PROGRAMMA 13 ottobre “Canti del guardare lontano. Serata evento tra teatro e poesia” con Giuliano Scabia A seguire: - brindisi-presentazione del libro “600.000 e altre azioni teatrali per Giuliano Scabia” di Stefano Casi (ed. Ets, 2012) - assegnazione dei Premi dello Spettatore 2012 SERATA INAUGURALE A INGRESSO LIBERO Teatri di Vita inaugura la sua ventesima stagione con l’omaggio a uno dei più straordinari protagonisti del teatro contemporaneo: Giuliano Scabia, protagonista della grande stagione sperimentale degli anni ’60, inventore di eccezionali percorsi di animazione nel sociale, scrittore, poeta, narratore. Una serata-evento (a ingresso libero) nella quale Scabia ci accompagnerà con le parole dei suoi poemi, in un viaggio di ascolto e di “guardare lontano”... “Canti del guardare lontano” è il nuovo libro di poemi di Giuliano Scabia, pubblicato in questi mesi da Einaudi. Alcuni dei poemi sono testi teatrali brevi: teatropoemi in atto sul Teatro Vagante. Il “lontano” è l’orizzonte del guardare: è là dove il Teatro Vagante è arrivato volando nella mente, volando nel cosmo. L’evento non si sa come sarà: sarà un avvenimento, qualcosa che si ascolta avvenire. Dei Canti, scritti negli ultimi trent’anni, protagonista è il vento. Ma chi è il vento? Il respiro, l’ascolto, il weltgeist? Con chi verrà ci faremo domande, cercando insieme il senso del vento, del nostro andare. “Cercherò di essere un buon esecutore, un buon cantore. I Canti sono il punto della poesia e del teatro a cui sono giunto adesso, a partire da Padrone & Servo, Il poeta albero, Opera della notte, Il tremito. Per me è nelle poesie che si rivela la freccia del vento nel sentiero” (Giuliano Scabia). A seguire, un brindisi per salutare l’uscita del libro “600.000 e altre azioni teatrali per Giuliano Scabia” di Stefano Casi (ed. Ets, 2012), che racconta la grande stagione del decentramento teatrale nei quartieri operai di Torino, condotto da Scabia nel 1969/70, e che fu alla base di tante esperienze successive, dalla nascita dell’animazione teatrale alla ricerca di nuovi modelli di teatro politico e di partecipazione. Nel corso della serata saranno anche assegnati i Premi dello Spettatore 2012, che ogni anno vengono stabiliti dal pubblico di Teatri di Vita. Anche in questa settima edizione saranno premiati l’artista il cui spettacolo è risultato il più gradito della scorsa stagione, e lo spettatore più assiduo nelle votazioni. Nelle scorse edizioni sono stati premiati, tra gli altri, Babilonia Teatri, Fanny & Alexander, Odemà. ------------------------------------19-20 ottobre “Alma” coreografia e interpretazione Giorgio Rossi costumi Giorgio Rossi luci Michelangelo Campanale tecnico luci Mara Cugusi musiche Fabrizio de Andrè‚ Death in Vegas‚ John Oswald‚ King Krimson testi Cesare Pavese‚ Pablo Neruda‚ Alda Merini‚ Giorgio Rossi produzione Sosta Palmizi con il sostegno di Ministero per i Beni e le Attività Culturali e della Regione Toscana “Per il mio cuore basta il tuo petto, per la tua libertà bastano le mie ali”, scrive Pablo Neruda: e le ali sono quelle di Giorgio Rossi, che in “Alma” fonde poesia, musica, danza. Uno spettacolo di grande emozione, appassionato, acuto, perfino divertente. Perché sono tante le facce della poesia, e Giorgio Rossi le indaga con una capacità evocativa seducente, tra parola e movimento. “Alma” parte proprio dalla poesia di Neruda per toccare sentimenti forti come l’amore, la solitudine, la morte. I sentimenti, insomma, che toccano l’anima (“alma”, in castigliano). E che Giorgio Rossi racconta prendendo anche le parole di Cesare Pavese e Alda Merini, così come le canzoni di Fabrizio De André, King Crimson, Death in Vegas e John Oswald. Ecco così nascere uno spettacolo nuovo. Come esiste il cinema di poesia o il teatro di poesia, ecco la danza di poesia, che si nutre dei versi dei grandi poeti per restituire al pubblico le emozioni che essi generano. Come ha scritto Pier Giorgio Nosari, “Questo spettacolo si spinge a un limite oltre il quale distinguere tra danza, prosa, clownerie e mimo ha poco senso”. Giorgio Rossi nel 1984 è stato co–fondatore della Sosta Palmizi‚ con la quale ha creato, come danzatore e coreografo, diversi spettacoli a cominciare dallo storico “Il cortile”. Dal 1990 l’associazione Sosta Palmizi è diretta da Giorgio Rossi e Raffaella Giordano, diventando ben presto centro di produzione di numerosi giovani danzatori e coreografi. Giorgio Rossi ha partecipato a vari progetti interdisciplinari fra danza, musica e teatro (toccando perfino il cinema: nel 1987 crea le