LUNEDÌ 28 LUGLIO ORE 21.00 Cafiso & Rubino STANDARDUO NON SOLO PIANO 2008 Francesco Cafiso già a nove anni muove i primi passi facendo esperienze con musicisti di fama internazionale come Bob Mintzer, George Gruntz, Maria Schneider, Gianni Basso. Decisivo è il suo incontro con Wynton Marsalis che avviene a Pescara, durante il Festival jazz, il 18 luglio del 2002. Marsalis è talmente stupito dalle qualità di Francesco, che lo porta con sé ed il suo settetto nell'European tour 2003, durante il quale lo fa suonare sui prestigiosi palchi delle più grandi città D’Europa. È l’inizio di una “escalation" di importanti esperienze: nel dicembre 2003, Umbria Jazz in the Winter, ad Orvieto, accompagnato da Franco D'Andrea, Giovanni Tommaso e Roberto Gatto. Nel novembre 2004, Francesco partecipa e vince la “WorId Saxophone Competition” durante il London Jazz Festival. Alla fine di dicembre '04 Francesco suona con successo all’Umbria Jazz Winter, ad Orvieto, con Cedar Walton, Lewis Nash e David Williams ed anche con Bill Charlap, Peter Washinton e Kenny Washinton. Attualmente, oltre a frequentare il Liceo Linguistico, Francesco segue il VII anno nella classe di flauto traverso presso il Conservatorio musicale Vincenzo Bellini di Catania, dove si sta preparando per il conseguimento del diploma. Contemporaneamente studia anche pianoforte jazz. A febbraio è uscito il suo ultimo cd per la Cam Records “Happy Time" registrato con il quartetto italiano. Dino Rubino da piccolissimo dimostra un grande talento musicale e a tre anni riesce a ripetere sul pianoforte le melodie che sente suonare dal padre. Ad undici anni si iscrive al liceo musicale di Catania nel corso di pianoforte. Nonostante la giovane età ha già suonato con musicisti di grande valore quali: Gianni Basso, Flavio Boltro, Franco Cerri, Salvatore Bonafede, Gegè Telesforo, e con alcuni d'oltre oceano come Bruce Forman, Valery Ponomarew, Steve Grossman, Eddy Enderson, Lester Bowie etc. .. ricevendo sempre consensi e stima. Attualmente frequenta l’ottavo anno di pianoforte classico, e contemporaneamente prosegue l'approfondimento della meccanica della tromba, nonché la sua personale ricerca. Insegna pianoforte moderno presso l'Accademia Musicale Siciliana "Nino Rota" di Piazza Armerina (EN). In collaborazione con Fondazione Teatro di San Carlo Rassegna di Suoni Contemporanei a cura di Paolo Uva per Angeli Musicanti Festival VENERDÌ 25 LUGLIO ORE 21.30 Riccardo Veno MULTIFORMIS Concerto per fiati, archi, live electronics e visuals per un progetto in divenire Riccardo Veno sassofoni, flauti, clarinetto, fiati etnici, voce, live electronics Francesco Albano keyboards, live electronics e visuals Marco Di Palo violoncello Giacomo Pedicini basso e contrabbasso Paolo Cimmino percussioni La musica di Riccardo Veno oltrepassa e trasgredisce costantemente il concetto di genere musicale. I suoni e le composizioni del sassofonista e polistrumentista napoletano tracciano confini inusitati, sorprendono ed emozionano in un’incessante combinazione di musica acustica ed elettronica. E così ciaramelle e suoni digitali, flauti e strumenti della tradizione popolare di varie zone del mondo che incontrano ritmi elettronici, brevi testi che diventano impasti sonori con i quali interagire musicalmente e le melodie dei sassofoni, contrappuntate degli archi, che volano sui tappeti di loops creati dal vivo tracciando percorsi emozionali costantemente in bilico tra jazz e musica minimale tra world-music e sonorità trip-hop…. Dopo il successo di critica e pubblico del concerto-solo Il silenzio di Orfeo e dell’omonimo cd (oltre alle numerose partecipazioni a festivals e rassegne in tutt’Italia del concerto, le musiche dell’album sono diventate colonna sonora di diversi spettacoli di danza, film e documentari), con Multiformis Riccardo Veno prosegue il suo percorso alla ricerca di altre forme di concerto-spettacolo dando vita ad un singolare ensemble per interpretare la sua musica visionaria e dai climi quasi onirici; un progetto in divenire che si propone inoltre di entrare in sintonia profonda con i luoghi che ospitano il concerto traendo da essi l’ispirazione per abitarli volta per volta con differenti installazioni video ed esperimenti sonori. Per Multiformis Riccardo Veno (sassofoni, flauti, clarinetto, fiati etnici, voce, live electronics) oltre alla collaborazione di alcuni tra i più interessanti musicisti del panorama napoletano (Giacomo Pedicini – basso e contrabbasso, Marco Di Palo – violoncello, Paolo Cimmino – percussioni), si avvale dei visuals di Francesco Albano (anche alle tastiere e ai live electronics). Un concerto-spettacolo emozionante e di forte impatto dove all’ensemble si alternano intensi momenti solistici e che insieme ai coinvolgenti riarrangiamenti di brani tratti dall’album “Il Silenzio di Orfeo” e ad altre composizioni che faranno parte del suo prossimo progetto discografico, oltre che a un omaggio a tre compositori (John Surman, Steve Reich, John Adams) molto cari al musicista napoletano, presenta trascinanti momenti di creazione estemporanea. Riccardo Veno Artista dalla