MEMORIE DI LUNIGIANA ADRIANA G:HOLLETT Taponecco un borgo sui "vòlti" 1 Fotografie di A. G. Hollett© 2 a mio marito Reginald che condivide l’amore per la mia terra. 3 ...Se novella vera di Lunigiana o di parte vicina sai, dillo a me che gia' grande la' era. Dante Purgatorio canto VIII 4 Cenni sulla storia della Lunigiana Per riassumere brevemente la storia delle origini della Lunigiana sara’ necessario, a causa della carente documentazione, ricorrere all’opera di Eugenio Branchi “ Storia della Lunigiana feudale”, unica fonte autorevole assieme a quella di Gioachino Volpe; ebbe a osservare quest’ultimo che, “ per la storia della Lunigiana, avanti il XII secolo, e’ poco meno che tenebre e tenuissima luce di alba lontana.” Concordando con loro, possiamo partire da Oberto, conte di Luni, di probabile origine longobarda e unico superstite della famiglia dei Marchesi di Toscana. Luni divenne colonia romana nel 177 a.C., prospero’ col nome di Provincia Maritima Italorum, subi’ dapprima l’invasione longobarda e in seguito, unita a tutta la Lunigiana venne aggregata al ducato longobardo di Lucca. Con i Franchi entro’ nella marca carolingia, Oberto ne fu il primo conte e, in seguito, quando i Vescovi contrastarono il dominio obertengo ottenendo da Federico I di veder sanciti i loro diritti su tutto il territorio, divenne sede vescovile. Il Volpe, concordemente ad altri storici e genealogisti, individua in Oberto (945), di origine longobarda, il primo ad essere nominato conte di Luni. L’essere conte di Luni aveva una certa rilevanza poiche’il paese, collocato tra Liguria e Toscana, testimoniava attraverso i resti dell’anfiteatro romano e quelli di antichi insediamenti paleolitici il suo notevole passato. Costui dopo pochi anni (951), oltre alla Lunigiana, entro’ in possesso della marca della Liguria orientale, dei centri di Tortona e Genova e alla sua morte tutti i suoi possedimenti vennero da lui lasciati ai due figli: Adalberto I e Oberto II. Dal primo figlio, per successive diramazioni, ebbero origine i casati dei marchesi di Massa, Corsica e Sardegna, quella dei Pelavicino e dei Cavalcabo’ di Cremona. Dal secondo figlio Oberto II, quello che maggiormente interessa la nostra storia, nacquero Alberto Azzo I e Oberto Obizzo I. Il primo dette origine alla casa d’Este ed il secondo a quella dei Malaspina. 5 Oberto Obizzo I si stabili’ sui gioghi dell’Appennino Ligure-Tortonese-Piacentino, nelle alte valli della Trebbia e dello Staffora e in quest’ultima valle, centro del suo dominio, pose la propria residenza nella rocca di Oramala, unico castello fortificato della valle e quella venne poi da sempre considerata la culla dei Malaspina. Successivamente Oberto Obizzo I fece costruire una serie di castelli che sarebbero divenuti formidabili punti di difesa e principalmente di controllo per il traffico delle merci che costituiva con i pedaggi una grossa fonte di ricchezza. I Malaspina facevano pagare molto cari questi pedaggi e talvolta arrivavano ad assaltare essi stessi le carovane comportandosi come briganti da strada. Il loro castello di Villafranca fu chiamato Malvido e poi Malnido (nel diploma conferito dall’imperatore Federico a Opizone nel 1164) per i pedaggi da rapina e per le ruberie poste direttamente in atto da loro a spese delle carovane che transitavano dal passo della Cisa. Poco si sa di suo figlio Alberto I e del nipote Obizzo II, ma sicuramente il figlio di quest’ultimo Alberto II divenne noto col nome di Malaspina. Cio’ appare nell’atto di pace di Luni stipulato nel 1124 tra il vescovo Andrea da una parte e il marchese Alberto II detto il Malaspina dall’altra. Nella divisione tra Corrado e Opizzino nel 1221, a Corrado l’ Antico (1253) vennero assegnati i possedimenti alla destra della Magra, mentre Obizino (1301) cambiando nell’arme lo “spino secco” in “spino fiorito” ebbe parte dei territori alla sinistra del fiume. La divisione poi non fu solo dei beni ma araldica, in quanto venne modificato lo stemma di famiglia. Quello dello spino secco portava uno spino con sei rami, uno verticale e cinque orizzontali, tre dei quali voltati a sinistra e due a destra, tutti con aculei.Quello dello spino fiorito portava uno spino verde con sei rami, uno verticale e cinque orizzontali tre dei quali a destra e due a sinistra, terminanti con tre piccoli globetti bianchi in croce alle estremita’ in modo da formare un piccolo fiore. Lo stemma originario aveva uno spino secco nero in campo d’oro con il motto “ad medelam” (mi offre rimedio). I membri del casato si moltiplicarono e cosi’ lo stemma venne spesso modificato; il piu’ conosciuto e’ pero’ quello che mostra un leone rampante coronato affiancato dai rami alternativamente, dello spino secco o fiorito o emtrambi. E’ da ricordare che il leone rampante bianco venne assegnato a Corrado detto l’Antico ( 1253) da Luigi IX re di Francia per l’aiuto ricevuto dal Malaspina nella crociata d’Egitto del 1248. Opizzino o Opizzone (1301), secondogenito di Federico (1264) “fu lo stipite dei Marchesi e Signori di Villafranca”. La sua vedova marchesana Tobia Spinola, tutrice dei figli ancora in minor eta’, merita di esser ricordata come colei che “compose, ordino’ e stabili’” gli STATUTI per Aulla e altre sue terre. (Gli Statuti di Aulla del 1303 sono conservati dal Dott. Francesco Raffaelli e dal Dott. Lorenzo Ferri di Bagnone). 