Testimonianze sulla Resistenza alla OM di Gardone VT (1943

# A.N.P.I.
COMUNE DI GARDONE V.T.
Associazione Nazionale Partigiani d'Italia
ASSESSORATO ALLA CULTURA
SEZIONE DI GARDONE V.T.
Testimonianze sulla Resistenza
alla O.M.
di Gardone V.T.
(1943-1945)
In copertina: 4 caduti della OM, tempera di William Fantini
Disegni di Leonello Campanelli
Fotografie di Gino Panelli e Bruno Doloni
C.E.LBÌ.B.
Gardone V.T. - 25 Aprile 1987
Se voi volete andare in
pellegrinaggio nel luogo dove è
nata la nostra Costituzione,
andate nelle montagne dove
caddero i partigiani, nelle carceri
dove furono imprigionati, nei
campi dove furono impiccati.
Dovunque è morto un italiano per
riscattare la libertà e la dignità,
andate lì, o giovani, col pensiero,
perché lì è nata la nostra
Costituzione.
PIERO CALAMANDREI
Ringraziamenti
Un ringraziamento particolare va ai signori Mario Zoli, presidente della sezione AMPI di Gardone V.T. ed Egidio Zubani,
membri della segreteria provinciale dell'ANPI, per aver consentito, con il prezioso lavoro di raccolta delle testimonianze, la
pubblicazione del presente volumetto.
Si ringraziano inoltre, perla collaborazione offerta, Giuseppe
Bertoletti, Egidio Lazzari, Federico Telò, Francesco Trovati e
Pierantonio Bolognini.
Presentazione
L'idea di pubblicare il presente opuscolo è nata fra alcuni
soci dell'AMPI di Gardone V. T. dopo essere entrati in possesso di
fotografie inedite che ritraggono un gruppo di pari/giani gardonesi a Bovegno nell'agosto del 1944.
Una seconda sollecitazione è giunta dall'iniziativa della scuola elementare "Andersen" che ha stampato la monografia "I
protagonisti raccontano" in cui sono presentati episodi relativi al
periodo resistenziale. Con questa raccolta di testimonianze, che
non pretende di essere esaustiva, si intende far luce sul ruolo determinante che gli operai delle nostre fabbriche hanno avuto,
nel periodo 1943-45, nell'opera di sostegno attivo a/le formazioni partigiane operanti in Valle.
In particolare si vogliono ricostruire gli episodi salienti verificatisi alla fabbrica OM di Gardone V.T. in quegli anni, attraverso
la voce di alcuni protagonisti. L'intenzione dell'ANPI di Gardone
V. T., per il prossimo futuro, è quella di estendere la raccolta di testimonianze anche alle fabbriche Beretta e Bernardelli.
Nell'indagare su un periodo come quello resistenziale, si vendicano solitamente due fenomeni: per chi questo tempo ha
vissuto, si impone /Incordo, la trasfigurazione; in chi non l'ha vissuto subentra il distacco, la tentazione di dimenticare.
Se la memoria è il difetto degli anziani, il distacco è il difetto
dei giovani. L'obiettivo è di superare questa lacerazione generazionale evitando, da un lato, di indulgere al ricordo e disponendosi, dall'altro, ad avvertire, nelle vicende del recente passato,
una storia che ci appartiene e a cui non ci si può sottrarre.
La rilettura pacata e rigorosa del passato testimonia la volontà di guardare con limpidezza al presente; i valori che ispirarono
i resistenti sono infatti quelli su cui si sono costruiti le regole della convivenza civile e il cammino della nostra nazione.
Questo lavoro vuole essere uno stimolo, soprattutto per le
giovani generazioni, affinchè, attraverso la riscoperta di alcune
pagine di storia, anche locale, possano maturare una salda
coscienza civica e democratica e tradurre in "costume" l'ispirazione morale nata dalla Resistenza.
Valentino Maffina
Presidente della Commissione Comunale
a/le Attività Culturali
L'organizzazione
antifascista
nelle fabbriche e
la lotta armata dei
parmigiani
La storia del contributo
degli operai del Nord alla lotta
di liberazione a grandi linee è
nota attraverso le ricostruzioni
prodotte in particolare negli
ultimi venti anni.
È una storiografia però, in
larga parte basata sui documenti e sulle fonti d'archivio.
Anche a Brescia quanto è rintracciabile sulle carte è stato
pressoché interamente utilizzato. È generalmente riconosciuto che l'ufficialità dei documenti non sempre è adatta
a rappresentare compiutamente gli eventi nella loro realtà vera, autentica. Ciò è ancor
più fondato per un periodo come quello resistenziale nel
quale allo scritto, per owie ragioni, si ricorreva solo eccezionalmente e per assoluta
necessità.
Far parlare quindi i protagonisti è un'operazione sempre di grande interesse che,
se non aggiunge gran che alle
cadenze ed alla struttura della
storia "ufficiale", la rende viva,
le da carne e sangue e può offrire sollecitazioni e motivi di
ulteriori approfondimenti e riflessioni. In particolare è significativa una raccolta come
questa di testimonianze di
fabbrica, di istantanee su un
ambiente così decisivo per la
crescita della lotta antifascista
e pur tuttavia così poco scandagliato.
È noto che una delle peculiarità della guerra di liberazione nel nostro Paese, in particolare di quella di matrice
garibaldina presente in Valtrompia, va individuata nel
rapporto inscindibile fra lotta
armata delle formazioni partigiane ed azione politica nelle
fabbriche del Nord.
Abbiamo più volte detto
che gli operai rappresentarono la principale retrovia, indi-
dello stabilimento della OM dopo i
bombardamenti del 3 Aprile 1945.
spensabile alla soprawivenza
stessa delle formazioni garibaldine, accanto al sostegno
popolare che cresceva attorno all'antifascismo simmetricamente alla caduta verticale
del consenso al risorto regime
di Salò.
E tuttavia è di straordinaria
utilità poter rendere esplicito
questo legame vitale fra operai e partigiani combattenti, a
maggior ragione in una realtà
come la Valtrompia, interessante e "difficile" per diversi
motivi (per il gran numero di
industrie belliche, per la contiguità alla capitale della RSI,
per la relativa debolezza "storica" dei comunisti bresciani )•
Probabilmente nell'esprimere una valutazione d'insieme sul contributo dato dagli
operai bresciani alla lotta di liberazione si è portati a sottovalutarne l'importanza, ad individuarne e sottolinearne i
vuoti (scioperi del marzo '43)
rispetto ad altre realtà certo
più significative (Milano - Torino). Mi sembra però che
un'analisi attenta che parta dal
periodo dello scoppio del secondo conflitto, precedente
cioè la lotta armata, ci permetta di comprendere meglio e
valutare realisticamente le
contraddizioni, le difficoltà ed i
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successi del movimento operaio a Brescia durante la Resistenza.
Questo non per giustificare
le carenze soggettive, di
orientamento e di direzione
politica che pure ci furono e
vennero più volte denunciate
nei rapporti dei vari responsabili e degli ispettori sia del PCI
sia del Comando delle Brigate
Garibaldi che passarono da
Brescia; ma per capire di più
una realtà per certi aspetti atipica, peculiare e quindi molto
più complessa e in parte diversa da quella di Milano oTorino.
Così, ad esempio, il gruppo
dirigente la Federazione del
PCI agli inizi del '43, quando si
profilava la crisi del regime, si
trovò a fare i conti con una situazione molto articolata che
offriva anche spazi notevoli di
intervento ma che comunque
si stentava a conoscere ed a
governare a causa di quel lungo periodo di vuoto (1937—
1942) nella presenza organizzata dei comunisti a livello
locale.
Questa è stata una difficoltà di non poco conto se si consideri il ruolo fondamentale
che, dopo il primo spontaneo
e disordinato sussulto ribellistico (autunno '43), ebbe nel
consolidare la resistenza italiana l'azione politica organizzata dei partiti antifascisti, e
soprattutto dei comunisti. E ciò
risulta ancor più vero a Brescia che per diverse ragioni
(industria armiera, capitale
RSI) presentava un apparato
repressivo eccezionalmente
forte ed efficace.
È risaputo quale fosse lo
stato d'animo degli operai
bresciani: il loro atteggiamento antifascista si era ulteriormente accentuato con la
guerra, con il mercato nero,
con i bombardamenti che minacciavano direttamente gli
stabilimenti a produzione bellica.
Ma per mobilitare adeguatamente ed organizzare gli
operai occorreva una salda
direzione politica, radicata
nelle fabbriche, capace di raccogliere in un progetto complessivo le rivendicazioni, i
malcontenti appena sussurrati serpeggianti tra gli operai, in
grado di vincere la soggezione al regime militaresco vigente nella fabbrica, di rompere quel circuito di paura che
bloccava i singoli operai; capace infine di superare anche
le resistenze "corporative" di
coloro che godevano di una
condizione relativamente vantaggiosa: posto di lavoro, dispensa dal servizio militare,
possibilità di integrare il reddito con piccole attività agricole
che continuavano a svolgere
fuori dalla fabbrica.
