pag 1/12 Appunti di Chimica e Tecnologia delle Costruzioni 03/03/2008 Il Degrado delle costruzioni Tipi di materiali da costruzione Rocce (pag. 30 libro di testo) (Ignee) Questo tipo di rocce si forma per il raffreddamento e la cristallizzazione di un magma fuso. Tale magma, che può avere origine anche a 200 Km di profondità, è composto prevalentemente dagli elementi che si ritrovano nei minerali silicatici Nelle tre foto sopra vediamo un granito (roccia intrusiva), una riolite (roccia effusiva)ed una ossidiana. Queste due rocce (le effusive) sono costituite dagli stessi identici minerali e la loro unica differenza sta nel tempo di raffreddamento. La velocità con cui il magma si raffredda influisce in maniera determinante sul tipo di roccia che ne deriva. Infatti se si raffredda lentamente la roccia avrà una struttura più ordinata e compatta e sarà più ricca di cristalli in quanto gli elementi costituenti avranno avuto molto tempo per ordinarsi mineralogicamente. Al contrario se questo raffreddamento è rapido si può arrivare fino ad avere una struttura completamente vetrosa (che non possiede una struttura mineralogica ordinata). L'esempio più calzante per una roccia di questo tipo resta sempre l'ossidiana. (Sedimentarie) Le rocce sedimentarie sono il risultato finale di un processo che inizia con l'alterazione e la disgregazione di rocce preesistenti (sia magmatiche, sia metamorfiche, sia sedimentarie già formatesi), prosegue con il trasporto dei materiali così prodotti e termina con la loro deposizione e compattazione, in genere sui fondali marini o nel profondo dei grandi laghi, dove resterà pressoché immobile per molti molti anni. pag 2/12 Appunti di Chimica e Tecnologia delle Costruzioni 03/03/2008 (Metamorfiche) Il processo metamorfico, detto appunto metamorfismo comporta la trasformazione mineralogica di rocce preesistenti. Una roccia metamorfica si può infatti formare da una roccia ignea, sedimentaria, o da una stessa roccia metamorfica. Il nome di questo genere di rocce risulta molto appropriato in quanto significa "cambiamento di forma" e questi cambiamenti sono innescati da alcuni fattori tra cui i più importanti sono la temperatura e la pressione. Leganti aerei (Gessi) (pag. 72) (Calci aeree) (pag 78) Leganti Idraulici (Calce idraulica) (pag 103) (Cementi) (Portland pag 85) (speciali pag. 94) (Calcestruzzo (CLS)) (pag 112) (Calcestruzzo armato (CLS armato)) (pag. 110) Tipi di degrado Fisico (Vento) (salti Termici e gelività) (Umidità) d’Infiltrazione Umidità di Condensazione da Acqua piovana Umidità di risalita L'umidità contenuta nel sottosuolo può raggiungere la base di una costruzione e risalire più o meno velocemente in funzione del grado di porosità del materiale che costituisce la costruzione. L'altezza della risalita dell'umidità dipende inoltre dalla quantità d'acqua contenuta nel suolo e dal grado di evaporazione delle superfici murarie. La localizzazione dell'umidità derivata dal sottosuolo è limitata ai piani bassi ed interrati interessando le pareti sotto a livello del suolo ed i pavimenti del piano terra e dei locali sotterranei, risultando particolarmente critici gli angoli di unione con le pareti. Difficilmente distinguibile da altre forme d'umidità che possono essere ugualmente presenti, l'umidità di risalita si manifesta di solito attraverso alcuni segni inconfondibili: pag 3/12 Appunti di Chimica e Tecnologia delle Costruzioni 03/03/2008 una macchia continua che sale dal piano pavimento verso l'alto della parete; una linea di demarcazione tra la parte umida e quella asciutta, laddove il tasso d'umidità che risale viene eguagliato dal tasso d'evaporazione. Questa linea non supera di solito la quota di un metro d'altezza restando sotto il livello del davanzale; il colore particolare di questa macchia; la persistenza, senza variazioni sostanziali d'intensità o d'aspetto relativamente alle condizioni esterne; la presenza di sali, presenti nell'acqua, localizzati sulle superfici dove l'acqua evapora. Alcuni di questi sali essendo igroscopici assorbono l'umidità dall'aria potenziando ulteriormente il fenomeno originale di umidità. La formazione di questi sali è ovviamente particolarmente