Le epatiti
croniche B e C
Genotipi HBV e HBsAg quantitativo
Interleuchina 28B e Proteina -10 (IP-10)
LE EPATITI CRONICHE B
C
Le epatiti croniche C e B rappresentano un campo
molto complesso della clinica medica: in questo contesto la Medicina di Laboratorio propone nuove analisi per meglio inquadrare il paziente affetto da queste
temibili patologie. Queste nuove opzioni analitiche
sono in grado inoltre di dare al clinico la possibilità di
ottenere indicazioni“predittive”per prevedere in maniera personalizzata la risposta alla terapia e monitorarne l‘efficacia.
L’ EPATITE CRONICA B:
Genotipi HBV e HBsAg quantitativo, test
predittivi per la prognosi e la terapia
dell’epatite B
Genotipi HBV
Alcune variazioni della sequenza del DNA virale permettono di distinguere 8 genotipi dell‘HBV. Questi
genotipi, che presentano una differente distribuzione
geografica, condizionano la capacità del virus di mutare e influenzano l‘evoluzione e l‘efficacia della terapia.
HBsAg quantitativo
La determinazione quantitativa dell‘HBsAg può essere
utile per valutare l‘evoluzione della malattia e l‘efficacia
terapeutica.
• Evoluzione della malattia
Nell’epatite acuta B il livello dell’HBsAg è assai elevato e diminuisce prontamente nella fase di guarigione.
I più bassi valori sono riscontrabili in pazienti con minimi danni epatici.
• Predizione dell‘efficacia terapeutica prima del
trattamento
Bassi valori di HBsAg prima del trattamento predicono
meglio dell’HBVDNA una risposta positiva all’Interferone
Peghilato e Lamivudina.
• Predizione dell‘efficacia terapeutica durante il
trattamento
Nei pazienti affetti da epatite cronica B il calo precoce
dell’HBsAg quantitativo è un forte predittore della rispo
sta alla terapia con Interferone Peghilato.
I pazienti che non evidenziano alcuna riduzione
significativa dell’HBsAg quantitativo alla dodicesima
settimana, hanno poche probabilità di ottenere una
sieroconversione per cui è consigliabile, in questi
casi, sospendere la terapia.
La valutazione del declino dell‘HBsAg quantitativo
alla dodicesima settimana di trattamento risulta il mi
glior predittore di risposta sostenuta dopo terapia con
Interferone Peghilato.
• Predizione dell‘efficacia terapeutica alla fine del
trattamento
I livelli di HBsAg quantitativo alla fine del trattamento
si correlano con la soppressione dell’HBVDNA osservabile 6 mesi dopo la fine della terapia.
L’ EPATITE CRONICA C
Interleuchina-28B (IL-28B) e Proteina-10
(IP-10), test predittivi per la risposta terapeutica
Il trattamento attuale dell’epatite cronica C consiste
nella combinazione di Interferone Peghilato e Ribavirina, in grado di eliminare definitivamente il virus nel
42-51% dei pazienti infettati con il genotipo 1 e 4 e
nel 76-84% di quelli portatori del genotipo 2 e 3.
Esistono fattori predittivi di ridotta risposta alla terapia correlati al paziente (sesso maschile, età avanzata, lunga durata dell’infezione, consumo di alcol,
fumo, sovrappeso, coinfezione con HBV/HIV, presenza
di steatosi, fibrosi o cirrosi) e al virus (genotipi 1 e 4,
elevate quantità di virus nel sangue).
IL CONTRIBUTO DELLA
MEDICINA DI LABORATORIO
IL-28B
Poiché differenti gruppi etnici e razziali mostrano percentuali di risposta alla terapia assai variabili (tabella 1)
è stato ipotizzato che le caratteristiche genetiche del
paziente potessero avere un ruolo importante sull‘effi
cacia del trattamento.
Asiatici
Caucasici
Ispanici
Africani
59%
44%
38%
22%
Tabella 1- Risposta alla terapia (%) di epatiti C,
genotipo 1, in differenti gruppi etnici. (Muir et al.,
J. Viral Hepatol., 18, 134-143, 2011.
Tale ipotesi è stata confermata alla fine del 2009.
E‘ stato infatti evidenziato che nel cromosoma 19, a
livello di un gene denominato IL-28B (Interleuchina28B), è presente una delle seguenti 3 coppie di basi
azotate (C/C, C/T, T/T), che predicono le maggiori
o minori probabilità di eliminare il virus con la somministrazione di Interferone e Ribavirina.
C/C (Citosina/Citosina)= alta probabilità
C/T (Citosina/Timina) = probabilità intermedia
T/T (Timina/Timina) = bassa probabilià
Da sottolineare anche che i portatori di CC se si ammalano di epatite acuta C hanno più probabilità di
guarire spontaneamente e infine che i gruppi etnici
con più elevata risposta al trattamento presentano
maggiori percentuali di CC.
IP-10
Predittori di efficacia terapeutica si sono dimostrate
anche alcune citochine e chemochine che nell‘infezione
da HCV sono regolatori dell‘immunità e dell‘infiamma
zione.
Molte di queste sono modulate dagli Interferoni esogeni e assumono un ruolo fondamentale nell‘eliminazione
del virus.
La chemochina più utile per predire l’efficacia alla
terapia nell’epatite cronica C si è rivelata l‘IP-10 (Interferon-gamma-inducible protein-10 = proteina-10 inducibile dall‘interferone gamma).
IP-10 bassa = maggiore probabilità di eliminare il virus
IP-10 elevata = minore probabilità di eliminare il virus
IL-28B e IP-10
La combinazione dei due test migliora la predittività
della risposta terapeutica (tabella 2).
IL-28B
IP-10
(pg/ml)
CC
87%
<600 >600
89% 79%
CT
TT
50%
<600 >600
64% 24%
39%
<600 >600
48% 20%
Tabella 2- Percentuale di eliminazione dell‘HCV,
genotipo 1 dopo terapia in relazione alla determinazione della sola IL28-B e insieme all‘IP-10 (Darling et
al, Hepatology, 53,14-22,2011).
Pertanto il portatore di IL-28B sfavorevole, avendo i
più bassi valori di IP-10, ha comunque una buona
predittività di risposta al trattamento.
I-10-00-8_06_Prostatic-Disease
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