OSSERVATORIO ASTRONOMICO GALILEO GALILEI 28019 SUNO

annuncio pubblicitario
OSSERVATORIO ASTRONOMICO GALILEO
GALILEI
28019 SUNO (NO) - Tel. 032285210 - 335275538
apansuno @ tiscali.it
www.apan.it - www.osservatoriogalilei.com
Le coordinate dell’osservatorio sono: 45° 38’ 16” Nord 8° 34’ 25 Est
BOLLETTINO N. 354
Mercoledì 7 gennaio 2015, dopo le ore 21, in osservatorio, per i tradizionali incontri del primo
mercoledì di ogni mese, vi sarà una serata di osservazioni al telescopio. Sarà in uso il planetario.
La Luna sarà di due giorni dopo il plenilunio, per cui molto luminosa. Si potranno comunque vedere le
costellazioni invernali. Si potremo osservare anche molti oggetti del profondo cielo quali la nebulosa
M1 nel Toro, la nebulosa m42 in Orione, la galassia di Andromeda, ecc.
Giove sarà visibile vicino alla Luna nel Leone, Saturno sarà visibile al mattino nella Bilancia mentre
Mercurio e Venere non saranno visibili in quanto in congiunzione con il Sole.
RECENSIONI
LUCA PARMITANO
VOLARE
Ed. Eri-Raiu – 11.2014
Copertina flessibile, 176 pagine - € 16.00
Il 28 maggio 2013 il Maggiore Pilota Luca Parmitano,
astronauta dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA), è partito alla
volta della Stazione Spaziale Internazionale trascorrendo sei
mesi in orbita per portare a compimento la missione "Volare",
frutto di un accordo bilaterale tra l'Agenzia Spaziale Italiana e
la NASA. Ha partecipato alla condotta di oltre 200 esperimenti
scientifici, tra cui 20 seguiti personalmente, ha effettuato due
uscite extraveicolari (EVA) e compiuto le necessarie operazioni
di manutenzione dell'avamposto orbitante.
"Volare" è stata la sua prima esperienza nello spazio, è durata
166 giorni, dal 28 maggio all'11 novembre 2013. Il lancio, con
la Expedition 36/37, è avvenuto dal cosmodromo di Baikonur,
in Kazakistan. Per tutta la durata della spedizione, è stato
molto attivo nel raccontare le vicende che lo hanno visto
protagonista, aggiornando regolarmente un blog in italiano e in
inglese, rilasciando frequentissimi aggiornamenti sul suo
account Twitter, e scattando centinaia di splendide fotografie.
Questo libro asseconda il desiderio di Luca Parmitano di continuare a rendere partecipi i suoi lettori
del senso del "meraviglioso" che ha provato durante tutta la sua missione. Prefazione di Fabio Fazio.
(a cura di Silvano Minuto)
MERIDIANE E QUADRANTI SOLARI
La torre dell’orologio di Mellingen (Svizzera)
Sulla torre di una delle porte della città di Mellingen, detta la porta di Lenzburg, è installato un orologio
con tre quadranti (figure n. 1 e n.2).
L’orologio suona i quarti e le ore, a colpo singolo, su due campane di 36 e 45 cm di diametro, aventi
l’iscrizione: “Gemeinde Mellingen 1869”. Le cam-pane, che si trovano nel campanile che sovrasta la
torre, hanno sostituito altre campane che furono distrutte da un incendio provocato da un fulmine.
Sulla facciata rivolta verso la città, la torre ha due quadranti in lamiera, di forma quadrata, il più grande
dei quali, di 3,20 m di lato, possiede tre bande concentriche (figure n. 3, n. 4, n. 5).
Nella banda più grande si trovano le dodici cifre romane, dorate su fondo ne-ro, sulle quali, una
lancetta che termina con una mano, indica le ore.
Sulla seconda banda si
trovano scritti, in colore
argento
su
fondo
amaranto, i dodici mesi;
una lancetta a forma di
disco solare ruota su
questa banda da destra a
sinistra. Sulla terza banda
sono riprodotti, do-rati su
fondo ama-ranto, i dodici
segni dello zodiaco che
sono indicati da una
lancetta a forma di freccia.
Nel centro sono dipinti,
sempre in color oro, i
segni degli oggetti celesti
che danno i nomi ai giorni
della setti-mana, ad essi
corri-sponde una lancetta
munita di freccia.
Figura n. 1: Mel-lingen - Facciata esterna della Tor-re.