evidente nei periodi d'elevata evaporazione ambientale accensione degli impianti di riscaldamento nel periodo invernale, assenza di precipitazioni atmosferiche con temperature elevate nel periodo estivo - la formazione dei sali è dovuta al passaggio di stato della soluzione ove essi sono contenuti da liquido a solido, a seguito dell'evaporazione dell'acqua. interventi chimici: creazione della cosiddetta "barriera chimica" di sbarramento all'umidità, i problemi maggiori sono riscontrabili nelle murature in pietrame compatto con scarsa malta, e in generale in tutte le strutture scarsamente omogenee, a causa dell'incerta impregnazione del reticolo di capillari della malta, con conseguente incompleto strato di sbarramento all'umidità. interventi meccanici: taglio del muro ed inserimento di materiali (plastici o metallici inossidabili) di sbarramento all'umidità [metodo che trae le sue origini da antiche tecniche impiegate un tempo dai Veneziani] L'operazione più delicata è il taglio del muro a causa delle sollecitazioni e cedimenti (e dei successivi assestamenti strutturali) che può subire la struttura, ed è assolutamente da sconsigliare nei casi in cui il muro è costituito da materiali di forma irregolare (pietrame). interventi elettrosmotici : incremento artificiale della pressione osmotica mediante impiego della corrente elettrica, e creazione di una barriera elettrosmotica di sbarramento all'umidità con relativa migrazione dell'acqua verso terra (polo negativo). Il punto debole di questo procedimento è rappresentato dal graduale indebolimento del trasporto elettrosmotico causato dall'aumento della percentuale di sale nel liquido, conseguenza quest'ultima proprio del successo di essiccazione della struttura. Questo significa che la muratura può essere asciugata mediante l'elettrosmosi solo se la quota in percentuale dei sali solubili non supera determinati valori limite, rendendo indispensabile la desalificazione della struttura. Biologico Muschi Licheni batteri alghe Funghi Muffe pag 4/12 Appunti di Chimica e Tecnologia delle Costruzioni 03/03/2008 Generalizzando; il degrado biologico oltre al degrado estetico (pensate ad esempio ad una muffa) può attaccare anche profondamente i materiali di una costruzione, alcuni batteri possono letteralmente nutrirsi del carbonio inorganico presente nel materiale cosi come di altri costituenti, indebolendo/disgregando la struttura del materiale stesso, è inoltre necessario ricordare l'aggressività di alcuni metaboliti dei microorganismi e l'aggressività ad esempio delle deiezioni di alcuni volatili. Chimico Fattori d'inquinamento Nelle normali combustioni di carburanti organici utilizzate nei processi industriali e non, si produce sempre CO2 e nei casi in cui gli stessi siano inquinati con prodotti solforati anche SO2. Fino a prima della rivoluzione industriale non esisteva il fenomeno delle piogge acide, mentre ora a causa della liberazione nell'atmosfera di anidride carbonica (CO2) e solforica (SO3 derivante dall'SO2) tramite reazione con l'acqua le anidridi formano gli acidi corrispondenti, i materiali lapidei che normalmente non venivano aggrediti/dilavati dalle piogge se non in misura minima, subiscono un attacco se il pH della pioggia scende verso valori acidi. Reazione delle anidridi con acqua a formare acidi minerali. CO2 + H2O <===> H2CO3 -- H2CO3 + H2O < ===> HCO3- + H3O+ SO3 + H2O <===> H2SO4 -- H2SO4 + H2O < ===> HSO4- + H3O+ Per quel che riguarda le rocce calcaree, costituite da carbonato di calcio (CaCO3), quando nell'atmosfera è presente un eccesso di CO2 il pH scende a causa della formazione dell'acido carbonico, e la reazione che avviene tra l'acido e il carbonato è la seguente (vedi sotto), con formazione di bicarbonato che a differenza del carbonato è molto più solubile, conseguentemente il materiale di cui il marmo è costituito verra dilavato dalla pioggia. CaCO3 + H2CO3 ===> < Ca(HCO3)2 Dilavamento (acque pure montane) Le acque pure, con contenuti di sostanze disciolte trascurabili, sono tipiche dei bacini montani dove si raccolgono le acque dei ghiacciai. La loro azione provoca l’asporto della calce di idrolisi Ca(OH) 2 che affiora poi in depositi