Teoria Geometrica della Propagazione • Una corretta caratterizzazione dei collegamenti radio non può prescindere dallo studio degli effetti generati dalla presenza dell’atmosfera terrestre. • In un radiocollegamento la propagazione avviene in mezzi ad indice di rifrazione variabile. Si possono avere quindi: ionosfera Onda di cielo troposfera Onda riflessa Onda diretta Onda di terra Onda di terra (onda di superficie) • Una trattazione della propagazione in modo esatto a partire dalle equazioni di Maxwell è molto complessa ed è quindi necessario ricorrere ad una trattazione più semplificata • • • La natura ed il comportamento della luce ci consentono di interpretare alcuni fenomeni tramite i raggi luminosi, ognuno dei quali si può pensare come un segmento di retta che ha la direzione di propagazione del fronte d'onda. Tale modello, noto come "ottica geometrica", fu introdotto da Keplero e costituisce una buona approssimazione della realtà ed è di estrema utilità nello studio dei fenomeni di riflessione e rifrazione, nonché degli effetti prodotti dai vari tipi di specchi (piani, concavi e convessi) e dalle lenti. I fenomeni interpretati mediante l'ottica geometrica possono essere spiegati anche con la teoria ondulatoria della luce sebbene con maggiore difficoltà nell'effettuare i calcoli. Il campo in questo caso è descritto dalla cosiddetta funzione d’onda: 2 1 f (r , t ) ∂ 2 =0 ∇ f (r , t ) − 2 2 v ∂t • dove v è la velocità della luce nel mezzo considerato • La funzione d’onda può poi essere associata ad una delle componenti del campo elettromagnetico ed applicare a tale componente tutte le considerazioni fatte nei corsi di Campi Elettromagnetici. • È importante sottolineare che questa è una teoria scalare e che quindi fa perdere la possibilità di descrivere tutti quei fenomeni, come ad esempio la polarizzazione, che richiedono la conoscenza di tutte le componenti del campo. • Un modello ancora più semplice della teoria ondulatoria è la cosiddetta teoria geometrica, che è in grado di descrivere la propagazione in mezzi non omogenei inizialmente supposti senza perdite, a condizione che gli scostamenti dall’uniformità siano piccoli su lunghezze confrontabili con la lunghezza d’onda. • Due casi in cui si manifestano i fenomeni tipici dell’ottica (riflessione, rifrazione e diffrazione) che sono accomunati dal fatto che il sistema interagente con il campo è costituito da oggetti di grandi dimensioni rispetto alla lunghezza d’onda: – regioni caratterizzate da costanti costitutive del mezzo lentamente variabili nello spazio (tipicamente nell’atmosfera): • ε r costante dielettrica • n r indice di rifrazione • N r rifrattività In questo caso l’ottica geometrica diviene sempre più precisa al crescere della frequenza () () () – estese superfici di materiale solido (spigoli, pareti…..), in