Continua
(A cura di Salvatore Trani)
CONVEGNO SULL’INQUINAMENTO LUMINOSO
Segnaliamo che nel prossimo mese di febbraio si terrà a Torino un convegno sull’Inquinamento
Luminoso dove verrà proposta la realizzazione dei Parchi delle Stelle nel Piemonte.
Diamo le primi indicazioni di massima sull’iniziativa; faremo seguito per il programma definitivo e sulle
modalità di partecipazione.
Convegno “Meno Luce più Stelle”
Serata Inaugurale: 12 Febbraio 2015, ore 21:00-23:00 presso INFINI.TO Planetario di Torino (200
persone massimo).
Una serata ad invito, rivolto ai Consiglieri regionali della Regione Piemonte, agli amministratori locali,
ai promotori della proposta di Parco Astronomico e altre personalità (INRiM, UNESCO, Anno
Internazionale della Luce, stampa ecc, ecc) che si desiderano coinvolgere/sensibilizzare sul problema
dell’inquinamento luminoso.
L’idea è di fare vedere all’interno del planetario il cielo che potrebbe essere visibile in assenza di
inquinamento.
Giornata del 13 Febbraio 2015 "Meno luce, più stelle" (140 persone max)
Si tratta di una giornata di convegno rivolta ad appassionati e alla cittadinanza piemontese, finalizzata
alla sensibilizzazione ambientale e culturale sui problemi dell’inquinamento luminoso. Il tema
dell’inquinamento luminoso è una delle tematiche fondamentali che si desiderano affrontare all’interno
dell’Anno della Luce 2015.
Verranno presentati 8 interventi sui temi di luce e ambiente.
Programma della giornata.
Registrazione (9:30-10:00)
Saluti delle istituzioni e consegna dedica dell’asteroide a Palazzo Lascaris (10:00-11:00)
Saranno presenti:
Mauro Laus, Presidente del Consiglio Regionale per i saluti istituzionali:
Sono sttai invitati: il Direttore dell’UNESCO di Torino, Alessandro Capetti (INAF-OATo), Attilio Ferrari
(INFINI.TO) e Roberto Buonanno (SAIt) che contraccambierà I saluti istituzionali.
Interventi (11:45-12:45)
Lecture sui corpi minori, e sugli asteroidi
Lecture sull’anno della luce e suoi significati
12:45-14:30 Pausa Pranzo
Interventi 14:30-16:00
Lecture sulle costellazioni e loro significati
Lecture di cosmologia (pensavo a qualcosa sul paradosso di Olbers (ancora da definire)
Lecture su tematiche ambientali collegate all’inquinamento luminoso
Lecture su illuminotecnica
Lecture su esperienze positive di riduzione dell’inquinamento luminoso
Lecture su Tecnologie ICT finalizzate a controllo ambientale
Conclusioni (16:00-16:15)
IMPARARE GLI ALLINEAMENTI
Un osservatore che per la prima volta affronta un cielo stellato con la volontà di riconoscere le
costellazioni, può essere preso dallo sconforto: le stelle sono tante, più o meno luminose, più o meno
vicine fra loro; orientarsi in un mare così caotico può sembrare difficile. Quando si inizia ad osservare
il cielo, occorre innanzitutto cercare delle forme caratteristiche, dette asterismi.
Fondamentale per l'apprendimento è un cielo non inquinato e buio, possibilmente sgombro da intralci
fisici (come montagne alte molto vicine) che impediscano l'osservazione di grandi aree della volta celeste.
In questa esposizione non seguiremo necessariamente le stagioni, ma procederemo ad illustrare le
varie costellazioni per raggruppamenti omogenei.
