LUNEDÌ 28 LUGLIO
ORE 21.00
Cafiso & Rubino
STANDARDUO
NON SOLO PIANO 2008
Francesco Cafiso già a nove anni muove i primi passi facendo esperienze
con musicisti di fama internazionale come Bob Mintzer, George Gruntz,
Maria Schneider, Gianni Basso. Decisivo è il suo incontro con Wynton
Marsalis che avviene a Pescara, durante il Festival jazz, il 18 luglio del 2002.
Marsalis è talmente stupito dalle qualità di Francesco, che lo porta con sé ed
il suo settetto nell'European tour 2003, durante il quale lo fa suonare sui
prestigiosi palchi delle più grandi città D’Europa. È l’inizio di una “escalation"
di importanti esperienze: nel dicembre 2003, Umbria Jazz in the Winter, ad
Orvieto, accompagnato da Franco D'Andrea, Giovanni Tommaso e Roberto
Gatto. Nel novembre 2004, Francesco partecipa e vince la “WorId
Saxophone Competition” durante il London Jazz Festival. Alla fine di
dicembre '04 Francesco suona con successo all’Umbria Jazz Winter, ad
Orvieto, con Cedar Walton, Lewis Nash e David Williams ed anche con Bill
Charlap, Peter Washinton e Kenny Washinton. Attualmente, oltre a
frequentare il Liceo Linguistico, Francesco segue il VII anno nella classe di
flauto traverso presso il Conservatorio musicale Vincenzo Bellini di Catania,
dove si sta preparando per il conseguimento del diploma.
Contemporaneamente studia anche pianoforte jazz. A febbraio è uscito il
suo ultimo cd per la Cam Records “Happy Time" registrato con il quartetto
italiano.
Dino Rubino da piccolissimo dimostra un grande talento musicale e a tre
anni riesce a ripetere sul pianoforte le melodie che sente suonare dal padre.
Ad undici anni si iscrive al liceo musicale di Catania nel corso di pianoforte.
Nonostante la giovane età ha già suonato con musicisti di grande valore
quali: Gianni Basso, Flavio Boltro, Franco Cerri, Salvatore Bonafede, Gegè
Telesforo, e con alcuni d'oltre oceano come Bruce Forman, Valery
Ponomarew, Steve Grossman, Eddy Enderson, Lester Bowie etc. ..
ricevendo sempre consensi e stima. Attualmente frequenta l’ottavo anno di
pianoforte classico, e contemporaneamente prosegue l'approfondimento
della meccanica della tromba, nonché la sua personale ricerca. Insegna
pianoforte moderno presso l'Accademia Musicale Siciliana "Nino Rota" di
Piazza Armerina (EN).
In collaborazione con Fondazione Teatro di San Carlo
Rassegna di Suoni Contemporanei a cura di Paolo Uva per Angeli Musicanti Festival
VENERDÌ 25 LUGLIO
ORE 21.30
Riccardo Veno
MULTIFORMIS
Concerto per fiati, archi, live electronics e visuals
per un progetto in divenire
Riccardo Veno
sassofoni, flauti, clarinetto, fiati etnici,
voce, live electronics
Francesco Albano
keyboards, live electronics e visuals
Marco Di Palo
violoncello
Giacomo Pedicini
basso e contrabbasso
Paolo Cimmino
percussioni
La musica di Riccardo Veno oltrepassa e trasgredisce costantemente il
concetto di genere musicale. I suoni e le composizioni del sassofonista e
polistrumentista napoletano tracciano confini inusitati, sorprendono ed
emozionano in un’incessante combinazione di musica acustica ed
elettronica.
E così ciaramelle e suoni digitali, flauti e strumenti della tradizione
popolare di varie zone del mondo che incontrano ritmi elettronici, brevi
testi che diventano impasti sonori con i quali interagire musicalmente e le
melodie dei sassofoni, contrappuntate degli archi, che volano sui tappeti
di loops creati dal vivo tracciando percorsi emozionali costantemente in
bilico tra jazz e musica minimale tra world-music e sonorità trip-hop….
Dopo il successo di critica e pubblico del concerto-solo Il silenzio di
Orfeo e dell’omonimo cd (oltre alle numerose partecipazioni a festivals e
rassegne in tutt’Italia del concerto, le musiche dell’album sono diventate
colonna sonora di diversi spettacoli di danza, film e documentari), con
Multiformis Riccardo Veno prosegue il suo percorso alla ricerca di altre
forme di concerto-spettacolo dando vita ad un singolare ensemble per
interpretare la sua musica visionaria e dai climi quasi onirici; un progetto
in divenire che si propone inoltre di entrare in sintonia profonda con i
luoghi che ospitano il concerto traendo da essi l’ispirazione per abitarli
volta per volta con differenti installazioni video ed esperimenti sonori.
Per Multiformis Riccardo Veno (sassofoni, flauti, clarinetto, fiati etnici, voce, live
electronics) oltre alla collaborazione di alcuni tra i più interessanti musicisti del
panorama napoletano (Giacomo Pedicini – basso e contrabbasso, Marco Di Palo –
violoncello, Paolo Cimmino – percussioni), si avvale dei visuals di Francesco
Albano (anche alle tastiere e ai live electronics). Un concerto-spettacolo
emozionante e di forte impatto dove all’ensemble si alternano intensi momenti
solistici e che insieme ai coinvolgenti riarrangiamenti di brani tratti dall’album “Il
Silenzio di Orfeo” e ad altre composizioni che faranno parte del suo prossimo
progetto discografico, oltre che a un omaggio a tre compositori (John Surman,
Steve Reich, John Adams) molto cari al musicista napoletano, presenta trascinanti
momenti di creazione estemporanea.
