 13.30 rsi.ch/dramaradio “L’Ombra di Niccolò”: un talento Unico Danilo Prefumo / Autore Tarda primavera del 1853. Sulla terrazza di una casa di Genova affacciata sul mare, un pianista e musicologo tedesco, Johann Caspar Müller (Claudio Moneta) e un violinista polacco, Tadeusz Kaminski (Igor Horvat), sono a pranzo con l’avvocato Luigi Guglielmo Germi, che per molti anni è stato amico e confidente di Niccolò Paganini. I due musicisti hanno intenzione di scrivere una biografia del grande violinista genovese, scomparso tredici anni prima, sul quale continuano a circolare le voci più assurde e incontrollate, ristabilendo una volta per tutte le verità. Nato a Genova nel 1782 e morto a Nizza nel 1840, Niccolò Paganini era stato praticamente un autodidatta. Dotato di qualità musicali eccezionali (era anche un formidabile chitarrista), aveva saputo coltivare da solo il proprio talento fino a diventare l’icona vivente del virtuosismo più spericolato, al limite delle possibilità umane, in una sorta di gigantesca “sfida all’impossibile” destinata a esercitare un fascino straordinario sui musicisti romantici. Fuori da ogni scuola e da ogni modello, Paganini aveva sempre cercato di non essere uno tra i tanti, seppure il migliore, ma sempre e solamente, l’Unico. In una lunga tournée che lo aveva portato a suonare in tutte le principali capitali europee, Paganini aveva definitivamente consolidato il proprio mito, al quale si era accompagnata anche la nascita di innumerevoli leggende che cercavano di spiegare il carattere demoniaco e fuori del comune del suo modo di suonare. Di fronte alle richieste dei due musicisti, Germi non ha dubbi. La prima cosa da fare, per ristabilire la verità su Paganini, è parlare con le ONAIR Niccolò Paganini ritratto da John Whittle, 1836, olio su tela. persone che lo hanno conosciuto direttamente, a cominciare dai grandi compositori per i quali l’apparizione di Paganini ha avuto un’importanza fondamentale per lo sviluppo delle loro carriere. Inizia così un viaggio in dieci puntate, dirette da Claudio Laiso, che porterà i due musicisti a incontrare alcuni dei maggiori compositori dell’epoca e a conoscere le due sole donne che ebbero una certa importanza nella vita sentimentale del violinista genovese, un viaggio che si concluderà nuovamente a Genova, in casa Germi, di fronte a un fumante piatto di “ravioli alla genovese” realizzati secondo la ricetta che lo stesso Paganini ci ha tramandato. 9 8 Rete Due Il Punto giovedì 10 e venerdì 11 alle ore 17.10 Foglio Volante giovedì 10 e venerdì 11 alle ore 18.00 Passatempo sabato 12 e domenica 13 alle ore 14.35 e 15.35 CSI domenica 13 alle ore 18.30 Alla conquista del demone dell’Utopia e spirituale sarà motivo di approfondimento. Ma non finisce qui. L’offerta è molto ricca (eventiletterari.ch) e abbiamo solo segnalato alcuni degli ospiti che si alterneranno fra conferenze e dibattiti dove, con molti altri nomi di rilievo, ci saranno Fleur Jaeggi, Anna Ruchat, Urs Widmer, Inge Feltrinelli, Carlo Ossola, Mario Botta, Vittorio Gregotti, Daniel Cohn Bendit… E anche per questa edizione l’Attualità Culturale di Rete Due diffonderà alcuni suoi programmi da una postazione esterna da cui daremo voce alla nostra curiosità e a molti protagonisti. In particolare da giovedì e venerdì ne “Il Punto” (17.10), negli spazi dedicati al “Foglio Volante” (18.00) e in alcuni appuntamenti del sabato (14.35, 15.35) e della domenica (14.35, 15.35). Giorgio Thoeni Gli eventi letterari organizzati al Monte Verità di Ascona per la “Primavera locarnese” inaugurano una ricca stagione di prestigiosi appuntamenti con i protagonisti della Letteratura. Se pensiamo anche a ChiassoLetteraria o alle Giornate Letterarie di Soletta, per citarne solo alcune, con l’avvio della bella stagione le occasioni di dibattito, di riflessione e d’incontro con i grandi personaggi diventano territorio di conquista per la conoscenza e spesso scoperta anche per gli ascoltatori. La seconda edizione degli “Eventi Letterari Monte Verità” (10–13 aprile) ha per titolo “Il demone dell’Utopia” e sarà il perno attorno al quale ruoteranno tutte le manifestazioni di questo festival, soprattutto con riferimento alle concezioni di vita che hanno alimentato il mito di quella località. Demoni buoni e cattivi, del passato e del nostro tempo, ancora oggi una sorta di “testimoni e attori” di