Per il turismo italiano una situazione ancora difficile
Nel momento in cui scriviamo non sono ancora disponibili i dati definitivi sulla stagione dell’intero 2013.
L’osservatorio congiunturale del turismo di Unioncamere fotografa un’estate di leggero recupero per il turismo italiano.
Dopo un 2012 davvero difficile per gli operatori del ricettivo si registra un +2.2% nel mese di luglio, con un’occupazione
media delle camere del 64.4% e del +3,3% ad agosto, mese in cui la percentuale di camere occupate sale al 74%. Nel
mese di settembre tuttavia la stagione si arresta con un calo delle vendite del 1,2%, determinato principalmente dal
settore alberghiero. Il problema dell’Italia continua, pertanto, ad essere la forte stagionalità dei flussi turistici, con
performance nettamente al di sotto delle potenzialità del settore fuori stagione.
Nell’estate del 2013 sono le imprese ricettive del Nord Est, ad andare meglio, con buone performance anche delle
imprese del Centro. Stagione meno brillante, invece, per le imprese del Sud e per le Isole che, dopo una flessione in
luglio (-0,5%) e una ripresa in agosto (+2,0%), registrano un calo sensibile rispetto al 2012 nel mese di settembre (6,9%).
Tra le destinazioni, il turismo lacuale ottiene il gradimento maggiore nei mesi estivi, rispetto alle proprie disponibilità di
alloggio, con tassi di crescita davvero sensibili rispetto all’anno precedente (+9,3% a luglio, +12,9% ad agosto).
Al mare le imprese vedono un recupero più moderato (+2,7% a luglio, +3,2% ad agosto).
Bene anche le città d’arte italiane che riescono a prolungare la stagione estiva fino a settembre, occupando il 47,7%
delle camere (+7%). In calo, invece, i tassi di occupazione della montagna.
Per quanto riguarda i dati della Banca d’Italia sulla bilancia turistica dei pagamenti, l’intero periodo gennaio - settembre
2013 ha riportato un avanzo di 10.798 milioni di euro a fronte dei 9.737 milioni di euro registrati nello stesso periodo
dell’anno precedente (+10,9%).
Il merito spetta agli stranieri che, nei primi 9 mesi dell’anno, hanno speso in Italia 26.880 milioni di euro (+3,3%) di cui
oltre 17.000 milioni per motivi di vacanza (+6,4%).
Nel periodo considerato, rispetto a gennaio-settembre 2012, l’alloggio preferito dai viaggiatori stranieri sono stati gli
alberghi e i villaggi turistici: la spesa, in questo tipo di strutture, è in aumento del 4,6%.
In crescita anche la spesa di coloro che nel nostro Paese hanno soggiornato in strutture ricettive extra-alberghiere
(+1,9%). Il numero dei pernottamenti degli stranieri è rimasto sostanzialmente stabile rispetto al 2012 (+0.3% nel periodo
gennaio/ottobre 2013).
Considerando i primi 9 mesi del 2013 si rileva che la spesa degli stranieri provenienti dall’Unione Europea è diminuita di
circa il 4%, mentre è aumentata del 15,6% quella dei viaggiatori provenienti dai paesi Extra UE. I principali mercati di
origine per spesa turistica sono Germania, Stati Uniti, Francia e Regno Unito seguiti da Svizzera, Austria e Russia.
L’Italia appare quindi in leggera ripresa come destinazione turistica internazionale nel biennio 2013-2014. Tuttavia la
crescita complessiva dell’inbound del nostro Paese risulta inferiore a quella registrata dalle principali destinazioni
concorrenti europee. Quest’anno Grecia (+5,3%), Portogallo (+5,1%) e Francia (+4,5%) si distingueranno per i maggiori
incrementi nel numero di arrivi da turismo internazionale; Austria (+2,4%) e Italia (+2,2%) dovrebbero invece registrare
gli aumenti più contenuti.