In effetti per superare queste difficoltà e queste resistenze, agli inizi del '44 la nuova direzione della federazione del
PCI con Carlo Camera (Righi),
produsse uno sforzo notevole
operando una vera e propria
svolta.
Si pongono concretamente in questo periodo le basi
politiche ed organizzative per
la successiva attività: gli scioperi del marzo, del luglio-agosto, dicembre '44 e dell'aprile
'45; l'iniziativa unitaria svolta
all'interno delle fabbriche con
le altre forze politiche per costituire i CLN e per predisporre
il presidio e la difesa degli
stabilimenti; l'aiuto e il collegamento con le formazioni partigiane. L'opposizione al fascismo, che in definitiva diventa
generalizzata fra gli operai,
non si spiegherebbe senza
quel lavoro intenso politico ed
organizzativo sviluppato capillarmente in particolare nei
primi mesi del '44 e proseguito poi fino alla vittoriosa primavera del '45.
Le testimonianze che qui
vengono presentate documentano questa realtà, il valore di tanti piccoli episodi, di atti
di coraggio, di sacrifici, di
comportamenti individuali e
collettivi, che hanno concorso
insieme a produrre quel complesso ed anche contradditorio evento che fu la lotta partigiana di liberazione nella nostra provincia. Una vicenda
che, ormai spogliatadatempo
dalle superflue mitologie, ci
viene riproposta nella sua
umanità, nella sua reale dimensione fatta di cose minute,
quotidiane ma anche di grandi slanci e forti idealità.
Marino Ruzzenenti
Il contributo degli
operai occupati
nelle aziende
gardonesi
alla Resistenza
Assai si è scritto sulla Resistenza di Gardone V.T. e delle
sue convalli. Riteniamo pertanto che sia già stato realizzato un quadro verosimilmente
completo della lotta di Liberazione in queste località. Ciò
che invece è stato poco trattato dalla pubblicistica storica,
all'opposto della azione partigiana combattente è il determinante, proficuo e costante
apporto delle maestranze
occupate nelle fabbriche di
Gardone, a sostegno della
Resistenza esterna, sostegno
che raggiunge considerevoli
proporzioni, specie dopo il famoso colpo alla fabbrica d'armi "Beretta" del 7 ottobre '43 e
il successivo trasferimento di
alcuni reparti della O.M. di
Brescia, nei capannoni della
FARE a Gardone.
Secondo dati ufficiosi dell'epoca, circa 7-8.000 operai
sono presenti a Gardone nel
'44. Appunto da centinaia di
questi operai provengono rifornimenti di armi, munizioni,
aiuti per i gruppi di montagna
che già nel settembre del '43
Nella foto: i membri dei CLN della OM
operavano nelle vicinanze di
Gardone; Spiedo, Croce di
Marone, Polaveno, Brione,
Collie, Sondino, ecc
Diventano familiari i primi
nomi di comandanti partigiani: Montini, Cinelli, Pelosi, Gerola, Gheda, Lorenzini ed altri.
Uno dei primi gruppi partigiani formatisi è sicuramente
quello di Sella di Polaveno comandato inizialmente da antifascisti in collegamento col
C.L.N. di Brescia, Comitato
che era sorto dalla fusione del
Comitato interpartitico nato
nei 45 giorni badogliani.
Il volantinaggio è praticato
su larga scala sia in paese, da
giovanissimi e da anziani, sia
nelle fabbriche stesse, dove
alcuni operai fanno appositamente gli straordinari, onde
portare a termine tale missione.
Particolarmente intensi il
volantinaggio e le scritte antinazifasciste nel maggio-giugno del '44, rivolti alle classi
del 25-26 con l'appello a non
presentarsi alla RSI, ma ad
unirsi ai ribelli patrioti.
Giornali clandestini, manifesti e volantini sono in parte
inviati dal C.LN. di Brescia, ma
parecchi vengono confezionati a Gardone alla O.M. Nascostamente centinaia di manifestini vengono dattilografati
e distribuiti nottetempo nelle
case, fra gli operai.
Particolarmente attivi sono
Attilio Zanoletti, Salvatore Gitti,
Battista Leali, membri del
C.LN. aziendale che sanno organizzare bene ogni particolare.
E che dire del Sig. Mario
Tavana, gardonese, che per la
sua esperienza era stato nominato direttore della OM trasferita a Gardone? Il Tavana
perisce tragicamente in un incidente stradale nel gennaio
'45.
Poco si è parlatq di quest'uomo triumplino purosangue, schivo, umanitario, che
aiutava, a rischio della propria
vita, tutti i compaesani particolarmente quelli sospettati o ricercati dai nazifascisti.
Tra i nomi che spiccano alla OM di Gardone nel periodo
della Resistenza, citiamo il responsabile della sorveglianza
e capo del servizio antincendio, Angelo Martinelli, che forma fra i pompieri una squadra
speciale addetta a compiti di
appoggio alla lotta clandestina; fra gli operai coloro che
propendono per la libertà e
l'antifascismo sono la maggioranza, si fanno luce sopra
gli altri: Milani, Valle, Zambruni, Pedretti, Muffolini, Porteri,
Casari, Zubani, Zanoletti, Belleri, Frialdi, Zacchi, Gitti, Leali,
Mensi, Panelli. Certamente altri meriterebbero di essere citati per i loro ideali di libertà,
ma purtroppo dopo tanti anni
ci è difficile farlo; idealmente li
ricordiamo tutti e li ringrazia-
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mo per quanto hanno fatto.
La 122a Brigata Garibaldi
che fino al mese di luglio 1944
opera nella zona del Guglielmo in stretta collaborazione
con il gruppo autonomo dei
russi comandato da Nicola,
potrà veramente chiamarsi tale dopo il bombardamento di
Brescia del 13 luglio poiché
fuggono dal carcere Speziale,
Gheda, Tifo e tanti altri che alla
spicciolata raggiungono la
valle e si danno subito da fare
per rinforzare il quadro dirigente della brigata.
La situazione è favorevole
politicamente, perché da poco è caduta Roma, gli alleati
hanno effettuato lo sbarco in
Normandia, vi è stato l'attentato a Hitler, e anche perché in
quei giorni vengono emanati i
bandi di chiamata alle armi
dei giovani delle classi del '25
e '26 il che crea un fuggì fuggì
dalla città e dai paesi di giovani che vogliono raggiungere la
montagna per unirsi ai partigiani.
Sono queste giovani forze
provenienti da vari paesi come Roè Volciano, Vobarno,
Iseo, Brescia che rinsanguano
la resistenza e permettono la
massiccia formazione della
122a Brigata Garibaldi forte di
circa 100 uomini, prima comandata da Gheda, poi da
Verginella e infine da Tifo (Luigi Guitti), il quale si distingue
nella azione contro i fascisti a
Mura.
Alla vigilia della Liberazione, il 19 aprile 1945, troviamo
ancora Tito al comando della
122a nel sanguinoso scontro
del Sondino dove cade gloriosamente il vice comandante Beppe Gheda con altri 17
partigiani.
Riteniamo che per conoscere l'apporto dato alla Resi-
stenza dai gardonesi e da tutta
la Valtrompia, prima in assoluto nella nostra provincia ad organizzarsi e ad innalzare la
bandiera della Resistenza, più
che le parole siano eloquenti e
significative queste poche cifre.
Caduti per la libertà in Valle
Trompia(122a Brigata Garibaldi, Brigata Margheriti delle
FF.VV.) compresi i partigiani
caduti in altre formazioni italiane e all'estero, nei lager e nei
campi di sterminio n. 177. Non
c'è paese della Valtrompia
che non abbia avuto i suoi caduti per la Resistenza.
Sulle bandiere di combattimento delle formazioni ribelli
brillano ben 14 decorazioni al
valor militare: 1 medaglia d'oro
a Gardoncini di Gardone, 3
d'argento, 5 di bronzo e 5 croci di guerra.
Questo il tributo di sangue
e di valore dato da Gardone e
dalla Valtrompia alla causa
della Libertà.
Aldo Gamba
Lo stabilimento O.M. a Gardone V.T.
La OM, in seguito agli attacchi aerei a Brescia, si trasferisce in parte a Gardone
V.T. I capannoni vengono
svuotati e sistemati affinchè le
nuove lavorazioni possano iniziare; il personale alle dipendenze della FARE è trasferito
alle dipendenze della OM.
Ringraziamo la Direzione
della OM di Brescia la quale,
in seguito a nostra richiesta,
specifica che già nel 1942 nasce la prima unità operativa a
Gardone V.T; successivamente, nello spazio ora occupato
da MI-VAL, Redaelli, Arsenale
viene trasferita l'officina composta dai seguenti reparti: Ingranaggi, Pompe iniezione,
Iniettori Diesel, Fucina, Radiatori, Carpenteria in ferro, Carrozzeria, Montaggio autocarri,
Falegnameria, Rimorchi, Ricambi, Attrezzeria e Calibri e
produce altri componenti che
vengono inviati a Brescia per
il montaggio. La forza nello
stabilimento è mediamente di
1.500 operai (1.300 Ex-Arsenale + 200 da Brescia), 130 impiegati e dirigenti.