esterni biancastri di idrossido e carbonato di calcio CaCO3. Ricordiamo che l’acqua pura non contendo molti sali è molto più aggressiva e disponibile a sciogliere sali. Anche qui si nota accentuato, che se il contenuto di anidride carbonica dell’acqua supera la soglia di equilibrio con i carbonati, essa scioglie il carbonato e forma bicarbonati assai solubili. Se il pH dell’acqua si abbassa per azione dell’anidride carbonica, si può verificare anche un attacco dei silicati e degli alluminati della pasta di cemento. Attacco da Solfatazione Questo tipo di attacco si presenta nel calcestruzzo successivamente al contatto con acque selenitose (concentrazione di solfati superiore a 200 mg/l), con terreni aventi tenori di solfato maggiori di 2g/Kg, con acqua di mare oppure con atmosfere industriali ricche di vapore d’acqua e anidridi solforose o pag 5/12 Appunti di Chimica e Tecnologia delle Costruzioni 03/03/2008 solforiche. Il deterioramento può essere dovuto anche alla presenza nell’inerte di partenza di solfato di calcio anidro, che a contatto con l’acqua, per idratazione, passa a gesso CaSO4 con conseguente espansione. Quando nel cemento si riscontrano percentuali di solfati superiori allo 0,4-0,6% il degrado del calcestruzzo può essere imputato ad attacco solfatico. Dall’analisi diffrattometrica ai raggi X di un campione che abbia subito questo tipo di attacco si riscontra il più delle volte, oltre alla presenza di gesso bi-idrato, anche ettringite (solfoalluminato idrato Ca3Al2O6-3CaSO4-32H2O) e thaumasite (CaSO4-CaCO3-CaSiO3-15H2O) ottenuta per trasformazione dell’ettringite con sostituzione dell’alluminio con silicio. Rapporto pH/Cloruri L’acciaio nel calcestruzzo è, in condizioni ottimali, molto ben protetto a causa dell’elevata alcalinità dell’ambiente cementizio che, in condizioni normali di calcestruzzo sano, presenta valori di pH compresi tra 12,6 e 13,8. In questo intervallo di valori di pH l’acciaio delle armature risulta essere molto ben protetto; si è infatti valutato che per valori di pH superiori a 11,5 è necessaria una massiccia presenza di ioni aggressivi (in special modo cloruri) affinché abbia inizio il fenomeno di corrosione e che tale quantità aumenta al crescere del pH all’interfaccia ferro-soluzione. Il ferro di armatura può assumere, in un ambiente così alcalino, condizioni di passività dovute alla formazione di uno strato protettivo di ossidi che riducono la velocità di corrosione a valori praticamente trascurabili. I cloruri oltre che essere presenti nei materiali dell'impasto in lavorazione possono anche essere portati sotto forma di aerosol nelle costruzioni limitrofe alle coste marine. Carbonatazione CLS/armato L’anidride carbonica presente nell’atmosfera (concentrazioni dell'ordine di 600-1000 mg/l) quando viene a contatto con il calcestruzzo neutralizza, a partire dagli strati più esterni, i suoi componenti alcalini. Il pH della soluzione contenuta nei pori si riduce dai valori usuali (attorno a 13-14) a valori inferiori a 9, cioè ben al di sotto del pH 11.5 che è il valore necessario per assicurare, in assenza di cloruri, le condizioni di passività dell’armatura. Il fenomeno della carbonatazione è dunque legato in maniera evidente al trasporto dell'anidride carbonica dell’atmosfera attraverso i pori del cemento. Il processo si può rappresentare con la seguente reazione globale semplificata: Ca(OH)2+ CO2 ---------> CaCO3 + H2O Una volta che l’armatura risulta depassivata e sono presenti sulla sua superficie acqua e ossigeno, si produce una corrosione di tipo generalizzato (ovvero riguardante non solo l'armatura ferrosa). La carbonatazione del calcestruzzo e la conseguente depassivazione delle armature non provocano, invece, corrosione se l’acqua e l’ossigeno non sono presenti sulla superficie delle armature o lo sono in tenori molto bassi. Ad esempio, in un calcestruzzo carbonatato, la corrosione risulta trascurabile sia quando si trova a contatto con una atmosfera di umidità relativa <70% (per mancanza d’acqua) sia quando è immerso in acqua (per scarso apporto di ossigeno alla superficie delle armature). Pertanto le condizioni di umidità ambientale più critiche per il prodursi della