poliedrica formazione, nei primi anni Ottanta, parallelamente agli studi di danza contemporanea e recitazione si avvicina allo studio del clarinetto e del sassofono. Dopo varie esperienze con compagnie di danza napoletane in qualità di attore-danzatore e compositore di musiche per varie performances, e la partecipazione a vari laboratori di teatro e danza, nel 1988 si trasferisce a New York dove studia sassofono con David Gross, frequenta la Alwin Nikolais dance-school ed ha la fortuna di incontrare e collaborare con musicisti jazz. Tornato in Italia prosegue i propri studi musicali con Jerry Bergonzi, Enzo Nini e Maurizio Giammarco e dopo le collaborazioni con i 666, Maurizio Capone e la partecipazione al primo disco dei 99Posse (Curre curre guagliò), dà vita ai UazzMatazz, uno dei primi progetti di acid-jazz in Italia. Parallelamente prosegue il suo percorso teatrale firmando con Antonello Cossia la regia di due spettacoli dei quali compone anche le musiche, e realizza le musiche per spettacoli di teatro e danza. Nel 1996 crea con Raiz, all’epoca voce degli Almamegretta, il concertospettacolo De Pithecantropo Erecto, jazz-reading imperniato sull’eterno conflitto fra le razze, che viene presentato al Teatro Nuovo di Napoli. Nello stesso anno entra a far parte dell’ensemble di Daniele Sepe con il quale collaborerà nei due anni successivi. Tra il 1998 e il 1999 partecipa con il gruppo Uazz, da lui fondato e diretto, alle trasmissioni televisive di Red Ronnie Help e Roxy Bar, presentando una sua canzone: Sienteme, uno dei primi esperimenti di trip-hop italiano. Nel 1999 partecipa al Festival di Sanremo accompagnando dal vivo Enzo Gragnaniello ed Ornella Vanoni. Da quell’esperienza inizia una collaborazione con Enzo Gragnagniello che, tra tourneé e la partecipazione ai dischi è attiva a tutt’oggi. In quegli stessi anni crea con gli attori-registi Antonello Cossia e Raffaele Di Florio, la firma artistica CossiaDiflorioVeno. Insieme firmeranno progetto e regia di molti spettacoli. Nel frattempo continua incessante la sua attività di musicista, esibendosi con vari progetti (Uazz, Uazz trio, Veno solo-project), partecipando a vari cd e realizzando musiche per spettacoli. Nell’aprile del 2004 presenta al Teatro Nuovo di Napoli il concerto-spettacolo Il Silenzio di Orfeo-Concerto per fiati, loops e piccole visioni video in collaborazione con il videomaker-musicista Francesco Albano. Nel maggio del 2006 pubblica il cd Il Silenzio di Orfeo, è invitato a musicare la conferenza-spettacolo di Jannis Kounellis al festival di Todi ed il suo brano 3000 piccoli sentimenti, ancora interpretato da Ilaria Graziano, viene pubblicato sulla compilation Altri suoni italiani curata da Alessio Bertallot. Rassegna di musica a cura di Scatola Sonora – Musicisti Associati, diretta da Eugenio Ottieri e Pasquale Scialò Programmi ed Info su www.scatolasonora.org GIOVEDÌ 24 LUGLIO ORE 21.30 Enzo Moscato RITORNANTI recital – reading di e con Enzo Moscato musiche Donamos costumi e arredo scenico Tata Barbalato regia Enzo Moscato Compagnia Teatrale di Enzo Moscato organizzazione Claudio Affinito Ri-tornare, ri-percorrere, ri-sentire, ri-pronunciare è, forse, l’atteggiamento che pratico di più, e più spesso, con le mie cose di teatro. Soprattutto all’indomani della prima di un nuovo spettacolo, quando, magari (e miracolosamente) mi sia riuscito di mettere a punto qualche significativa svolta, formale o tematica, lungo il mio, non sempre lineare, camminare drammaturgico: qualche nuova rottura, qualche nuovo azzardo, qualche inedito desiderio di “ferita” o salto, linguistici, nell’ignoto vuoto dell’“espressivo” (rubo, con piacere, questo termine, ad Anna Maria Ortese). Del resto, nessuna parola già detta andrebbe abbandonata mai, in teatro. Nessun movimento, nessun gesto, nessun respiro, già vissuti, dovrebbero venir considerati finiti, de-finiti, esautorati. Morti. Il nomadismo della ricerca, lo spostamento continuo del limite attraverso i suoi territori, non dovrebbe esser disgiunto mai dal rassicurante, naturale, portarsi appresso sempre le proprie cose, il proprio passato, le proprie masserizie, ideologiche o grammaticali: passi già percorsi, sentieri già battuti, contagi e mali già esperiti, o, magari, chissà?, per quale grazia o imperscrutabile sventura, già scampati, mai avuti. Non per riproporli, certo, così come sono o come sono stati, bensì per fare esattamente il contrario: farli agire, respirare, dibattersi, accanto o dentro un nostro spirito cambiato, nuovo; accanto o dentro un nostro differente modo di capirli o percepirli, e, con essi, con questi “altri” sentimenti, investirli, nutrirli, vivificarli. In una parola: ri-amarli. E, attraverso noi, sperare che anche il pubblico sia colto dallo stesso, medesimo, irresistibile “coup de foudre”. Enzo Moscato Rassegna a cura di Teatro Pubblico Campano, diretto da Alfredo Balsamo www.teatropubblicocampano.com MERCOLEDÌ 23 LUGLIO ORE 21.30 La contrabbanda IL GIUDIZIO UNIVERSALE di Luciano Russo Una banda etno-metropolitana itinerante, un gruppo di giovani musicisti colorati che suonano scanzonate