La formula
del talento
Jacques Canetti,
o del valore
degli altri
Intervista
a Manfred Eicher
cult
Il mensile culturale RSI
aprile 2014
Il Talento
Sandra Sain
Produttrice Rete Due
Care amiche e cari amici, cari lettori, ascoltatori, telespettatori,
eccoci al numero 2 di CULT. Con il secondo numero una rivista
non è ancora grande, non è ancora adulta, ma già deve affrontare
la sfida che il suo predecessore le pone. Il nostro primo numero
ha infatti riscosso molti apprezzamenti: alcuni di voi ce li hanno
espressi via mail, altri quando abbiamo avuto modo di incontrarci,
molti altri ancora hanno scelto di raggiungerci allo Studio 2
della RSI la sera del venerdì 14 marzo per condividere con noi
l’entusiasmo di questa nuova avventura. A tutte e tutti un grazie
sincero.
Il numero 2 è il primo numero primo e se per i Pitagorici era, come
tutti i numeri pari, un numero femminile, noi mettiamo da parte
con un sorriso queste suggestive questioni di genere e numerologiche per constatare semplicemente come il numero 2 rappresenti
da sempre, e per forza di cose, la capacità dialogica.
Ecco, anche con questo nuovo CULT indaghiamo il reale e ci
apriamo al confronto. In più, ci diamo anche la possibilità di lenire
i disturbi causati da una inevitabile malattia professionale, chiamiamola così… Chi lavora in radio, ma anche in televisione, ben
sa che il proprio lavoro è sottoposto ad una velocissima evaporazione. Verba volant e un giornalista tv o radiofonico soffre a volte
della frustrazione dei grandi chef che preparano piatti prelibati
che scompaiono nel giro di pochi minuti. Il web da anni aiuta a
rendere sempre rintracciabile e recuperabile il nostro lavoro, CULT
ci darà una possibilità in più di offrirvi storie, pareri, opinioni,
percorsi di scoperta o di riscoperta, ai quali riconosciamo grande
valore e che vorremmo condividere il più possibile nella speranza
che possano saziare qualche curiosità.
Con questo numero riflettiamo su cosa sia il talento, cosa sia
diventato e come si esprima. Oggi siamo ossessionati dal talento:
la televisione non fa che proporci talent show, dalla cucina alla
scrittura; milioni di utenti web postano i propri filmati nella
speranza di veder riconosciute le proprie doti. E per chi fa cultura
soffermarsi sugli elementi che determinano e definiscono il
talento è tutt’altro che marginale.
A tutti voi buona lettura e buon mese di aprile!
SGUARDI
DUETTO
4
22
La formula
del talento
Intervista
a Manfred Eicher
ONAIR
RENDEZ-VOUS
8
28
“L’Ombra di Niccolò”:
un talento Unico
L’agenda
di aprile
10
NOTA BENE
Alla conquista
del demone dell’Utopia
30
Recensioni
12
Jacques Canetti,
o del valore degli altri
31
Proposte Club
14
Gillo Dorfles:
lunga vita al talento
18
Il sosia che inventò
il teatro
20
Dalle tenebre
alla luce
In copertina: Pablo Picasso circondato dagli innumerevoli oggetti del suo studio:
il talento si nutre di mille suggestioni. @ Getty Images
ACCENTO
La formula
del talento
Mariarosa Mancuso
Tra ispirazione e sudore, espressione del sé
e confronto con lo spirito del tempo, definire
il talento, ed evitarne i paradossi, è cosa ardua.
Cinema e letteratura, tra barriere d’entrata
e teoria della coda lunga, ne sono esempio
perfetto. E così anche l’ultimo film “musicale”
dei fratelli Coen.
SGUARDI
Si chiamano talent show, ne esistono per
la musica e per la cucina. Ora anche per la
letteratura. L’esperimento, finora solitario, lo ha proposto Rai 3 con Masterpiece, modellato su Masterchef. Tre giudici,
Taiye Selasi, Andrea De Carlo, Giancarlo
De Cataldo, e i concorrenti che si sfidano
attraverso una serie di prove. In premio,
la pubblicazione in centomila copie del
romanzo vincitore. È presto per dire se
ne uscirà un bel romanzo, offrendo a un
esordiente la possibilità di farsi strada nel
sovraccarico mondo dell’editoria. Oppure
se, come sembra dalle prime puntate, il
personaggio e le sue disavventure avranno
la meglio sulla scrittura.
Di certo non risolverà il mistero del
talento, o dell’X Factor: la qualità che consente di distinguersi e di imporsi tra tanti
rivali, anche quando lo spettacolo non viene trasmesso in tv. Resta ferma la divina
proporzione, indicata da molti scrittori
professionisti e ignorata dai dilettanti: 1%
di ispirazione e 99% di sudore.
Gustave Flaubert avanzava di poche
pagine al giorno, facendo e rifacendo.
Prima di ritirarsi, Philip Roth descriveva
il mestiere senza illusioni (in “Lo scritto-
re fantasma”): “Scrivo una frase e la giro.
Poi la guardo e la giro di nuovo. Poi vado
a pranzo. Poi torno qui e scrivo un’altra
frase. Poi giro la frase nuova. Poi rileggo le
due frasi e le giro tutt’e due. Poi mi sdraio
sul sofà e rifletto. Poi mi alzo e le cancello e
ricomincio da capo”.
Oggi internet e i blog hanno modificato il panorama, consentendo a chiunque
di autopubblicarsi o di dire la sua, abbattendo le barriere d’entrata. Non c’è più
bisogno di affidarsi a un editore e al suo
giudizio, sempre sospettati (da chi sta fuori) di non leggere o di non capire il valore
dei manoscritti ricevuti. Chi sta dentro, sa
che il meccanismo – salvo rarissime eccezioni funziona al contrario: c’è una ricerca
disperata di romanzi validi, i più vengono
scartati per manifesta insufficienza.
Perfino “Una banda di idioti” di John
Kennedy Toole fu pubblicato postumo
dopo il suicidio dello scrittore e secondo la
leggenda “rifiutato da tutte le case editrici
americane” venne spedito a un solo editore, come certifica la più recente biografia.
Robert Gottlieb della Simon & Schuster
chiese qualche modifica (come le avrebbe
chieste poi, in qualità di editor, a Salman
5
4
Rushdie e Toni Morrison), John Kennedy
Toole preferì portarsi via il manoscritto.
