Brescia, Chiesa di San Francesco
Sabato 28 maggio 2016, ore 20.45
Concerto in memoria delle Vittime di Piazza della Loggia
FILARMONICA DEL FESTIVAL
PIER CARLO ORIZIO direttore
SERGEY GALAKTIONOV violino
LUCA RANIERI viola
CORO “I PICCOLI MUSICI”
MARIO MORA maestro del coro
WOLFGANG AMADEUS MOZART
(1756-1791)
Concerto in la maggiore
per violino e orchestra K 219
Allegro aperto
Adagio
Rondò. Tempo di Minuetto
GIANCARLO FACCHINETTI (1936)
Rapsodia per viola e archi
MICHAEL HAYDN (1737-1806)
Laudate Pueri Dominum
WOLFGANG AMADEUS MOZART
Ave Verum Corpus K 618
GABRIEL FAURÉ (1845-1924)
Cantique de Jean Racine
JOHN RUTTER (1945)
A Gaelic blessing
The Lord bless you and keep you
Con la collaborazione di
Per commemorare le Vittime della strage di Piazza della Loggia, il Festival Pianistico ha
scelto cinque composizioni sacre vocali e due strumentali “profane”. Anche il concerto di
Mozart che apre la serata tuttavia nasconde una certa “sostanza spirituale”, come notava
Aloys Greither, insieme ad altre caratteristiche che fanno del K 219 una delle pagine più
riuscite della letteratura per violino e orchestra. È il quinto Concerto scritto da Mozart
per questo organico, nel 1775 insieme agli altri quattro. L’Allegro aperto presenta qualche
novità formale, ad esempio la breve sezione in Adagio che prende le mosse dall’entrata
del violino solo, ma soprattutto viene raggiunto un pieno equilibrio fra la forma
complessiva, la brillante tecnica violinistica e l’impatto delle melodie. Nel Rondò finale
inoltre Mozart sfrutta la tonalità variante la minore per inserire una sezione “alla turca”,
come nella Sonata per pianoforte K 331, che pare richiamare piuttosto ritmi tzigani.
Da un Mozart diciannovenne a quello degli ultimi mesi, con l’Ave Verum Corpus,
Mottetto in re maggiore concepito nel giugno 1791 per la ricorrenza del Corpus Domini.
Pur nelle sue piccole dimensioni (46 battute) si tratta di una vetta artistica e spirituale.
La carica ascetica scaturisce dall’unione del tema della crocifissione con il linguaggio
dell’estrema maturità mozartiana, semplificato al massimo (scarnificato anch’esso
verrebbe da dire) in una dimensione tanto ridotta nello spazio quanto perfetta nella
struttura, che quasi non si scorge dietro il pacato fondersi di archi e voci e nel fluente
incastro delle modulazioni, compiuta pertanto nella rappresentazione del mistero divino.
La Rapsodia per viola e archi del compositore bresciano Giancarlo Facchinetti risale
al 2005 ed è dedicata a Luca Ranieri. La parte della viola viene dunque trattata con
particolare attenzione. È proprio la viola ad esordire con una cadenza virtuosistica
fatta di agilità strette, vibrati lunghi in fortissimo, arpeggi e bicordi ostinati. Tutto il
brano in seguito è caratterizzato dallo spiccato virtuosismo dello strumento solista,
ma anche la scrittura orchestrale è molto impegnativa, nello stile della Rapsodia. Altra
caratteristica tipica del genere è la libertà formale, anche se qui la struttura complessiva
è di tipo ABA veloce-lento-veloce. La cadenza iniziale, indicata liberamente, sfocia in un
Vivace basato su gruppi di semicrome dapprima affidati alla viola e subito raddoppiati
dall’orchestra, cui segue un vorticoso alternarsi e sovrapporsi di brevi cellule ritmicomelodiche, trilli e pizzicati e riprese delle figurazioni della cadenza iniziale. Facchinetti
ricorre a un linguaggio liberamente atonale, sfruttando alcune microserie che generano
gruppi altamente cromatici, lasciando spazio tuttavia a intervalli cantabili, allusioni di
triadi perfette e accostamenti politonali. La sezione centrale Lento e piano inizia con un
prolungato cluster orchestrale che scivola al grave per accompagnare il canto della viola.
La ripresa del tempo I avviene gradualmente con la viola ancora in cadenza solistica.
Verso la fine è ancora la cadenza della viola, calmo ad libitum a segnare un breve ritorno
della sezione lenta, prima del finale, di nuovo Vivace, che conclude in pianissimo.
Il Laudate Pueri Dominum è uno dei numerosi Graduali di Michael Haydn, fratello
minore di Joseph, che si dedicò con fervore a questo repertorio. Destinato a un coro
femminile con due parti di soprano e una di alto, oppure coro di fanciulli con medesima
disposizione, venne composto nel 1783 su testo del Salmo 112 per la ricorrenza dei Santi
Innocenti – le vittime della strage di Erode. Il Cantique de Jean Racine op. 11 è una
pagina giovanile con cui Fauré vinse un premio di composizione nel 1865 mostrando già
una personalità originale sia nella disinvoltura e nella chiarezza con cui tratta la scrittura
a quattro/sei voci, sia nel delicato arricchimento della tonalità. Chiudono il concerto due
brani del compositore londinese John Rutter, la cui produzione corale sta conoscendo
oggi una larghissima diffusione nei paesi anglofoni, soprattutto negli Stati Uniti.
Carlo Bianchi