Taponecco - Adriana G. Hollett

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MEMORIE DI LUNIGIANA
ADRIANA G:HOLLETT
Taponecco
un borgo sui "vòlti"
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Fotografie di A. G. Hollett©
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a mio marito Reginald
che condivide l’amore per la mia terra.
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...Se novella vera
di Lunigiana o di parte vicina sai,
dillo a me che gia' grande la' era.
Dante Purgatorio canto VIII
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Cenni sulla storia della Lunigiana
Per riassumere brevemente la storia delle origini della Lunigiana sara’
necessario, a causa della carente documentazione, ricorrere all’opera di Eugenio
Branchi “ Storia della Lunigiana feudale”, unica fonte autorevole assieme a quella
di Gioachino Volpe; ebbe a osservare quest’ultimo che, “ per la storia della
Lunigiana, avanti il XII secolo, e’ poco meno che tenebre e tenuissima luce di alba
lontana.”
Concordando con loro, possiamo partire da Oberto, conte di Luni, di
probabile origine longobarda e unico superstite della famiglia dei Marchesi di
Toscana.
Luni divenne colonia romana nel 177 a.C., prospero’ col nome di Provincia
Maritima Italorum, subi’ dapprima l’invasione longobarda e in seguito, unita a
tutta la Lunigiana venne aggregata al ducato longobardo di Lucca. Con i Franchi
entro’ nella marca carolingia, Oberto ne fu il primo conte e, in seguito, quando i
Vescovi contrastarono il dominio obertengo ottenendo da Federico I di veder
sanciti i loro diritti su tutto il territorio, divenne sede vescovile.
Il Volpe, concordemente ad altri storici e genealogisti, individua in
Oberto (945), di origine longobarda, il primo ad essere nominato conte di Luni.
L’essere conte di Luni aveva una certa rilevanza poiche’il paese, collocato tra
Liguria e Toscana, testimoniava attraverso i resti dell’anfiteatro romano e quelli
di antichi insediamenti paleolitici il suo notevole passato. Costui dopo pochi anni
(951), oltre alla Lunigiana, entro’ in possesso della marca della Liguria orientale,
dei centri di Tortona e Genova e alla sua morte tutti i suoi possedimenti vennero da
lui lasciati ai due figli: Adalberto I e Oberto II.
Dal primo figlio, per successive diramazioni, ebbero origine i casati dei
marchesi di Massa, Corsica e Sardegna, quella dei Pelavicino e dei Cavalcabo’ di
Cremona. Dal secondo figlio Oberto II, quello che maggiormente interessa la
nostra storia, nacquero Alberto Azzo I e Oberto Obizzo I. Il primo dette origine alla
casa d’Este ed il secondo a quella dei Malaspina.
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Oberto Obizzo I si stabili’ sui gioghi dell’Appennino
Ligure-Tortonese-Piacentino, nelle alte valli della Trebbia e dello Staffora e in
quest’ultima valle, centro del suo dominio, pose la propria residenza nella rocca di
Oramala, unico castello fortificato della valle e quella venne poi da sempre
considerata la culla dei Malaspina.
Successivamente Oberto Obizzo I fece costruire una serie di castelli che
sarebbero divenuti formidabili punti di difesa e principalmente di controllo per il
traffico delle merci che costituiva con i pedaggi una grossa fonte di ricchezza.
I Malaspina facevano pagare molto cari questi pedaggi e talvolta arrivavano
ad assaltare essi stessi le carovane comportandosi come briganti da strada. Il loro
castello di Villafranca fu chiamato Malvido e poi Malnido (nel diploma conferito
dall’imperatore Federico a Opizone nel 1164) per i pedaggi da rapina e per le
ruberie poste direttamente in atto da loro a spese delle carovane che transitavano
dal passo della Cisa.
Poco si sa di suo figlio Alberto I e del nipote Obizzo II, ma sicuramente il
figlio di quest’ultimo Alberto II divenne noto col nome di Malaspina. Cio’ appare
nell’atto di pace di Luni stipulato nel 1124 tra il vescovo Andrea da una parte e il
marchese Alberto II detto il Malaspina dall’altra.
Nella divisione tra Corrado e Opizzino nel 1221, a Corrado l’ Antico
(1253) vennero assegnati i possedimenti alla destra della Magra, mentre Obizino
(1301) cambiando nell’arme lo “spino secco” in “spino fiorito” ebbe parte dei
territori alla sinistra del fiume.