Riccardo Veno Artista dalla poliedrica formazione, nei primi anni Ottanta,
parallelamente agli studi di danza contemporanea e recitazione si avvicina allo
studio del clarinetto e del sassofono. Dopo varie esperienze con compagnie di
danza napoletane in qualità di attore-danzatore e compositore di musiche per varie
performances, e la partecipazione a vari laboratori di teatro e danza, nel 1988 si
trasferisce a New York dove studia sassofono con David Gross, frequenta la Alwin
Nikolais dance-school ed ha la fortuna di incontrare e collaborare con musicisti jazz.
Tornato in Italia prosegue i propri studi musicali con Jerry Bergonzi, Enzo Nini e
Maurizio Giammarco e dopo le collaborazioni con i 666, Maurizio Capone e la
partecipazione al primo disco dei 99Posse (Curre curre guagliò), dà vita ai
UazzMatazz, uno dei primi progetti di acid-jazz in Italia. Parallelamente prosegue il
suo percorso teatrale firmando con Antonello Cossia la regia di due spettacoli dei
quali compone anche le musiche, e realizza le musiche per spettacoli di teatro e
danza. Nel 1996 crea con Raiz, all’epoca voce degli Almamegretta, il concertospettacolo De Pithecantropo Erecto, jazz-reading imperniato sull’eterno conflitto fra
le razze, che viene presentato al Teatro Nuovo di Napoli. Nello stesso anno entra a
far parte dell’ensemble di Daniele Sepe con il quale collaborerà nei due anni
successivi. Tra il 1998 e il 1999 partecipa con il gruppo Uazz, da lui fondato e
diretto, alle trasmissioni televisive di Red Ronnie Help e Roxy Bar, presentando una
sua canzone: Sienteme, uno dei primi esperimenti di trip-hop italiano. Nel 1999
partecipa al Festival di Sanremo accompagnando dal vivo Enzo Gragnaniello ed
Ornella Vanoni. Da quell’esperienza inizia una collaborazione con Enzo
Gragnagniello che, tra tourneé e la partecipazione ai dischi è attiva a tutt’oggi. In
quegli stessi anni crea con gli attori-registi Antonello Cossia e Raffaele Di Florio, la
firma artistica CossiaDiflorioVeno. Insieme firmeranno progetto e regia di molti
spettacoli. Nel frattempo continua incessante la sua attività di musicista, esibendosi
con vari progetti (Uazz, Uazz trio, Veno solo-project), partecipando a vari cd e
realizzando musiche per spettacoli. Nell’aprile del 2004 presenta al Teatro Nuovo
di Napoli il concerto-spettacolo Il Silenzio di Orfeo-Concerto per fiati, loops e piccole
visioni video in collaborazione con il videomaker-musicista Francesco Albano. Nel
maggio del 2006 pubblica il cd Il Silenzio di Orfeo, è invitato a musicare la
conferenza-spettacolo di Jannis Kounellis al festival di Todi ed il suo brano 3000
piccoli sentimenti, ancora interpretato da Ilaria Graziano, viene pubblicato sulla
compilation Altri suoni italiani curata da Alessio Bertallot.
Rassegna di musica a cura di Scatola Sonora – Musicisti Associati, diretta da
Eugenio Ottieri e Pasquale Scialò Programmi ed Info su www.scatolasonora.org
GIOVEDÌ 24 LUGLIO
ORE 21.30
Enzo Moscato
RITORNANTI
recital – reading di e con Enzo Moscato
musiche Donamos
costumi e arredo scenico Tata Barbalato
regia Enzo Moscato
Compagnia Teatrale di Enzo Moscato
organizzazione Claudio Affinito
Ri-tornare, ri-percorrere, ri-sentire, ri-pronunciare è, forse, l’atteggiamento
che pratico di più, e più spesso, con le mie cose di teatro.
Soprattutto all’indomani della prima di un nuovo spettacolo, quando,
magari (e miracolosamente) mi sia riuscito di mettere a punto qualche
significativa svolta, formale o tematica, lungo il mio, non sempre lineare,
camminare drammaturgico: qualche nuova rottura, qualche nuovo azzardo,
qualche inedito desiderio di “ferita” o salto, linguistici, nell’ignoto vuoto
dell’“espressivo” (rubo, con piacere, questo termine, ad Anna Maria
Ortese).
Del resto, nessuna parola già detta andrebbe abbandonata mai, in teatro.
Nessun movimento, nessun gesto, nessun respiro, già vissuti, dovrebbero
venir considerati finiti, de-finiti, esautorati. Morti.
Il nomadismo della ricerca, lo spostamento continuo del limite attraverso i
suoi territori, non dovrebbe esser disgiunto mai dal rassicurante, naturale,
portarsi appresso sempre le proprie cose, il proprio passato, le proprie
masserizie, ideologiche o grammaticali: passi già percorsi, sentieri già
battuti, contagi e mali già esperiti, o, magari, chissà?, per quale grazia o
imperscrutabile sventura, già scampati, mai avuti.
Non per riproporli, certo, così come sono o come sono stati, bensì per fare
esattamente il contrario: farli agire, respirare, dibattersi, accanto o dentro
un nostro spirito cambiato, nuovo; accanto o dentro un nostro differente
modo di capirli o percepirli, e, con essi, con questi “altri” sentimenti,
investirli, nutrirli, vivificarli. In una parola: ri-amarli.
E, attraverso noi, sperare che anche il pubblico sia colto dallo stesso,
medesimo, irresistibile “coup de foudre”.
Enzo Moscato
Rassegna a cura di Teatro Pubblico Campano, diretto da Alfredo Balsamo
www.teatropubblicocampano.com
MERCOLEDÌ 23 LUGLIO
ORE 21.30
La contrabbanda
IL GIUDIZIO UNIVERSALE
di Luciano Russo
Una banda etno-metropolitana itinerante, un gruppo di giovani musicisti
colorati che suonano scanzonate partiture e che mettono in allegro
soqquadro le strade di città e paesi, un direttore, Luciano Russo, clarinettista
e orchestratore napoletano, un arrangiatore del calibro di Daniele Sepe, un
repertorio tra i più vari, divertenti e improbabili, che spazia da Nino Rota a
Bob Marley, da Viviani a Prince, da Shostakovic allo stesso Sepe, l’energia
della sua città di provenienza che è Napoli, due bellissimi dischi all’attivo
(Contrabbanda e Il Giudizio Universale) che ospitano tra l’altro straordinari
artisti: tutto questo e non solo è La Contrabbanda.