I precedenti articoli sugli allineamenti sono così stati pubblicati:
I - Riconoscere il Grande Carro – 31.3.2011
II – Riconoscere la Stella Polare – 30.4.2011
III – Cassiopeia – 31.5.2011
IV – Costellazioni circumpolari – 28.7.2011
V – Cefeo – 31.8.2011
VI – Drago – 30.9.2010
VII – Perseo – 27.10.2011
VIII – Cani da Caccia – 30.11.2011
IX – Triangolo estivo – 31.12.2011
X – La Lira – 31.01.2012
XI – Il Cigno – 28.02.2012
XII – L’Aquila – 31.03.2012
XIII – Alcune costellazioni minori – 30.04.2012
XIX – Boote e dintorni – 31.05.2012
XX – Boote e Corona Boreale – 30.06.2012
XXI – Chioma di Berenice – 31.07.2012
XXII – Spica e la Vergine – 31.8.2012
XXIII – Trovare Ercole – 30.9.2012
XXIV – Dal Triangolo estivo all’Ofiuco – 2.11.2012
XXV – La testa dell’Ofiuco – 30.11.2012
XXVI – Ofiuco – 31.12.2012
XXVII – Serpente – 31-1-2013
XXVIII – Scorpione – 28.2.2013
XXIX – Bilancia 31.3.2013
XXX – Sagittario – 30.04.2013
XXXI – Capricorno – 31 05 2013
XXXII – Verso l’Acquario – 30 06 2013
XXXIII – Pegaso – 31 07 2013
XXXIV – Andromeda – 31 08 2013
XXXV – Il Quadrato del Pegaso – 31102013
XXXVI – Perseo – 30112013
XXXVII – Ariete e Triangolo – 31.12.2013
XXXVIII – Pesci – 31012014
XXXIX – Il grande pentagono di Auriga 05.03.14
XL – Il Toro – 31032014
XLI – I Gemelli – 30402014
XLII – Auriga – 31052014
XLIII – Lepre – 27062014
XLIX – Colomba 31072014
XLV – Eridano 31082014
XLVI – Poppa 20092014
XLVII – Canopo 20102014
LE VELE
Nelle ore serali della seconda metà dell'inverno Orione si sposta pian piano verso occidente, come
anche Sirio e il Cane Maggiore; la Colomba si approssima al tramonto, mentre a sud la Poppa
raggiunge il suo punto più "alto" sull'orizzonte.
Poco ad est si inizia a intravedere un'altra costellazione facente parte del sistema della Nave Argo, le
Vele.
La declinazione media delle Vele è molto più australe di quella della Poppa e dall'orizzonte italiano è
osservabile soltanto per metà, meglio dalle regioni meridionali che da quelle settentrionali.
La sua individuazione dal Mezzogiorno italiano è semplificata dalla possibilità di creare un
allineamento fra Sirio, Wezen (δ Canis Majoris) e proseguendo nella stessa direzione per circa due
volte; si raggiunge così una stella estremamente bassa, la γ Velorum.
Perché la costellazione sia completamente osservabile, occorre trovarsi a sud del 33°N, ossia sulle
coste della Libia.
Da: Osservare il Cielo – Corso per imparare a riconoscere stelle e costellazioni – Recensito il 15.2.2011
MARTE – ACQUA ANTICA
Marte, l'acqua antica, l'idrogeno delle profondità e la vita
Il metano trovato da Curiosity sul Pianeta Rosso
potrebbe essere davvero un indizio di vita, passata
o presente, all'interno di Marte.
E questo grazie alla recente scoperta che una
parte significativa del metano presente sulla Terra
è prodotto da microrganismi che vivono a grandi
profondità nella crosta terrestre e che usano come
fonte di energia l'idrogeno molecolare prodotto
dall'interazione fra radioattività naturale e acqua.
L'eccitazione per il recente annuncio che il rover
Curiosity ha rilevato un “picco” di metano
atmosferico localizzato - e durato per un paio di mesi - è perfettamente giustificata. E' infatti possibile
che si tratti di un autentico indizio di vita passata o presente su Marte. O meglio, di vita all'interno di Marte.
La grande maggioranza di metano che troviamo sulla Terra (sia in aria sia in giacimenti sotterranei) è
di origine biologica, chiaramente indicata dalla preferenza dei sistemi biologici per gli isotopi leggeri,
per esempio per il carbonio-12 rispetto al carbonio-13. Questo metano è prodotto per metanogenesi,
un processo metabolico che sembra essere limitato ai membri del dominio di organismi unicellulari
chiamato Archaea.
C'è più di una via chimica per la produzione del metano, ma il più ovvio è la combinazione di anidride
carbonica con idrogeno molecolare, ed è proprio questa la
reazione sfruttata da un gran numero di Archea metanogeni.
L'idrogeno molecolare è una potente fonte di energia
chimica, e anche altri organismi, come i batteri solforiduttori,
lo utilizzano. Ma dove trovano l'idrogeno?
Una fonte è la compresenza di roccia e acqua. La
radioattività che proviene dalle rocce che contengono uranio
può scindere le molecole di acqua (processo di radiolisi), e il
successivo processo geochimico di serpentinizzazione crea
in abbondanza anche idrogeno molecolare. I sistemi
idrotermali attivi sui fondali oceanici, le cosiddette fumarole
nere, sono un ambiente in cui l'idrogeno viene
costantemente prodotto, e dove gli organismi metanogeni
prosperano
E per quanto riguarda le profondità dei continenti, le parti più
antiche della litosfera?