6 Importante precisare che fin da prima della divisione dei Malaspina del 1221esistevano nei loro feudi i MUNICIPI che erano composti da un Consolo, quattro o sei Consiglieri e un Massaro. La MAGISTRATURA era costituita da un Giudice d’Appello che era il Marchese, di un Podesta’ eletto dal marchese, un Vicario del Podesta’, un Notaro, un Corriere e un Custode delle carceri. Ogni terra aveva il proprio Municipio e tutti assieme quelli del feudo formavano il General Consiglio. Nel secondo Libro sono annotate norme e regole di diritto civile ma si deve ritenere che dovea esistere precedentemente regole e norme da disposizioni scritte o da consuetudini inveterate. Alcune di queste norme erano: la donna se dotata non poteva succedere ai genitori, il marito non poteva donare o lasciare per testamento alla moglie cosa veruna; nella vendita dei fondi dovevano esser preferiti nella vendita i condomini, i parenti fino al quarto grado, i confinanti; la prescrizione degli immobili incorrevasi col lasso di venti anni ecc.. Nel terzo Libro si determinavano le trasgressioni e i delitti punibili con pene corporali o pecuniarie o afflittive: la fustigazione per tutta la terra, il bando perpetuo, il taglio della testa, la forca e la morte per mezzo del fuoco, la confisca dei beni. Si puniva l’omicidio col taglio della testa, l’adulterio con lire venticinque per l’uomo e la donna, lo stupro con la pena capitale, il furto, l’abigeato, il taglio degli alberi e la rimozione dei termini con pene pecuniarie. Per la falsificazione delle monete si era arsi vivi, la falsa testimonianza o lo spergiuro con la galera, e nelle scritture con la forca. Il delitto di lesa maesta’ portava al taglio della testa. Questi quattro Libri o Statuti furono adottati da tutti i discendenti di Federico per tutte le Terre e le Castella da tutti gli Uomini, Universita’ e Comunita’ che a loro furono soggetti. 7 An outline of the history of the Lunigiana Region In order to summarize briefly the history of the origins of the Lunigiana Region, it is necessary, due to scarce documentation, to resort to the work of Eugenio Branchi “Storia della Lunigiana feudale” (“History of the Lunigiana Region in feudal times”), the only authoritative source together with the work of Gioachino Volpe; in this regard, it was Volpe who observed, “the history of the Lunigiana Region, before the twelfth century, is little more than shadows and tenuous light of a distant dawn”. In accordance with these authors, we begin with Oberto, count of Luni, probably of Lombardic descent and the only surviving member of the family of the marquis of Tuscany. Luni became a Roman colony in 177 B.C., prospered with the name of Provincia Maritima Italorum (Italian Maritime Province), at first, subjected to Lombardic invasion, then, with all of the Lunigiana Region, was aggregated to the Lombardic dukedom of Lucca. With the Franks, Luni entered into the Carolingian march (borderland), Oberto was its first count and, later, when the Bishops opposed the dominion of the Obertenghi family, obtaining from Federico I, sanction of their rights on all of the territory, it became a bishop’s see. Volpe, in agreement with other historians and genealogists, singles out in Oberto (945), the first historical figure to be nominated count of Luni. To be count of Luni had a certain importance, as the town, located between Liguria and Tuscany, bore witness through the remains of its Roman amphitheatre and ancient Palaeolithic settlements, to its remarkable past. Oberto, a few years later (951), as well as the Lunigiana Region, entered into possession of the march of eastern Liguria, of the centres of Tortona and Genoa and, upon his death, all of his possessions were passed by him to his two sons: Adalberto I and Oberto II. The first son, by successive ramifications, gave rise to the lineages of the marquis of Massa, Corsica and Sardinia, of the Pelavicino and of the Cavalcabo` of Cremona. The second son Oberto II, the one of greater interest to Lunigiana’s 8 history, fathered Alberto Azzo I and Oberto Obizzo I. The first of these two gave rise to the house of Este and the second to that of the Malaspina. Oberto Obizzo I established himself on the passes of the Liguria-Tortona-Piacenza Apennines, in the high valleys of the Trebbia and Staffora, and in this last valley, the centre of his dominion, he founded his residence in the rock of Oramala, the only fortified castle in the valley, later considered the cradle of the Malaspina family. Subsequently, Oberto Obizzo I had a series of castles built that were to become formidable points of defence and particularly of control of trade routes that constituted, in terms of tolls, a large source of riches. The Malaspina made these tolls very expensive and at