340 Recenti Prog Med 2013; 104: 340-344 Imaging con radionuclidi dei tumori neuroendocrini: basi biologiche e risultati diagnostici Eugenio Annibale Genovese1, Vania Mallardo2, Michele Rossi3, Andrea Vaccaro2, Antonio Raucci4, *Nicoletta Della Vecchi5, Giovanna Romano6, Teresa Califano4, Francesco Schillirò4 Riassunto. Molti radiofarmaci sono stati usati con successo nella medicina nucleare per visualizzare i tumori neuroendocrini; molti di essi si basano su uno specifico meccanismo di captazione, mentre altri sono sonde aspecifiche. Questa rassegna si sofferma sulle applicazioni cliniche della metaiodobenzylguanidina marcata, dell’111In-pentreotide e dei traccianti a emissione di positroni. Vengono presentati i risultati della medicina nucleare nella diagnostica per immagini e sono riportati i più importanti studi comparativi con le principali scoperte. Gli studi di un ulteriore possibile approccio diagnostico rivolto alle caratteristiche biologiche di questi tumori potrebbero aprire la strada a svariate, nuove opzioni terapeutiche. Summary. Many radiopharmaceuticals have been successfully used in nuclear medicine to detect neuroendocrine tumors, and many of them are based on a specific mechanism of uptake, while others are non-specific probes. This “review” focuses on the clinical applications of metaiodobenzylguanidine, 111In-pentreotide and positron emission tomography (PET) tracers. New avances in diagnostic imaging will be discussed. Molecular imaging serves these diagnostic functions and provides powerful means for non-invasively detecting disease. Parole chiave. MIGB, octreotide, PET, tumori neuroendocrini. Key words. MIGB, neuroendocrine tumors, octreotide, PET. Introduzione colorazione istopatologica. Generalmente esse hanno nuclei uniformi e citolplasma granulare e chiaro alla colorazione di routine con ematossilina-eosina. Le tecniche di colorazione con argento, le colorazioni argirofile secondo Grimelius e le colorazioni argentaffini secondo Masson aiutano ad identificare queste cellule. I tumori neuroendocrini (NET) sono stati definiti, in passato, APUDomi. La sigla APUD (amine precursore uptake and decarboxylation) fu proposta originariamente nel 1969 da Pearse, il quale osservò che le cellule dell’originaria cresta neurale migravano durante lo sviluppo embrionario in differenti tessuti, compreso il tratto intestinale, il pancreas e svariate ghiandole endocrine1. La loro peculiare caratteristica biologica è la proprietà di accumulare DOPA o 5-idrossitriptofano e di decarbossilare questi componenti per produrre catecolamine o serotonina. Inoltre, queste cellule sintetizzano e rilasciano svariati peptidi bioattivi (ormoni, fattori di crescita, peptidi regolatori). Comunque, la teoria APUD e l’identificazione dei NET con gli APUDomi non fu confermata dai successivi studi sperimentali e questo concetto sta venendo progressivamente abbandonato dalla maggior parte dei ricercatori2. È oggi ammesso che un gruppo di NET non deriva dalle cellule della cresta neurale ma piuttosto dalle cellule staminali pluripotenti dell’organo in questione o da cellule neuroendocrine differenziate derivanti dalla precedente. Svariate osservazioni sostengono questo nuovo punto di vista. In questa rassegna il termine “neuroendocrino” sarà utilizzato per definire cellule e tumori con un caratteristico modello istologico, in particolar modo di Radionuclide imaging of neurendocrine tumors: biological basis and diagnostic results. Il network della somatostatina: un esempio di dispersione neuroendocrina La somatostatina (sst) è un peptide multifunzionale che è sintetizzato nelle cellule neuroendocrine e in altre cellule presenti in molti distretti e organi incluso il sistema nervoso centrale e periferico, il tratto gastrointestinale, il pancreas endocrino, la tiroide, il surrene, il tratto genitourinario e il tessuto linfatico. Questa rete diffusa è un buon esempio di dispersione cellulare neuroendocrina. I peptidi endogeni bioattivi sono il tetradecapeptide sst-14 e la forma estesa N-terminale sst-28, che