Una decina di anni fa si cominciò a parlare di “coda lunga”, a partire da un articolo
firmato da Chris Anderson su Wired (poi
riproposta nel volume: “La coda lunga. Da
un mercato di massa a una massa di mercati”). Esistono i best seller, che vendono
molte copie ed esistono i libri di nicchia,
che interessano meno lettori. Raggiungerli
con la distribuzione in libreria è costoso,
raggiungerli attraverso internet può risultare redditizio. La tesi aveva un suo fascino, in termini di democrazia e di talento
diffuso. Ma così si rischia il paradosso, già
annunciato da Eugenio Montale con la
provocatoria frase: “non esiste un grande
poeta bulgaro”.
Una letteratura è anche fatta di consenso e di massa critica, di comunità, di
opere che vengono lette e confrontate, di
un patrimonio condiviso. Ognuno può
pubblicare a suo piacere e cercare i suoi
lettori in autonomia, sicuro. Ma se sono
pochissimi, e appartengono alla ristretta
cerchia dello scrivente, come di fatto accade, non sembra un grande passo avanti. E
va detto che, finora, i romanzi di successo
SGUARDI
nati sul web sono “50 sfumature di grigio”,
che vanta molte lettrici appassionate ma
pessime critiche.
Vale per i libri, non per il cinema, che
una volta aveva barriere d’entrata costose
– pellicola, luci, sviluppo in laboratorio,
montaggio – e ora grazie alle nuove tecnologie consente a chiunque abbia una buona idea di realizzarla investendo la paghetta. Oppure ricorrendo al crowdfounding:
gli spettatori incuriositi mettono a disposizione piccole somme, e in cambio sono
citati nei titoli di coda.
Con un Mac, i filmini e le foto di famiglia l’americano Jonathan Caouette girò
“Tarnation”: capitale investito 400 dollari,
molti premi e critiche entusiaste. Con mille euro l’italiano Stefano Tummolini girò
“Un altro pianeta”, guadagnandosi un posto in concorso al Sundance Film Festival.
La piattaforma Vimeo, che a differenza di
YouTube ospita filmati originali, è una
ricchissima collezione di lavori messi in
circolazione da bravi professionisti: niente
gattini né compleanni ripresi con cellulari.
Molto interessanti e ben congegnate anche certe parodie o certi montaggi che circolano sul web: piccoli saggi per immagini
che rivelano i segreti o lo stile di registi famosi. La qualità professionale, il punto di
vista intelligente e ben sviluppato. Un’ottima vetrina per chiunque voglia dar prova
concreta del proprio talento. Lo stesso vale
per le web series, girate a bassissimo costo
e fatte circolare attraverso i social network.
La sfida è interessante, la disparità dei risultati nel cinema e nella letteratura va
ricondotta probabilmente all’alone di
romanticismo che ancora circonda il romanzo e ancora più la poesia. Vissuti come
espressione della propria singolarità, dunque non sottoposti a vincoli di linguaggio
o di stile o di committenza (non è una parolaccia, per molte grandi opere del passato era la regola). Le occasioni per pubblicare o autopromuoversi sono senz’altro
cresciute, resta il rischio della frammentazione. Se ognuno crede che la propria vita
sia un romanzo meritevole di essere scritto
e pubblicato, va a finire che quel romanzo
avrà un solo lettore.
È un paradosso, naturalmente. Parte dal presupposto che il talento è raro e
prezioso, non equamente distribuito come
le anime belle vorrebbero. Esiste, anche se
è difficile definirlo a priori: lo riconoscia-
mo quando lo incontriamo, e non è mai
disgiunto dal sudore necessario per farlo risaltare sulla pagina o sullo schermo.
Neppure da quel che usiamo chiamare “lo
spirito del tempo”.
Ne parla l’ultimo film dei fratelli
Ethan e Joel Coen, “A proposito di Davis”:
una meditazione sull’esistenza, e insieme
un moderno Libro di Giobbe, che prendono spunto dalla vita e dalle musiche del
cantante folk Dave Van Ronk. Era bravo e
apprezzato dagli addetti ai lavori, fu messo
in ombra dal ciclone Bob Dylan. Nell’ultima scena, il cantante del film – l’attore
si chiama Oscar Isaacs se la passa male
mentre il ragazzo arrivato dal Minnesota
debutta al Gaslight Café del Greenwich
Village, anno 1961. Il talento c’era, allo
sconfitto mancavano il carisma e la forza
d’urto necessari per sfondare.
Fotografie: la trasmissione “Masterpiece”
in onda su Rai 3, John Kennedy Toole,
Jonathan Caouette, un frame di "Un altro
pianeta” e di “A proposito di Davis”
7
6
Rete Due / Colpo di scena
da mercoledì 9 aprile a martedì 22 aprile
alle ore 13.30
rsi.ch/dramaradio
“L’Ombra di Niccolò”:
un talento Unico
Danilo Prefumo / Autore
Tarda primavera del 1853. Sulla terrazza di una casa di
Genova affacciata sul mare, un pianista e musicologo tedesco,
Johann Caspar Müller (Claudio Moneta) e un violinista
polacco, Tadeusz Kaminski (Igor Horvat), sono a pranzo con
l’avvocato Luigi Guglielmo Germi, che per molti anni è stato
amico e confidente di Niccolò Paganini. I due musicisti hanno
intenzione di scrivere una biografia del grande violinista
genovese, scomparso tredici anni prima, sul quale continuano
a circolare le voci più assurde e incontrollate, ristabilendo
una volta per tutte le verità. Nato a Genova nel 1782 e morto
a Nizza nel 1840, Niccolò Paganini era stato praticamente
un autodidatta. Dotato di qualità musicali eccezionali
(era anche un formidabile chitarrista), aveva saputo coltivare
da solo il proprio talento fino a diventare l’icona vivente del
virtuosismo più spericolato, al limite delle possibilità umane,
in una sorta di gigantesca “sfida all’impossibile” destinata
a esercitare un fascino straordinario sui musicisti romantici.
