.NIDI INTERROGATIVI
1: LO SQENZ1ATO RUSSO ALEXANOR
OPARIN. 2:L'ANTROPOLOGA
MARCARE! MEAD
3: LO SCRITTORE ISAAC ASIMOV.
TRE DEGLI INTERVISTATI
DA STANLEY KUBRICK (SOTTO,
A DESTRA) IN OCCASIONE DEL SUO
FILM ^001: ODISSEA NELLO SPAZIO
SCIEN
• Marnatemi Ismaele, uno dei più famosi incipit della storia della letteratura, non era il vero incipit di Moby Dick. O meglio: nell'edizione americana l'incipit veniva preceduto da un lungo prologo, nel
quale Melville raccolse tutto quel che c'era da sapere sulle balene.
Nel 1965 Stanley Kubrick copiò l'idea. Stava preparando 2001:
Odissea nello spazio, e siccome non era sicuro dell'accoglienza presso il pubblico, aveva pensato di farlo precedere da ventuno interviste a illustri
scienziati, che disquisivano di alieni, intelligenza artificiale, vita fuori dalla
Terra. Poi, per fortuna, cambiò idea. Le pizze con le interviste, però, andarono
perdute. Rimasero le trascrizioni. E si rivelarono un colpo di genio. Kubrick
era riuscito a stilare una Bibbia del sapere mondiale alla metà dei Sessanta.
Un Talmud di profezie sul nostro presente. Un Corano per il futuro.
(
2 S E T T E M B R - 20 i •
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Di INTERROGATIVI
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Le interviste furono raccolte dall'assistente del regista, Roger Caras. Ma le
domande furono scritte da Kubrick.
Quarant'anni dopo, Anthony Frewin,
per venticinque anni assistente del padre di Arancia meccanica e Shining, le ha
riordinate e divulgate. E oggi la casa
editrice Isbn le ripropone in Italia (titolo: Interviste extraterrestri) con prefazione di Arthur Clarke, il genio della fantascienza che aveva ispirato l'Odissea spaziale kubrickiana.
D film uscì nel 1966. Tre anni prima
era stato assassinato Kennedy e quell'anno venne ucciso Malcolm X. Questa era
l'America: Warhol dipingeva la zuppa
Campbell e intanto andava in orbita Early Bird, primo satellite non militare del
mondo. Sulla Luna l'uomo sarebbe sbarcato solo nel 1969, l'anno di Woodstock.
Ma intanto il lancio di Early Bird attenuò
la paura che nel 1957 era seguita alla
messa in orbita dello Sputnik da parte
dell'Urss. Ha ricordato Stephen King:
«Stavo vedendo un film, La terra contro i
dischi volanti, quando la proiezione venne
interrotta per dare l'annuncio del primato russo nello spazio. Fu uno shock».
Anche Kubrick era preoccupato. Ma
di tutt'altro. Prima di lui solo Fritz Lang
aveva tentato (con MetropoUs nel 1927) di
fare fantascienza seria. Anche dopo,
c'erano state solo pellicole come Ultimatum alla Terra o La guerra dei mondi. Poco
più di sani divertimenti. E invece il regista voleva intercettare uno spirito che
soffiava dentro il suo tempo. Per la prima
volta le scoperte della scienza erano diventate popolari come la Coca-Cola. Erano argomenti di massa gli effetti della rivoluzione copernicana del XVI secolo,
l'idea di Giordano Bruno che vi potessero
essere altri mondi abitati, le provocazioni
di Keplero su presunti occupanti della
Luna, le intuizioni dei filosofi greci quattro secoli prima di Cristo.
n genio del cinema avvertiva nell'aria
aspettative simili a quelle del fatidico
1492, quando Colombo scoprì le Americhe. Ma aspettative che, per quanto tessute dall'utopia di incontrare razze aliene, poggiavano comunque sulle solide basi della teoria darwiniana dell'evoluzione
della specie (1859) o della spettroscopia
(gli elementi base della materia e della vita sono simili in tutto l'universo).
Oggi la navicella Voyager (partita nel
1977 con 27 brani musicali e 115 immagini
della civiltà terrestre) ha superato il sistema solare. Oggi la Nasa (febbraio scorso) ha divulgato i dati della missione Kepler (500 milioni di pianeti potrebbero
ospitare vite aliene sui 50 miliardi di pianeti della Via Lattea; e ancora, su 1235
potenziali sistemi extrasolari, 54 si trovano in quella che viene definita «zona abitabile»). Ma quando Kubrick commissionò le sue interviste si era ancora inchiodati al paradosso di Enrico Fermi, pronunciato nel 1950 a Los Alamos: «Se gli
extraterrestri esistono, dove sono?». Il regista lo rovesciò in un altro paradosso:
«Abbiamo ricevuto visite nel lontano passato e ne riceveremo altre nel lontano futuro. Ma per ora sono tutti in vacanza».