Il CISET, nell’ultimo rapporto TRIP, stima che il nostro Paese dovrebbe registrare un incremento dell’incoming pari al
+3,1%. L’Italia si attesterà su un numero di arrivi internazionali di poco superiore ai 55 milioni, mantenendosi al terzo
posto in Europa dietro la Francia (91,4 milioni) e la Spagna (63,3 milioni).
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La Germania, che con circa 12 milioni di arrivi è il mercato estero in assoluto più importante per il nostro incoming,
mostra un andamento positivo sia nel 2013 (+1,2%) che nel 2014 (+1,6%). L’Italia appare ben posizionata sul mercato
tedesco, soprattutto per quanto riguarda il turismo lacuale e le destinazioni balneari del nord Adriatico.
Poi interessante sarà l’andamento del mercato statunitense, con crescite del 4,7% nel 2013 e del 9,3% nel 2014. Gli
Stati Uniti si confermano al primo posto tra i mercati extraeuropei per il nostro incoming, con cifre che l’anno prossimo
dovrebbero sfiorare i 5 milioni e mezzo di arrivi.
Ma anche per il 2013 le imprese turistiche italiane dovranno probabilmente leccarsi le ferite: stimiamo un -5% in termini
di fatturato. L'Italia è il quinto Paese più visitato nel mondo, con 47,4 milioni di turisti stranieri (98 milioni se si
aggiungono anche gli italiani), mentre il primato assoluto – che era nostro fino agli anni ottanta – è della Francia con 70
milioni di stranieri. Ora, però, con la frenata degli arrivi complessivi degli ultimi anni, il nostro Paese rischia di retrocedere
addirittura dietro Inghilterra e Germania, che certo non possono contare sulla ricchezza del nostro patrimonio culturale.
Il vero punto debole sono i turisti italiani.
I turisti arrivano dall’Europa e dal mondo intero. E le imprese hanno nuove formule. Spesso innovative.
L’anno che si è appena chiuso verrà ricordato come uno dei punti più difficili della crisi; nel turismo, tuttavia, fa registrare
anche veri e propri cambiamenti strutturali.
C’è stato un forte indebolimento della domanda interna, dovuto anche all’incertezza generale, che molto spesso ha
indotto comportamenti più prudenti nei percettori di redditi fissi e “sicuri”.
Così, i consumi turistici nel 2012-2013 si sono attestati sui livelli minimi, con un pronunciato calo del numero delle
vacanze e degli italiani che le hanno fatte: meno persone e famiglie in villeggiatura e soggiorni fuori casa “più leggeri”.
La contrazione ha riguardato un po’ tutte le tipologie: da un lato, si conferma il logoramento delle vacanze lunghe, ma
dall’altro si registra la compressione anche delle piccole vacanze, fino ad arrivare ad un tempo libero senza turismo né
spesa, visto che per la prima volta da diversi anni sono diminuiti anche i consumi culturali.
Tuttavia, il calo degli italiani in vacanza è solo una faccia della medaglia e segnala alle imprese il rischio di ogni
eccessiva specializzazione. Gli europei del Nord non hanno affatto risentito di una crisi dei consumi turistici e da altre
parti del mondo si sono registrati incrementi “a doppia cifra” tra il 2012 e il 2013. Infatti gli stranieri in vacanza in Italia
sono cresciuti.
La novità è spiazzante rispetto alle certezze dell’ultimo decennio: vuol dire meno turismo di “prossimità”, cui fa da
contraltare una forte domanda continentale ed un crescente afflusso da Paesi lontani. Nel 2013 le aziende turistiche
hanno perciò vissuto un forte cambiamento del loro scenario di mercato consolidato, trovandosi di fronte alla necessità
di affrontare nuove sfide, spesso senza avere né il tempo né gli strumenti per farlo.
Non solo. Le imprese del turismo hanno anche subito un attacco sul fronte dei prezzi, a causa della riduzione del potere
d’acquisto, certo, ma soprattutto per il diffondersi della filosofia “low cost”, che ha iniziato a governare il mercato,
stabilendo nuovi e più bassi livelli di remunerazione. Il consumatore ha percepito la possibilità di pagare di meno e l’ha
incorporata nel proprio profilo di domanda: nel turismo non sarà tanto facile ritornare ai livelli di prezzo precedenti la crisi.
