Contro ogni razzismo, capire le differenze, valorizzare le

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Contro ogni razzismo, capire le differenze, valorizzare le diversità
Contributed by Renzo Gattegna*
Thursday, 31 July 2008
Last Updated Monday, 04 August 2008
Il discorso tenuto lo scorso 10 luglio dal presidente dell’Ucei al meeting internazionale di San Rossore,
quest’anno intitolato: “Di razza ce n’è una sola”
RENZO GATTEGNA *
Sappiamo bene che i temi prescelti per l’appuntamento annuale di San Ros-sore sono sempre di grande
importan-za. Ma quest’anno in particolare voglio esprimere tutto il mio apprezzamento per l’argomento
scelto, che è di estremo inte-resse e di grande attualità. E’ una scelta giusta e coraggiosa, e gli autorevoli relatori
presenti ci aiuteranno ad esaminarne e ap-profondirne i più diversi aspetti. Alla discussione su questo tema noi ebrei
possiamo porta-re il contributo della nostra sto-ria e della nostra esperienza. Noi che spesso siamo stati identificati
come il simbolo del-la diversità e siamo stati vitti-me del pregiudizio e del razzi-smo, dopo secoli di alterne vi-cende, siamo
oggi integrati in Italia. Integrati senza perdere la nostra cultura, le nostre tra-dizioni e i nostri specifici valo-ri.
Come rappresentante degli ebrei italiani provo emozione e, nello stesso tempo, orgoglio nel portare il saluto ad un
convegno sul razzismo che si svolge proprio qui, nella te-nuta di San Rossore che oggi appartiene al-la Repubblica
italiana, ma che ieri era la te-nuta del Re d’Italia. Di quel Re, Vittorio Emanuele III, che proprio 70 anni fa, il 5
settembre 1938, mise la sua firma, insieme a Mussolini, al regio decreto n. 1390. Con indifferenza, forse con noncuranza
e certa-mente con cinismo ha contribuito all’imma-ne tragedia che ne seguì.
Le leggi, dette “razziali”, in realtà raz-ziste del 1938 furono l’inizio di una perse-cuzione che investì
tutti gli aspetti della vi-ta sia pubblica che privata degli ebrei. In particolare quel decreto 1390, firmato qui a San Rossore,
vietava ai ragazzi ebrei di fre-quentare tutte le scuole pubbliche del Re-gno d’Italia. Quante considerazioni
possiamo fare ri-flettendo su quelle leggi infami! Per questo oggi siamo qui a San Rosso-re, per riaffermare con forza
che le discri-minazioni e le umiliazioni non devono più colpire nessuna donna, nessun uomo, nes-sun bambino. In
settanta anni la condizione degli ebrei italiani, ha compiuto progressi enor-mi. Settanta anni fa le leggi razziali
segna-rono la vita dei nostri genitori, dal punto di vista politico, culturale, economico, sociale, morale, psicologico. Ma
segnarono anche la vita di tutta la Nazione italiana. Solo pochi ebbero il coraggio di opporvisi e lo fecero correndo gravi
rischi, e a volte perdendo la vita, ma furono loro, quasi sempre gente semplice, che salvò la dignità dell’Italia.
La grande maggioranza degli italiani le appoggiò, le subì o le ignorò. Con quelle leggi il Paese commise un grave atto di
ingiustizia e contemporaneamente perse il contributo di cultura e di civiltà che la co-munità ebraica aveva sempre dato alla
so-cietà italiana. Oggi che la Costituzione garantisce le libertà e i diritti di tutti, ripensiamo spesso a quella nostra
esperienza, soprattutto quando le notizie della cronaca e della poli-tica ci ripropongono temi come il razzismo, la diversità,
gli stranieri immigrati. In questi giorni assistiamo e partecipia-mo ad un vivace dibattito nel quale si con-frontano da una
parte i sostenitori di mag-giore sicurezza e, dall’altra, i difensori dei diritti fondamentali di uguaglianza e di pari
dignità di tutti, senza distinzioni di nazio-nalità di etnia o di religione. Oggi, in larghi strati della nostra socie-tà, è diffuso un
senso di impotenza e di esasperazione. Sono sentimenti preoccu-panti che possono trasformarsi in sfiducia nello Stato e
nelle sue istituzioni. E’ neces-sario dare una risposta alle istanze di sicu-rezza della collettività, ma dobbiamo fare
grande attenzione. Tutti hanno il dovere di osservare le leggi. E tutti hanno il diritto di essere giudicati solo sulla base dei
propri comportamenti.
Dobbiamo vigilare perché le giuste e necessarie azioni repressive verso coloro che violano le leggi non si trasformino
in azioni di intimidazione o di discriminazione verso gli interi gruppi di appartenenza. Le leggi esistono e devono essere
ri-spettate. Anche modificate, se necessario. Ma contemporaneamente non si deve per-mettere che cada il principio
della presun-zione di innocenza e venga sostituito dal-l’esatto contrario, da una presunzione di colpevolezza nei
confronti di un gruppo etnico; questo sarebbe razzismo. Cerchiamo invece di cono-scere e di valorizzare tutte le
diversità. Le occasioni sono tante. Cogliamo queste oppor-tunità per aprire la nostra so-cietà, per arricchirla. Vinciamo le
diffidenze con la conoscen-za. In questo senso sono certo che i relatori di questo Meeting potranno fornire un importante
contributo teorico e di analisi, ma anche efficaci proposte di natura politica e sociale.
Ritengo importante, infatti, che l’occasione presentata da questo dibattito non debba esaurirsi in sterili
teorizzazioni o dichiara-zioni di principio, ma che, invece, debba consentire di affrontare in maniera civile e costruttiva le
cause e le conseguenze del disagio e dell’emarginazione nei quali vivo-no gran parte degli stranieri immigrati in
Italia. Le loro condizioni di vita miglioreranno solo se riusciremo ad ottenere la loro stes-sa collaborazione, aiutandoli,
così, ad en-trare in sintonia con le leggi, le tradizioni e la civiltà di questo paese nel quale hanno scelto di trasferirsi e nel
quale molte perso-ne sono pronte a lottare per difendere i loro diritti e la loro specifica identità.
La nostra esperienza di ebrei in Italia, una presenza di oltre venti secoli, ci rende consapevoli del fatto che superare le
diffi-denze causate dalle differenze non è facile, ma è possibile. Che si può vivere integrati nella società con la propria
cultura; senza perdere le proprie usanze e tradizioni, e contribuendo con i propri valori ad arricchi-re la società stessa.
Perché la diversità de-ve essere una ricchezza. E una società che conosce e capisce le differenze diventa più accogliente
e, quindi, più giusta, per tutti.
* Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
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