corrosione (una volta che la carbonatazione è avvenuta) sono quelle con umidità relativa compresa tra 80 e 98% oppure quelle caratterizzate da condizioni di alternanza asciutto - bagnato (che di fatto mantengono a lungo alla pag 6/12 Appunti di Chimica e Tecnologia delle Costruzioni 03/03/2008 superficie delle armature tenori di acqua e di ossigeno analoghi a quelli presenti nel calcestruzzo in equilibrio con umidità comprese nell’intervallo critico 80¸98%). Ripristino Pulizia Sabbiatura (metodo Fisico) Pulitura Meccanica 1) 2) 3) 4) 5) acqua ad alta pressione idrosabbiatura sabbiatura minisabbiatura microsabbiatura 1) pulitura con H2O ad alta pressione questo metodo sfrutta la forza meccanica dell' impatto dell' acqua che viene spruzzata con pressione, in certi casi viene usata per poter sfruttare il conseguente shock termico. Tale sistema è distruttivo nei confronti del materiale lapideo. 2)pulitura mediante idrosabbiatura È meno distruttiva , utile per eliminare vecchi intonaci o pellicole acriliche, magari dopo l'applicazione di prodotti chimici atti ad ottenere un ammorbidimento. Consiste nel mescolare al getto d'acqua sabbia di varia granulometria, che ha potere abrasivo. 3)pulitura per sabbiatura Viene indicata una metodologia che consiste nello spruzzare del materiale solitamente lapideo sulla superficie da pulire. Le variabili che determinano il risultato finale sono molteplici; vanno dalla pressione usata alla dimensione dell' ugello, al tipo di inerte che può essere sabbia silicea o quarzifera, o un inerte vegetale (farina di mais) 4)minisabbiatura Praticata con pressioni inferiori alla sabbiatura. Abbassata la dimensione dell' ugello. Aria e sabbia miscelate nella pistola e non nella sabbiatrice. Usati diversi tipi di inerti come per la sabbiatura, ma granulometria tra 80 e 120 micron. 5)microsabbiatura L'abrasivo usato ha diametro inferiore rispetto alla sabbiatura. L'apparecchiatura è costituita da un compressore accoppiato al serbatoio contenente abrasivo. La superficie trattata è limitata a qualche centimetro quadro. Vista l'ampia produzioni di polveri finissime, dannose per I' operatore, è necessario un aspiratore in prossimità dell' ugello. Questa pulitura è graduale e perfettamente controllabile. Risulta adatta anche per manufatti artistici con dorature e dunque delicati. Pressione e granulometria minori rispetto alla sabbiatura. pag 7/12 Appunti di Chimica e Tecnologia delle Costruzioni 03/03/2008 Uso Detergenti (metodo Chimico) Pulitura Chimica Da non usare: acido muriatico 1) 2) 3) 4) 5) AB57 Tensioattivi Tensioattivi ionici acidi basi Vengono utilizzate diverse sostanze, per esempio: 1)1' AB57 = miscela di acqua/ bicarbonato di ammonio, bicarbonato di sodio, EDTA (sale bisodico) e fungicida. Vengono fatti impacchi di AB57 al fine di ammorbidire e sciogliere i depositi superficiali e le croste nere. Pulisce senza intaccare I' integrità del materiale. Non adatto a materiali porosi, come marmo e calcare, che rischiano la corrosione. 2)tensioattivi = sono di solito saponi neutri liquidi, vengono aggiunti ali' acqua di lavaggio per abbassare la^tensione, superficiale dell'acqua (e diminuire I' angolo di contatto con la pietra), aumentando così il suo potere bagnante ed emolliente. Favoriscono la dissoluzione di sostanze grasse ed oleose. Le loro caratteristiche sono: mantenere lo sporco non disciolto in superficie, non lasciare tracce di se sulle superfìci trattate, capacità di legarsi a Sali di calcio e magnesio dando luogo a complessi solubili in acqua. 3)tensioattivi ionici = hanno azione battericida. Possono essere anionici (se caricati negativamente e non adatti alla pulitura del calcare perché reagendo con il carbonato di calcio, invece di rammollire le croste nere, le consolidano) e cationici (caricati positivamente hanno azione disinfettante ed assorbente) Tensioattivi non ionici = difficili da rimuovere e possono provocare danni alle pietre ( tranne quelle dure). Sono detergenti poco schiumogeni. 4)acidi = solubilizzano facilmente le croste ma possono corrodere le rocce formando sali solubili. La loro azione non è controllabile ed è difficile rimuovere i residui: è impossibile impedire la penetrazione ali' interno, dove gli acidi reagiscono con i minerali presenti. Per esempio sono acido cloridrico(HCI),acido fluoridrico(HF) e acido fosforiso (H2FO3) . 