# A.N.P.I. COMUNE DI GARDONE V.T. Associazione Nazionale Partigiani d'Italia ASSESSORATO ALLA CULTURA SEZIONE DI GARDONE V.T. Testimonianze sulla Resistenza alla O.M. di Gardone V.T. (1943-1945) In copertina: 4 caduti della OM, tempera di William Fantini Disegni di Leonello Campanelli Fotografie di Gino Panelli e Bruno Doloni C.E.LBÌ.B. Gardone V.T. - 25 Aprile 1987 Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione. PIERO CALAMANDREI Ringraziamenti Un ringraziamento particolare va ai signori Mario Zoli, presidente della sezione AMPI di Gardone V.T. ed Egidio Zubani, membri della segreteria provinciale dell'ANPI, per aver consentito, con il prezioso lavoro di raccolta delle testimonianze, la pubblicazione del presente volumetto. Si ringraziano inoltre, perla collaborazione offerta, Giuseppe Bertoletti, Egidio Lazzari, Federico Telò, Francesco Trovati e Pierantonio Bolognini. Presentazione L'idea di pubblicare il presente opuscolo è nata fra alcuni soci dell'AMPI di Gardone V. T. dopo essere entrati in possesso di fotografie inedite che ritraggono un gruppo di pari/giani gardonesi a Bovegno nell'agosto del 1944. Una seconda sollecitazione è giunta dall'iniziativa della scuola elementare "Andersen" che ha stampato la monografia "I protagonisti raccontano" in cui sono presentati episodi relativi al periodo resistenziale. Con questa raccolta di testimonianze, che non pretende di essere esaustiva, si intende far luce sul ruolo determinante che gli operai delle nostre fabbriche hanno avuto, nel periodo 1943-45, nell'opera di sostegno attivo a/le formazioni partigiane operanti in Valle. In particolare si vogliono ricostruire gli episodi salienti verificatisi alla fabbrica OM di Gardone V.T. in quegli anni, attraverso la voce di alcuni protagonisti. L'intenzione dell'ANPI di Gardone V. T., per il prossimo futuro, è quella di estendere la raccolta di testimonianze anche alle fabbriche Beretta e Bernardelli. Nell'indagare su un periodo come quello resistenziale, si vendicano solitamente due fenomeni: per chi questo tempo ha vissuto, si impone /Incordo, la trasfigurazione; in chi non l'ha vissuto subentra il distacco, la tentazione di dimenticare. Se la memoria è il difetto degli anziani, il distacco è il difetto dei giovani. L'obiettivo è di superare questa lacerazione generazionale evitando, da un lato, di indulgere al ricordo e disponendosi, dall'altro, ad avvertire, nelle vicende del recente passato, una storia che ci appartiene e a cui non ci si può sottrarre. La rilettura pacata e rigorosa del passato testimonia la volontà di guardare con limpidezza al presente; i valori che ispirarono i resistenti sono infatti quelli su cui si sono costruiti le regole della convivenza civile e il cammino della nostra nazione. Questo lavoro vuole essere uno stimolo, soprattutto per le giovani generazioni, affinchè, attraverso la riscoperta di alcune pagine di storia, anche locale, possano maturare una salda coscienza civica e democratica e tradurre in "costume" l'ispirazione morale nata dalla Resistenza. Valentino Maffina Presidente della Commissione Comunale a/le Attività Culturali L'organizzazione antifascista nelle fabbriche e la lotta armata dei parmigiani La storia del contributo degli operai del Nord alla lotta di liberazione a grandi linee è nota attraverso le ricostruzioni prodotte in particolare negli ultimi venti anni. È una storiografia però, in larga parte basata sui documenti e sulle fonti d'archivio. Anche a Brescia quanto è rintracciabile sulle carte è stato pressoché interamente utilizzato. È generalmente riconosciuto che l'ufficialità dei documenti non sempre è adatta a rappresentare compiutamente gli eventi nella loro realtà vera, autentica. Ciò è ancor più fondato per un periodo come quello resistenziale nel quale allo scritto, per owie ragioni, si ricorreva solo eccezionalmente e per assoluta necessità. Far parlare quindi i protagonisti è un'operazione sempre di grande interesse che, se non aggiunge gran che alle cadenze ed alla struttura della storia "ufficiale", la rende viva, le da carne e sangue e può offrire sollecitazioni e motivi di ulteriori approfondimenti e riflessioni. In particolare è significativa una raccolta come questa di testimonianze di fabbrica, di istantanee su un ambiente così decisivo per la crescita della lotta antifascista e pur tuttavia così poco scandagliato. È noto che una delle peculiarità della guerra di liberazione nel nostro Paese, in particolare di quella di matrice garibaldina presente in Valtrompia, va individuata nel rapporto inscindibile fra lotta armata delle formazioni partigiane ed azione politica nelle fabbriche del Nord. Abbiamo più volte detto che gli operai rappresentarono la principale retrovia, indi- dello stabilimento della OM dopo i bombardamenti del 3 Aprile 1945. spensabile alla soprawivenza stessa delle formazioni garibaldine, accanto al sostegno popolare che cresceva attorno all'antifascismo simmetricamente alla caduta verticale del consenso al risorto regime di Salò. E tuttavia è di straordinaria utilità poter rendere esplicito questo legame vitale fra operai e partigiani combattenti, a maggior ragione in una realtà come la Valtrompia, interessante e "difficile" per diversi motivi (per il gran numero di industrie belliche, per la contiguità alla capitale della RSI, per la relativa debolezza "storica" dei comunisti bresciani )• Probabilmente nell'esprimere una valutazione d'insieme sul contributo dato dagli operai bresciani alla lotta di liberazione si è portati a sottovalutarne l'importanza, ad individuarne e sottolinearne i vuoti (scioperi del marzo '43) rispetto ad altre realtà certo più significative (Milano - Torino). Mi sembra però che un'analisi attenta che parta dal periodo dello scoppio del secondo conflitto, precedente cioè la lotta armata, ci permetta di comprendere meglio e valutare realisticamente le contraddizioni, le difficoltà ed i 7 successi del movimento operaio a Brescia durante la Resistenza. Questo non per giustificare le carenze soggettive, di orientamento e di direzione politica che pure ci furono e vennero più volte denunciate nei rapporti dei vari responsabili e degli ispettori sia del PCI sia del Comando delle Brigate Garibaldi che passarono da Brescia; ma per capire di più una realtà per certi aspetti atipica, peculiare e quindi molto più complessa e in parte diversa da quella di Milano oTorino. Così, ad esempio, il gruppo dirigente la Federazione del PCI agli inizi del '43, quando si profilava la crisi del regime, si trovò a fare i conti con una situazione molto articolata che offriva anche spazi notevoli di intervento ma che comunque si stentava a conoscere ed a governare a causa di quel lungo periodo di vuoto (1937— 1942) nella presenza organizzata dei comunisti a livello locale. Questa è stata una difficoltà di non poco conto se si consideri il ruolo fondamentale che, dopo il primo spontaneo e disordinato sussulto ribellistico (autunno '43), ebbe nel consolidare la resistenza italiana l'azione politica organizzata dei partiti antifascisti, e soprattutto dei comunisti. E ciò risulta ancor più vero a Brescia che per diverse ragioni (industria armiera, capitale RSI) presentava un apparato repressivo eccezionalmente forte ed efficace. È risaputo quale fosse lo stato d'animo degli operai bresciani: il loro atteggiamento antifascista si era ulteriormente accentuato con la guerra, con il mercato nero, con i bombardamenti che minacciavano direttamente gli stabilimenti a produzione bellica. Ma per mobilitare adeguatamente ed organizzare gli operai occorreva una salda direzione politica, radicata nelle fabbriche, capace di raccogliere in un progetto complessivo le rivendicazioni, i malcontenti appena sussurrati serpeggianti tra gli operai, in grado di vincere la soggezione al regime militaresco vigente nella fabbrica, di rompere quel circuito di paura che bloccava i singoli operai; capace infine di superare anche le resistenze "corporative" di coloro che godevano di una condizione relativamente vantaggiosa: posto di lavoro, dispensa dal servizio militare, possibilità