GAZZETTA MARTEDÌ 13 OTTOBRE 2015 34 Vie FESTIVAL2015 ■ » MODENA INTERVISTA CON IL DIRETTORE DI ERT di Cristina Tacconi ◗ MODENA Come ogni anno prima dell' inizio di Vie, abbiamo incontrato il direttore artistico dell’Ert Pietro Valenti per farci raccontare il lavoro e le aspettative che ruotano intorno al festival. Anche in questa undicesima edizione si alternano grandi nomi, come Alain Platel e Romeo Castelluci, a nuove proposte italiane e internazionali. Come vengono scelti gli spettacoli del festival? «Il festival si costruisce sulla base di relazioni che coltiviamo con gli artisti. Il programma di quest'anno è ridotto rispetto a quelli passati, a causa di un minor finanziamento da parte del Ministero, ma la qualità resta molto alta anche grazie a collaborazioni come quella con Musica Insieme, che ci permette di programmare per esempio “King Arthur” di Motus; altro nome di punta è quello della grande coreografa francese Maguy Marin, che qui presenta ben due spettacoli, fra i quali lo storico “May b”. Bisogna però ricordare che basta una sola presenza su un palco con una lampadina per fare uno spettacolo formidabile, e questo è sicuramente il caso di Virgilio Sieni, che abbiamo convinto a cimentarsi in un nuovo assolo, “Isolotto”, che debutta in prima assoluta questa sera». Un festival che scatta una fotografia delle ricerche artistiche del presente... «L’intento di Vie, non lavorando su un solo tema, è quello di proporre una pluralità di linguaggi all'interno del contemporaneo da presentare a un pubblico che sa scegliere. Si tratta di creare una composizione in grado di incuriosire, dunque capace di invogliare sia gli spettatori affezionati sia chi viene al festival per la prima volta. Vie è frequentato inoltre da tanti operatori culturali di tutto il mondo, che vengono nell'ottica di assistere a spettacoli che poi potranno ospitare nei loro Paesi». Vie da sempre è particolarmente attento anche alle realtà emergenti... «Rivendico personalmente questa linea, svolgiamo una “Memorie di un pazzo” del giovane regista georgiano Levan Tsuladze oggi alle 19 alle Passioni Valenti: «Un teatro popolare per riflettere sul presente» Gli ingredienti di questa undicesima edizione sono: ospitalità internazionali, attenzione ai linguaggi del contemporaneo e nuove proposte italiane funzione pubblica e non dobbiamo accontentarci di presentare programmi finalizzati agli incassi. Bisogna fare delle scelte: noi scegliamo di portare un teatro che si offra come occasione di riflessione per il pubblico, per chi ci lavora e per gli artisti coinvolti. Questo è il caso della collaborazione con Levan Tsuladze, regista georgiano di “Memorie di un pazzo”, spettacolo coprodotto dall'Ert, che vede in scena quattro giovani attori italiani della nostra scuola di formazione e altrettanti attori georgiani. È un'occasione per entrare in relazione con un linguaggio diverso, distante dal nostro quotidiano, così come accadrà con lo spettacolo dell'argentino Nelson Valente, “El loco y la camisa”. Fra i più giovani segnalo la presenza del riminese Teodoro Bonci del Bene, che lavora sul drammaturgo russo Ivan Vyrypaev, e dell'artista bulgara Sneyanka Mihaylova, con la quale stiamo avviando un progetto biennale». Come vede il panorama emilano-romagnolo odierno, anche dopo la riforma ministeriale? «Credo che i contorni del sistema siano diventati più chiari: ci sono un teatro nazionale, un circuito, diversi centri di produzione e di teatro ragazzi; è stato poi dato un riconoscimento nel settore del circo al Comune di Correggio. Non credo che il nostro modello regionale possa essere trasferito di sana pianta in altri contesti geografici... tutto dipende dall'ascolto reciproco delle persone. Quando ci si ascolta e si dialoga il sistema funziona, e da noi è accaduto». la redazione di altre velocità Per due settimane un laboratorio di scrittura Creazione di Maguy Marin Nell'anno della nomina a Teatro Nazionale, Ert rilancia e si presenta con l'undicesima edizione di Vie Festival. Così anche noi rinnoviamo la