partiture e che mettono in allegro soqquadro le strade di città e paesi, un direttore, Luciano Russo, clarinettista e orchestratore napoletano, un arrangiatore del calibro di Daniele Sepe, un repertorio tra i più vari, divertenti e improbabili, che spazia da Nino Rota a Bob Marley, da Viviani a Prince, da Shostakovic allo stesso Sepe, l’energia della sua città di provenienza che è Napoli, due bellissimi dischi all’attivo (Contrabbanda e Il Giudizio Universale) che ospitano tra l’altro straordinari artisti: tutto questo e non solo è La Contrabbanda. Nata del 1999, la Contrabbanda ha già al suo attivo partecipazioni a festival e manifestazioni in tutta Italia: Negro Festival, Ravello Festival, Villa Ada. E poi Volterra Teatro, Mozart box, il Progetto Axe curato da Caetano Veloso, RadioRai. E moltissime le collaborazioni artistiche: da Sepe a Roy Paci, da Auli Kokko a Peppe Lanzetta, da Roberto Del Gaudio a Mimmo Cuticchio, e ancora Giovanna Marini e ‘E Zezi di Pomigliano d’Arco. Ma anche il teatro: “Urlo”, di Pippo Del Bono, e “Pescecani”, con La Compagnia della Fortezza, per la regia di Armando Punzo. Gli è stato conferito da Goffredo Fofi e Tonino Guerra nell’ambito del Festival di Sant’Arcangelo in Romagna, il premio Lo Straniero... E scusate se è poco. Rassegna di musica a cura di Scatola Sonora – Musicisti Associati, diretta da Eugenio Ottieri e Pasquale Scialò Programmi ed Info su www.scatolasonora.org LUNEDÌ 21 LUGLIO ORE 21.00 Rita Marcotulli e Javier Edgardo Girotto DUET NON SOLO PIANO 2008 Javier Edgardo Girotto nasce a Cordoba. Attualmente è insegnante nella cattedra jazz del Conservatorio Santa Cecilia di Roma. Infinite sono le collaborazioni di Javier Girotto, da Enrico Rava con il quale lo troviamo interessante baritonista nel quartetto Pianoless, omaggio a Chet Baker e Gerry Mulligan, con il quale ha inciso Full of life, a Roberto Gatto, colonna portante del quintetto, con cui ha partecipato a tre compact "7#, "Sing sing Sing" e"Deep” il trombonista Gianluca Petrella, col quale ha registrato “XRay” da Rita Marcotulli, delle cui formazioni è l'anima etnica-argentina in cui si alterna al flauto andino e al soprano, con la quale ha inciso "The woman next door " e "Koinè”. Rita Marcotulli nasce a Roma e fin dalla più tenera età viene awiata allo studio del pianoforte presso il Conservatorio di Santa Cecilia. Dopo una curiosità iniziale per i ritmi sudamericani, in particolare per la musica brasiliana, verso i 10 anni comincia ad avvicinarsi al mondo del jazz. . . ed è subito successo. La sua carriera è subito travolgente, e dall'inizio degli anni '80 Rita Marcotulli ha la fortuna di poter collaborare con il gotha del jazz europeo: John Christensen, Palle Danielsson, Peter Erskine, Steve Grossman, Joe Henderson, Hélène La Barriere, Joe Lavano, Charlie Mariano, Tony OxIey, Michel Portai, Enrico Rava, Michel Bénita, Aldo Romano, Kenny Wheeler, Pat Metheny. Già nell'87, un referendum indetto dalla rivista «Musica Jazz» la acclama come miglior nuovo talento musicale dell'anno. Dal 1988 al 1990 fa parte della band di Billy Cobham. Nel 1988 lascia anche l’Italia per la Svezia, dove resterà fino al 1992: anche lì viene molto apprezzata come pianista e, dal canto suo, vi assimila la passione per la ricerca e la sperimentazione. La sua grande profondità, i suoi arrangiamenti delicati, che sanno sottolineare la singola nota ed amplificarne la carica emotiva, le permettono di spaziare e di cercare interconnessioni con le altre forme artistiche, specialmente con il cinema, per il quale ha elaborato diverse composizioni. Ma, oltre alle influenze sonore, le composizioni di Rita Marcotulli nascono anche dall’incontro con altre esperienze artistiche, letterarie, visive e, naturalmente, cinematografiche. In collaborazione con Fondazione Teatro di San Carlo Rassegna di Suoni Contemporanei a cura di Paolo Uva per Angeli Musicanti Festival VENERDÌ 18 LUGLIO ORE 21.30 Recital delle Scuole di Canto del Conservatorio di S. Pietro a Majella di Napoli ALL’OPERA, ALL’OPERA ARIE, ROMANZE, CONCERTATI I - DEDICATO A PUCCINI NEL 150° ANNIVERSARIO DELLA NASCITA Questo concerto è dedicato, nella prima parte, a Giacomo Puccini nel 150° anniversario della nascita. I cantanti di questa sera, insieme con il valente pianista Maurizio Iaccarino, propongono un programma vario ed articolato eseguendo alcune celeberrime melodie del grande operista lucchese che sono state composte nel periodo romantico e borghese, costituito in particolare da La bohème, Tosca, Madama Butterfly: è la poetica delle piccole cose, dei personaggi di psicologia minuta, inseriti in ambienti tanto diversi ma ben identificati dal colore musicale generale dell’opera. II - IL VIAGGIO NELLA MUSICA Nel 1766 Duclos e Delpuech intraprendono un Tour musicale in Italia per assistere all’opera buffa. Essi la paragonano alla Grand Opéra francese, considerando la musica molto pregevole, ma i libretti “miserabili”. Nella considerazione generale del tempo, l’unico geniale autore di libretti d’opera degni era considerato Goldoni, il “primo e il solo imitatore del teatro