Nata del 1999, la Contrabbanda ha già al suo attivo partecipazioni a festival
e manifestazioni in tutta Italia: Negro Festival, Ravello Festival, Villa Ada. E
poi Volterra Teatro, Mozart box, il Progetto Axe curato da Caetano Veloso,
RadioRai.
E moltissime le collaborazioni artistiche: da Sepe a Roy Paci, da Auli Kokko
a Peppe Lanzetta, da Roberto Del Gaudio a Mimmo Cuticchio, e ancora
Giovanna Marini e ‘E Zezi di Pomigliano d’Arco. Ma anche il teatro: “Urlo”, di
Pippo Del Bono, e “Pescecani”, con La Compagnia della Fortezza, per la
regia di Armando Punzo. Gli è stato conferito da Goffredo Fofi e Tonino
Guerra nell’ambito del Festival di Sant’Arcangelo in Romagna, il premio Lo
Straniero... E scusate se è poco.
Rassegna di musica a cura di Scatola Sonora – Musicisti Associati, diretta da Eugenio Ottieri e
Pasquale Scialò Programmi ed Info su www.scatolasonora.org
LUNEDÌ 21 LUGLIO
ORE 21.00
Rita Marcotulli e Javier Edgardo Girotto
DUET
NON SOLO PIANO 2008
Javier Edgardo Girotto nasce a Cordoba. Attualmente è insegnante nella
cattedra jazz del Conservatorio Santa Cecilia di Roma. Infinite sono le
collaborazioni di Javier Girotto, da Enrico Rava con il quale lo troviamo
interessante baritonista nel quartetto Pianoless, omaggio a Chet Baker e
Gerry Mulligan, con il quale ha inciso Full of life, a Roberto Gatto, colonna
portante del quintetto, con cui ha partecipato a tre compact "7#, "Sing sing
Sing" e"Deep” il trombonista Gianluca Petrella, col quale ha registrato “XRay” da Rita Marcotulli, delle cui formazioni è l'anima etnica-argentina in cui
si alterna al flauto andino e al soprano, con la quale ha inciso "The woman
next door " e "Koinè”.
Rita Marcotulli nasce a Roma e fin dalla più tenera età viene awiata allo
studio del pianoforte presso il Conservatorio di Santa Cecilia. Dopo una
curiosità iniziale per i ritmi sudamericani, in particolare per la musica
brasiliana, verso i 10 anni comincia ad avvicinarsi al mondo del jazz. . . ed è
subito successo. La sua carriera è subito travolgente, e dall'inizio degli anni
'80 Rita Marcotulli ha la fortuna di poter collaborare con il gotha del jazz
europeo: John Christensen, Palle Danielsson, Peter Erskine, Steve
Grossman, Joe Henderson, Hélène La Barriere, Joe Lavano, Charlie
Mariano, Tony OxIey, Michel Portai, Enrico Rava, Michel Bénita, Aldo
Romano, Kenny Wheeler, Pat Metheny. Già nell'87, un referendum indetto
dalla rivista «Musica Jazz» la acclama come miglior nuovo talento musicale
dell'anno. Dal 1988 al 1990 fa parte della band di Billy Cobham. Nel 1988
lascia anche l’Italia per la Svezia, dove resterà fino al 1992: anche lì viene
molto apprezzata come pianista e, dal canto suo, vi assimila la passione per
la ricerca e la sperimentazione. La sua grande profondità, i suoi
arrangiamenti delicati, che sanno sottolineare la singola nota ed amplificarne
la carica emotiva, le permettono di spaziare e di cercare interconnessioni
con le altre forme artistiche, specialmente con il cinema, per il quale ha
elaborato diverse composizioni. Ma, oltre alle influenze sonore, le
composizioni di Rita Marcotulli nascono anche dall’incontro con altre
esperienze artistiche, letterarie, visive e, naturalmente, cinematografiche.
In collaborazione con Fondazione Teatro di San Carlo
Rassegna di Suoni Contemporanei a cura di Paolo Uva per Angeli Musicanti Festival
VENERDÌ 18 LUGLIO
ORE 21.30
Recital delle Scuole di Canto del
Conservatorio di S. Pietro a Majella di Napoli
ALL’OPERA, ALL’OPERA
ARIE, ROMANZE, CONCERTATI
I - DEDICATO A PUCCINI NEL 150° ANNIVERSARIO DELLA NASCITA
Questo concerto è dedicato, nella prima parte, a Giacomo Puccini nel 150°
anniversario della nascita. I cantanti di questa sera, insieme con il valente
pianista Maurizio Iaccarino, propongono un programma vario ed articolato
eseguendo alcune celeberrime melodie del grande operista lucchese che
sono state composte nel periodo romantico e borghese, costituito in
particolare da La bohème, Tosca, Madama Butterfly: è la poetica delle
piccole cose, dei personaggi di psicologia minuta, inseriti in ambienti tanto
diversi ma ben identificati dal colore musicale generale dell’opera.
II - IL VIAGGIO NELLA MUSICA
Nel 1766 Duclos e Delpuech intraprendono un Tour musicale in Italia per
assistere all’opera buffa. Essi la paragonano alla Grand Opéra francese,
considerando la musica molto pregevole, ma i libretti “miserabili”. Nella
considerazione generale del tempo, l’unico geniale autore di libretti d’opera
degni era considerato Goldoni, il “primo e il solo imitatore del teatro
francese”!