times went as far as to besiege, by themselves, the passing caravans, behaving like highway brigands. Their castle at Villafranca became known as Malvido and later Malnido (in the diploma conferred by the emperor Federico to Opizone in 1164), due to plunderous tolls and thefts perpetrated by them at the expense of the caravans that passed by in the Cisa pass. Little is known of Oberto Obizzo’s son Alberto I and of his grandson Obizzo II; what is known is that the son of Obizzo II, Alberto II became known by the name of Malaspina. This appears in the peace treaty of Luni stipulated in 1124 between the bishop Andrea, on the one hand, and the marquis Alberto II known as Malaspina, on the other hand. In the division between Corrado and Opizzino in 1221, to Corrado l’Antico (1253), were assigned the possessions to the right of the river Magra, while Obizino (1301), who changed the coat of arms from the “spino secco” (“bare thorn bush”), to the “spino fiorito” (“blossomed thorn bush”), had the part of the territories to the left of the river. The division, therefore, was not only in terms of possessions, it was also heraldic in that the family blazon was modified. That of the “spino secco” presented a bush with six branches, one vertical and five horizontal, three of which set to the left and two to the right, all with prickles. That of the “spino fiorito” presented a green bush with six branches, one vertical and five horizontal, two to the left and three to the right, terminated with three tiny white globes in a cross at the extremities so as to form little flowers. The original blazon had a black thorn bush on a gold background with the motto “ad medelam” (“to me, it offers a remedy”). The members of the family multiplied and, as a consequence, the blazon was often modified; the best known, however, is that which depicts a rampant crowned lion, side by side with branches, alternatively of bare or blossomed thorns or both. It is noted that the rampant lion was assigned to Corrado detto l’Antico (1253), by Luigi IX, king of France, for the help received from Malaspina in the crusade in Egypt in 1248. 9 Opizzino or Opizzone (1301), the second son of Federico (1264), “was the ancestor of the Marquis and Masters of Villafranca”. His widow, Tobia Spinola, guardian of his infant offspring, is worthy of mention as she who “composed, ordered and established” the STATUES for Aulla and other territories of hers. (The Statutes of Aulla of 1303 are preserved by Dott. Francesco Raffaelli and by Dott. Lorenzo Ferri of Bagnone (1)). It is important to note that even before the division of the Malaspina territories of 1221, there were already in existence in their territories, the MUNICIPALITIES that were composed of a Consul, four or six Counsellors and a Massaro (farm overseer). The MAGISTRACY was made up of an Appeal Court Judge who was the Marquis, of a Podesta (high official), elected by the marquis, a Podesta’s Assistant, a Public Notary, a Courier and a Prison Custodian. Each territory had its own Town Hall and all those of the territory formed the General Council. In the second Statue or Book, were annotated rules and regulations of civil rights; however, it is believed that there had to exist rules and regulations prior to these, available in written form or in inveterate use. Some of these regulations were: a woman in possession of a dowry was not allowed to inherit from her parents; a husband was not allowed to donate or leave anything at all in his will to his wife; in the sale of real estate, joint owners, distant relatives, neighbours were to have precedence; the loss of unexercised rights to real estate after twenty years, etc.. In the third Book, were defined the transgressions and crimes punishable by corporal punishment or fines: flogging throughout the territory, banishment for life, decapitation, hanging and burning at the stake, the confiscation of possessions. Murder was punished by decapitation, adultery by a fine of twenty five liras for both men and women, rape by capital punishment, theft, rustling, felling of trees and removal of boundary stones by fines. Counterfeiting was punishable by being burnt alive, perjury by imprisonment and forgery by hanging. The crime of treason led to decapitation. These Books (four in all), were adopted by all the descendents of Federico Malaspina throughout all of their Territories and Castles by all of the Men, Universities and Communities under their rule. 10 TAPONECCO - Antichissimo "castrum" facente parte della Lunigiana e' situato a nord -est della stessa sulle pendici dell'Appennino tosco-emiliano sulle propaggini del monte Stola nell'alta valle del Taverone. Era collocato su un importante itinerario medioevale che dall' Abbazia di Linari scendeva al borgo fortificato di Taponecco per proseguire per Pieve di Bagnone e da li' per Groppofosco al guado della Magra verso il genovesato. Era un tipico insediamento prototipo delle fortificazioni lunigianesi dei secoli XI-XII- XIII. La bellezza del pianoro, cui fanno da cornice i crinali dell'Appennino e i contrafforti che stringono di lato il torrente Taverone, e' impreziosita dal piccolo borgo, molto ben conservato nell'interno, e forse unico in Lunigiana per le sue molteplici gallerie e le case che si abbarbicano alla scoscesita' del monte. La scomodita' di queste ripide scalinate e la mancanza di spazio ha reso immutati nel tempo gli edifici del borgo, molti dei quali disabitati, mentre in alto dove negli ultimi anni del '900 e' stata aperta una strada carrozzabile sono sorte case del tutto attuali. 