Le recenti scoperte in miniere sudafricane e canadesi di
sacche isolate di acqua fortemente salina a straordinarie
profondità – fra 1 e 2 chilometri - hanno rivelato che questi
bacini hanno un'età che va dalle decine di milioni ai miliardi
di anni; il record attuale è di un bacino formatosi tra 1,5 e 2,6 miliardi di anni fa. Luoghi come questi
sono, in termini relativi, ricchi di energia chimica che la vita può sfruttare, e lo fa. Ma estrapolare da
un produzione locale di idrogeno molecolare in quei bacini una produzione planetaria non era certo
qualcosa per cui esaltarsi.
Un nuovo studio condotto da Lollar, Onstott, Lacrampe-Couloumé, e Ballentine e pubblicato su
“Nature”, suggerisce che le zone continentali profonde (cinque chilometri) potrebbero effettivamente
essere un'importante fonte di idrogeno. In particolare, la parte più antica del sottosuolo continentale
risalente al Precambriano (roccia di età superiore ai 540 milioni di anni circa), potrebbe generare
l'idrogeno molecolare a una velocità dalle 40 alle 250 volte maggiore di quanto si pensasse: si tratta
di una produzione pari a quella associata alla litosfera marina, che è molto più giovane. Questo
materiale precambriano è presente nel 70 per cento circa della superficie continentale della Terra, e
potrebbe contenere più acqua di tutti i fiumi, paludi e laghi presenti in superficie.
La conclusione è che la produzione mondiale di idrogeno molecolare va rivista al rialzo e – punto
critico - almeno la metà di essa proviene dall'antico e profondo sottosuolo continentale, che non
appare arido e inerte ma decisamente vitale.
Il collegamento fra queste scoperte e il metano su Marte è forse, oggi, una forzatura. Ma non è
irragionevole supporre che l'antico sottosuolo marziano possa somigliare all'ambiente terrestre
sotterraneo di origine precambriana, dove acque indisturbate si estendono in profonde fratture, e c'è
un'autentica produzione di idrogeno molecolare.
Se vita c'è stata o c'è, deve sicuramente aver sfruttato una fonte di energia di questo tipo, e i suoi
prodotti potrebbero aver trovato la strada fino alla superficie.
Se il tempo, le riserve di energia e la fortuna consentiranno a Curiosity di trovare e analizzare un altro
picco di metano e i suoi rapporti isotopici, potremmo fare una valutazione critica della sua eventuale
origine biochimica, disponendo di una pronta spiegazione grazie alle profondità del nostro pianeta.
Su una scala molto più grande, è importante anche l'idea di una “abitabilità” puramente geofisica di
esopianeti lontani, di biosfere controllate unicamente dal funzionamento interno di un mondo senza
vita di superficie. Può essere un atto di estrema presunzione pensare che la biosfera visibile
all'esterno della Terra sia un modello per la maggior parte della vita nell'universo.
Riuscire a immaginare quali possano essere le “firme” identificabili di una vita cavernicola che
proviene dal profondo potrebbe indurci a prendere in considerazione mondi che altrimenti saremmo
portati a ignorare. E lo stesso si dica per una migliore comprensione della generazione dell'idrogeno
molecolare nella crosta planetaria, dove gli ingredienti originali di un mondo - dalla miscela di
elementi alla disponibilità di nuclei radioattivi - sono ancor più legati ai ritmi cosmici della vita e della
morte delle stelle
Le tracce di metano su Marte e l'idrogeno delle profondità della Terra possono sembrare indizi tenui e
indiretti, ma le loro implicazioni potrebbero essere enormi.
Fonte: Rivista Le Scienze
ALMANACCO ASTRONOMICO UAI PER IL 2015
E' disponibile gratuitamente l'Almanacco astronomico per il 2015
E' disponibile l'Almanacco astronomico per il 2015.
Sono pagine dense di informazioni fondamentali per tutti gli Astrofili, il compagno di tutto un anno di
serate osservative. Il più preciso ed accurato Almanacco Astronomico italiano, giunto alla
trentunesima edizione.
In copertina Alleghe (BL), 19 marzo 2014. Obiettivo zoom 50-200 su Pentax K5. Foto di Giuseppe De
Donà.