un modo di produrre letteratura. Fra sogni, incubi e chimere, gli scrittori Herta Müller, Pétar Nádas e Joanna Bator ne parleranno partendo dalla loro esperienza nell’Europa centrale e orientale. Fantasmi e demoni nella poesia saranno oggetto di indagine da parte di Nora Gomringer, Durs Grünbein e Valerio Magrelli. E pensando al leggendario passato del Monte Verità, anche il rapporto fra Utopia e Natura alla ricerca del benessere fisico Herta Müller Premio Nobel per la letteratura nel 2009. ONAIR 11 10 Rete Due / Reteduecinque mercoledì 16 aprile alle ore 15.00 Jacques Canetti, o del valore degli altri Corrado Antonini Sosteneva di non avere talento, e che questa era la ragione per cui s’era dedicato a promuovere quello degli altri. Dietro i primi concerti di Duke Ellington e Louis Armstrong in Europa c’era lui. Negli anni ’30 fece debuttare alla radio Charles Trenet e Edith Piaf, e offrì loro l’opportunità di registrare per la prima volta delle canzoni su disco. Dopo la Liberazione fondò un cabaret a Parigi, “Les Trois Baudets”, dove si fecero le ossa tutti i giganti della canzone francese del periodo: Henri Salvador, Georges Brassens, Jacques Brel, Boris Vian, Serge Gainsbourg (et j’en passe). Come discografico fu il primo a offrire un contratto a Les Frères Jacques e a Juliette Gréco. Fu grazie a lui se Maurice Chevalier scelse come accompagnatore un giovane Michel Legrand, senza dimenticare gli attori che fece debuttare su disco quando, nel 1962, fondò la sua compagnia, la “Jacques Canetti Éditions”: Jeanne Moreau, Simone Signoret, Serge Reggiani. Quanto abbia contato, nella scelta di votarsi al talento altrui, il fatto di essere cresciuto accanto a un futuro premio Nobel (il fratello Elias), o un ricercatore di fama internazionale (l’altro fratello Georges), non è dato sapere. Per certo sappiamo che Jacques Canetti è passato alla storia come “scopritore di talenti”, ma è lecito credere che fu molto più di questo. Anzitutto contribuì a ridefinire la natura stessa del “chansonnier”, presentandolo al pubblico in quanto compositore, autore e interprete, tre profili in uno. In secondo luogo gli artisti lui non si limitava a scoprirli, ma li aiutava a crescere e a trovare una propria identità. ONAIR Jacques Canetti a Parigi in un’immagine non datata. Divenne il punto di riferimento di un’intera generazione. Tutti, senza eccezione, volevano esser parte di quella che allora veniva chiamata “la scuderia Canetti”. Apparteneva a un’epoca in cui il talento era considerato un valore su cui investire, non solo la messa in vetrina di un’ambizione. Di fronte al fenomeno dei “talent show” odierni sarebbe probabilmente inorridito. Georges Brassens, che da Jacques Canetti s’era lasciato convincere a salire su un palcoscenico, sosteneva che il talento, di per sé, “n’est qu’une sale manie”. Sapendo dei loro incerti esordi, è sin troppo facile supporre che né lui né Brel né Gainsbourg avrebbero mai superato le selezioni di un ipotetico “Rive Gauche Got Talent”. 13 12 Rete Due / Laser venerdì 11 aprile alle ore 9.00 rsi.ch/laser Gillo Dorfles: lunga vita al talento Elisabetta Jankovic Il 12 aprile compirà 104 anni ma non ama ricordarlo perché sostiene che la longevità non sia un merito. E di meriti Gillo Dorfles ne ha parecchi, a prescindere dall’età. Chi infatti meglio di lui può dirsi protagonista del panorama culturale di tutto il Novecento? Critico d’arte, saggista, pittore, docente di estetica, fondatore del Movimento per l’Arte Concreta, insignito di varie onoreficenze, autore di un volume, “Ultime tendenze nell’arte d’oggi”, che dal 1961 è stato ristampato quindici volte ed è considerato un testo indispensabile per tutti coloro che vogliono avvicinarsi ai temi e ai documenti dell’arte del XX secolo. Il segreto di tale successo è dovuto, com’è comprensibile, alle competenze e all’acume dell’autore, ma anche al suo stile piacevole e divulgativo. Stile sobrio e ironico che caratterizza non solo i suoi scritti, ma soprattutto i suoi interventi pubblici: dibattiti, convegni, presentazioni, inaugurazioni e interviste. Come quella che ci ha concesso nella sua casa di Milano, in occasione dell’ultima esposizione dei suoi dipinti alla Fondazione Marconi. Ai nostri microfoni ha parlato soprattutto di arte, quella prodotta dagli altri e quella realizzata da lui stesso, della sua attività di critico, delle personalità che ha incontrato nella sua lunga carriera… E anche della Svizzera, delle vacanze nei Grigioni e del desiderio di esporre, prima o poi, in qualche galleria di Zurigo. Bello essere proiettati nel futuro e avere dei desideri così concreti alla soglia dei centoquattro anni. ONAIR Gillo Dorfles (Trieste, 12 aprile 1910), critico d'arte, pittore e filosofo italiano. 