svolge una grande varietà di funzioni biologiche, incluse le modulazioni negative della secrezione del pancreas esocrino ed endocrino, della contrattilità della muscolatura liscia, della neurotrasmissione e della proliferazione cellulare3. Questi peptidi esercitano la loro azione centrale e periferica attraverso i recettori accoppiati alle proteine G. Recenti studi molecolari hanno rivela- 1 Dipartimento di Scienze Mediche, Università di Cagliari; 2Medicina Nucleare, Seconda Università di Napoli; 3Dipartimento di Radiologia, Azienda Ospedaliera Sant’Andrea, Roma; 4Diagnostica per Immagini, Seconda Università di Napoli; 5Diagnostica per Immagini, Università di Cagliari; 6Diagnostica per Immagini, Medicanova Polidiagnostica, Battipaglia (SA). Pervenuto il 10 giugno 2013. E.A. Genovese et al.: Imaging con radionuclidi dei tumori neuroendocrini: basi biologiche e risultati diagnostici to l’esistenza di cinque distinti sottotipi di recettori sst (sstr) con differente distribuzione tissutale. Questi recettori sono stati clonati e cronologicamente denominati sstr1, sstr2, sstr3, sstr4, sstr5. Per lo sstr2, sono state individuate due varianti congiunte sstr2A e sstr3B. Analisi strutturali hanno dimostrato che tutti questi sottotipi recettoriali contengono i sette caratteristici domini di membrana accoppiati alle proteine G. Studi farmacologici hanno dimostrato che sstr2A, sstr2B, sstr3 e sstr5 mostrano un’elevata affinità per l’agonista sintetico della sst MK678 e per l’octreotide (recettori di tipo 1), mentre invece sstr1 e sstr4 hanno un’affinità più bassa per MK678 e per l’octreotide (recettori di tipo 2). La stessa suddivisione può essere ottenuta da un’analisi strutturale, la quale dimostra una marcata somiglianza di sequenza (più dell’80%) tra i due gruppi di recettori. Al contrario, l’omologia tra qualsiasi recettore rispetto ai due gruppi non supera il 60%. Inoltre, i recettori di tipo 1 e di tipo 2 possono essere distinti anche in base agli effetti dell’interazione ligando-recettore4. Il legame della sst ai recettori sstr2 dà luogo ad una internalizzazione del complesso ligando-recettore, seguito da una degradazione intracellulare del ligando all’interno della sua cellula bersaglio. Al contrario, sst non è internalizzata nelle cellule che esprimono i recettori sstr1. Le cause e il meccanismo biologico di questi differenti comportamenti non sono ancora chiari, ma potrebbero riflettere differenti modalità di sensibilizzazione e di desensibilizzazione dei recettori e di trasmissione transmembrana dei segnali. Indipendentemente dall’interazione ligando-recettore, tutti i cinque recettori sst umani clonati sono accoppiati con proteine G che determinano l’inibizione dell’adenilatociclasi. L’effetto antiproliferativo della sst, comunque, sembra più strettamente correlato alla stimolazione di molecole enzimatiche con attività tirosin-fosfatasi o tramite la via fosfolipasi C/inositolo fosfolipidi/calcio. Il primo modello è stato dimostrato per il recettore sstr2, il secondo per lo sstr5. I sottotipi recettoriali sembrano essere espressi con un certo grado di specificità tissutale5. Infatti, i 4 sottotipi di sstr1 sono espressi in misura variabile nei tumori o in linee di cellule tumorali del sistema nervoso centrale, del colon, del fegato, del pancreas, del polmone, della mammella e della cute. Tra essi, lo sstr2 è il più largamente rappresentato, specialmente nelle cellule o nei NET. Lo sstr5 appare espresso in maniera predominante nell’adenoipofisi, nel muscolo liscio e nel tratto gastroenterico. Recentemente, espressione di sstr5 è stata trovata nel carcinoma umano della tiroide6. Imaging della medicina nucleare nei NET Le differenti vie metaboliche determinano la scelta dei traccianti per la visualizzazione dei NET. Infatti, vari radiofarmaci sono stati proposti in medicina nucleare; alcuni di essi sono basati su uno specifico meccanismo di captazione, altri sono sonde aspe- cifiche. Dovrebbe essere sottolineato, comunque, che, anche se esiste uno specifico meccanismo di captazione, questo