Nel 1771 anche il musicista inglese Burney, autore della memoria intitolata
“Viaggio musicale”, visita l’Italia, soggiornando a Genova, Torino, Milano,
Padova, Venezia, Bologna, Firenze, Roma e Napoli. In Toscana conosce
diversi musicisti, fra cui Tomasino e il piccolo Mozart. Burney descrive un
panorama musicale che gli appare molto vivace; definisce, tra le altre,
Firenze “la città d’Europa con il più antico patrimonio musicale, con un
organo dal suono meraviglioso”; il resoconto del suo tour, inoltre, è preziosa
testimonianza sulla vita musicale italiana del tempo, sia profana sia religiosa.
L’attenzione posta al mondo della produzione musicale suggerisce a Burney,
infine, di riportare aneddoti, curiosità e abitudini che vivacemente affrescano
il panorama del mondo dei protagonisti: musicisti, cantanti, attori, ballerini.
Anche Burney rimane fortemente colpito dalla “melodia” italiana interpretata
soprattutto dal “belcanto”, tanto da scrivere nell’introduzione alla sua opera
“… l’Italia ha portato la musica vocale ad un grado di perfezione
sconosciuta in ogni altro paese, ( anche se) è certo che oggi dobbiamo ai
tedeschi l’eccellenza della musica strumentale …”
I cantanti di questa sera sono diplomati in Canto e frequentano i corsi
specialistici di Alta Formazione Musicale presso il Conservatorio “S.
Pietro a Majella” di Napoli.
Pianoforte: Maurizio Iaccarino
Prima parte – DEDICATO A PUCCINI
Tosca
Vissi d’arte - soprano, Antonella Iacono
“Recondite armonie” - tenore, Aniello Sepe
Madama Butterfly “Un bel dì vedremo” - soprano, Keiko Kawano
Turandot
“Tu che di gel sei cinta” - soprano, Keiko Kawano
La Bohème
Valzer di Musetta - soprano, Yuki Sunami
“Mi chiamano Mimì” - soprano, A. Giulia Foglia
“Vecchia zimarra” - baritono, Maurizio Esposito
Gianni Schicchi
“O mio babbino caro” - soprano, Geltrude Funaro
Tosca
“ E lucevan le stelle” - tenore, Aniello Sepe
La Bohème
Finale terzo atto - Antonella Iacono, Yuki Sunami,
Diego Fortunato, Maurizio Esposito
Seconda parte – Nel “Gran tour” musicale: da Pergolesi a Verdi
G.B.Pergolesi
Lu frate ‘nnammurato
Canzone di Vannella - soprano, Geltrude Funaro
G. Paisiello
Il Duello comico
Aria di Clarice - soprano, A.Giulia Foglia
G. Rossini
Il Barbiere di Siviglia
“Una voce poco fa” - mezzosoprano, Cira Di Gennaro
Semiramide
“Bel raggio lusinghier” - soprano, A. Giulia Foglia
V.Bellini
Norma “Casta Diva” - soprano, Antonella Iacono
G.Donizetti
Lucia di Lammermoor
“Soffriva nel pianto” - soprano, Romina Casucci;
baritono, Maurizio Esposito
R. Leoncavallo
I Pagliacci “Canzone di Arlecchino” e
La Bohème “Testa dorata” - tenore, Diego Fortunato
G.Verdi
Rigoletto
Quartetto IV atto “Un dì, se ben rammentomi”
Romina Casucci, Cira Di Gennaro, Aniello Sepe,
Maurizio Esposito
La Traviata
“E’ strano” - soprano, Romina Casucci
Brindisi - tutti
Rassegna di musica a cura di Scatola Sonora – Musicisti Associati, diretta da Eugenio Ottieri e
Pasquale Scialò Programmi ed Info su www.scatolasonora.org
GIOVEDÌ 17 LUGLIO
ORE 21.30
Compagnia Balletto ‘90
SAHARA
In coproduzione con il Festival Invito alla Danza
Direzione artistica: Paola Catalani
Ideazione e coordinamento: Marina Michetti
Coreografia: Walter Matteini
Musica di autori vari
Esecuzione dal vivo: Lisa Green e Vittorino Naso
Voce recitante: Raffaello Fusaro
Luci: Oscar Bonavena
Costumi: Franco Grasso – realizzazione Accademia di Moda e
Costume di Roma
Impianto visivo ed elaborazione video: Marco Schiavoni
Primi Ballerini: Ina Broekx, Emanuela Lattanzi
Interpreti: Matteo Boldini, Mattia De Salve, Enzo La Cassia, Ezio
Ferrari, Marco Magrino
Un’antica leggenda araba racconta che Allah in collera con gli uomini, volle
punirli facendo cadere sulla terra un granello di sabbia per ogni loro atto di
egoismo. Dove un tempo c’erano fiumi e savane, dove correvano leoni e
gazzelle, nacque il Sahara, padre di tutti i deserti. Questo spettacolo è un
viaggio nel più grande deserto del mondo, tra i suoi paesaggi rocciosi e le
sue sabbie multicolori, sotto il suo sole accecante e nelle sue notti gelide
sotto sterminati cieli stellati. Sahara è inoltre una testimonianza contro
l’atteggiamento di oblio e di isolamento in cui sono ingabbiate le “civiltà
della sabbia”. Le popolazioni nomadi, che per secoli hanno attraversato gli
immensi spazi del Sahara trasportando con le loro carovane le mercanzie
più pregiate o dedicandosi alla pastorizia, sono imbrigliate in una ragnatela
di confini tracciati in modo arbitrario. Le terribili siccità e carestie degli ultimi
trent’anni hanno bruciato i loro pascoli e sterminato le greggi. Le lunghe
carovane silenziose sono state sostituite dai convogli dei camion. Il vento e
la sabbia hanno cancellato le antiche piste della transumanza. I Berberi, la
più antica popolazione del Sahara, le tribù dei Beduini, i Tuareg, i signori
incontrastati del deserto, i leggendari “uomini blu” emblema di libertà e
fierezza, rischiano l’annientamento culturale minacciati dall’aggressione
della società moderna. Non si può imbrigliare un’anima libera in una civiltà
globalizzante; l’essere nomade non è solo un modo di vivere, ma
soprattutto un modo di pensare che si esprime anche con il diritto di
dormire sotto un tetto di stelle. A tutti loro è dedicato questo spettacolo.