Fra tutti questi dipendenti
c'è un gruppo che, fra l'incertezza e la confusione generale, sa prendere delle decisioni
che devono indirizzare le forze
dell'antifascismo e indicare le
iniziative politiche e organizzative. I vari partiti esprimono il
CLN e, nonostante esistano divergenze di orientamento politico, si sentono legati dalle
awersità che si presentano all'orizzonte e cercano di trovare la soluzione ai tanti grossi
problemi che gli sbandati, i
nuovi chiamati alle armi, i ricercati pongono per sopravvive re.
Per fortuna alla OM è stato
nominato direttore un cittadino gardonese, il sig. Tavana
Mario, che oltre a essere un
tecnico molto preparato è, dal
lato umano, una persona che
sa far valere diplomaticamente le sue tesi anche con i Tedeschi. Riesce sempre nel suo
intento e anche durante lo
sciopero calma le ire dei Tedeschi che vogliono deportare un buon numero di operai
in Germania.
Purtroppo il Tavana muore
in un incidente stradale e alla
OM di Gardone manca un
grande difensore. Lo sostituisce il sig. Attilio Franzosi di
Brescia.
All'interno dell'azienda si
deve lavorare molto perché i
Tedeschi controllano la produzione e non accettano scuse.
Nell'autunno del 1944 molti
generi di prima necessità vengono a mancare e i prezzi sono sempre in ascesa. Il Consiglio di fabbrica ottiene dalla
direzione la distribuzione
interna di qualche derrata alimentare. Gli operai scioperano in appoggio, ma senza
convizione, e si ritengono soddisfatti nonostante i risultati
ottenuti siano il minimo rispetto alle richieste effettuate.
Il CLN comprende che è
ancora prematuro portare gli
operai a una lotta aperta. Individualmente tutti sono o si dichiarano antifascisti, ma probabilmente la minaccia tedesca di mandare in campo di
concentramento in Germania
chi si astenga dal lavoro, fa il
suo effetto.
È solo dopo una approfondita e capillare preparazione
Veduta dello stabilimento della OMdopo i
bombardamenti del 3 aprile 1945.
che finalmente il 19 aprile 1945
si giunge alla proclamazione
dello sciopero generale in tutte le fabbriche della Valle
Trompia: dalle 10 fino a sera.
Alla OM il risultato è ottimo.
Tutti i dipendenti escono dall'azienda e rientrano il giorno
successivo. Dopo giornate di
tensione il CLN aziendale riceve l'ordine che l'insurrezione
deve iniziare il 26 aprile; vengono distribuite le armi, gli
operai armati sparano contro i
tedeschi, bloccano un camion
carico di soldati e riescono a
salvaguardare l'azienda: tutti
sono contenti per la riacquistata libertà.
L'azienda, finita la guerra,
ritira la sua opzione sulla gestione gardonese e la direzione vuole rientrare a Brescia
con pochissimi dipendenti.
È questo il primo duro colpo per l'occupazione operaia
della nostra zona.
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Testimonianze
Patriota della Resistenza
Gino Panelli — Disegnatore
14 Agosto 1944
Di buon mattino partiamo da Gardone per Pezzoro,
via Magno, Caregno, Forcellino di Pezzoro.
Siamo io, Gisy, la mia fidanzata, tre sue amiche, mio
padre Gianni Pacchetti, Bepi
Lancini e Angelo Marocchi sono partiti precedentemente da
Gardone per Anveno, Croce
di Marone, Stalletti per trasportare armi. Le armi (mitra)
sono confezionate in una fascina di legna.
Trascorriamo il pomeriggio e la notte a Pezzoro. Con
• «r.
noi, oltre a Zanoletti e ai sopraelencati, c'è anche Amatore Milani. A Pezzoro troviamo
anche il "Capitano inglese
(Giacomino)".
15 Agosto
Tutti insieme il mattino partiamo da Pezzoro e via Pezzaze ci rechiamo alla Madonna
di Bovegno ove sostiamo circa un'ora. Riprendiamo il
cammino con meta Bovegno:
'Albergo Brentana' dove ci fermiamo a mangiare.
Durante la giornata in qualche stanza separata, si sono
svolte riunioni, durante le quali
sono stati consegnati ai partigiani già affluiti in detto albergo, armi, medicinali e viveri.
La sera, prima delle ore 19,
(a quell'ora inizia il coprifuoco)
partiamo in bicicletta verso
Gardone. A Marcheno, dove
c'è la doppia curva in prossimità del ponte che porta alla
chiesa, incontriamo le Brigate
Nere che in camion salgono
verso la Valle. Con noi c'è anche il "Capitano Inglese".
lo e le ragazze abbiamo il
compito di confondere le idee
ad eventuali curiosi: sembriamo un'allegra compagnia in
gita di piacere.
Membro del Consiglio di Gestione
Baldassare Belleri Capo dell'Ufficio Tecnico e del Reoarto Cai i ori
Quando oer radio giunge
la noti da dell'armistizio, il colonnello direttore dell'azienda
da ordine ai suoi ufficiali di 33Dandonare la divisa militare e
vestire gli aoiti civili I soldati
che lavorano nell'azienda fuggono rioarando in case amiche o cercando di raggiungere il proprio paese: era un fuggi-fuggi generale.
Si attende l'arrivo dei Tedeschi; ad ogni allarme si vede gente scappare "coraggiosamente" mentre l'allarme poi
risulta falso.
Per avere notizie più sicure
è mandato in avanscoperta, in
moto, a Villa, Carlino Buizza
che nel vedere i Tedeschi deve correre all'Arsenale e avvertire gli ufficiali cosi che essi
possano scappare: è unaspecie di tragicommedia.
Dall'azienda intanto spariscono camion interi di macchinar! e materie prime che
vengono mandati verso altre
destinazioni. Questa è la fotografia dello stabilimento nel
mese di settembre del 1943.
Arrivano anche i Tedeschi
e senza preavviso: graduati su
una moto sidecar entrano in
portineria e ordinano di affiggere un comunicato da parte
del comando tedesco che ob-
bliga con pesanti ingiunzioni
tutti i dipendenti a rimanere al
proprio posto, a non compiere
sabotaggi, a salvaguardare
integralmente tutte le macchine e le attrezzature.
Arrivano poi i dirigenti: un
. ingegnere e il colonnello delle
SS, Frommel. La truppa occupa le scuole Zanardelli e
presta servizio di guardia nell'azienda. Il colonnello minaccia tutti e sparacolpi di pistola.
Quando è ubriaco, e lo è spesso, getta bombe a mano dalla
finestra.
Per prima cosa fanno caricare sui loro camion le macchine e le attrezzature inerenti
alla lavorazione delle armi
vuotando interi reparti. La Germania è la destinazione di tutto il macchinario.
Nei mesi successivi viene
trasferita da Brescia una parte
della OM per evitare i frequenti
attacchi aerei che colpiscono
la città.
Da Brescia arrivano anche
uomini validi, che entrano afar
parte del Consiglio di Gestione. Insieme con me ci sono:
Zambruni, Ferraglie, Leali,
Sorlini, Zambonardi, Livella,
Zacchi e Gallizioli.
Un renitente alla leva
Giuliano Bosio —
Operaio Reparto Carrozzeria
Gardonesi a Bovegno il 15 agosto 1944 - in piedi da sinistra: Giacomino "l'inglese", Attilio
Zanoletti, Bepi Lancini, Gianni Pacchetti, Amatore Milani, Angelo Marocchi, Adler Timp/nì.
Accosciati: Gino Panelli e 2 russi.
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Lavoro alla FARE, nel laboratorio chimico; vengo licenziato perché chiamato alle
armi. L'8 settembre ritorno a
casa e mi nascondo in montagna per un certo periodo. La-
voro alla "Armi Gitti" di Inzino
e in seguito, per interessamento del direttore della OM
sig. Tavana, vengo assunto
nell'azienda nel maggio 1944.
Posso così ottenere l'esonero
dal servizio militare. Lavoro in
carrozzeria a montare le cabine: cosa che non ho mai fatto,
ma i colleghi mi aiutano molto
e così posso apprendere un
nuovo mestiere.
In ottobre, durante un'incursione aerea, non viene
suonato l'allarme, lo mi precipito in portineria e riesco a far
suonare le sirene e ad aprire i
cancelli così gli operai possono uscire.
A seguito di questo mio intervento i Tedeschi mi fanno
pervenire una cartolina precetto della TODT di Peschiera,
probabilmente con destinazione Germania.
Rifletto molto sulla decisione da prendere, alla fine
scelgo di non presentarmi e di
nascondermi in attesa che la
guerra finisca.
La fortuna mi aiuta, nessuno viene a cercarmi.
Nei giorni della Liberazione finalmente posso uscire a
respirare aria e sole di libertà.
Il partigiano
Nell'estate del 1944 sulle montagne liguri si canta questo canto di
lotta e d'amore per la libertà, oltre
la stessa morte, L'autore è ignoto.