questo caso valgono le teorie della riflessione, l’ottica fisica e la teoria geometrica delle diffrazione • Le condizioni di lenta variabilità, ancorché necessarie, non sono sufficienti a garantire la totale esattezza delle soluzioni ottenute con l’ottica geometrica: – concentrazioni di raggi in regioni dette “fuochi” o “caustiche” in cui l’ottica geometrica porta a soluzioni incomplete o erronee • L’insieme dei raggi rifratti, riflessi e diffratti costituisce una descrizione del campo sufficientemente approssimata in regioni complesse quali l’ambito urbano o extraurbano quando si voglia tener conto del profilo verticale dell’indice di rifrazione troposferica e/o delle irregolarità del terreno. • Rimangono escluse le onde superficiali, non configurabili come raggi, ma la cui importanza decresce all’aumentare della frequenza. Definizioni preliminari ¾ Onda: operata una perturbazione su una grandezza fisica in una regione limitata dello spazio, si dice che si ha un’onda quando tale perturbazione si propaga nelle altre zone dello spazio con velocità e modalità che dipendono dal mezzo e dal tipo di grandezza perturbata. ∇ 2f (x, y, z, t ) − 1 ∂ 2f ( x, y, z, t ) =0 ⋅ 2 2 v ∂t Equazione scalare delle onde (mezzo senza perdite) ¾ Superficie d’onda: luogo geometrico dei punti dello spazio nei quali la grandezza fisica perturbata varia “concordemente” nel tempo (punti in cui la grandezza perturbata oscilla in fase) ¾ Raggio: data un’onda che si propaga in un dato mezzo, si definisce raggio ogni linea dello spazio perpendicolare in ogni punto alla superficie d’onda passante per quel punto. Equazioni di Maxwell Mezzo NORMALE (lineare, isotropo, tempo invariante) r r r ⎧ ∇ × E = − j ωμ H r r r r r r ⎨ r ⎩ ∇ × H = j ωε E + J c + J i = j ωε c E + J i r r ∇ ⋅ J + j ωρ = 0 r r ∇⋅D = ρ r r ∇⋅B = 0 (Equazione di continuità) (Equazioni della divergenza) Equazioni di Maxwell r r r ∇×A H= μ r r r r ∇ ∇⋅A E = − j ωA + jωε c ( Q z r ) r’ r-r’ P y x Il potenziale vettore magnetico A soddisfa l’equazione di Helmoltz non omogenea r r r 2 ∇ A − σ A = −μJi 2 ⇒ r r μ A (r ) = 4π ∫∫∫ V r r Ji (r ' ) r r − σ⋅|r − r '| e ⋅ |rr − rr '| r dr' Esempi ¾ Mezzo normale omogeneo privo di sorgenti (Ji = 0): Equazioni di Maxwell ⇒ Equazioni di Helmoltz omogenee Equazioni di Helmoltz ammettono come possibile soluzione le onde piane: r r ⎧∇ 2E − σ2E = 0 r ⎨ 2r 2 ⎩∇ H − σ H = 0 rr rr r r r ⎧⎪E(rr ) = E e − σ⋅r = E e −a⋅r r 0 − σr ⋅rr r 0 −ar ⋅rr ⎨r r ⎪⎩H(r ) = H0 e = H0 e rr − j b e r⋅r r − j b ⋅ e r Superfici equifase sono piani ⊥ b ⇒ raggi rettilinei e paralleli ¾ Mezzo normale omogeneo a basse perdite con sorgente elettrica puntiforme (Ji = mδ) e r >>λ ⎧r e − σr ˆ r r − σr m θ = E0 ( r ) ⋅ e ⎪⎪E ≈ jη sin θ r μ ⎛⎜ e − σr ⎞⎟ r λ 2 r ⋅ ⋅m ⇒ ⎨ A= r r r − σr 4π ⎜⎝ r ⎟⎠ m e − σr ⎪H ⎪⎩ ≈ j 2λ sin θ r ϕˆ = H0 (r ) ⋅ e Onda Sferica:superfici equifase sono sfere centrate nella sorgente ⇒ raggi rettilinei in direzione radiale O.G. e Onde piane TEM Si consideri una regione di spazio priva di sorgenti e sede di un mezzo normale NON OMOGENEO privo di perdite. Si intende determinare sotto quali condizioni le equazioni di Maxwell ammettono soluzioni aventi il carattere di onde piane TEM locali, cioè tali per cui nell’intorno di qualunque punto dello spazio si possa individuare una regione di dimensioni lineari piccole, ma finite, in cui le intensità di campo soddisfino equazioni simili alle: r r −σiˆ ⋅rr r r E (r , ω ) = E0 (r ) ⋅ e S (*) r r r r −σiˆ ⋅rr H (r , ω ) = H 0 (r ) ⋅ e S r ˆiS ⋅ E0 = 0 In un qualunque punto dello spazio i campi r sono privi di componenti parallele al vettore di propagazione ˆiS ⋅ H 0 = 0 r r σ r ˆ E0 (r ) = H 0 × iS jwε c r σ = σiˆS vettore di propagazione Propagazione in assenza di ostacoli (Ottica Geometrica classica) ¾ Espansione in serie di Luneberg-Kline (mezzo privo di perdite): r ∞ r r r Em E(r , ω) = e − jβ0ψ (r ) ⋅ ∑ m m = 0 ( j ω) ¾ In assenza di ostacoli e se il mezzo non omogeneo ha indice di rifrazione n(r) lentamente variabile con la posizione, ci si limita usualmente al solo 1° termine, che pare una ragionevole approssimazione del caso omogeneo: r r − jβ ψ (rr ) r r E( r , ω ) = E 0 ( r ) ⋅ e 0 (*) ⇒ Ψ(r) : funzione iconale o cammino ottico ( si ipotizza ∈ ℜ ); ⇒ Superfici equifase individuate dai punti dello spazio che soddisfano l’equazione Ψ(r) = costante Ottica Geometrica classica ¾ Ricordando che ∇x(∇xV)=∇(∇·V)-∇2V ( ) ( ) r r r r r ∇ × ∇ × E = ∇ × − jωμH r r r r r r 2 ∇ ∇ ⋅ E − ∇ E = − jωμ∇ × H r r r r r 2 2 ∇ E + ω μεc E = ∇ ∇ ⋅ E ( ) ( r r ¾ ∇ ⋅D = 0 ( ) Essendo un mezzo privo di densità di carica ) r r ∇ ⋅ ε0εrE = 0 r r r r ε0 (∇εr ) ⋅ E + ε0εr ∇ ⋅ E = 0 r r r r r ∇εr r 2 ∇ ⋅E = − ⋅ E = − ∇ ln n ⋅ E εr ( ( )) ¾ ricordando che l’indice di rifrazione vale: n= εc = ε0 ε0 ⋅ εr = εr ε0 Ottica Geometrica classica ¾ Da tali equazioni si ottiene infine: r r [( r r ) ] r ∇ 2E + β02n2E = −2∇ ∇ ln(n) ⋅ E Allora ricordando che: r r r r r - jβ S ( rr ) ∇ × E = (∇ × E0 − jβ 0∇S × E0 ) e 0 r r r r r - jβ S ( rr ) ∇ ⋅ E = (∇ ⋅ E0 − jβ 0∇S ⋅ E0 ) e 0 e che: r r r ∇ A = ∇(∇ ⋅ A) − ∇ × (∇ × A) 2 Ottica Geometrica classica Si ha: ( ) ( [( ) ) ] r r r r r − jβ S r r r r r − jβ S r r r r 2 2 0 0 ∇ ∇ ⋅ E0 − jβ 0 ∇ S ⋅ E0 e − ∇ × ∇ × E0 − j β 0 ∇ S × E0 e + n β 0 E = −2∇ ∇ ln n ⋅ E Allora mediante il procedimento di Felsen-Marcuvitz [1] si ottiene un’espressione del tipo: [ ( ) ]− jβ1 { E ∇ S + 2∇S [E r r E0 n 2 − ∇ S r 2 2 0 0 r r ] ( ) } r r r r ⋅ ∇ ln( n ) + 2 ∇ S ⋅ ∇ E0 − 0 1 ( jβ 0 ) 2 {∇ E 2 r [ ]} r r r + 2 ∇ E0 ⋅ ∇ ln(n) = 0 0 Ottica Geometrica classica Sotto l’ipotesi λ → 0 (f → ∞) (ottica geometrica) si può trascurare il 3° termine. Uguagliando