Patologia dei fenomeni progressivi
Ipertrofia:aumento di volume della cellula e conseguente aumento di volume dell’organo.
Iperplasia: aumento numerico della cellularità di un organo o tessuto.
Entrambe possono essere innescate dai medesimi meccanismi e possono coesistere.
Ipertrofia
L’organo ipertrofico non ha nuove cellule, ma cellule più voluminose. L’aumento di volume non è dovuto a
degenerazioni, ma a sintesi di nuove componenti strutturali.
Può essere:
1. fisiologica:
a) iperattività (es. muscolo);
b) ormoni (es. lattazione);
2. patologica → accrescimento tumore-indotto; un leydigoma (tumore al testicolo che produce testosterone)
avremo un’ipertrofia della prostata.
Meccanismo di ipertrofia
Fattori di crescita o sostanze vasoattive prodotte in loco stimolano l’espressione di vari geni che a turno,
stimolano la sintesi di numerose proteine cellulari, come IGF-1 (polypeptide growth factors) e angiotensina II.
Geni espressi solo durante lo sviluppo sono riespressi dalle cellule ipertrofiche.
Iperplasia
Si divide in:
1. fisiologica:
a) ormonale (aumentata capacità funzionale);
b) compensatoria (iperplasia di un glomerulo per sopperire a una scarsa funzionalità degli altri glomeruli);
2. patologica
a) ormono-indotta → iperplasia endometriale, iperplasia prostatica benigna; però è facile il passaggio a
patologie tumorali;
b) proliferazione in processi riparativi → durante la cicatrizzazione vi è iperplasia connettivale o iperplasia
sclerotica; cheloide: cicatrice sporgente per iperplasia connettivale.
L’iperplasia eritroide nell’osso (iperplasia degli eritrociti): aumento dell’ematocrito, quindi diminuzione della
fluidità del sangue e rischio di trombosi.
Meccanismi di iperplasia
Si ha un aumento di produzione locale di fattori di crescita e del livello dei loro recettori sulle cellule bersaglio o
attivazione di particolari vie di segnalamento tra le cellule. Tutti portano alla formazione di fattori di trascrizione
che attivano molti geni cellulari, tra cui quelli che codificano:
1. i fattori di crescita;
2. i geni per i recettori;
3. i regolatori del ciclo cellulare.
Il risultato è la proliferazione cellulare cioè iperplasia.
Iperplasia ormonale: sono gli stessi ormoni che agiscono da fattori di crescita, con conseguente innesco della
trascrizione di vari geni cellulari.
Sviluppo di nuove cellule da cellule staminali (soprattutto per il fegato).
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Fibrosi o sclerosi
È l’aumentata formazione di fibrille collagene nel tessuto connettivo.
Non è una degenerazione del connettivo, ma una iperplasia del connettivo. È un processo fisiologico che forma
una barriera contro i germi e le stesse cellule dell’organismo. Si verifica in:
1. infiammazione;
2. cicatrizzazione;
3. atrofia → le cellule epatiche attorniate da connettivo subiscono una diminuzione del volume;
4. degenerazione → una cellula che degenera va incontro ad eventi che favoriscono il deposito di collagene.
Inoltre, la fibrosi cronica progressiva può svilupparsi se la collagenasi e l’elastasi (enzimi presenti nel tessuto
connettivo) sono carenti o anomale (anche per cause genetiche).
Fibrosi polmonare
Può avvenire per:
1. inalazione → bassi livelli di tossici per un periodo prolungato provocano alterazioni degenerative
accompagnate da diffusa proliferazione di connettivo (c.d. fibroplasia) nei setti alveolari. Se la tossicosi
persiste si osserva una progressiva deposizione di GAGs, membrane basali e fibre collagene. Il collagene è
prodotto da fibroblasti interstiziali e deposto nella matrice, ricca in proteoglicani, dei setti alveolari;
2. espirazione di tossine → la fibrosi polmonare cronica può essere prodotta anche da tossine che giungono al
polmone per via ematogena e vengono eliminate durante l’espirazione. Ad es. la bleomicina (agente
anticancro) somministrata per via endovenosa provoca danni endoteliali, movimento di liquido ricco di
proteine e fibrosi progressiva degli spazi alveolari;
3. insufficienza cardiaca cronica → causa una scarsa ossigenazione e quindi danni alle cellule e alla parete
alveolare.
Fibrosi idiopatica polmonare
Sono colpiti uomo e cane (soprattutto West highland white terrier). La causa è sconosciuta, ma sonobfortemente
sospettati gli inquinanti.
Fibrosi epatica
Avviene quando fibre collagene vengono sintetizzate e deposte nello spazio di Disse1 con rallentamento degli
scambi ematici.