di integrare il reddito con piccole attività agricole che continuavano a svolgere fuori dalla fabbrica. In effetti per superare queste difficoltà e queste resistenze, agli inizi del '44 la nuova direzione della federazione del PCI con Carlo Camera (Righi), produsse uno sforzo notevole operando una vera e propria svolta. Si pongono concretamente in questo periodo le basi politiche ed organizzative per la successiva attività: gli scioperi del marzo, del luglio-agosto, dicembre '44 e dell'aprile '45; l'iniziativa unitaria svolta all'interno delle fabbriche con le altre forze politiche per costituire i CLN e per predisporre il presidio e la difesa degli stabilimenti; l'aiuto e il collegamento con le formazioni partigiane. L'opposizione al fascismo, che in definitiva diventa generalizzata fra gli operai, non si spiegherebbe senza quel lavoro intenso politico ed organizzativo sviluppato capillarmente in particolare nei primi mesi del '44 e proseguito poi fino alla vittoriosa primavera del '45. Le testimonianze che qui vengono presentate documentano questa realtà, il valore di tanti piccoli episodi, di atti di coraggio, di sacrifici, di comportamenti individuali e collettivi, che hanno concorso insieme a produrre quel complesso ed anche contradditorio evento che fu la lotta partigiana di liberazione nella nostra provincia. Una vicenda che, ormai spogliatadatempo dalle superflue mitologie, ci viene riproposta nella sua umanità, nella sua reale dimensione fatta di cose minute, quotidiane ma anche di grandi slanci e forti idealità. Marino Ruzzenenti Il contributo degli operai occupati nelle aziende gardonesi alla Resistenza Assai si è scritto sulla Resistenza di Gardone V.T. e delle sue convalli. Riteniamo pertanto che sia già stato realizzato un quadro verosimilmente completo della lotta di Liberazione in queste località. Ciò che invece è stato poco trattato dalla pubblicistica storica, all'opposto della azione partigiana combattente è il determinante, proficuo e costante apporto delle maestranze occupate nelle fabbriche di Gardone, a sostegno della Resistenza esterna, sostegno che raggiunge considerevoli proporzioni, specie dopo il famoso colpo alla fabbrica d'armi "Beretta" del 7 ottobre '43 e il successivo trasferimento di alcuni reparti della O.M. di Brescia, nei capannoni della FARE a Gardone. Secondo dati ufficiosi dell'epoca, circa 7-8.000 operai sono presenti a Gardone nel '44. Appunto da centinaia di questi operai provengono rifornimenti di armi, munizioni, aiuti per i gruppi di montagna che già nel settembre del '43 Nella foto: i membri dei CLN della OM operavano nelle vicinanze di Gardone; Spiedo, Croce di Marone, Polaveno, Brione, Collie, Sondino, ecc Diventano familiari i primi nomi di comandanti partigiani: Montini, Cinelli, Pelosi, Gerola, Gheda, Lorenzini ed altri. Uno dei primi gruppi partigiani formatisi è sicuramente quello di Sella di Polaveno comandato inizialmente da antifascisti in collegamento col C.L.N. di Brescia, Comitato che era sorto dalla fusione del Comitato interpartitico nato nei 45 giorni badogliani. Il volantinaggio è praticato su larga scala sia in paese, da giovanissimi e da anziani, sia nelle fabbriche stesse, dove alcuni operai fanno appositamente gli straordinari, onde portare a termine tale missione. Particolarmente intensi il volantinaggio e le scritte antinazifasciste nel maggio-giugno del '44, rivolti alle classi del 25-26 con l'appello a non presentarsi alla RSI, ma ad unirsi ai ribelli patrioti. Giornali clandestini, manifesti e volantini sono in parte inviati dal C.LN. di Brescia, ma parecchi vengono confezionati a Gardone alla O.M. Nascostamente centinaia di manifestini vengono dattilografati e distribuiti nottetempo nelle case, fra gli operai. Particolarmente attivi sono Attilio Zanoletti, Salvatore Gitti, Battista Leali, membri del C.LN. aziendale che sanno organizzare bene ogni particolare. E che dire del Sig. Mario Tavana, gardonese, che per la sua esperienza era stato nominato direttore della OM trasferita a Gardone? Il Tavana perisce tragicamente in un incidente stradale nel gennaio '45. Poco si è parlatq di quest'uomo triumplino purosangue, schivo, umanitario, che aiutava, a rischio della propria vita, tutti i compaesani particolarmente quelli sospettati o ricercati dai nazifascisti. Tra i nomi che spiccano alla OM di Gardone nel periodo della Resistenza, citiamo il responsabile della sorveglianza e capo del servizio antincendio, Angelo Martinelli, che forma fra i pompieri una squadra speciale addetta a compiti di appoggio alla lotta clandestina; fra gli operai coloro che propendono per la libertà e l'antifascismo sono la maggioranza, si fanno luce sopra gli altri: Milani, Valle, Zambruni, Pedretti, Muffolini, Porteri, Casari, Zubani, Zanoletti, Belleri, Frialdi, Zacchi, Gitti, Leali, Mensi, Panelli. Certamente altri meriterebbero di essere citati per i loro ideali di libertà, ma purtroppo dopo tanti anni ci è difficile farlo; idealmente li ricordiamo tutti e li ringrazia- 10 mo per quanto hanno fatto. La 122a Brigata Garibaldi che fino al mese di luglio 1944 opera nella zona del Guglielmo in stretta collaborazione con il gruppo autonomo dei russi comandato da Nicola, potrà veramente chiamarsi tale dopo il bombardamento di Brescia del 13 luglio poiché fuggono dal carcere Speziale, Gheda, Tifo e tanti altri che alla spicciolata raggiungono la valle e si danno subito da fare per rinforzare il quadro dirigente della brigata. La situazione è favorevole politicamente, perché da poco è caduta Roma, gli alleati hanno effettuato lo sbarco in Normandia, vi è stato l'attentato a Hitler, e anche perché in quei giorni vengono emanati i bandi di chiamata alle armi dei giovani delle classi del '25 e '26 il che crea un fuggì fuggì dalla città e dai paesi di giovani che vogliono raggiungere la montagna per unirsi ai partigiani. Sono queste giovani forze provenienti da vari paesi come Roè Volciano, Vobarno, Iseo, Brescia che rinsanguano la resistenza e permettono la massiccia formazione della 122a Brigata Garibaldi forte di circa 100 uomini, prima comandata da Gheda, poi da Verginella e infine da Tifo (Luigi Guitti), il quale si distingue nella azione contro i fascisti a Mura. Alla vigilia della Liberazione, il 19 aprile 1945, troviamo ancora Tito al comando della 122a nel sanguinoso scontro del Sondino dove cade gloriosamente il vice comandante Beppe Gheda con altri 17 partigiani. Riteniamo che per conoscere l'apporto dato alla Resi- stenza dai gardonesi e da tutta la Valtrompia, prima in assoluto nella nostra provincia ad organizzarsi e ad innalzare la bandiera della Resistenza, più che le parole siano eloquenti e significative queste poche cifre. Caduti per la libertà in Valle Trompia(122a Brigata Garibaldi, Brigata Margheriti delle FF.VV.) compresi i partigiani caduti in altre formazioni italiane e all'estero, nei lager e nei campi di sterminio n. 177. Non c'è paese della Valtrompia che non abbia avuto i suoi caduti per la Resistenza. Sulle bandiere di combattimento delle formazioni ribelli brillano ben 14 decorazioni al valor militare: 1 medaglia d'oro a Gardoncini di Gardone, 3 d'argento, 5 di bronzo e 5 croci di guerra. Questo il tributo di sangue e di valore dato da Gardone e dalla Valtrompia alla causa della Libertà. Aldo Gamba Lo stabilimento O.M. a Gardone V.T. La OM, in seguito agli attacchi aerei a Brescia, si trasferisce in parte a Gardone V.T. I capannoni vengono svuotati e sistemati affinchè le nuove lavorazioni possano iniziare; il personale alle dipendenze della FARE è trasferito alle dipendenze della OM. Ringraziamo la Direzione della OM di Brescia la quale, in seguito a nostra richiesta, specifica che già nel 1942 nasce la prima unità operativa a Gardone V.T; successivamente, nello spazio ora occupato da MI-VAL, Redaelli, Arsenale viene trasferita l'officina composta dai seguenti reparti: Ingranaggi, Pompe iniezione, Iniettori Diesel, Fucina, Radiatori, Carpenteria in ferro, Carrozzeria, Montaggio autocarri, Falegnameria, Rimorchi, Ricambi, Attrezzeria e Calibri e produce altri componenti che