15 14 In migliaia a Londra attendono la propria chance: essere selezionati per la stagione 2012 di X-Factor. Tutti convinti di avere talento e alla ricerca di un riconoscimento o, magari, come profetizzava Andy Warhol, del proprio quarto d’ora di celebrità. Rete Due / Domenica in scena “La tredicesima notte - il volto segreto di William Shakespeare” domenica 13, 20, 27 aprile e 4 maggio alle ore 17.35 rsi.ch/dramaradio Il sosia che inventò il teatro Non ci sono prove che Shakespeare abbia mai commissionato un ritratto e non esiste alcuna descrizione del suo aspetto. Sono solo due i suoi ritratti accreditati ed entrambi postumi. Il ritratto Sanders (1603 ca) reca una targhetta che lo identificherebbe con il bardo ma i test svolti pongono un problema: possibile che Shakespeare a 39 anni sembrasse così giovane? Ugo Leonzio / Autore Prima vengono i “Sonetti” e prima ancora viene la famosa dedica a “Mr. W. H.” Ricordate? “To the onlie begetter...” Il segreto di Shakespeare è tutto qui. Forse non vi appassiona veramente conoscere il volto di “Mr. W. H.”, colui al quale i sonetti sono dedicati, ma forse vi incuriosisce di più sapere che secondo alcuni autore e destinatario della dedica coinciderebbero. “Mr. W. H.” sarebbe lo stesso che ha inventato e distrutto il teatro elisabettiano, l’ombra obliqua che per mille sterline aveva comprato l’identità di Bill Shakespeare e gli forniva i migliori copioni teatrali mai scritti in lingua inglese, inventando 10’000 nuove parole e usandone, da vero scialacquatore di talenti, almeno 7’000 per una sola volta nelle sue 37 commedie. “Mr. W. H.”, chi sarà mai? Quest’uomo dall’eloquenza irraggiungibile, nato e scomparso dentro una volubile coppia di “23 aprile” tra il 1564 e il 1616, recitò una sola volta a Londra nel ruolo, non casuale, di uno spettro, nascosto dietro una delle 80 variazioni del suo nome, comprese tra Shagspar e Shakeshafte, si sposò due volte contemporaneamente, visse per anni a Cripplegate, un quartiere d’immigrati, in una casa che confinava con una bottega di parrucche. Lì scrisse “Misura per misura”, “Tito Andronico”, “Tutto è bene quel che finisce bene”, “La Dodicesima notte” e portò a compimento il suo ambizioso progetto che si può sintetizzare in una frase: “la Rappresentazione della Verità è una Parodia”. ONAIR La sua ultima opera poetica ad essere pubblicata, un capolavoro, unico, assoluto, furono i “Sonetti”, la trasformazione di un banale e un po’ squallido “gossip” gay nel più vertiginoso monumento poetico che sia mai stato scritto. Pubblicati da Thomas Thorpe, notissimo a Londra con l’appellativo non usurpato di “Tom la Checca”, i “Sonetti” andarono a ruba e non furono mai ristampati. Era un crudele congedo, un calcio nel sedere, di Mr. W. H. all’attore che, senza far storie, gli aveva ceduto l’identità. La commedia chiamata “Shakespeare” era finita e il ritorno del vecchio Bill a Stratford, fu inevitabile. Senza la maschera teatrale, Bill Shakespeare ritornò un vecchio sensale di campagna, avaro e innamorato della figlia Susanna, cui lasciò case, terreni, fienili. Non firmò il testamento perché, secondo uno studio uscito a New York, non sapeva scrivere. Del teatro, regno irreale di perversione, malattia, e magia non ricordava più nulla. 19 18 Collegiata, Bellinzona venerdì 18 aprile ore 20.40 Dalle tenebre alla luce: il Concerto del Venerdì Santo Giovanni Conti Una delle pagine più ambiziose della produzione musicale di Mendelssohn, la sua Sinfonia no. 2 meglio nota come “Lobgesang”, già durante la vita del compositore, risultò una delle sue composizioni più popolari. Il perché lo comprenderemo nell’imponente Concerto spirituale del Venerdì Santo che il prossimo 18 aprile sarà accolto nella splendida cornice della Chiesa Collegiata di Bellinzona. Protagonisti l’Orchestra della Svizzera Italiana sotto l’autorevole direzione di Diego Fasolis. Interpreti d’eccezione anche le voci soliste di Mandy Fredrich, Sandra Trattnigg e