La divisione poi non fu solo dei beni ma araldica, in quanto venne
modificato lo stemma di famiglia. Quello dello spino secco portava uno spino con
sei rami, uno verticale e cinque orizzontali, tre dei quali voltati a sinistra e due a
destra, tutti con aculei.Quello dello spino fiorito portava uno spino verde con sei
rami, uno verticale e cinque orizzontali tre dei quali a destra e due a sinistra,
terminanti con tre piccoli globetti bianchi in croce alle estremita’ in modo da
formare un piccolo fiore. Lo stemma originario aveva uno spino secco nero in
campo d’oro con il motto “ad medelam” (mi offre rimedio).
I membri del casato si moltiplicarono e cosi’ lo stemma venne spesso
modificato; il piu’ conosciuto e’ pero’ quello che mostra un leone rampante
coronato affiancato dai rami alternativamente, dello spino secco o fiorito o
emtrambi. E’ da ricordare che il leone rampante bianco venne assegnato a
Corrado detto l’Antico ( 1253) da Luigi IX re di Francia per l’aiuto ricevuto dal
Malaspina nella crociata d’Egitto del 1248.
Opizzino o Opizzone (1301), secondogenito di Federico (1264) “fu lo
stipite dei Marchesi e Signori di Villafranca”. La sua vedova marchesana Tobia
Spinola, tutrice dei figli ancora in minor eta’, merita di esser ricordata come colei
che “compose, ordino’ e stabili’” gli STATUTI per Aulla e altre sue terre. (Gli
Statuti di Aulla del 1303 sono conservati dal Dott. Francesco Raffaelli e dal Dott.
Lorenzo Ferri di Bagnone).
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Importante precisare che fin da prima della divisione dei Malaspina del
1221esistevano nei loro feudi i MUNICIPI che erano composti da un Consolo,
quattro o sei Consiglieri e un Massaro. La MAGISTRATURA era costituita da un
Giudice d’Appello che era il Marchese, di un Podesta’ eletto dal marchese, un
Vicario del Podesta’, un Notaro, un Corriere e un Custode delle carceri. Ogni
terra aveva il proprio Municipio e tutti assieme quelli del feudo formavano il
General Consiglio.
Nel secondo Libro sono annotate norme e regole di diritto civile ma si deve
ritenere che dovea esistere precedentemente regole e norme da disposizioni
scritte o da consuetudini inveterate.
Alcune di queste norme erano: la donna se dotata non poteva succedere ai
genitori, il marito non poteva donare o lasciare per testamento alla moglie cosa
veruna; nella vendita dei fondi dovevano esser preferiti nella vendita i condomini,
i parenti fino al quarto grado, i confinanti; la prescrizione degli immobili
incorrevasi col lasso di venti anni ecc..
Nel terzo Libro si determinavano le trasgressioni e i delitti punibili con
pene corporali o pecuniarie o afflittive: la fustigazione per tutta la terra, il bando
perpetuo, il taglio della testa, la forca e la morte per mezzo del fuoco, la confisca
dei beni. Si puniva l’omicidio col taglio della testa, l’adulterio con lire venticinque
per l’uomo e la donna, lo stupro con la pena capitale, il furto, l’abigeato, il taglio
degli alberi e la rimozione dei termini con pene pecuniarie. Per la falsificazione
delle monete si era arsi vivi, la falsa testimonianza o lo spergiuro con la galera, e
nelle scritture con la forca. Il delitto di lesa maesta’ portava al taglio della testa.
Questi quattro Libri o Statuti furono adottati da tutti i discendenti di
Federico per tutte le Terre e le Castella da tutti gli Uomini, Universita’ e
Comunita’ che a loro furono soggetti.
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An outline of the history of the Lunigiana
Region
In order to summarize briefly the history of the origins of the Lunigiana
Region, it is necessary, due to scarce documentation, to resort to the work of
Eugenio Branchi “Storia della Lunigiana feudale” (“History of the Lunigiana
Region in feudal times”), the only authoritative source together with the work of
Gioachino Volpe; in this regard, it was Volpe who observed, “the history of the
Lunigiana Region, before the twelfth century, is little more than shadows and
tenuous light of a distant dawn”.
In accordance with these authors, we begin with Oberto, count of Luni,
probably of Lombardic descent and the only surviving member of the family of
the marquis of Tuscany.
