L a Radiografia industriale Radiografia con Raggi X o Raggi Gamma Il metodo è esattamente equivalente a quello della radiografia usata in medicina. Quando un fascio d'onde elettromagnetiche fortemente penetranti, cioè d'elevatissima energia fotonica (elevata frequenza) e fortemente ionizzanti (raggi X o raggi ), passa attraverso l'oggetto da esaminare, viene assorbito, ovvero attenuato, con legge esponenziale, in funzione dello spessore e della densità della materia attraversata. 1 I raggi X o passanti e variamente attenuati impressionano una lastra fotografica posta dietro l'oggetto da esaminare (od illuminano uno schermo rivelatore, nel caso delle radioscopie). Dopo sviluppo fotografico la lastra annerirà nelle varie zone, più o meno intensamente in funzione della dose di radiazione ricevuta. Pertanto se nell'oggetto esaminato esistono difetti quali cavità, fessure, grosse inclusioni meno assorbenti della matrice o discontinuità di materiale più denso e quindi più assorbente, sulla lastra si formeranno macchie più scure o più chiare, d'intensità proporzionale allo spessore del difetto, il quale apparirà delimitato dalla sua proiezione prospettica. 2 L'apparecchiatura necessaria per la radiografia industriale è sempre assai complessa e costosa. Essa comprende la sorgente e l'apparato di rivelazione. La sorgente di radiazioni X o è assai diversa. I raggi X sono generati artificialmente in particolari tubi catodici che emettono, soltanto quando s'applica tensione agli elettrodi, la radiazione di frequenza desiderata in funzione della composizione del catodo e d'intensità regolabile entro certi limiti. Dunque è corretto parlare di lampada a raggi X, perché l'emissione cessa proprio come la luce d'una lampadina elettrica, quando s'apre il circuito. 3 I raggi sono emessi naturalmente e continuamente da isotopi radioattivi per decadimento del nucleo, secondo precise leggi fisiche. La radiazione possiede una definita lunghezza d'onda a seconda del tipo d'isotopo, ed intensità proporzionale alla quantità e tipo d'isotopo radioattivo contenuto nella pastiglia che costituisce la sorgente. Perciò la sorgente di raggi dev'essere sempre chiusa in un recipiente altamente schermato (generalmente di piombo), che attenui a valori bassissimi la radiazione dispersa, quando non serva per irradiare. 4 L'apparato di rivelazione potrà essere di tipo a schermo fluorescente, eventualmente collegato con telecamere che possono trasferire l'immagine a distanza, oppure tradizionale a lastre fotografiche, di solito contenute tra due film di piombo per meglio impressionarle. Nel primo caso serve un sofisticato sistema elettronico per il monitoraggio, con adeguata schermatura dell'operatore, ma si avrà la possibilità di movimentare il pezzo durante la radioscopia osservandone in tempo reale ogni possibile proiezione. Per la documentazione basterà fotografare lo schermo, oppure esporre una lastra fotografica nell'adatto supporto dopo aver fissato il pezzo nella posizione di massimo interesse. 5 Nel caso delle radioscopie in continuo lo schermo s'illuminerà più o meno intensamente a seconda della dose di radiazione ricevuta, dunque darà la stessa immagine, ma in positivo rispetto alla radiografia. Nel secondo caso sarà necessaria la camera oscura per lo sviluppo delle lastre ciascuna delle quali rappresenterà un'unica proiezione dell'oggetto radiografato, ottenuta con tempi d'esposizione tanto più lunghi quanto maggiore è lo spessore della parete da ispezionare. 6 Le radiazioni X o sono altamente ionizzanti, cioè possono distruggere i legami molecolari della materia organica ed esser fortemente dannose.Perciò, quando l'intensità è elevata o superiore ad un valore minimo di soglia, per legge è obbligatorio operare in adatti locali d'irraggiamento (bunker), opportunamente protetti con schermature di piombo o con pareti di cemento armato anche di alcuni metri di spessore, e dotati d'opportuni allarmi che impediscano agli operatori di dare il via all'emissione di raggi X o d'estrarre dal contenitore le pastiglie d'isotopi radioattivi, finché le porte d'accesso al bunker non siano state chiuse e le dovute protezioni inserite. 