coreografie per il film “Le avventure del barone di Munchausen” di Terry Gilliam, e nel 1995 partecipa alle riprese del film “Io ballo da sola” di Bernardo Bertolucci), e parallelamente al suo percorso di coreografo e interprete si dedica assiduamente all’insegnamento per formare danzatori. Tra i tantissimi progetti elaborati nella sua carriera, ricordiamo “Sul coraggio. Pasatua che va alla fontana”, che fu presentato in uno studio in anteprima nel 1995 proprio a Teatri di Vita. Nel 1997 debutta lo spettacolo “Piume”‚ nato dalla collaborazione con Vasco Mirandola e Simone Sandroni, e nello stesso anno collabora con la Banda Osiris alla produzione di “Sinfonia Fantastica”. Nel 1998 partecipa con lo spettacolo “Piume” alla Biennale della Danza di Lione e riceve il Premio della critica “Danza&Danza” quale miglior coreografo/danzatore. ------------------------------------21 ottobre “Lei e Tancredi” coreografia e regia Loredana Parrella compagnia Cie Twain con Camilla Zecca, Elisa Teodori, Carmen Fuentes Guaza, Annarita De Michele, Yoris Petrillo, Fernando Pasquini, Giuseppe Claudio Insalaco disegno luci Cesare Lavezzoli consulenza alla drammaturgia Roberta Nicolai costumi Loredana Parrella musica rielaborata da Alessandro D’Alessio organizzazione Paolo Fontani produzione AcT 2010 - Coproduzione OFFicINa 1011 di tst, Regione Lazio con il sostegno di A.T.C.L.; Itinerario44, Provincia di Roma Il cavaliere cristiano Tancredi e la guerriera musulmana Clorinda: un amore impossibile che finisce in un duello cruento. Così lo racconta Torquato Tasso nella “Gerusalemme liberata”, così lo ripete Claudio Monteverdi nel madrigale che riporta i loro nomi. A questi due eroi, separati da conflitti troppo grandi per loro, Loredana Parrella dedica un intenso spettacolo di danza contemporanea, moltiplicando i Tancredi e le Clorinde, eroici cavalieri dei tempi delle Crociate, ma anche giovani dell’intifada, studenti e poliziotti: corpi d’amore e di rivolta. La solitudine dell'eroe è ben espressa dall'amore impossibile, quello degli amanti separati dalla cultura e dalla religione. Tancredi e Clorinda, “due creature singolari, più forti di se stesse, sì, capaci l'una e l'altra di andare, a costo della vita, per amore della verità, al di là delle proprie forze, fino all'altro, il più lontano, il più vicino” (Hélène Cixous), diventano, in questo spettacolo, “corpi parlanti”: di fronte alla stanchezza e alla rinuncia, devastanti caratteristiche del nostro tempo, rappresentano un’altra possibilità, diventando così strumento privilegiato per analizzare la disumanizzazione del mondo contemporaneo, mettendo in atto (in danza) una personale esplorazione del Mondo, segnato da conflitti tra popoli e da conflitti interiori. La coreografia vede in scena sette corpi danzanti che incarnano allo stesso tempo gli eroi delle crociate medievali, i giovani dell’intifada israelo-palestinese, gli studenti e i poliziotti delle rivolte degli anni di piombo. I personaggi di Tasso diventano così viatico per indagare su alcuni degli avvenimenti della nostra storia recente, arrivando a leggerne gli effetti sulla quotidianità. Coreografa e danzatrice, regista e attrice: Loredana Parrella unisce nel proprio lavoro l’arte della danza e una visione teatrale della scena e dell’azione, che approda a spettacoli di grande forza dal punto di vista sia spettacolare che coreutico. Dopo una lunga attività interpretativa che l’ha portata a calcare grandi palcoscenici (dalla Scala all’Opera di Roma) diretta da grandi registi (da Ronconi a De Simone), dagli anni ’90 ha firmato drammaturgia e regia di produzioni di danza contemporanea. Nel 2006 dà vita a Cie Twain, che segna la nascita della collaborazione artistica con il theatre designer belga Roel Van Berckelaer. La Compagnia ha sede nel Centro da lei fondato nei pressi di Roma (SpazioCTw), nel quale la coreografa prosegue la sua ricerca didattica concentrandosi principalmente sulla formazione di giovani talenti. Nel 2007 inoltre dà vita al Cie Twain Ensemble, la compagnia dei giovani danzatori, selezionati tra i migliori allievi del corso professionale diretto dalla coreografa stessa, per i quali crea work in progress e short performances. Nel 2009 è stata coreografa ospite presso il centro Danswerkhuys di Antwerpen (Belgio). ------------------------------------25 ottobre “Weekend” di Andrew Haigh con Tom Cullen, Chris New UK, 2011 - 97’ CINEMA Una storia d’amore: tutto qui? Come se l’amore non fosse qualcosa di semplicemente straordinario. Ecco un film pacatamente sconvolgente, che