L’Umanesimo –Rinascimento CARATTERI GENERALI Tra i concetti di Umanesimo e Rinascimento esiste una certa vicinanza e per certi aspetti una sovrapposizione. Il termine Umanesimo sottolinea il particolare momento ideologico-culturale. Il termine Rinascimento si riferisce, invece, soprattutto alle manifestazioni artistiche e ai fenomeni di costume, alla civiltà nel suo complesso. La parola umanesimo implica una differenza tra humanitas e divinitas, tra humanae litterae e divinae litterae, cioè tra la scrittura dedicata al mondo umano e naturale e quella consacrata a quello divino. Tale distinzione mancava nel Medioevo, in cui ogni tipo di scrittura veniva considerata sotto la prospettiva religiosa.. Ma solo a partire dalla fine del trecento, grazie soprattutto a Petrarca e Boccaccio,, lo studio della letteratura latina e greca, pagane ed estranee alle divinae litterae, diviene rivendicazione dei diritti dell’uomo naturale. Elementi di novità: individualismo, laicizzazione della cultura, sottolineatura del carattere naturale della vita, ripresa della lezione dei classici. Nei confronti del passato la cultura umanistica ha la percezione di un distacco e di una distanza che era invece ignota alla civiltà medievale. Il passato viene considerato nella sua autonomia, separato dal presente. Situazione economica e politica: in Europa → Stati nazionali In Italia → Stati regionali (signorie) →Lo stato diventa una sorta di proprietà personale e familiare nelle mani della parte più ricca della vecchia e nuova borghesia cittadina e della nuova nobiltà feudale, che insieme costituiscono ormai un’unica aristocrazia. Alla figura del mercante si sostituisce quella dell’organizzatore e del computista. Predomina il razionalismo anche come un preciso atteggiamento di tipo culturale. Esso caratterizza anche lo studio dei classici, assumendo la forma di una nuova disciplina: la filologia → essa si sviluppa come elaborazione di un metodo scientifico volto alla definizione della versione originaria del testo. Il principale elemento di novità dell’età umanistica è la nascita dell’intellettuale – cortigiano, dipendente dal mecenatismo signorile. A Firenze e a Venezia, dove permangono le istituzioni repubblicane, sopravvive un umanesimo civile in cui prevale la figura dell’intellettuale legista, cioè notaio o politico. A Milano, Ferrara, Roma, Napoli, Mantova c’è un umanesimo cortigiano promosso dal signore e d espressione del suo mecenatismo. A Venezia e a Firenze l’Umanesimo civile nasce dal seno dell’alta borghesia cittadina, che detiene il potere e promuove la diffusione degli ideali di rinnovamento culturale: gli intellettuali legisti ricoprono ruoli dirigenti di primo piano all’interno dell’amministrazione statale. Mentre gli intellettuali cortigiani vivendo a corte praticano l’otium letterario, i rappresentanti dell’umanesimo civile sostengono il primato della vita attiva. Verso la metà del secolo la figura dell’umanista civile tende a scomparire. A Firenze manterrà una sua tradizione almeno fino a Machiavelli. Con la scomparsa dell’umanesimo civile si possono distinguere almeno due carriere dell’intellettuale umanista: il cortigiano e il chierico. Gli intellettuali in questo periodo cercano protezione da una corte all’altra, alle cui dipendenze svolgono mansioni per conto del principe, malgrado essi sognino una libertà privata. I CANTARI E LA NASCITA DEL POEMA EPICO-CAVALLERESCO Il cantare nasce nel 300, riprende i temi della materia bretone ( i cavalieri della Tavola rotonda) e di quella carolingia (Carlo Magno e i suoi paladini). I valori morali e religiosi che caratterizzano questa tradizione epica sono ormai scomparsi: questa materia interessa ormai solo per la trama, per le avventure, per la sua capacità di intrattenimento. Altra ragione di interesse per i cantari è il tema della guerra santa contro i maomettani, che nella società del Quattrocento è resa attuale dalla minaccia dei Turchi. Inizialmente i cantari si diffusero in lingua franco-veneta, soprattutto in Veneto. Inizialmente erano brevi, poi si articolano in cicli, che fanno pensare ai poemi epico-cavallereschi. Il poema epico-cavalleresco nasce nella metà del Quattrocento, quando la materia dei cantari viene rielaborata da un autore colto per essere presentata non più ad un pubblico popolare, ma a quello raffinato delle corti. Mentre il cantare si fonda sull’oralità (un canterino lo canta di fronte ad una piazza popolare che lo ascolta), il poema cavalleresco è un testo scritto destinato alla lettura di una cerchia ristretta di un pubblico borghese e nobiliare. Anche la trama non è più improvvisata e l’intreccio è costruito in modo più attento