Fibroblasti ed epatociti possono sintetizzare e rilasciare il collagene.
La cirrosi è caratterizzata da fibrosi diffusa + rigenerazione
nodulare= anomala ricostruzione dell’architettura epatica e
generalmente esito cicatriziale di infiammazione cronica del fegato.
Le fibre collagene vengono deposte attorno ai sinusoidi epatici nei
setti connettivali che uniscono le zone portali a quelle centrolobulari.
La cirrosi epatica, spesso indicata semplicemente con il termine
cirrosi, è una malattia cronica del fegato caratterizzata da fibrosi del
tessuto epatico. Le cellule del fegato, in seguito a un danno
irreversibile, vengono cioè sostituite da tessuto cicatriziale. La cirrosi
comporta anche la comparsa di noduli di rigenerazione delle cellule
epatiche mal funzionanti. Tutte queste modificazioni possono portare ad una distorsione tale della normale struttura
epatica da interferire con il flusso sanguigno all’interno del fegato e quindi compromettere irrimediabilmente la
funzionalità epatica.
Fibrosi renale con atrofia del parenchima (idronefrosi)
1
spazio interstiziale che separa la membrana basale dei sinusoidi e la superficie degli epatociti; contiene esili fibre collagene
che formano la trama di supporto ai sinusoidi e vi accede anche il plasma che passa attraverso le aperture dell’endotelio
sinusoidale venendo in contatto diretto con la superficie degli epatociti
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Neoplasie
Nomenclatura
Si utilizzano come sinonimi tumore e neoplasia. Il termine cancro deve essere riservato a neoplasia maligna di
origine epiteliale.
Comportamento biologico
Benigni
Maligni
Origine istogenetica epiteliale
Origine istogenetica mesenchimale
(epitelio/mucose/ghiandole)
(connettivo/cartilagine/osso)
Suffisso “oma” → papilloma
Suffisso “oma” → osteoma
Suffisso “carcinoma” → epatocarcinoma Suffisso “sarcoma” → osteosarcoma
Linfomi: tumori del sangue che hanno solo la controparte maligna (linfosarcoma). Nel caso interessi i
granulociti eosinofili si ha il cloroma, caratterizzato dal colore verde dovuto alla per ossidasi.
Esistono delle eccezioni, cioè i tumori misti che derivano dalla proliferazione di due tipi di tessuto
(epiteliale/mesenchimale) e possono essere sia benigni che maligni:
1. neoplasie mammarie miste del cane;
2. teratomi → a livello embrionale è un ammassodi vari tessuti presenti nel feto; è normale.
Tumori benigni
Mantengono aspetti citologici strutturali e funzionali assai vicini al tessuto di origine. Hanno accrescimento
lento, espansivo, tendenzialmente armonico e localizzato al punto d’insorgenza. Con i tessuti vicini hanno solo
rapporti di contiguità e spesso sono circoscritti da una capsula connettivale. Di solito non compromettono la salute
dell’ospite, a meno che per la particolare localizzazione non vadano a ledere strutturi e funzioni vitali.
Non danno metastasi, non si riformano dopo asportazione e non inducono fenomeni cachettici.
Tumori maligni
Presentano sensibili differenze strutturali e citologiche rispetto al tessuto di origine. In certi casi le cellule
tumorali hanno aspetto fortemente indifferenziato (anaplastico): scompaiono le proprietà specifiche cellulari
proprie del differenziamento, mentre vengono acquisite altre proprietà tipiche della malignità e dell’invasività,
come l’eterogeneità cariologica, l’insensibilità ai segnali regolatori della crescita e una maggiore autonomia
metabolica.
Non rimangono incapsulati perché l’accrescimento è rapido, talvolta tumultuoso, con carattere infiltrativo e
distruttivo. Danno luogo a tumori secondari (metastasi) che rappresentano fondamentalmente il fenomeno
evolutivo discriminante tra tumore benigno e maligno.
Dopo asportazione chirurgica si può avere la recidiva e determinano cachessia neoplastica.