A una domanda di qualità che inevitabilmente cresce, si è quindi andata a legare un’attitudine nuova nei confronti del
costo: in una parola, la ricerca costante di un maggior valore.
Benché siano stati così rilevanti, i cambiamenti nella domanda non sono gli unici responsabili di tante difficoltà aziendali,
hanno solo messo in evidenza problemi altrimenti rimossi, sottolineando la difficoltà di molte imprese turistiche a
rimanere sul mercato.
Le spiegazioni di questa situazione sono di diverso tipo e, ovviamente, in parte riguardano anche le capacità delle
imprese stesse a cambiare approccio, riorganizzarsi, cambiare strategie.
Però in questo documento vogliamo mettere in particolare l’accento anche sulle condizioni di contesto in cui si trovano
ad operare le nostre imprese, rispetto alle altre in Europa. Sulla questione dell’IVA più elevata abbiamo parlato ed
insistito, a tutti i livelli, lungamente negli anni scorsi.
Ma crediamo che la “questione fiscale”, se così possiamo definirla, sia la causa principale delle difficoltà delle imprese
turistiche in Italia.
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Inevitabilmente, la situazione di difficoltà delle imprese ha generato gravi ripercussioni sul lavoro nel turismo,
determinando l’apertura di tavoli di trattative che mirano essenzialmente alla riduzione di personale.
Ma le tante vertenze aziendali e di comparto in corso sembrano sottendere una ulteriore e ancor più pressante domanda
di flessibilità del lavoro in questo settore.
Con tutto ciò, cerchiamo di non essere eccessivamente pessimisti e parlare di crisi generalizzata del turismo italiano:
anche in questo gelido finale dell’anno vi sono infatti aziende, località, segmenti e nicchie che continuano a crescere,
basandosi sulla qualità, sull’innovazione non solo tecnologica e sulla diversificazione dei mercati.
Contributo diretto al PIL del settore turitico (%)
Spagna
6.4
Francia
6.2
Italia
5.4
Cina
4.2
Regno Unito
3.8
Germania
3.2
Stati Uniti
2.7
Fonte: Untwo, per l’Italia Istat
Le imprese: i flussi nella crisi
Le imprese dell’alloggio registrate nei primi 10 mesi del 2013 sono quasi 49 mila (di cui quasi 31 mila sono Alberghi per
il Rapporto sul Turismo Italiano, mentre per il Censimento Istat gli Alberghi sarebbero circa 24 mila e 300). In questo
periodo a fronte di 970 aperture hanno chiuso 1.407 imprese, con un saldo negativo di oltre 450 unità.
Osservando i flussi tra iscrizioni e cessazioni degli ultimi cinque anni, il 2012 sembra essere stato l’anno peggiore con
quasi 2.000 imprese che hanno chiuso e con un saldo negativo di 687 unità. I primi 10 mesi del 2013 registrano un
leggero miglioramento almeno rispetto al 2011 e al 2012, sperando che fine d’anno non riservi brutte sorprese.
Dalla tabella risulta chiaro che c’è stato un incremento del valore negativo dei saldi. La sommatoria di questi dal 2009 ad
oggi, indica che sono “sparite” 2.246 imprese, il 4,5%.
Dal 2009 a ottobre 2013 i saldi negativi tra iscrizioni e cassazioni più consistenti sono stati registrati dall’Emilia
Romagna, dalla Toscana, dal Veneto e dal Trentino Alto Adige. Nell’ultimo periodo a queste Regioni si aggiunge anche
la Campania.
Il 61% delle strutture alberghiere ha tra uno e 5 addetti, si arriva a coprire il 91% delle strutture quando gli addetti sono al
massimo 15. Gli occupati nel settore sono circa 175 mila di cui 138 mila dipendenti e 36 mila gli indipendenti.