Luni became a Roman colony in 177 B.C., prospered with the name of
Provincia Maritima Italorum (Italian Maritime Province), at first, subjected to
Lombardic invasion, then, with all of the Lunigiana Region, was aggregated to the
Lombardic dukedom of Lucca. With the Franks, Luni entered into the Carolingian
march (borderland), Oberto was its first count and, later, when the Bishops
opposed the dominion of the Obertenghi family, obtaining from Federico I,
sanction of their rights on all of the territory, it became a bishop’s see.
Volpe, in agreement with other historians and genealogists, singles out in
Oberto (945), the first historical figure to be nominated count of Luni. To be count
of Luni had a certain importance, as the town, located between Liguria and
Tuscany, bore witness through the remains of its Roman amphitheatre and ancient
Palaeolithic settlements, to its remarkable past. Oberto, a few years later (951), as
well as the Lunigiana Region, entered into possession of the march of eastern
Liguria, of the centres of Tortona and Genoa and, upon his death, all of his
possessions were passed by him to his two sons: Adalberto I and Oberto II.
The first son, by successive ramifications, gave rise to the lineages of the
marquis of Massa, Corsica and Sardinia, of the Pelavicino and of the Cavalcabo`
of Cremona. The second son Oberto II, the one of greater interest to Lunigiana’s
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history, fathered Alberto Azzo I and Oberto Obizzo I. The first of these two gave
rise to the house of Este and the second to that of the Malaspina.
Oberto Obizzo I established himself on the passes of the
Liguria-Tortona-Piacenza Apennines, in the high valleys of the Trebbia and
Staffora, and in this last valley, the centre of his dominion, he founded his
residence in the rock of Oramala, the only fortified castle in the valley, later
considered the cradle of the Malaspina family.
Subsequently, Oberto Obizzo I had a series of castles built that were to
become formidable points of defence and particularly of control of trade routes
that constituted, in terms of tolls, a large source of riches.
The Malaspina made these tolls very expensive and at times went as far as
to besiege, by themselves, the passing caravans, behaving like highway brigands.
Their castle at Villafranca became known as Malvido and later Malnido (in the
diploma conferred by the emperor Federico to Opizone in 1164), due to
plunderous tolls and thefts perpetrated by them at the expense of the caravans that
passed by in the Cisa pass.
Little is known of Oberto Obizzo’s son Alberto I and of his grandson
Obizzo II; what is known is that the son of Obizzo II, Alberto II became known by
the name of Malaspina. This appears in the peace treaty of Luni stipulated in 1124
between the bishop Andrea, on the one hand, and the marquis Alberto II known as
Malaspina, on the other hand.
In the division between Corrado and Opizzino in 1221, to Corrado l’Antico
(1253), were assigned the possessions to the right of the river Magra, while
Obizino (1301), who changed the coat of arms from the “spino secco” (“bare
thorn bush”), to the “spino fiorito” (“blossomed thorn bush”), had the part of the
territories to the left of the river.
The division, therefore, was not only in terms of possessions, it was also
heraldic in that the family blazon was modified. That of the “spino secco”
presented a bush with six branches, one vertical and five horizontal, three of
which set to the left and two to the right, all with prickles. That of the “spino
fiorito” presented a green bush with six branches, one vertical and five horizontal,
two to the left and three to the right, terminated with three tiny white globes in a
cross at the extremities so as to form little flowers. The original blazon had a black
thorn bush on a gold background with the motto “ad medelam” (“to me, it offers a
remedy”).
The members of the family multiplied and, as a consequence, the blazon
was often modified; the best known, however, is that which depicts a rampant
crowned lion, side by side with branches, alternatively of bare or blossomed
thorns or both. It is noted that the rampant lion was assigned to Corrado detto
l’Antico (1253), by Luigi IX, king of France, for the help received from Malaspina
in the crusade in Egypt in 1248.
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Opizzino or Opizzone (1301), the second son of Federico (1264), “was the
ancestor of the Marquis and Masters of Villafranca”. His widow, Tobia
Spinola, guardian of his infant offspring, is worthy of mention as she who
“composed, ordered and established” the STATUES for Aulla and other
territories of hers. (The Statutes of Aulla of 1303 are preserved by Dott. Francesco
Raffaelli and by Dott. Lorenzo Ferri of Bagnone (1)).