Tumori benigni
Accrescimento
Per lo più espansivo (incapsulato)
Velocità di sviluppo
Abitualmente lenta
Stabilizzazione
Regressione
Frequente
Possibile
Omoiotipica (simile a quella del tessuto
di origine)
Rare e di regola normali
Unicamente locale
Variabili a seconda della localizzazione,
della dimensione del tumore e delle
complicazioni secondarie
Struttura istologica
Figure mitotiche
Evoluzione
Conseguenze locali
Conseguenze generali
Eccezionali (tumori ad attività secretoria)
Esito
Raramente mortale
Terapia chirurgica
Guarigione (exeresi totale)
Tumori maligni
Per lo più infiltrante e distruttivo
(mancanza di incapsulamento)
Variabile, ma di regola superiore a quella
dei tumori benigni
Eccezionale e sempre transitoria
Eccezionale
Etero tipica (anaplastica/metaplastica)
Frequenti e per lo più atipiche
Generalizzazione per metastasi
Quasi costanti per il carattere infiltrativo
e distruttivo
Più o meno rapide (generalizzazione
metastatica)
Quasi sempre mortale in assenza di
trattamento
Recidiva molto frequente (exeresi
incompleta)
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Neoplasie maligne
Variano da ben differenziate ad indifferenziate (anaplastiche).
L’anaplasia, è considerato un caposaldo della trasformazione maligna. Letteralmente significa
“retrodifferenziazione”, implicando un ritorno a fasi di più scarsa differenziazione.
Prove sostanziali però indicano che la maggioranza dei tumori maligni si sviluppano da cellule totipotenti
presenti in tutti i tessuti specializzati.
Caratteristiche di malignità sono:
1. polimorfismo cellulare e nucleare → sono spropositatamente grandi per la cellula e il rapporto
nucleo/citoplasma può essere pari a 1:1 contro il normale 1:4 o 1:6;
2. anomala morfologia nucleare → la forma del nucleo è molto variabile e la cromatina è spesso grossolanamente
distribuita lungo la membrana nucleare. Grossi nucleoli sono generalmente
presenti in questi nuclei;
3. mitosi → sono in numero più elevato nei tumori maligni che benigni (vengono
contate con un apposito strumento); la presenza di mitosi non è comunque
indicativa di malignità di un tumore e nemmeno che il tessuto sia neoplastico
(tessuti normali quali il midollo osseo hanno molte mitosi e anche proliferazioni
non-neoplastiche come l’iperplasia contengono molte cellule in mitosi).
Importante carattere di malignità sono le figure mitotiche atipiche;
4. perdita di polarità → grandi masse o strati di cellule tumorali crescono in modo disorganizzato;
5. altre caratteristiche di anaplasia (non sempre presenti):
a. cellule giganti, alcune con un singolo nucleo polimorfo, altre con due o più nucleoli.
b. differenziare da: cellule di langhans o cellule da corpo estraneo, di derivazione macrofagica, contenenti
molteplici nuclei di aspetto normale.
c. nel tumore maligno i nuclei ipercromatici e grandi rispetto alle cellule.
Polipo
Linfosarcoma
Gatto: carcinoma della mammella con invasione stromale e
numerose mitosi atipiche
Gatto: sarcoma polimorfo
Osteosarcoma a cellule giganti
Gatto: linfoma intestinale infiltrante tutti gli strati della
parete
Nonostante le cellule neoplastiche richiedano un supporto ematico,spesso lo stroma vascolare è scarso e in molti
tumori anaplastici ampie aree centrali vanno incontro a necrosi.
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Crescita dei tumori
La crescita progressiva di un tumore e la sua velocità sono determinate da eccesso di produzione di cellule
rispetto alla perdita di cellule. Nei tumori dove il divario tra questi due parametri è grande, si osserva una crescita
rapida. Alcuni linfomi e tumori del polmone hanno un elevato tasso di crescita, associato ad un rapido decorso. In
molti tumori del colon a della mammella l’eccesso di produzione cellulare eccede la perdita di cellule solo del 10%
per cui crescono molto più lentamente.
In generale, la crescita di un tumore è correlata con il livello di differenziazione, perciò la maggior parte dei
tumori maligni crescono più rapidamente di quelli benigni.
La velocità di crescita dei tumori sia benigni che maligni può non rimanere costante nel tempo. Fattori quali:
stimoli ormonali, adeguato apporto ematico possono influenzarne la crescita.
Invasività locale
Quasi tutti i tumori benigni crescono come masse ad espansione localizzata al sito di origine e non hanno la
capacità di infiltrare, invadere o metastatizzare in sedi lontane.
Dato che crescono e si espandono lentamente, talvolta sviluppano una capsula di connettivo denso che li separa
dai tessuti dell’ospite. Questa capsula è di derivazione dal connettivo locale e si accresce a seguito dell’atrofia delle
cellule compresse dall’espansione del tumore. Questa capsula non impedisce la crescita del tumore, ma lo contiene.
La crescita dei tumori maligni è accompagnata da: progressiva infiltrazione, invasione e distruzione del tessuto
circostante.