il critico del “New York magazine” ha così commentato: “Odio l’idea di poter rovinare un lavoro tanto delicato con una lode che suoni eccessiva ma, che siate gay o eterosessuali, se non rivedete voi stessi in questo film allora avete bisogno di farvi una vita”. Dopo la serata con i suoi amici straight, il timido Russell va in un club gay e incontra Glen, estroverso e orgoglioso. Potrebbe essere una banale storia di una notte, e invece inizia un weekend intenso di sesso ed eccessi, ma soprattutto di confidenze e conoscenza reciproca, dopo il quale nessuno dei due sarà come prima. L'incontro occasionale assume una dimensione inaspettata, intima e esistenziale. Una love story emozionante per un film acuto e onesto. Dopo avere lavorato come assistente al montaggio per numerosi film (“The Gladiator” di Ridley Scott e “Mister Lonely” di Harmony Korine) e dopo alcuni cortometraggi, Andrew Haigh debutta nella sceneggiatura e regia di lungometraggi con “Greek Pete” (2009), imperniato sulla vita di un giovane prostituto. Il suo secondo lungometraggio “Weekend” esce nel marzo 2011, ottenendo diversi premi in festival internazionali. Nel 2011, Andrew Haigh è stato citato da “Variety” come uno tra gli sceneggiatori da tenere d’occhio. Ha ottenuto il London Critics Circle Award come migliore regista emergente e l’Evening Standard Film Award come migliore sceneggiatore. ------------------------------------- 26-27 ottobre “Italianesi” di e con Saverio La Ruina musiche originali eseguite dal vivo da Roberto Cherillo disegno luci Dario De Luca direzione tecnica Gaetano Bonofiglio organizzazione Settimio Pisano produzione Scena Verticale con il sostegno di MIBAC e Regione Calabria Italiani in Albania, albanesi in Italia: è il destino di soldati e civili italiani rimasti bloccati doltre l’Adriatico dopo la guerra e rimpatriati dopo quasi mezzo secolo. A raccontare questa vicenda, ispirata a storie vere, è Saverio La Ruina, che con “Italianesi” porta a termine una trilogia di sguardi su vite dimenticate del nostro paese, dopo “Dissonorata” e “La Borto”. Esiste una tragedia inaudita, rimossa dai libri di storia, consumata fino a qualche giorno fa a pochi chilometri dalle nostre case. Alla fine della seconda guerra mondiale, migliaia di soldati e civili italiani rimangono intrappolati in Albania con l’avvento del regime dittatoriale, costretti a vivere in un clima di terrore e oggetto di periodiche e violente persecuzioni Con l’accusa di attività sovversiva ai danni del regime la maggior parte viene condannata e poi rimpatriata in Italia. Donne e bambini vengono trattenuti e internati in campi di prigionia per la sola colpa di essere mogli e figli di italiani. Vivono in alloggi circondati da filo spinato, controllati dalla polizia segreta del regime, sottoposti a interrogatori, appelli quotidiani, lavori forzati e torture. In quei campi di prigionia rimangono quarant’anni, dimenticati. Come il “nostro” che vi nasce nel 1951 e vive quarant’anni nel mito del padre e dell’Italia che raggiunge nel 1991 a seguito della caduta del regime. Riconosciuti come profughi dallo Stato italiano, arrivano nel Belpaese in 365, convinti di essere accolti come eroi, ma paradossalmente condannati ad essere italiani in Albania e albanesi in Italia. Scena Verticale è uno dei motori più importanti del teatro contemporaneo nell’Italia del sud. Fondata nel 1992 da Saverio La Ruina e Dario De Luca a Castrovillari (Cosenza), la compagnia si distingue subito per il suo lavoro che coniuga in maniera nuova e originale la “meridionalità”, attraverso spettacoli come “Kitsch Hamlet”, presentato nel 2004 a Teatri di Vita. Del 2006 è “Dissonorata”, scritto, diretto e interpretato da Saverio La Ruina, pluripremiato (due premi Ubu per il miglior attore e il miglior testo; finalista al Premio Eti - Gli Olimpici del teatro; segnalazione speciale del testo al Premio Ugo Betti) e plurirappresentato (oltre 200 repliche in Italia e in molti paesi stranieri). Con “La Borto”, del 2009, si rinnova lo straordinario successo del precedente (compreso un nuovo Premio Ubu e il Premio Hystrio alla drammaturgia). Dal 1999 Scena Verticale organizza a Castrovillari il festival Primavera dei Teatri, una delle più importanti manifestazioni dedicate alla scena contemporanea, anch’essa vincitrice di un Premio Ubu nel 2009. ------------------------------------31 ottobre - 1 novembre “Operetta burlesca - Studio n.1” di Emma Dante con Davide Celona, Marcella Colaianni, Francesco Guida, Carmine Maringola produzione Compagnia Sud Costa Occidentale presentato