It is important to note that even before the division of the Malaspina
territories of 1221, there were already in existence in their territories, the
MUNICIPALITIES that were composed of a Consul, four or six Counsellors and a
Massaro (farm overseer). The MAGISTRACY was made up of an Appeal Court
Judge who was the Marquis, of a Podesta (high official), elected by the marquis, a
Podesta’s Assistant, a Public Notary, a Courier and a Prison Custodian. Each
territory had its own Town Hall and all those of the territory formed the General
Council.
In the second Statue or Book, were annotated rules and regulations of civil
rights; however, it is believed that there had to exist rules and regulations prior
to these, available in written form or in inveterate use.
Some of these regulations were: a woman in possession of a dowry was not
allowed to inherit from her parents; a husband was not allowed to donate or leave
anything at all in his will to his wife; in the sale of real estate, joint owners, distant
relatives, neighbours were to have precedence; the loss of unexercised rights to
real estate after twenty years, etc..
In the third Book, were defined the transgressions and crimes punishable by
corporal punishment or fines: flogging throughout the territory, banishment for
life, decapitation, hanging and burning at the stake, the confiscation of
possessions. Murder was punished by decapitation, adultery by a fine of twenty
five liras for both men and women, rape by capital punishment, theft, rustling,
felling of trees and removal of boundary stones by fines. Counterfeiting was
punishable by being burnt alive, perjury by imprisonment and forgery by hanging.
The crime of treason led to decapitation.
These Books (four in all), were adopted by all the descendents of Federico
Malaspina throughout all of their Territories and Castles by all of the Men,
Universities and Communities under their rule.
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TAPONECCO - Antichissimo "castrum" facente parte della Lunigiana e'
situato a nord -est della stessa sulle pendici dell'Appennino tosco-emiliano sulle
propaggini del monte Stola nell'alta valle del Taverone. Era collocato su un
importante itinerario medioevale che dall' Abbazia di Linari scendeva al borgo
fortificato di Taponecco per proseguire per Pieve di Bagnone e da li' per
Groppofosco al guado della Magra verso il genovesato. Era un tipico insediamento
prototipo delle fortificazioni lunigianesi dei secoli XI-XII- XIII.
La bellezza del pianoro, cui fanno da cornice i crinali dell'Appennino e i
contrafforti che stringono di lato il torrente Taverone, e' impreziosita dal piccolo
borgo, molto ben conservato nell'interno, e forse unico in Lunigiana per le sue
molteplici gallerie e le case che si abbarbicano alla scoscesita' del monte.
La scomodita' di queste ripide scalinate e la mancanza di spazio ha reso
immutati nel tempo gli edifici del borgo, molti dei quali disabitati, mentre in alto
dove negli ultimi anni del '900 e' stata aperta una strada carrozzabile sono sorte case
del tutto attuali.
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La torre di Taponecco - Oggi erroneamente definita torre di Apella.
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TAPONECCO
Panorama
Il borgo e' situato su un piccolo pianoro in alto sopra il torrente Taponecco,
dal quale prende il nome. E' un piccolo borgo del comune di Licciana Nardi in
Valdimagra, molto ben conservato.
Posto ai piedi delle alte pendici dell'Appennino si raggiunge da una strada
che sale con stretti tornanti dalla valle del Taverone.
E' da sottolineare che i borghi di Lunigiana sono spesso poco leggibili per il
visitatore che dimentica come gli antichi sentieri salendo dalla valle verso i paesi li
raggiungessero nella parte in basso e lì era solitamente l'ingresso, mentre oggi con
lo sviluppo della rete autostradale quasi sempre i paesi vengono raggiunti nella
parte superiore. Cosi' e' stato per Taponecco che mostra un bell'ingresso fortificato
a sud mentre a nord sulla nuova carrozzabile, edifici moderni e brutte
sovrastrutture hanno fatto quasi scomparire le antiche linee difensive
La foto soprastante sembra testimoniare un agglomerato dell'anno duemila,
ma recenti ricerche documentarie, confrontate con toponimi ancora in uso e lo
stesso aspetto del borgo visto dall'interno non lasciano dubbi che nel '400 il borgo
fosse l'antico Castrum.