a 0 parte reale e parte immaginaria, si ottengono le equazioni fondamentali dell’ottica geometrica: r ∇S ( ) 2 = n2 Equazione dell’ ICONALE [ ] ( r 2 r r r r r r E0∇ S + 2∇S E0 ⋅ ∇ ln (n ) + 2 ∇S ⋅ ∇ E0 = 0 ) S(r), soluzione della prima equazione, è detta iconale Equazione del TRASPORTO Equazione dei Raggi Risolvendo l’equazione dell’iconale è possibile calcolare la funzione iconale S(r) in ogni punto (x,y,z) ⇒ le superfici equifase (fronte d’onda) S(r)=costante ⇒ le traiettorie dei raggi (raggio: ogni linea dello spazio perpendicolare in ogni punto alla superficie d’onda passante per quel punto). Detto sˆ( x, y, z ) il versore che individua la direzione locale di propagazione (la traiettoria del raggio nel punto (x,y,z) ), si ha evidentemente: r r r r r ∇S (r ) ∇ S (r ) sˆ(r ) = r r = r ( ) n r ∇S (r ) Il problema fondamentale dell’ottica geometrica è la determinazione dei raggi a partire dai termini noti: distribuzione di indice di rifrazione n(r). Introduciamo l’ascissa curvilinea: s (P ) = ˆ P ℜ ∫ dx 2 + dy 2 + dz 2 Si consideri il versore tangente al raggio in un punto generico, per definizione le componenti cartesiane di sono i coseni direttori di ŝ rispetto agli assi: sˆ = dxiˆx + dyiˆy + dziˆz dx 2 + dy 2 + dz 2 ℜ z P0 ŝ y r x P P0 s Equazione differenziale dei Raggi Indicata con r(s) l’equazione parametrica della traiettoria, risulta allora: r dr ( s ) sˆ(s ) = z ds y Da cui segue r dr(s) r n =∇S ds Equazione dei raggi x ℜ r sˆ = P dr ds Riderivando l’equazione dei raggi rispetto ad s …: r r ⎛ dS ⎞ r r r d ⎛ d r (s ) ⎞ d r ∇S = ∇⎜ ⎜n ⎟= ⎟ = ∇ ∇ S ⋅ sˆ = ∇ (nsˆ ⋅ sˆ ) = ∇ n ds ⎝ ds ⎠ ds ⎝ ds ⎠ ( ) r d ⎛ dr ⎞ r ⎜ n ⎟ = ∇n ds ⎝ ds ⎠ ( ) Equazione differenziale dei raggi L’equazione differenziale dei raggi permette di determinare la traiettoria dei raggi conoscendo il solo andamento di n(r) Equazione differenziale dei Raggi Essendo una equazione differenziale del secondo ordine, ha infinite soluzioni, per individuare un raggio occorre associare ad esse due condizioni al contorno del tipo: r r (0 ) = P0 − O ℜ z y r dr ( s ) = sˆ(0) = sˆ0 ds s =0 r x P P0 s Dove P0 è un punto arbitrario dello spazio da cui il raggio ha origine e ŝ0 è un arbitrario versore reale che definisce la direzione iniziale del raggio. L’integrazione dell’equazione differenziale dei raggi può essere effettuata tramite tecniche numeriche di tracciamento dei raggi (Ray Tracing) molto più vantaggiose della integrazione diretta dell’equazione dell’iconale. Traiettoria dei Raggi ¾ In ogni punto della traiettoria si può definire il vettore curvatura:... r r d 2 r (s ) dsˆ c= = , derivando la eq. differenziale 2 ds ds r d ⎡ dr ⎤ n ⎥ = ∇n ⎢ ds ⎣ ds ⎦ r dsˆ dn d dn ˆ ˆ ˆ [ ] s+n = s + nc ns = ∇n = ds ds ds ds r⎤ r ⎡ dn cˆ ⋅ ∇n = cˆ ⋅ ⎢ sˆ + nc ⎥ ⇒ n c = cˆ ⋅ ∇n ⎣ ds ⎦ ℜ ∇n r c sˆ = P detto R il raggio