I MARI DEL NORD - Teatro Comunale di Vicenza

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ven 20 gennaio 2012
I MARI DEL NORD
Orchestra dei Pomeriggi Musicali
Giordano Bellincampi direttore
Paolo Bordoni pianoforte
musiche di Grieg e Nielsen
sinfonica
La musica e la condivisione
i mari del nord
All’inizio dell’anno, non a caso estendiamo l’ospitalità
del nostro teatro ad un’orchestra da tempo amica.
Mani che toccano corde, gole che soffiano nei tubi,
dita in rincorsa di tasti, di questo si cibano gli occhi
e d’altro, dell’unione di corpi e strumenti che non sono
più solo quello che sono, quello che fanno ma altro
indistinto, suono a suo agio in un vuoto ora colmo.
È solo ricordo lontano il silenzio iniziale, la quiete
dietro il pieno di note e pare la sintesi di una storia,
quella dell’uomo, venuta a patti col divino,
musicando i sentimenti, in presa verso l’ultraterreno.
A nome dei professori dell’Orchestra del Teatro Olimpico,
inauguriamo insieme una stagione artistica marcata
da collaborazioni di grande tradizione.
È la musica stessa, attraverso innumerevoli esempi,
ad indicarci la dimensione della condivisione come necessaria
al raggiungimento di un considerevole livello artistico
e produttivo.
Marco Scarpa
In questo, ci sentiamo portavoci non solo dell’eccellenza
della città, ma anche di uno spirito imprenditoriale,
tipicamente vicentino, che abbraccia la comunità con passione
ed impegno e che ci spinge ad adottare un paradigma produttivo
nuovo, deciso e capace di produrre la cultura sinfonica di Vicenza.
Massimiliano Frani
Direttore Artistico Orchestra del Teatro Olimpico
3
IL
MARE
DEL
NORD
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PROGRAMMA
Edvard Grieg Concerto per pianoforte e orchestra in la minore, op. 16
Carl Nielsen Sinfonia in sol minore n. 1, op. 7
Orchestra dei Pomeriggi Musicali
Giordano Bellincampi direttore
Paolo Bordoni pianoforte
Il freddo Mare del Nord fu testimone, nello
sfumare tra il secolo XIX ed il XX, di un
rinnovato calore nella creatività musicale
dei paesi bagnati dalle sue onde. Ancor
prive di un linguaggio che le distinguesse
chiaramente nel vasto panorama dell’arte
sonora europea, Norvegia e Danimarca
scoprirono nuova autorevolezza e la nascita
di autentiche “scuole nazionali” grazie ad
una generazione di compositori, capaci di
esplorare quelle che erano state le radici
musicali dei loro paesi natali, recuperando
in particolare il patrimonio folkloristico di
canzoni popolari e danze che sicuramente
era rimasto svincolato da influssi stranieri.
Essi comunque non rinnegarono mai la loro
formazione europea ed “occidentale”, ma
anzi la fusero, con esiti diversi, all’interno
delle loro opere in modo tanto sapiente
da conferire ad esse una straordinaria
naturalezza.
Edward Hagerup Grieg fu il testimone
norvegese di tale vivacità culturale.
Nato il 15 giugno 1843, lo stesso giorno
in cui il conservatorio di Lipsia aprì,
sotto la direzione di Felix Mendelssohn,
Grieg raggiunse il prestigioso istituto
quindicenne, senza tuttavia poter
Grie
g
incontrare Mendelssohn, morto undici anni
prima. Eppure, certi tratti del pensiero
musicale del compositore tedesco vennero
assorbiti con chiarezza da Grieg, assieme
ad altre influenze importanti provenienti
con ogni evidenza da Robert Schumann,
che era stato brevemente insegnante a
Lipsia, prima di trasferirsi a Dresda. Ma,
più direttamente, l’esposizione alla musica
di Schumann avvenne per intercessione
della di lui moglie Clara Wieck, che
interpretò il Concerto per pianoforte e
orchestra in la minore del marito a Lipsia,
durante gli anni di apprendistato di Grieg.