Il foro che si vede nell′immagine, si trova tra le Torri Alleghe e Valgrande nel ramo nord del gruppo
dolomitico del Civetta. Se osservato dal lungolago del paese di Alleghe (BL), il foro si trova in una
posizione tale per cui, due volte all′anno, il Sole, passando dietro le Torri, dà origine allo spettacolare
evento. Le due date coincidono con i giorni degli equinozi. Spostandosi opportunamente sul
lungolago, il fenomeno è visibile anche il giorno prima dell’equinozio in primavera, e il giorno dopo
l’equinozio in autunno.
Si tratta quindi di un “foro equinoziale”, un particolare indicatore calendariale naturale. All′equinozio di
primavera l′evento è visibile intorno alle ore 8:45 di TMEC. In autunno, a causa dell′equazione del
tempo, il fenomeno si osserva un quarto d′ora prima; alle 8:30 di TMEC (alle 9:30 di ora estiva).
Ulteriori spiegazioni sul fenomeno si possono trovare sul sito www.sundialatlas.eu, cercando
l’orologio IT010916.
E' possibile per i soci e i non soci scaricare gratuitamente e liberamente il volume in formato pdf, ed
anche sfogliarlo direttamente sul sito, all'indirizzo: http://www.uai.it/pubblicazioni/almanacco.html
Invitiamo comunque tutti i non soci UAI a contribuire a sostenere la nostra Associazione e
pubblicazioni come l'Almanacco, effettuando una donazione di 2 euro (link alla pagina di donwload
dell'almanacco), oppure diventando socio UAI. Grazie ! Chi ne volesse una copia cartacea può
ordinarla visitando il link https://www.createspace.com/5200427
Realizzato da Giuseppe De Donà, con il contributo di tutte le Sezioni di Ricerca UAI e di tanti altri
collaboratori, è uno strumento indispensabile ad ogni Astrofilo.
L'autore dell'Almanacco 2015 ringrazia Claudio Costa, Enrico Stomeo, Sergio Foglia per il particolare
contributo alla stesura dell' opera e tutti gli altri collaboratori: Gianluigi Adamoli, Claudio Del Duca,
Giancarlo Favero, Luigi Ghia, Giuseppe Marino, Antonio Milani, Luciano Piovan, Claudio Prà,
Eberhard Riedel, Alberto Sambo, Paolo Tanga, Giuseppe Tavernini.
NETTUNO PRIMA DI URANO!
Questa nota è dovuta alla precisione di Galileo Galilei (1564-1642) che prendeva nota di tutte le
osservazioni che faceva , anche di quelle poco importanti.
Di questo comportamento dobbiamo farne tesoro anche tutti noi appassionati del Cielo.
Lo splendore di Nettuno è pari a quello di una stella di circa magnitudine visuale 7.8. Nel 1846
quando fu scoperto non esistevano cataloghi di stelle così deboli e quindi le probabilità di trovare ed
osservare Nettuno scambiandolo per una stella era cosa molto probabile.
Nettuno era stato osservato ben due volte, il 28 dicembre 1612 ed il 28 gennaio 1613, nientemeno
che da Galileo Galilei.
La scoperta risale al 1980 ad opera di Charles T. Koval (1940-2011) astronomo americano, e di
Stillman Drake (1910-1993) storico della scienza canadese, comunicata alla stampa da Luigi Jacchia
(1911-1996) astrofisico triestino ma italo-americano degli Osservatori Harvard e Smithsonian,
Cambridge, USA.
Nel marzo del 1979 Sky and Telescope pubblicò un articolo sul rarissimo fenomeno di
occultazione di un pianeta da parte di un altro; questo articolo conteneva una lista di ben ventuno di
tali occultazioni dall’anno 1557 al 2230.
Koval e Drake notarono che le terza occultazione della lista che riguardava Nettuno e Giove, doveva
essere avvenuta il 4 gennaio 1613, epoca durante la quale Galileo aveva fedelmente registrato nei
suoi diari gli schizzi di Giove, dei suoi satelliti e delle stelle nelle immediate vicinanze.
Il moto di Giove era lento e quindi per circa un mese, dalla fine di dicembre 1612 alla fine di gennaio
1613 rimase sempre nelle vicinanze di Nettuno, e precisamente a meno di 15 minuti d’arco da
quest’ultimo.
Quindici minuti d’arco è circa la metà del diametro apparente della Luna ed è anche il diametro
dell’area di Cielo che Galileo poteva vedere nel campo del suo cannocchiale.