Non si prendeva troppo sul serio,
Stanley Kubrick. Cosi quando, il 17
maggio del 1964, insieme ad Arthur
Clarke, credette di vedere un ufo con
un telescopio Questar 3.5 dalla terrazza del 145 East sull'84° di New York,
dovette denunciare la circostanza all'Us Air Porce Technical Information
IL VENERDÌ 01 R E P U B B L I C A
(allora si usava così) ma alla fine restò
convinto che si fosse trattato di un passaggio del satellite Echo.
Avvistamenti? Ben altro interessava
Kubrick. Per esempio, nell'intervista a
Isaac Asimov, biochimico prima che padre della fantascienza, l'esistenza dell'ATP, l'adenosina trifosfato, il composto
chiave di tutte le forme viventi. Oppure la
profezia sull'avvento di link e motori di ricerca. Dice Asimov: «Proprio oggi ho visto il mio primo testo scientifico in cui
una serie di concetti e parole chiave sono
stati utilizzati come luoghi sotto cui archiviare lo scritto in un sistema di memorizzazione computerizzata».
Lo interessava la solidità. Cinque dei
ventuno intervistati a metà anni Sessanta hanno rivisto i testi nel 2003. Nessuno
di loro ha corretto o smentito nulla, fl fisico di Los Alamos Jememy Bernstein, per
esempio, conferma la lezione della biologia: la distinzione tra materia vivente e
no è del tutto arbitraria. Frank Drake,
pioniere deUa radioastronomia, spiega la
panspermia, teoria che voleva la vita piovuta sulla Terra dallo spazio profondo.
Frederick Durant dirà, nel 2003, che i dati della sonda WMAP hanno perfezionato
Z S E T T E M B R E Z01-1
le statistiche di cui aveva parlato sull'età
dell'universo (13,7 miliardi di anni). «Ora
si calcola che il 4% della massa dell'universo sia composta da materia, il 23 da
materia scura e il 73 da energia scura».
Dove ci porterà tutto questo? «Neppure
Colombo sapeva a cosa andava incontro»
afferma il fisico Freeman Dyson.
Lo scenario che l'umanità aveva scoperto era maestoso. Lo sintetizza Sir
Bernard Lovell: la luce della stella più vicina simile al Sole viaggia a 300 mila chilometri al secondo e ci mette quattro anni e mezzo per raggiungerci. A quella ve-
li SATELLITE ARTIFICIALE SPUTNIK LANCIATO
DALL'UNIONE SOVIETICA NEL 1957, BRUCIANDO SUL
TEMPO GLI STATI UNITI. PER GLI AMERICANI SI TRATTÒ
DI UNO SHOCK; SEMBRÒ CHE I SOVIETICI POTESSERO
VINCERE COSI LA CORSA NELLO SPAZIO
lecita, dalla Terra raggiungeremmo la
Luna in un secondo, ma dovremmo viaggiare quattro anni e mezzo per raggiungere quella stella. Centomila anni, trentamila milioni di soli, e saremmo ancora in
una pozzanghera.
Quali certezze offre l'infinito? Da Mosca ne indica una Aleksander Oparin,
teorico del brodo primordiale: «La vita è
un fenomeno inevitabile dell'evoluzione
universale». E l'antropologa Margaret
Mead: «Gli argomenti di H.G. Wells sono
diventati oggetto di studi seri... l'informatica, la cibernetica; saranno un cambiamento maggiore della Rivoluzione industriale». Mondi nuovi e antichi si intrecciano. Marvin Minsky, pioniere della robotica: «Non c'è limite all'intelligenza delle macchine». E Gerald Hawtóns: «Stonehenge era un computer».
E gli alieni? Verranno? Il gesuita Francis J. Heyden: «L'unica cosa che spero, se
incontreremo qualcosa di diverso dall'uomo proveniente dallo spazio cosmico, anche se non intelligente... Spero solo che
non sia affamato». E il rabbino Norman
Lamm: «Ma lei crede davvero che ci sia
vita intelligente sulla Terra?».
PIERO MELATI M
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