7 La radiografia industriale è proficua per l'esame di pezzi di geometria semplice, la cui proiezione dia luogo a sfondi relativamente omogenei, nei quali ogni piccola variazione d'intensità d'annerimento (o di luminosità) è facilmente osservabile ed interpretabile. Diventa una tecnica che richiede una grande esperienza quanto più complessa è la geometria dei pezzi. Ha il pregio di fornire immagini di più facile interpretazione che non gli echi degli ultrasuoni, ma non può dare indicazioni sulla profondità del difetto rivelato, se non con due proiezioni ortogonali fra loro. 8 Evidenzia soltanto difetti di forma tendenzialmente tridimensionale, oppure bidimensionale ma orientati tangenzialmente al fascio di raggi incidenti. Per esempio una soffiatura sarà bene evidenziata in ogni proiezione, mentre una cricca si vedrà bene soltanto quando sarà quasi parallela al fascio di raggi che attraversa il pezzo. Il metodo non consente d'eseguire facilmente rapide sequenze d'altre proiezioni del pezzo da esaminare, se non attraverso la radioscopia, che necessariamente deve operare con potenze limitate, per ragioni di sicurezza dell'operatore o con attrezzature estremamente costose. 9 I raggi X anche più potenti non superano spessori d'acciaio superiori a circa 70 mm; mentre i raggi , anche nei casi migliori non superano i 180 mm. Le limitazioni del metodo sono dunque legate allo spessore massimo ed alla complessità geometrica dei pezzi da esaminare, alla forma e giacitura dei difetti e soprattutto all'elevato costo delle attrezzature e della loro manutenzione. 10 radiografia di una saldatura (TIG Tungsteno Inhert Gas) tubo-tappo di una guaina cilindrica del diametro esterno di circa 7 mm e spessore di 0.7 mm 11 L' esame radiografico è uno dei più diffusi metodi di controllo non distruttivo grazie soprattutto, alla relativa facilità, di impiego e alla sua molteplice potenzialità applicativa. Nondimeno tale controllo, condotto secondo i criteri e i metodi tradizionali, presenta limiti raggruppabili in due categorie: una condiziona l'affidabilità e l'altra ne riduce l'uso estensivo. Appartengono alla prima i limiti legati alla fase di lettura dei reperti. Infatti, anche un operatore ben addestrato non può superare le proprie capacità fisiologiche, non può sottrarsi alla soggettività intepretativa, nè evitare le conseguenze dell'affaticamento. 12 Il tempo richiesto dall'esame e la sua precisione e sensibilità sono i principali fattori della seconda categoria. Inoltre l’invecchiamento e l'ingombro delle pellicole rendono difficile, sia la gestione, sia la consultazione degli archivi radiografici. Negli ultimi decenni lo sviluppo delle tecniche di Image Processing e la maggiore velocità di calcolo e versatilità dei calcolatori, hanno apportato notevoli contributi in tutte quelle attività e discipline in cui le informazioni sono espresse sottoforma di immagini. 13 Pertanto anche per il controllo radiografico il ricorso al calcolatore può apportare un fattivo contributo al superamento dei suoi limiti. Affinchè le immagini radiografiche siano comprensibili dalle unità di processo dell'elaboratore è necessario che siano preventivamente convertite in forma numerica. La conversione in forma numerica di un’immagine consiste, dal punto di vista concettuale, nella sua suddivisione in piccole aree elementari e nella codifica numerica del valore di luminosità, presente in ciascuna di esse. 14 I metodi e i criteri teorici seguiti sono molteplici, ma l'intero processo è sempre costituito da tre fasi successive; campionamento quantizzazione codifica Campionamento Il campionamento viene effettuato suddividendo, idealmente, l'immagine in piccole aree adiacenti (sampling spot - areole di campionamento) e misurando l’energia luminosa proveniente da ciascuna di esse. Generalmente, la suddivisione è fatta secondo un grigliato a maglia quadrata di lato 1. 