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Taponecco fece parte di Varano, capoluogo di un feudo dei Marchesi
Malaspina di Olivola. Nel 1275 venne assegnato a Francesco figlio di Bernabo' di
Obicino I Malaspina dal quale discesero tre fratelli figli del fu marchese Marco
tutti e tre uccisi nello stesso giorno (1411) da un capitano della Rocca di
Tavernelle; cioe' due di essi a Varano e uno a Olivola.
Al tempo stesso i popoli di Varano, Apella e Tavernelle si sollevarono
contro i Malaspina e si dettero al ducato di Modena.
Taponecco fu un borgo importante in Valdimagra; gia' menzionato negli
statuti quattrocenteschi e' un borgo che conserva tracce della propria antichita'
nella disposizione delle costruzioni e nelle strutture murarie.
A valle del borgo nella cerchia delle mura costituita dalla continuita' delle
case, si apre un ampio vòlto che da' accesso al paese.
Gli edifici che lo affiancano mostrano ancora nella struttura l'aspetto di due
torri; sono alti con piccole aperture in basso e finestre solo ai piani superiori.
Il percorso all'interno del borgo e' distribuito in una serie di gallerie nelle
quali si aprono solo portali che accedono alle abitazioni costruite in alto sopra i
vòlti. Alla sommita' del borgo si riconoscono ancora i resti del cassero col grande
torrione.
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Il grande portale d'ingresso al borgo.
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Il sito fu certamente abitato dagli uomini
della preistoria come dimostra il ritrovamento
nel 1975 di una statua-stele in localita' Cavallino,
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Taponecco era stato un borgo murato; la continuita' delle case ne costituiva la
cortina muraria.
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All'esterno delle fortificazioni si coltivavano orti e vigneti.
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L'aggiunta di ringhiere e persiane non riescono a sminuire il fascino di queste
antiche costruzioni..
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Nuovi gradini di accesso ad un vasto cortile (forse un tempo chiuso?)
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Veranda sostenuta da splendide colonnine in pietra lavorata.
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Sotto l'ampio portale vi e' l'ingresso del palazzo Travaglini e un vicolo lo
collega all'interno del borgo.
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Robuste inferriate e feritoie a difesa del piano terreno.
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Sotto l'elegante loggiato si aprivano stalle e cantine.
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Il vòlto introduce all'interno del borgo.
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Il forno, collocato al coperto sotto il vòlto, poteva essere utilizzato da tutte le
famiglie del paese.
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Gli ingressi delle abitazioni erano aperti sotto i vòlti. E' anche probabile che
l'arco aperto sul cortile fosse un tempo sbarrato.
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Brevi aperture illuminano dall'alto le gallerie.
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Strette feritoie danno luce ai locali del piano terra.
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Accanto agli ingressi troviamo piccole maesta' a protezione della casa.
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Oscure gallerie si aprono su aie assolate.
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Portali ad arco a tutto sesto costruiti con pietre ben squadrate.
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Un balconcino a sbalzo costruito nei secoli successivi.
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Grossi monoliti incorniciati da archi in piera.
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Una piccola luce accesa in una stalla.
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Un abbeveratoio al coperto.
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Una ripida scala porta all'abitazione...
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... e una a pioli al fienile.
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Il percorso all'interno del borgo e' intervallato da brevi tratti aperti tra un
vòlto e l' altro.
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Spesso i portali appaiono identici...
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...cosi' come le gallerie si somigliano tutte.
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Il piccolo stemma sulla chiave di vòlta e' stato scalpellinato forse quando e'
cambiata nei secoli la proprieta' o forse l'hanno abraso secoli d'intemperie;si
riconosce ancora in alto un elegante giglio.
Il borgo e' assai antico. Si ha notizia fin dal 1187 di una cappella in
Taponecco come dipendenza patrimoniale del Capitolo della Cattedrale di Luni,
forse ereditata dagli antichi Estensi.
Nel 1296 la stessa cappella appare soggetta "ratione loci et cura
animarum" alla Pieve di san Cassiano di Bagnone.
Ricordiamo che Taponecco era, in epoca medioevale, un "castrum" dotato
di una robusta torre, posto su una arteria importante che dalla pianura padana
travalicava l'appennino al Passo del Lagastrello, toccava il borgo di Taponecco,
raggiungeva la Pieve di Bagnone ( di cui la dipendenza della cappella sopracitata)
e presso Fornoli passava il guado a Groppofosco per raggiungere il genovesato.
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Fasci di luci alla fine della galleria.
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Sugli archi di contrasto crescono le felci
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Alla fine di una galleria ci accoglie un giardino pensile.