5)basi = distruggono le incrostazioni a base di sostanze grasse. Dal loro utilizzo si formano sali solubili che restano come residui e provocano macchie. Corrodono le rocce silicatiche . cercare di neutralizzare le basi con gli acidi peggiora la situazione perché aumenta ulteriormente la produzione di Sali solubili. pag 8/12 Appunti di Chimica e Tecnologia delle Costruzioni 03/03/2008 Esempio di opere di recupero su di una struttura Degradata. Relazione illustrativa 7.1 – Aspetti generali Il progetto prevede, attraverso una serie di interventi di risanamento conservativo nonché di adeguamento strutturale e normativo, il recupero complessivo della struttura, compatibilmente al ripristino funzionale a fini abitativi e sociali del manufatto in oggetto. Il programma prevede il recupero di otto unità abitative ed una sala civica al piano terreno. Si è previsto di conservare tutte le strutture portanti conciliabili con l’intervento, di restaurare le facciate principali, recuperando tutti gli elementi e gli stili presenti in modo tale di preservare il carattere storico del fabbricato. A tal fine sono state mantenute inalterate le facciate principali, non sono stati aperti nuovi vani porta e/ o finestra né sui prospetti lungo la strada e né sulle falde relative tali prospetti. Inoltre, saranno recuperati gli elementi lapidei presenti quali i portali, i davanzali, i coppi della copertura, i laterizi utilizzati nella realizzazione del contorno dei vani finestra. Saranno recuperate e restaurate anche le griglie in ferro presenti, anche se in cattivo stato. Sul retro sono state effettuate delle operazioni tecniche orientate da un lato alla necessità di preservare le murature esistenti eliminando le fonti di umidità presenti (si è previsto di distaccare il terreno dall’edificio), dall’altro a creare alcuni accessi differenti dall’esistente e rispondenti alle nuove soluzioni distributive. È stata prevista un’occupazione soltanto parziale del portico ed un adeguamento della superfetazione esistente al fine di renderla un corpo organico dell’edificio e contemperare l’esigenza di nuovi spazi con quella della tutela della leggibilità della tipologia originaria. Sulla parte restante della facciata posteriore sono state mantenute le bucature esistenti, con piccole rimodulazioni laddove necessarie. È stato previsto un corpo di autorimesse, assolutamente indispensabile per l’utilizzo moderno dell’edificio, completamente interrato e fuori sagoma rispetto al perimetro del manufatto attuale. Sistemazioni esterne, sia della parte di lotto retrostante all’edificio (prevista a verde) sia sul lato lungo la strada (prevista con caratteri urbani e materiali lapidei) completano la valorizzazione complessiva del manufatto. Modalità d’intervento: isolamenti, strutture e finiture Vespai Per favorire il risanamento delle murature esistenti e dei solai del piano terreno dai fenomeni di risalita di umidità, nonché evitare il contatto diretto tra pavimento e sottosuolo, si prevede di creare dei vani vuoti (vespai a camera d’aria), asciutti e termicamente coibenti, messi in opera al disotto della quota del primo solaio, con la funzione di fermare l’acqua ascendente dispersa nel terreno e di agevolare la riduzione della condensa atmosferica. I vespai a camera d’aria saranno collegati con l’esterno mediante bocchette d’aerazione o con camini di tiraggio che arriveranno fino al tetto. Trattamento delle murature perimetrali È previsto il mantenimento più diffuso possibile delle murature originarie che costituiscono l’involucro dell’edificio anche al fine di tutelare la quota di intonaci ancora esistenti. A tale scopo, onde preservare l’integrità delle facciate e degli elementi architettonici di rilievo presenti, la previsione del necessario isolamento termico dei locali sarà realizzata facendo uso della tecnica dell’isolamento interno mediante l’impiego di materiali naturali (quali sughero o fibra dilegno). Laddove, invece, èprevista una limitata pag 9/12 Appunti di Chimica e