vengono inviati a Brescia per il montaggio. La forza nello stabilimento è mediamente di 1.500 operai (1.300 Ex-Arsenale + 200 da Brescia), 130 impiegati e dirigenti. Fra tutti questi dipendenti c'è un gruppo che, fra l'incertezza e la confusione generale, sa prendere delle decisioni che devono indirizzare le forze dell'antifascismo e indicare le iniziative politiche e organizzative. I vari partiti esprimono il CLN e, nonostante esistano divergenze di orientamento politico, si sentono legati dalle awersità che si presentano all'orizzonte e cercano di trovare la soluzione ai tanti grossi problemi che gli sbandati, i nuovi chiamati alle armi, i ricercati pongono per sopravvive re. Per fortuna alla OM è stato nominato direttore un cittadino gardonese, il sig. Tavana Mario, che oltre a essere un tecnico molto preparato è, dal lato umano, una persona che sa far valere diplomaticamente le sue tesi anche con i Tedeschi. Riesce sempre nel suo intento e anche durante lo sciopero calma le ire dei Tedeschi che vogliono deportare un buon numero di operai in Germania. Purtroppo il Tavana muore in un incidente stradale e alla OM di Gardone manca un grande difensore. Lo sostituisce il sig. Attilio Franzosi di Brescia. All'interno dell'azienda si deve lavorare molto perché i Tedeschi controllano la produzione e non accettano scuse. Nell'autunno del 1944 molti generi di prima necessità vengono a mancare e i prezzi sono sempre in ascesa. Il Consiglio di fabbrica ottiene dalla direzione la distribuzione interna di qualche derrata alimentare. Gli operai scioperano in appoggio, ma senza convizione, e si ritengono soddisfatti nonostante i risultati ottenuti siano il minimo rispetto alle richieste effettuate. Il CLN comprende che è ancora prematuro portare gli operai a una lotta aperta. Individualmente tutti sono o si dichiarano antifascisti, ma probabilmente la minaccia tedesca di mandare in campo di concentramento in Germania chi si astenga dal lavoro, fa il suo effetto. È solo dopo una approfondita e capillare preparazione Veduta dello stabilimento della OMdopo i bombardamenti del 3 aprile 1945. che finalmente il 19 aprile 1945 si giunge alla proclamazione dello sciopero generale in tutte le fabbriche della Valle Trompia: dalle 10 fino a sera. Alla OM il risultato è ottimo. Tutti i dipendenti escono dall'azienda e rientrano il giorno successivo. Dopo giornate di tensione il CLN aziendale riceve l'ordine che l'insurrezione deve iniziare il 26 aprile; vengono distribuite le armi, gli operai armati sparano contro i tedeschi, bloccano un camion carico di soldati e riescono a salvaguardare l'azienda: tutti sono contenti per la riacquistata libertà. L'azienda, finita la guerra, ritira la sua opzione sulla gestione gardonese e la direzione vuole rientrare a Brescia con pochissimi dipendenti. È questo il primo duro colpo per l'occupazione operaia della nostra zona. 11 Testimonianze Patriota della Resistenza Gino Panelli — Disegnatore 14 Agosto 1944 Di buon mattino partiamo da Gardone per Pezzoro, via Magno, Caregno, Forcellino di Pezzoro. Siamo io, Gisy, la mia fidanzata, tre sue amiche, mio padre Gianni Pacchetti, Bepi Lancini e Angelo Marocchi sono partiti precedentemente da Gardone per Anveno, Croce di Marone, Stalletti per trasportare armi. Le armi (mitra) sono confezionate in una fascina di legna. Trascorriamo il pomeriggio e la notte a Pezzoro. Con • «r. noi, oltre a Zanoletti e ai sopraelencati, c'è anche Amatore Milani. A Pezzoro troviamo anche il "Capitano inglese (Giacomino)". 15 Agosto Tutti insieme il mattino partiamo da Pezzoro e via Pezzaze ci rechiamo alla Madonna di Bovegno ove sostiamo circa un'ora. Riprendiamo il cammino con meta Bovegno: 'Albergo Brentana' dove ci fermiamo a mangiare. Durante la giornata in qualche stanza separata, si sono svolte riunioni, durante le quali sono stati consegnati ai partigiani già affluiti in detto albergo, armi, medicinali e viveri. La sera, prima delle ore 19, (a quell'ora inizia il coprifuoco) partiamo in bicicletta verso Gardone. A Marcheno, dove c'è la doppia curva in prossimità del ponte che porta alla chiesa, incontriamo le Brigate Nere che in camion salgono verso la Valle. Con noi c'è anche il "Capitano Inglese". lo e le ragazze abbiamo il compito di confondere le idee ad eventuali curiosi: sembriamo un'allegra compagnia in gita di piacere. Membro del Consiglio di Gestione Baldassare Belleri Capo dell'Ufficio Tecnico e del Reoarto Cai i ori Quando oer radio giunge la noti da dell'armistizio, il colonnello direttore dell'azienda da ordine ai suoi ufficiali di 33Dandonare la divisa militare e vestire gli aoiti civili I soldati che lavorano nell'azienda fuggono rioarando in case amiche o cercando di raggiungere il proprio paese: era un fuggi-fuggi generale. Si attende l'arrivo dei Tedeschi; ad ogni allarme si vede gente scappare "coraggiosamente" mentre l'allarme poi risulta falso. Per avere notizie più sicure è mandato in avanscoperta, in moto, a Villa, Carlino Buizza che nel vedere i Tedeschi deve correre all'Arsenale e avvertire gli ufficiali cosi che essi possano scappare: è unaspecie di tragicommedia. Dall'azienda intanto spariscono camion interi di macchinar! e materie prime che vengono mandati verso altre destinazioni. Questa è la fotografia dello stabilimento nel mese di settembre del 1943. Arrivano anche i Tedeschi e senza preavviso: graduati su una moto sidecar entrano in portineria e ordinano di affiggere un comunicato da parte del comando tedesco che ob- bliga con pesanti ingiunzioni tutti i dipendenti a rimanere al proprio posto, a non compiere sabotaggi, a salvaguardare integralmente tutte le macchine e le attrezzature. Arrivano poi i dirigenti: un . ingegnere e il colonnello delle SS, Frommel. La truppa occupa le scuole Zanardelli e presta servizio di guardia nell'azienda. Il colonnello minaccia tutti e sparacolpi di pistola. Quando è ubriaco, e lo è spesso, getta bombe a mano dalla finestra. Per prima cosa fanno caricare sui loro camion le macchine e le attrezzature inerenti alla lavorazione delle armi vuotando interi reparti. La Germania è la destinazione di tutto il macchinario. Nei mesi successivi viene trasferita da Brescia una parte della OM per evitare i frequenti attacchi aerei che colpiscono la città. Da Brescia arrivano anche uomini validi, che entrano afar parte del Consiglio di Gestione. Insieme con me ci sono: Zambruni, Ferraglie, Leali, Sorlini, Zambonardi, Livella, Zacchi e Gallizioli. Un renitente alla leva Giuliano Bosio — Operaio Reparto Carrozzeria Gardonesi a Bovegno il 15 agosto 1944 - in piedi da sinistra: Giacomino "l'inglese", Attilio Zanoletti, Bepi Lancini, Gianni Pacchetti, Amatore Milani, Angelo Marocchi, Adler Timp/nì. Accosciati: Gino Panelli e 2 russi. 12 Lavoro alla FARE, nel laboratorio chimico; vengo licenziato perché chiamato alle armi. L'8 settembre ritorno a casa e mi nascondo in montagna per un certo periodo. La- voro alla "Armi Gitti" di Inzino e in seguito, per interessamento del direttore della OM sig. Tavana, vengo assunto nell'azienda nel maggio 1944. Posso così ottenere l'esonero dal servizio militare. Lavoro in carrozzeria a montare le cabine: cosa che non ho mai fatto, ma i colleghi mi aiutano molto e così posso apprendere un nuovo mestiere. In ottobre, durante un'incursione aerea, non viene suonato l'allarme, lo mi precipito in portineria e riesco a far suonare le sirene e ad aprire i cancelli così gli operai possono uscire. A seguito di questo mio intervento i Tedeschi mi fanno pervenire una cartolina precetto della TODT di Peschiera, probabilmente con destinazione Germania. Rifletto molto sulla decisione da prendere, alla fine scelgo di non presentarmi e di nascondermi in attesa che la guerra finisca. La fortuna mi aiuta, nessuno viene a cercarmi. Nei giorni della Liberazione finalmente posso uscire a respirare aria e sole di libertà. Il partigiano Nell'estate del 1944 sulle montagne liguri si canta questo canto di lotta e d'amore per la libertà, oltre la stessa morte, L'autore è ignoto. Il bersagliere ha cento penne e l'alpino ne ha una sola; il partigiano ne ha nessuna e sta sui monti a guerreggiar! Là sui monti vien giù la neve, la tormenta dell'inverno; ma se venisse anche l'inferno, il partigiano riman lassù. Quando scende la notte scura tutti dormon laggiù alla pieve, ma camminando sopra la neve, il partigiano scende in azion. Quando poi ferito cade non piangetelo dentro al cuore, perché se libero uno muore non importa di morir! 