Il bersagliere ha cento penne
e l'alpino ne ha una sola;
il partigiano ne ha nessuna
e sta sui monti a guerreggiar!
Là sui monti vien giù la neve,
la tormenta dell'inverno;
ma se venisse anche l'inferno,
il partigiano riman lassù.
Quando scende la notte scura
tutti dormon laggiù alla pieve,
ma camminando sopra la neve,
il partigiano scende in azion.
Quando poi ferito cade
non piangetelo dentro al cuore,
perché se libero uno muore
non importa di morir!
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Un partigiano della 122a Brigata
Garibaldi
Rinaldo Casari —
Operaio Repano ingranaggi
Vengo assunto alla OM
nell'ottobre del 1944 per poter
ottenere l'esonero e il tesserino di riconoscimento valido
per quando sono fermato ai
posti di blocco fascisti. Difatti
entro in stabilimento solo
quando devo parlare con
qualcuno o organizzare qualche colpo.
Anche la mia busta paga
mi viene recapitata a casa. Il
mio nome figura sull'elenco
dei ricercati in quanto la mia
famiglia si è esposta notevolmente per la causa: mio fratello Giovanni, sebbene menomato ad una gamba, dopo
essere stato incarcerato per il
colpo alla Beretta, ha preso la
strada della montagna ed è
diventato commissario della
122a Brigata Garibaldi, lo di riflesso sono sempre impegnato a portare armi, viveri, a guidare gli uomini che scelgono
di andare in montagna e a tenere i collegamenti coi vari responsabili.
Prendo parte all'organizzazione dello sciopero del 13 dicembre 1944, provocato dal
malcontento diffuso per la
scarsità di generi alimentari. Si
ottiene un aumento della razione della mensa e una distribuzione straordinaria di alimentari.
Anch'io partecipo attivamente alla lotta nei giorni della
Liberazione assicurando la
mia presenza durante le azioni partigiane a S. Rocco e alla
OM.
Un informatore della 122a Brigata
Garibaldi
Ottonino Frialdi —
Magazzino Generale
Sono adibito al magazzino generale: tenuta carico e
scarico materiali: adiacente a
questo vi è un piccolo deposito contenente benzina e copertoni per automezzi al servizio esclusivo del comandante
germanico, la cui contabilità
è di competenza dell'interprete.
Un mattino si presentano in
ufficio due autisti dell'OM di
Brescia che ci chiedono, in via
segreta, di poter avere due
fusti di benzina e quattro gomme da consegnare ad una formazione del Comitato Volon-
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tari Libertà (CVL) della città.
Telefono all'interprete e gli
chiedo la consistenza dei materiali depositati e quello mi
consiglia di fare l'inventario e
di comunicarglielo in quanto
non è aggiornato.
Riesco a sottrarre due fusti
e quattro gomme che carichiamo sull'automezzo dei
due autisti; faccio in modo di
eludere la sorveglianza della
portineria ed il materiale esce
dalla fabbrica senza intoppi.
Combattente
antifascista
Achille Mensi —
Reparto Fucina
Nel giugno 1943 vengo assunto all'Arsenale e destinato
al reparto fucina; mi trovo abbastanza bene in quanto faccio conoscenza con parecchi
antifascisti.
Con il passare dei mesi
formiamo una cellula che si
adopera a sabotare la produzione. Ne fanno parte Pino Forini, i fratelli Berteli, Sonarti
Carlo capo cellula, Pontara
Mario,
Angelo
Muffolini,
Marchesini, Cerlini, Dino Gallizioli.
All'esterno il nostro punto
di riferimento è la casa di Luigi
Quaresimini a Villa Carcina
che è frequentata da parecchi
capi della Resistenza. Un giorno Maria Nicoletto mi porta
una carica di dinamite in un cilindro con miccia, costruita
manualmente per fare saltare
un autoblindo tedesco all'interno della OM.
Trasporto la carica con le
dovute cautele in fabbrica, ma
il progetto non viene approvato da Bonatti e C. perché prevedono che i Tedeschi avrebbero senz'altro fatto una
pesante rappresaglia.
Pertanto devo riportare la
mia bomba a Quaresmini rischiando che mi scoppi nella
borsa.
Nei magazzini generali alla
OM ci sono anche dei pacchi
di pistole ancora della FARE
che il magazziniere, che mi
conosce, fa finta di non vedere. Mi lascia prendere un pacco di 4 pistole; lo calo dalla
passerella sull'argine del Melia e la sera, dopo l'uscita dalla
fabbrica, vado a recuperarlo e
le porto alla base dove le armi
vengono smistate ai partigiani; complessivamente trafugo
una trentina di pistole.
È un periodo di grandi tensioni vissute giorno dopo giorno con la paura e il coraggio
nello stesso tempo. Penso anche alla distribuzione della
stampa clandestina; la sorella
di Piero Pedretti, Amalia, porta in fabbrica l'Unita, la Fabbrica, il Combattente, La nostra
lotta. Stampa che io pensavo
a diffondere nei reparti, e recapitavo a Villa Carcina presso Pini Bonardi, Amassi Domenico e Mario Luani.
Arriva finalmente il grande
giorno della insurrezione, gli
ultimi scontri, la libertà riconquistata.
Il Commissario al distaccamento della
122a Brigata Garibaldi di Gardone V.T.
Amatore Milani —
impiegato Tempista
Dipendente "anziano " dell'Arsenale, l'8 settembre mi
trovo esonerato dal servizio
militare perché "militarizzato"
in fabbrica.
Quando la OM viene spostata a Gardone in seguito ad
accordi dei Tedeschi con la
direzione per sfollare la produzione dalla città, noi incominciamo ad organizzare una
cellula clandestina di fabbrica.
Alfredo Zambruni è il responsabile ben coadiuvato da Primo Valle. All'esterno il collegamento è tenuto da Cesare Belleri (Rovi) e Rinaldo Casari.
Ben presto viene fondato il
CLN di fabbrica.
Intanto è organizzato dal
CLN di Brescia un colpo al
magazzino formaggi di Tavernole.
Noi partecipiamo all'azione con 3 camion che vengono
fatti uscire per ordine di Ange-
Io Martinelli e caricati di generi
alimentari: 2 camion sono inviati a Brescia, uno indirizzato
in Valle di Gardone dove la
mercé viene sistemata in una
cisterna. Verrà poi prelevata
da diversi gruppi di resistenti.
Nella fabbrica l'organizzazione si amplia ed io vengo
nominato commissario della
122a Brigata Garibaldi, distaccamento di Gardone V.T. Ci
dotiamo di armi che escono
clandestinamente dalla Beretta.
Il 19 aprile 1945 è organizzato uno sciopero e, malgrado
le minacce dei Tedeschi, la
fabbrica si ferma.
Come commissario mi tengo in stretto collegamento con
i vari responsabili di zona, il
nostro compito è quello di
sensibilizzare e predisporre
alla mobilitazione gli operai. È
un lavoro lungo e difficile; però il risultato è lusinghiero.
Il 25 aprile l'insurrezione
vede una buona percentuale
di operai che imbracciano il
mitra e partecipano alla liberazione della fabbrica.
Commissario del
distaccamento
"Franco" della 122a
Brigata Garibaldi
Angelo Muffolini —
Tornitore Reparto Attrezzeria
Gruppo di antifascisti e partigiani a Bovegno il 15 agosto 1944 - Si riconoscono dall'alto:
Attilio Zanoletti, due donne gardonesi, il russo Michele Onoprocìuk, Giannì Pacchetti,
Giulia Carrara (Gisy), Angelo Marocchi e Amatore Milani.
Dipendente della FARE e
militare ottengo l'esonero nel
febbraio '43; pertanto ritorno
all'Arsenale a lavorare. Passo
15
alla OM, tornitore in attrezzeria
dove esiste una cellula della
Resistenza: Valle, Milani, Pedretti. Entro a farne parte e comincio a partecipare alle varie
attività antifascista
Nell'inverno '44-'45, durante un allarme aereo, io e Amatore Milani ci rechiamo a Ponte Zanano da Sergio Pedretti a
prendere dei mitra che mettiamo sotto il mantello per il trasporto. Arrivati quasi al Convento suona il cessato allarme
e dobbiamo rientrare in azienda dove ci sono i Tedeschi di
guardia. Scaviamo nella neve
e sotterriamo i mitra; a quel
tempo la zona non era ancora
edificata.
Ritorniamo verso la OM
dove ormai sono stati chiusi i
cancelli.
Martinellj, capo dei pompieri, vedendo che non siamo
ancora rientrati, fa suonare di
nuovo l'allarme aereo permettendoci di rientrare senza dare
nell'occhio. La sera, usciti dall'azienda, recuperiamo i mitra
e li portiamo a destinazione.
Il fronte della~ gioventù recupera un ciclostile, nel
Comune di Gardone, importantissimo per la propaganda,
e viene portato a casa di Piero
Pedretti a Ponte Zanano. Viene deciso di farlo passare oltre
la sbarra situata dinanzi alla
caserma della GNR. Si sceglie
via Zanardelli, la sera alle sei
per la confusione che c'è all'uscita dagli stabilimenti.