11 12 13 La torre di Taponecco - Oggi erroneamente definita torre di Apella. 14 TAPONECCO Panorama Il borgo e' situato su un piccolo pianoro in alto sopra il torrente Taponecco, dal quale prende il nome. E' un piccolo borgo del comune di Licciana Nardi in Valdimagra, molto ben conservato. Posto ai piedi delle alte pendici dell'Appennino si raggiunge da una strada che sale con stretti tornanti dalla valle del Taverone. E' da sottolineare che i borghi di Lunigiana sono spesso poco leggibili per il visitatore che dimentica come gli antichi sentieri salendo dalla valle verso i paesi li raggiungessero nella parte in basso e lì era solitamente l'ingresso, mentre oggi con lo sviluppo della rete autostradale quasi sempre i paesi vengono raggiunti nella parte superiore. Cosi' e' stato per Taponecco che mostra un bell'ingresso fortificato a sud mentre a nord sulla nuova carrozzabile, edifici moderni e brutte sovrastrutture hanno fatto quasi scomparire le antiche linee difensive La foto soprastante sembra testimoniare un agglomerato dell'anno duemila, ma recenti ricerche documentarie, confrontate con toponimi ancora in uso e lo stesso aspetto del borgo visto dall'interno non lasciano dubbi che nel '400 il borgo fosse l'antico Castrum. 15 Taponecco fece parte di Varano, capoluogo di un feudo dei Marchesi Malaspina di Olivola. Nel 1275 venne assegnato a Francesco figlio di Bernabo' di Obicino I Malaspina dal quale discesero tre fratelli figli del fu marchese Marco tutti e tre uccisi nello stesso giorno (1411) da un capitano della Rocca di Tavernelle; cioe' due di essi a Varano e uno a Olivola. Al tempo stesso i popoli di Varano, Apella e Tavernelle si sollevarono contro i Malaspina e si dettero al ducato di Modena. Taponecco fu un borgo importante in Valdimagra; gia' menzionato negli statuti quattrocenteschi e' un borgo che conserva tracce della propria antichita' nella disposizione delle costruzioni e nelle strutture murarie. A valle del borgo nella cerchia delle mura costituita dalla continuita' delle case, si apre un ampio vòlto che da' accesso al paese. Gli edifici che lo affiancano mostrano ancora nella struttura l'aspetto di due torri; sono alti con piccole aperture in basso e finestre solo ai piani superiori. Il percorso all'interno del borgo e' distribuito in una serie di gallerie nelle quali si aprono solo portali che accedono alle abitazioni costruite in alto sopra i vòlti. Alla sommita' del borgo si riconoscono ancora i resti del cassero col grande torrione. 16 Il grande portale d'ingresso al borgo. 17 Il sito fu certamente abitato dagli uomini della preistoria come dimostra il ritrovamento nel 1975 di una statua-stele in localita' Cavallino, 18 Taponecco era stato un borgo murato; la continuita' delle case ne costituiva la cortina muraria. 19 All'esterno delle fortificazioni si coltivavano orti e vigneti. 20 21 L'aggiunta di ringhiere e persiane non riescono a sminuire il fascino di queste antiche costruzioni.. 22 23 Nuovi gradini di accesso ad un vasto cortile (forse un tempo chiuso?) 24 Veranda sostenuta da splendide colonnine in pietra lavorata. 25 Sotto l'ampio portale vi e' l'ingresso del palazzo Travaglini e un vicolo lo collega all'interno del borgo. 26 Robuste inferriate e feritoie a difesa del piano terreno. 27 Sotto l'elegante loggiato si aprivano stalle e cantine. 28 29 Il vòlto introduce all'interno del borgo. 30 31 Il forno, collocato al coperto sotto il vòlto, poteva essere utilizzato da tutte le famiglie del paese. 32 33 Gli ingressi delle abitazioni erano aperti sotto i vòlti. E' anche probabile che l'arco aperto sul cortile fosse un tempo sbarrato. 34 Brevi aperture illuminano dall'alto le gallerie. 35 Strette feritoie danno luce ai locali del piano terra. 36 Accanto agli ingressi troviamo piccole maesta' a protezione della casa. 37 Oscure gallerie si aprono su aie assolate. 38 Portali ad arco a tutto sesto costruiti con pietre ben squadrate. 39 40 Un balconcino a sbalzo costruito nei secoli successivi. 41 42 43 44 45 46 47 48 49 Grossi monoliti incorniciati da archi in piera. 50 51 Una piccola luce accesa in una stalla. 52 Un abbeveratoio al coperto. 53 Una ripida scala porta all'abitazione... 54 ... e una a pioli al fienile. 55 56 57 Il percorso all'interno del borgo e' intervallato da brevi tratti aperti tra un vòlto e l' altro. 58 59 Spesso i portali appaiono identici... 60 ...cosi' come le gallerie si somigliano tutte. 