Christoph Strehl insieme a quelle del Coro della Radiotelevisione svizzera che saliranno sul grande palco bellinzonese, per rivivere le emozioni di un lavoro che Mendelssohn realizzò per il Festival di Lipsia, che nel 1840 aveva deciso di celebrare i 400 anni dell’invenzione della stampa a caratteri mobili. Emozioni che nascono dal tentativo del compositore di creare un nuovo genere, ibridando Cantata e Sinfonia, sino ad allora ampiamente distinti. L’influenza dell’esperienza beethoveniana è chiara ed in particolare quella della Nona sinfonia, dettaglio che se allora procurò critiche a Mendelssohn, oggi ce lo fanno guardare con occhi più disincantati e attenti al momento storico e alle influenze culturali. Una pagina musicale di grande respiro, senza cerebralismi e densa di speranza, a partire dal testo che sottolinea il simbolico passaggio dalle tenebre alla luce, dall’ignoranza all’illuminazione. Elementi che nella giornata del Venerdì Santo potranno essere interpretati anche come il passaggio dalla morte alla vita. Il Concerto del Venerdì Santo 2013, “Messa da Requiem” di Giuseppe Verdi nella Collegiata di Bellinzona. Fotografia di Dániel Vass ONAIR 21 20 Intervista a cura di Patricia Barbetti Rete Due / Laser mercoledì 9 e giovedì 10 aprile alle ore 9.00 LA 1 / Cult TV domenica 13 aprile alle ore 21.55 rsi.ch/culttv Manfred Eicher Il talento di un grande produttore Nato nel 1943 a Lindau, sul lago di Costanza, Manfred Eicher è uno dei più importanti produttori discografici in ambito di musica jazz e di confine. Nel 1969 ha fondato a Monaco di Baviera la ECM - Editions of Contemporary Music - e da allora ha prodotto più di milleduecento dischi con artisti come Keith Jarrett, Jan Garbarek, Chick Corea, Anouar Brahem, Ralph Towner e l’Art Ensemble of Chicago. Nel 1984 ha dato vita alla ECM New Series, per la quale è stato nominato ai Grammy Awards 2014 fra i migliori produttori di musica classica dell’anno. Ammiratore dei Radiohead, amico di Jean Luc Godard e di molti grandi nomi del jazz mondiale, Manfred Eicher è il fondatore e l’anima della prestigiosa ECM. Armato di un orecchio e di un intuito quasi infallibile, oltre che di una ferrea etica del lavoro, il suo talento ha contribuito a portare alla luce musicisti dai quattro angoli del globo. Lo abbiamo incontrato a Monaco di Baviera, sede della ECM, e anche al nostro Auditorio RSI, dove registra regolarmente dal 2006. Manfred Eicher, prima di dar vita alla ECM, lei è stato un musicista, ha studiato violino fin da piccolo ed è cresciuto in una famiglia che ascoltava musica da camera; è nato lì il suo amore per i piccoli ensemble e per la melodia? DUETTO Sono cresciuto a Lindau, sul lago di Costanza, che già di per sé era una meravigliosa colonna sonora, quando soffiava il vento e sentivo il suono delle onde. Stavamo spesso in riva al lago e poi a casa ascoltavamo molta musica ed è qualcosa che oggi sta morendo, suonare o ascoltare musica in famiglia. Sono grato a mia madre per aver avuto l’istinto di farmi iniziare gli studi di violino quando avevo sei anni. Lei cantava i Lieder di Schubert e di Schumann e mi guidava all’ascolto con alcune splendide registrazioni dei quartetti di Schubert e del tardo Beethoven; è stata senz’altro un’ottima base di partenza per aiutarmi a sviluppare i miei gusti musicali. Solo più tardi ho scoperto la musica di Miles Davis e di Bill Evans; così a quattordici anni iniziai a suonare il contrabbasso e andai a studiare musica jazz a Berlino. 23 22 Più tardi lei ha lavorato come assistente di produzione per la Deutsche Grammophon. Questa prima esperienza lavorativa è stata cruciale per la sua successiva attività di produttore? È stata certamente un’esperienza importante, un vero apprendistato per me. Non lavoravo proprio dentro la compagnia, ma facevo spesso l’assistente di un grande ingegnere del suono, Heinz Wildhagen. Lo ammiravo moltissimo e infatti, molti anni dopo, nel 1983, chiesi a lui di curare la nostra prima registrazione della musica di Arvo Pärt, così andammo a registrare “Fratres” a Basilea, con Keith Jarrett e Gidon Kremer. Alla Deutsche Grammophon ero impegnato anche nell’editing e in ambito di musica orchestrale e cameristica; ho imparato tutto nell’era analogica e, come detto, è stata una grande esperienza e una grande lezione per me, la mia prima vera opportunità di imparare