Rassegna di danza a cura di Circuito Campano della Danza, diretto da Mario Crasto
De Stefano
VENERDÌ 11 LUGLIO
ORE 21.30
Napoli Mandolinorchestra
MANDOLINI ALL’OPERA
Mauro Squillante mandolino solo
Tiziano Palladino secondo mandolino
Fedele Depalma mandola
Leonardo Massa violoncello e mandoloncello
Ottavio Gaudiano contrabbasso
Leonardo Lospalluti, - chitarra, revisioni musicali
In collaborazione con l’Accademia Mandolinistica Italiana
Programma
Vincenzo Bellini (1801 – 1835) NORMA
Sinfonia ridotta da Enrico Marucelli
Giuseppe Verdi (1813 – 1901) LA TRAVIATA
Fantasia di Enrico Marucelli
Gaetano Donizetti (1797-1848) DON PASQUALE
fantasia di Ferdinando Francia
Vincenzo Bellini (1801 – 1835) I PURITANI,
Grande Fantasia di Mario Maciocchi
Gorge Bizet (1838 – 1875) CARMEN
Fantasia di Vincenzo Billi
Gaetano Donizetti (1797 – 1848) LUCIA DI LAMMERMOOR
fantasia per mandolino solo di Giovanni Gioviale
L’accademia Mandolinistica Napoletana nasce nel 1929 per iniziativa di Raffaele
Calace; viene ripresa nel 1992 da quei mandolinisti napoletani più sensibili alla esigenza di un
recupero del mandolino napoletano quale strumento di tradizione colta.
Da allora l’Accademia Mandolinistica Napoletana, presidente il mandolinista Mauro
Squillante e direttore artistico il violoncellista Leonardo Massa, organizza attività didattica
con seminari e con la Scuola di Mandolino tenuta da Mauro Squillante.
Con le sue formazioni orchestrali e da camera l’Accademia svolge una ricca attività
concertistica che ha visto i mandolinisti napoletani rappresentare l’Italia in importanti sedi
internazionali, da New York a Colonia, ed in festivals internazionali quali Les Allumiéres a
Nantes (Francia) e Rudolstadt Folk Fest in Germania.
MANDOLINO E MELODRAMMA
di Fedele Depalma
Il Melodramma e il Mandolino: a molti potrebbe sembrare un accostamento inusuale, forse
persino un po’ azzardato: cosa mai potrà esserci in comune tra il glorioso Melodramma,
una delle più importanti espressioni dell’intera storia politica, sociale e culturale italiana, e
l’umile Mandolino, strumento a lungo vissuto ai margini della cultura accademica italiana? E
in effetti, ad una prima lettura, teatro operistico e mandolinismo presentano diversità fin
troppo evidenti per genesi, storia, modalità di fruizione, peso politico-culturale. Eppure forse
essi non sono così lontani: ad un’analisi più attenta si possono scorgere i sottili fili di un
ordito in cui le esplosioni tenorili dei tanti Turiddu, don Josè, Alfredo e Pollione e i tremolii di
mandolini e mandole rappresentano i colori diversi di un unico tessuto. Non è un caso che
entrambi siano stati parte essenziale e patrimonio condiviso del formulario civico con cui si
è costruita l’identità nazionale e che per tutto il Novecento l’immagine dell’Italiano all’estero
si sia alimentata di maccheroni, mammismo, mafiosi, canto lirico e mandolino; ne è una
prova eloquente la formulazione ad uso della cinematografia hollywoodiana della famosa
“legge delle quattro M” (Mamma, Mafia, Maccheroni e Mandolino) con cui in Usa si indicava
di solito il wop, l’italo-americano, e in cui il termine “Mandolino” indicava sinteticamente una
generica propensione dell’Italiano alla musica, al canto (soprattutto lirico), ai pizzicati della
chitarra e alle plettrate dei mandolini. E come non ricordare a questo punto che con
“Italianismes” nella Francia primo-novecentesca si era soliti alludere spregiativamente ai
vocalizzi di tenori e soprani, ai tremoli dei mandolini e ad un’orchestrazione troppo
enfatica? E allora l’accostamento di mandolinismo e melodramma ottocentesco non è forse
così forzato: se entrambi sono divenuti simbolo di italianità, è probabile che tra i due vi
siano connessioni nascoste, legami non ancora completamente esplorati.
Per la verità qualche “incontro” superficiale tra Opera in musica e Mandolino si registra sin
dal XVIII secolo, quando Paisiello, Cimarosa, Hasse, Martin y Soler, Salieri, Grètry, Piccinni
e su tutti Mozart con la più celebre tra le serenate (Deh, vieni alla finestra nel “Don
Giovanni”) avevano offerto al mandolino pagine operistiche eleganti e compiaciute. Ma in
realtà già nel Secolo dei Lumi tale rapporto sottintendeva connessioni più profonde: il
mandolino si stava infatti già imponendo quale strumento di replica domestica delle più
amate melodie operistiche del momento. E’ per questo che i tanti manuali didattici di
mandolino scritti per il pubblico aristocratico francese (prevalentemente femminile) sul finir
del XVIII secolo erano ricchi delle celebri arie operistiche di Blaise, Audinot, Duni, Grètry,
Monsigny, Philidor opportunamente ridotte per uno o due mandolini.
Trascrizioni e variazioni su arie d’opera divennero presto una consuetudine della pratica
musicale ottocentesca tout court; si assistette per tutto il XIX secolo ad una imponente
deflagrazione di motivi operistici riprodotti in soluzioni imprevedibili e talvolta persino
sconcertanti, dal flauto solo all’organo, dai flauti di Pan alle ocarine, dagli organini
meccanici al contrabbasso.