in collaborazione con Gender Bender Dopo lo straordinario successo della “Trilogia degli occhiali” presentata la scorsa stagione a Teatri di Vita, Emma Dante ritorna con una novità assoluta, anzi uno studio del suo prossimo lavoro. Si tratta di “Operetta burlesca”, presentato in collaborazione con il festival Gender Bender, con il quale la regista siciliana ritorna a confrontarsi, dopo “Mishelle di Sant’Oliva”, con il transgender. “Operetta burlesca” è uno spettacolo ricco di numeri di travestimento e spogliarelli. È una favola nera raccontata in maniera grottesca e disperata dalla presentatrice della serata. La soubrette transessuale Stellina intrattiene il pubblico di uno spettacolo di varietà con il racconto della sua storia d’amore. Tra una danza del ventre e un banale spogliarello, si consuma il racconto appassionato e dolente della sua storia con un uomo sposato e padre di famiglia che l’ha sedotta e poi ingannata... Emma Dante è stata probabilmente la regista rivelazione del primo decennio del secolo. Con la sua compagnia Sud Costa Occidentale, fondata nel 1999, ha rivelato un’altra Palermo e un altro teatro. Acclamata in Italia e in Europa, ha attraversato spazi alternativi e enti lirici (con la regia della “Carmen” al Teatro alla Scala nel 2010), è stata pluripremiata (dal Premio Lo Straniero al Premio Gassman al Premio della Critica) ed è diventata oggetto di numerosi libri e di un film. Tra i suoi spettacoli ricordiamo “mPalermu” (Premio Scenario 2001 e premio Ubu 2002), “Carnezzeria” (Premio Ubu 2003), “Medea” (Premio Golden Graal 2005). ------------------------------------9-10 novembre “Reality” ideazione e performance Daria Deflorian e Antonio Tagliarini a partire dal reportage di Mariusz Szczygieł “Reality” (traduzione di Marzena Borejczuk, Nottetempo 2011) disegno luci Gianni Staropoli consulenza per la lingua polacca Stefano Deflorian, Marzena Borejczuk e Agnieszka Kurzeya collaborazione al progetto Marzena Borejczuk organizzazione e comunicazione Filipe Viegas produzione Planet3/Dreamachine, ZTL-Pro, Armunia/Festival Inequilibrio con il contributo di Provincia di Roma, Assessorato alle Politiche Culturali in collaborazione con Fondazione Romaeuropa / Palladium, Teatro di Roma e PAV Residenze: Armunia/Festival Inequilibrio, Ruota Libera/Centrale Preneste Teatro, Dom Kultury Podgórze patrocinio Istituto Polacco di Roma con il sostegno di Nottetempo, Kataklisma/Nuovo Critico, Istituto Italiano di Cultura a Cracovia, Dom Kultury Podgórze Realtà, reality senza show, senza pubblico. Essere anonimi e unici. Speciali e banali. Avere il quotidiano come orizzonte. Come Janina Turek, donna polacca che per oltre cinquant’anni ha annotato minuziosamente i dati della sua vita: quante telefonate a casa aveva ricevuto e chi aveva chiamato (38.196); dove e chi aveva incontrato per caso e salutato con un “buongiorno” (23.397); quanti appuntamenti aveva fissato (1.922); quanti regali aveva fatto, a chi e di che genere (5.817); quante volte aveva giocato a domino (19); quante volte era andata a teatro (110); quanti programmi televisivi aveva visto (70.042). 748 quaderni trovati alla sua morte nel 2000 dalla figlia ignara ed esterrefatta. “Nella routine quotidiana succede sempre qualcosa. Sbrighiamo un’infinità di piccole incombenze senza aspettarci che lascino traccia nella nostra memoria, e ancor meno in quella degli altri. Le nostre azioni non vengono infatti svolte per restare nel ricordo, ma per necessità. Col tempo ogni fatica intrapresa in questo nostro quotidiano affaccendarsi viene consegnata all’ oblio. Janina Turek aveva scelto come oggetto delle sue osservazioni proprio ciò che è quotidiano, e che pertanto passa inosservato” (Mariusz Szczygieł). Nessuno stupore se una scelta del genere la fa un artista in una qualche performance: quello che mette uno strano brivido addosso nello scorrere la vita nei dettagli di questa anonima casalinga di Cracovia, è che non è un’opera artistica, non è un paradosso intellettuale, non è rivolto in nessun modo ad un pubblico. Per sua scelta personale, aveva cominciato intuitivamente a nobilitare il proprio trantran quotidiano. Perché? Daria Deflorian (autrice e attrice, tra l’altro con registi come Arcuri, Martone, Baliani, Remondi e Caporossi) e Antonio Tagliarini (autore e performer) investigano da tempo, separatamente, nei loro spettacoli e nelle loro performance i confini del reale e la soglia sottile tra realtà e rappresentazione. Spettacolo-chiave di questa ricerca, che i due artisti hanno realizzato insieme per la