Alla porta ci sono sempre
due fascisti di guardia.
Incaricati del passaggio
siamo in tre: io davanti in bicicletta per dare via libera e due
amici con un pezzo ciascuno
di ciclostile. Arrivati al passaggio obbligato due donne entrano in azione e distolgono
l'attenzione dei fascisti; in due
riusciamo a passare; al terzo
16
cade il rullo del ciclostile per
terra. Con il rumore i fascisti
accorrono e viene arrestato.
Portato in caserma ed interrogato, fa i nostri nomi. Veniamo subito ricercati dai fascisti, lo prendo la strada della
montagna e raggiungo la 122a
Brigata Garibaldi. Partecipo a
tutte le azioni che culminano
con la battaglia del Sondino.
Con la liberazione si riesce
finalmente a riportare la libertà
nella nostra Valle.
Partigiano della 122a Brigata Garibaldi
-GAPPiero Pedretti Reparto Attrezzeria
Sono assunto alla OM di
Gardone nel marzo 1944; la
mia è una famiglia di antifascisti e pertanto è sotto sorveglianza.
Dopo il primo sondaggio
nel reparto Attrezzeria, faccio
conoscenza con nuovi antifascisti, tra cui tengo a ricordare
Martinelli e Fumagalli capo nel
reparto pompe iniezione.
Con Fumagalli e Marchesini la sera facciamo gli straordinari per distribuire volantini
antifascisti nei reparti. Vengo
arrestato e inviato a Brescia
nella scuola Ugoni, trasforma-
ta in carcere. Il giorno dopo
riesco a fuggire e Onerini, autista della OM, mi riporta a casa con il camion. Martinelli mi
fa ottenere il lasciapassare e
per sei mesi resto fuori dalla
fabbrica; posso avere così più
tempo da dedicare alla causa.
Rientrato in fabbrica a fine
novembre '44 riprendo anche
l'attività interna con Guerini
Vittorio, Guerini Giuseppe, Locatelli, Cazzago, Valle, Dino
Gallizioli, Adolfo Livella, Arnaldo Baldi, Binetti.
Per motivi di sicurezza un
gruppo non conosce i membri
dell'altro gruppo; ognuno ha i
propri compiti da svolgere;
tanti che collaborano non si
La foto mostra la cascina Pedretti a Ponte Zanano, importante base della Resistenza in
Valle.
conoscono come partigiani,
ma si ritroveranno tutti il 26
aprile con le armi in pugno per
difendere la fabbrica.
Ai primi di marzo del '45
vengono fermati dai fascisti,
allo sbarramento di via Zanardelli posto sulla strada, due
giovani che trasportano un ciclostile a Marcheno. Interrogati confessano di aver preso
l'attrezzo a casa mia. Mentre
lavoro arriva Martinelli che mi
fa uscire in fretta dallo stabilimento, da una porta che mi
apre in fondo all'azienda.
Prendo la bicicletta e scappo
perché i fascisti mi cercano
per il ciclostile.
Rientro dopo un po' di tempo con la garanzia che non mi
avrebbero arrestato in quanto
la mia famiglia è troppo provata: un fratello morto in guerra,
un fratello prigioniero in Germania, un fratello in montagna
ed io che non sono mai sicuro
di tornare a casa.
Mio fratello Luigi e Bruno
Gabrieli, dopo essere stati licenziati dalla Bernardelli, nel
gennaio del '45 vengono alla
OM a fare il capolavoro. Tutto
va bene come lavoro, ma in
seguito alla soffiata di un impiegato fascista non vennero
assunti perché sovversivi.
Il 26 Aprile siamo in attesa
lungo la strada. Davanti allo
stabilimento arriva un camion
carico di tedeschi che sparano da tutte le parti, ci si butta a
terra rispondendo al fuoco, il
camion viene bloccato, ma
purtroppo restano sul terreno
tre morti, Piovanelli, Nodari e
Ghizzardi. Martinelli ha una
brutta ferita che lo porterà più
tardi alla tomba. Morti e feriti si
registrano anche fra i tedeschi, gli altri sono fatti prigionieri.
Un patriota della 122a Brigata Garibaldi
Giuliano Forieri —
Tecnico Reparto Meccanica
Faccio parte del GAP
(Gruppo Azione Patriottica) di
Tavernole che comprende i
due amici Luigi Riviera e Faustino Forlani. Siamo occupati
tutti e tre nella fabbrica OM di
Gardone V.T., assegnati a reparti diversi.
L'azione cospirativa che insieme svolgiamo si collega all'organizzazione clandestina
interna della fabbrica, ma soprattutto ai gruppi partigiani
della media e alta Valle Trampia. Il nostro gruppo fornisce il
proprio appoggio sia alle formazioni "Fiamme Verdi", sia
alla 122a Brigata Garibaldi.
Il frequente contatto con i
responsabili
dell'organizzazione del movimento resistenziale, per molti giovani membri del nostro GAP si traduce
in opportunità di formazione
democratica. L'azione culturale, morale ed educativa è necessaria per orientare verso i
valori della pace, della giustizia, della libertà e della dignità umana una generazione
cresciuta nel clima di un regime dispotico ed autoritario e
perciò disawezza alle battaglie politiche e sociali.
Dalla approfondita conoscenza dei problemi e delle situazioni, i giovani traggono
ispirazione, forza e coraggio
per intraprendere e intensificare l'attività operativa e di
collegamento.
Il nostro gruppo è chiamato anche a fornire le informazioni sulla consistenza e l'attività del comando tedesco,
costituito da una settantina di
uomini dislocati a presidio del
paese di Tavernole. Informazioni, armi, strumenti e mezzi
vari vengono scambiati per
nostro tramite, tra le formazioni partigiane che operano in
montagna ed i gruppi della resistenza organizzati all'interno
della OM.
L'organizzazione della resistenza si va preparando per
fronteggiare nel modo più opportuno ed efficace il momento che si presagisce sempre
più vicino, della ritirata dal
suolo italiano dell'esercito tedesco.
Lo scopo principale è quello di evitare la distruzione e lo
smantellamento degli impianti
presso il nostro e gli altri stabilimenti industriali della zona e
di ridurre il più possibile i danni ai paesi e alle inermi popolazioni della valle.
In seguito alla battaglia del
Sondino, la 122a deve abbandonare le posizioni. Molti partigiani perdono la vita ed altrettanti sono i feriti. Siamo chiamati a dare il nostro aiuto e la
Sul corno del Sondino
Sul corno del Sondino
bandiera nera
l'è il lutto partigiano
che va alla guerra.
Da Marcheno son partiti
non son tornati
sui monti del Sondino
son restati.
Compagni partigiani
bandiera rossa
l'è il sangue partigiano
che vuoi riscossa.
(cfr.: "Sul ponte del fiume Sangro"
in "Canzoniere della protesta 2",
Ediz. Gallo, Milano)
17
necessaria assistenza. Organizziamo il trasporto delle
armi, delle medicine e del vestiario. Dal Sondino alle cascine scelte come nuova base,
sono trasferiti nella notte con
barelle i feriti più gravi che sono curati dal medico di Tavernole che fa parte del nostro
gruppo.
Presso le abitazioni di amici e compagni sono ospitati,
durante l'inverno, i partigiani
superstiti.
Dopo il rastrellamento operato dalle Brigate Nere ai danni della Brigata Perlasca che
opera nell'alta valle, in cui perse la vita il partigiano Emi Rinaldini, molti sono i partigiani
feriti. Molti ribelli sono ospitati
e protetti presso una cascina
appartenente ad aderenti al
nostro gruppo.
Purtroppo a Tavernole viene chiesto un ultimo contributo di sangue.
Il 26 aprile 1945 provenienti
da Gardone, Luigi Riviera,
Faustino Forlani e Silvano Por-
teri, che viaggiano in bicicletta
distanziati l'uno dall'altro, vengono fermati verso le ore 9 e
perquisiti dai tedeschi nel tratto di strada tra Brezzo e Tavernole. I primi due trovati in
possesso di una parte dello
stesso mitra sono trattenuti,
mentre il terzo, trovato in possesso di manifestini incitanti il
popolo italiano ad insorgere
contro l'invasore e i tedeschi
ad arrendersi, viene picchiato
a sangue con il calcio del fucile. Il Riviera ed il Forlani sono
poi fatti prigionieri dal comando tedesco in ritirata che
scendela Val Trompia.
In località Opoli, sulla strada di Lodrino, i due patrioti sono fucilati.
Contemporaneamente tutti
i gruppi della resistenza della
zona entrano in azione sia sulla strada, sia sulle pendici ad
ovest dei monti della Valle
Trompia, mentre la Brigata
Garibaldi concentra il tiro sui
tedeschi dalla parte opposta.