Forte è il ricordo dell’opera schumanniana,
nel Concerto per pianoforte e orchestra
in la minore op. 16, così come evidenti
sono le influenze delle più nobili tradizioni
centroeuropee. Anche la voce di Franz Liszt
entrò a far parte del complesso insieme
d’influssi alla base del lavoro, grazie
a un incontro tra questi e il norvegese,
avvenuto nei pressi di Roma nel 1869.
Liszt suonò a prima vista e con agilità il
Concerto, offrendo parole di lode ed un
consiglio d’orchestrazione: far suonare il
secondo tema del primo movimento alla
tromba. Grieg, privo di qualsiasi dubbio
sulla parte solistica, che aveva scritto di
5
UNA GUIDA ALL’ASCOLTO
sen
Niel
Carl
getto, non era altrettanto convinto del suo
lavoro d’orchestratore: ed infatti accolse
il consiglio di Liszt, prima di riportare il
secondo tema ai violoncelli, nel 1905-1906,
durante una delle numerose revisioni della
sua opera.
Ma non vi sono solo omaggi e prestiti,
in questo Concerto. C’è anche l’eco di
una vacanza serena del 1868, vissuta
da un compositore venticinquenne nel
villaggio danese di Søllerød, assieme
alla moglie Nina ed alla figlia neonata.
E c’è, nella particolarissima ricchezza
di materiale melodico del Concerto,
uno spirito indubbiamente norvegese,
che emerge infine con vigore nel finale,
grazie alla citazione di un ritmo di danza
caratteristico, lo Halling.
Carl Nielsen fu invece di natali danesi.
Spesso accostato dagli storiografi allo
stile post-romantico, si inserì in verità
pienamente nell’arte del XX secolo,
come si può intuire dalle considerevoli
intuizioni ed innovazioni dimostrate dalla
Sinfonia n. 1 op. 7. La sera del 14 marzo
1894, a Copenaghen, Nielsen era nel suo
ventinovesimo anno d’età. Al termine
dell’esecuzione della Sinfonia, il pubblico
- comprendente anche la famiglia reale
- chiamando alla ribalta il compositore,
si stupì non poco nel vedere un giovane
elegante e timido alzarsi dalla fila dei
secondi violini ed inchinarsi. Il successo
della composizione appariva assoluto;
eppure uno dei critici più influenti del
tempo, Charles Kjerulf, non si espresse
con parole favorevoli. Scrisse, invece,
dell’irrequietezza e delle violente armonie
della Sinfonia in termini decisamente
negativi. Ed in effetti, pur eccedendo in
severità, Kjerulf non si sbagliava: quel
lavoro orchestrale dall’organizzazione
estremamente razionale trattava gli
incontri tra i suoni in maniera singolare,
distanziandosi dalle tendenze dominanti
nel panorama europeo. Dichiarando la
tonalità d’impianto del brano (ad esempio
sol minore, come in questo caso), Nielsen
partiva in realtà per un viaggio armonico
verso un altro inatteso obiettivo, il do
maggiore del finale. Tale itinerario ricco di
tensione costituiva un’alternativa originale
ed intelligente all’indebolimento della
tonalità che veniva invece praticato nel
tardo ottocento, ad esempio, dai discepoli
di Richard Wagner.
Marco Bellano
L’esordio del primo movimento del
Concerto per pianoforte e orchestra
di Grieg è uno degli elementi che più
frequentemente viene citato, in tutte
le occasioni in cui si desidera costruire
un parallelo (in parte legittimo) tra
quest’opera ed il Concerto per pianoforte
ed orchestra di Robert Schumann.
In entrambi i lavori, infatti, s’ode
innanzitutto un autorevole e subitaneo
ingresso dell’orchestra (preparato da
un rullo di timpani in Grieg), seguito da
una virtuosistica risposta del solista,
che propone figurazioni melodiche
discendenti. Ma se la forma è simile, il
contenuto è senz’altro diverso: e ciò lo si
può capire concentrando l’attenzione sulla
materia prima con cui Grieg costruisce
la cascata di note che contraddistingue
l’esordio del pianoforte. Alla radice
del pensiero vi è un motto di tre note,
la, sol diesis e mi. Esso viene ripetuto
sette volte, ad inaugurare una serie di
ripetizioni che innerverà l’intero Concerto;
quelle note non costituiscono però un
mero vezzo: sono in realtà citazione
di movimenti melodici estremamente
tipici del folklore musicale norvegese,
e dunque espressione di quell’ispirato
“nazionalismo” compositivo che nel
Concerto viene espresso in maniere anche
più esplicite, ad esempio con l’uso del
ritmo binario e cadenzato della danza
halling.