I tumori maligni sono poco demarcati dal tessuto normale che li circonda. Quelli a lenta espansione, però,
possono sviluppare una capsula che li racchiude solo in apparenza a possono spingersi all’interno dell’adiacente
tessuto normale: l’esame istologico di queste masse apparentemente incapsulate mostra sempre file di cellule che
penetrano i margini e infiltrano le strutture adiacenti.
Gatta: carcinoma della mammella con invasione stromale
La maggior parte dei tumori maligni sono però
ovviamente invasivi e non riconoscono limiti
anatomici. L’invasività rende la resezione
chirurgica difficile: anche se il tumore appare ben
circoscritto, è necessario rimuovere una ampia
sezione di tessuto apparentemente normale alla
periferia del tumore infiltrante.
Accanto allo sviluppo di metastasi, l’invasività’
è il carattere più attendibile per differenziare tumori
maligni dai benigni.
Tumore mammario
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Metastasi
Riproduzione del tumore in sedi più o meno distinti dal tumore primitivo e sviluppo di colonie tumorali (o
tumori secondari).
La sequenza dei fenomeni che conducono alla formazione di metastasi è:
1. invasione del tessuto circostante da parte del tumore primitivo;
2. penetrazione di cellule tumorali nei vasi sanguigni, linfatici e nelle cavità corporee (sierose);
3. liberazione di cellule tumorali che migrano in altre sedi (distacco/disseminazione);
4. reinvasione di nuovi organi a partire dal punto di arresto (embolia-impianto).
Con poche eccezioni, tutti i tumori maligni possono metastatizzare. Eccezioni: i tumori maligni delle cellule
gliali del sistema nervoso centrale (gliomi), localmente invasivi, metastatizzano solo raramente.
La disseminazione può avvenire per tre vie:
1. transcelomatica (attacco delle cellule direttamente alle cavità o superfici corporee);
2. via linfatica;
3. via ematica.
Disseminazione per via transcelomatica
La cavità peritoneale è quella più frequentemente interessata, ma qualsiasi altra cavità può essere attaccata:
cavità pleurica, pericardica, subaracnoidea, articolare. È tipico dei tumori maligni dell’ovaio.
Caratteristico di questi tumori è la possibilità di rimanere confinati alla superficie dei visceri addominali senza
penetrare nel parenchima, perché sono le sierose quelle più coinvolte nella proliferazione transcelomatica.
Disseminazione per via linfatica
Tipica dei carcinomi (possibile però anche per i sarcomi). I tumori non contengono linfatici, ma i linfatici alla
periferia del tumore sono sufficienti per la disseminazione.
La disseminazione ai linfonodi regionali segue le normali vie di drenaggio linfatico; questi possono però essere
bypassati per la presenza di anastomosi venoso-linfatiche o perché la terapia radiante o l’infiammazione hanno
provocato l’obliterazione dei canali linfatici.
I linfonodi regionali servono da barriere contro la disseminazione del tumore, almeno per un certo periodo di
tempo. Le cellule, dopo l’arresto in sede linfonodale, possono venire distrutte da una risposta immune tumorespecifica. Il drenaggio di detriti tumorali induce alterazioni reattive all’interno dei linfonodi.
L’aumento di volume dei linfonodi può essere dato da:
1. disseminazione e crescita di cellule neoplastiche;
2. iperplasia reattiva.
Perciò, l’aumento di volume del linfonodo non significa necessariamente disseminazione della lesione primaria.
Disseminazione per via ematogena
È tipica, ma non esclusiva, dei sarcomi. Le arterie per lo spessore della parete sono meno facilmente penetrabili
delle vene. La disseminazione arteriosa è possibile quando le cellule tumorali passano nel letto capillare polmonare
o attraverso shunts artero-venosi o quando le stesse metastasi polmonari danno origine ad altri emboli tumorali.
Con la disseminazione arteriosa, molti fattori condizionano la distribuzione delle metastasi.
Con la disseminazione venosa le cellule seguono il flusso delle vene che drenano il tumore. Perciò il fegato e i
polmoni sono frequentemente coinvolti in questo tipo di disseminazione ematogena.
Cause:
1. ormoni → tumori prostatici e mammari del cane;
2. cancerogeni chimici → benzopirene, asbeto;
3. radiazioni → colpiscono soprattutto i tessuti labili, come gonadi, cute e midollo osseo;
4. alterazioni genetiche:
a. mutazioni;
b. anomalie cromosomiche;
c. oncogeni (es. P14arf alternate reading frame) → geni la cui alterazione dà origine al tumore;
5. virus (es.papillomavirus) → virus erpetici, virus di Hepstein-Barr.
Cagna: carcinoma della mammella con emboli vasali vie di
disseminazione
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