Fuori da ogni scuola e da ogni modello, Paganini aveva sempre
cercato di non essere uno tra i tanti, seppure il migliore, ma
sempre e solamente, l’Unico. In una lunga tournée che lo aveva
portato a suonare in tutte le principali capitali europee,
Paganini aveva definitivamente consolidato il proprio mito,
al quale si era accompagnata anche la nascita di innumerevoli
leggende che cercavano di spiegare il carattere demoniaco
e fuori del comune del suo modo di suonare. Di fronte alle
richieste dei due musicisti, Germi non ha dubbi. La prima cosa
da fare, per ristabilire la verità su Paganini, è parlare con le
ONAIR
Niccolò Paganini ritratto da John Whittle, 1836, olio su tela.
persone che lo hanno conosciuto direttamente, a cominciare
dai grandi compositori per i quali l’apparizione di Paganini ha
avuto un’importanza fondamentale per lo sviluppo delle loro
carriere. Inizia così un viaggio in dieci puntate, dirette da
Claudio Laiso, che porterà i due musicisti a incontrare alcuni
dei maggiori compositori dell’epoca e a conoscere le due sole
donne che ebbero una certa importanza nella vita sentimentale
del violinista genovese, un viaggio che si concluderà nuovamente a Genova, in casa Germi, di fronte a un fumante piatto
di “ravioli alla genovese” realizzati secondo la ricetta che lo
stesso Paganini ci ha tramandato.
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Rete Due
Il Punto giovedì 10 e venerdì 11 alle ore 17.10
Foglio Volante giovedì 10 e venerdì 11 alle ore 18.00
Passatempo sabato 12 e domenica 13 alle ore 14.35 e 15.35
CSI domenica 13 alle ore 18.30
Alla conquista
del demone
dell’Utopia
e spirituale sarà motivo di approfondimento. Ma non finisce
qui. L’offerta è molto ricca (eventiletterari.ch) e abbiamo
solo segnalato alcuni degli ospiti che si alterneranno fra conferenze e dibattiti dove, con molti altri nomi di rilievo, ci
saranno Fleur Jaeggi, Anna Ruchat, Urs Widmer, Inge Feltrinelli, Carlo Ossola, Mario Botta, Vittorio Gregotti, Daniel Cohn
Bendit… E anche per questa edizione l’Attualità Culturale di
Rete Due diffonderà alcuni suoi programmi da una postazione
esterna da cui daremo voce alla nostra curiosità e a molti
protagonisti. In particolare da giovedì e venerdì ne “Il Punto”
(17.10), negli spazi dedicati al “Foglio Volante” (18.00) e in
alcuni appuntamenti del sabato (14.35, 15.35) e della domenica
(14.35, 15.35).
Giorgio Thoeni
Gli eventi letterari organizzati al Monte Verità di Ascona per
la “Primavera locarnese” inaugurano una ricca stagione di
prestigiosi appuntamenti con i protagonisti della Letteratura.
Se pensiamo anche a ChiassoLetteraria o alle Giornate Letterarie di Soletta, per citarne solo alcune, con l’avvio della bella
stagione le occasioni di dibattito, di riflessione e d’incontro
con i grandi personaggi diventano territorio di conquista
per la conoscenza e spesso scoperta anche per gli ascoltatori.
La seconda edizione degli “Eventi Letterari Monte Verità”
(10–13 aprile) ha per titolo “Il demone dell’Utopia” e sarà
il perno attorno al quale ruoteranno tutte le manifestazioni
di questo festival, soprattutto con riferimento alle concezioni di vita che hanno alimentato il mito di quella località.
Demoni buoni e cattivi, del passato e del nostro tempo, ancora
oggi una sorta di “testimoni e attori” di un modo di produrre
letteratura. Fra sogni, incubi e chimere, gli scrittori Herta
Müller, Pétar Nádas e Joanna Bator ne parleranno partendo
dalla loro esperienza nell’Europa centrale e orientale.
Fantasmi e demoni nella poesia saranno oggetto di indagine
da parte di Nora Gomringer, Durs Grünbein e Valerio Magrelli.
E pensando al leggendario passato del Monte Verità, anche
il rapporto fra Utopia e Natura alla ricerca del benessere fisico
Herta Müller Premio Nobel per la letteratura nel 2009.
ONAIR
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Rete Due / Reteduecinque
mercoledì 16 aprile
alle ore 15.00
Jacques Canetti,
o del valore
degli altri
Corrado Antonini
Sosteneva di non avere talento, e che questa era la ragione per
cui s’era dedicato a promuovere quello degli altri. Dietro i primi
concerti di Duke Ellington e Louis Armstrong in Europa c’era
lui. Negli anni ’30 fece debuttare alla radio Charles Trenet e
Edith Piaf, e offrì loro l’opportunità di registrare per la prima
volta delle canzoni su disco. Dopo la Liberazione fondò un
cabaret a Parigi, “Les Trois Baudets”, dove si fecero le ossa tutti
i giganti della canzone francese del periodo: Henri Salvador,
Georges Brassens, Jacques Brel, Boris Vian, Serge Gainsbourg
(et j’en passe). Come discografico fu il primo a offrire un
contratto a Les Frères Jacques e a Juliette Gréco.
Fu grazie a lui se Maurice Chevalier scelse come accompagnatore un giovane Michel Legrand, senza dimenticare gli attori
che fece debuttare su disco quando, nel 1962, fondò la sua
compagnia, la “Jacques Canetti Éditions”: Jeanne Moreau,
Simone Signoret, Serge Reggiani. Quanto abbia contato, nella
scelta di votarsi al talento altrui, il fatto di essere cresciuto
accanto a un futuro premio Nobel (il fratello Elias), o un ricercatore di fama internazionale (l’altro fratello Georges), non
è dato sapere. Per certo sappiamo che Jacques Canetti è passato
alla storia come “scopritore di talenti”, ma è lecito credere
che fu molto più di questo. Anzitutto contribuì a ridefinire
la natura stessa del “chansonnier”, presentandolo al pubblico
in quanto compositore, autore e interprete, tre profili in uno.
In secondo luogo gli artisti lui non si limitava a scoprirli,
ma li aiutava a crescere e a trovare una propria identità.
ONAIR
Jacques Canetti a Parigi in un’immagine non datata.
Divenne il punto di riferimento di un’intera generazione.
Tutti, senza eccezione, volevano esser parte di quella che allora
veniva chiamata “la scuderia Canetti”. Apparteneva a un’epoca
in cui il talento era considerato un valore su cui investire, non
solo la messa in vetrina di un’ambizione. Di fronte al fenomeno
dei “talent show” odierni sarebbe probabilmente inorridito.
Georges Brassens, che da Jacques Canetti s’era lasciato convincere a salire su un palcoscenico, sosteneva che il talento, di
per sé, “n’est qu’une sale manie”. Sapendo dei loro incerti esordi, è sin troppo facile supporre che né lui né Brel né Gainsbourg
avrebbero mai superato le selezioni di un ipotetico “Rive
Gauche Got Talent”.