Nel primo movimento, motto a parte,
lo halling è in verità già presente: ma
la struttura musicale viene marcata
specialmente dalla contrapposizione tra
due temi dialoganti tra di loro, distinti
in maniera netta. Al primo, dalla natura
chiaramente ritmica, si contrappone
un secondo soggetto introdotto dal
violoncello, più quieto nel tempo e più
raccolto nell’espressività. Parte del
senso d’intimità racchiuso in tale spunto
si espande e si sviluppa nel semplice
secondo movimento, introdotto dagli
archi con sordina e pervaso da interventi
rapsodici del pianoforte, che paiono
frammentare e rendere più angoloso un
fluire melodico altrimenti di morbida
scorrevolezza.
Il terzo movimento ha una struttura
canonica, ereditata dall’epoca classica:
un rondò-sonata, ossia una forma
in cui il tipico schema dell’allegro di
sonata (esposizione dei temi, sviluppo
dei medesimi e ripresa) è ibridato con
il modello di un brano caratterizzato da
un ritornello alternato ad episodi tra loro
differenti.
Il pianoforte introduce innanzitutto lo
spiccato ritmo di halling, che poi sarà
energicamente riproposto dall’intera
orchestra. Il secondo tema ha qualità
popolaresche altrettanto spiccate, e
conduce ad un episodio tranquillo che
prende le mosse da un intervento del
flauto solista. Il ritornello del primo
tema si fa dunque nuovamente strada,
rendendosi oggetto di nuovi sviluppi.
Un cardine strutturale del movimento è
poi una breve cadenza del pianoforte,
che prepara un espediente drammatico
di sicura efficacia: la trasformazione
della tonalità d’impianto dal minore al
maggiore, con conseguente senso di
improvviso “rischiararsi” della musica.
Con la nuova brillantezza acquisita, il
Concerto volge al termine concedendosi
spazio per una nuova cadenza, dove
le scintillanti figurazioni del solista
disegnano metaforicamente la silhouette
di Franz Liszt accanto a quella di Robert
Schumann.
Marco Bellano
7
I PROTAGONISTI
Paolo Bordoni
Paolo Bordoni, uno dei più assidui
interpreti di Schubert del panorama
pianistico italiano e internazionale, nasce
a Bergamo e studia a Roma con Vera Gobbi
Belcredi e con Guido Agosti e a Parigi con
Magda Tagliaferro.
Ha tenuto recital come solista, oltre
che alla specialistica Schubertiade
di Hohenems, nei principali festival
internazionali in Europa, in Giappone e in
America. Al suo debutto negli Stati Uniti
a Charleston ha eseguito il 3° concerto
di Beethoven con la New York Orchestra
diretta da Raymond Leppard.
Si è esibito inoltre sotto la direzione di
Rudolf Kempe, Gianandrea Gavazzeni,
Daniel Oren, Riccardo Chailly, Lucas
Foss, Hubert Soudant, Carl Melles, Spiros
Argiris, Carlo Zecchi, Marc Andreae,
Moshe Atzmon, André Vandernoot, Donato
Renzetti, Daniele Gatti, Roberto Abbado,
Umberto Benedetti Michelangeli, Aldo
Ceccato e Mario Venzago. Ha sempre
costituito parte della sua attività la
preparazione e il perfezionamento, presso
prestigiose istituzioni italiane, giapponesi,
spagnole e francesi, di giovani pianisti
avviati alla carriera concertistica.
È membro delle giurie di diversi concorsi
internazionali. Ha inciso per EMI, Divox
e Novalis. È recente una sua tournée in
Estremo Oriente.
Giordano Bellincampi
Assume la direzione della Danish National
Opera con il titolo di General Music Director
nel settembre 2005. Precedentemente è
stato Direttore Musicale dell’Orchestra
Filarmonica di Copenhagen (2000 - 2006).