a crescere professionalmente. Quando in seguito ho dato vita alla ECM ero ancora un principiante come produttore ed è vero che, con le mie prime registrazioni, ho potuto fare riferimento al mio precedente lavoro. Registrare del jazz era certamente diverso rispetto alla musica classica, ma non poi così diverso se cerchi quella specie di trasparenza del suono che porta aria e luce nella musica. Era molto giovane, poco più che ventenne, si rese conto che quel primo disco con Mal Waldron intitolato “Free at last” stava dando il la alla sua nuova carriera? È stato l’inizio di un’idea nata in modo molto spontaneo e lo sviluppo c’è DUETTO stato quando l’album ha avuto un certo successo, ma non c’è stata alcuna strategia, solo la voglia di fare un disco e poi magari un altro, se c’erano i soldi per farlo. L’idea di produrre il disco di Mal Waldron venne fuori perché Mal era a Monaco, era un grande jazzista, suonava con Anthony Braxton e con altri tutte le sere al Dark Rooms. Per me era un musicista meraviglioso, suonava in modo contenuto; mi piaceva moltissimo che con poche note potesse creare momenti musicali di quel livello. Fu davvero un grande inizio e in seguito incontrai Chick Corea, Paul Bley, e siamo andati avanti, lentamente ma in modo costante. altrettanto significativo all’ascoltatore sensibile. Il produttore è l’autore della registrazione, che approderà nel negozio di dischi.” Glenn Gould era un grande pianista e un visionario e io sono felice di aver potuto assistere a una delle sue registrazioni. Lui stesso era diventato un produttore fantastico! Molti musicisti vorrebbero essere prodotti dalla ECM, come avviene la scelta? A proposito di Paul Bley, è stato lui a dire che “l’estetica di una composizione è da riferirsi tanto al produttore del suono quanto al musicista.” Nei dischi che lei produce il suo gusto e la sua estetica risaltano, si sentono. Quello che Paul Bley ha detto è un buon punto di riferimento, ma io aggiungerei: prima devi suonare e poi c’è bisogno del produttore del suono. In altre parole prima viene la musica, poi viene il suono. Perché la musica non è il suono, la musica usa il suono per introdurre le emozioni in una certa cornice, in un certo spazio di tempo. Paul Bley è stato un grande mentore per me, quando lo incontrai la prima volta a New York suonava con il Trio di Jimmy Giuffré. Tornando alla domanda sul ruolo del produttore vorrei citare Glenn Gould, che in proposito ha detto qualcosa di molto interessante: “Il lavoro di un grande produttore dovrebbe distinguere il suono di un disco tanto quanto il lavoro del compositore e dell’interprete e, da un punto di vista estetico, risultare idee musicali simili. Questa libertà mi piace perché mantiene viva una certa spontaneità e se qualcosa non funziona, possiamo sempre lasciar cadere tutto, fa parte del gioco. La cosa veramente importante è che io dia fiducia al musicista e che il musicista abbia fiducia nel produttore. Tutto questo è molto importante per me, avere un dialogo e ascoltare insieme la musica dopo che è stata suonata, trovarci in un stessa stanza e condividere le emozioni, vivere quel momento in cui abbiamo raggiunto qualcosa e siamo andati nella direzione prevista o in una direzione completamente diversa. È qualcosa che arriva come una ricompensa, un traguardo ed è ciò che non vorrei mai perdermi, ciò che mi porta alla ricerca di questo elemento di mistero, perché è sempre un mistero il fatto che quando finisci di registrare un disco molto spesso è molto diverso da ciò che ti aspettavi. Lei dedica tanta attenzione alla qualità del suono e poi i giovani ascoltano musica dai loro Iphone, da Spotify ecc… Quando decido di lavorare con un musicista spero sempre che ne seguirà una lunga relazione, non solo una o due registrazioni. Per questo spesso cerco musicisti giovani, per iniziare un percorso con loro e vederli crescere. Amo molto questo tipo di continuità, ma non firmiamo contratti se non per fare un disco, per definirne i dettagli e le condizioni. Con questa idea di base abbiamo creato molte relazioni musicali che vanno avanti nel tempo, alcune da quasi quarantacinque anni ormai, senza mai un impegno se non quello di lavorare assieme perché ci rispettiamo e abbiamo Non sono entusiasta di questi sviluppi tecnologici, dal momento che noi registriamo con le migliori condizioni e ci