Tecnologia delle Costruzioni 03/03/2008 presenza di nuove tamponature (parte retrostante), si procederà con il metodo dell’isolamento esterno pur sempre con l’utilizzo di materiali naturali. Il successivo strato d’intonaco sarà a base di calce ed il rivestimento superficiale di colore uniforme all’esistente. Trattamento delle murature interne Le murature interne con funzioni strutturali saranno integralmente mantenute e adeguatamente consolidate. Le nuove tramezzature interne integreranno, laddove possibile, quelle esistenti nella formazione degli ambienti. Nei casi in cui si renda necessario procedere alla demolizione di partizioni esistenti, ciò avverrà previa esecuzione di tutte le procedure preliminari (saggi, puntellamenti, opere di contraffortatura, ecc.) al fine di individuare esattamente tutti gli elementi che saranno direttamente od indirettamente sostenuti dalle strutture portanti o collaboranti oggetto d’intervento (al fine di eludere crolli improvvisi e/o accidentali). La rimozione sarà eseguita esclusivamente a mano con l’ausilio di mazzetta e scalpello (ovvero punta o raschino) oppure, se la muratura presenta elevata compattezza, con scalpello meccanico leggero; solo in casi particolari e sempre sotto prescrizione della D.L. si potrà utilizzare il piccone. Non sarà consentito l’uso di strumenti a leva. Trattamento degli intonaci interni La struttura muraria interna dell’edificio, presenta alcune lacune di intonaco, principalmente nella parte del secondo ampliamento (zona stalla e fienile) e, pertanto, si rende necessario procedere ad un’azione di ripristino degli intonaci mediante rincocciatura e successivo intonaco. La rincocciatura sarà operata tramite l’inserimento di nuovi materiali compatibili con quelli presenti allo scopo di ripristinare la continuità della parete, in alcuni casi sarà limitata al solo paramento esterno, in altri interesserà la muratura per tutto il suo spessore; questo ultimo caso si differenzia dall’integrazione muraria poiché coinvolge porzioni limitate di muratura e, dallo scuci e cuci perché non prevede la rimozione delle parti di muratura degradate. L’operazione di rincocciatura si renderà necessaria, inoltre, per evitare il progredire e/o l’insorgenza dei fenomeni di degrado (infiltrazioni d’acque meteoriche, di radici infestanti ecc.) che altrimenti potrebbero attecchire all’interno della lacuna. In alcuni punti, la rincocciatura dovrà assolvere un ruolo di sostegno strutturale e, pertanto, i materiali utilizzati dovranno avere delle caratteristiche di resistenza meccanica a compressione tale da garantire la stabilità della struttura quindi, si ricorrerà a materiali compatibili e similari, per natura e dimensioni, a quelli originali. Nei casi in cui invece si tratterà di colmare un vuoto, saranno utilizzati materiali come: frammenti di mattone, scaglie di pietra ecc. All’interno della lacune di maggior dimensione, saranno essere realizzate delle forature per l’inserimento di perni e connettori necessari per facilitare e garantire l’efficace ancoraggio dei nuovi elementi. La cavità dovrà poi essere pulita ricorrendo a mezzi manuali come spazzole, raschietti o aspiratori in modo da rimuovere i detriti polverulenti e grossolani senza l’uso di acqua. La malta di connessione sarà essere similare a quella presente sul paramento murario per rapporto legante-inerte e granolumetria dell’inerte. La composizione della malta di calce da usare per la rincocciatura sarà così composta: 2 parti di calce aerea; 1 parte di calce idraulica; 9 parti di inerte (4 parti di cocciopesto, 5 parti di sabbia vagliata). Dopo la messa in opera del materiale di risarcitura, nel caso di un paramento a faccia vista, si dovrà eseguire la finitura e la stilatura dei giunti soprattutto in prossimità dei bordi d’unione tra il vecchio e il nuovo al fine di evitare, proprio in questi punti delicati, discontinuità strutturali. pag 10/12 Appunti di Chimica e Tecnologia delle Costruzioni 03/03/2008 Infissi Nel prospetto sulla via 1850 saranno mantenute le aperture esistenti, mentre nuove aperture e piccoli interventi di adeguamento sono previsti sulla parte interna, secondo un ordine calibrato, per sostenere