13 Un partigiano della 122a Brigata Garibaldi Rinaldo Casari — Operaio Repano ingranaggi Vengo assunto alla OM nell'ottobre del 1944 per poter ottenere l'esonero e il tesserino di riconoscimento valido per quando sono fermato ai posti di blocco fascisti. Difatti entro in stabilimento solo quando devo parlare con qualcuno o organizzare qualche colpo. Anche la mia busta paga mi viene recapitata a casa. Il mio nome figura sull'elenco dei ricercati in quanto la mia famiglia si è esposta notevolmente per la causa: mio fratello Giovanni, sebbene menomato ad una gamba, dopo essere stato incarcerato per il colpo alla Beretta, ha preso la strada della montagna ed è diventato commissario della 122a Brigata Garibaldi, lo di riflesso sono sempre impegnato a portare armi, viveri, a guidare gli uomini che scelgono di andare in montagna e a tenere i collegamenti coi vari responsabili. Prendo parte all'organizzazione dello sciopero del 13 dicembre 1944, provocato dal malcontento diffuso per la scarsità di generi alimentari. Si ottiene un aumento della razione della mensa e una distribuzione straordinaria di alimentari. Anch'io partecipo attivamente alla lotta nei giorni della Liberazione assicurando la mia presenza durante le azioni partigiane a S. Rocco e alla OM. Un informatore della 122a Brigata Garibaldi Ottonino Frialdi — Magazzino Generale Sono adibito al magazzino generale: tenuta carico e scarico materiali: adiacente a questo vi è un piccolo deposito contenente benzina e copertoni per automezzi al servizio esclusivo del comandante germanico, la cui contabilità è di competenza dell'interprete. Un mattino si presentano in ufficio due autisti dell'OM di Brescia che ci chiedono, in via segreta, di poter avere due fusti di benzina e quattro gomme da consegnare ad una formazione del Comitato Volon- 14 tari Libertà (CVL) della città. Telefono all'interprete e gli chiedo la consistenza dei materiali depositati e quello mi consiglia di fare l'inventario e di comunicarglielo in quanto non è aggiornato. Riesco a sottrarre due fusti e quattro gomme che carichiamo sull'automezzo dei due autisti; faccio in modo di eludere la sorveglianza della portineria ed il materiale esce dalla fabbrica senza intoppi. Combattente antifascista Achille Mensi — Reparto Fucina Nel giugno 1943 vengo assunto all'Arsenale e destinato al reparto fucina; mi trovo abbastanza bene in quanto faccio conoscenza con parecchi antifascisti. Con il passare dei mesi formiamo una cellula che si adopera a sabotare la produzione. Ne fanno parte Pino Forini, i fratelli Berteli, Sonarti Carlo capo cellula, Pontara Mario, Angelo Muffolini, Marchesini, Cerlini, Dino Gallizioli. All'esterno il nostro punto di riferimento è la casa di Luigi Quaresimini a Villa Carcina che è frequentata da parecchi capi della Resistenza. Un giorno Maria Nicoletto mi porta una carica di dinamite in un cilindro con miccia, costruita manualmente per fare saltare un autoblindo tedesco all'interno della OM. Trasporto la carica con le dovute cautele in fabbrica, ma il progetto non viene approvato da Bonatti e C. perché prevedono che i Tedeschi avrebbero senz'altro fatto una pesante rappresaglia. Pertanto devo riportare la mia bomba a Quaresmini rischiando che mi scoppi nella borsa. Nei magazzini generali alla OM ci sono anche dei pacchi di pistole ancora della FARE che il magazziniere, che mi conosce, fa finta di non vedere. Mi lascia prendere un pacco di 4 pistole; lo calo dalla passerella sull'argine del Melia e la sera, dopo l'uscita dalla fabbrica, vado a recuperarlo e le porto alla base dove le armi vengono smistate ai partigiani; complessivamente trafugo una trentina di pistole. È un periodo di grandi tensioni vissute giorno dopo giorno con la paura e il coraggio nello stesso tempo. Penso anche alla distribuzione della stampa clandestina; la sorella di Piero Pedretti, Amalia, porta in fabbrica l'Unita, la Fabbrica, il Combattente, La nostra lotta. Stampa che io pensavo a diffondere nei reparti, e recapitavo a Villa Carcina presso Pini Bonardi, Amassi Domenico e Mario Luani. Arriva finalmente il grande giorno della insurrezione, gli ultimi scontri, la libertà riconquistata. Il Commissario al distaccamento della 122a Brigata Garibaldi di Gardone V.T. Amatore Milani — impiegato Tempista Dipendente "anziano " dell'Arsenale, l'8 settembre mi trovo esonerato dal servizio militare perché "militarizzato" in fabbrica. Quando la OM viene spostata a Gardone in seguito ad accordi dei Tedeschi con la direzione per sfollare la produzione dalla città, noi incominciamo ad organizzare una cellula clandestina di fabbrica. Alfredo Zambruni è il responsabile ben coadiuvato da Primo Valle. All'esterno il collegamento è tenuto da Cesare Belleri (Rovi) e Rinaldo Casari. Ben presto viene fondato il CLN di fabbrica. Intanto è organizzato dal CLN di Brescia un colpo al magazzino formaggi di Tavernole. Noi partecipiamo all'azione con 3 camion che vengono fatti uscire per ordine di Ange- Io Martinelli e caricati di generi alimentari: 2 camion sono inviati a Brescia, uno indirizzato in Valle di Gardone dove la mercé viene sistemata in una cisterna. Verrà poi prelevata da diversi gruppi di resistenti. Nella fabbrica l'organizzazione si amplia ed io vengo nominato commissario della 122a Brigata Garibaldi, distaccamento di Gardone V.T. Ci dotiamo di armi che escono clandestinamente dalla Beretta. Il 19 aprile 1945 è organizzato uno sciopero e, malgrado le minacce dei Tedeschi, la fabbrica si ferma. Come commissario mi tengo in stretto collegamento con i vari responsabili di zona, il nostro compito è quello di sensibilizzare e predisporre alla mobilitazione gli operai. È un lavoro lungo e difficile; però il risultato è lusinghiero. Il 25 aprile l'insurrezione vede una buona percentuale di operai che imbracciano il mitra e partecipano alla liberazione della fabbrica. Commissario del distaccamento "Franco" della 122a Brigata Garibaldi Angelo Muffolini — Tornitore Reparto Attrezzeria Gruppo di antifascisti e partigiani a Bovegno il 15 agosto 1944 - Si riconoscono dall'alto: Attilio Zanoletti, due donne gardonesi, il russo Michele Onoprocìuk, Giannì Pacchetti, Giulia Carrara (Gisy), Angelo Marocchi e Amatore Milani. Dipendente della FARE e militare ottengo l'esonero nel febbraio '43; pertanto ritorno all'Arsenale a lavorare. Passo 15 alla OM, tornitore in attrezzeria dove esiste una cellula della Resistenza: Valle, Milani, Pedretti. Entro a farne parte e comincio a partecipare alle varie attività antifascista Nell'inverno '44-'45, durante un allarme aereo, io e Amatore Milani ci rechiamo a Ponte Zanano da Sergio Pedretti a prendere dei mitra che mettiamo sotto il mantello per il trasporto. Arrivati quasi al Convento suona il cessato allarme e dobbiamo rientrare in azienda dove ci sono i Tedeschi di guardia. Scaviamo nella neve e sotterriamo i mitra; a quel tempo la zona non era ancora edificata. Ritorniamo verso la OM dove ormai sono stati chiusi i cancelli. Martinellj, capo dei pompieri, vedendo che non siamo ancora rientrati, fa suonare di nuovo l'allarme aereo permettendoci di rientrare senza dare nell'occhio. La sera, usciti dall'azienda, recuperiamo i mitra e li portiamo a destinazione. Il fronte della~ gioventù recupera un ciclostile, nel Comune di Gardone, importantissimo per la propaganda, e viene portato a casa di Piero Pedretti a Ponte Zanano. Viene deciso di farlo passare oltre la sbarra situata dinanzi alla caserma della GNR. Si sceglie via Zanardelli, la sera alle sei per la confusione che c'è all'uscita dagli stabilimenti. Alla porta ci sono sempre due fascisti di guardia. Incaricati del passaggio siamo in tre: io davanti in bicicletta per dare via libera e due amici