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Rete Due / Laser
venerdì 11 aprile
alle ore 9.00
rsi.ch/laser
Gillo Dorfles:
lunga vita al talento
Elisabetta Jankovic
Il 12 aprile compirà 104 anni ma non ama ricordarlo perché
sostiene che la longevità non sia un merito. E di meriti Gillo
Dorfles ne ha parecchi, a prescindere dall’età. Chi infatti meglio
di lui può dirsi protagonista del panorama culturale di tutto
il Novecento? Critico d’arte, saggista, pittore, docente di
estetica, fondatore del Movimento per l’Arte Concreta, insignito di varie onoreficenze, autore di un volume, “Ultime tendenze
nell’arte d’oggi”, che dal 1961 è stato ristampato quindici volte
ed è considerato un testo indispensabile per tutti coloro che
vogliono avvicinarsi ai temi e ai documenti dell’arte del XX
secolo. Il segreto di tale successo è dovuto, com’è comprensibile,
alle competenze e all’acume dell’autore, ma anche al suo stile
piacevole e divulgativo. Stile sobrio e ironico che caratterizza
non solo i suoi scritti, ma soprattutto i suoi interventi pubblici:
dibattiti, convegni, presentazioni, inaugurazioni e interviste.
Come quella che ci ha concesso nella sua casa di Milano,
in occasione dell’ultima esposizione dei suoi dipinti alla Fondazione Marconi. Ai nostri microfoni ha parlato soprattutto
di arte, quella prodotta dagli altri e quella realizzata da lui stesso, della sua attività di critico, delle personalità che ha incontrato nella sua lunga carriera… E anche della Svizzera, delle
vacanze nei Grigioni e del desiderio di esporre, prima o poi, in
qualche galleria di Zurigo. Bello essere proiettati nel futuro e
avere dei desideri così concreti alla soglia dei centoquattro anni.
ONAIR
Gillo Dorfles (Trieste, 12 aprile 1910), critico d'arte, pittore e filosofo italiano.
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In migliaia a Londra attendono la propria chance: essere selezionati per la stagione 2012 di X-Factor.
Tutti convinti di avere talento e alla ricerca di un riconoscimento o, magari, come profetizzava Andy Warhol,
del proprio quarto d’ora di celebrità.
Rete Due / Domenica in scena
“La tredicesima notte - il volto segreto di William Shakespeare”
domenica 13, 20, 27 aprile e 4 maggio
alle ore 17.35
rsi.ch/dramaradio
Il sosia che inventò
il teatro
Non ci sono prove che Shakespeare
abbia mai commissionato un ritratto
e non esiste alcuna descrizione del suo
aspetto. Sono solo due i suoi ritratti
accreditati ed entrambi postumi.
Il ritratto Sanders (1603 ca) reca una
targhetta che lo identificherebbe con
il bardo ma i test svolti pongono un
problema: possibile che Shakespeare
a 39 anni sembrasse così giovane?
Ugo Leonzio / Autore
Prima vengono i “Sonetti” e prima ancora viene la famosa
dedica a “Mr. W. H.” Ricordate? “To the onlie begetter...”
Il segreto di Shakespeare è tutto qui. Forse non vi appassiona
veramente conoscere il volto di “Mr. W. H.”, colui al quale
i sonetti sono dedicati, ma forse vi incuriosisce di più sapere
che secondo alcuni autore e destinatario della dedica coinciderebbero. “Mr. W. H.” sarebbe lo stesso che ha inventato e
distrutto il teatro elisabettiano, l’ombra obliqua che per mille
sterline aveva comprato l’identità di Bill Shakespeare e gli
forniva i migliori copioni teatrali mai scritti in lingua inglese,
inventando 10’000 nuove parole e usandone, da vero scialacquatore di talenti, almeno 7’000 per una sola volta nelle
sue 37 commedie.
“Mr. W. H.”, chi sarà mai?
Quest’uomo dall’eloquenza irraggiungibile, nato e scomparso dentro una volubile coppia di “23 aprile” tra il 1564
e il 1616, recitò una sola volta a Londra nel ruolo, non casuale,
di uno spettro, nascosto dietro una delle 80 variazioni del
suo nome, comprese tra Shagspar e Shakeshafte, si sposò due
volte contemporaneamente, visse per anni a Cripplegate, un
quartiere d’immigrati, in una casa che confinava con una
bottega di parrucche. Lì scrisse “Misura per misura”, “Tito
Andronico”, “Tutto è bene quel che finisce bene”, “La Dodicesima notte” e portò a compimento il suo ambizioso progetto
che si può sintetizzare in una frase: “la Rappresentazione
della Verità è una Parodia”.
ONAIR
La sua ultima opera poetica ad essere pubblicata, un capolavoro, unico, assoluto, furono i “Sonetti”, la trasformazione
di un banale e un po’ squallido “gossip” gay nel più vertiginoso
monumento poetico che sia mai stato scritto. Pubblicati da
Thomas Thorpe, notissimo a Londra con l’appellativo non
usurpato di “Tom la Checca”, i “Sonetti” andarono a ruba
e non furono mai ristampati. Era un crudele congedo, un calcio
nel sedere, di Mr. W. H. all’attore che, senza far storie, gli aveva
ceduto l’identità. La commedia chiamata “Shakespeare” era
finita e il ritorno del vecchio Bill a Stratford, fu inevitabile.
Senza la maschera teatrale, Bill Shakespeare ritornò un vecchio
sensale di campagna, avaro e innamorato della figlia Susanna,
cui lasciò case, terreni, fienili. Non firmò il testamento perché,
secondo uno studio uscito a New York, non sapeva scrivere.
Del teatro, regno irreale di perversione, malattia, e magia non
ricordava più nulla.
