SENSORI INTRODUZIONE Sistema automatico = Processo Fisico + Sistema di controllo • Il Processo Fisico può essere visto come l’insieme di azioni che agiscono su entità del mondo fisico e ne cambiano alcune proprietà. Il processo fisico, quindi, è l’insieme di lavorazioni meccaniche, razioni chimiche, movimentazioni, ecc. • Il Sistema di Controllo scambia informazioni con il processo fisico, attraverso sensori ed attuatori, e/o con un operatore umano e/o con altri sistemi automatici. Il sistema di controllo realizza in maniera automatica gli algoritmi necessari affinché il comportamento del processo fisico si avvicini il più possibile a quello desiderato. SISTEMA DI CONTROLLO: TIPOLOGIE 1 I SENSORI NELL’AUTOMAZIONE E' noto che le capacità di manipolazione dell'uomo sono dovute, più che al suo apparato motorio flessibile ma impreciso, alla sofisticazione del suo sistema sensoriale ed alla capacità di elaborazione del suo cervello. Se si vuole quindi ottenere da una macchina una capacità di manipolazione che sia, pur lontanamente, paragonabile a quella dell'uomo, occorre dotare il sistema di sensori di diverso tipo e sfruttare in maniera più completa possibile tutte le informazioni che da questi provengono. Per quanto riguarda le applicazioni ai robot, un sensore può essere definito come un dispositivo che emette segnali elettrici dipendenti, secondo una legge nota, da uno o più parametri fisici del robot e/o dal mondo che lo circonda. Questa definizione include qualunque tipo di sensore collegabile a robot e macchine industriali, dai più semplici ai più complessi. Classificazione dei sensori in base all'uso che di ogni sensore si fa all'interno della macchina Classe A - Sensori usati per il corretto funzionamento della macchina Classe B - Sensori usati per garantire la sicurezza (operatori compresi) Classe C - sensori usati per il corretto funzionamento del programma della macchina. Nella prima classe sono compresi, oltre ai dispositivi che negli azionamenti retroazionati forniscono le informazioni di velocità e posizione, anche gli interruttori di fine corsa o simili, quando vengono usati come riferimenti di posizione, e tutti i dispositivi le cui informazioni sono necessarie al funzionamento del robot. Alla seconda classe appartengono tutti i dispositivi che presiedono alla sicurezza della macchina e dell'ambiente circostante (fine-corsa e sensori di sforzo eccessivo, sbarramenti fotoelettrici, pulsanti di emergenza, ecc...). Nella terza classe, infine, sono compresi tutti i sensori che non fanno parte delle prime due. A proposito di questa classificazione, è opportuno osservare che i sensori di classe B sono necessariamente dispositivi binari: qualora essi siano implementati con rilevatori analogici, è necessario confrontare la grandezza rilevata con soglie opportune, ed il risultato di questa operazione è l'unica informazione interessante. I sensori di classe A devono essere collegati direttamente ai dispositivi che azionano i singoli attuatori. Per quanto riguarda i sensori di classe B, vale un ragionamento analogo: essi devono essere collegati al sistema di controllo al livello più basso possibile, in modo che eventuali malfunzionamenti dell'hardware non ne compromettano il buon funzionamento. Un esempio di questo tipo di collegamento si trova in quei robot dove i sensori di classe B agiscono direttamente sugli alimentatori dei motori, o sui microcalcolatori che li controllano. E' evidente che in questo caso, oltre ad intraprendere opportune azioni all'insorgere di situazioni di emergenza, il sistema deve essere in grado di informare i livelli più alti dell'accaduto, in modo che il programma del robot possa essere interrotto e sostituito con opportune routine di uscita dalla situazione di emergenza. I sensori di classe C, infine, devono essere collegati al livello più alto, perché le loro informazioni sono utilizzate direttamente dalla unità che esegue il programma di utente. 