61 Il piccolo stemma sulla chiave di vòlta e' stato scalpellinato forse quando e' cambiata nei secoli la proprieta' o forse l'hanno abraso secoli d'intemperie;si riconosce ancora in alto un elegante giglio. Il borgo e' assai antico. Si ha notizia fin dal 1187 di una cappella in Taponecco come dipendenza patrimoniale del Capitolo della Cattedrale di Luni, forse ereditata dagli antichi Estensi. Nel 1296 la stessa cappella appare soggetta "ratione loci et cura animarum" alla Pieve di san Cassiano di Bagnone. Ricordiamo che Taponecco era, in epoca medioevale, un "castrum" dotato di una robusta torre, posto su una arteria importante che dalla pianura padana travalicava l'appennino al Passo del Lagastrello, toccava il borgo di Taponecco, raggiungeva la Pieve di Bagnone ( di cui la dipendenza della cappella sopracitata) e presso Fornoli passava il guado a Groppofosco per raggiungere il genovesato. 62 63 Fasci di luci alla fine della galleria. 64 Sugli archi di contrasto crescono le felci 65 66 Alla fine di una galleria ci accoglie un giardino pensile. 67 Il giardino pensile sulla piazzetta dell'oratorio e' proprieta' della famiglia Giovannini, ricca e potente famiglia proprietaria di vasti possedimenti. 68 Una facciata in pietra trasformata da un rifacimento con arenarie. 69 Un vicolo scende verso le mura. 70 Si nota in basso a sinistra il lungo vicolo di un tempo e sulla destra le antiche scale in pietra delle abitazioni dei secoli passati. 71 Vecchie porte chiuse da "verchion". 72 Un forno, sempre al coperto, per cuocere il pane. 73 74 Il vicolo conduceva sia agli orti, che spesso erano collocati sulla cortina muraria, che ad un ingresso secondario del borgo. 75 Niente finestre in basso perche' questo vicolo porta all'esterno del paese. 76 Monoliti per architravi e "verchion" per chiudere dall'esterno fondi che non davano accesso alle abitazioni dei piani superiori. 77 Il muro a scarpa testimonia una costruzione alta e difensiva sulla cortina muraria. 78 L'alta costruzione, il portale a sesto acuto a destra (oggi tamponato) e un maestoso arco in pietra deturpato da una sovracostruzione del primo novecento, fanno pensare ad un secondo ingresso vigilato del borgo. 79 Da notare l'ngresso dell'abitazione sotto il vòlto e solo piccole aperture per la luce al pianterreno. 80 Le feritoie volte verso il basso testimoniano l' ingresso al borgo; solo in alto si aprono le finestre delle abitazioni. 81 Il tessuto murario a scarpa del primo edificio appare molto piu' antico delle altre abitazioni e ricorda una fortificazione. 82 Anche lo spigolo ci riporta ad una costruzione alta e forte. 83 Robusti confrafforti a sostegno della cortina muraria del borgo. 84 Un'altra uscita, questa in galleria, converge sulla precedente. 85 L'uscita del borgo. 86 Si intravvede sotto l'altissimo e stretto arco un passaggio pedonale. 87 Pilastri in mattoni costruiti in seguito per sostenere una terrazza del secolo scorso., 88 89 Il passaggio pedonale chiuso da un cancello. 90 91 92 Tra i contrafforti si aprivano i magazzini. In basso per terra una "cavagnada" ( serviva a trasportare erba). 93 94 Risalendo il borgo a destra e sinistra splendidi portali architravati 95 96 97 Un iportal, oggi decentrato, sotto un favoloso monolite. 98 Archi di contrasto a sostegno dell'alto edificio a destra. 99 100 La fontana posta sulla piazzetta dell'oratorio porta la data del 1813. I ferri murati sotto il getto dell'acqua servivano da posatoio per il secchio da riempire mentre la vasca serviva per abbeveratoio degli animali. La fontana in paese era estrememente utile considerando che le case erano sprovviste di acqua. che andava attinta a sorgenti spesso lontane dal borgo. 101 Intonaci e sbarramenti hanno mortificato in qualche caso la bellezza del borgo. 102 103 L'oratorio secentesco situato nella piazzetta centrale del paese, un tempo proprieta' dei Giovannini, ha perso la sua identita' storica con un indecoroso restauro. 104 DO MARIA GIANN 1686 Iscrizione sull'architave della finestrella inferriata SICUT SPONSAM ORNATA VIRO SUO Iscrizione sull'architrave dell'ingresso dell'oratorio che pare fosse dedicato a san Francesco e sant'Antonio. L'iscrizione, fortunatamente superstite, ci ricorda parzialmente il nome degli antichi proprietari, i Giovannini. e l'anno di costruzione. Questo oratorio era importante per il borgo essendo la chiesa parrocchiale costruita lontano fuori le mura e da dividersi con Apella, un paese limitrofo. 105 Il giardino pensile della famiglia Giovannini. 106 A sinistra sotto il vòlto la scala conduce alla casa dal giardino pensile. 107 Il vòlto sotto il quale si apre l'ingresso al palazzo. 108 Il giardino di casa Giovannini nell'ottocento. 109 La famiglia Giovannini e' di origine senese e fa parte della nobilta' della citta' di Siena: Trovasi ascritta nel Libro d'Oro della Toscana del 1908. Non si hanno origini documentate del momento in cui i Giovannini si stabilirono a Taponecco, dapprima a Treschietto o forse ad Apella. In diverse localita' limitrofe si ritrovano molte delle loro proprieta' terriere e importanti edifici nei borghi circostanti . Potrebbe anche essere una ricca e importante famiglia fuoruscita per motivi politici e pervenuta in tempi remoti in Lunigiana come i Foschi di Treviso a Ugliancaldo ( notari), i Chiodini di Pavia a Pastina (giureconsulti), i Medici di Firenze a Panicale ( notari) ecc. Si hanno notizie di Anastasio Giovannini a Treschietto ma il figlio Silvio, farmacista, nell'ottocento e' gia' residente nel bel palazzo dalla loggia ( vedi foto sopra). 