La cascina "Ruc" di Lino Bellerì, sopra la contrada Parte di Marcheno, importante base
partigiana. (Foto Bruno Doloni)
18
Organizzatore
clandestino
del PCI
nelle fabbriche
della
Valle Trompia
Alfredo Zambruni - Tecnico
Come tecnico sono inviato
a Gardone dalla OM di Brescia. Qui svolgo un preciso
compito politico: devo organizzare in tutti i reparti della
OM le cellule clandestine per il
PCI. Dispongo di pochi nominativi fidati; per prima cosa
devo studiare gli elementi disponibili per capire di quali
persone posso fidarmi. Per
evitare sorprese il primo contatto alla OM l'ho con Primo
Valle, con il quale organizzo
parecchi reparti; lo nomino responsabile del partito nell'azienda.
Continuando a lavorare
nella clandestinità, trovo gli
elementi per formare il CLN
aziendale: Gitti Salvatore per
la Democrazia Cristiana, Leali
Battista per il Partito Socialista
e Zanoletti Attilio per il Partito
Comunista.
Gli uomini fidati sono: Silvio Buggeri e Giovanni Casari
per la ditta Beretta, Luigi Pedretti per la Bernardelli, Abati
di Bovegno per l'alta valle, Arnaldo Baldi, collaboratore di
Primo Valle, sottoscrittore di
"Soccorso Rosso", cognato
dell'aw. Bulloni, prefetto della
liberazione a Brescia e pochi
altri ai quali chiedo scusa perché alla mia età si possono dimenticare i nomi, ma non
quello che hanno fatto tutti assieme per conquistare la libertà.
Membro del
Comitato di
Liberazione
Nazionale (CLN)
della O.M.
Attilio Zanoletti Analista Tempi
Dopo lo sbandamento delP8 settembre 1943, all'Arsenale governativo di Gardone V.T.
viene sospesa la produzione
di armi.
Nell'arco di pochi mesi subentra la OM di Brescia per
produrre gruppi meccanici
vari d'autocarri. Quasi subito,
all'interno della fabbrica si organizzano dei gruppi di azione anti nazifascista (GAP) i
quali hanno il compito di sabotare la produzione nel limite
del possibile; di sottrarre materiale pregiato dai magazzini
e nasconderlo in luoghi non
accessibili ai tedeschi; di portare all'esterno parti di fucili
che si costruiscono durante la
guerra e medicinali; distribuire fra le maestranze i volantini
di propaganda antifascista; di
organizzare i sindacati operai
per il dopo guerra; di organizzare la difesa dello stabilimento e precisamente di impedire
eventualmente con le armi la
asportazione dei macchinari
da parte dei tedeschi.
Tutto questo è documentato dalle fotocopie di dichiarazioni e comunicati originali
dell'epoca.
Nella primavera del 1944 si
costituisce il CLN clandestino
di fabbrica con i rappresentanti dei partiti democratici antifascisti.
Il CLN aziendale ha il compito di tenere i collegamenti
con il CLN di zona e di sovraintendere all'organizzazione antifascista all'interno.
Le riunioni si svolgono nell'abitazione del sig. Panelli
Giuseppe esponente del CLN
comunale di Gardone alla
presenza del Doti. Aimone, dei
sigg. Boglioni, Mazzelli, Annibaie Cabona e Pietro Sartori
che, dopo la liberazione, diventerà sindaco.
Da ricordare l'infermiere
della OM Luigi Pinzoni il quale
ha sempre collaborato fornendoci molti medicinali.
Sia le armi che i medicinali,
vengono recapitati in montagna alle formazioni partigiane.
Uno di questi incontri avviene
a Bovegno il 15 agosto 1944
alla presenza di esponenti
russi e inglesi (vedi fotografie)
poche ore prima del massacro dei 15 civili inermi da parte
del famigerato capo fascista
Sorlini.
Durante l'occupazione tedesca è possibile organizzare
uno sciopero nello stabilimento OM che fa molto scalpore e
da inizio al risveglio sindacale
fra gli operai.
Alla vigilia dell'insurrezione
ha luogo all'interno della fabbrica una riunione fra tutti gli
esponenti politici antifascisti
alla presenza di un esponente
del CLN Alta Italia per coordinare l'operazione armata sia
all'interno sia in collegamento
con le organizzazioni clande-
stine degli altri stabilimenti, e
specialmente con quelle della
Beretta.
Questa collaborazione determina la salvaguardia dello
stabilimento Beretta che risulta minato dai tedeschi e può
essere distrutto con gravi conseguenze per l'occupazione
nella zona.
I membri del CLN aziendale, dopo aver partecipato alle
operazioni di guerra durante
la liberazione unitamente ai
gruppi armati esterni, hanno
fra gli altri un compito delicato
riguardante l'epurazione (in
base alle disposizioni emanate dalle autorità governative)
degli elementi che all'interno
della fabbrica hanno collaborato con i tedeschi.
Questi collaboratori avevano segnalato durante l'occupazione tedesca gli antifascisti che operavano nello stabilimento con le conseguenze in
molti casi dell'invio nei famigerati campi di concentramento in Germania.
Nonostante le innumerevoli denuncie pervenute da
parte dei dipendenti a carico
dei collaboratori più o meno
responsabili il CLN si limita ad
applicare la legge con molta
moderazione ed i casi di epurazione furono pochissimi.
19
Staffetta ed appoggio
della 122a Brigata Garibaldi
Egidio Zubani —
Reparto Calibri
Sono stato assunto all'OM
a metà maggio 1944. Il sig. lavana, saputo che mi era giunta
la cartolina di andare in Germania a lavorare e conoscendo la mia situazione familiare
con tre fratelli in posizioni critiche, mi fa assumere nel reparto Calibri così posso ottenere il
tesserino dell'esonero.
Il CLN mi indica di mettermi
in contatto con Martinelli, con
Basso, capo delle guardie e
Angelo Muffolini in attrezzeria.
A Marcheno ci sono le basi più
importanti per il rifornimento
della 122a Brigata Garibaldi;
uno dei punti di animazione è
pure il Circolo Cattolico locale.
Sono anche in contatto con
Paolo Belleri del CLN, Diamante Zubani ed Ermanno
Zanoletti, staffette della 122a
Brigata Garibaldi.
I partigiani possono resistere in montagna perché nella Valle c'è una ragnatela di
persone di tutti i ceti e ideali
che lavorano per sostenere il
movimento.
Entro in contatto con la lotta partigiana durante l'estate
del '44; come staffetta vivo con
entusiasmo e sacrificio le eroiche gesta dei ribelli, si portano
alle basi viveri, armi, ordini, uomini; con il tesserino rilasciato
dall'azienda si passa indenni
dai posti di blocco fascisti.
Una sera con Andrea Raza
e Luigi Amadini, stiamo andando al Ruc, casa di Lino
Belleri. Qui ha trovato rifugio
nel gennaio '45 perché braccato dai fascisti e ricercato
con una taglia, Giovanni Casari di Gardone. Ognuno di
20
noi ha un sacco di farina sulle
spalle. Da casa mia prendiamo la strada del cimitero perché abbiamo visto i tedeschi
andare verso la Parte. Arrivati
al canale Beretta ci si presentano davanti due tedeschi, ci
fermano, ci perquisiscono e
con le armi puntate chiedono
spiegazioni. Per fortuna non
abbiamo armi. Con un racconto strappalacrime riusciamo a convincerli che la farina
serve a sfamare una famiglia
di Marsegne che è in condizioni disperate. Ci lasciano
andare e con i nostri sacchi
raggiungiamo la base senza
altri inconvenienti.
Martinelli, dentro lo stabilimento.è di grande appoggio.
Se durante il lavoro è necessario uscire senza farsi notare,
lui prowede ad aprire la porta
in fondo all'azienda, lo prendo
la bicicletta e via, il cartellino
viene sempre timbrato regolarmente.
Nel marzo del '45 l'impegno con la Brigata aumenta;
allora Basso mi fa avere un
permesso pagato per tre mesi.
Il pomeriggio del 13 aprile
'45 mi ritrovo a S. Gallo alla cascina di Bardela con Ermanno
Zanoletti e Santina Damonti
(Berta). C'è una squadra di
partigiani e al capo porto gli
ultimi ordini inerenti l'operazione di evasione e di accompagnamento dei soldati che
hanno aderito a disertare dalla
caserma di Botticino con armi
e vettovagliamento. Sono 30
militari e 5 sottufficiali che nella notte prendono la strada del
Sondino, dove giungono il
giorno dopo accompagnati
da 10 partigiani. Ermanno
rientra con i militari, io e Berta
rientriamo in bicicletta con un
pacco di tabacco, lei con un
pacco di altra roba da portare
in brigata.
A Inzino c'è un blocco della
strada da parte dei fascisti, lo e
Berta ci accordiamo di non
conoscerci; veniamo fermati
tutti e due, ognuno racconta la
propria storia, aliatine con fatica riesco a convincerli di lasciarmi il tabacco e con difficoltà riusciamo a passare tutti
e due.
Berta è la più spericolata
fra le donne partigiane, partecipa in prima persona a tanti
colpi ed è ricercatissima dai
fascisti; nonostante questo è
sempre pronta a partire per
qualsiasi località e riesce a
portare a termine con successo gli incarichi che le vengono
assegnati.