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Collegiata, Bellinzona
venerdì 18 aprile
ore 20.40
Dalle tenebre
alla luce: il Concerto
del Venerdì Santo
Giovanni Conti
Una delle pagine più ambiziose della produzione musicale
di Mendelssohn, la sua Sinfonia no. 2 meglio nota come
“Lobgesang”, già durante la vita del compositore, risultò una
delle sue composizioni più popolari. Il perché lo comprenderemo nell’imponente Concerto spirituale del Venerdì Santo
che il prossimo 18 aprile sarà accolto nella splendida cornice
della Chiesa Collegiata di Bellinzona. Protagonisti l’Orchestra
della Svizzera Italiana sotto l’autorevole direzione di Diego
Fasolis. Interpreti d’eccezione anche le voci soliste di Mandy
Fredrich, Sandra Trattnigg e Christoph Strehl insieme a quelle
del Coro della Radiotelevisione svizzera che saliranno sul
grande palco bellinzonese, per rivivere le emozioni di un lavoro
che Mendelssohn realizzò per il Festival di Lipsia, che nel 1840
aveva deciso di celebrare i 400 anni dell’invenzione della
stampa a caratteri mobili. Emozioni che nascono dal tentativo
del compositore di creare un nuovo genere, ibridando Cantata
e Sinfonia, sino ad allora ampiamente distinti. L’influenza
dell’esperienza beethoveniana è chiara ed in particolare quella
della Nona sinfonia, dettaglio che se allora procurò critiche
a Mendelssohn, oggi ce lo fanno guardare con occhi più disincantati e attenti al momento storico e alle influenze culturali.
Una pagina musicale di grande respiro, senza cerebralismi e
densa di speranza, a partire dal testo che sottolinea il simbolico
passaggio dalle tenebre alla luce, dall’ignoranza all’illuminazione. Elementi che nella giornata del Venerdì Santo potranno
essere interpretati anche come il passaggio dalla morte alla vita.
Il Concerto del Venerdì Santo 2013, “Messa da Requiem” di Giuseppe Verdi nella Collegiata di Bellinzona.
Fotografia di Dániel Vass
ONAIR
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Intervista a cura
di Patricia Barbetti
Rete Due / Laser
mercoledì 9
e giovedì 10 aprile
alle ore 9.00
LA 1 / Cult TV
domenica 13 aprile
alle ore 21.55
rsi.ch/culttv
Manfred Eicher
Il talento
di un grande
produttore
Nato nel 1943 a Lindau, sul lago di Costanza, Manfred Eicher è uno
dei più importanti produttori discografici in ambito di musica jazz e di confine.
Nel 1969 ha fondato a Monaco di Baviera la ECM - Editions of Contemporary
Music - e da allora ha prodotto più di milleduecento dischi con artisti come
Keith Jarrett, Jan Garbarek, Chick Corea, Anouar Brahem, Ralph Towner
e l’Art Ensemble of Chicago. Nel 1984 ha dato vita alla ECM New Series, per
la quale è stato nominato ai Grammy Awards 2014 fra i migliori produttori
di musica classica dell’anno.
Ammiratore dei Radiohead, amico di
Jean Luc Godard e di molti grandi nomi
del jazz mondiale, Manfred Eicher è il
fondatore e l’anima della prestigiosa
ECM. Armato di un orecchio e di un intuito quasi infallibile, oltre che di una
ferrea etica del lavoro, il suo talento ha
contribuito a portare alla luce musicisti dai quattro angoli del globo. Lo abbiamo incontrato a Monaco di Baviera,
sede della ECM, e anche al nostro Auditorio RSI, dove registra regolarmente
dal 2006.
Manfred Eicher, prima di dar vita alla
ECM, lei è stato un musicista, ha studiato
violino fin da piccolo ed è cresciuto in
una famiglia che ascoltava musica da
camera; è nato lì il suo amore per i piccoli
ensemble e per la melodia?
DUETTO
Sono cresciuto a Lindau, sul lago di
Costanza, che già di per sé era una meravigliosa colonna sonora, quando soffiava il vento e sentivo il suono delle onde.
Stavamo spesso in riva al lago e poi a casa
ascoltavamo molta musica ed è qualcosa
che oggi sta morendo, suonare o ascoltare musica in famiglia. Sono grato a mia
madre per aver avuto l’istinto di farmi
iniziare gli studi di violino quando avevo
sei anni. Lei cantava i Lieder di Schubert
e di Schumann e mi guidava all’ascolto
con alcune splendide registrazioni dei
quartetti di Schubert e del tardo Beethoven; è stata senz’altro un’ottima base di
partenza per aiutarmi a sviluppare i miei
gusti musicali. Solo più tardi ho scoperto
la musica di Miles Davis e di Bill Evans;
così a quattordici anni iniziai a suonare
il contrabbasso e andai a studiare musica
jazz a Berlino.
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Più tardi lei ha lavorato come assistente
di produzione per la Deutsche Grammophon. Questa prima esperienza lavorativa
è stata cruciale per la sua successiva
attività di produttore?
È stata certamente un’esperienza importante, un vero apprendistato per me.
Non lavoravo proprio dentro la compagnia, ma facevo spesso l’assistente di un
grande ingegnere del suono, Heinz Wildhagen. Lo ammiravo moltissimo e infatti, molti anni dopo, nel 1983, chiesi a lui di
curare la nostra prima registrazione della
musica di Arvo Pärt, così andammo a registrare “Fratres” a Basilea, con Keith Jarrett
e Gidon Kremer. Alla Deutsche Grammophon ero impegnato anche nell’editing e
in ambito di musica orchestrale e cameristica; ho imparato tutto nell’era analogica
e, come detto, è stata una grande esperienza e una grande lezione per me, la mia prima vera opportunità di imparare a crescere
professionalmente. Quando in seguito ho
dato vita alla ECM ero ancora un principiante come produttore ed è vero che, con
le mie prime registrazioni, ho potuto fare
riferimento al mio precedente lavoro. Registrare del jazz era certamente diverso
rispetto alla musica classica, ma non poi
così diverso se cerchi quella specie di trasparenza del suono che porta aria e luce
nella musica.
Era molto giovane, poco più che ventenne, si rese conto che quel primo disco
con Mal Waldron intitolato “Free at last”
stava dando il la alla sua nuova carriera?
È stato l’inizio di un’idea nata in
modo molto spontaneo e lo sviluppo c’è
DUETTO
stato quando l’album ha avuto un certo
successo, ma non c’è stata alcuna strategia,
solo la voglia di fare un disco e poi magari
un altro, se c’erano i soldi per farlo. L’idea
di produrre il disco di Mal Waldron venne fuori perché Mal era a Monaco, era un
grande jazzista, suonava con Anthony Braxton e con altri tutte le sere al Dark Rooms.
Per me era un musicista meraviglioso, suonava in modo contenuto; mi piaceva moltissimo che con poche note potesse creare
momenti musicali di quel livello. Fu davvero un grande inizio e in seguito incontrai Chick Corea, Paul Bley, e siamo andati
avanti, lentamente ma in modo costante.
altrettanto significativo all’ascoltatore
sensibile. Il produttore è l’autore della registrazione, che approderà nel negozio di
dischi.”