francese”! Nel 1771 anche il musicista inglese Burney, autore della memoria intitolata “Viaggio musicale”, visita l’Italia, soggiornando a Genova, Torino, Milano, Padova, Venezia, Bologna, Firenze, Roma e Napoli. In Toscana conosce diversi musicisti, fra cui Tomasino e il piccolo Mozart. Burney descrive un panorama musicale che gli appare molto vivace; definisce, tra le altre, Firenze “la città d’Europa con il più antico patrimonio musicale, con un organo dal suono meraviglioso”; il resoconto del suo tour, inoltre, è preziosa testimonianza sulla vita musicale italiana del tempo, sia profana sia religiosa. L’attenzione posta al mondo della produzione musicale suggerisce a Burney, infine, di riportare aneddoti, curiosità e abitudini che vivacemente affrescano il panorama del mondo dei protagonisti: musicisti, cantanti, attori, ballerini. Anche Burney rimane fortemente colpito dalla “melodia” italiana interpretata soprattutto dal “belcanto”, tanto da scrivere nell’introduzione alla sua opera “… l’Italia ha portato la musica vocale ad un grado di perfezione sconosciuta in ogni altro paese, ( anche se) è certo che oggi dobbiamo ai tedeschi l’eccellenza della musica strumentale …” I cantanti di questa sera sono diplomati in Canto e frequentano i corsi specialistici di Alta Formazione Musicale presso il Conservatorio “S. Pietro a Majella” di Napoli. Pianoforte: Maurizio Iaccarino Prima parte – DEDICATO A PUCCINI Tosca Vissi d’arte - soprano, Antonella Iacono “Recondite armonie” - tenore, Aniello Sepe Madama Butterfly “Un bel dì vedremo” - soprano, Keiko Kawano Turandot “Tu che di gel sei cinta” - soprano, Keiko Kawano La Bohème Valzer di Musetta - soprano, Yuki Sunami “Mi chiamano Mimì” - soprano, A. Giulia Foglia “Vecchia zimarra” - baritono, Maurizio Esposito Gianni Schicchi “O mio babbino caro” - soprano, Geltrude Funaro Tosca “ E lucevan le stelle” - tenore, Aniello Sepe La Bohème Finale terzo atto - Antonella Iacono, Yuki Sunami, Diego Fortunato, Maurizio Esposito Seconda parte – Nel “Gran tour” musicale: da Pergolesi a Verdi G.B.Pergolesi Lu frate ‘nnammurato Canzone di Vannella - soprano, Geltrude Funaro G. Paisiello Il Duello comico Aria di Clarice - soprano, A.Giulia Foglia G. Rossini Il Barbiere di Siviglia “Una voce poco fa” - mezzosoprano, Cira Di Gennaro Semiramide “Bel raggio lusinghier” - soprano, A. Giulia Foglia V.Bellini Norma “Casta Diva” - soprano, Antonella Iacono G.Donizetti Lucia di Lammermoor “Soffriva nel pianto” - soprano, Romina Casucci; baritono, Maurizio Esposito R. Leoncavallo I Pagliacci “Canzone di Arlecchino” e La Bohème “Testa dorata” - tenore, Diego Fortunato G.Verdi Rigoletto Quartetto IV atto “Un dì, se ben rammentomi” Romina Casucci, Cira Di Gennaro, Aniello Sepe, Maurizio Esposito La Traviata “E’ strano” - soprano, Romina Casucci Brindisi - tutti Rassegna di musica a cura di Scatola Sonora – Musicisti Associati, diretta da Eugenio Ottieri e Pasquale Scialò Programmi ed Info su www.scatolasonora.org GIOVEDÌ 17 LUGLIO ORE 21.30 Compagnia Balletto ‘90 SAHARA In coproduzione con il Festival Invito alla Danza Direzione artistica: Paola Catalani Ideazione e coordinamento: Marina Michetti Coreografia: Walter Matteini Musica di autori vari Esecuzione dal vivo: Lisa Green e Vittorino Naso Voce recitante: Raffaello Fusaro Luci: Oscar Bonavena Costumi: Franco Grasso – realizzazione Accademia di Moda e Costume di Roma Impianto visivo ed elaborazione video: Marco Schiavoni Primi Ballerini: Ina Broekx, Emanuela Lattanzi Interpreti: Matteo Boldini, Mattia De Salve, Enzo La Cassia, Ezio Ferrari, Marco Magrino Un’antica leggenda araba racconta che Allah in collera con gli uomini, volle punirli facendo cadere sulla terra un granello di sabbia per ogni loro atto di egoismo. Dove un tempo c’erano fiumi e savane, dove correvano leoni e gazzelle, nacque il Sahara, padre di tutti i deserti. Questo spettacolo è un viaggio nel più grande deserto del mondo, tra i suoi paesaggi rocciosi e le sue sabbie multicolori, sotto il suo sole accecante e nelle sue notti gelide sotto sterminati cieli stellati. Sahara è inoltre una testimonianza contro l’atteggiamento di oblio e di isolamento in cui sono ingabbiate le “civiltà della sabbia”. Le popolazioni nomadi, che per secoli hanno attraversato gli immensi spazi del Sahara trasportando con le loro carovane le mercanzie più pregiate o dedicandosi alla pastorizia, sono imbrigliate in una ragnatela di confini tracciati in modo arbitrario. Le terribili siccità e carestie degli ultimi trent’anni hanno bruciato i loro pascoli e sterminato le greggi. Le lunghe carovane silenziose sono state sostituite dai convogli dei camion. Il vento e la sabbia hanno cancellato le antiche piste della transumanza. I Berberi, la più antica popolazione del Sahara, le tribù dei Beduini, i Tuareg, i signori incontrastati del deserto, i leggendari “uomini blu” emblema di libertà e fierezza, rischiano l’annientamento culturale minacciati dall’aggressione della società moderna. Non si può imbrigliare un’anima libera in una civiltà globalizzante; l’essere nomade non è solo un modo di vivere, ma