prima volta, è stato “Rewind, omaggio a Cafè Müller di Pina Bausch” (2008), che hanno portato anche in numerosi paesi stranieri. Da quest’opera si è sviluppato un percorso di ricerca comune che li ha portati a sondare i limiti della rappresentazione. ------------------------------------20-21 novembre “Il frigo” di Copi uno spettacolo di Andrea Adriatico con Eva Robin’s cura e aiuto Daniela Cotti scene Andrea Cinelli con la consulenza di Maurizio Bovi costumi Andrea Cinelli col repertorio vintage di A.N.G.E.L.O. organizzazione Monica Nicoli fotografia Raffaella Cavalieri produzione Teatri di Vita Copi per due. Si inizia con la ripresa del fortunatissimo e sempreverde “Il frigo” per proseguire, pochi giorni dopo, con la nuova produzione di Teatri di Vita “L’omosessuale o la difficoltà di esprimersi”. Eva Robin’s torna ancora a stupire con una sorprendente prova d’attrice che l'ha già vista acclamata in numerosi teatri italiani negli ultimi anni. Ironica, affascinante, cinica: così Eva si presenta in un monologo che sembra scritto appositamente per lei dal celebre disegnatore e drammaturgo Copi. Stupri incestuosi, mondanità e sogni angoscianti: il tutto condito da gags divertenti e surreali crudeltà, in una girandola caleidoscopica con un sapore amaro. Nel "Frigo" c’è tutta la comicità del teatro beffardo e pungente di Copi. Eva Robin’s si cala in maniera perfetta nei panni dell’ambiguo protagonista, cimentandosi nel frenetico meccanismo di veloci trasformismi e moltiplicazioni di identità. Nell’esplorazione del mondo alla rovescia di Copi, dove sesso, violenza, suicidio, solitudine diventano occasioni di risata, Eva è guidata da Andrea Adriatico, che costruisce uno spettacolo al tempo stesso algido e travolgente, irresistibilmente comico e sottilmente patetico. ------------------------------------22 novembre CINEMA “Breakfast on Pluto” di Neil Jordan con Cillian Murphy, Liam Neeson, Ruth Neega, Laurence Kinlan Irlanda-UK, 2005 - 135’ L’identità sessuale e il nazionalismo irlandese: dopo il notevole “La moglie del soldato”, Neil Jordan ritorna al tema della transessualità mescolato con quello del terrorismo, in un film geniale. Un neonato viene abbandonato davanti alla porta di un prete. Quel bambino, interpretato da uno strabiliante Cillian Murphy, diventerà poi un giovane transgender nell'Irlanda degli anni ’60, e dovrà sopravvivere non solo in mezzo ai pregiudizi ma anche ai violenti conflitti della guerra civile tra cattolici e protestanti. D’altra parte, i suoi amici sono già un piccolo nucleo di un mondo a parte: un ragazzo down, un'africana e un militante dell'IRA. Dopo aver scoperto di essere il figlio del parroco che lo trovò davanti casa, il ragazzo parte per Londra alla ricerca della madre, in un viaggio che lo vedrà lavorare in un gruppo rock-folk (il cui leader è il cantautore Gavin Friday) o con un illusionista. Il deragliamento dell’identità sessuale diventa così la riposta vitale e positiva contro la violenza e i pregiudizi, in una favola divertente e drammatica, lieve e profonda, sulla vita e sulla diversità intesa come via maestra alla dignità dell’uomo. Il film è stato premiato in diversi festival internazionali. Neil Jordan è uno dei più intelligenti, famosi e originali registi irlandesi, ma anche raffinato scrittore. Ha firmato grandi successi, alternando blockbuster internazionali con opere di maggiore sottigliezza e profodità. Tra i suoi film che hanno preceduto “Breakfast on Pluto” (2005) ricordiamo “Mona Lisa” (1986), “Non siamo angeli” (1989), “La moglie del soldato” (1992, Premio Oscar per la miglior sceneggiatura), “Intervista col vampiro” (1994), “Michael Collins” (1996, Leone d’Oro a Venezia), “The butcher boy” (1997, Orso d’Argento a Berlino). Lo scorso settembre è stato presentato in anteprima mondiale al Toronto International Film Festival il suo ultimo film “Byzantium”. ------------------------------------23-25 novembre “L’omosessuale o la difficoltà di esprimersi” di Copi uno spettacolo di Andrea Adriatico con Anna Amadori, Olga Durano, Eva Robin’s e Maurizio Patella, Saverio Peschechera, Alberto Sarti cura Saverio Peschechera, Daniela Cotti scenotecnica e luci Carlo Quartararo costumi Valentina Sanna scene Andrea Cinelli organizzazione Monica Nicoli produzione Teatri di Vita Copi per due. Dopo “Il frigo” ecco il nuovo spettacolo di Andrea Adriatico “L’omosessuale o la difficoltà di esprimersi”, che dopo il debutto estivo a Bologna e allo Short Theatre Festival di Roma torna a Teatri di Vita. Folle e disperato. Comicamente transgender. Tragicamente