Mandolino e melodramma sono quindi realtà meno lontani di quanto non ci
si aspetti. Quando ai primi del ‘900 il critico francese Henry Gauthier-Villars
(Willy) scriveva della “Cavalleria Rusticana” “Saremmo indulgenti verso
l’Intermezzo di Cavalleria se avesse la compiacenza di ritornare al ventre
cavo dei mandolini da cui è uscito per invadere l’orchestra dell’OpéraComique, senza avere la ridicola pretesa di aspirare alla pagina sinfonica”
coglieva in fondo una parte di verità: il melodramma e il mandolinismo erano
realtà strettamente collegate, partecipi di una vita segreta comune.
Rassegna di musica a cura di Scatola Sonora – Musicisti Associati, diretta da Eugenio Ottieri e
Pasquale Scialò Programmi ed Info su www.scatolasonora.org
GIOVEDÌ 10 LUGLIO
ORE 21.30
Vincenzo Cerami legge
L’ECCLESIASTE
Traduzione di Guido Ceronetti
Musica scritta e eseguita da Aidan Zammit
Coordinamento scenico Norma Martelli
Scena Francesco Bancheri
Uno scrittore contemporaneo legge uno dei grandi testi della storia
dell’uomo: L’Ecclesiaste ovvero le “Parole di Qohélet”, uno dei cinque libri
sapienziali dell’Antico Testamento. La lettura non è un’interpretazione da
attore, avverte Vincenzo Cerami, semmai da poeta che cerca di prendere il
ritmo della scrittura, pronunciando il testo “come se quelle parole
nascessero dal nulla”.
Più volte Cerami si è messo in gioco come interprete della propria opera
sulla scena, dallo spettacolo musicale Canti di scena all’epistolario in versi
Lettere al metronomo, fino al recente Made in Italy, che ha debuttato al
Festivaletteratura di Mantova 2007.
In questi anni Cerami ha anche sperimentato la lettura di L’Ecclesiaste
nelle sinagoghe e in prestigiosi festival italiani. La lettura è calata in un
impianto scenico austero ed essenziale. L’accompagnamento sonoro è un
impasto elettronico di effetti premusicali, evocativi di spazi ampi e deserti.
Il testo tradotto da Ceronetti ha sempre appassionato l’autore romano per il
taglio moderno e crudo della scrittura, scarna fino alla glacialità. Ha scritto
Cerami: “Sono pagine scritte alcuni secoli prima di Cristo, ma è impossibile
leggerle senza che la nostra mente e la nostra immaginazione vadano a
posarsi sui paesaggi che ci circondano, sulle immense lande metropolitane
dentro cui ci muoviamo ogni giorno come formichine. […] Lì davvero il
Cristo non c’è, non c’è nessuna mediazione tra il lettore di L’Ecclesiaste e
Dio. C’è soltanto un grande vuoto che sbalordisce, crea fobia, fa tremare.
Dio ha fatto il mondo ‘perché l’uomo non trovi nessuna traccia di lui’, si
legge in Qohélet, ed è una delle verità insopportabili enunciate in
quest’opera”.
Rassegna a cura di Teatro Pubblico Campano, diretto da Alfredo Balsamo
www.teatropubblicocampano.com
MERCOLEDÌ 9 LUGLIO
ORE 21.30
Ensemble strumentale “Domenico Cimarosa”
“QUATUOR POUR LA FIN DU
TEMPS”
di Olivier Messiaen
Carlo Lapegna, pianoforte
Mario Dell’Angelo, violino
Antonio Napolitano, clarinetto
Antonio Colonna, violoncello
Antonella Forino, voce recitante
ideazioni immagini Giuseppe Finizio
scrittura drammaturgica e regia Giacomo Vitale
I. "Liturgie de cristal", quartetto
II. "Vocalise, pour l'Ange qui annonce la fin du Temps", quartetto
III. "Abîme des oiseaux", clarinetto solo
IV. "Intermède", violino, cello, e clarinetto
V. "Louange à l'Éternité de Jésus" , cello e piano
VI. "Danse de la fureur, pour les sept trompettes", quartetto
VII. "Fouillis d'arcs-en-ciel, pour l'Ange qui annonce la fin du Temps" ,
quartetto
VIII. "Louange à l'immortalité de Jésus", violino e piano
Note di Regia
Il progetto di drammatizzazione del Quartetto “Pour la fin du temps” di
Olivier Messian, vuole essere essenzialmente una guida all’ascolto del
brano. Cercando il più possibile di salvaguardare il ritmo formale della
composizione, il percorso narrativo intende evocare, attraverso testi ed
immagini, il contesto storico e le istanze interiori da cui l’opera trae forma ed
ispirazione. I testi, in particolare, sviluppano un tema centrale della musica di
Messian: il rapporto tra la contingenza storica e il trascendente, nel caso del
quartetto, tra l’apocalisse terrena (la guerra, i campi di prigionia, etc..) e
l’Apocalisse Celeste. Le immagini riverberano i contenuti dei testi giocando
sulla dicotomia ombra luce, Tempo - Eternità; al centro, la Natura: per
Messian, ponte tra il visibile e l’invisibile.
I testi
Antico Testamento Estratti dall’Ecclesiaste e dall’Apocalisse di S. Giovanni
O. Messian Note introduttive al quartetto “Pour la fin du Temps”
Primo Levi “Se questo è un uomo”
Le immagini
A. Kurosawa, “Rapsodia in Agosto”, “Sogni”
I.Bergman, “Il settimo sigillo”
J. Ivens, “Io e il vento”
R. Benigni, “La vita è bella”
"E vidi un angelo forte scendere dal cielo ravvolto in una nuvola e un
arcobaleno era sul suo capo. Il suo viso era come il cielo; i piedi come delle colonne
di fuoco. Posò il suo piede destro sul mare, e quello sinistro sulla terra, e tenendosi
in piedi levò la mano verso il Cielo e così giurò per l'Eterno Vivente: "Non vi sarà più
Tempo; ma il giorno della tromba del settimo angelo, il Mistero di Dio si compirà".