Dove cadde Gardoncini
«Quando arrivammo
- "Battista" tu ci aspettavi da un lontano
ottobre
all'angolo di via Cibrario.
Ora siamo qui
— tutta la "Seconda" —
impacciati, confusi
tacendo parole,
per non piangere.
Tu non lo vorresti.
Sono ancora calde le armi:
siamo qui a Torino
— "Battista" —
abbiamo bruciato le strade
a valanga
dalle Valli di Lanzo.
Ora stendiamo le vecchie
bandiere
come novello sudario
di garofani rossi
e sostiamo, le tue Brigate,
in Piazza Statuto.
Qui, la tua Ombra,
nel sangue vivo
della nostra giovinezza
vittoriosa».
Dante Strona
Sta/tetto in località "Dosso/mo" tra Magno e Aleno di Marcheno dove vennero nascoste le
armi.
La settimana precedente la
Pasqua arriva a casa mia da
Brescia, una signorina che,
accertatasi della mia identità,
si sfila da sotto un biglietto che
deve essere recapitato con urgenza al comandante Tito, in
montagna. La rassicuro che
sarei partito subito; lei riprende la bicicletta per il ritorno.
Tito, letto il messaggio, mi
ordina di andare alla casa di
Lino Belleri il sabato sera, dove avrei trovato una persona
da accompagnare in montagna.
Faccio quanto convenuto e
mi accordo. Il giorno seguente
è Pasqua, ma malgrado la festa partiamo per Navezzole,
nell'alta valle del Lembro, dove è riunita la Brigata. Durante
il viaggio la persona si presenta come "Remo", vuole rendersi conto dell'armamento,
del morale perché nel pomeriggio avrebbe parlato agli uomini. Lo presento a Tito ed agli
altri che lo aspettano.
Dopo il rancio parla con
uno spirito patriottico e politico che non avevo mai sentito.
Rientro la sera a Marcheno
mentre Remo rientra il martedì; lo accompagno in bicicletta a Gardone.
Anni dopo so che l'uomo
accompagnato è l'ispettore
generale delle Brigate Garibaldi, On. Lombardi di Parma.
Un episodio semplice può
dare l'idea di come vengono
effettuati gli spostamenti degli
uomini.
Antonio Pedretti è a casa a
Gardone; rientrato dalla Liguria dove è stato ferito in combattimento, tanto che per il suo
comportamento eroico viene
proposto per la medaglia d'argento, è ansioso di riprendere
posto nelle file della Resistenza e vuole raggiungere la Brigata.
Aldo Casari mi da l'appuntamento per la domenica pomeriggio. Scegliamo di andare in bicicletta fino al Lembro,
io davanti a fare strada, lui 50
metri dietro mi segue. A Brozzo davanti alla caserma ci sono i tedeschi, allora aspettiamo che finisca lafunzione in
chiesa, la gente esce numerosa, noi ci mettiamo in mezzo e
passiamo accodandoci alle
altre persone come se anche
noi uscissimo dai Vespri.
I fascisti effettuano dei rastrellamenti a Gardone, tra cui
quello del 13 dicembre 1943.
Incontro un gruppo di fascisti davanti al cinema Beretta mentre stanno portando in
caserma Battista Leali; in faccia è tutto sanguinante, lo picchiano con pugni e calci, lui
prosegue fiero, a testa alta,
senza lamentarsi, mentre il
sangue segna la strada e i fascisti sadicamente si divertono a beffeggiarlo.
Durante il lavoro, a rompere il ritmo della produzione, ci
pensano gli allarmi aerei a
bombardare e mitragliare
provocando morti e feriti. Vengono messi degli osservatori
in Navezze, pagati dalle ditte e
collegati con il telefono; per la
OM ci sono: Dante Cazzago,
Franco Corbani, Pierino Belleri, Piero Zanelli e Micheli che si
alternano, segnalando l'arrivo
degli aerei e suonando le sirene.
È un lugubre susseguirsi di
fischi che si levano specialmente di notte; Pippo, così
chiamano l'aereo, passa gettando bombe un po' a casaccio, tiene con il cuore sospeso
tutte le persone e rompe i nervi, cosicché la popolazione
aspetta in ansia il giorno della
liberazione.
21
Un esempio di collaborazione fra
operai e 122a Brigata Garibaldi
Capodanno 1945 —
II nuovo anno incomincia
con temperature gelide; la neve ha imbiancato tutta la valle
e i partigiani sono dislocati in
varie case sicure. Per precauzione al minimo segno, vengono effettuati degli spostamenti per evitare rastrellamenti e guai agli ospitanti.
Nel novembre '44, quando
la stagione invernale è iniziata,
i partigiani sono scesi dalle
montagne e si sono sparpagliati in tante case e cascine,
qualche gruppo ha raggiunto
la città e la pianura; qualche
altro si è fermato nei paesi della valle.
Le armi sono lasciate a
Marcheno e nascoste sotto
terra in una cascinetta rurale
al Dossolino, tra Magno e Aleno.
Verso il 10 gennaio il CLN
decide d[ recuperare le armi
per revisionarle ~e ripararle in
vista della ripresa primaverile
della lotta. Carlino Buizza e
Amatore Milani sono il comandante e il commissario del distaccamento della 122a Brigata Garibaldi a Gardone. Essi
chiamano a raccolta gli uomini più adatti e, in una sera
oscura e fredda, coperti con
grandi mantelli, si ritrovano al
Dossolino di Ermanno Zanoletti. Questi ha sempre la porta
di casa aperta per tutti gli uomini della resistenza e il suo
aiuto è di grande importanza
per la causa.
22
Il gruppo è composto da
Adler Timpini, Aldo Casari, Rino Rinaldini, Paolo Camossi,
Carlino Buizza, Amatore Milani,
Ferruccio
Mondinelli,
Angelo Marocchi, Gianni Pacchetti, Luigi Pedretti, Francesco Orizio, Giovanni Brignoli. Il
comando è affidato a Pietro
Daffini.
Sul posto, a Marcheno, c'è
Mario Zoli. Sempre braccato
dai fascisti è appena riuscito a
fuggire da una casa di Magno
prima che arrivi la perquisizione; egli conosce il posto dove
sono nascoste le armi. Nel vederlo così giovane, 18 anni,
uno del gruppo esclama: "Ma
questo è ancora un ragazzo!"
Aldo Casari risponde dicendo
che è uno dei più anziani della
brigata. Diventerà poi capo
del distaccamento "Franco" in
Sondino.
Ognuno prende il suo carico: mitra, moschetti, machinepistole, caricatori vengono nascosti sotto i mantelli e a gruppi di 4 persone scendono distaccati per via Madonnina dirigendosi verso Gardone. Si
cammina nella neve, ma bisogna affrettare il passo perché
con la sbarra abbassata, controllata dai fascisti, sulla strada
provinciale non si può passare. Si deve tentare da via Zanardelli dove i fascisti hanno
fatto costruire un grosso muro
con una porticina che chiudono alle nove di sera per il coprifuoco fino alle sette del mattino.
La porticina è aperta, i fascisti non ci sono, si entra in
paese e tutto prosegue bene
fino al Convento. Qui si intravvedono delle ombre lungo la
strada. All'improvviso un ordi-
ne in tedesco: siamo di fronte
a una pattuglia; ci gettiamo nel
prato. I tedeschi cominciano a
sparare; ci spostiamo in una
coltura di granoturco e non rispondiamo al fuoco dei tedeschi per non farci individuare.
Intanto nascondiamo le armi
sotto il granoturco, uno alla
volta ci defiliamo lungo il muro
del cimitero e rientriamo in
paese.
È stata l'ultima pattuglia a
rimanere bloccata dai tedeschi, gli altri hanno raggiunto
la casa e consegnato le armi.
Il mattino dopo, prima di
entrare alla OM, passando
sulla strada, si controlla che le
armi si trovino nel luogo in cui
sono state lasciate la sera prima. Facciamo un piano: al primo allarme aereo usciamo
dalla fabbrica con i mantelli.
Con prudenza, per non farci
notare, recuperiamo le armi e
le portiamo subito a Ponte Zanano in casa dei fratelli Pedretti dove i nostri armieri
clandestini prowederanno a
sistemarle.
Amatore Milani
Luigi Pedretti
Aldo Casari
23
I caduti della OM di Gardone V.T.
Primavera 1945 —
L'opera di organizzazione
nella fabbrica OM prosegue.
Un mattino viene assunto
dall'azienda un giovanotto
biondo; lo awicino, mi dice
che è di Brescia, è figlio del direttore amministrativo della
OM. Andava a scuola, ma è
stato obbligato a entrare in
fabbrica per avere l'esonero e
il tesserino di circolazione, in
quanto i tedeschi volevano
mandarlo in Germania a lavorare.