prendiamo il tempo per offrire un’ottima qualità del suono. È difficile poi sentire questi suoni compressi in mp3 o peggio ancora in Spotify, ma è anche ormai inevitabile accettare in parte questi cambiamenti tecnici in campo musicale, perché se no rischi di non sopravvivere… Lei si è sempre lasciato ispirare anche dalla letteratura, dall’arte e dal cinema ma oggigiorno si parla di un crescente impoverimento culturale, 25 24 quali segnali di ciò percepisce nel suo lavoro? Credo che abbiamo troppe informazioni intorno a noi, oggi più che mai. Personalmente credo ci si debba liberare da questo eccesso, dal dover sentire, vedere e discutere di tutto. Meglio decidere qual è la tua linea guida, seguirla nel modo migliore che puoi e forse diventerà la tua strada per tutta la vita. L’industria culturale dei nostri giorni, con così tante informazioni e notizie ad alta velocità, è qualcosa che snerva e influenza negativamente le persone. Bisogna imparare a guardare oltre invece che subire ogni cosa e non capire più cosa ha senso e significato per te, per il tuo lavoro, per il tuo modo di essere. con questo luogo, Paolo Keller ci ha ben introdotti, c’è una bella collaborazione ed io sono contento quando vengo qui. Come detto la sala dell’auditorio ha un’ottima qualità acustica, ottimi accordatori di pianoforte, ogni cosa di cui hai bisogno la trovi, compresa l’ispirazione. Gio 10 ore 20.15 - Aula Magna Scuole Medie di Camignolo con Sophie Ambroise ed Ely Riva Me 16 ore 20.15 - Centro scolastico ai Ronchini di Aurigeno con Daniela Fornaciarini e Marco Onida Me 30 Parliamo dell’Auditorio RSI, da qualche anno sede di molte delle sue registrazioni. Può raccontarci quando e come è iniziata questa collaborazione? È molto semplice. Martin Pearson è un ingegnere del suono che molti anni fa ho invitato per registrare con Keith Jarrett; abbiamo lavorato a Parigi, a Verona e in altre parti del mondo. Lui collabora anche con uno studio di Zurigo e alcuni anni fa mi suggerì di chiedere disponibilità alla radio di Lugano. L’ho fatto e così sono venuto assieme ad Anouar Brahem in trio con François Couturier e Jean Louis Matinier e ci è piaciuto moltissimo, non solo l’auditorio. Il sound è ideale per musica da camera o piccoli ensemble ma apprezzo anche il fatto che non è lontano da Monaco e che le persone in studio e alla radio sono sempre accoglienti, amichevoli, nell’insieme c’è una buona atmosfera per fare musica. Da allora, era il 2006, sento una forte affinità DUETTO “Désalpe” In tournée ore 20.15 - Sala Polivalente di Vicosoprano con Diana Segantini e Alberto Maraffio “Désalpe - Lo Scarico” è un’opera di poesia sonora che, grazie a RSI - Rete Due e al “Fondo incoraggiamento” della Società Svizzera degli autori, viene proposta al pubblico italofono nella traduzione di Daniel Paul Bilenko. Un radiodramma che, con la regia di Claudio Laiso e la produzione di Francesca Giorzi, racconta la storia delle montagne e della gente che le abita mettendo in evidenza la crisi occupazionale generata, in inverno, dallo smantellamento degli impianti sciistici. La serata proposta in collaborazione con CORSI, invita la popolazione ad un ascolto collettivo, accompagnato dalla proiezione di immagini d’archivio della RSI, alla quale seguirà una tavola rotonda sul tema. Fotografie di Mauro Boscarato rsi.ch/dramaradio 4. 2014 Gio 3 ore 20.30 Palazzo dei Congressi, Lugano 900presente Kraanerg di Xenakis L’ensemble 900, la Scuola Teatro Dimitri e il Dipartimento di Comunicazione Visiva della SUPSI uniti per il balletto “Kraanerg”: per l’importante spettacolo è prevista la produzione televisiva RSI Do 6 ore 17.00 Auditorio RSI, Lugano-Besso Concerti dell’Auditorio Orchestra della Svizzera italiana “Primo Piano Ashkenazy” con i solisti Vovka Ashkenazy pianoforte, Giulio Mercati harmonium e le musiche di Richard Wagner, Robert Schumann e Franz Liszt rsi.ch/concertiauditorio Lu 7 ore 21.00 Auditorio RSI, Lugano-Besso in diretta su Rete Due conservatorio.ch/900 Ve 4 ore 20.30 Auditorio RSI, Lugano-Besso in diretta su Rete Due e video streaming Tra Jazz e nuove musiche Medeski, Martin & Wood + Nels Cline con John Medeski piano e tastiere, Billy Martin batteria e percussioni, Chris Wood contrabbasso e l’ospite Nels Cline chitarre Me 9 Me 16 Do 27 Me 30 Showcase di Rete Uno Antonella Ruggiero Dopo Sanremo presenta i suoi