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Alloggi
Iscrizioni - Cessazioni
Totale ITALIA
CENTRO-NORD
SUD E ISOLE
Cessazioni
Totale ITALIA
CENTRO-NORD
SUD E ISOLE
Iscrizioni
Totale ITALIA
CENTRO-NORD
SUD E ISOLE
2009
Saldi
-132
-290
158
2009
1.704
1.384
320
2009
1.572
1.094
478
2010
Saldi
-310
-290
-20
2010
1.589
1.284
305
2010
1.279
994
285
2011
Saldi
-652
-522
-130
2011
1.677
1.333
344
2011
1.025
811
214
2012
Saldi
-687
-629
-58
2012
1.889
1.486
403
2012
1.202
857
345
2013*
Saldi
-465
-301
-164
2013
1.437
1.057
380
2013
972
756
216
Nota: I dati del 2013 si riferiscono al periodo gennaio/ottobre
Fonte: Confesercenti - Infocamere
Alloggi
numero di occupati
uomini
donne
totale
alloggi
dipendenti
indipendenti
dipendenti
indipendenti
76.127
82.164
31.114
28.263
di cui alberghi e strutture simili
67.414
70.914
19.646
16.785
158.291
59.377
138.328
36.431
Fonte: Istat 2011 Censimento
Prezzi e tariffe
L’aumento medio annuo dei prezzi nel settore degli Alberghi e Pubblici Esercizi negli ultimi 2 anni, è stato inferiore agli
aumenti medi dell’inflazione generale. A fronte di un incremento cumulato del 5.4% da questo comparto si registra un
aumento dell’indice generale dei prezzi al consumo del 7.2%.
In questi anni i prezzi sono stati sollecitati soprattutto dal comparto degli energetici, sebbene nel 2013 si assiste a un
rientro delle tensioni: il costo della benzina, del gasolio e del gpl alla pompa, dal 2011 è cresciuto in media del 28.5 per
cento, le tariffe energetiche del 22.6 per cento, il gasolio da riscaldamento del 23,6%.
Nella medesima direzione dei prodotti e delle tariffe energetiche si sono mossi anche i corrispettivi dei servizi pubblici
locali (sui quali a pesare sono stati anche i tagli dei trasferimenti da parte dell’amministrazione centrale).
Tra il 2011 e il 2013 le tariffe dei rifiuti solidi urbani crescono del 12.7 per cento, quelle dell’acqua potabile del 21.5 per
cento, le tariffe sui trasporti urbani del 22% e quelli extra urbani del 21 per cento.
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Prezzi al consumo per alcuni settori - NIC
2011
Servizi
2,3
Di trasporto
3,2
Alberghi e pubblici esercizi
2,2
Tariffe a controllo nazionale
3,8
Pedaggio autostradale
8
Trasporti ferroviari
6,9
Tariffe telefoniche
1,7
Tariffe a controllo locale
7,3
Rifiuti solidi urbani
4,9
Acqua potabile
9,6
Trasporti urbani
7,9
Auto pubbliche
1,9
Trasporti extra urbani
5,5
Tariffe energetiche
6,3
Energia elettrica
1,9
Gas di rete uso domestico
9,1
Carburanti
15,7
Benzina sp
14
Gasolio
19,1
GPL
14,2
Gasolio riscaldamento
15,7
Indice generale dei prezzi
2,8
2012
1,8
3,3
1,5
2,4
4,6
-0,5
3,3
7,2
3,2
5,2
9,1
3,3
8,3
13,4
14
13,1
14,8
16,2
20,2
7,9
9,8
3,0
2013
1,6
3,8
1,7
0,8
3,8
-0,9
6,9
4,4
4,6
6,7
5,0
4,1
7,2
2,9
3,7
2,5
-2,0
-1,8
-2,8
-1,6
-1,9
1,4
Cumulata
5,7
10,3
5,4
7,0
16,4
5,5
11,9
18,9
12,7
21,5
22,0
9,3
21,0
22,6
19,6
24,7
28,4
28,3
36,5
20,5
23,6
7,2
Nota: * i dati del 2013 arrivano al mese di settembre
Fonte: Indis ref. Osservatorio prezzi Indis Unioncamere
Il Rapporto sulle tariffe dei servizi pubblici locali dell’Indis-ref. permette di fare alcuni esempi sui costi sostenuti dalle
Strutture Alberghiere e sulla disomogeneità territoriale degli stessi.