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Il giardino pensile sulla piazzetta dell'oratorio e' proprieta' della famiglia
Giovannini, ricca e potente famiglia proprietaria di vasti possedimenti.
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Una facciata in pietra trasformata da un rifacimento con arenarie.
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Un vicolo scende verso le mura.
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Si nota in basso a sinistra il lungo vicolo di un tempo e sulla destra le antiche
scale in pietra delle abitazioni dei secoli passati.
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Vecchie porte chiuse da "verchion".
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Un forno, sempre al coperto, per cuocere il pane.
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Il vicolo conduceva sia agli orti, che spesso erano collocati sulla cortina
muraria, che ad un ingresso secondario del borgo.
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Niente finestre in basso perche' questo vicolo porta all'esterno del paese.
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Monoliti per architravi e "verchion" per chiudere dall'esterno fondi che non
davano accesso alle abitazioni dei piani superiori.
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Il muro a scarpa testimonia una costruzione alta e difensiva sulla cortina
muraria.
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L'alta costruzione, il portale a sesto acuto a destra (oggi tamponato) e un
maestoso arco in pietra deturpato da una sovracostruzione del primo novecento,
fanno pensare ad un secondo ingresso vigilato del borgo.
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Da notare l'ngresso dell'abitazione sotto il vòlto e solo piccole aperture per la
luce al pianterreno.
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Le feritoie volte verso il basso testimoniano l' ingresso al borgo; solo in alto si
aprono le finestre delle abitazioni.
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Il tessuto murario a scarpa del primo edificio appare molto piu' antico delle
altre abitazioni e ricorda una fortificazione.
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Anche lo spigolo ci riporta ad una costruzione alta e forte.
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Robusti confrafforti a sostegno della cortina muraria del borgo.
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Un'altra uscita, questa in galleria, converge sulla precedente.
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L'uscita del borgo.
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Si intravvede sotto l'altissimo e stretto arco un passaggio pedonale.
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Pilastri in mattoni costruiti in seguito per sostenere una terrazza del secolo scorso.,
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Il passaggio pedonale chiuso da un cancello.
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Tra i contrafforti si aprivano i magazzini.
In basso per terra una "cavagnada" ( serviva a trasportare erba).
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Risalendo il borgo a destra e sinistra splendidi portali architravati
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Un iportal, oggi decentrato, sotto un favoloso monolite.
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Archi di contrasto a sostegno dell'alto edificio a destra.
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La fontana posta sulla piazzetta dell'oratorio porta la data del 1813.
I ferri murati sotto il getto dell'acqua servivano da posatoio per il secchio da
riempire mentre la vasca serviva per abbeveratoio degli animali.
La fontana in paese era estrememente utile considerando che le case erano
sprovviste di acqua. che andava attinta a sorgenti spesso lontane dal borgo.
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Intonaci e sbarramenti hanno mortificato in qualche caso la bellezza del borgo.
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L'oratorio secentesco situato nella piazzetta centrale del paese, un tempo
proprieta' dei Giovannini, ha perso la sua identita' storica con un indecoroso restauro.
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DO MARIA
GIANN 1686
Iscrizione sull'architave della finestrella inferriata
SICUT SPONSAM
ORNATA VIRO
SUO
Iscrizione sull'architrave dell'ingresso dell'oratorio che pare fosse dedicato
a san Francesco e sant'Antonio.
L'iscrizione, fortunatamente superstite, ci ricorda parzialmente il nome
degli antichi proprietari, i Giovannini. e l'anno di costruzione.
Questo oratorio era importante per il borgo essendo la chiesa parrocchiale
costruita lontano fuori le mura e da dividersi con Apella, un paese limitrofo.
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Il giardino pensile della famiglia Giovannini.
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A sinistra sotto il vòlto la scala conduce alla casa dal giardino pensile.
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Il vòlto sotto il quale si apre l'ingresso al palazzo.
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Il giardino di casa Giovannini nell'ottocento.
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La famiglia Giovannini e' di origine senese e fa parte della nobilta' della citta' di
Siena: Trovasi ascritta nel Libro d'Oro della Toscana del 1908.
Non si hanno origini documentate del momento in cui i Giovannini si stabilirono a
Taponecco, dapprima a Treschietto o forse ad Apella. In diverse localita' limitrofe si
ritrovano molte delle loro proprieta' terriere e importanti edifici nei borghi circostanti .