di curvatura locale (raggio del cerchio osculatore), inoltre r r 1 c = c ⋅ cˆ = cˆ R ¾ Il vettore c e’ perpendicolare in ogni punto al versore s e punta verso il centro del cerchio osculatore dr ds Traiettoria dei Raggi ¾Dall’equazione differenziale dei raggi e in base alle definizioni date: r r d ⎛ dr ⎞ ∇n = ⎜ n ⎟ = ds ⎝ ds ⎠ r r ∇n ⋅ cˆ = n c ⇒ r dn sˆ + nc moltiplicando scalarment e per ĉ ⇒ ds r r 1 ∇n c = = ⋅ ĉ R n Poiché il primo membro e’ evidentemente positivo, se ne deduce che la direzione di c e’ sempre concorde con quella di ∇n. Il raggio tende sempre a piegare verso la regione ad indice di rifrazione più alto. L’equivalente nel caso discreto è dato dalla Legge di Snell. Esempio: mezzo a indice di rifrazione costante n(r)=costante L’equazione differenziale dei raggi si riduce in questo caso a: r d2 r =0 2 ds ⇒ r r r r = as + b con a,b vettori costanti definiti dalle condizioni iniziali. Inoltre considerando l’equazione precedente della curvatura, nel caso di mezzi ad indice di rifrazione costante, si ottiene: r 1 ∇n 1 ˆ = ⋅c ⇒ = 0 ⇒ il raggio è rettilineo R n R In un mezzo omogeneo le traiettorie sono dunque rettilinee Esempio: mezzo a stratificazione sferica: n = n(r ) ⇔ r dn ∇n = r̂ dr Moltiplicando vettorialmente l’equazione differenziale dei raggi per r si ottiene: Ψ s r d r (r × nŝ) = dr × nŝ + r × d nŝ = 0 ds ds ds23 { 1 r = ŝ r = ∇n segue immediatamente (rr × nsˆ ) = cost ⇒ n ⋅ r ⋅ sin (ψ ) = costante tale relazione (legge di Snell per mezzi a simmetria sferica) e’ alla base della propagazione ionosferica (o per onda di cielo), che sfrutta cioè la possibilità di avere rientro a terra oltre l’orizzonte geometrico di onde lanciate con “elevazione > zero”. S + dS S Il Principio di Fermat iˆS P1 ℜ P2 dS du l ψ iˆn ¾ Si considerino in un dato mezzo 2 punti P1 e P2 ed un percorso che li colleghi; si definisce cammino ottico il seguente funzionale: P2 L≡ ∫ n(s) ds (Il valore di L dipende ovviamente da P1,P2 e dal percorso scelto) P1 ¾ Vale allora il principio di Fermat:”Il cammino ottico e’ stazionario per raggi ℜ effettivi”, ovvero le traiettoria effettiva di un raggio minimizza (o, molto P2 raramente, massimizza) il cammino ottico: ℜ P2 ∫ n(s)ds ≤ ∫ n(u )du l P1 P1 OSSERVAZIONE: Il principio di Fermat può rappresentare una valida alternativa all’equazione differenziale dei raggi per determinare le traiettorie dei raggi ottici. Ad esempio, in un mezzo omogeneo (n=costante), il cammino ottico può essere riscritto come: dove l rappresenta la lunghezza del percorso scelto; e’ P2 P2 allora evidente che il percorso a lunghezza minima e’ L ≡ nds = n ds = n ⋅ l quello rettilineo ⇒ traiettorie rettilinee. ∫ P1 ∫ P1 Onda Piana Locale r r r r ¾ A partire dalla E (r , ω ) = E 0 (r ) ⋅ e − r j β 0 S (r ) è utile osservare la disposizione vettoriale della terna s, E0, H0 