15 La frequenza di campionamento fc, numero di campioni per unità di lunghezza, è inversamente proporzionale a 1. fc 1 1 Il criterio posto alla base del campionamento punta ad evitare la perdita di informazioni. Il risultato del campionamento è una matrice numerica i cui elementi si riferiscono alle areole di campionamento. 16 Quantizzazione La quantizzazione ha lo scopo di discretizzare l'intero intervallo dei valori radiometrici rilevati col campionamento e definito da Lmin e Lmax, rispettivamente luminosità minima e massima presenti. Il campo di variazione viene suddiviso in un certo numero di segmenti, ciascuno dei quali è caratterizzato da un limite superiore ed uno inferiore, chiamati "livelli di decisione". Il criterio per fissarli è quello di minimizzare l'errore di quantizazzione; nel caso più semplice l'intero range è suddiviso in M parti uguali. 17 Indipendentemente dal criterio usato, ogni segmento è identificato con un numero d'ordine progressivo espresso in forma binaria. La quantità di segmenti definibili dipende dal numero di bit a disposizione. Codifica Una volta assegnati i livelli di decisione, si passa alla operazione finale di codifica che associa a ciascun valore campionato il codice binario (Digital Count) che identifica il segmento in cui è compreso. In definitiva, un'immagine radiografica digitale è costituita da una matrice di numeri interi, compresi fra 0 e 255. 18 E' evidente che sotto questa veste l'immagine presenta il grosso vantaggio di poter essere elaborata da un calcolatore e di essere memorizzata su banda magnetica dando vita ad archivi di facile gestione e più rapida consultazione. A questo punto è naturale chiedersi come sia possibile, una volta elaborata o archiviata, "rivedere" un'immagine digitale. A ciò provvedono particolari dispositivi che ad ogni valore numerico della matrice associano un segnale video di intensità proporzionale. E' così possibile ottenere, su di un monitor, l'immagine in forma intelligibile. Essa risulta simile ad un mosaico le cui tessere, chiamate pixel, hanno intensità luminose (livelli di grigio) proporzionali ai corrispondenti codici. 19 Il fascio di radiazioni che "esplora" l’oggetto da esaminare, viene più o meno attenuato in funzione del numero atomico del mezzo attraversato e dallo spessore. L’immagine risultante è quindi funzione di questi due parametri. La qualità dell’immagine dipende da vari fattori: durezza delle radiazioni morfologia del materiale ispezionato dimensione dell’area di emissione delle radiazioni. 20 In effetti nella formazione dell’immagine, a parità di altri fattori (qualità dell’oggetto, distanza sorgente oggetto e sorgente piano di rivelazione), la dimensione dell’area di emissione, chiamata macchia focale (focal spot) è determinante per avere immagini prive di "aloni", o per meglio dire, ridurre al massimo la zona di "penombra". Negli apparecchi radiografici industriali la macchia focale varia da 0.1 a 4x4 mm, mentre negli apparecchi microfuoco questa dimensione è dell’ordine di 5-10 . Per ottenere fasci di raggi X così collimati si utilizzano forti campi elettromagnetici in grado di concentrare gli elettroni emessi da un filamento in tungsteno su un target (anticatodo). 21 La radiografia microfuoco viene impiegata nell’ispezione di componenti particolarmente critici e/o laddove si vogliono rivelare difetti dell’ordine di pochi micron. Quindi questo tipo di apparecchiature vengono impiegate nella ricerca, ma anche in produzione per qualificare componenti ceramici, compositi, componenti elettronici (chip), componenti per l’industria aeronautica e aerospaziale. 22 Un’altra peculiarità di questo tipo di apparecchiatura è la sua modularità: è possibile cambiare tipo di target e forma. Ad esempio, si possono utilizzare anodi "cavi" per ispezionare saldature circonferenziali, oppure introdurre l’anodo in fori anche di piccole dimensioni (F =6 mm), anodi di varia forma per ottenere fasci con angoli prestabiliti: 360°, 30°. etc. Ancora, è possibile cambiare il materiale del target per ottenere radiazioni più o meno dure. 23 24 25 26