Queste parole d'inizio dei versetti dell'Apocalisse di S. Giovanni (cap. X) vengono
riportate da Olivier Messiaen nella premessa al suo Quatuor pour la fin du Temps,
quale fonte ispiratrice della composizione, fra le più celebri del musicista di
Avignone. Siamo nell’inverno del 1941, uno dei periodi più terribili che la storia
dell’umanità registra in assoluto. Nel campo di prigionia di Gorlitz un gruppo di
artisti, nonostante tutto, cerca ancora di far musica. Dintorno è guerra, morte,
distruzione, prigionia, desolazione.
Nondimeno, nel più totale abbrutimento, il bagliore del genio creatore
testimonia che la vita è ancora possibile; una specie di dna ritrova coagulo: l’uomo,
spirito e carne, è ancora vivo. Un manifesto di fede cattolica, ma soprattutto un
manifesto di fede. ‘Lo Stalag era sepolto sotto la neve, con un freddo atroce.’ racconta l’autore – ‘I quattro strumentisti suonavano su strumenti rotti: il violoncello
aveva solo tre corde, i tasti del mio pianoforte si abbassavano e non si
risollevavano più. I nostri vestiti erano inverosimili: mi avevano infagottato in una
veste verde ridotta a brandelli e portavo degli zoccoli di legno».
Il Quatuor vuole essere dunque un inno alla speranza. E nel contempo è
anche una diversa chiave di lettura del testo sacro. L’Apocalisse, infatti, ‘non
contiene soltanto mostri e cataclismi’ spiegherà più tardi lo stesso compositore, ma
‘vi si trovano anche silenzi di adorazione e meravigliose visioni di pace’.
Il ‘tempo’ diviene l’oggetto della trasfigurazione poetica, e trova nella
musica, l’arte ‘temporale’ per eccellenza, il suo veicolo ottimale. In termini musicali,
la "cessazione del tempo" si manifesta con l'abbandono da parte dell'autore delle
regole ritmiche tradizionali, artificio che Messiaen adopera in buona parte del suo
linguaggio. Alle tradizionali nozioni di "misura" e di "tempo" si sostituiscono
procedimenti ritmici nuovi: il tempo talora non viene scritto e le battute sono
quantitativamente diverse tra loro. Gli otto movimenti dell’opera rivivono
esplicitamente, in una personalissima ma conseguente chiave narrativa, i sei giorni
della creazione, più il settimo di riposo e l’ultimo dell’eternità, con il superamento
della dimensione umana. L'organico di cui Messiaen disponeva nel campo di Görlitz
era di un clarinetto, un violino, un violoncello e un pianoforte, strumenti che
raramente in questo quartetto appaiono tutti insieme. Un insieme tutt’altro che
omogeneo e che tuttavia, memore forse dell’esperienza stravinskiana dell’Histoire
du soldat, sa trovare all’occorrenza unità timbrica e coerenza di accenti. Ai quattro
strumenti, dunque, variamente combinati o talvolta ‘soli’, Messiaen affida il suo
monito severo all’umanità, ma anche il messaggio di speranza.
Alfredo Tarallo
Rassegna di musica a cura di Scatola Sonora – Musicisti Associati, diretta da Eugenio Ottieri e
Pasquale Scialò Programmi ed Info su www.scatolasonora.org
LUNEDÌ 7 LUGLIO
ORE 21.00
Luigi Cinque / Sal Bonafede / Raiz
KONZERT
NON SOLO PIANO 2008
Konzert è un progetto per pianoforte voce tastiere sassofoni live electronics.
Un concerto innovativo la cui singolarità e originalità sta nel suo organico e
nella mistura fortemente contemporanea che ne deriva. Insieme sullo stesso
palco abbiamo: ai fiati tastiere live electronics e voce Luigi Cinque, un
musicista originale che è riuscito ad affermare in questi anni un suo stile
personale fatto di musica classica/contemporanea radici etniche
afromediterranee e jazz modale. Segnalato
ripetutamente per i suoi lavori discografici tra i migliori musicisti europei di
world music, Luigi Cinque ha definito ancor meglio con “Passaggi”, suo
ultimo disco, quella personale sintesi tra mondi paralleli come la classica la
world music e il jazz.
AI pianoforte Sal Bonafede, pianista e compositore cresciuto artisticamente
a New York collaborando con i migliori nomi del jazz di tutti i tempi portatore
di una sua linea molto europea e molto colta di pianismo non alieno al
meticciato alto e alla polisemia dei generi.
Infine Raiz, la voce italiana ed internazionale che meglio rappresenta la
nuova metropoli mediterranea, le sue emozioni intime, le sue parole.
Una voce e un personaggio che riesce allo stesso tempo a percorrere una
linea poetica di grande modernità e con una attuale memoria della tradizione
e delle radici. Un grande interprete, un poeta della musica giovane, un
vocalist etnodub d'eccezione che alterna l'attività con importanti
collaborazioni: Almamegretta, Asian Dub, Transglobal, Massive Attack.
In collaborazione con Fondazione Teatro di San Carlo
Rassegna di Suoni Contemporanei a cura di Paolo Uva per Angeli Musicanti Festival
VENERDÌ 4 LUGLIO
ORE 21.30
Solis String Quartet
PROMENADE ACOUSTIC LIVE
08
VIAGGIO ATTRAVERSO I COLORI E I
SUONI DEL MEDITERRANEO
Il concerto del SOLIS, che prende il titolo dal CD Promenade distribuito in Italia
dalla Edel Italia e da ZYX Music su Etichetta BHM Production in Europa,
raggruppa come in un diario di bordo le varie esperienze musicali fatte dal
quartetto in diciassette anni di attività in collaborazione sia dal vivo che in sala di
registrazione con numerosi artisti italiani e stranieri.