2 I sensori possono anche essere suddivisi in base alla loro funzione; di seguito se ne descrivono alcune categorie. Sensori per il controllo di movimento e di spostamento Nel campo della robotica i sensori sono importanti per affrontare i seguenti problemi: - controllo dei movimenti dei vari giunti del robot, del loro posizionamento iniziale e finale, della correttezza della traiettoria in termini di percorso, velocità ed accelerazione. - capacità del sistema di tener conto del mondo esterno affinché il robot possa essere in grado di sostituire l'uomo in termini di capacità di "vedere", "sentire" e "prendere" oggetti con una determinata pressione. Sensori di prossimità I sensori di prossimità sono in grado di percepire ed indicare la presenza di un oggetto all'interno di un determinato campo, in prossimità del sensore stesso. Un sensore di prossimità può anche essere predisposto per misurare distanze: il sensore produce un segnale continuo proporzionale alla distanza. Mediante più misure lineari a direzioni diverse si possono poi agevolmente determinare posizioni ed orientamenti di pezzi semplici e complessi. I sensori di prossimità possono basarsi su numerosi principi fisici: induttivo, capacitivo, magnetico, fluidico, luminoso ed ultrasonico. Sensori di deformazione e di forza Tali sensori permettono il controllo in tempo reale dell'intensità (ed anche della direzione) delle forze e delle coppie applicate dal robot agli oggetti manipolati. Generalmente, i sensori di sforzo vengono applicati tra il polso e la pinza, e solo recentemente sono stati messi a punto sensori a 6 gradi di libertà (per misurare componenti multiple di forza) talmente leggeri e di dimensioni tali da poter essere montati sulle dita di una pinza per impianti robotizzati. I sensori di deformazione e di forza sono particolarmente interessanti per le operazioni di assemblaggio, quando è ad esempio necessario correggere la posizione e l'orientamento del robot: questa correzione viene effettuata in funzione della forza esercitata nel manovrare i pezzi. Oppure, nelle applicazioni in cui è necessario applicare una pressione costante (ad esempio operazioni di incollaggio) o, ancora, nella misurazione della forza di inserzione dei componenti elettronici in un circuito stampato. Sensori di visione Il robot è stato descritto come una macchina programmabile e multiscopo dedicata alla produzione. Questa flessibilità, tuttavia, nell'ambiente operativo è fortemente condizionata dalle capacità sensoriali dei robot. In realtà sappiamo che anche per la più semplice applicazione il robot è dotato di una rete sensoriale composta da: sensori di presenza pezzo, sensori di stato delle macchine di cui il robot è "server", ecc... Tali sensori però influenzano solo la sequenza di esecuzione e la cadenza delle operazioni del robot senza aumentarne la flessibilità. Una maggiore flessibilità è data dal controllo di tipo adattativo, un controllo cioè che permetta, per esempio, di percorrere traiettorie indipendenti da quelle programmate sulla base di indicazioni fornite da sensori evoluti. In questo modo il programma che l'operatore introduce non contiene istruzioni di posizionamento che il manipolatore deve ripetere, ma piuttosto istruzioni che definiscono i movimenti che il robot deve compiere in funzione di segnali provenienti dai sensori. L'implementazione di un controllo che sappia adattarsi alle condizioni operative (controllo 3 adattativo) deve essere il più possibile generale, non orientata cioè ad una specifica applicazione, in modo da lasciare la massima libertà di scelta dei sensori da parte di chi deve inserire il robot in un processo produttivo. Tra i sensori che maggiormente consentono un controllo di tipo adattativo i più importanti sono i sensori di visione, che, data la loro complessità, sono chiamati più frequentemente sistemi di visione. I sensori di visione hanno lo scopo di identificare la posizione e l'orientamento dell'oggetto che si trova nel campo del sensore, al fine di guidare il robot verso l'oggetto stesso. Essi sono impiegati anche per riconoscere oggetti che per forma o colore sono difettosi o più in generale per il controllo della qualità dei pezzi. TERMINOLOGIA • Trasduttore: il dispositivo nel suo complesso, che trasforma la grandezza fisica da misurare in un segnale di natura elettrica. • Sensore: l’elemento sensibile che converte la grandezza fisica in ingresso in una grandezza fisica in uscita facilmente acquisibile per via elettrica. In molti casi la distinzione