Glenn Gould era un grande pianista e
un visionario e io sono felice di aver potuto
assistere a una delle sue registrazioni. Lui
stesso era diventato un produttore fantastico!
Molti musicisti vorrebbero essere
prodotti dalla ECM, come avviene
la scelta?
A proposito di Paul Bley, è stato lui
a dire che “l’estetica di una composizione
è da riferirsi tanto al produttore del suono
quanto al musicista.” Nei dischi che
lei produce il suo gusto e la sua estetica
risaltano, si sentono.
Quello che Paul Bley ha detto è un
buon punto di riferimento, ma io aggiungerei: prima devi suonare e poi c’è bisogno
del produttore del suono. In altre parole
prima viene la musica, poi viene il suono.
Perché la musica non è il suono, la musica usa il suono per introdurre le emozioni
in una certa cornice, in un certo spazio di
tempo. Paul Bley è stato un grande mentore per me, quando lo incontrai la prima
volta a New York suonava con il Trio di
Jimmy Giuffré. Tornando alla domanda sul ruolo del produttore vorrei citare
Glenn Gould, che in proposito ha detto
qualcosa di molto interessante: “Il lavoro
di un grande produttore dovrebbe distinguere il suono di un disco tanto quanto
il lavoro del compositore e dell’interprete
e, da un punto di vista estetico, risultare
idee musicali simili. Questa libertà mi piace perché mantiene viva una certa spontaneità e se qualcosa non funziona, possiamo sempre lasciar cadere tutto, fa parte del
gioco. La cosa veramente importante è che
io dia fiducia al musicista e che il musicista
abbia fiducia nel produttore. Tutto questo
è molto importante per me, avere un dialogo e ascoltare insieme la musica dopo che è
stata suonata, trovarci in un stessa stanza
e condividere le emozioni, vivere quel momento in cui abbiamo raggiunto qualcosa
e siamo andati nella direzione prevista o in
una direzione completamente diversa. È
qualcosa che arriva come una ricompensa,
un traguardo ed è ciò che non vorrei mai
perdermi, ciò che mi porta alla ricerca di
questo elemento di mistero, perché è sempre un mistero il fatto che quando finisci
di registrare un disco molto spesso è molto
diverso da ciò che ti aspettavi.
Lei dedica tanta attenzione alla qualità
del suono e poi i giovani ascoltano
musica dai loro Iphone, da Spotify ecc…
Quando decido di lavorare con un
musicista spero sempre che ne seguirà una
lunga relazione, non solo una o due registrazioni. Per questo spesso cerco musicisti
giovani, per iniziare un percorso con loro
e vederli crescere. Amo molto questo tipo
di continuità, ma non firmiamo contratti se non per fare un disco, per definirne i
dettagli e le condizioni. Con questa idea di
base abbiamo creato molte relazioni musicali che vanno avanti nel tempo, alcune da
quasi quarantacinque anni ormai, senza
mai un impegno se non quello di lavorare
assieme perché ci rispettiamo e abbiamo
Non sono entusiasta di questi sviluppi tecnologici, dal momento che noi
registriamo con le migliori condizioni e ci
prendiamo il tempo per offrire un’ottima
qualità del suono. È difficile poi sentire
questi suoni compressi in mp3 o peggio
ancora in Spotify, ma è anche ormai inevitabile accettare in parte questi cambiamenti tecnici in campo musicale, perché
se no rischi di non sopravvivere…
Lei si è sempre lasciato ispirare
anche dalla letteratura, dall’arte e dal
cinema ma oggigiorno si parla di un
crescente impoverimento culturale,
25
24
quali segnali di ciò percepisce
nel suo lavoro?
Credo che abbiamo troppe informazioni intorno a noi, oggi più che mai.
Personalmente credo ci si debba liberare
da questo eccesso, dal dover sentire, vedere e discutere di tutto. Meglio decidere
qual è la tua linea guida, seguirla nel modo
migliore che puoi e forse diventerà la tua
strada per tutta la vita. L’industria culturale dei nostri giorni, con così tante informazioni e notizie ad alta velocità, è qualcosa
che snerva e influenza negativamente le
persone. Bisogna imparare a guardare oltre invece che subire ogni cosa e non capire
più cosa ha senso e significato per te, per il
tuo lavoro, per il tuo modo di essere.
con questo luogo, Paolo Keller ci ha ben
introdotti, c’è una bella collaborazione ed
io sono contento quando vengo qui. Come
detto la sala dell’auditorio ha un’ottima
qualità acustica, ottimi accordatori di pianoforte, ogni cosa di cui hai bisogno la trovi, compresa l’ispirazione.
Gio 10
ore 20.15 - Aula Magna Scuole Medie di Camignolo
con Sophie Ambroise ed Ely Riva
Me 16
ore 20.15 - Centro scolastico ai Ronchini di Aurigeno
con Daniela Fornaciarini e Marco Onida
Me 30
Parliamo dell’Auditorio RSI, da qualche
anno sede di molte delle sue registrazioni. Può raccontarci quando e come
è iniziata questa collaborazione?
È molto semplice. Martin Pearson è
un ingegnere del suono che molti anni fa
ho invitato per registrare con Keith Jarrett;
abbiamo lavorato a Parigi, a Verona e in altre parti del mondo. Lui collabora anche
con uno studio di Zurigo e alcuni anni fa
mi suggerì di chiedere disponibilità alla radio di Lugano. L’ho fatto e così sono venuto assieme ad Anouar Brahem in trio con
François Couturier e Jean Louis Matinier e
ci è piaciuto moltissimo, non solo l’auditorio. Il sound è ideale per musica da camera o piccoli ensemble ma apprezzo anche il
fatto che non è lontano da Monaco e che le
persone in studio e alla radio sono sempre
accoglienti, amichevoli, nell’insieme c’è
una buona atmosfera per fare musica. Da
allora, era il 2006, sento una forte affinità
DUETTO
“Désalpe” In tournée
ore 20.15 - Sala Polivalente di Vicosoprano
con Diana Segantini e Alberto Maraffio
“Désalpe - Lo Scarico” è un’opera di poesia sonora che,
grazie a RSI - Rete Due e al “Fondo incoraggiamento” della
Società Svizzera degli autori, viene proposta al pubblico
italofono nella traduzione di Daniel Paul Bilenko.