Fra il 1997 e il 2000 è stato Direttore
Principale della Athelas Sinfonietta
Copenhagen, ensemble leader nella
musica di “avant-garde” in Danimarca.
Dopo gli studi del trombone e di direzione
d’Orchestra con Jorma Panula (prestigioso
direttore e ricercato pedagogo) presso
la Royal Danish Music Academy di
Copenhagen e dopo aver svolto una
intensa attività musicale come professore
d’orchestra, nell’agosto 1994 debutta
come Direttore d’Orchestra, con la
Orchestra Sinfonica di Odense. Seguono
una serie di concerti con le più prestigiose
orchestre della Danimarca.
Il suo debutto alla Royal Opera di
Copenhagen avviene nella primavera del
2000 con La Bohème; da allora dirige
il grande repertorio operistico italiano.
Nel 2005 inaugura il nuovo Teatro della
Royal Opera Copenhagen con una nuova
produzione di Aida; nella stagione 2006/07
dirige una nuova produzione del Rigoletto
alla Danish National Copenhagen ed il
Rosenkavalier di Richard Strauss.
Nella stagione 2009/10 dirige la Royal
Flemish Philharmonic, Slovenian
Philharmonic, RTE National Dublin, una
produzione di Cavalleria Rusticana/
Pagliacci alla Deutsche Opera am Rhein.
Nella stagione 2010/11 dirige una nuova
produzione di Madama Butterfly alla Royal
Opera Copenhagen e Manon Lescaut alla
Danish National Opera. Nella stagione in
corso torna a dirigere alla Deutsche Oper
am Rhein (Bohème), la Royal Flemish,
le orchestre sinfoniche di Kristiansand e
Sonderjyllands. In Italia dirige i Pomeriggi
Musicali, l’Orchestra di Padova ed il
Veneto, e in Nuova Zelanda l’Auckland
Philharmonic e Christuschurch Symphony
Orchestra.
Orchestra dei Pomeriggi Musicali
L’Orchestra dei Pomeriggi Musicali nacque
nell’immediato secondo dopoguerra in
una Milano tutta presa dal fervore della
ricostruzione: fu il frutto dell’incontro
tra due uomini d’eccezione, l’impresario
teatrale Remigio Paone e il critico musicale
Ferdinando Ballo. Il primo pensava ad una
formazione da camera con cui eseguire
il repertorio classico, il secondo ad una
orchestra in grande stile che sviluppasse
un repertorio di musica contemporanea
e d’avanguardia. I due punti di vista
trovarono una sintesi nell’Orchestra I
Pomeriggi Musicali che fin dal primo
concerto, il 27 novembre 1945, accostando
Mozart e Stravinskij, Beethoven e Prokofjev,
inaugurò una formula coraggiosa che la
portò al successo. L’Orchestra oggi conta
uno straordinario repertorio che include
i più grandi capolavori del Barocco, del
Classicismo, del primo Romanticismo e,
allo stesso tempo, molta musica Moderna
e Contemporanea. La diffusione popolare
di quest’ultima fu avviata puntando sui
grandi del Novecento, assenti dai cartelloni
concertistici durante la dittatura fascista
per motivi politici o di stolta autarchia
culturale: Stravinskij, Hindemith, Webern,
Berg, Poulenc, Honegger, Copland, Yves,
Français; non mancano gli italiani, alcuni
dei quali non solo poterono presentare le
loro composizioni per la prima volta, ma ne
scrissero su commissione dei Pomeriggi:
si parla di Casella, Dallapiccola, Ghedini,
Gian Francesco Malipiero, Pizzetti,
Respighi. La tradizione continuò con quelli
delle leve successive: Berio, Bussotti,
Luciano Chailly, Clementi, Donatoni, Hazon,
Maderna, Mannino, Manzoni, Margola,
Pennisi, Testi, arrivando agli emergenti dei
nostri giorni, Fedele, Francesconi, Vacchi.