Nel 2011 un albergo di 1000 mq spendeva per i rifiuti solidi urbani circa 4.856 euro l’anno, un ristorante di 180 mq 2.319.
A parità di struttura però la spesa è molto differente tra le diverse aree del Paese, un albergo spende molto di più al
Centro e al Sud rispetto al Nord Italia; un ristorante ha una tariffa più bassa al Sud. La tariffa sui rifiuti solidi urbani, è
stata recentemente modificata.
Con il decreto Salva Italia del 2011 è stata istituita la Tares - in sostituzione della Tarsu e dei regimi tributari della Tia
1/Tia 2 - che sarebbe dovuta entrare in vigore dal 1 gennaio 2013. Con la Tares si ha un generale aggravio di spesa per
tutte le imprese e per le famiglie: è infatti stabilita la copertura integrale dei costi di esercizio e investimento, elemento
non previsto nel regime Tarsu1 e la maggiorazione per i servizi indivisibili (polizia municipale, illuminazione pubblica e
verde pubblico). L’impatto del nuovo tributo sarà strettamente correlato alla tipologia di utenza.
Si stima che un Albergo farà fronte a un aggravio di spesa per Rifiuti e Servizi indivisibili di 1.200 euro rispetto al 2011.
Per i comuni già passati a TIA si registrano in generale variazioni più contenute, gli incrementi indicati in tabella sono una media tra le realtà ex
Tarsu ed ex Tia.
1
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Spesa annua per rifiuti solidi urbani per aree geografiche – 2011
Nord
Centro
Sud
Albergo 1000 mq
3.865
5.726
6.467
Ristorante 180 mq
2.199
2.900
2.247
Fonte: Rapporto sulle tariffe dei servizi pubblici locali Indis ref. 2012
Stima spesa annua rifiuti solidi urbani
Albergo 1000 mq
Ristorante 180 mq
media semplice
2011
4.856
2.315
stime 2013
6.064
3.464
differenza
2013-2011
1.208
1.149
Fonte: Stime Confesercenti su dati Rapporto sulle tariffe dei servizi pubblici locali Indis ref
Sempre nel 2011 un albergo spendeva in un anno mediamente 16 mila euro per il servizio idrico. Anche in questo caso
le differenze territoriali sono ampie: il Centro risulta essere la macro area più cara.
In questi ultimi due anni stimiamo che la spesa sia cresciuta in media di quasi 800 euro.
Spesa annua per il servizio idrico integrato - 2011
Centro
Sud e
isole
15.234 23.414
16.118
3.394
3.719
Nord
Albergo 8000 mc
Ristorante 1.800 mc
5514
Fonte: Rapporto sulle tariffe dei servizi pubblici locali Indis ref. 2012
Stima spesa media annua servizio idrico integrato
Incremento
media ponderata di spesa
2011
2011-2013
Albergo 8000 mc
16.893
878
Ristorante 1.800 mc
3.870
201
Fonte: Stime Confesercenti su dati Rapporto sulle tariffe dei servizi pubblici locali Indis ref
Per quanto riguarda la fornitura elettrica, i dati Indis 2011, indicano per un albergo una spesa media all inclusive di circa
37 mila euro e per un ristorante di 12,6 mila euro; per la fornitura di gas naturale la spesa media di un albergo è di 13
mila euro e per un ristorante di 4 mila e 800.
Per queste due tariffe, si stima un incremento di oltre 5 mila euro l’anno per la fornitura di energia elettrica e di 1.500
euro per il gas naturale.