con un pezzo ciascuno di ciclostile. Arrivati al passaggio obbligato due donne entrano in azione e distolgono l'attenzione dei fascisti; in due riusciamo a passare; al terzo 16 cade il rullo del ciclostile per terra. Con il rumore i fascisti accorrono e viene arrestato. Portato in caserma ed interrogato, fa i nostri nomi. Veniamo subito ricercati dai fascisti, lo prendo la strada della montagna e raggiungo la 122a Brigata Garibaldi. Partecipo a tutte le azioni che culminano con la battaglia del Sondino. Con la liberazione si riesce finalmente a riportare la libertà nella nostra Valle. Partigiano della 122a Brigata Garibaldi -GAPPiero Pedretti Reparto Attrezzeria Sono assunto alla OM di Gardone nel marzo 1944; la mia è una famiglia di antifascisti e pertanto è sotto sorveglianza. Dopo il primo sondaggio nel reparto Attrezzeria, faccio conoscenza con nuovi antifascisti, tra cui tengo a ricordare Martinelli e Fumagalli capo nel reparto pompe iniezione. Con Fumagalli e Marchesini la sera facciamo gli straordinari per distribuire volantini antifascisti nei reparti. Vengo arrestato e inviato a Brescia nella scuola Ugoni, trasforma- ta in carcere. Il giorno dopo riesco a fuggire e Onerini, autista della OM, mi riporta a casa con il camion. Martinelli mi fa ottenere il lasciapassare e per sei mesi resto fuori dalla fabbrica; posso avere così più tempo da dedicare alla causa. Rientrato in fabbrica a fine novembre '44 riprendo anche l'attività interna con Guerini Vittorio, Guerini Giuseppe, Locatelli, Cazzago, Valle, Dino Gallizioli, Adolfo Livella, Arnaldo Baldi, Binetti. Per motivi di sicurezza un gruppo non conosce i membri dell'altro gruppo; ognuno ha i propri compiti da svolgere; tanti che collaborano non si La foto mostra la cascina Pedretti a Ponte Zanano, importante base della Resistenza in Valle. conoscono come partigiani, ma si ritroveranno tutti il 26 aprile con le armi in pugno per difendere la fabbrica. Ai primi di marzo del '45 vengono fermati dai fascisti, allo sbarramento di via Zanardelli posto sulla strada, due giovani che trasportano un ciclostile a Marcheno. Interrogati confessano di aver preso l'attrezzo a casa mia. Mentre lavoro arriva Martinelli che mi fa uscire in fretta dallo stabilimento, da una porta che mi apre in fondo all'azienda. Prendo la bicicletta e scappo perché i fascisti mi cercano per il ciclostile. Rientro dopo un po' di tempo con la garanzia che non mi avrebbero arrestato in quanto la mia famiglia è troppo provata: un fratello morto in guerra, un fratello prigioniero in Germania, un fratello in montagna ed io che non sono mai sicuro di tornare a casa. Mio fratello Luigi e Bruno Gabrieli, dopo essere stati licenziati dalla Bernardelli, nel gennaio del '45 vengono alla OM a fare il capolavoro. Tutto va bene come lavoro, ma in seguito alla soffiata di un impiegato fascista non vennero assunti perché sovversivi. Il 26 Aprile siamo in attesa lungo la strada. Davanti allo stabilimento arriva un camion carico di tedeschi che sparano da tutte le parti, ci si butta a terra rispondendo al fuoco, il camion viene bloccato, ma purtroppo restano sul terreno tre morti, Piovanelli, Nodari e Ghizzardi. Martinelli ha una brutta ferita che lo porterà più tardi alla tomba. Morti e feriti si registrano anche fra i tedeschi, gli altri sono fatti prigionieri. Un patriota della 122a Brigata Garibaldi Giuliano Forieri — Tecnico Reparto Meccanica Faccio parte del GAP (Gruppo Azione Patriottica) di Tavernole che comprende i due amici Luigi Riviera e Faustino Forlani. Siamo occupati tutti e tre nella fabbrica OM di Gardone V.T., assegnati a reparti diversi. L'azione cospirativa che insieme svolgiamo si collega all'organizzazione clandestina interna della fabbrica, ma soprattutto ai gruppi partigiani della media e alta Valle Trampia. Il nostro gruppo fornisce il proprio appoggio sia alle formazioni "Fiamme Verdi", sia alla 122a Brigata Garibaldi. Il frequente contatto con i responsabili dell'organizzazione del movimento resistenziale, per molti giovani membri del nostro GAP si traduce in opportunità di formazione democratica. L'azione culturale, morale ed educativa è necessaria per orientare verso i valori della pace, della giustizia, della libertà e della dignità umana una generazione cresciuta nel clima di un regime dispotico ed autoritario e perciò disawezza alle battaglie politiche e sociali. Dalla approfondita conoscenza dei problemi e delle situazioni, i giovani traggono ispirazione, forza e coraggio per intraprendere e intensificare l'attività operativa e di collegamento. Il nostro gruppo è chiamato anche a fornire le informazioni sulla consistenza e l'attività del comando tedesco, costituito da una settantina di uomini dislocati a presidio del paese di Tavernole. Informazioni, armi, strumenti e mezzi vari vengono scambiati per nostro tramite, tra le formazioni partigiane che operano in montagna ed i gruppi della resistenza organizzati all'interno della OM. L'organizzazione della resistenza si va preparando per fronteggiare nel modo più opportuno ed efficace il momento che si presagisce sempre più vicino, della ritirata dal suolo italiano dell'esercito tedesco. Lo scopo principale è quello di evitare la distruzione e lo smantellamento degli impianti presso il nostro e gli altri stabilimenti industriali della zona e di ridurre il più possibile i danni ai paesi e alle inermi popolazioni della valle. In seguito alla battaglia del Sondino, la 122a deve abbandonare le posizioni. Molti partigiani perdono la vita ed altrettanti sono i feriti. Siamo chiamati a dare il nostro aiuto e la Sul corno del Sondino Sul corno del Sondino bandiera nera l'è il lutto partigiano che va alla guerra. Da Marcheno son partiti non son tornati sui monti del Sondino son restati. Compagni partigiani bandiera rossa l'è il sangue partigiano che vuoi riscossa. (cfr.: "Sul ponte del fiume Sangro" in "Canzoniere della protesta 2", Ediz. Gallo, Milano) 17 necessaria assistenza. Organizziamo il trasporto delle armi, delle medicine e del vestiario. Dal Sondino alle cascine scelte come nuova base, sono trasferiti nella notte con barelle i feriti più gravi che sono curati dal medico di Tavernole che fa parte del nostro gruppo. Presso le abitazioni di amici e compagni sono ospitati, durante l'inverno, i partigiani superstiti. Dopo il rastrellamento operato dalle Brigate Nere ai danni della Brigata Perlasca che opera nell'alta valle, in cui perse la vita il partigiano Emi Rinaldini, molti sono i partigiani feriti. Molti ribelli sono ospitati e protetti presso una cascina appartenente ad aderenti al nostro gruppo. Purtroppo a Tavernole viene chiesto un ultimo contributo di sangue. Il 26 aprile 1945 provenienti da Gardone, Luigi Riviera, Faustino Forlani e Silvano Por- teri, che viaggiano in bicicletta distanziati l'uno dall'altro, vengono fermati verso le ore 9 e perquisiti dai tedeschi nel tratto di strada tra Brezzo e Tavernole. I primi due trovati in possesso di una parte dello stesso mitra sono trattenuti, mentre il terzo, trovato in possesso di manifestini incitanti il popolo italiano ad insorgere contro l'invasore e i tedeschi ad arrendersi, viene picchiato a sangue con il calcio del fucile. Il Riviera ed il Forlani sono poi fatti prigionieri dal comando tedesco in ritirata che scendela Val Trompia. In località Opoli, sulla strada di Lodrino, i due patrioti sono fucilati. Contemporaneamente tutti i gruppi della resistenza della zona entrano in azione sia sulla strada, sia sulle pendici ad ovest dei monti della Valle Trompia, mentre la Brigata Garibaldi concentra il tiro sui tedeschi dalla parte opposta. La cascina "Ruc" di Lino Bellerì, sopra la contrada Parte di Marcheno, importante base partigiana. (Foto Bruno Doloni) 18 Organizzatore clandestino del PCI nelle fabbriche della Valle Trompia Alfredo Zambruni - Tecnico Come tecnico sono inviato a Gardone dalla OM di Brescia. Qui svolgo un preciso compito politico: devo organizzare in tutti i reparti della OM le cellule clandestine per il PCI. Dispongo di pochi nominativi fidati; per prima cosa devo studiare gli elementi