Un radiodramma che, con la regia di Claudio Laiso e la produzione di Francesca Giorzi, racconta la storia delle montagne
e della gente che le abita mettendo in evidenza la crisi occupazionale generata, in inverno, dallo smantellamento
degli impianti sciistici. La serata proposta in collaborazione
con CORSI, invita la popolazione ad un ascolto collettivo,
accompagnato dalla proiezione di immagini d’archivio della
RSI, alla quale seguirà una tavola rotonda sul tema.
Fotografie di Mauro Boscarato
rsi.ch/dramaradio
4.
2014
Gio 3
ore 20.30
Palazzo dei Congressi, Lugano
900presente Kraanerg di Xenakis
L’ensemble 900, la Scuola
Teatro Dimitri e il Dipartimento
di Comunicazione Visiva della
SUPSI uniti per il balletto
“Kraanerg”: per l’importante
spettacolo è prevista la
produzione televisiva RSI
Do 6
ore 17.00
Auditorio RSI, Lugano-Besso
Concerti dell’Auditorio
Orchestra della Svizzera
italiana
“Primo Piano Ashkenazy”
con i solisti Vovka Ashkenazy
pianoforte, Giulio Mercati
harmonium e le musiche
di Richard Wagner, Robert
Schumann e Franz Liszt
rsi.ch/concertiauditorio
Lu 7
ore 21.00
Auditorio RSI, Lugano-Besso
in diretta su Rete Due
conservatorio.ch/900
Ve 4
ore 20.30
Auditorio RSI, Lugano-Besso
in diretta su Rete Due
e video streaming
Tra Jazz e nuove musiche
Medeski, Martin & Wood +
Nels Cline
con John Medeski piano
e tastiere, Billy Martin batteria
e percussioni, Chris Wood
contrabbasso e l’ospite Nels
Cline chitarre
Me 9
Me 16
Do 27
Me 30
Showcase di Rete Uno
Antonella Ruggiero
Dopo Sanremo presenta i suoi
classici e il nuovo “L’impossibile è certo”
Showcase di Rete Uno
Ron
“Un abbraccio unico” il nuovo
lavoro presentato a Sanremo
900presente –
Harrison Birtwistle
in residence
Uno dei più noti compositori
inglesi della generazione
seguente Benjamin Britten
“Désalpe” In tournée
con Diana Segantini
e Alberto Maraffio, moderatore
Daniel Bilenko
ore 20.00
Studio 2 RSI, Lugano-Besso
in diretta su Rete Uno
ore 17.30
Auditorio RSI, Lugano-Besso
ore 20.15
Sala Polivalente di Vicosoprano
rsi.ch/reteuno
rsi.ch/reteuno
Gio 10
ore 20.15
Aula Magna Scuole Medie
di Camignolo
“Désalpe” In tournée
con Sophie Ambroise
ed Ely Riva, moderatore
Daniel Bilenko
Ve 11
ore 20.30
Auditorio RSI, Lugano-Besso
in diretta su Rete Due e video
streaming
Concerti dell’Auditorio
Orchestra della Svizzera
italiana
con la direzione di Antonello
Manacorda, il solista Miloš
Karadaglić chitarra e le
musiche di Manuel De Falla,
JoaquÍn Rodrigo e Georges
Bizet
Concerti dell’Auditorio
Orchestra della Svizzera
italiana
con la direzione di Arturo
Tamayo, il solista Tilo Wachter
hang e le musiche di Richard
Strauss, Mathias Steinauer
e Wolfang Amadeus Mozart
rsi.ch/concertiauditorio
rsi.ch/concertiauditorio
RENDEZ-VOUS
ore 20.00
Studio 2 RSI, Lugano Besso
in diretta su Rete Uno
conservatorio.ch/900
Me 16
ore 20.15
Centro scolastico ai Ronchini
di Aurigeno
“Désalpe” In tournée
con Daniela Fornaciarini
e Marco Onida, moderatore
Daniel Bilenko
Ve 18
ore 20.40
Collegiata, Bellinzona
Concerto del Venerdì Santo
In diretta televisiva, su Rete
Due e video streaming
Orchestra della Svizzera
italiana e Coro della Radiotelevisione svizzera
con la direzione di Diego
Fasolis e le musiche di Felix
Mendelssohn (Sinfonia n. 2
Lobgesang), solisti: Sandra
Trattnigg soprano, Mandy
Fredrich soprano e Christoph
Strehl tenore
Prevendita: Bellinzona Turismo
Lu 28
ore 21.00
Jazz in Bess music-club
Lugano, Via Besso 42a
in diretta su Rete Due
Tra Jazz e nuove musiche
Ches Smith & These Arches
con Ches Smith batteria,
Tony Malaby sax tenore,
Tim Berne sax alto, Mary
Halvorson chitarra e Andrea
Parkins fisarmonica.
Una collaborazione tra RSI
Rete Due e Associazione
Jazzy Jams
Me 30
ore 20.30
Teatro del Gatto, Ascona
in diretta su Rete Due
Tra Jazz e nuove musiche
Duo Sandy Patton Thomas Dürst
con Sandy Patton voce
e Thomas Dürst contrabbasso
In occasione della “Terza
Giornata Internazionale
del Jazz”.
Una collaborazione tra RSI
Rete Due e Jazz Cat Club
Me 30
ore 20.30
Auditorio RSI, Lugano-Besso
“Bussenghi come OSI”
Orchestra della Svizzera
italiana
con Roberto Bussenghi,
direzione di Francesco
Lanzillotta, e le musiche
di Gioachino Rossini
e Darius Milhaud.
Prevendita: ticketcorner.ch
rsi.ch/concertiauditorio
29
28
club
I soliti ignoti
sono qui
“Oro verde”
di Mohammed Soudani
(Svizzera 2014)
Marina Cvetaeva, “Taccuini
1919–1921”
traduzione e cura di Pina
Napolitano, Voland
Luca Scarlini
Nel fuoco della Rivoluzione
Russa, una poetessa prende
febbrilmente appunti ogni
giorno su una realtà in bilico
sull’abisso. Tutto crolla, ogni
cosa della quotidianità muta:
la stessa lingua sembra perdere il contatto con il quotidiano. La fame, unica realtà,
la costringe a fingere le sue
figlie orfane per poterle affidare a un orfanotrofio. A una di
esse, Alja, cresciuta prima del
tempo, è legatissima; con lei
scambia visioni ed enigmi.