soprattutto un modo di pensare che si esprime anche con il diritto di dormire sotto un tetto di stelle. A tutti loro è dedicato questo spettacolo. Rassegna di danza a cura di Circuito Campano della Danza, diretto da Mario Crasto De Stefano VENERDÌ 11 LUGLIO ORE 21.30 Napoli Mandolinorchestra MANDOLINI ALL’OPERA Mauro Squillante mandolino solo Tiziano Palladino secondo mandolino Fedele Depalma mandola Leonardo Massa violoncello e mandoloncello Ottavio Gaudiano contrabbasso Leonardo Lospalluti, - chitarra, revisioni musicali In collaborazione con l’Accademia Mandolinistica Italiana Programma Vincenzo Bellini (1801 – 1835) NORMA Sinfonia ridotta da Enrico Marucelli Giuseppe Verdi (1813 – 1901) LA TRAVIATA Fantasia di Enrico Marucelli Gaetano Donizetti (1797-1848) DON PASQUALE fantasia di Ferdinando Francia Vincenzo Bellini (1801 – 1835) I PURITANI, Grande Fantasia di Mario Maciocchi Gorge Bizet (1838 – 1875) CARMEN Fantasia di Vincenzo Billi Gaetano Donizetti (1797 – 1848) LUCIA DI LAMMERMOOR fantasia per mandolino solo di Giovanni Gioviale L’accademia Mandolinistica Napoletana nasce nel 1929 per iniziativa di Raffaele Calace; viene ripresa nel 1992 da quei mandolinisti napoletani più sensibili alla esigenza di un recupero del mandolino napoletano quale strumento di tradizione colta. Da allora l’Accademia Mandolinistica Napoletana, presidente il mandolinista Mauro Squillante e direttore artistico il violoncellista Leonardo Massa, organizza attività didattica con seminari e con la Scuola di Mandolino tenuta da Mauro Squillante. Con le sue formazioni orchestrali e da camera l’Accademia svolge una ricca attività concertistica che ha visto i mandolinisti napoletani rappresentare l’Italia in importanti sedi internazionali, da New York a Colonia, ed in festivals internazionali quali Les Allumiéres a Nantes (Francia) e Rudolstadt Folk Fest in Germania. MANDOLINO E MELODRAMMA di Fedele Depalma Il Melodramma e il Mandolino: a molti potrebbe sembrare un accostamento inusuale, forse persino un po’ azzardato: cosa mai potrà esserci in comune tra il glorioso Melodramma, una delle più importanti espressioni dell’intera storia politica, sociale e culturale italiana, e l’umile Mandolino, strumento a lungo vissuto ai margini della cultura accademica italiana? E in effetti, ad una prima lettura, teatro operistico e mandolinismo presentano diversità fin troppo evidenti per genesi, storia, modalità di fruizione, peso politico-culturale. Eppure forse essi non sono così lontani: ad un’analisi più attenta si possono scorgere i sottili fili di un ordito in cui le esplosioni tenorili dei tanti Turiddu, don Josè, Alfredo e Pollione e i tremolii di mandolini e mandole rappresentano i colori diversi di un unico tessuto. Non è un caso che entrambi siano stati parte essenziale e patrimonio condiviso del formulario civico con cui si è costruita l’identità nazionale e che per tutto il Novecento l’immagine dell’Italiano all’estero si sia alimentata di maccheroni, mammismo, mafiosi, canto lirico e mandolino; ne è una prova eloquente la formulazione ad uso della cinematografia hollywoodiana della famosa “legge delle quattro M” (Mamma, Mafia, Maccheroni e Mandolino) con cui in Usa si indicava di solito il wop, l’italo-americano, e in cui il termine “Mandolino” indicava sinteticamente una generica propensione dell’Italiano alla musica, al canto (soprattutto lirico), ai pizzicati della chitarra e alle plettrate dei mandolini. E come non ricordare a questo punto che con “Italianismes” nella Francia primo-novecentesca si era soliti alludere spregiativamente ai vocalizzi di tenori e soprani, ai tremoli dei mandolini e ad un’orchestrazione troppo enfatica? E allora l’accostamento di mandolinismo e melodramma ottocentesco non è forse così forzato: se entrambi sono divenuti simbolo di italianità, è probabile che tra i due vi siano connessioni nascoste, legami non ancora completamente esplorati. Per la verità qualche “incontro” superficiale tra Opera in musica e Mandolino si registra sin dal XVIII secolo, quando Paisiello, Cimarosa, Hasse, Martin y Soler, Salieri, Grètry, Piccinni e su tutti Mozart con la più celebre tra le serenate (Deh, vieni alla finestra nel “Don Giovanni”) avevano offerto al mandolino pagine operistiche eleganti e compiaciute. Ma in realtà già nel Secolo dei Lumi tale rapporto sottintendeva connessioni più profonde: il mandolino si stava infatti già imponendo quale strumento di replica domestica delle più amate melodie operistiche del momento. E’ per questo che i tanti manuali didattici di mandolino scritti per il pubblico aristocratico francese (prevalentemente femminile) sul finir del XVIII secolo erano ricchi delle celebri arie operistiche di Blaise, Audinot, Duni, Grètry, Monsigny, Philidor opportunamente ridotte per uno o due mandolini. Trascrizioni e variazioni su arie d’opera divennero presto una consuetudine della pratica musicale ottocentesca tout court; si assistette per tutto il XIX secolo ad una imponente deflagrazione di motivi operistici riprodotti in soluzioni imprevedibili e talvolta persino sconcertanti, dal flauto solo