110 dott. Silvio GiovanniniFarmacista 1840-1925 I figli del dott. Silvio furono in ordine: Giovanni, Maria, Sabina, Annunziata Colomba Bertozzi di Treschietto, moglie del dott. Sivio 1850 - 1931 111 Maria, Sabina e Annunziata Giovannini -1860- 112 Colomba Bertozzi Giovannini con le figlie Maria e Sabina- 1905 113 il dott. Silvio con la moglie Colomba e le figlie Annunziata e Sabina Maria Giovannini Annunziata Giovannini 114 Sabina 1919 Elena Buglia degli Attendoli Sforza moglie dell'ing.Giovanni Giovannini.( 1930) 115 Giovannini- ing. Giovanni Giovannini e la moglie Elena Buglia Attendoli Sforza.- 1930 116 dott ing. Giovanni Giovannini-1895-1955 e i suoi figli. Avv. Giorgio 1942 dott. Silvio 1940 dott. Cesare 1944 Insegnanti Mariella 1933 Amina 1953 117 Giovanna 1935 dott. Cesare Giovannini con la moglie Graziella Piazzi - 1972 118 e il loro figlio ing. Giovanni Giovannini - 1975 119 120 121 122 Vecchia porta incorniciata da belle pietre lavorate del palazzo Giovannini. 123 Piccola e semplice finestra su un vòlto... 124 ... che si apre su un altro cortile. 125 126 127 Dalla veranda della casa di Inia nel borgo si intravvede il porticato che sovrasta il giardino pensile. 128 Quasi un giardino segreto dove sorridenti signore dalla vita stretta nel busto e lunghe gonne di seta riposavano al fresco. . 129 130 Alta sul monte che domina il borgo si erge la torre che un tempo era sorta a protezione di Taponecco e oggi viene definita dell' Apella. 131 132 133 134 Ampie terrazze si aprono alte sulla cinta muraria. 135 136 137 138 Questa galleria porta ad una uscita laterale del borgo. 139 Un'uscita del borgo verso est. 140 141 142 Un'uscita o un piccolo orto sulle mura. 143 144 145 Seguendo il vicolo scendiamo alle stalle. 146 Un cancello sbarra un'uscita. 147 148 Una veranda che si apre alta sulle mura. 149 150 Il cancello che pare chiudere un'uscita dal borgo e' semplicemente lo sbarramento ad un orto coltivato sulle mura del borgo stesso ai piedi delle case. Poderosi pilastri in pietra e ampi vòlti sorreggono le terrazze e la case soprastanti. Le porte che si aprono in basso sotto la case stesse sono semplici stalle o cantine. I locali destinati ai magazzini dovevano essere sufficientemente capienti perche' nulla doveva rimanere fuori delle mura nei tempi difficili in cui era sorto il borgo. Quella che nelle pagine precedenti poteva apparire una veranda era stato forse un deposito per la legna o un piccolo ovile al coperto per le pecore. 151 152 Sotto il poderoso vòlto molte porte di cantine a diversi livelli. 153 154 Fra i tanti paesi della Lunigiana Taponecco e' forse quello che nel corso dei secoli si e' mantenuto piu' integro; poche le deturpanti sovrastrutture e solamente nella parte alta del borgo quella raggiunta dalla strada carrozzabile. Chiaramente l'ingresso del borgo, nei secoli in cui sorse, era posto a sud e all'interno delle mura si aprivano vicoli e gallerie che portavano alla sommita' verso il palazzo del maggiorente e al grande torrione. Ogni paese della Lunigiana e'strutturato nello stesso modo. I sentieri che salgono dalla pianura verso i borghi collinari e montani raggiungono un ingresso quasi sempre difeso da torri o fortificazioni, all'interno del quale, un borgo spesso rettilineo, porta all'estremita' opposta al castello o torre o alla fortificazione dove risiede il "signore del borgo" e dove in caso di estremo pericolo trovavano rifugio gli abitanti del villaggio. Tale e' la struttura di Taponecco. in fondo al borgo un ingresso e sulla sommita' il palazzo e il grande torrione. Poco resta del secondo e quasi nulla del primo. La strada carrozzabileche ha raggiunto la parte alta del paese, ha distrutto l'antico sentiero in localita' Cavallino dove e'stata rinvenuta la statua stele. 155 Un piccolo orto pensile. 156 157 158 Emanuele Repetti, vissuto tra il 1776 ed il 1882 e nato a Carrara,di professione farmacista prima a Carrara poi a Firenze, Scrisse oltre sessanta monografie su vari argomenti. Nella sua opera maggiore: IL DIZIONARIO GEOGRAFICO, FISICO, STORICA DELLA TOSCANA scrive: Taponecco in Val-di-Magra - Cas. nell'ex feudo di Varano sull'Appennino fra l'Alpe di Camporaghena e Mont'Orsaio presso le piu' alte sorgenti del torrente Tavarone nella parrocchia di santa Maria di Apella, comune a circa 3 miglia da Varano, giurisdizione di Licciana, Diocesi di Massa Ducale, gia' di Luni- Sarzana, Ducato di Modena. Giulivo Ricci, morto nel 2009 in Aulla, fu professore e preside di scuole medie, cultore appassionato di storia locale e di ricerche storiche di Lunigiana. Scrisse molti libri su luoghi ed eventi storici della gente di Lunigiana. In" LEMBI DI LUNIGIANA- GUIDA ALLA VALLE DEL TAVERONE"e a proposito di Taponecco dice:" Taponecco,(m.610) un tempo piu' importante dell'Apella, come ben appare dagli statuti quattrocenteschi, e'un villaggio che conserva tracce della propria antichita'... un interessantissimo borgo in galleria che si consiglia di visitare tutto quanto." 