disponibili per capire di quali persone posso fidarmi. Per evitare sorprese il primo contatto alla OM l'ho con Primo Valle, con il quale organizzo parecchi reparti; lo nomino responsabile del partito nell'azienda. Continuando a lavorare nella clandestinità, trovo gli elementi per formare il CLN aziendale: Gitti Salvatore per la Democrazia Cristiana, Leali Battista per il Partito Socialista e Zanoletti Attilio per il Partito Comunista. Gli uomini fidati sono: Silvio Buggeri e Giovanni Casari per la ditta Beretta, Luigi Pedretti per la Bernardelli, Abati di Bovegno per l'alta valle, Arnaldo Baldi, collaboratore di Primo Valle, sottoscrittore di "Soccorso Rosso", cognato dell'aw. Bulloni, prefetto della liberazione a Brescia e pochi altri ai quali chiedo scusa perché alla mia età si possono dimenticare i nomi, ma non quello che hanno fatto tutti assieme per conquistare la libertà. Membro del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) della O.M. Attilio Zanoletti Analista Tempi Dopo lo sbandamento delP8 settembre 1943, all'Arsenale governativo di Gardone V.T. viene sospesa la produzione di armi. Nell'arco di pochi mesi subentra la OM di Brescia per produrre gruppi meccanici vari d'autocarri. Quasi subito, all'interno della fabbrica si organizzano dei gruppi di azione anti nazifascista (GAP) i quali hanno il compito di sabotare la produzione nel limite del possibile; di sottrarre materiale pregiato dai magazzini e nasconderlo in luoghi non accessibili ai tedeschi; di portare all'esterno parti di fucili che si costruiscono durante la guerra e medicinali; distribuire fra le maestranze i volantini di propaganda antifascista; di organizzare i sindacati operai per il dopo guerra; di organizzare la difesa dello stabilimento e precisamente di impedire eventualmente con le armi la asportazione dei macchinari da parte dei tedeschi. Tutto questo è documentato dalle fotocopie di dichiarazioni e comunicati originali dell'epoca. Nella primavera del 1944 si costituisce il CLN clandestino di fabbrica con i rappresentanti dei partiti democratici antifascisti. Il CLN aziendale ha il compito di tenere i collegamenti con il CLN di zona e di sovraintendere all'organizzazione antifascista all'interno. Le riunioni si svolgono nell'abitazione del sig. Panelli Giuseppe esponente del CLN comunale di Gardone alla presenza del Doti. Aimone, dei sigg. Boglioni, Mazzelli, Annibaie Cabona e Pietro Sartori che, dopo la liberazione, diventerà sindaco. Da ricordare l'infermiere della OM Luigi Pinzoni il quale ha sempre collaborato fornendoci molti medicinali. Sia le armi che i medicinali, vengono recapitati in montagna alle formazioni partigiane. Uno di questi incontri avviene a Bovegno il 15 agosto 1944 alla presenza di esponenti russi e inglesi (vedi fotografie) poche ore prima del massacro dei 15 civili inermi da parte del famigerato capo fascista Sorlini. Durante l'occupazione tedesca è possibile organizzare uno sciopero nello stabilimento OM che fa molto scalpore e da inizio al risveglio sindacale fra gli operai. Alla vigilia dell'insurrezione ha luogo all'interno della fabbrica una riunione fra tutti gli esponenti politici antifascisti alla presenza di un esponente del CLN Alta Italia per coordinare l'operazione armata sia all'interno sia in collegamento con le organizzazioni clande- stine degli altri stabilimenti, e specialmente con quelle della Beretta. Questa collaborazione determina la salvaguardia dello stabilimento Beretta che risulta minato dai tedeschi e può essere distrutto con gravi conseguenze per l'occupazione nella zona. I membri del CLN aziendale, dopo aver partecipato alle operazioni di guerra durante la liberazione unitamente ai gruppi armati esterni, hanno fra gli altri un compito delicato riguardante l'epurazione (in base alle disposizioni emanate dalle autorità governative) degli elementi che all'interno della fabbrica hanno collaborato con i tedeschi. Questi collaboratori avevano segnalato durante l'occupazione tedesca gli antifascisti che operavano nello stabilimento con le conseguenze in molti casi dell'invio nei famigerati campi di concentramento in Germania. Nonostante le innumerevoli denuncie pervenute da parte dei dipendenti a carico dei collaboratori più o meno responsabili il CLN si limita ad applicare la legge con molta moderazione ed i casi di epurazione furono pochissimi. 19 Staffetta ed appoggio della 122a Brigata Garibaldi Egidio Zubani — Reparto Calibri Sono stato assunto all'OM a metà maggio 1944. Il sig. lavana, saputo che mi era giunta la cartolina di andare in Germania a lavorare e conoscendo la mia situazione familiare con tre fratelli in posizioni critiche, mi fa assumere nel reparto Calibri così posso ottenere il tesserino dell'esonero. Il CLN mi indica di mettermi in contatto con Martinelli, con Basso, capo delle guardie e Angelo Muffolini in attrezzeria. A Marcheno ci sono le basi più importanti per il rifornimento della 122a Brigata Garibaldi; uno dei punti di animazione è pure il Circolo Cattolico locale. Sono anche in contatto con Paolo Belleri del CLN, Diamante Zubani ed Ermanno Zanoletti, staffette della 122a Brigata Garibaldi. I partigiani possono resistere in montagna perché nella Valle c'è una ragnatela di persone di tutti i ceti e ideali che lavorano per sostenere il movimento. Entro in contatto con la lotta partigiana durante l'estate del '44; come staffetta vivo con entusiasmo e sacrificio le eroiche gesta dei ribelli, si portano alle basi viveri, armi, ordini, uomini; con il tesserino rilasciato dall'azienda si passa indenni dai posti di blocco fascisti. Una sera con Andrea Raza e Luigi Amadini, stiamo andando al Ruc, casa di Lino Belleri. Qui ha trovato rifugio nel gennaio '45 perché braccato dai fascisti e ricercato con una taglia, Giovanni Casari di Gardone. Ognuno di 20 noi ha un sacco di farina sulle spalle. Da casa mia prendiamo la strada del cimitero perché abbiamo visto i tedeschi andare verso la Parte. Arrivati al canale Beretta ci si presentano davanti due tedeschi, ci fermano, ci perquisiscono e con le armi puntate chiedono spiegazioni. Per fortuna non abbiamo armi. Con un racconto strappalacrime riusciamo a convincerli che la farina serve a sfamare una famiglia di Marsegne che è in condizioni disperate. Ci lasciano andare e con i nostri sacchi raggiungiamo la base senza altri inconvenienti. Martinelli, dentro lo stabilimento.è di grande appoggio. Se durante il lavoro è necessario uscire senza farsi notare, lui prowede ad aprire la porta in fondo all'azienda, lo prendo la bicicletta e via, il cartellino viene sempre timbrato regolarmente. Nel marzo del '45 l'impegno con la Brigata aumenta; allora Basso mi fa avere un permesso pagato per tre mesi. Il pomeriggio del 13 aprile '45 mi ritrovo a S. Gallo alla cascina di Bardela con Ermanno Zanoletti e Santina Damonti (Berta). C'è una squadra di partigiani e al capo porto gli ultimi ordini inerenti l'operazione di evasione e di accompagnamento dei soldati che hanno aderito a disertare dalla caserma di Botticino con armi e vettovagliamento. Sono 30 militari e 5 sottufficiali che nella notte prendono la strada del Sondino, dove giungono il giorno dopo accompagnati da 10 partigiani. Ermanno rientra con i militari, io e Berta rientriamo in bicicletta con un pacco di tabacco, lei con un pacco di altra roba da portare in brigata. A Inzino c'è un blocco della strada da parte dei fascisti, lo e Berta ci accordiamo di non conoscerci; veniamo fermati tutti e due, ognuno racconta la propria storia, aliatine con fatica riesco a convincerli di lasciarmi il tabacco e con difficoltà riusciamo a passare tutti e due. Berta è la più spericolata fra le donne partigiane, partecipa in prima persona a tanti colpi ed è ricercatissima dai fascisti; nonostante questo è sempre pronta a partire per qualsiasi località e riesce a portare a termine con successo gli incarichi che le vengono assegnati. Dove cadde Gardoncini «Quando arrivammo - "Battista" tu ci aspettavi da un lontano ottobre all'angolo di via Cibrario. Ora siamo qui — tutta la "Seconda" — impacciati, confusi tacendo