all’organo, dai flauti di Pan alle ocarine, dagli organini meccanici al contrabbasso. Mandolino e melodramma sono quindi realtà meno lontani di quanto non ci si aspetti. Quando ai primi del ‘900 il critico francese Henry Gauthier-Villars (Willy) scriveva della “Cavalleria Rusticana” “Saremmo indulgenti verso l’Intermezzo di Cavalleria se avesse la compiacenza di ritornare al ventre cavo dei mandolini da cui è uscito per invadere l’orchestra dell’OpéraComique, senza avere la ridicola pretesa di aspirare alla pagina sinfonica” coglieva in fondo una parte di verità: il melodramma e il mandolinismo erano realtà strettamente collegate, partecipi di una vita segreta comune. Rassegna di musica a cura di Scatola Sonora – Musicisti Associati, diretta da Eugenio Ottieri e Pasquale Scialò Programmi ed Info su www.scatolasonora.org GIOVEDÌ 10 LUGLIO ORE 21.30 Vincenzo Cerami legge L’ECCLESIASTE Traduzione di Guido Ceronetti Musica scritta e eseguita da Aidan Zammit Coordinamento scenico Norma Martelli Scena Francesco Bancheri Uno scrittore contemporaneo legge uno dei grandi testi della storia dell’uomo: L’Ecclesiaste ovvero le “Parole di Qohélet”, uno dei cinque libri sapienziali dell’Antico Testamento. La lettura non è un’interpretazione da attore, avverte Vincenzo Cerami, semmai da poeta che cerca di prendere il ritmo della scrittura, pronunciando il testo “come se quelle parole nascessero dal nulla”. Più volte Cerami si è messo in gioco come interprete della propria opera sulla scena, dallo spettacolo musicale Canti di scena all’epistolario in versi Lettere al metronomo, fino al recente Made in Italy, che ha debuttato al Festivaletteratura di Mantova 2007. In questi anni Cerami ha anche sperimentato la lettura di L’Ecclesiaste nelle sinagoghe e in prestigiosi festival italiani. La lettura è calata in un impianto scenico austero ed essenziale. L’accompagnamento sonoro è un impasto elettronico di effetti premusicali, evocativi di spazi ampi e deserti. Il testo tradotto da Ceronetti ha sempre appassionato l’autore romano per il taglio moderno e crudo della scrittura, scarna fino alla glacialità. Ha scritto Cerami: “Sono pagine scritte alcuni secoli prima di Cristo, ma è impossibile leggerle senza che la nostra mente e la nostra immaginazione vadano a posarsi sui paesaggi che ci circondano, sulle immense lande metropolitane dentro cui ci muoviamo ogni giorno come formichine. […] Lì davvero il Cristo non c’è, non c’è nessuna mediazione tra il lettore di L’Ecclesiaste e Dio. C’è soltanto un grande vuoto che sbalordisce, crea fobia, fa tremare. Dio ha fatto il mondo ‘perché l’uomo non trovi nessuna traccia di lui’, si legge in Qohélet, ed è una delle verità insopportabili enunciate in quest’opera”. Rassegna a cura di Teatro Pubblico Campano, diretto da Alfredo Balsamo www.teatropubblicocampano.com MERCOLEDÌ 9 LUGLIO ORE 21.30 Ensemble strumentale “Domenico Cimarosa” “QUATUOR POUR LA FIN DU TEMPS” di Olivier Messiaen Carlo Lapegna, pianoforte Mario Dell’Angelo, violino Antonio Napolitano, clarinetto Antonio Colonna, violoncello Antonella Forino, voce recitante ideazioni immagini Giuseppe Finizio scrittura drammaturgica e regia Giacomo Vitale I. "Liturgie de cristal", quartetto II. "Vocalise, pour l'Ange qui annonce la fin du Temps", quartetto III. "Abîme des oiseaux", clarinetto solo IV. "Intermède", violino, cello, e clarinetto V. "Louange à l'Éternité de Jésus" , cello e piano VI. "Danse de la fureur, pour les sept trompettes", quartetto VII. "Fouillis d'arcs-en-ciel, pour l'Ange qui annonce la fin du Temps" , quartetto VIII. "Louange à l'immortalité de Jésus", violino e piano Note di Regia Il progetto di drammatizzazione del Quartetto “Pour la fin du temps” di Olivier Messian, vuole essere essenzialmente una guida all’ascolto del brano. Cercando il più possibile di salvaguardare il ritmo formale della composizione, il percorso narrativo intende evocare, attraverso testi ed immagini, il contesto storico e le istanze interiori da cui l’opera trae forma ed ispirazione. I testi, in particolare, sviluppano un tema centrale della musica di Messian: il rapporto tra la contingenza storica e il trascendente, nel caso del quartetto, tra l’apocalisse terrena (la guerra, i campi di prigionia, etc..) e l’Apocalisse Celeste. Le immagini riverberano i contenuti dei testi giocando sulla dicotomia ombra luce, Tempo - Eternità; al centro, la Natura: per Messian, ponte tra il visibile e l’invisibile. I testi Antico Testamento Estratti dall’Ecclesiaste e dall’Apocalisse di S. Giovanni O. Messian Note introduttive al quartetto “Pour la fin du Temps” Primo Levi “Se questo è un uomo” Le immagini A. Kurosawa, “Rapsodia in Agosto”, “Sogni” I.Bergman, “Il settimo sigillo” J. Ivens, “Io e il vento” R. Benigni, “La vita è bella” "E vidi un angelo forte scendere dal cielo ravvolto in una nuvola e un arcobaleno era sul suo capo. Il suo viso era come il cielo; i piedi come delle colonne di fuoco. Posò il suo piede destro sul mare, e quello sinistro sulla terra, e tenendosi in piedi levò la mano verso il Cielo e così giurò per l'Eterno Vivente: "Non vi