159 Gallerie rettilinee e gallerie con scale e diramazioni varie. 160 161 162 Superbi portali cosumati dal tempo. 163 Superbi portali cosumati dal tempo. 164 Gallerie curve e in discesa. 165 Alcuni ceppi per spaccare la legna. 166 Case disabitate aperte su ambienti fatiscenti. 167 Due leoni per picchiotti e una piccola maesta' di terracotta su una porta chiusa della casa abbandonata. 168 169 Dalla piazzetta dell'oratorio una stretta scalinata porta in alto... 170 ...tra alti muri di case e giardini. 171 Alti muri in pietra nascondono cortili e giardini. 172 Una torre cicolare e una sottile ed esotica palma che svetta in cerca del sole. 173 La torre poggia su archi pensili in pietra. 174 A F 1663 Piccola maesta' marmorea. 175 La veranda del giardino nascosto. 176 Il vicolo che sale. 177 Si scende... 178 ... fino alla piazzetta dell'oratorio. 179 Un elegante portale. 180 Un originale architrave. 181 Una maesta' marmorea, raffigurante la Madonna di Loreto 182 1622 - A D Fa GIOVANNINI NIGRA SUM SED FOR GIOVANNINI 1622 FAM 183 184 185 186 187 188 Il borgo principale che sale al torrione. 189 Tutti i vicoli portano in alto verso il torrione. 190 191 192 Dentro il cortile sulla facciata della casa una bella pietra scolpita 193 Un antico esempio delle ripidissime scale che risalivano il borgo. 194 Oggi fontana, un tempo abbeveratoio per gli animali. 195 Questa parte del borgo sale sino a raggiungere un'uscita a nord dalle mura. 196 Il bel portale mostra essere precedente alla creazione di questa uscita che un tempo forse non esisteva.E' possibile che l'alto muro partendo dal palazzo del cassero si collegasse a questo edificio e solo in anni successivi venne aperto il varco attuale. 197 Questa l'uscita dal borgo verso i campi. La strada carrozzabile che si intravved e a sinistra ( che muore a cento metri) e' una costruzione della fine del novecento realizzata per agevolare l'ingresso dall'alto al paese. 198 Il muro a sinistra potrebbe far parte della cinta muraria di epoca medioevale. Questo e le finestre poste solo in alto nell'edificio a destra fanno ritenere che questa fosse la barriera difensiva del borgo a nord. 199 L'importante edificio all'ingresso del borgo conserva in parte il tetto a "piagne"; la parte verso la strada e' stata oggetto di rifacimento e sicuramente alzata. I due edifici erano un tempo un solo fabbricato e quasi sicuramente l'antico cassero. Sulla sommita' del borgo alla fine del novecento sono state costruite molte case in cemento armato che hanno alterato la struttura difensiva della parte alta del borgo. 200 In questa foto si vede distintamente quanto alto fosse il muro rispetto al borgo. Oltre le antiche mura, in questa zona detta Cavallino, doveva trovarsi il cimitero preistorico perche' con la costruzione della strada carrozzabile, nel 1975 venne rinvenuta una statua stele. 201 L'ingresso dell'edificio, forse il cassero, era orientato lungo il muro di recinzione per la difesa a nord del borgo ed era stato costruito protetto dall'alto da un alto e poderoso arco che proteggeva i difensori durante gli attacchi. 202 Il grande portale, oggi quasi completamente in rovina, con un'anta del portone appesa e l'altra staccata dai cardini, mostra come questo ingresso fosse stato appositamente costruito non al centro del palazzo ma a ridosso del muro della fortificazione e sovrastato da un poderoso arco in pietra per proteggere i difensori dagli attacchi dall'alto. 203 Ritornando all' ingresso sud del borgo di Taponecco, si ritiene che questo fosse sicuramente quello principale considerando che al tempo della costruzione del borgo il percoso viario risaliva dalla valle verso le alture. Oggi, dopo la costruzione delle strada carrozzabile che con tornanti aggira il borgo fin sopra le ultime case, e' difficile ricostruirne la viabilita'.. 204 La porta a sinistra poteva anche essere il corpo di guardia degli uomini del marchese; anche visto dall'esterno ( foto a sinistra) notiamo che il locale prende luce da una piccolissima finestra. 205 Appena oltre il primo ingresso il borgo si dirama a destra e sinistra in altre gallerie. 206 Prosegue poi verso l'alto cioe' verso l'edificio principale in cui aveva forse sede l'incaricato del marchese. 207 E' indubbia la bellezza dei portali del borgo principale. 208 Gli edifici erano collegati tra loro e con il cassero. 209 I collegamenti tra gli edifici potevano essere archi di spinta e nel contempo vie di fuga verso il cassero. 210 Piu' risaliamo e meglio vediamo la difesa sul grande ingresso. 211 Nel borgo solo portali e piccole aperture; le finestre tutte in alto. 212 213 Ricordiamo che Taponecco,unitamente all'Apella e Varano, faceva parte di un feudo malaspiniano dipendente da quello di Olivola. In epoca medievale era segnato da un itinerario importante che era stata la fortuna di Taponecco e della sua torre (oggi definita dell'Apella), poi con il variare e l'affievolirsi dei traffici a favore di Varano e in seguito di Tavernelle comincio' la sua decadenza. 