Eppure il bosco è vivo! Stato del bosco nel giugno 2012 Moti in questi giorni avranno notato in più parti della provincia l’aspetto autunnale assunto dai lariceti. L’ingiallimento è da attribuire ad un piccolo lepidottero, la “fillominatrice del larice”. Coleophora laricella, è il nome scientifico, vive abitualmente nei nostri lariceti, in zone protette di versanti soleggiati a quote medio-basse (da non confondere con la “Tortrice grigia del Larice” presente alle quote alpine). Sverna come larva protetta in un tipico astuccio ricavato da un ago di larice svuotato. Nella primavera successiva può talora dare luogo a forti pullulazioni. Le larvette penetrano all’interno degli aghi divorandone il contenuto (minandoli, da cui il nome). Gli aghi così svuotati assumono di conseguenza una colorazione giallastra (Foto). Salvo di minime perdite incrementali, l’attacco non provoca danni permanenti al lariceto. Larici ingialliti. (Foto Stazione Forestale di S. Candido) Apici fogliari minati ed astucci di Coleophora laricella. Forti attacchi di diversi insetti si registrano altresì nei boschi misti delle quote inferiori. La primavera è infatti in natura il principale periodo per lo sviluppo di numerosi esseri viventi. Tali sono attualmente due curculionidi: Attelabus nitens, la cui femmina arrotola il lembo della foglia di quercia (Foto) per poi ovideporvi, e Rhynchaenus quercus, le cui larve minano l’interno della foglia (Foto). Nei due casi l’attacco ha come conseguenza una mera perdita di incremento a carico del popolamento di roverella interessato, in seguito alla ridotta superficie fogliare fotosintetizzante. Foglie di roverella arrotolate da Attelabus nitens. Già dopo poche settimane la roverella ripristina il proprio fogliame. Foglie di roverella minate da Rhynchaenus quercus. Galle del “Cinipide galligeno del Castagno”. Il “Cinipide galligeno del Castagno” (Dryocosmus kuriphilus), introdotto dall’Asia Orientale, presenta ora, dopo la prima apparizione in Alto Adige nel 2008, un’ampia diffusione. Praticamente in tutto l’areale di diffusione del castagno sono osservabili le galle prodotte dall’insetto (Foto). Tutte queste “evidenti manifestazioni di danno” sono l’espressione della fervente attività espressa dagli innumerevoli esseri viventi (insetti in particolare) che popolano i boschi dell’Alto Adige. Questi non sono messaggeri di “danni boschivi”, ma al contrario, in qualità di (bio-) indicatori, sono la dimostrazione che “il bosco è vivo”! Nel segno della Biodiversità.