sarà più Tempo; ma il giorno della tromba del settimo angelo, il Mistero di Dio si compirà". Queste parole d'inizio dei versetti dell'Apocalisse di S. Giovanni (cap. X) vengono riportate da Olivier Messiaen nella premessa al suo Quatuor pour la fin du Temps, quale fonte ispiratrice della composizione, fra le più celebri del musicista di Avignone. Siamo nell’inverno del 1941, uno dei periodi più terribili che la storia dell’umanità registra in assoluto. Nel campo di prigionia di Gorlitz un gruppo di artisti, nonostante tutto, cerca ancora di far musica. Dintorno è guerra, morte, distruzione, prigionia, desolazione. Nondimeno, nel più totale abbrutimento, il bagliore del genio creatore testimonia che la vita è ancora possibile; una specie di dna ritrova coagulo: l’uomo, spirito e carne, è ancora vivo. Un manifesto di fede cattolica, ma soprattutto un manifesto di fede. ‘Lo Stalag era sepolto sotto la neve, con un freddo atroce.’ racconta l’autore – ‘I quattro strumentisti suonavano su strumenti rotti: il violoncello aveva solo tre corde, i tasti del mio pianoforte si abbassavano e non si risollevavano più. I nostri vestiti erano inverosimili: mi avevano infagottato in una veste verde ridotta a brandelli e portavo degli zoccoli di legno». Il Quatuor vuole essere dunque un inno alla speranza. E nel contempo è anche una diversa chiave di lettura del testo sacro. L’Apocalisse, infatti, ‘non contiene soltanto mostri e cataclismi’ spiegherà più tardi lo stesso compositore, ma ‘vi si trovano anche silenzi di adorazione e meravigliose visioni di pace’. Il ‘tempo’ diviene l’oggetto della trasfigurazione poetica, e trova nella musica, l’arte ‘temporale’ per eccellenza, il suo veicolo ottimale. In termini musicali, la "cessazione del tempo" si manifesta con l'abbandono da parte dell'autore delle regole ritmiche tradizionali, artificio che Messiaen adopera in buona parte del suo linguaggio. Alle tradizionali nozioni di "misura" e di "tempo" si sostituiscono procedimenti ritmici nuovi: il tempo talora non viene scritto e le battute sono quantitativamente diverse tra loro. Gli otto movimenti dell’opera rivivono esplicitamente, in una personalissima ma conseguente chiave narrativa, i sei giorni della creazione, più il settimo di riposo e l’ultimo dell’eternità, con il superamento della dimensione umana. L'organico di cui Messiaen disponeva nel campo di Görlitz era di un clarinetto, un violino, un violoncello e un pianoforte, strumenti che raramente in questo quartetto appaiono tutti insieme. Un insieme tutt’altro che omogeneo e che tuttavia, memore forse dell’esperienza stravinskiana dell’Histoire du soldat, sa trovare all’occorrenza unità timbrica e coerenza di accenti. Ai quattro strumenti, dunque, variamente combinati o talvolta ‘soli’, Messiaen affida il suo monito severo all’umanità, ma anche il messaggio di speranza. Alfredo Tarallo Rassegna di musica a cura di Scatola Sonora – Musicisti Associati, diretta da Eugenio Ottieri e Pasquale Scialò Programmi ed Info su www.scatolasonora.org LUNEDÌ 7 LUGLIO ORE 21.00 Luigi Cinque / Sal Bonafede / Raiz KONZERT NON SOLO PIANO 2008 Konzert è un progetto per pianoforte voce tastiere sassofoni live electronics. Un concerto innovativo la cui singolarità e originalità sta nel suo organico e nella mistura fortemente contemporanea che ne deriva. Insieme sullo stesso palco abbiamo: ai fiati tastiere live electronics e voce Luigi Cinque, un musicista originale che è riuscito ad affermare in questi anni un suo stile personale fatto di musica classica/contemporanea radici etniche afromediterranee e jazz modale. Segnalato ripetutamente per i suoi lavori discografici tra i migliori musicisti europei di world music, Luigi Cinque ha definito ancor meglio con “Passaggi”, suo ultimo disco, quella personale sintesi tra mondi paralleli come la classica la world music e il jazz. AI pianoforte Sal Bonafede, pianista e compositore cresciuto artisticamente a New York collaborando con i migliori nomi del jazz di tutti i tempi portatore di una sua linea molto europea e molto colta di pianismo non alieno al meticciato alto e alla polisemia dei generi. Infine Raiz, la voce italiana ed internazionale che meglio rappresenta la nuova metropoli mediterranea, le sue emozioni intime, le sue parole. Una voce e un personaggio che riesce allo stesso tempo a percorrere una linea poetica di grande modernità e con una attuale memoria della tradizione e delle radici. Un grande interprete, un poeta della musica giovane, un vocalist etnodub d'eccezione che alterna l'attività con importanti collaborazioni: Almamegretta, Asian Dub, Transglobal, Massive Attack. In collaborazione con Fondazione Teatro di San Carlo Rassegna di Suoni Contemporanei a cura di Paolo Uva per Angeli Musicanti Festival VENERDÌ 4 LUGLIO ORE 21.30 Solis String Quartet PROMENADE ACOUSTIC LIVE 08 VIAGGIO ATTRAVERSO I COLORI E I SUONI DEL MEDITERRANEO Il concerto del SOLIS, che prende il titolo dal CD Promenade distribuito in Italia dalla Edel Italia e da ZYX Music su Etichetta BHM Production in Europa, raggruppa come in un diario di bordo le varie