214 L'ampio portale a tutto sesto con belle pietre lavorate mostra una chiave di volta scalpellinata della quale non possiamo decifrare lo stemma o un'iscrizione. 215 Il grande portale ci conduce con una lunga galleria dell'edificio centrale 216 verso il cortile Lungo la galleria troviamo ingressi a fondi e cantine. Si ha l'impressione che l'edificio soprastante fosse molto grande. 217 Il cortile centrale oggi, sbarrato da un cancello e intonacato, ha perso l'antico fascino. 218 Scale in pietra ci portano a magazzini o granai 219 Altre ci portano ad abitazioni di mezzadri (o soldati?) 220 221 222 Questo bel monolite scolpito con una croce (ed altre lettere poco leggibili) e' stato collocato in tempi recenti sotto un tipo di architrave piuttosto originale (gia' visto per un'altra apertura a pag. 173) La pietra poteva anche essere di un piccolo oratorio del palazzo. Ora sovrasta l'apertura di quella che pare essere stata una porcilaia. Questi ambienti chiusi in un edificio importante ci ricorda che negli anni attorno al mille esistevano i borghi castellani, vedi Bigliolo, Groppo san Pietro o Panicale, che erano dotati di cassero, nel quale viveva il signore e dentro il recinto castellano esistevano le case dei contadini, le stalle e gli ovili. Il cassero era l'ultimo baluardo del borgo. Al suo interno trovavano rifugio gli abitanti in fuga dalle loro case allacciate una all'altra e infine alla fortificazione. Chiaramente all'interno dovevano esservi sodati pronti alla difesa e risorse alimentari per affrontare l'assedio. Taponecco sviluppatosi lungo l'itineratio principale di comunicazione dalla valpadana al mare divenne un importante caposaldo del passaggio delle merci per cui ebbe necessita' di strutture forti ed efficaci per accogliere e difendere i mercanti. Questo palazzo, quasi in rovina, potrebbe essere stata l'antica fortificazione e la caserma. 223 Alla sommita' del borgo che sale parallelo a quello che porta al cassero, nascosto da sovrastrutture aggiunte nel corso degli ultimi anni, improvvisamente si apre allo sguardo il millenario torrione circolare. 224 Difficile rilevare i resti antichi del "castrum" in questa ripida scala tra le innumerevoli sovrastrutture aggiunte che ne coprono la visuale completa. 225 Improvvisamente il "castrum" ci appare in tutta la sua grande mole. .I beccatelli che un tempo sorreggevano il camminamento di ronda oggi sono sovrastati da un muro di mattoni e costruzioni moderne. 226 Il poderoso torrione deturpato da uno scarico fognario in bella vista. Solo la piccola fontana alla sua base conserva per abbeveratoio un grosso macigno scavato di pietra. 227 Il grande torrione circolare. forse il piu' grande di Lunigiana mostra le sue ferite. Un muro di mattoni che delimita una terrazza poggia direttamente sul camminamento di ronda e piu' oltre una costruzione moderna poggia direttamente su alcuni beccatelli mentre i successivi sono stati demoliti. Diversi interventi di intonaci dimostrano che l'antica muraglia sia stata solcata da scarichi attuali e le antiche pietre scomparse sotto molte mani di intonaci. La parte rimasta intatta seguendo la linea circolare dei numerosi beccatelli ancora presenti dimostrano come la torre avesse un diametro di molti metri. Il "castrum" non solamente e' stato deturpato con la distruzione del camminamento di ronda e la costruzione di vari edifici moderni su quello che doveva essere lo spalto e le successive intonacature ma lo spurgo di uno scarico fognario bene in vista nel punto piu' piu' visibile e' veramente indecoroso. 228 229 Sperduta in un mare di verde la poderosa torre di Taponecco una delle piu' antiche della Lunigiana.Era in contatto visivo con le torri Nocciola (sopra Cisigliana) e Varano. Nel 1700 venne privata della merlatura e ridotta a torre campanaria. 230 Chiesa di santa Maria Assunta, la parrocchiale di Taponecco, eretta su un oratorio estense del 1187. 231 La chiesa circondata dall'antico cimitero, oggi trasferito altrove, mostra il pericolo delle numerose frane cui e' soggetto il territorio. 232 NARDI GREGORIO UOMO DI CARATTERE INTEGRO E COSTANTE MORTO IL 25 AGOSTO 1902 D'ANNI 62IL NIPOTE ELVISIO QMP GALLETTI CLOTILDE SPOSA AFFEZIONATA MADRE AMOROSA DONNA DI SPECCHIATI COSTUMI MORTA IL 3 GENNAIO 1909 DI ANNI 21 LO SPOSO ELVISIO AFFLITTO E PIANGENTE QMP IGINIO FRANCHETTI DI TRESCHIETTO UN SOLO ANNO DI VITA MORTO IN TAPONECCO IL 30 AGOSTO 1887 I GENITORI ANDREA E FELICINA GIOVANNINI INCONSOLABILI 233 Prospetto della chiesa di santa Maria Assunta, eretta poco dopo il mille per i due paesi limitrofi, Taponecco e Apella.( sulla destra e' visibile la torre) 234 Tra le piu' antiche torri di avvistamento della Lunigiana, negli ultimi anni ha subito molti danni, causati dal tempo, dall'incuria e da fulmini. Alla fine del '700 venne sovraelevata con la costruzione di una torre campanaria. 235 236