Ma allora poteva darsi il caso che Galileo nei suoi schizzi avesse, senza saperlo, incluso anche
Nettuno ?
Dall’esame dei disegni di Galileo, riprodotti nell’edizione nazionale delle sue opere, si rilevò che era
proprio avvenuto così. Una stella appare nella posizione calcolata di Nettuno negli schizzi del 28
dicembre 1612 e del 28 gennaio 1613. Ma c’è di più. Nei commenti all’ultimo dei due, Galileo nota
che la distanza della “stella” (Nettuno) da un’altra stella vicina sembrava aumentata dalla sera
precedente, dunque, il pianeta errante, era dunque addirittura Nettuno. Ma non se ne accorse forse
per mancanza di opportune e buone mappe del Cielo.
Quindi ben 169 anni prima della scoperta di Urano fatta nel 1781 da Guglielmo Herschel (1738-1822)
poteva essere nota l’esistenza di Nettuno, scoperto solo nel 1846.
Fantastico o no!
Uranio
COSTELLAZIONE CHIOMA DI BERENICE NGC 5024 M53
Ammasso Globulare mv 7.7 dim. 12.6’
coordinate 2000 - α 13h 12.9m δ + 18° 10’
classificazione V
Ammasso globulare di notevoli dimensioni, molto bello se osservato con strumenti dialmeno 20 - 25
cm di apertura
Sono visibili ai bordi stelle di 11^ magnitudine.
Dista da noi circa 65 mila anni luce e contiene non meno di 200.000 soli
FLY ME TO THE MOON
Il cratere Barocius
Nella regione del cratere Maurolycus possiamo osservare il cratere "Barocius", una formazione
circolare danneggiata di 85Km di diametro situata sulla parete sud-est di Maurolycus. I versanti sono
abbastanza scoscesi su essi si sovrappongono Barocius B e C a nord-est.
Le pareti sono alte specialmente a sud-est e sul fondo tormentato si trovano Barocius W, una piccola
montagna decentrata, piccoli crateri e linee di creste. Si pensa che la sua formazione risalga al
periodo Nectariano (da -3.92 miliardi di anni a -3.85 miliardi di anni). Il periodo migliore per la sua
osservazione è 6 giorni dopo la Luna nuova oppure 5 giorni dopo la Luna piena.
Alcuni dati:
•
Longitudine: 16.806° East
•
Latitudine: 44.979° South
•
Faccia: Nearside
•
Quadrante: Sud-Est
•
Area: Regione del cratere Maurolycus
Origine del nome:
•
Dettagli: Francesco Barozzi
•
Matematico italiano del 16° secolo nato in Italia
•
Autore del nome: Riccioli (1651)
•
Nome dato da Riccioli: Barocius
Nelle foto una ripresa professionale del cratere "Barocius" e un ritratto dell’epoca di Francesco
Barozzi. Lo strumento minimo per poter osservare questo cratere è un rifrattore da 60mm.
Davide Crespi
LA COMETA LOVEJOY
La prima fotografia della cometa Lovejoy ripesa in osservatorio la sera del primo gennaio 2015 da
Alessandro Segantin, Giuseppe Bianchi Marcello Rasparini.
L’immagine è stata ottenuta guidando sul nucleo della cometa.
Purtroppo la cometa era bassa all’orizzonte e la Luna già oltre il primo quarto era molto luminoso e
dava molto fastidio, anche se le condizioni meteorologiche era buone.
Speriamo nel bel tempo tra una decina di giorni quando la Luna sorgerà tardi e la cometa sarà più
alta nel cielo.
M42
La nebulosa M42 in Orione ripresa in Osservatorio da Alessandro Segnatin la notte tra il 25 ed il 26
dicembre 2014 con impiego di:
- Newton GSO 250/1000 su montatura N-EQ6 PRO
- Canon EOS 350D
- Filtro anti inquinamento luminoso CLS Tecnosky 2"
- Telescopio di guida: cercatore guida Tecnosky Sharp Guide 50 con camera di guida MagZero
L'immagine finale è la somma di 15 riprese da 5 minuti, 5 dark, 5 bias e 5 flat-field.
L’elaborazione finale è stata fatta da Corrado Pidò
Hanno collaborato
Silvano Minuto
Salvatore Trani
Davide Crespi
Alessandro Segantin
Sandro Baroni
Corrado Pidò
Giuseppe Bianchi
Marcello Rasparini
Vittorio Sacco
Scarica