schizofrenico. E’ “L’omosessuale o la difficoltà di esprimersi”, capolavoro di Copi, che ritorna nell’originale lettura di Andrea Adriatico, con tre primattrici tanto diverse quanto complementari: Eva Robin’s (al suo secondo Copi dopo “Il frigo”), Olga Durano (irresistibile showgirl comica nella tradizione del padre Giustino) e Anna Amadori (intensa performer del teatro di ricerca). In Cina! In Cina! In Cina! Sembrano lontane parenti delle tre sorelle di Cechov... Eppure sono tre decadenti e decadute gran signore (o signori?) autoesiliate in una Siberia da cui non riescono a uscire, assediate da lupi affamati... Sono Irina, la Madre e la signora Garbo, tutte in corsa verso qualcosa, in un caleidoscopico delirio camp. “L’omosessuale o la difficoltà di esprimersi” è uno dei testi più travolgenti di Copi, drammaturgo franco-argentino morto di Aids dopo aver lasciato una serie di opere, disegni e fumetti di grande spessore. La commedia è un inesauribile accavallarsi di colpi di scena che ogni volta modifica completamente ogni riferimento, a cominciare da quello sessuale. E’ il trionfo del delirio transgender e psichedelico, che esplode in una graffiante comicità. Si ride di cose atroci, mentre il mondo va alla deriva, rappresentato com’è in quella capanna nella steppa che assomiglia sempre più al nostro universo scardinato. La strampalata storia di Irina e di una sua improbabile Madre, sempre in procinto di partire per un altrove che non esiste mentre, ricevono la visita di personaggi senza un’identità e un sesso definitivi. Una cavalcata nella più sfrenata fantasia per descrivere con il sorriso l’umanità lacerata dei nostri tempi, dove “la difficoltà di esprimersi” ha l’immagine atroce delle mutilazioni: fisiche, umane, sociali. A riportare in scena l’opera di Copi è Andrea Adriatico, regista di cinema e di teatro (si ricordano i recenti The Sunset Limited di Cormac McCarthy e Biglietti da camere separate di Pier Vittorio Tondelli, quest’ultimo presentato l’anno scorso proprio allo Short Theatre), che torna alla fantasmagorica scrittura dello scrittore e fumettista franco-argentino, dopo aver diretto negli anni passati Il frigo e Le quattro gemelle. In scena, sorprendenti e irresistibili, ecco Eva Robin’s, reduce da una carrellata di frizzanti personaggi teatrali (nel Frigo di Copi diretto da Adriatico, appunto, e in molti altri lavori, tra cui Otto donne e un mistero e Tutto su mia madre); Olga Durano, che oltre ad essere una delle più garbate e curiose attrici della sua generazione (diretta tra l’altro da Adriatico nelle Cognate), è anche la figlia di Giustino Durano che fu l’interprete della prima messa in scena italiana dell'ultimo Copi, quello di Una visita inopportuna; Anna Amadori, performer tra le più originali e versatili del panorama bolognese, attrice per diverse formazioni teatrali nazionali (tra l’altro è stata diretta da Adriatico nelle Cognate), autrice di numerosi spettacoli e co-fondatrice del Teatro Reon. ------------------------------------1 dicembre MUSICA “Concerto di beneficienza per la Giornata mondiale della lotta all’Aids” Komos, coro gay di Bologna e Marco Spotti al pianoforte Mario Sollazzo Ogni offerta verrà interamente devoluta ad ANLAIDS EMILIA ROMAGNA Komos è il primo coro maschile gay d’Italia, fondato nel 2008; da allora è diretto da Paolo V. Montanari. Aperto a tutti, apartitico e aconfessionale, Komos ha l’obiettivo di fornire una rappresentanza musicale della comunità LGBTQ e diffondere la conoscenza della musica colta occidentale, abbattendo gli stereotipi che circondano queste due realtà. Il repertorio del coro, in continua evoluzione, spazia dal Rinascimento al Romanticismo, dall’opera al Novecento fino alla contemporaneità, includendo riscoperte (i mottetti di Banchieri), prime esecuzioni italiane (“Love Alone” di Ned Rorem) e assolute (“Romeu e eu”, scritto per Komos da Antonio Giacometti), oltre a brani pop in arrangiamenti originali. Marco Spotti è uno dei più apprezzati bassi. Nato a Parma, dove si è diplomato al Conservatorio, si esibisce regolarmente in prestigiosi teatri come La Scala, La Fenice, e in numerosi teatri e festival all’estero, diretto da Maestri come Riccardo Muti, Zubin Mehta, Myung-Whun Chung, Daniel Oren, Lorin Maazel. Da anni collabora con il Festival Arena di Verona, mentre recentemente ha debuttato al Covent Garden. Numerose sono le registrazioni dell’artista in cd e dvd. Programma del concerto: Grieg - Sangerhilsen Giacometti - Romeu e eu Pinello - Se gli occhi Pinello - Un vago pastorello Mozart - O Isis und Osiris (da Die Zauberflöte), solista: Marco Spotti Martini - Tristis est anima mea Mendelssohn - Beati mortui Mendelssohn - Periti autem Verdi - Come dal ciel precipita (Macbeth), solista: Marco Spotti Ponchielli - Sì, morir ella de'! (La Gioconda), solista: Marco Spotti Verdi - Infelice! e tu credevi (Ernani), solista: Marco Spotti Coro Komos, Marco Spotti: Mozart - O Isis und Osiris, Spiritual - Deep River, Coro Komos, Marco Spotti: Verdi - Finale secondo da La forza del destino ------------------------------------7-8 dicembre “IMITATIONOFDEATH” drammaturgia ricci/forte con Giuseppe Sartori, Pierre Lucat, Andrea Pizzalis, Fabio Gomiero, Blanche Konrad, Piersten Leirom, Cinzia Brugnola, Michela Bruni, Barbara Caridi, Chiara Casali, Ramona Genna, Liliana Laera, Mattia Mele, Silvia Pietta, Claudia Salvatore, Simon Waldvogel movimenti Marco Angelilli direzione tecnica Davide Confetto assistenti regia Liliana Laera, Barbara Caridi, Ramona Genna, Claudia Salvatore regia Stefano Ricci una produzione ricci/forte in coproduzione con Romaeuropa Festival | CSS Teatro stabile di innovazione del FVG | Festival delle Colline Torinesi | Centrale Fies Un percorso iniziatico sotto l'epidermide di Chuck Palahniuk. Un diagramma sulle contraddizioni dell'Uomo Oggi, con i suoi crolli e le sue stampelle fisioterapiche d'appoggio. Un regno della mediocrità, di rivolta autolesionista, di degenerazione etica che si plasma, si schianta, si erge di nuovo e prende forma attraverso un incessante assaggio della Vita reale e delle sue infinite varianti di sopravvivenza... Per il loro nuovo spettacolo che ha debuttato in prima assoluta a Romaeuropa lo scorso ottobre, ricci/forte si ispirano all’universo scostumato di Chuck Palahniuk, puntando sul valore di 16 performer. Un gruppo per un affresco collettivo, una cometa nichilista, una gigantesca polveriera da cui non emergano personaggi. Con “IMITATIONOFDEATH” ricci/forte decantano il loro fare teatro: non raccontare fabule ma puntare il telescopio su una fantasmagorica esposizione emotiva dove gli interpreti offrono le loro costole ad un impasto che vede una progressiva riduzione del testo a favore di una teatralità fisica, bellicosa, sempre più ironica e crudele. Non esistono repliche in IMITATIONOFDEATH ma solo destini tanatici, quelli dei performer e del pubblico, da resuscitare, riassemblare e rimarginare con ferite continuamente differenti ad ogni nuova cerimonia funebre. Stefano Ricci e Gianni Forte, alias ricci/forte, si sono formati all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico e alla New York University. Riconosciuto a livello internazionale come una delle realtà più rappresentative della scena contemporanea italiana, l'ensemble ricci/forte si è imposto all’attenzione di pubblico e critica nel 2006 con “Troia’s Discount”. Nel 2009 ricevono il Premio della Critica per la miglior drammaturgia alla Biennale di Venezia con “Ploutos”. Nello stesso anno portano in scena “Macadamia Nut Brittle” (presentato anche a Teatri di Vita), “Pinter’s Anatomy”, nel 2010 “Troilo Vs. Cressida” debutta al Festival dei Due Mondi di Spoleto, e nel 2011 “Grimmless”. ------------------------------------14-15 dicembre “Seppure voleste colpire. Programma di battaglie per la resistenza teatrale” a cura di Roberto Latini musiche e suoni Gianluca Misiti luci Max Mugnai aiuto tecnico Nino Del Principe organizzazione e cura Federica Furlanis promozione Nicole Arbelli produzione Fortebraccio Teatro in collaborazione con Ar.Tè. Teatro Stabile d’Innovazione, Orvieto; Teatro del Tempo, Parma “Seppure voleste colpire” è un “programma di battaglie per la resistenza teatrale”. Un sit-in artistico e quindi politico e culturale, culturale e politico, e quindi artistico, articolato tra attacco, difesa e tregua, che invita alla partecipazione e al confronto. Una manifestazione da palcoscenico, nella forma mascherata di contenitore unico, e strutturato invece in diversi movimenti e stasi. Un programma costruito insieme ad "alleati" provenienti da altre formazioni e percorsi. Attori, danzatori, registi, musicisti, o altre capacità della scena, di battaglia in battaglia, invitati a prendere parte alla serata, diversa per ogni battaglia, unica e irripetibile, come l'occasione del teatro. Urgente. Roberto Latini torna al teatro con una dichiarazione politica e inequivocabile. Affermando lo spazio del teatro come campo di battaglia di una resistenza di libertà. Autore, attore, regista, Roberto Latini con la sua compagnia Fortebraccio Teatro ha intrapreso negli