non appartiene selettivamente ad un particolare tipo di tumore, dal momento che le cellule neuroendocrine sono distribuite su tutto il corpo. Infatti, da un punto di vista istologico e anatomico le cellule neuroendocrine formano piccoli organi o cellule distinte si raggruppano all’interno di altri tessuti o una rete di cellule si distribuisce nel timo, nella tiroide, nel polmone e nell’intestino. Questo è il motivo per cui ogni tracciante ha molte applicazioni cliniche, essendoci una grande sovrapposizione tra le esperienze cliniche con singoli radiofarmaci nei differenti tipi cellulari neuroendocrini7. Inoltre, la maggior parte degli studi pubblicati in letteratura non tiene conto dei moderni criteri di classificazione per i NET descritti sopra. Quindi la nostra attenzione sarà focalizzata solo sui risultati clinici ottenuti con i radiofarmaci più ampiamente studiati nella pratica clinica: la metaiodiobenzylguanidina (MIBG), l’111In-pentreotide, il peptide vasointestinale radiomarcato, alcuni anticorpi monoclonali e alcuni traccianti a emissione di positroni. Metaiodiobenzylguanidina radiomarcata La MIBG venne sviluppata nei primi anni ’80 per visualizzare patologie che nascevano nella midollare del surrene8. Da un punto di vista chimico, è una combinazione tra il gruppo benzile del bretilio e il gruppo guanidinico della guanetidina, con un prodotto finale strutturalmente simile alla noradrenalina. Alla concentrazione utilizzata nelle procedure diagnostiche essa è captata dalle cellule neoplastiche attraverso il meccanismo di captazione di tipo 1, che è un meccanismo attivo dipendente dall’energia e dalla concentrazione di sodio. Dopo essere entrata nella cellula, la molecola è trasportata alle vescicole di deposito delle catecolamine9. Ovviamente, i farmaci che interferiscono con il meccanismo 1 di captazione o con i meccanismi di deposito vescicolari possono alterare la captazione e la ritenzione di MIBG; per tale motivo è essenziale che questi farmaci vengano sospesi prima di iniettare il tracciante. Per scopi diagnostici la MIBG può essere marcata sia con iodio 131 sia con iodio 123. Le caratteristiche fisiche della 123 IMIBG fanno di essa la molecola di scelta per le applicazioni cliniche. Nondimeno, la 131 I-MIBG è ancora largamente impiegata per il suo più basso costo, la sua facile adattabilità e la possibilità di acquisire immagini di buona definizione. La dose di radiazioni dallo iodio 131 non è differente da quella di altre modalità diagnostiche, così la 123 IMIBG è più favorevole da questo punto di vista10. Questo radiofarmaco consente anche immagini di tomografia a emissione di singolo fotone (SPET) di buona qualità. Oggi la MIBG sta trovando interessanti campi di applicazione anche in ambito non oncologico, come lo studio dell’innervazione cardiaca11. 341 342 Recenti Progressi in Medicina, 104 (7-8), luglio-agosto 2013 Feocromocitoma e paraganglioma Nei dati presenti in letteratura si trova riscontro di un ampio numero di pazienti che sono stati studiati con MIBG scanning, e la sensibilità e la specificità sono alte, all’incirca 88% e 99% rispettivamente12. È evidente che la captazione di MIBG è proporzionale alla quantità di granuli neurosecretori presenti nel tumore. Questo radiofarmaco è capace di individuare sia i tumori primitivi sia le metastasi. Vari report descrivono la visualizzazione di paragangliomi non funzionanti13. La sensibilità del test aumenta nel feocromocitoma maligno, raggiungendo il 92,4%. Come atteso, la 123 I-MIBG ha dimostrato di avere una sensibilità più alta rispetto al composto marcato con lo iodio 131. La 123 I-MIBG può visualizzare lesioni con una concentrazione di tracciante più bassa a causa delle caratteristiche fisiche migliori dell’isotopo radiomarcante. In più, le immagini della SPET 123 I-MIBG consentono una migliore definizione spaziale delle lesioni. La sensibilità della 123 I-MIBG è stata dimostrata essere uguale o più bassa di quella di tecniche morfologiche come la tomografia computerizzata (TC) e la risonanza magnetica (RM), mentre