Stima incremento di spesa per energia elettrica e gas
STIME
Albergo
Incrementi di spesa 2011 spesa
stima
2013
2011
incremento
Fornitura energia elettrica
37.294
5.221
Fornitura gas naturale
13.305
1.530
Ristorante
spesa
stima
2011
incremento
12.666
1.773
4.834
556
Note: Albergo con consumo annuo di 200.000kWh di energia elettrica e di 20.000 Smc di gas; ristorante con consumo annuo
di energia elettrica di 65.000 kWh e di 7.000 Smc
Fonte: Stime Confesercenti su dati Rapporto sulle tariffe dei servizi pubblici locali Indis ref
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Pressione fiscale e contributiva sulle imprese italiane
% sui profitti
Paesi
Italia
Francia
Belgio
Spagna
Austria
Svezia
Ungheria
Rep. Ceca
Slovacchia
Giappone
Germania
Australia
Grecia
Stati Uniti
Finlandia
Portogallo
Polonia
Norvegia
Paesi Bassi
Regno Unito
Slovenia
Nuova Zelanda
Israele
Svizzera
Canada
Danimarca
Islanda
Irlanda
Lussemburgo
Media
Media - Italia
2011
68,6
65,8
57
56,5
55,5
54,6
53,3
48,8
48,7
48,6
48,2
47,9
47,2
46,8
44,6
43,3
42,3
41,6
40,5
37,3
35,4
34,3
31,7
30,1
29,2
29,2
26,8
26,5
21,1
43,5
-25,1
2014
65,8
64,7
57,5
58,6
52,4
52
49,7
48,1
47,2
49,7
49,4
47
44
46,3
39,8
42,3
41,6
40,7
39,3
34
32,5
34,6
29,9
29,1
24,3
27
29,9
25,7
20,7
Diff.
2014-2011
-2,8
-1,1
0,5
2,1
-3,1
-2,6
-3,6
-0,7
-1,5
1,1
1,2
-0,9
-3,2
-0,5
-4,8
-1
-0,7
-0,9
-1,2
-3,3
-2,9
0,3
-1,8
-1
-4,9
-2,2
3,1
-0,8
-0,4
Diff. Italia
2014
-1,1
-8,3
-7,2
-13,4
-13,8
-16,1
-17,7
-18,6
-16,1
-16,4
-18,8
-21,8
-19,5
-26,0
-23,5
-24,2
-25,1
-26,5
-31,8
-33,3
-31,2
-35,9
-36,7
-41,5
-38,8
-35,9
-40,1
-45,1
42,2
-23,6
Fonte: Word Bank Doing Business
La tabella più in generale mostra come l’Italia sia al primo posto per pressione fiscale e contributiva sulle imprese. Nel
nostro Paese le imprese registrano una pressione fiscale del 65,8%; un dato che non ha uguali non solo in Europa ma
anche nei principali Paesi industriali extra Ue. Il dato Italia si discosta del 24% dalla media Ue, e raggiunge una forbice
di oltre il 40 % rispetto al Canada o del 30% rispetto al Regno Unito.
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ALBERGO 800 MQ 30 CAMERE APERTO TUTTO L'ANNO
SIMULAZIONE PESO IMPOSTE ERARIALI E LOCALI
SOCIETA' IN NOME COLLETTIVO, 2 soci
DIPENDENTI /COLLABORATORI
12
RICAVO
COSTO DEL LAVORO E ALTRI COSTI
MARGINE OPERATIVO LORDO
REDDITO IMPONIBILE 2 SOCI = UTILE D'IMPRESA
450.000
350.000
100.000
72.000
ERARIO
ONERI CONTRIBUTIVI
IRPEF REDDITO TITOLARI
CANONE TV
SERVIZI PUBBLICI LOCALI: QUOTA ONERI FISCALI E PARAFISCALI NAZIONALI
15.000
17.000
1.000
15.238
48.238
FISCO LOCALE
ADDIZIONALE REGIONALE IRPEF
ADDIZIONALE COMUNALE IRPEF
SERVIZI PUBBLICI LOCALI: QUOTA ONERI FISCALI E PARAFISCALI LOCALI
IMU NETTA
IRAP
ALTRE IMPOSTE LOCALI
1.224
576
2.391
9.600
3.500
2.000
19.291
TOTALE SPESA PER IMPOSTE, ONERI PARAFISCALI E CONTRIBUTI
% SUL MOL
67.530
67,5%
Composizione del carico fiscale su un albergo
Fisco locale,
29%
Fisco nazionale,
71%
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