ultimi vent’anni (il primo spettacolo è del 1992) una personalissima ricerca che ha al suo centro l’arte e la responsabilità dell’attore, e come campo d’azione la drammaturgia dei classici, ridefinendo in scena personaggi come Caligola, Edipo, Amleto, Ubu, Otello... Dal 2007 è stato direttore del Teatro San Martino a Bologna, fino al recentissimo polemico abbandono del teatro, logorato dallo stallo istituzionale, e alla chiusura di un’esperienza di significativa apertura alle esperienze di teatro contemporaneo. ------------------------------------18-19 dicembre “Hi mummy - frutto del ventre tuo” di Fiammetta Carena con Tommaso Bianco, Alberto Costa, Vittorio Gerosa, Alex Nesti, Maurizio Sguotti scene e costumi Francesca Marsella luci e musiche Enzo Monteverde movimenti Davide Frangioni regia Maurizio Sguotti produzione Kronoteatro in collaborazione con Teatro Stabile di Napoli e Napoli Teatro Festival Italia Torna a Teatri di Vita, dopo il sorprendente “Pater Familias”, l’affondo spietato di Kronoteatro nel mondo degli affetti e delle tensioni famigliari. Ecco “Hi Mummy - frutto del ventre tuo”, terza parte della trilogia dedicata alle quattro mura domestiche dal titolo “Familia” (oltre a “Pater familias”, anche “Orfani”), firmato dalla drammaturga Fiammetta Carena. Una autrice per una compagnia tutta al maschile, dal regista al gruppo di giovani attori. Questa volta l'azione si svolge attorno alla figura della Madre, la cui interpretazione resta affidata ad un soggetto maschile: un uomo non più giovane dall'identità confusa, un uomo livido, dai pensieri torbidi, incapace di emanciparsi dalla propria condizione primordiale di figlio. Prigioniero delle proprie paure nonché delle proprie illusioni rassicuranti, da debole vittima si trasforma in carnefice. Reincarnando la figura materna ne assume le molteplici sfaccettature: è madre seduttiva, amorevole, crudele, dolce, feroce... è un'entità bestiale, che divora la propria prole per nutrirsene. Intorno a lui un gruppo di ragazzi in una inquietante danza macabra: forse parti di lui, ricordi, figli, estensioni del corpo materno. Fondato nel 2004 ad Albenga (Savona) da un gruppo di giovanissimi attori, Kronoteatro è una delle esperienze più originali di creazione teatrale di questi anni. Una compagnia tutta maschile: un nutrito gruppo di giovani, generosamente impegnati in un teatro ad alto tasso di fisicità, che elabora un percorso creativo sulla famiglia insieme a un regista più maturo, Maurizio Sguotti, e a una drammaturga, Fiammetta Carena. Dopo i primi due spettacoli, che li hanno rivelati al pubblico italiano, il terzo spettacolo è stato prodotto con il sostegno del Napoli Teatro Festival. Da tre anni Kronoteatro organizza ad Albenga il festival in serra “Terreni creativi”. ------------------------------------20 dicembre CINEMA “Il fantasma” di João Pedro Rodrigues con Ricardo Meneses, Beatriz Torcato, Eurico Vieira, Andrea Barbosa, Portogallo, 2000 - 90’ Un film inquietante, che non lascia indifferenti: da amare o odiare. Un film dalle scene forti di sesso esplicito, che fa del feticismo estremo la chiave per una critica sociale. Il feticismo di un giovane netturbino che cerca il sesso nei gabinetti pubblici e si aggira vestito interamente di lurex. Un film misterioso, che ci descrive una Lisbona lontanissima dall’immagine solare di altri film, per esempio quelli di Wenders: livida, cruda. Il ragazzo protagonista lavora di notte alla raccolta della spazzatura di Lisbona, alternando il lavoro ai rapporti sessuali nei bagni pubblici. Vive solo, è solo, senza amici, a parte il cane da guardia del deposito della nettezza urbana. Finché una notte incontra il fantasma dei suoi sogni e inizia ossessivamente a spiarlo, inseguirlo, fin dentro casa, fin dentro la sua spazzatura. Diventando egli stesso un fantasma, invisibile alla città, un rifiuto. Il portoghese João Pedro Rodrigues è uno dei registi gay più estremi e spiazzanti del cinema europeo. Dopo alcuni cortometraggi, tra cui “Parabéns!” (presentato alla Mostra del Cinema di Venezia), firma il suo primo lungometraggio “Il fantasma” nel 2000, che vale al fascinoso protagonista Ricardo Meneses una nomination ai Golden Globe portoghesi. Successivamente, Rodrigues realizza altri due film disturbanti sulla sessualità e sui rapporti d’amore, come “Odete” (2005, presentato a Cannes) e “Morrer como um homem” (2009). ------------------------------------CON CORTESE PREGHIERA DI PUBBLICAZIONE fotografie ad alta risoluzione nel sito www.teatridivita.it nelle “gallerie” di ciascun evento