la 131 I-MIBG ha dimostrato più basse sensibilità14. D’altro canto le scansioni con radionuclide hanno il vantaggio di fornire immagini dell’intero corpo con un solo esame. Inoltre, le immagini ottenute con la MIBG giocano un ruolo importante nella gestione clinica del feocromocitoma, soprattutto nei siti extra-addominali. La miglior combinazione di modalità diagnostiche sembra essere TC e 123 I-MIBG, ma l’esperienza di centri individuali può condurre a scelte differenti15. e del polmone sono capaci di captare MIBG. Immagini definite possono rivelare lesioni sconosciute, in particolare la 123 I-MIGB è usata per la SPET; in ogni caso l’imaging con MIBG dovrebbe essere utilizzata quando altre modalità diagnostiche danno risultati non conclusivi18,19. Analoghi radiomarcati della somatostatina L’uso delle scansioni con MIBG nella gestione clinica del carcinoma midollare della tiroide (MTC) ha un valore limitato16. Sebbene la specificità sia superiore al 95%, la sensibilità è solo il 35%, con un range compreso fra il 6% e il 55%, a seconda degli autori. Hoefnagel riporta risultati cumulativi sull’uso della MIBG nel MTC17. Al momento non c’è una spiegazione chiara per questi risultati. È stato suggerito che l’eterogenicità istologica e la trasformazione anaplastica delle lesioni a distanza possa giocare un certo ruolo17. L’octreotide, un analogo della sst, si lega a recettori della sst2 e, probabilmente, della sst5. I recettori della sst sono espressi su molti NET; radiomarcare gli analoghi significa ottenere la visualizzazione di questi tumori. La prima ricerca clinica che utilizzava analoghi radiomarcati della sst fu svolta da Lamberts et al. (come riportato in Warner e O’Dorisio20), che usarono 123-I Tyr3-octreotide per localizzare recettori della sst localizzati sui tumori. Dopo risultati iniziali promettenti, questo tracciante rivelò alcuni problemi che influenzavano la sua applicazione nella pratica clinica. Le principali controindicazioni consistevano nel marcante del radiofarmaco, nella limitata disponibilità e negli alti costi, nonché nella alta radioattività intestinale dovuta alla clearance epatobiliare del 123-I-Tyr3-octreotide. In seguito, fu messo a punto un nuovo tracciante ottenuto dal legame dell’acido dietilen-triaminopenta acetico (DTPA) con l’octreotide, che dava luogo alla formazione di DTPA-octreotide (pentreotide), che è marcato con 111In. Sebbene esista una considerevole sovrapposizione nello spettro delle neoplasie che possano essere individuate con 111In-pentreotide e MIBG radiomarcato, molti studi suggeriscono che le indicazioni possano essere differenti a seconda del tipo di tumore e della stadiazione clinica. Quando usata correttamente, l’imaging con recettori della sst (SRI) con 111In-pentreotide può avere un’elevata sensibilità sia per le lesioni primitive sia per le lesioni metastatiche. Il paziente richiede una preparazione intestinale prima dell’acquisizione delle immagini. Di solito viene suggerita una dieta a basso contenuto di fibre per 3 giorni prima della somministrazione del radiofarmaco; un lassativo glicolico polietilenico viene poi dato per ridurre la radioattività addominale quando la prima serie di immagini viene acquisita. Deve essere sottolineato che i linfociti attivati esprimono recettori per la sst, così ogni lesione infiammatoria, o recenti interventi chirurgici, dovrebbero essere accuratamente valutati21. NET del polmone e del tratto gastroenterico NET nel tratto gastroenterico Sin dall’introduzione delle tecniche di imaging con recettori della somatostatina, il ruolo dell’imaging con MIBG in queste neoplasie è stata limitata ad un gruppo selezionato di pazienti che può sottoporsi con successo a cicli di terapia con 131 IMIBG. Comunque, alcuni autori riportano che il 70% dei NET del sistema gastropancreatico (GEP) La letteratura corrente non è omogenea come anche la classificazione dei NET del tratto gastroenterico (GEP) e dei polmoni; infatti, i carcinoidi bronchiali sono spesso riportati insieme ai carcinoidi del sistema GEP: la