le esigenze di aero-illuminazione dei nuovi vani. Saranno ripresi tutti gli imbotti attualmente esistenti. Tutti i serramenti riprenderanno il disegno attuale e saranno in legno, conante di scuro. Pavimenti Tutti pavimenti interni saranno realizzati con trafilati in cotto pre-trattato che meglio si adattano alla tipologia dell’edificio. Anche all’esterno, per uniformarsi all’attuale stile rurale, sul fronte principale, nello spazio compreso tra il marciapiede e il manufatto, e nello spazio di pertinenza degli affreschi, sarà utilizzata una pavimentazione con acciottolato e lastre in pietra. Al fine di delimitare tali superfici nella zona degli affreschi si poserà una recinzione con ritti in ghisa e catenelle. Solai Tutti i solai voltati saranno interessati, previa centinatura, da un’azione di recupero, nelle modalità più consone alla natura dell’intervento, garantendo la funzionalità statica e facendo uso di materiali naturali, ove possibile, quali isolanti, riempimenti e rinfianchi. Per quanto riguarda, invece, i solai in legno le infiltrazioni di acqua, il tempo e la mancanza di manutenzione hanno reso le strutture in uno stato tale da non poter essere recuperate, si rende perciò indispensabile la loro sostituzione. Al fine di rimanere fedeli allo stile attuale, i nuovi solai saranno realizzati in legno con la tecnica del woodbeton costituito dall'orditura secondaria, assito di collegamento, strato di isolante termico e caldana. La sovrastante pavimentazione sarà realizzata in cotto. Copertura La copertura sarà realizzata con struttura portante in legno e manto in cotto, la lattoneria sarà in rame. La struttura lignea, riprenderà le attuali linee di colmo e di gronda in modo da rendere inalterata l’immagine dell’edificio. Relativamente al manto di copertura, per mantenere l’aspetto originale dell’edificio, saranno riutilizzati i coppi attualmente esistenti. Sarà recuperato anche parte dell’assito, da utilizzare nella parte a vista del sottogronda. La copertura in coppi sarà realizzata in modo da creare un’intercapedine che permetterà una costante circolazione d’aria dalla gronda fino alla linea di colmo, evitando le correnti trasversali. La realizzazione della copertura in oggetto, secondo la modalità indicata, garantirà una riduzione della trasmissione di calore all’interno del sottotetto e l’eliminazione della condensa che favorisce l’insorgenza di muffe e la conseguente riduzione della vita dei coppi. Modalità di recupero elementi lapidei, intonaci, elementi metallici e dipinti Elementi lapidei Zone dilavate • Leggera pulitura generale mediante lavaggio con acqua nebulizzata a bassa pressione per rimuovere i sali solubili e i depositi incoerenti. • Trattamento di disinfezione delle zone interessate da attacchi microbiologici con applicazioni ripetute, a pennello o con nebulizzatore, di soluzione diluita al 5% di cloruro di benzalconio in acqua demineralizzata ( Preventol R80, New Des). pag 11/12 Appunti di Chimica e Tecnologia delle Costruzioni • Stuccatura conservativa delle fratture e delle lacune della pietra con malta a base di calce idrata, calce idraulica naturale bianca a basso contenuto di sali solubili e polveri di marmo di colore adeguato e di curva granulometrica proporzionale alle lacune da risarcire, additivata di emulsione metacrilica diluita ( 3% in volume) • Sigillatura dei giunti tra i vari elementi lapidei con malta intonata cromaticamente. Zone con depositi carboniosi • Pulitura a secco della superficie con spatole, spazzolini e aspiratore per rimuovere guano, depositi incoerenti di polveri e particellato carbonioso. • Pulitura generale mediante lavaggio con acqua nebulizzata a bassa pressione e spazzolatura con spazzolini morbidi di nylon. • Assottigliamento dei residui delle incrostazioni carboniose e dei depositi superficiali aderenti mediante microabrasivatura di precisione a bassa pressione (0,5-2 bar) con inerti finissimi (120/220 mesh) quali carbonato di calcio, almandite o inerti organici. • Trattamento di disinfezione della superficie, con applicazioni ripetute, a pennello o con nebulizzatore, di soluzione diluita al 5% di cloruro di benzalconio in acqua demineralizzata ( Preventol