Notevole è il numero delle “future”
celebrità che sono state consacrate dai
Pomeriggi: Claudio Abbado, Leonard
Bernstein, Rudolf Buchbinder, Pierre
Boulez, Michele Campanella, Giuliano
Carmignola, Sergiu Celibidache, Riccardo
Chailly, Daniele Gatti, Carlo Maria Giulini,
Vittorio Gui, Natalia Gutman, Angela
Hewitt, Leonidas Kavakos, Alexander
Lonquich, Alexander Igor Markevitch,
Zubin Mehta, Carl Melles, Riccardo Muti,
Thomas Schippers, Antonio Ballista, Arturo
Benedetti Michelangeli, Bruno Canino,
Dino Ciani, Franco Gulli, Nikita Magaloff,
Nathan Milstein, Massimo Quarta, Maurizio
Pollini, Corrado Rovaris e Uto Ughi.
Ricordiamo inoltre le importanti presenze
di Direttori stabili: Nino Sanzogno,
Gianluigi Gelmetti, Gianpiero Taverna e
Othmar Maga, per arrivare ai milanesi
Daniele Gatti e Aldo Ceccato.
Dal 2009 la direzione artistica è affidata a
Ivan Fedele, mentre Antonello Manacorda
continua a ricoprire il ruolo di direttore
musicale dell’orchestra.
L’Orchestra I Pomeriggi Musicali svolge
la sua attività principalmente a Milano e
nelle città lombarde, mentre in autunno
contribuisce alle stagioni liriche dei Teatri
di Bergamo, Brescia, Como, Cremona,
Mantova, Pavia, e alla stagione di
balletto del Teatro alla Scala. Invitata
nelle principali stagioni sinfoniche
italiane, l’Orchestra ha conquistato platee
internazionali. Recentemente ha riscosso
lusinghieri successi in Spagna, Portogallo,
Tunisia, Francia, Germania, Svizzera,
Turchia e Austria.
Dal maggio 2011 la direzione artistica è
affidata a Massimo Collarino.
9
Orchestra
dei
Pomeriggi
Musicali
prossimi concerti
mar 21 febbraio 2012 ore 20.45
Serata
all’Operetta
Mardi Grás
Orchestra del Teatro Olimpico
Romolo Gessi direttore
Alexandra Reinprecht soprano
Andrea Binetti tenore
mar 6 marzo 2012 ore 20.45
Nunc
Initium
Orchestra del Teatro Olimpico
Direttore
Giordano Bellincampi
Oboi
Paolo Mandelli*, Francesco Quaranta*
I violini
Alessandro Braga**, Igor Riva*,
Fatlinda Thaci**, Michele Buca,
Emilio Tosi, Elitza Demirova,
Paola Diamanti, Laura Cuscito,
Andrea Pellegrini, Tatiana Reout
Clarinetti
Marco Giani*, Giuseppe Cultraro
II violini
Mauro Rovetta*, Lucia Ronchini,
Alberto Berera, Elsa Righetti,
Mario Roncuzzi, Elisa Mancini,
Alessia De Filippo, Livia Hagiu
Viole
Stefan Veltchev*, Enrico Carraro*,
Stefano Martinotti, Luca Maggioni,
Erica Mason
Violoncelli
Simone Scotto*, Giovanni Moraschini*,
Marco Paolini, Giovanni Gallo,
Enrico Graziani
Contrabassi
Paolo Speziale*,
Daria Micheletti, Elio Rabbachin
Flauti
Sonia Formenti*,
Elisabetta La Licata, Federica Ziliani
Fagotti
Luca Ceretta*, Sabrina Pirola
Corni
Alfredo Arcobelli*, Ambrogio Mortarino,
Alessandro Mauri,
Massimiliano Crotta
Trombe
Sergio Casesi*, Luciano Marconcini
Tromboni
Alessandro Castelli*,
Daniele Lagrutta, Maurizio Tedesco
Timpani
Gianmaria Romanenghi*
Ispettore
Pierangelo Minella
Referente
Donatella Campoleoni
** primo violino di spalla
* prima parte
SIN
FONI
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Matthew Coorey direttore
Biglietteria
tel. 0444.324442 - [email protected];
in tutte le filiali della Banca Popolare di Vicenza.
www.tcvi.it
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