parole, per non piangere. Tu non lo vorresti. Sono ancora calde le armi: siamo qui a Torino — "Battista" — abbiamo bruciato le strade a valanga dalle Valli di Lanzo. Ora stendiamo le vecchie bandiere come novello sudario di garofani rossi e sostiamo, le tue Brigate, in Piazza Statuto. Qui, la tua Ombra, nel sangue vivo della nostra giovinezza vittoriosa». Dante Strona Sta/tetto in località "Dosso/mo" tra Magno e Aleno di Marcheno dove vennero nascoste le armi. La settimana precedente la Pasqua arriva a casa mia da Brescia, una signorina che, accertatasi della mia identità, si sfila da sotto un biglietto che deve essere recapitato con urgenza al comandante Tito, in montagna. La rassicuro che sarei partito subito; lei riprende la bicicletta per il ritorno. Tito, letto il messaggio, mi ordina di andare alla casa di Lino Belleri il sabato sera, dove avrei trovato una persona da accompagnare in montagna. Faccio quanto convenuto e mi accordo. Il giorno seguente è Pasqua, ma malgrado la festa partiamo per Navezzole, nell'alta valle del Lembro, dove è riunita la Brigata. Durante il viaggio la persona si presenta come "Remo", vuole rendersi conto dell'armamento, del morale perché nel pomeriggio avrebbe parlato agli uomini. Lo presento a Tito ed agli altri che lo aspettano. Dopo il rancio parla con uno spirito patriottico e politico che non avevo mai sentito. Rientro la sera a Marcheno mentre Remo rientra il martedì; lo accompagno in bicicletta a Gardone. Anni dopo so che l'uomo accompagnato è l'ispettore generale delle Brigate Garibaldi, On. Lombardi di Parma. Un episodio semplice può dare l'idea di come vengono effettuati gli spostamenti degli uomini. Antonio Pedretti è a casa a Gardone; rientrato dalla Liguria dove è stato ferito in combattimento, tanto che per il suo comportamento eroico viene proposto per la medaglia d'argento, è ansioso di riprendere posto nelle file della Resistenza e vuole raggiungere la Brigata. Aldo Casari mi da l'appuntamento per la domenica pomeriggio. Scegliamo di andare in bicicletta fino al Lembro, io davanti a fare strada, lui 50 metri dietro mi segue. A Brozzo davanti alla caserma ci sono i tedeschi, allora aspettiamo che finisca lafunzione in chiesa, la gente esce numerosa, noi ci mettiamo in mezzo e passiamo accodandoci alle altre persone come se anche noi uscissimo dai Vespri. I fascisti effettuano dei rastrellamenti a Gardone, tra cui quello del 13 dicembre 1943. Incontro un gruppo di fascisti davanti al cinema Beretta mentre stanno portando in caserma Battista Leali; in faccia è tutto sanguinante, lo picchiano con pugni e calci, lui prosegue fiero, a testa alta, senza lamentarsi, mentre il sangue segna la strada e i fascisti sadicamente si divertono a beffeggiarlo. Durante il lavoro, a rompere il ritmo della produzione, ci pensano gli allarmi aerei a bombardare e mitragliare provocando morti e feriti. Vengono messi degli osservatori in Navezze, pagati dalle ditte e collegati con il telefono; per la OM ci sono: Dante Cazzago, Franco Corbani, Pierino Belleri, Piero Zanelli e Micheli che si alternano, segnalando l'arrivo degli aerei e suonando le sirene. È un lugubre susseguirsi di fischi che si levano specialmente di notte; Pippo, così chiamano l'aereo, passa gettando bombe un po' a casaccio, tiene con il cuore sospeso tutte le persone e rompe i nervi, cosicché la popolazione aspetta in ansia il giorno della liberazione. 21 Un esempio di collaborazione fra operai e 122a Brigata Garibaldi Capodanno 1945 — II nuovo anno incomincia con temperature gelide; la neve ha imbiancato tutta la valle e i partigiani sono dislocati in varie case sicure. Per precauzione al minimo segno, vengono effettuati degli spostamenti per evitare rastrellamenti e guai agli ospitanti. Nel novembre '44, quando la stagione invernale è iniziata, i partigiani sono scesi dalle montagne e si sono sparpagliati in tante case e cascine, qualche gruppo ha raggiunto la città e la pianura; qualche altro si è fermato nei paesi della valle. Le armi sono lasciate a Marcheno e nascoste sotto terra in una cascinetta rurale al Dossolino, tra Magno e Aleno. Verso il 10 gennaio il CLN decide d[ recuperare le armi per revisionarle ~e ripararle in vista della ripresa primaverile della lotta. Carlino Buizza e Amatore Milani sono il comandante e il commissario del distaccamento della 122a Brigata Garibaldi a Gardone. Essi chiamano a raccolta gli uomini più adatti e, in una sera oscura e fredda, coperti con grandi mantelli, si ritrovano al Dossolino di Ermanno Zanoletti. Questi ha sempre la porta di casa aperta per tutti gli uomini della resistenza e il suo aiuto è di grande importanza per la causa. 22 Il gruppo è composto da Adler Timpini, Aldo Casari, Rino Rinaldini, Paolo Camossi, Carlino Buizza, Amatore Milani, Ferruccio Mondinelli, Angelo Marocchi, Gianni Pacchetti, Luigi Pedretti, Francesco Orizio, Giovanni Brignoli. Il comando è affidato a Pietro Daffini. Sul posto, a Marcheno, c'è Mario Zoli. Sempre braccato dai fascisti è appena riuscito a fuggire da una casa di Magno prima che arrivi la perquisizione; egli conosce il posto dove sono nascoste le armi. Nel vederlo così giovane, 18 anni, uno del gruppo esclama: "Ma questo è ancora un ragazzo!" Aldo Casari risponde dicendo che è uno dei più anziani della brigata. Diventerà poi capo del distaccamento "Franco" in Sondino. Ognuno prende il suo carico: mitra, moschetti, machinepistole, caricatori vengono nascosti sotto i mantelli e a gruppi di 4 persone scendono distaccati per via Madonnina dirigendosi verso Gardone. Si cammina nella neve, ma bisogna affrettare il passo perché con la sbarra abbassata, controllata dai fascisti, sulla strada provinciale non si può passare. Si deve tentare da via Zanardelli dove i fascisti hanno fatto costruire un grosso muro con una porticina che chiudono alle nove di sera per il coprifuoco fino alle sette del mattino. La porticina è aperta, i fascisti non ci sono, si entra in paese e tutto prosegue bene fino al Convento. Qui si intravvedono delle ombre lungo la strada. All'improvviso un ordi- ne in tedesco: siamo di fronte a una pattuglia; ci gettiamo nel prato. I tedeschi cominciano a sparare; ci spostiamo in una coltura di granoturco e non rispondiamo al fuoco dei tedeschi per non farci individuare. Intanto nascondiamo le armi sotto il granoturco, uno alla volta ci defiliamo lungo il muro del cimitero e rientriamo in paese. È stata l'ultima pattuglia a rimanere bloccata dai tedeschi, gli altri hanno raggiunto la casa e consegnato le armi. Il mattino dopo, prima di entrare alla OM, passando sulla strada, si controlla che le armi si trovino nel luogo in cui sono state lasciate la sera prima. Facciamo un piano: al primo allarme aereo usciamo dalla fabbrica con i mantelli. Con prudenza, per non farci notare, recuperiamo le armi e le portiamo subito a Ponte Zanano in casa dei fratelli Pedretti dove i nostri armieri clandestini prowederanno a sistemarle. Amatore Milani Luigi Pedretti Aldo Casari 23 I caduti della OM di Gardone V.T. Primavera 1945 — L'opera di organizzazione nella fabbrica OM prosegue. Un mattino viene assunto dall'azienda un giovanotto biondo; lo awicino, mi dice che è di Brescia, è figlio del direttore amministrativo della OM. Andava a scuola, ma è stato obbligato a entrare in fabbrica per avere l'esonero e il tesserino di circolazione, in quanto i tedeschi volevano mandarlo in Germania a lavorare. Si chiama Mario Piovanelli, ha 20 anni. Si esprime con rabbia contro i nazifascisti, aspira a partecipare alla resistenza, a Brescia è nei giro di studenti antifascisti. Dopo un esame viene associato a quel gruppo di persone scelte che il giorno dell'insurrezione verranno armate all'interno.della OM. Intanto, durante il bombardamento del 3 aprile un cavo elettrico dell'alta tensione viene tranciato dal traliccio; Barbi Vainer, 30 anni, al suono dell'allarme aereo ha abbandonato la fabbrica e si è portato al di là del Mella per ripararsi dall'incursione; gli cade addosso il cavo elettrico che lo uccide sul colpo. Un'altra vittima innocente della guerra. Nell'occasione rimane ferito