tra sensore e trasduttore non è così netta e delineata e molto spesso nella letteratura tecnica e nella pratica comune i due termini sono utilizzati come sinonimi. I trasduttori misurano le grandezze fisiche • Grandezze continue, che possono assumere valori continui all’interno di un certo intervallo (es. temperatura di un forno, velocità di rotazione di un motore, ecc...). •Grandezze discrete, che assumo un insieme discreto di valori (es. verso di rotazione di un motore, stato di un finecorsa, presenza di un oggetto, ecc...). Le informazioni associate alle grandezze fisiche sono dette segnali. • Le grandezze continue sono descritte da Segnali analogici. • Grandezze discrete sono descritte da Segnali codificati oppure da Segnali logici. 4 TRASDUTTORI ANALOGICI Curve caratteristiche Caratteristica statica. si ottiene cambiando molto lentamente la variabile di ingresso del sensore e registrando la corrispondente variabile di uscita. Caratteristica dinamica. La variabile di uscita introduce un certo ritardo ed una certa attenuazione alla caratteristica statica. Ciò significa che esiste un limite superiore alla frequenza di uscita del trasduttore (passa basso). Dipendenza da variabili ambientali Il trasduttore è progettato per rilevare una certa grandezza fisica, tuttavia risulta molto difficile costruire un dispositivo selettivo che non risulti influenzato da altre grandezze fisiche. Ad esempio la temperatura influenza le caratteristiche fisiche di quasi tutti i materiali, ed in particolare quelli a semiconduttore. ERRORI Errore di linearità. Errore di fuori zero (offset error). Valore che assume l’uscita del trasduttore quando la grandezza da misurare è nulla. Errore di guadagno (gain error). Differenza tra il guadagno della caratteristica ideale del trasduttore e il guadagno della retta che approssima al meglio la caratteristica reale del trasduttore Errore di quantizzazione (resolution). Massima variazione dell’ingresso che non dà luogo a nessuna variazione dell’uscita. Errore di isteresi (hysteresis). Si parla di isteresi quando la caratteristica del trasduttore è differente nei casi in cui il segnale sia in crescita e quello in cui il sistema sia in diminuzione. Precisione (precision, repeatability). È una misura di quanto l’uscita del sensore è ripetibile su ripetuti esperimenti. La varianza della misura tende a zero con l’aumentare della precisione. Accuratezza (Accuracy). È una misura di quanto l’uscita del trasduttore si scosta da quello che dovrebbe essere la sua uscita ideale. Il valor medio della misura tende al valore vero con il crescere dell’accuratezza. SIGNIFICATO DI PRECISIONE E DI ACCURATEZZA 5 TIPOLOGIA DAI DATI FORNITI DA UN SENSORE • Informazioni logiche. Sono informazioni che possono assumere solo due valori, acceso/spento, vero/falso. Un pulsante per esempio può fornire al PLC una tensione di 0 oppure 24 volt. • Informazioni digitali. Insieme di valori numerici appartenenti ad un intervallo. Per esempio, un encoder assoluto fornisce un insieme di segnali codificati che sono tradotti dal PLC in un valore di tipo intero da 0 a 65535. • Informazioni continue. Una termocoppia fornisce al PLC una tensione variabile in modo continuo. L’interfaccia del PLC si farà carico di “digitalizzare” l’informazione per farla comprendere al PLC, il programmatore vedrà questa informazione come un tipo intero. Livelli standard di segnale In campo industriale vengono utilizzati determinati valori di corrente o tensione. Tensione continua: 0, +24V per informazioni logiche; + 10 V per informazioni continue. Corrente: 0, 4, 20 mA PULSANTI Pulsanti, selettori, chiavi di abilitazione, funghi di emergenza sono esempi di sorgenti di informazione logica. Tipicamente questi oggetti forniscono un segnale in tensione che può assumere solo due valori, 0 e 24 volt FINECORSA Una soluzione semplice ed economica per rilevare che un oggetto in movimento ha raggiunto una estremità del suo percorso è quella di fargli premere un interruttore. 