R80, New Des). • Stuccatura delle fratture e delle lacune della pietra con malta a base di calce idrata, calce idraulica naturale bianca a basso contenuto di sali solubili e polveri di marmo. • Sigillatura dei giunti tra i vari elementi lapidei con malta intonata cromaticamente. Intonaci Intonaci di rinzaffo a superficie scabra • Pulitura superficiale mediante lavaggio con acqua nebulizzata a bassa pressione e spazzolatura. • Rimozione manuale delle stuccature e dei rappezzi in malta cementizia e dei depositi aderenti con martello, scalpello e spatole; successivo lavaggio con acqua nebulizzata. • Consolidamento degli intonaci decoesionati mediante imbibizione di latte di calce diluitissimo, colorato con terre naturali, applicato a più riprese a pennello. • Stuccatura delle lacune dell’intonaco con malta di calce idrata e sabbia, simile per composizione, granulometria e trattamento superficiale a quella originale. • Intonazione cromatica delle integrazioni e consolidamento superficiale degli intonaci originali con velatura di latte di calce diluitissimo, pigmentato con terre naturali, applicata a pennello. Intonaci lisci • Rimozione della polvere e dei depositi incoerenti con pennelli e aspiratore. • Pulitura mediante lavaggio con acqua nebulizzata a bassa pressione. 03/03/2008 pag 12/12 Appunti di Chimica e Tecnologia delle Costruzioni 03/03/2008 • Consolidamento di profondità dei frammenti d’intonaco distaccati e degli strati superficiali esfoliati con iniezioni di miscela idraulica a base di calce idraulica naturale, a basso contenuto di sali solubili, carbonato di calcio e inerti micronizzati. • Rimozione delle stuccature in malta cementizia e dei depositi aderenti a bisturi e con spazzolini morbidi e successivo lavaggio con acqua nebulizzata. • Consolidamento degli intonaci decoesionati mediante imbibizione di latte di calce diluitissimo, applicato a più riprese a pennello. • Stuccatura delle lacune dell’intonaco con malta a base di calce idrata e sabbia fine, simile per composizione, granulometria e trattamento superficiale a quella originale. • Intonazione cromatica delle integrazioni e delle parti d’intonaco dilavate o macchiate con velature trasparenti, condotte con tinte a base di latte di calce e pigmenti naturali stabili alla calce. Elementi metallici (inferriate, capochiave a paletto) • Rimozione delle ossidazioni incoerenti mediante leggera spazzolatura. • Trattamento protettivo della superficie con applicazione di protettivo metacrilico diluito o smalro ferromicaceo. Dipinti murali Le murature su cui poggiano i due dipinti presentano gravi problemi statici, in particolare la parete del corpo di fabbrica su cui è posizionata la “Madonna del Latte con San Rocco” mostra un evidente cedimento che andrà risanato con urgenza, per poter procedere al restauro degli affreschi. Prima di procedere ai lavori di recupero strutturale dell’edificio sarà opportuno effettuare una serie di interventi preventivi, di messa in sicurezza dei dipinti, che prevedano la posa in opera di una copertura provvisoria delle due murature che eviti ulteriori infiltrazioni di acqua piovana, il consolidamento localizzato delle zone con colore sollevato, il consolidamento di profondità nelle zone pericolanti e la protezione dagli urti accidentali durante i lavori edili. L’intervento definitivo, da effettuarsi al termine dei lavori di risanamento dell’edifico, propone i seguenti interventi: - rimozione delle opere di protezione provvisoria; - controllo e perfezionamento del consolidamento di superficie e di profondità; - rimozione meccanica a bisturi delle tinteggiature recenti; - pulitura generale delle superfici; - rimozione a bisturi dei depositi di materiale organico e dei nidi d’insetti all’interno delle lacune e delle intercapedini aperte dell’intonaco; - rifinitura della pulitura ad umido per dilavamento e con pennelli morbidi per penetrare nelle rugosità dell’intonaco; - stuccatura delle lacune dell’intonaco con malte a base di calci naturali; - integrazione pittorica: le lacune estese saranno accordate cromaticamente con velature trasparenti; le lacune di piccola dimensione saranno integrate con velature ad acquarello.