classificazione basata sull’origine embriologica è ancora largamente usata22. Carcinoma midollare della tiroide E.A. Genovese et al.: Imaging con radionuclidi dei tumori neuroendocrini: basi biologiche e risultati diagnostici La sensibilità riportata arriva al 90% per la localizzazione della lesione secondaria e all’80% circa per i tumori primitivi. Le indicazioni più comuni per la SRI sono: la localizzazione di tumori primitivi sconosciuti in pazienti con metastasi (molto spesso nel fegato); la localizzazione di tumori primitivi in pazienti sintomatici; la stadiazione in pazienti con malattia nota. Altre indicazioni comprendono: stadiazione post-chirurgica in pazienti nei quali un NET è diagnosticato dopo esame patologico e stadiazione post-chirurgica con malattia estensiva che può beneficiare di terapia palliativa con analoghi della sst. Nei nostri dati preliminari, i principali risultati della SRI furono un cambiamento nel programma terapeutico nel 24% dei pazienti dopo lo scan e l’individuazione di lesioni precedentemente sconosciute nel 31% dei pazienti. Inoltre, è stato provato che la SRI ha una sensibilità superiore per l’individuazione di tumori primitivi e di metastasi in confronto alla TC, agli ultrasuoni e ad altre modalità diagnostiche. È stata riportata una bassa sensibilità per l’uso della SRI per l’individuazione di insulinomi a causa della bassa densità dei recettori della sst2 in questi tumori23. Sebbene alcuni dei primi studi pubblicati riportassero una bassa sensibilità per le metastasi epatiche dei tumori GEP neuroendocrini, questo dato è stato poi superato dalle pubblicazioni più recenti. Tale incongruenza potrebbe essere spiegata tenendo presente che nelle esperienze più datate non era stata impiegata la SPET24. Infatti, l’esperienza clinica, anche sulle metastasi ossee, dimostra che la SRI tomografica visualizza più lesioni per questi tipi tumorali dell’imaging planare o delle procedure radiologiche25. Secondo alcuni studi il rapporto tumore/background aumenta quando lo scan è acquisito durante trattamento con analoghi della somatostatina non marcati o interferone. È stato ipotizzato che il trattamento induca una up-regulation dei recettori della somatostatina, consentendo una visualizzazione migliore dei tessuti ad alta densità di recettori come i tumori e riducendo la captazione dei tessuti a bassa densità di recettori. Sembra indagare questo aspetto, dal momento che l’attuale spiegazione legata alla up-regulation dei recettori non è pienamente convincente26. Recentemente è stato proposto un interessante metodo per valutare la densità dei recettori della somatostatina in vivo usando il 111In-pentreotide. Il metodo si basa sulle caratteristiche di biodistribuzione del radiofarmaco. Furono studiati pazienti con tumori GEP, neuroblastomi, carcinoma polmonare a piccole cellule e MTC27. Conclusioni La disponibilità di nuove indagini per il cancro insieme alle nuove macchine ibride ha cambiato lo scenario diagnostico in svariati tumori solidi28. La medicina nucleare, così come la RM funzionale e, parzialmente la TC multistrato ad alta velocità, è sempre più orientata al dato funzionale, espresso sotto forma di parametri quantitativi19,29. Le immagini ottenute sono, infatti, funzione delle caratteristiche biochimiche e metaboliche dei tessuti endocrini e, pur non potendo fornire la risoluzione spaziale della TC e della RM, consentono di ottenere informazioni peculiari in maniera non invasiva30. I radiofarmaci utilizzati per la diagnosi dei NET rappresentano uno strumento indispensabile per la gestione di questo tipo di neoplasie ed ormai sono largamente utilizzati nella pratica clinica poiché capaci di evidenziare cambiamenti funzionali ancor prima che si manifestino quelli morfologici. Queste informazioni di tipo funzionale completano l’inquadramento diagnostico della malattia31. L’introduzione di macchine ibride, come SPECT/TC o PET/TC, ha ulteriormente migliorato l’imaging funzionale con un’alta risoluzione anatomica. 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