collaborazione con la Gazzetta di Modena, aprendo uno spazio quotidiano che vi accompagnerà da oggi sino al 25 ottobre. Presentazioni, interviste, recensioni proveranno a raccontare “dal vivo” il festival, convinti che andare a teatro non sia solo un passatempo ma un modo per interrogare il presente. Il teatro è quel luogo in cui alcune domande quotidiane possono risuonare collettivamente. Siamo spettatori tutti i giorni, basta scorrere il feed dei social media o osservare i cartelloni pubblicitari. Ma come possiamo essere spettatori consapevoli, in grado di interpretare criticamente ciò che guardiamo, dunque in grado di scegliere? E come queste domande dello spettatore possono servirci nella nostra quotidianità di cittadini e cittadine? Proveremo a rispondere nei prossimi giorni, a scrivere saranno giovanissime penne che si stanno cimentando con un laboratorio di scrittura giornalistica, coordinate dalla nostra redazione di critici Altre Velocità. Ci trovate al Teatro delle Passioni, o di corsa fra Modena e Bologna a inseguire l’inizio degli spettacoli. Lorenzo Donati GAZZETTA MARTEDÌ 13 OTTOBRE 2015 ■ 35 Vie FESTIVAL2015 » Sieni, un artigiano del corpo e della scena ALLO STORCHI LA DANZA IN PRIMA NAZIONALE Dopo quindici anni debutta a Modena “Isolotto”, il nuovo solo del coreografo fiorentino presentato questa sera alle 21.30 di Alessandra Corsini ◗ MODENA Siamo seduti al centro del palco. Mentre tenui luci illuminano i nostri volti, Virgilio Sieni ci racconta il suo nuovo lavoro, “Isolotto”, in scena stasera alle 21.30 al Teatro Storchi. Il maestro ritorna a esplorare la forma dell'assolo quindici anni dopo la creazione dello storico successo di “Solo Goldberg Improvisation”. Guardando le prove, “Isolotto”, sembra un lavoro molto delicato e intimo. «Sì, spero sia così. “Isolotto” si concentra sulla fragilità delle ossa e quindi nel dettaglio del corpo. Mi sento come se fossi un manufatto e sono alla ricerca delle mani artigiane che mi hanno costruito. Come un archeologo, rintraccio una catena di gesti primitivi che mi porta a studiare la struttura e l'evoluzione dell'uomo e del suo corpo. Per esempio prima stavo provando la quinta parte: cullarsi». Cosa intende per cullarsi? «È una dimensione primordiale, uno degli atti del venire al mondo. Mi fa pensare a una madre o a una persona amata. La nostra schiena si appoggia su questo gesto, quando lo sperimenti puoi rivivere ricordi importanti. La prima parte dello spettacolo si svolge in piedi e riguarda le funzioni quotidiane: camminare, rannicchiarsi, girare. Ognuna di queste è legata a qualcosa di tragico e bello. Per esempio, voltarsi può voler dire anche essere in fuga da qualcuno. La seconda parte è a terra, è la fase per diventare adulti o anche il percorso evolutivo dell'uomo prima di diventare bipede; il cullarsi, il dondolarsi, si ritrovano in questo momento». Lei vanta collaborazioni con musicisti importanti. In questo caso sarà accompagnato dal chitarrista norvegese Eivind Aarset. Che rapporto c'è tra musica e danza? «Tutto dipende dalla qualità del suono e della persona, si crea un gioco tra la decodifica- zione del suono e la sua indicibilità. Solitamente si lavora insieme per far emergere le qualità di un progetto. In un certo senso, posso dire di riuscire a collaborare anche con J.S. Bach, nonostante si tratti di musica registrata, perché è un atlante di spiritualità». Cosa vuol dire e cosa prova nel ritornare in scena con un nuovo solo dopo quindici anni? Com'è cambiata la sua consapevolezza artistica? «Nonostante con “Solo Goldberg” pratichi sempre la forma dell'assolo, con “Isolotto” ho deciso di tornare a ragionare su una struttura. In realtà avevo voglia di capire a che punto del mio percorso mi trovassi dopo aver tanto lavorato con gli altri e con esperienze di tutti i tipi. Qui non ci sono tracce autobiografiche, è più un sunto che mi permetterà di proseguire la mia ricerca. È anche un modo per astrarmi da tutto quello che mi circonda». alle passioni Levan Tsuladze, la pazzia fra sovversione e libertà ◗ MODENA Virgilio Sieni presenta “Isolotto”, nuova creazione in prima nazionale Tra la follia e la sanità mentale, la soglia, si sa, è scivolosa e ambigua: resistere alle condizioni e ai limiti del presente costruendo un mondo proprio è una forma estrema di libertà o di nevrosi? “Memorie di un pazzo”, oggi alle 19 (repliche domani e giovedì alle 21) alle Passioni, sembra avere idea della risposta. Lo spettacolo è tratto dall'omonimo racconto di Gogol e presenta la vita di un impiegato statale prigioniero di un mestiere opprimente che trova prima nella fantasia, poi in una conclamata alterazione della realtà, una sua possibilità di riscatto e di paradossale li- berazione. Il regista georgiano Levan Tsuladze, direttore di uno dei principali teatri georgiani, il Kote Marjanishvili State Drama Theatre, negli anni passati si è fatto notare per la sua vena creativa controcorrente fondando nel 1997 il primo teatro indipendente del paese. A Modena Tsuladze porta uno spettacolo che figura tra le produzioni di Ert e a cui partecipano giovani attori italiani provenienti dalla scuola di formazione del Teatro Nazionale. Le memorie di un pazzo per riflettere sulla libertà umana e su come la follia possa essere una risposta creativa e sovversiva all'ottusità delle norme. Lucia Oliva arena del sole/1 - berardi casolari arena del sole/2 - anna peschke “La prima, la migliore”: la guerra come storia di conflitti universali “Faust” tra Oriente e Occidente ◗ BOLOGNA Parlare del passato per parlare della contemporaneità. Questa la sfida lanciata dalla compagnia Berardi Casolari con “La prima, la migliore”, una produzione di Ert in prima nazionale. Lo spettacolo, in scena all'Arena del Sole di Bologna da questa sera a venerdì alle ore 20.30 (repliche sabato alle 20.00 e domenica alle 17.30), riprende il tema del conflitto tra l'individuo e la società, già affrontato dal duo con “In fondo agli occhi”, scorcio su un'Italia incrinata dalla crisi e umanamente disgregata. Questa volta il conflitto è di portata più ampia e sceglie come intima occasione di riflessione il centenario dallo scoppio della prima guerra mondiale. Sulle suggestioni del romanzo autobiografico di Erich Maria Remarque, “Niente di nuovo sul fronte occidentale” (1929), il duo apulo emiliano cura il testo e la regia di una nuova “tragicommedia all' italiana”, reinventando un genere che parte dalle sfortune dei singoli per unire la sofferenza alla risata. Lo spettacolo ibrida spunti autobiografici, letterari e storico-sociali generando così una messa in scena che procede dal contingente e dal circostanziale per raggiungere l’universale. Una sfida, o una scommessa, il cui esito non può lasciarci indifferenti. Elena Carletti Incontro tra la regista tedesca Anna Peschke e l’Opera di Pechino ◗ BOLOGNA “Faust” di Anna Peschke La ricerca di nuove forme di coesione tra teatro, musica e arte visiva crea un linguaggio comune, in grado di superare qualsiasi barriera culturale. Con “Faust”, celeberrima opera di Goethe, Ert promuove l'incontro tra la regista tedesca Anna Peschke e l'Opera di Pechino. Lo spettacolo figura tra le produzioni Ert del 2015 ed è in replica oggi e domani alle 21.00 all'Arena del Sole di Bologna (dal 20 alle Passioni di Modena). L'immaginario del “Faust” riporta alla tematica della ricerca spirituale dell'uomo che vende la sua anima al diavolo, concedendosi a ricchezze e piaceri terreni, scel- ta da cui ricaverà disperazione e tormento. L'impegno della Peschke in Europa e Asia ha portato alla collaborazione tra varie personalità artistiche, tra cui la drammaturga Li Meini e il compositore Luigi Ceccarelli, per la creazione di una forma espressiva contemporanea che unisce l'antica tradizione dell'Opera di Pechino, basata su canto e recitazione, alla sperimentazione musicale dal vivo di strumenti e voci di entrambe le culture. In scena la gestualità, il mimo e la danza acrobatica si prestano a improvvise variazioni musicali, in un ambiente denso e dalle forti tinte dove si incontrano tradizione e innovazione. Claudia Masi