partendo dalle equazioni di Maxwell (Ji ≈ 0) e ricordando che: ∇ × (Φ A ) = Φ ∇ × A + ∇Φ × A e che quindi per E e H si ottiene: ∇ × E = (∇ × E0 − jβ∇S × E0 ) e − jβ 0 S (r ) ∇ × H = (∇ × H 0 − jβ ∇S × H 0 ) e − jβ 0 S (r ) Onda Piana Locale E quindi: r r r r r εr r r r ⎫ 1 r → r r⎯ ∇ × H = jωεE ⎯H⎯ ⎯⎯ ∇S × H 0 + E0 = ∇ × H0 ⎪ = H 0 e − jβ 0 S ( r ) η0 jβ 0 ⎪ r r r r r r r ⎬ v 1 ⎪ r r⎯ E ∇ × E = − jωμH ⎯E⎯ ∇ × − jβ⎯ S⎯ ( rr ) → ∇S × E0 − η 0 H 0 = 0 0 = E 0e ⎪⎭ jβ 0 r n ⎧ r ⎪⎪ E0 = ε η0 H 0 × sˆ r r ⎯λ⎯ ⎯ ⎯ ⎯ ⎯ ⎯ → ⎨ →0 r sˆ × E0 trascuro i secondi ⎪ H0 = membri dell'eq. precedente ⎪⎩ η essendo η0 = μ l’impedenza caratteristica del vuoto e ε0 η= μ μ ε0 μ 1 η0 = = = ε ε ε0 ε0 n n per un mezzo qualunque. E0, H0, s formano una terna ortogonale sinistrorsa e la relazione che lega i 3 vettori e’ la stessa valida per onde piane uniformi Onda Piana Locale ¾ Analogamente l’espressione del vettore di Poynting è identica a quella valida per onde piane uniformi. r 2 r r r E × H * E0 S= = sˆ 2 2η ¾Le ⇒ L’Energia si propaga lungo i raggi ottici r r r r r − j β 0 S (r ) E (r , ω ) = E 0 (r ) ⋅ e r r r r r − j β 0 S (r ) H (r , ω ) = H 0 (r ) ⋅ e rappresentano dunque soluzioni delle equazioni di Maxwell che godono delle stesse proprietà delle onde piane uniformi, dove ŝ fa le veci del versore corrispondente al vettore d’onda. Si parla pertanto di Onde Piani Locali. Come per le onde piane anche per le onde piane locali vale che l’intensità (modulo del vettore di Poynting) vale: 2 1 I= E0 2η Variazione del campo lungo i raggi ¾ Si vuole ricavare la legge di intensità dell’ottica geometrica, che è un’evoluzione dell’espressione dell’intensità in termini di tubi di flusso ¾ Tubo di flusso dell’energia: superficie chiusa costituita lateralmente da una famiglia di raggi ed ortogonalmente da due porzioni di superficie d’onda Σl dΣ2 ¾ Applicando il teorema di Poynting (conservazione dΣ1 dell’energia) ad un tubo di flusso di sezioni sufficientemente piccole da poter considerare su di esse S ≈ costante e supponendo mezzo privo di perdite r r r r r r r r 0 = ∫ S ⋅ nˆ dΣ = ∫ S ⋅ nˆ dΣ + ∫ S ⋅ nˆ dΣ + ∫ S ⋅ nˆ dΣ = − S1 ⋅ dΣ1 + S2 ⋅ dΣ 2 ⇒ S1 ⋅ dΣ1 = S2 ⋅ dΣ 2 Σ dΣ1 Σl 14243 dΣ 2 =0 ⇒ I1 ⋅ dΣ1 = I 2 ⋅ dΣ 2 Legge di intensità dell’ottica geometrica Spreading Factor ¾ L’intensità è inversamente proporzionale alle superficie di base del tubo di flusso si definisce quindi Fattore di Divergenza: A= r r S2 E2 dΣ1 r = r = lim E1 dΣ1 ,dΣ 2 →0 dΣ 2 S1 Spreading Factor (Fattore di Divergenza) Tale grandezza tiene conto dell’eventuale attenuazione dovuta all’allargamento del fronte d’onda con la propagazione. La potenza portata da ogni raggio può diminuire con la distanza anche se il mezzo e’ privo di perdite poiché, man mano che l’onda avanza, l’energia viene distribuita su una superficie sempre più ampia.