classici e il nuovo “L’impossibile è certo” Showcase di Rete Uno Ron “Un abbraccio unico” il nuovo lavoro presentato a Sanremo 900presente – Harrison Birtwistle in residence Uno dei più noti compositori inglesi della generazione seguente Benjamin Britten “Désalpe” In tournée con Diana Segantini e Alberto Maraffio, moderatore Daniel Bilenko ore 20.00 Studio 2 RSI, Lugano-Besso in diretta su Rete Uno ore 17.30 Auditorio RSI, Lugano-Besso ore 20.15 Sala Polivalente di Vicosoprano rsi.ch/reteuno rsi.ch/reteuno Gio 10 ore 20.15 Aula Magna Scuole Medie di Camignolo “Désalpe” In tournée con Sophie Ambroise ed Ely Riva, moderatore Daniel Bilenko Ve 11 ore 20.30 Auditorio RSI, Lugano-Besso in diretta su Rete Due e video streaming Concerti dell’Auditorio Orchestra della Svizzera italiana con la direzione di Antonello Manacorda, il solista Miloš Karadaglić chitarra e le musiche di Manuel De Falla, JoaquÍn Rodrigo e Georges Bizet Concerti dell’Auditorio Orchestra della Svizzera italiana con la direzione di Arturo Tamayo, il solista Tilo Wachter hang e le musiche di Richard Strauss, Mathias Steinauer e Wolfang Amadeus Mozart rsi.ch/concertiauditorio rsi.ch/concertiauditorio RENDEZ-VOUS ore 20.00 Studio 2 RSI, Lugano Besso in diretta su Rete Uno conservatorio.ch/900 Me 16 ore 20.15 Centro scolastico ai Ronchini di Aurigeno “Désalpe” In tournée con Daniela Fornaciarini e Marco Onida, moderatore Daniel Bilenko Ve 18 ore 20.40 Collegiata, Bellinzona Concerto del Venerdì Santo In diretta televisiva, su Rete Due e video streaming Orchestra della Svizzera italiana e Coro della Radiotelevisione svizzera con la direzione di Diego Fasolis e le musiche di Felix Mendelssohn (Sinfonia n. 2 Lobgesang), solisti: Sandra Trattnigg soprano, Mandy Fredrich soprano e Christoph Strehl tenore Prevendita: Bellinzona Turismo Lu 28 ore 21.00 Jazz in Bess music-club Lugano, Via Besso 42a in diretta su Rete Due Tra Jazz e nuove musiche Ches Smith & These Arches con Ches Smith batteria, Tony Malaby sax tenore, Tim Berne sax alto, Mary Halvorson chitarra e Andrea Parkins fisarmonica. Una collaborazione tra RSI Rete Due e Associazione Jazzy Jams Me 30 ore 20.30 Teatro del Gatto, Ascona in diretta su Rete Due Tra Jazz e nuove musiche Duo Sandy Patton Thomas Dürst con Sandy Patton voce e Thomas Dürst contrabbasso In occasione della “Terza Giornata Internazionale del Jazz”. Una collaborazione tra RSI Rete Due e Jazz Cat Club Me 30 ore 20.30 Auditorio RSI, Lugano-Besso “Bussenghi come OSI” Orchestra della Svizzera italiana con Roberto Bussenghi, direzione di Francesco Lanzillotta, e le musiche di Gioachino Rossini e Darius Milhaud. Prevendita: ticketcorner.ch rsi.ch/concertiauditorio 29 28 club I soliti ignoti sono qui “Oro verde” di Mohammed Soudani (Svizzera 2014) Marina Cvetaeva, “Taccuini 1919–1921” traduzione e cura di Pina Napolitano, Voland Luca Scarlini Nel fuoco della Rivoluzione Russa, una poetessa prende febbrilmente appunti ogni giorno su una realtà in bilico sull’abisso. Tutto crolla, ogni cosa della quotidianità muta: la stessa lingua sembra perdere il contatto con il quotidiano. La fame, unica realtà, la costringe a fingere le sue figlie orfane per poterle affidare a un orfanotrofio. A una di esse, Alja, cresciuta prima del tempo, è legatissima; con lei scambia visioni ed enigmi. Marina Cvetaeva, tra le voci maggiori della letteratura russa novecentesca, racconta magistralmente nei suoi “Taccuini” una corsa contro il tempo. L’arte in queste pagine è l’unico antidoto, nel fulgore di una grande energia creativa, tra liriche e testi teatrali di squisita ispirazione romantica, contro l’invasiva follia della Storia. NOTA BENE Marco Zucchi Un fatto di cronaca ticinese il furto di canapa avvenuto ad Arbedo nella notte tra il 26 e il 27 ottobre 2003 - utilizzato come spunto per una commedia surreale che non si nega lo sfizio di ragionare con leggerezza sui problemi del mondo del lavoro. Soudani mette insieme un cast corale assortito (Fausto Sciarappa, Giorgia Würth, Ignazio Oliva, Leonardo Nigro, Carlos Leal, Diego Gaffuri, Simona Bernasconi) per dare vita a una banda di improvvisati “soliti ignoti” nostrani. Senza voli pindarici ma con genuinità, percorre la difficile strada dell’umorismo localistico in maniera gradevole, con adeguata adesione al mandato di fiction pensata per la tv. Coprodotto da Amka Films e