Marina Cvetaeva, tra le voci
maggiori della letteratura
russa novecentesca, racconta magistralmente nei suoi
“Taccuini” una corsa contro
il tempo. L’arte in queste
pagine è l’unico antidoto,
nel fulgore di una grande
energia creativa, tra liriche
e testi teatrali di squisita
ispirazione romantica, contro
l’invasiva follia della Storia.
NOTA BENE
Marco Zucchi
Un fatto di cronaca ticinese il furto di canapa avvenuto ad
Arbedo nella notte tra il 26
e il 27 ottobre 2003 - utilizzato
come spunto per una commedia surreale che non si nega
lo sfizio di ragionare con leggerezza sui problemi del mondo del lavoro. Soudani mette
insieme un cast corale assortito
(Fausto Sciarappa, Giorgia
Würth, Ignazio Oliva, Leonardo
Nigro, Carlos Leal, Diego
Gaffuri, Simona Bernasconi)
per dare vita a una banda
di improvvisati “soliti ignoti” nostrani. Senza voli pindarici ma
con genuinità, percorre la difficile strada dell’umorismo
localistico in maniera gradevole, con adeguata adesione
al mandato di fiction pensata
per la tv. Coprodotto da Amka
Films e RSI, “Oro Verde” è
stato presentato alle Giornate
di Soletta (premio a Leonardo
Nigro) ed è nelle sale della
Svizzera italiana dal 20 marzo.
Bley-SheppardSwallow “Trios”
(ECM, autunno 2013)
Maurizio Franco
Inciso nell’Auditorio della RSI
a Lugano in collaborazione
con Rete Due, questo è il
primo album che la compositrice e pianista americana
registra per l’etichetta tedesca
e per l’occasione si presenta
in trio con Andy Sheppard
ai sassofoni e Steve Swallow
al basso elettrico, cioè con
un gruppo costituito alla fine
degli anni ottanta. Un trio che,
come recita il titolo, viene
declinato anche in soli e duetti,
in un cangiante gioco di equilibri sonori in cui l’attenzione
alle dinamiche, all’espressività
del suono strumentale, si fonde con l’assoluta chiarezza
linguistica delle composizioni
e i lineari, quanto efficaci,
arrangiamenti. Il repertorio,
altro fatto nuovo, non presenta
nuovi brani, ma affronta pagine entrate nella storia musicale
della Bley, tra cui la più antica
e celebre è “Vashkar”.
In sostanza, si tratta di un piccolo affresco musicale che
oscilla tra il descrittivo e l’evocativo muovendosi in una
specie di mainstream contemporaneo.
Chopin e Brahms
con Andris Nelsons
e Maurizio Pollini
al Lucerne Festival
Venerdì 22 agosto
Frédéric Chopin
Concerto per pianoforte no. 1
Johannes Brahms
Sinfonia no. 3
Con la direzione di Andris Nelsons
Solista Maurizio Pollini
Programma:
Alle ore 14.00 partenza dagli Studi Radio
di Besso e alle ore 14.30 dalla stazione
ferroviaria di Arbedo-Castione.
Lungo il tragitto Roberto Corrent, redattore
musicale di Rete Due, farà un’introduzione
allo spettacolo. Arrivo a Lucerna, tempo
a disposizione e cena libera.
Alle 19.30 inizio del concerto al KKL.
Al termine, rientro in Ticino.
Prezzo: la quota di partecipazione,
compresa la trasferta in pullman e il biglietto
in III Balconata oppure nel Orgelempore
è di CHF 255.- per i soci (285.- per i non
soci) e in IV Balconata di CHF 185.per i soci (215.- per i non soci).
Iscrizioni: Fosca Vezzoli T +41 91 803 56 60
[email protected]
Jean Arp - Osvaldo
Licini al Museo d’Arte
Due protagonisti del dibattito artistico europeo e italiano nella prima metà del Novecento: Jean Arp e Osvaldo Licini sono al centro
della nuova mostra del Museo d’Arte di
Lugano. Le opere dello scultore alsaziano,
svizzero di adozione, e quelle del pittore
italiano dialogano negli spazi dell’esposizio
ne mettendo in risalto i loro personali e
differenti linguaggi artistici e, al contempo,
i numerosi punti di contatto della loro parabola creativa. Per meglio comprendere
poi l’ambito di formazione e il contesto in cui
Arp e Licini furono attivi, la mostra presenta
anche opere di Rodin, Matisse, Modigliani,
Kisling, Klee, Kandinskij, Taeuber-Arp,
Magnelli, Van Doesburg, Albers e altri
ancora.
Mercoledì 7 maggio
alle ore 18.00 il Club Rete Due offre a soci
e simpatizzanti una ricca e suggestiva
visita guidata:
“Tra arte, poesia
e Musica”
Per meglio cogliere la temperie culturale
del primo 900 che diede vita a questi e tanti
capolavori, durante la visita si analizzeranno
le opere esposte osservandone anche i legami con la letteratura e la musica, attraverso la lettura di poesie o testi letterari legati
agli artisti, alle loro opere e al clima culturale
dell'epoca, con l'accompagnamento musicale di un violoncello.
Durata 1h e 15 (ritrovo 5 minuti prima al
Museo d’Arte - Villa Malpensata, Lugano)
Prezzo ridotto CHF 8.Iscrizioni: Fosca Vezzoli T +41 91 803 56 60
[email protected]
31
30
Produttrice Rete Due
Sandra Sain
E-mail
[email protected]
Redazione Cult
Fosca Vezzoli
Internet
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Art Director RSI
Gianni Bardelli
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T +41 (0)91 803 56 60
F +41 (0)91 803 90 85
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Progetto grafico
Ackermann Dal Ben
Frequenze di Rete Due Fm
Bellinzonese 93.5
Biasca e Riviera 90.0 97.9 93.5
Blenio 90.0
Calanca 90.2
Leventina 90.0 93.6 96.0
Locarnese 97.8 93.5 92.9
Luganese 91.5 94.0 91.0
Bregaglia 97.9 99.6 96.1
Malcantone 97.6 91.5
Mendrisiotto 98.8
Mesolcina 90.9 91.8 92.6
Maggia-Onsernone 97.8 93.9 91.6
Val Poschiavo 94.5 100.9
Verzasca 92.3 92.7
Galleria Mappo-Morettina 93.5
Rivera-Taverne 97.3 92.8
INTERNET
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n.2