Si chiama Mario Piovanelli,
ha 20 anni. Si esprime con
rabbia contro i nazifascisti,
aspira a partecipare alla resistenza, a Brescia è nei giro di
studenti antifascisti. Dopo un
esame viene associato a quel
gruppo di persone scelte che
il giorno dell'insurrezione verranno armate all'interno.della
OM. Intanto, durante il bombardamento del 3 aprile un
cavo elettrico dell'alta tensione viene tranciato dal traliccio;
Barbi Vainer, 30 anni, al suono
dell'allarme aereo ha abbandonato la fabbrica e si è portato al di là del Mella per ripararsi dall'incursione; gli cade addosso il cavo elettrico che lo
uccide sul colpo. Un'altra vittima innocente della guerra.
Nell'occasione rimane ferito
anche Roberto Grazioli di
Gardone.
Nodari Antonio è un veterano, classe 1903. Sposato
con figli, proviene dall'Arsenale ed è assegnato al corpo interno dei pompieri. È da tempo nella cerchia di Martinelli; i
pompieri vsono scelti anche
secondo le idee che professano, pertanto chi più, chi meno,
assecondano il capo affinchè
per il gran giorno sia tutto
Luigi Riviera
Faustino fariani
pronto per intervenire.
Il mattino del 26 aprile '45;
arriva da Brescia la staffetta
con l'ordine del CLN di distribuire le armi e insorgere contro i tedeschi. Gli armati vanno
ai posti prefissati sui tetti degli
uffici e lungo la strada.
Anche Piovanelli e Nodari
sono agli ordini di Martinelli
che con mossa abile fa prigionieri i tedeschi all'interno della
fabbrica con il loro comandante.
Dalla strada di Brescia ecco giungere un camion carico
di soldati tedeschi che sparano con la mitraglia. I nostri rispondono con i mitra; un insorto, di cui ci sfugge il nome,
armato di pistola coraggiosamente si awicina al camion,
salta sul predellino e spara all'autista. Il mezzo è bloccato; la
sparatoria continua finché i
tedeschi rimasti si arrendono.
Purtroppo ci sono delle perdite anche fra gli insorti.
Mario Piovane/li è colpito a
morte sul bordo della strada;
raccolto ormai senza vita, falciato da una raffica di mitra,
giace in una pozza di sangue.
Nodari Antonio viene ferito
mortalmente al petto, vivrà ancora due giorni e nonostante
la sua tenace fibra non riuscirà
a superare la crisi e morirà.
Un altro dipendente della
OM muore colpito dal piombo
tedesco: Giacomo Ghizzardi
da Cogozzo, è trovato cadavere nel prato davanti alla
fabbrica. Certamente una pallottola lo ha colpito anche se
non ci sono testimoni che possano spiegare la dinamica dei
fatti.
Un'altra grossa perdita è il
ferimento del capo dei pompieri Martinelli. Mentre parteci-
pa alla sparatoria, una scarica
di mitra lo colpisce; subisce
svariate operazioni, ma a causa di quella ferita, nel 1954 la
morte lo porta con sé dopo
crudeli sofferenze.
Nello scontro con il camion
anche i tedeschi che sono nella scuola professionale sparano contro gli insorti della OM
finché cominciano a spostarsi
lungo la strada verso il paese
e abbandonano, con la colonna, le scuole. Si continua a
sparare a Gardone anche
perché un camion di SS tedesche da Marcheno viene in
aiuto ai locali. Vi lasciano anche dei morti: fra questi l'ufficiale comandante che sta risalendo via Zanardelli verso S.
Rocco, falciato dai mitra di Rinaldini Francesco, Omodei
Sergio, Salvinelli Battista.
I tedeschi abbandonano
Gardone verso le 15 diretti a
Lodrino, con l'intenzione di
raggiungere la Valsabbia. Sono bloccati a Nozza dove si arrendono dopo vari giorni ai
partigiani. Gli insorti di Gardone verso sera risalgono la valle fino a Brozzo dove trascorrono la notte con le armi in
mano. Si ritorna a Gardone il
mattino del 27 con una colonna della 122a Brigata Garibaldi, dopo aver collaborato a fermare un camion di tedeschi a
Brozzo. Ormai la libertà è stata
riconquistata anche con l'apporto e il sacrificio degli operai
della OM di Gardone V.T.
Purtroppo con la prematura morte di Salvatore Gitti
membro del CLN, si è perduta
la testimonianza di episodi
connessi
alla
lotta
di
liberazione da parte del gruppo Fiamme Verdi che operava
all'interno della OM in appoggio alla Brigata Margheriti, impegnata sulle montagne di
Collio.
25
BIBLIOTECA ARCHIVIO
LUIGI MICHELETTI
Motivazione della medaglia d'oro
al Valore Militare alla bandiera
del Corpo Volontari della Libertà
Nell'ora tragica della Patria, quasi inermi ma fortK
er sovrumana volontà, tutto sacrificando ad un
ideale supremo di giustizia, i Volontari della
L Libertà affrontarono la lotta ad oltranza contro la
tirannide che ancora una volta opprimeva la
nostra terra. In una superba sfida al secolare
nemico e ai traditori fascisti, dall'esempio dei
martiri e degli eroi del passato, trassero
' incitamento per vincere o morire innalzando nella
lotta la bandiera invitta del Risorgimento.
Appesi alle forche o sotto il piombo del barbaro
nemico morirono intrepidi rinnovando il sacrificio
dei Manara, dei Mameli, dei Morosini, dei
~ Pisacane, senza speranza di premio alcuno per sé,
ma con certezza di bene per la Patria.
Nuovo onore nazionale i Volontari della Libertà
sono nella storia d'Italia monito alle generazioni
future.
2 Marzo 1944
Promemoria dei Desiderata delle maestranze
dipendenti dalla Soc. An. "O.M."
1° — Aumento dei generi razionati nella misura, almeno sufficente, compreso il
sapone, estesi a tutti componenti la famiglia, compresi i genitori o gli ascendenti a carico.
2° — Assegnazione di grassi aumentati in misura sufficiente e di conseguenza bastanti a non dover ricorrere al mercato nero. La distribuzione di tali grassi deve
essere effettuata tempestivamente e contemporaneamente con quella degli
altri generi tesserati.
3° — Effettuazione della distribuzione della quantità di formaggio e farina assegnato alle altre Ditte quale distribuzione speciale in occasione delle feste di Capo
d'Anno. Detta distribuzione era stata ripetutamente promessa agli operai della OM e mai effettuata.
4° — Elevare le indennità di presenza da L10 — a L18 — conformemente a quanto
convenuto per le città sinistrate obbligate allo sfollamento.
5° — Si chiede sia chiarito il fatto dell'assegnazione dei 75 gr. di pane assegnato ai
lavoratori e rispettive famiglie aventi a carico figli di età superiore ai 9 anni,
senza pretendere la detrazione degli altri generi quali lo zucchero e il riso già
assegnati in misura limitata.
6° — Viene inoltre richiesto che una regolare assegnazione di vino sia effettuata
tramite il tesseramento oppure mediante assegnazione speciale ai lavoratori
e rispettivi famigliari.
7° — Si chiede l'abbuono del premio speciale concesso una volta tanto con il contratto del 27 novembre 1943 attualmente in mano ai lavoratori quale prestito
contratto con le aziende.
8° — Si chiede che il periodo delle ferie (preannunciato imminente per la deficenza
di energia elettrica) venga accordato in misura rapportata all'anzianità dell'operaio in base a quanto viene praticato al personale impiegatizio.
27
LO AVRAI
CAMERATA KESSELRING
IL MONUMENTO CHE PRETENDI DA NOI ITALIANI
MA CON CHE PIETRA SI COSTRUIRÀ
A DECIDERLO TOCCA A NOI
NON COI SASSI AFFUMICATI
DEI BORGHI INERMI STRAZIATI DAL TUO STERMINIO
NON COLLA TERRA DEI CIMITERI
DOVE I NOSTRI COMPAGNI GIOVINETTI
RIPOSANO IN SERENITÀ
NON COLLA NEVE INVIOLATA DELLE MONTAGNE
NON COLLA PRIMAVERA DI QUESTE VALLI
CHE PER DUE INVERNI TI SFIDARONO
CHE TI VIDE FUGGIRE
MA SOLTANTO COL SILENZIO DEI TORTURATI
PIÙ DURO D'OGNI MACIGNO
SOLTANTO CON LA ROCCIA DI QUESTO PATTO
GIURATO FRA UOMINI LIBERI
CHE VOLONTARI SI ADUNARONO
PER DIGNITÀ NON PER ODIO
DECISI A RISCATTARE
LA VERGOGNA E IL TERRORE DEL MONDO
SU QUESTE STRADE SE VORRAI TORNARE
AI NOSTRI POSTI CI RITROVERAI
MORTI E VIVI COLLO STESSO IMPEGNO
POPOLO SERRATO INTORNO AL MONUMENTO
CHE SI CHIAMA
ORA E SEMPRE
RESISTENZA
Lapide dettata da PIERO CALAMANDREI per la Città di Cuneo in risposta alla affermazione di
Kesselring già comandante delle truppe tedesche in Italia (1943-1945): "Gli italiani dovranno
farmi un monumento".
Monte Sondino, Tito e alcuni partigiani della Ì2f Brigata Garibaldi
29
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