RSI, “Oro Verde” è stato presentato alle Giornate di Soletta (premio a Leonardo Nigro) ed è nelle sale della Svizzera italiana dal 20 marzo. Bley-SheppardSwallow “Trios” (ECM, autunno 2013) Maurizio Franco Inciso nell’Auditorio della RSI a Lugano in collaborazione con Rete Due, questo è il primo album che la compositrice e pianista americana registra per l’etichetta tedesca e per l’occasione si presenta in trio con Andy Sheppard ai sassofoni e Steve Swallow al basso elettrico, cioè con un gruppo costituito alla fine degli anni ottanta. Un trio che, come recita il titolo, viene declinato anche in soli e duetti, in un cangiante gioco di equilibri sonori in cui l’attenzione alle dinamiche, all’espressività del suono strumentale, si fonde con l’assoluta chiarezza linguistica delle composizioni e i lineari, quanto efficaci, arrangiamenti. Il repertorio, altro fatto nuovo, non presenta nuovi brani, ma affronta pagine entrate nella storia musicale della Bley, tra cui la più antica e celebre è “Vashkar”. In sostanza, si tratta di un piccolo affresco musicale che oscilla tra il descrittivo e l’evocativo muovendosi in una specie di mainstream contemporaneo. Chopin e Brahms con Andris Nelsons e Maurizio Pollini al Lucerne Festival Venerdì 22 agosto Frédéric Chopin Concerto per pianoforte no. 1 Johannes Brahms Sinfonia no. 3 Con la direzione di Andris Nelsons Solista Maurizio Pollini Programma: Alle ore 14.00 partenza dagli Studi Radio di Besso e alle ore 14.30 dalla stazione ferroviaria di Arbedo-Castione. Lungo il tragitto Roberto Corrent, redattore musicale di Rete Due, farà un’introduzione allo spettacolo. Arrivo a Lucerna, tempo a disposizione e cena libera. Alle 19.30 inizio del concerto al KKL. Al termine, rientro in Ticino. Prezzo: la quota di partecipazione, compresa la trasferta in pullman e il biglietto in III Balconata oppure nel Orgelempore è di CHF 255.- per i soci (285.- per i non soci) e in IV Balconata di CHF 185.per i soci (215.- per i non soci). Iscrizioni: Fosca Vezzoli T +41 91 803 56 60 [email protected] Jean Arp - Osvaldo Licini al Museo d’Arte Due protagonisti del dibattito artistico europeo e italiano nella prima metà del Novecento: Jean Arp e Osvaldo Licini sono al centro della nuova mostra del Museo d’Arte di Lugano. Le opere dello scultore alsaziano, svizzero di adozione, e quelle del pittore italiano dialogano negli spazi dell’esposizio ne mettendo in risalto i loro personali e differenti linguaggi artistici e, al contempo, i numerosi punti di contatto della loro parabola creativa. Per meglio comprendere poi l’ambito di formazione e il contesto in cui Arp e Licini furono attivi, la mostra presenta anche opere di Rodin, Matisse, Modigliani, Kisling, Klee, Kandinskij, Taeuber-Arp, Magnelli, Van Doesburg, Albers e altri ancora. Mercoledì 7 maggio alle ore 18.00 il Club Rete Due offre a soci e simpatizzanti una ricca e suggestiva visita guidata: “Tra arte, poesia e Musica” Per meglio cogliere la temperie culturale del primo 900 che diede vita a questi e tanti capolavori, durante la visita si analizzeranno le opere esposte osservandone anche i legami con la letteratura e la musica, attraverso la lettura di poesie o testi letterari legati agli artisti, alle loro opere e al clima culturale dell'epoca, con l'accompagnamento musicale di un violoncello. Durata 1h e 15 (ritrovo 5 minuti prima al Museo d’Arte - Villa Malpensata, Lugano) Prezzo ridotto CHF 8.Iscrizioni: Fosca Vezzoli T +41 91 803 56 60 [email protected] 31 30 Produttrice Rete Due Sandra Sain E-mail [email protected] Redazione Cult Fosca Vezzoli Internet retedue.rsi.ch Art Director RSI Gianni Bardelli Fotolito Prestampa Taiana Stampa Duplicazione RSI © RSI tutti i diritti riservati K12 Ccp 69-235-4 Satellite Hotbird 3 Posizione 13° Est Frequenza 12.398 GHz DAB Club Rete Due casella postale 6903 Lugano T +41 (0)91 803 56 60 F +41 (0)91 803 90 85 retedue.rsi.ch SATELLITE Progetto grafico Ackermann Dal Ben Frequenze di Rete Due Fm Bellinzonese 93.5 Biasca e Riviera 90.0 97.9 93.5 Blenio 90.0 Calanca 90.2 Leventina 90.0 93.6 96.0 Locarnese 97.8 93.5 92.9 Luganese 91.5 94.0 91.0 Bregaglia 97.9 99.6 96.1 Malcantone 97.6 91.5 Mendrisiotto 98.8 Mesolcina 90.9 91.8 92.6 Maggia-Onsernone 97.8 93.9 91.6 Val Poschiavo 94.5 100.9 Verzasca 92.3 92.7 Galleria Mappo-Morettina 93.5 Rivera-Taverne 97.3 92.8 INTERNET 14 n.2