Potrebbe anche essere una ricca e importante famiglia fuoruscita per motivi politici e
pervenuta in tempi remoti in Lunigiana come i Foschi di Treviso a Ugliancaldo ( notari),
i Chiodini di Pavia a Pastina (giureconsulti), i Medici di Firenze a Panicale ( notari) ecc.
Si hanno notizie di Anastasio Giovannini a Treschietto ma il figlio Silvio,
farmacista, nell'ottocento e' gia' residente nel bel palazzo dalla loggia ( vedi foto sopra).
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dott.
Silvio
GiovanniniFarmacista 1840-1925
I figli del dott. Silvio furono in
ordine: Giovanni, Maria, Sabina,
Annunziata
Colomba
Bertozzi
di
Treschietto, moglie del dott. Sivio
1850 - 1931
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Maria, Sabina e Annunziata Giovannini -1860-
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Colomba Bertozzi Giovannini con le figlie Maria e Sabina- 1905
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il dott. Silvio con la moglie Colomba e le figlie Annunziata e Sabina
Maria Giovannini
Annunziata Giovannini
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Sabina
1919
Elena Buglia degli
Attendoli Sforza moglie
dell'ing.Giovanni
Giovannini.( 1930)
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Giovannini-
ing. Giovanni Giovannini e la moglie Elena Buglia Attendoli Sforza.- 1930
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dott ing. Giovanni Giovannini-1895-1955
e i suoi figli.
Avv. Giorgio 1942
dott. Silvio 1940
dott. Cesare 1944
Insegnanti
Mariella 1933
Amina 1953
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Giovanna 1935
dott. Cesare Giovannini con la moglie Graziella Piazzi - 1972
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e il loro figlio
ing. Giovanni Giovannini - 1975
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Vecchia porta incorniciata da belle pietre lavorate del palazzo Giovannini.
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Piccola e semplice finestra su un vòlto...
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... che si apre su un altro cortile.
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Dalla veranda della casa di Inia nel borgo si intravvede il porticato che
sovrasta il giardino pensile.
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Quasi un giardino segreto dove sorridenti signore dalla vita stretta nel busto e
lunghe gonne di seta riposavano al fresco. .
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Alta sul monte che domina il borgo si erge la torre che un tempo era sorta a
protezione di Taponecco e oggi viene definita dell' Apella.
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Ampie terrazze si aprono alte sulla cinta muraria.
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Questa galleria porta ad una uscita laterale del borgo.
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Un'uscita del borgo verso est.
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Un'uscita o un piccolo orto sulle mura.
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Seguendo il vicolo scendiamo alle stalle.
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Un cancello sbarra un'uscita.
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Una veranda che si apre alta sulle mura.
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Il cancello che pare chiudere un'uscita dal borgo e' semplicemente lo
sbarramento ad un orto coltivato sulle mura del borgo stesso ai piedi delle case.
Poderosi pilastri in pietra e ampi vòlti sorreggono le terrazze e la case
soprastanti.
Le porte che si aprono in basso sotto la case stesse sono semplici stalle o
cantine.
I locali destinati ai magazzini dovevano essere sufficientemente capienti
perche' nulla doveva rimanere fuori delle mura nei tempi difficili in cui era sorto il
borgo.
Quella che nelle pagine precedenti poteva apparire una veranda era stato forse
un deposito per la legna o un piccolo ovile al coperto per le pecore.
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Sotto il poderoso vòlto molte porte di cantine a diversi livelli.
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Fra i tanti paesi della Lunigiana Taponecco e' forse quello che nel corso dei
secoli si e' mantenuto piu' integro; poche le deturpanti sovrastrutture e solamente
nella parte alta del borgo quella raggiunta dalla strada carrozzabile.
Chiaramente l'ingresso del borgo, nei secoli in cui sorse, era posto a sud e
all'interno delle mura si aprivano vicoli e gallerie che portavano alla sommita'
verso il palazzo del maggiorente e al grande torrione.
Ogni paese della Lunigiana e'strutturato nello stesso modo.
I sentieri che salgono dalla pianura verso i borghi collinari e montani
raggiungono un ingresso quasi sempre difeso da torri o fortificazioni, all'interno
del quale, un borgo spesso rettilineo, porta all'estremita' opposta al castello o torre
o alla fortificazione dove risiede il "signore del borgo" e dove in caso di estremo
pericolo trovavano rifugio gli abitanti del villaggio.