esperienze musicali fatte dal quartetto in diciassette anni di attività in collaborazione sia dal vivo che in sala di registrazione con numerosi artisti italiani e stranieri. Il concerto è composto da un repertorio tutto originale che spazia tra vari generi musicali. I brani caratterizzati da una ricerca costante della melodia, elemento fondamentale delle loro composizioni, e da una forte ritmicità che rende unico il SOLIS nel suo genere, risentono delle influenze culturali e musicali dei paesi che il gruppo ha visitato e dei musicisti che ha incontrato in questi ultimi anni. In concerto l’eclettico quartetto d'archi napoletano propone oltre a brani tratti dall'ultimo albumPromenade e alcuni del precedente Metrò, anche grandi classici del jazz come Night In Tunisia di Paparelli-Gillespie, Senor Mouse di C. Corea e Minuano di Pat Metheny. Vincenzo Di Donna - Violino Luigi De Maio – Violino Gerardo Morrone – Viola Antonio Di Francia - Cello 1 Minuano 2 Night in Tunisia 3 Promenade 4 Fotogrammi 5 Metrò 6 Aguargento 7 Mozartango 8 Senor Mouse 9 Song for Carolina 10 Nella pioggia 11 Alhambra 12 Tarantella 13 Arabico 14 Oblivion 15 Alta marea P. Metheny D. Gillespie - F. Paparelli A. Di Francia A. Di Francia A. Di Francia A. Di Francia W. A. Mozart -Piazzolla-Solis C. Corea G. Morrone A. Di Francia A. Di Francia A. Di Francia A. Di Francia A. Piazzolla A. Di Francia Nato nel 1991, il Solis String Quartet vanta collaborazioni discografiche e tour con i più grandi artisti italiani, da Adriano Celentano a Claudio Baglioni, da Edoardo Bennato ad Eugenio Finardi, da Giorgia ad Onella Vanoni, da Rossana Casale a Massimo Ranieri, da Elisa ai Negramaro dalla Pfm agli Avion Travel, sino recentemente a Gianna Nannini con la quale il gruppo ha inciso l’album “Perle” nel 2004, progetto poi portato in tour in tutta Europa. Alle indubbie qualità di esecutori, il Solis String Quartet unisce doti non indifferenti sul piano della composizione e dell’arrangiamento, che hanno reso possibile l’incontro del quartetto napoletano con artisti internazionali come Dulce Pontes, Andreas Vollenweider, Pat Metheny (che li volle ospiti al North Sea Jazz Festival nel Luglio 2003), Richard Galliano, sino alla solida collaborazione con Noa, iniziata nel Gennaio 2003. Con l’artista israeliana nel 2005 hanno tenuto numerosi concerti in Francia, Spagna, Germania e Israele, dove nell’Aprile dello stesso anno, in Holon (Tel Aviv), hanno registrato, in un'unica serata, il doppio album live e relativo DVD, che è uscito nel marzo 2006. Nel Novembre 2005 sono stati gli unici artisti italiani invitati a suonare al Memorial Rabin a Tel Aviv alla presenza di Bill e Hillary Clinton. In seguito sono stati chiamati ad incidere il singolo del nuovo album di Jimmy Cliff dal titolo “People” cantato insieme a Sting e scritto da Dave Stewart, già uscito sul mercato anglosassone. Dopo la vittoria del 2001 con Elisa al Festival di Sanremo con il brano Luce, si sono ripresentati nel 2006 nella categoria gruppi, invitati da Carlo Fava autore del brano “Un discorso in generale” insieme a Noa, aggiudicandosi il prestigioso Premio della Critica intitolato a Mia Martini. Nel 2001 esce il loro primo disco da solisti dal titolo Metrò su etichetta Confini e Oltre distribuito dalla BMG Ricordi per la sola Italia, mentre il nuovo disco del Solis,”Promenade”, uscito in Italia e distribuito dalla EDEL a fine 2006, dal 15 Giugno 2007 viene distribuito da ZYX Music su Etichetta BHM Production in Germania, Francia, Austria, Belgio, Lussemburgo, Svizzera e Olanda. Questo nuovo lavoro è ricco di grandi ospiti, da Noa interprete e autrice del testo in due brani, Gianna Nannini che interpreta il brano “’O surdato ‘nammurato” per solo quartetto e voce, Cristina Marocco artista italo-francese cha ha tradotto, adattato e cantato un testo scritto da Eugenio Bennato su di un brano originale del Solis, Richard Galliano, Daniele Sepe, Danilo Rea, Gavino Murgia, Zohar Fresco E Gil Dor. Tra le recenti novità il gruppo ha partecipato alla realizzazione dell’ultimo album dei Negramaro registrato a S. Francisco dal titolo “La finestra”, mentre dal16 Giugno al 5 Agosto 2007 è stato in tour in tutta Europa con Gianna Nannini con il Grazie European Tour 07. In Settembre ha partecipato inoltre alla realizzazione dell’anteprima del Musical “Pia come la canto Io” di e con Gianna Nannini. Attualmente il gruppo è impegnato nel “Promenade Acoustic Live Tour” partito il 20 Aprile 07 dal La Palma Club di Roma. Il progetto è stato inoltre presentato in prestigiosi festival europei come il Motreux Jazz Festival e il Blue Balls Festival di Lucerna, Adriatic International Festival di Brindisi, Cefalù Jazz Festival, Settimana Mozartiana Festival di Chieti, MozArt Box Festival di Napoli, Paemad Festival di Palermo, Estate Musicale Sorrentina, Maison Musique di Rivoli e Folk Club di Torino. Nel 2008 il gruppo è impegnato nella presentazione del proprio disco in Francia. Rassegna di musica a cura di Scatola Sonora – Musicisti Associati, diretto da Eugenio Ottieri e Pasquale Scialò Programmi ed Info su www.scatolasonora.org