Il concerto è composto da un repertorio tutto originale che spazia tra vari generi
musicali.
I brani caratterizzati da una ricerca costante della melodia, elemento
fondamentale delle loro composizioni, e da una forte ritmicità che rende unico il
SOLIS nel suo genere, risentono delle influenze culturali e musicali dei paesi che il
gruppo ha visitato e dei musicisti che ha incontrato in questi ultimi anni.
In concerto l’eclettico quartetto d'archi napoletano propone oltre a brani tratti
dall'ultimo albumPromenade e alcuni del precedente Metrò, anche grandi classici
del jazz come Night In Tunisia di Paparelli-Gillespie, Senor Mouse di C. Corea e
Minuano di Pat Metheny.
Vincenzo Di Donna - Violino
Luigi De Maio – Violino
Gerardo Morrone – Viola
Antonio Di Francia - Cello
1 Minuano
2 Night in Tunisia
3 Promenade
4 Fotogrammi
5 Metrò
6 Aguargento
7 Mozartango
8 Senor Mouse
9 Song for Carolina
10 Nella pioggia
11 Alhambra
12 Tarantella
13 Arabico
14 Oblivion
15 Alta marea
P. Metheny
D. Gillespie - F. Paparelli
A. Di Francia
A. Di Francia
A. Di Francia
A. Di Francia
W. A. Mozart -Piazzolla-Solis
C. Corea
G. Morrone
A. Di Francia
A. Di Francia
A. Di Francia
A. Di Francia
A. Piazzolla
A. Di Francia
Nato nel 1991, il Solis String Quartet vanta collaborazioni discografiche e tour con i
più grandi artisti italiani, da Adriano Celentano a Claudio Baglioni, da Edoardo
Bennato ad Eugenio Finardi, da Giorgia ad Onella Vanoni, da Rossana Casale a
Massimo Ranieri, da Elisa ai Negramaro dalla Pfm agli Avion Travel, sino
recentemente a Gianna Nannini con la quale il gruppo ha inciso l’album “Perle” nel
2004, progetto poi portato in tour in tutta Europa.
Alle indubbie qualità di esecutori, il Solis String Quartet unisce doti non indifferenti
sul piano della composizione e dell’arrangiamento, che hanno reso possibile
l’incontro del quartetto napoletano con artisti internazionali come Dulce Pontes,
Andreas Vollenweider, Pat Metheny (che li volle ospiti al North Sea Jazz Festival
nel Luglio 2003), Richard Galliano, sino alla solida collaborazione con Noa, iniziata
nel Gennaio 2003.
Con l’artista israeliana nel 2005 hanno tenuto numerosi concerti in Francia,
Spagna, Germania e Israele, dove nell’Aprile dello stesso anno, in Holon (Tel Aviv),
hanno registrato, in un'unica serata, il doppio album live e relativo DVD, che è
uscito nel marzo 2006.
Nel Novembre 2005 sono stati gli unici artisti italiani invitati a suonare al Memorial
Rabin a Tel Aviv alla presenza di Bill e Hillary Clinton. In seguito sono stati chiamati
ad incidere il singolo del nuovo album di Jimmy Cliff dal titolo “People” cantato
insieme a Sting e scritto da Dave Stewart, già uscito sul mercato anglosassone.
Dopo la vittoria del 2001 con Elisa al Festival di Sanremo con il brano Luce, si sono
ripresentati nel 2006 nella categoria gruppi, invitati da Carlo Fava autore del brano
“Un discorso in generale” insieme a Noa, aggiudicandosi il prestigioso Premio della
Critica intitolato a Mia Martini.
Nel 2001 esce il loro primo disco da solisti dal titolo Metrò su etichetta Confini e
Oltre distribuito dalla BMG Ricordi per la sola Italia, mentre il nuovo disco del
Solis,”Promenade”, uscito in Italia e distribuito dalla EDEL a fine 2006, dal 15
Giugno 2007 viene distribuito da ZYX Music su Etichetta BHM Production in
Germania, Francia, Austria, Belgio, Lussemburgo, Svizzera e Olanda. Questo
nuovo lavoro è ricco di grandi ospiti, da Noa interprete e autrice del testo in due
brani, Gianna Nannini che interpreta il brano “’O surdato ‘nammurato” per solo
quartetto e voce, Cristina Marocco artista italo-francese cha ha tradotto, adattato e
cantato un testo scritto da Eugenio Bennato su di un brano originale del Solis,
Richard Galliano, Daniele Sepe, Danilo Rea, Gavino Murgia, Zohar Fresco E Gil
Dor.
Tra le recenti novità il gruppo ha partecipato alla realizzazione dell’ultimo album dei
Negramaro registrato a S. Francisco dal titolo “La finestra”, mentre dal16 Giugno al
5 Agosto 2007 è stato in tour in tutta Europa con Gianna Nannini con il Grazie
European Tour 07. In Settembre ha partecipato inoltre alla realizzazione
dell’anteprima del Musical “Pia come la canto Io” di e con Gianna Nannini.
Attualmente il gruppo è impegnato nel “Promenade Acoustic Live Tour” partito il 20
Aprile 07 dal La Palma Club di Roma. Il progetto è stato inoltre presentato in
prestigiosi festival europei come il Motreux Jazz Festival e il Blue Balls Festival di
Lucerna, Adriatic International Festival di Brindisi, Cefalù Jazz Festival, Settimana
Mozartiana Festival di Chieti, MozArt Box Festival di Napoli, Paemad Festival di
Palermo, Estate Musicale Sorrentina, Maison Musique di Rivoli e Folk Club di
Torino.
Nel 2008 il gruppo è impegnato nella presentazione del proprio disco in Francia.
Rassegna di musica a cura di Scatola Sonora – Musicisti Associati, diretto da Eugenio Ottieri e
Pasquale Scialò Programmi ed Info su www.scatolasonora.org