anche Roberto Grazioli di Gardone. Nodari Antonio è un veterano, classe 1903. Sposato con figli, proviene dall'Arsenale ed è assegnato al corpo interno dei pompieri. È da tempo nella cerchia di Martinelli; i pompieri vsono scelti anche secondo le idee che professano, pertanto chi più, chi meno, assecondano il capo affinchè per il gran giorno sia tutto Luigi Riviera Faustino fariani pronto per intervenire. Il mattino del 26 aprile '45; arriva da Brescia la staffetta con l'ordine del CLN di distribuire le armi e insorgere contro i tedeschi. Gli armati vanno ai posti prefissati sui tetti degli uffici e lungo la strada. Anche Piovanelli e Nodari sono agli ordini di Martinelli che con mossa abile fa prigionieri i tedeschi all'interno della fabbrica con il loro comandante. Dalla strada di Brescia ecco giungere un camion carico di soldati tedeschi che sparano con la mitraglia. I nostri rispondono con i mitra; un insorto, di cui ci sfugge il nome, armato di pistola coraggiosamente si awicina al camion, salta sul predellino e spara all'autista. Il mezzo è bloccato; la sparatoria continua finché i tedeschi rimasti si arrendono. Purtroppo ci sono delle perdite anche fra gli insorti. Mario Piovane/li è colpito a morte sul bordo della strada; raccolto ormai senza vita, falciato da una raffica di mitra, giace in una pozza di sangue. Nodari Antonio viene ferito mortalmente al petto, vivrà ancora due giorni e nonostante la sua tenace fibra non riuscirà a superare la crisi e morirà. Un altro dipendente della OM muore colpito dal piombo tedesco: Giacomo Ghizzardi da Cogozzo, è trovato cadavere nel prato davanti alla fabbrica. Certamente una pallottola lo ha colpito anche se non ci sono testimoni che possano spiegare la dinamica dei fatti. Un'altra grossa perdita è il ferimento del capo dei pompieri Martinelli. Mentre parteci- pa alla sparatoria, una scarica di mitra lo colpisce; subisce svariate operazioni, ma a causa di quella ferita, nel 1954 la morte lo porta con sé dopo crudeli sofferenze. Nello scontro con il camion anche i tedeschi che sono nella scuola professionale sparano contro gli insorti della OM finché cominciano a spostarsi lungo la strada verso il paese e abbandonano, con la colonna, le scuole. Si continua a sparare a Gardone anche perché un camion di SS tedesche da Marcheno viene in aiuto ai locali. Vi lasciano anche dei morti: fra questi l'ufficiale comandante che sta risalendo via Zanardelli verso S. Rocco, falciato dai mitra di Rinaldini Francesco, Omodei Sergio, Salvinelli Battista. I tedeschi abbandonano Gardone verso le 15 diretti a Lodrino, con l'intenzione di raggiungere la Valsabbia. Sono bloccati a Nozza dove si arrendono dopo vari giorni ai partigiani. Gli insorti di Gardone verso sera risalgono la valle fino a Brozzo dove trascorrono la notte con le armi in mano. Si ritorna a Gardone il mattino del 27 con una colonna della 122a Brigata Garibaldi, dopo aver collaborato a fermare un camion di tedeschi a Brozzo. Ormai la libertà è stata riconquistata anche con l'apporto e il sacrificio degli operai della OM di Gardone V.T. Purtroppo con la prematura morte di Salvatore Gitti membro del CLN, si è perduta la testimonianza di episodi connessi alla lotta di liberazione da parte del gruppo Fiamme Verdi che operava all'interno della OM in appoggio alla Brigata Margheriti, impegnata sulle montagne di Collio. 25 BIBLIOTECA ARCHIVIO LUIGI MICHELETTI Motivazione della medaglia d'oro al Valore Militare alla bandiera del Corpo Volontari della Libertà Nell'ora tragica della Patria, quasi inermi ma fortK er sovrumana volontà, tutto sacrificando ad un ideale supremo di giustizia, i Volontari della L Libertà affrontarono la lotta ad oltranza contro la tirannide che ancora una volta opprimeva la nostra terra. In una superba sfida al secolare nemico e ai traditori fascisti, dall'esempio dei martiri e degli eroi del passato, trassero ' incitamento per vincere o morire innalzando nella lotta la bandiera invitta del Risorgimento. Appesi alle forche o sotto il piombo del barbaro nemico morirono intrepidi rinnovando il sacrificio dei Manara, dei Mameli, dei Morosini, dei ~ Pisacane, senza speranza di premio alcuno per sé, ma con certezza di bene per la Patria. Nuovo onore nazionale i Volontari della Libertà sono nella storia d'Italia monito alle generazioni future. 2 Marzo 1944 Promemoria dei Desiderata delle maestranze dipendenti dalla Soc. An. "O.M." 1° — Aumento dei generi razionati nella misura, almeno sufficente, compreso il sapone, estesi a tutti componenti la famiglia, compresi i genitori o gli ascendenti a carico. 2° — Assegnazione di grassi aumentati in misura sufficiente e di conseguenza bastanti a non dover ricorrere al mercato nero. La distribuzione di tali grassi deve essere effettuata tempestivamente e contemporaneamente con quella degli altri generi tesserati. 3° — Effettuazione della distribuzione della quantità di formaggio e farina assegnato alle altre Ditte quale distribuzione speciale in occasione delle feste di Capo d'Anno. Detta distribuzione era stata ripetutamente promessa agli operai della OM e mai effettuata. 4° — Elevare le indennità di presenza da L10 — a L18 — conformemente a quanto convenuto per le città sinistrate obbligate allo sfollamento. 5° — Si chiede sia chiarito il fatto dell'assegnazione dei 75 gr. di pane assegnato ai lavoratori e rispettive famiglie aventi a carico figli di età superiore ai 9 anni, senza pretendere la detrazione degli altri generi quali lo zucchero e il riso già assegnati in misura limitata. 6° — Viene inoltre richiesto che una regolare assegnazione di vino sia effettuata tramite il tesseramento oppure mediante assegnazione speciale ai lavoratori e rispettivi famigliari. 7° — Si chiede l'abbuono del premio speciale concesso una volta tanto con il contratto del 27 novembre 1943 attualmente in mano ai lavoratori quale prestito contratto con le aziende. 8° — Si chiede che il periodo delle ferie (preannunciato imminente per la deficenza di energia elettrica) venga accordato in misura rapportata all'anzianità dell'operaio in base a quanto viene praticato al personale impiegatizio. 27 LO AVRAI CAMERATA KESSELRING IL MONUMENTO CHE PRETENDI DA NOI ITALIANI MA CON CHE PIETRA SI COSTRUIRÀ A DECIDERLO TOCCA A NOI NON COI SASSI AFFUMICATI DEI BORGHI INERMI STRAZIATI DAL TUO STERMINIO NON COLLA TERRA DEI CIMITERI DOVE I NOSTRI COMPAGNI GIOVINETTI RIPOSANO IN SERENITÀ NON COLLA NEVE INVIOLATA DELLE MONTAGNE NON COLLA PRIMAVERA DI QUESTE VALLI CHE PER DUE INVERNI TI SFIDARONO CHE TI VIDE FUGGIRE MA SOLTANTO COL SILENZIO DEI TORTURATI PIÙ DURO D'OGNI MACIGNO SOLTANTO CON LA ROCCIA DI QUESTO PATTO GIURATO FRA UOMINI LIBERI CHE VOLONTARI SI ADUNARONO PER DIGNITÀ NON PER ODIO DECISI A RISCATTARE LA VERGOGNA E IL TERRORE DEL MONDO SU QUESTE STRADE SE VORRAI TORNARE AI NOSTRI POSTI CI RITROVERAI MORTI E VIVI COLLO STESSO IMPEGNO POPOLO SERRATO INTORNO AL MONUMENTO CHE SI CHIAMA ORA E SEMPRE RESISTENZA Lapide dettata da PIERO CALAMANDREI per la Città di Cuneo in risposta alla affermazione di Kesselring già comandante delle truppe tedesche in Italia (1943-1945): "Gli italiani dovranno farmi un monumento". Monte Sondino, Tito e alcuni partigiani della Ì2f Brigata Garibaldi 29 Bibliografia 1942 1976 // Ribelle, Brescia~1942 G. Pesce, La guerra dei GAP, Milano 1976 1946 1977 E. Rinaldini, Per una città di uomini liberi, Brescia 1946 M. Ruzzenenti, La 122a brigata Garibaldi e la Resistenza nella Valle Trompia, Brescia 1977 1953 1978 R. Battaglia, Storà della resistenza Italiana, Torino 1953 1961 A. Gamba, Documenti sulla Resistenza Italiana, Brescia 1961 1962 A. Fappani, La Resistenza bresciana, voli. 3, Brescia 1962-1965 1964 L Salvatorelli—G. Mira, Stona d'Italia nel periodo fascista, Torino 1964 1965 R. Carli Ballola, La Resistenza armata (1943-1945), Milano 1965 Gardone Vai Trompia per la libertà e nella libertà, Brescia 1965 1968 D. Morelli, La montagna non dorme, Brescia, 1968 1969 AA.VV., Antologia gardonese, Brescia 1969 1970 / fogli della sinistra, Brescia, 1970 1971 D. 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