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Antropologia delle mutilazioni genitali femminili. Una
ricerca in Italia
Autore: a cura di Carla Pasquinelli con la collaborazione di Cristina Cenci, Silvia Manganelli, Valeria Guelfi
Editore: AIDOS, Roma
Tipo: Saggio
Anno: 2000
Data inserimento: 02/12/2005
Le prime testimonianze di donne africane che avevano subito la circoncisione femminile più tardi definita
mutilazione dei genitali femminili sono state raccolte dal movimento femminista verso la fine degli anni ’70. In Italia
il primo articolo venne pubblicato dalla rivista Effe nel 1976 […] Ciò che allora suscitò maggiore stupore fu la
scoperta che questa pratica millenaria venisse esercitata anche su bambine nate nei paesi occidentali e cittadine di
questi paesi. Una pratica tradizionale più forte della civiltà e del diritto dell’Occidente, che continuava a essere
perpetrata soprattutto per volere delle donne alle quali è delegato il ruolo di conservatrici del patrimonio culturale
tradizionale e in cui l’atteggiamento di rinuncia, sottomissione, inferiorità e passività coincide con il controllo
sociale del comportamento femminile […] Nessuna di noi si è mai illusa che una pratica millenaria come quella delle
Mgf possa essere sradicata in pochi anni. Sono necessari volontà politica e mezzi adeguati. Negli ultimi anni però i
progressi sono stati enormi. […] Oggi parlare di infibulazione o escissione non è più un tabù. Ed è questo forse
l’inizio della fine. Ma dobbiamo continuare a sostenere le organizzazioni che lavorano in Africa perché il
volontariato non è sufficiente. Occorrono mezzi adeguati affinché possano continuare a operare. Occorre far
sapere in Occidente come e quanto l’Africa stia cambiando.
(da: L’inizio della fine di Daniela Colombo, p. VII)
foto da: «Il foglio de il paese delle donne», n. 2, 19 gennaio 2005, p. 7
Mutilazioni dei genitali femminili è il nome che è stato dato nel corso della III Conferenza del Comitato
Inter-africano sulle pratiche tradizionali rilevanti per la salute di donne e bambine/i (Iac nell’acronimo inglese, Ci-Af
in quello francese) a tutte quelle pratiche tradizionali in cui si ha l’asportazione e/o l’alterazione di una parte
dell’apparato genitale esterno della donna. Non è però così che le chiamano le popolazioni dei paesi in cui si
praticano, che non accettano la forte connotazione negativa contenuta in tale espressione. Ogni gruppo usa i
termini tramandati dalla propria tradizione che variano molto da un’etnia o da una regione all’altra, a secondo
anche di quale tipo di mutilazione si tratta.
(da: Che cosa sono le Mgf, di Carla Pasquinelli, p. 1)
Carla Pasquinelli è docente di Antropologia culturale alla facoltà di Scienze politiche dell’Università di Napoli
«L’Orientale». È studiosa di Ernesto De Martino. Si interessa di antropologia politica, di antropologia simbolica e di
fenomeni di cambiamento culturale. Scrive su numerose riviste italiane e straniere ed è direttore responsabile della
rivista «Parolechiave».
Dall’indice
L’inizio della fine di Daniela Colombo;
I – Antropologia delle mutilazioni dei genitali femminili di Carla Pasquinelli;
II – Progetto di ricerca sulle Mgf in un contesto di immigrazione di Carla Pasquinelli, Cristina Cenci, Silvia
Manganelli, Valeria Guelfi;
III – La costruzione sociale del corpo dell’immigrata: Le rappresentazioni delle mutilazioni genitali femminili
nella stampa italiana e nella letteratura specialistica di Cristina Cenci, Silvia Manganelli;
IV – La ricerca sul campo: risultati e considerazione di Carla Pasquinelli; Bibliografia di Valeria Guelfi.
Collegamenti
http://www.bnnonline.it/index.php?it/136/teca-tematica/show/155
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http://www.dirittiumani.donne.aidos.it/ [2]
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