6 SENSORI INDUTTIVI I sensori elettronici di prossimità a principio induttivo sfruttano il fenomeno dello smorzamento di un campo elettromagnetico per effetto delle correnti indotte (correnti di Foucault) in materiali conduttori posti nelle loro vicinanze. La bobina di un circuito oscillante genera un campo elettromagnetico ad alta frequenza che induce, in azionatori metallici vicini, correnti parassite. Queste correnti provocano una perdita di energia nell'oscillatore, smorzando l'ampiezza del segnale. La riduzione dell'ampiezza dell'oscillazione è rilevata da un amplificatore di soglia con isteresi che, a sua volta, comanda uno stadio amplificatore finale per l'azionamento di un carico esterno. L'assenza di contatto meccanico fra azionatore e sensore consente, unitamente alle precedenti caratteristiche, una durata ed un numero di operazioni illimitate rispetto ad altri tipi di interruttori di prossimità, riducendo altresì ogni problema di manutenzione. I sensori induttivi rappresentano senza dubbio i sensori di prossimità più diffusi su macchine automatiche e sono gli unici che, grazie alla maturità raggiunta dalla tecnologia, godono di una normalizzazione a livello internazionale (CENELEC). 7 Caratteristiche • Poco costosi (< 20 Euro) • Affidabili • Funzionano con oggetti metallici ferromagnetici. Per altri materiali la portata viene declassata. • La dimensione della bobina è legata alla portata • Sono equipaggiati di LED per indicare lo stato del Sensore 8 SENSORI MAGNETICI Si basano sul rilevamento di un campo magnetico esterno, generato da un magnete permanente. • Reed. Formato da due barrette flessibili di materiale ferromagnetico (p.es. ferro nichel), piatte, di bassa riluttanza ed ermeticamente sigillate, inserite all'interno un tubo di vetro, avente un'atmosfera di gas inerte. Sotto l’influenza di un campo esterno le lamine si polarizzano (N S) e si avvicinano fino al contatto. Pro: basso costo, elevato numero di operazioni (circa 108) Contro: delicati, rimbalzo dei contatti • Effetto Hall. genera una tensione proporzionale all’intensità del campo magnetico circostante, quando è percorso da corrente costante. Pro: completamente statico, no rimbalzi, indicazione stato tramite LED Contro: costo più elevato rispetto ai reed di Applicazione tipica: sensore di posizione per cilindri pneumatici. SENSORI CAPACITIVI I sensori di prossimità a principio capacitivo, o sensori capacitivi, sfruttano la variazione di capacità parassita che si crea tra sensore ed oggetto da rilevare. In corrispondenza di una determinata distanza dell'oggetto dalla faccia sensibile del sensore, entra in oscillazione un circuito e l'insorgere o il cessare di tale oscillazione viene sentito da un rilevatore di soglia che comanda un amplificatore per l'azionamento di un carico esterno. E' evidente che, dato il principio di funzionamento descritto, un sensore di prossimità capacitivo può essere utilizzato come rilevatore di oggetti metallici e non metallici come legno, liquidi, materiali plastici. Impieghi tipici si hanno per esempio nei dispositivi contapezzi, nei controlli di livello in recipienti, ecc. Esistono sensori capacitivi di due tipi: 1.Dielettrico • E’ dotato delle due armature del condensatore • L’oggetto è il dielettrico • Vanno bene per oggetti metallici e non metallici • Vanno bene per materiali ad alta densità • Non leggono la carta 2.Conduttivo • C’e’ un solo elettrodo del condensatore • L’oggetto è l’altro elettrodo • Vanno bene per metalli o liquidi conduttori 9 Hanno un LED di segnalazione dello stato On/Off e si può regolare la sensibilità con potenziometro SENSORI ULTRASONICI I sensori di prossimità a ultrasuoni sfruttano l'emissione di impulsi sonori a frequenza elevata (40 - 200 KHz) per rilevare la presenza di oggetti posti nelle loro vicinanze, grazie all'eco dovuta alla riflessione degli ultrasuoni da parte degli oggetti stessi. Il segnale emesso è costituito in genere da un treno di impulsi viaggianti alla velocità del suono nell'aria (340 m/s circa). L'emissione avviene tramite un apposito trasduttore elettroacustico di tipo piezoceramico. L'onda riflessa è rilevata da un analogo trasduttore la cui funzione è quella di riconvertire i segnali acustici in segnali elettrici. Il tempo che intercorre fra l'istante di emissione di un impulso e l'istante di ricezione dello stesso, è proporzionale alla distanza dell’oggetto. L'impiego della tecnologia a ultrasuoni nel campo dei sensori di prossimità permette di ottenere distanze di intervento massime di ordine nettamente superiore rispetto a quelle ottenibili con la tecnologia induttiva o capacitiva a parità di dimensione geometrica del sensore. Il sensore ad ultrasuoni rappresenta dunque una vantaggiosa alternativa nei confronti dei sensori ottici, comunemente utilizzati per rilevare oggetti distanti; infatti le caratteristiche di rilevamento di un sensore a ultrasuoni non dipendono dalle caratteristiche cromatiche superficiali dell'oggetto da rilevare e possono essere sentite anche superfici trasparenti. Caratteristiche: Hanno in generale una portata superiore a quella dei sensori induttivi e capacitivi Pro: • Portata di rilevamento 6 metri o più • A differenza dei sensori ottici funzionano con materiali trasparenti e in ambiente sporco • Funzionano bene per materiali densi Contro: • Non funzionano bene con materiali fono assorbenti • Non operano nel vuoto • Sono sensibili alla temperatura dell’aria Dispongono di LED e regolatore della portata. 10 Esempi di utilizzo SENSORI FOTOELETTRICI (O SENSORI OTTICI) Permettono di rilevare la presenza di oggetto di qualunque materiale, purché interrompa il flusso luminoso generato dal sensore. Utilizzano tipicamente quattro sorgenti di luce: • Incandescente (raramente…) • Rossa (portata limitata, ottimo per le regolazioni meccaniche) • Infrarossa (grande portata ma luce invisibile pertanto difficoltà nella regolazione) • Laser (visibile, grande portata, spot piccolo, non pericolosa se di classe I e II) Rosso e infrarosso funzionano meglio in ambienti molto illuminati e con luce naturale radente. La sorgente è modulata, il ricevitore accordato in modo da avere elevata immunità ai disturbi. Fotocellula a sbarramento Costituita da due elementi separati: Emettitore e Ricevitore • Un oggetto interposto interrompe il raggio e viene rivelato • I due elementi separati possono rappresentare un problema per il montaggio e l’allineamento • Ideale per elevate distanze ed ambienti sporchi • Prestazioni indipendenti dal colore e dal grado di riflessione 11 Fotocellula a riflessione diretta Si basa sulla riflessione della luce emessa dalla fotocellula da parte dell’oggetto. • Ricevitore e trasmettitore sono sullo stesso elemento • Le prestazioni dipendono dal colore e dal tipo di superficie dell’oggetto da rilevare • Portata ridotta (10…300 mm) • Funziona male per superfici poco riflettenti e colori scuri • Si possono generare echi multipli per superfici a più facce Fotocellula a riflessione diretta: varianti Soppressione del primo piano (Foreground Suppression): vengono rilevati solo gli oggetti più lontani di una certa soglia. La soppressione del primo piano è ottenuta per mezzo di uno speciale posizionamento degli elementi sensibili. Soppressione dello sfondo (Background Suppression): il funzionamento è l’opposto del FGS. In questo caso la fotocellula rileva tutti gli oggetti che si trovano entro una certa distanza dal sensore. Può essere disturbato da oggetti molto riflettenti o lucidi. Annullamento dello sfondo (Background Blanking): per mezzo di un sistema meccanico o elettronico si focalizza il ricevitore su una particolare distanza di misura. Il sensore rileva solamente gli oggetti che si trovano a quella distanza. Fotocellula a riflessione (reflex) Ricevitore e trasmettitore sono sullo stesso elemento 12 • Deve essere presente un riflettore prismatico (catarifrangente) in grado di riflettere la luce indietro verso il ricevitore • Ha prestazioni intermedie fra il modello a sbarramento e quello a riflessione diretta MISURATORI DI DISTANZA Sono dispositivi basati su un laser e un’ottica di rilevazione. Misurano il tempo di andata e ritorno di un impulso di luce laser e lo convertono in distanza. Un raggio luminoso viene emesso da un elemento trasmittente e riflesso dall’oggetto verso l’elemento ricevente. Il tempo di propagazione della luce misurato corrisponde alla misura della distanza tra il sensore e l’oggetto. Questi sensori permettono di attivare due uscite digitali quando la distanza misurata è maggiore o minore o compresa tra due valori programmabili di distanza. Portata: fino a 10 m Precisione: 20 mm (dipende dalla riflettività dell’oggetto) Laser: classe II 13