Tale e' la struttura di Taponecco. in fondo al borgo un ingresso e sulla
sommita' il palazzo e il grande torrione. Poco resta del secondo e quasi nulla del
primo. La strada carrozzabileche ha raggiunto la parte alta del paese, ha distrutto
l'antico sentiero in localita' Cavallino dove e'stata rinvenuta la statua stele.
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Un piccolo orto pensile.
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Emanuele Repetti, vissuto tra il 1776 ed il 1882 e nato a Carrara,di
professione farmacista prima a Carrara poi a Firenze,
Scrisse oltre sessanta monografie su vari argomenti. Nella sua opera
maggiore: IL DIZIONARIO GEOGRAFICO, FISICO, STORICA DELLA
TOSCANA scrive: Taponecco in Val-di-Magra - Cas. nell'ex feudo di Varano
sull'Appennino fra l'Alpe di Camporaghena e Mont'Orsaio presso le piu' alte
sorgenti del torrente Tavarone nella parrocchia di santa Maria di Apella, comune a
circa 3 miglia da Varano, giurisdizione di Licciana, Diocesi di Massa Ducale, gia'
di Luni- Sarzana, Ducato di Modena.
Giulivo Ricci, morto nel 2009 in Aulla, fu professore e preside di scuole
medie, cultore appassionato di storia locale e di ricerche storiche di Lunigiana.
Scrisse molti libri su luoghi ed eventi storici della gente di Lunigiana. In" LEMBI
DI LUNIGIANA- GUIDA ALLA VALLE DEL TAVERONE"e a proposito di
Taponecco dice:" Taponecco,(m.610) un tempo piu' importante dell'Apella, come
ben appare dagli statuti quattrocenteschi, e'un villaggio che conserva tracce della
propria antichita'... un interessantissimo borgo in galleria che si consiglia di
visitare tutto quanto."
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Gallerie rettilinee e gallerie con scale e diramazioni varie.
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Superbi portali cosumati dal tempo.
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Superbi portali cosumati dal tempo.
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Gallerie curve e in discesa.
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Alcuni ceppi per spaccare la legna.
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Case disabitate aperte su ambienti fatiscenti.
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Due leoni per picchiotti e una piccola maesta' di terracotta su una porta
chiusa della casa abbandonata.
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Dalla piazzetta dell'oratorio una stretta scalinata porta in alto...
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...tra alti muri di case e giardini.
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Alti muri in pietra nascondono cortili e giardini.
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Una torre cicolare e una sottile ed esotica palma che svetta in cerca del sole.
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La torre poggia su archi pensili in pietra.
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A F 1663 Piccola maesta' marmorea.
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La veranda del giardino nascosto.
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Il vicolo che sale.
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Si scende...
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... fino alla piazzetta dell'oratorio.
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Un elegante portale.
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Un originale architrave.
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Una maesta' marmorea, raffigurante la Madonna di Loreto
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1622 - A D Fa GIOVANNINI
NIGRA SUM SED FOR
GIOVANNINI
1622 FAM
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Il borgo principale che sale al torrione.
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Tutti i vicoli portano in alto verso il torrione.
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Dentro il cortile sulla facciata della casa una bella pietra scolpita
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Un antico esempio delle ripidissime scale che risalivano il borgo.
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Oggi fontana, un tempo abbeveratoio per gli animali.
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Questa parte del borgo sale sino a raggiungere un'uscita a nord dalle mura.
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Il bel portale mostra essere precedente alla creazione di questa uscita che un
tempo forse non esisteva.E' possibile che l'alto muro partendo dal palazzo del cassero
si collegasse a questo edificio e solo in anni successivi venne aperto il varco attuale.
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Questa l'uscita dal borgo verso i campi. La strada carrozzabile che si intravved e
a sinistra ( che muore a cento metri) e' una costruzione della fine del novecento
realizzata per agevolare l'ingresso dall'alto al paese.
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Il muro a sinistra potrebbe far parte della cinta muraria di epoca medioevale.
Questo e le finestre poste solo in alto nell'edificio a destra fanno ritenere che questa
fosse la barriera difensiva del borgo a nord.
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L'importante edificio all'ingresso del borgo conserva in parte il tetto a "piagne"; la
parte verso la strada e' stata oggetto di rifacimento e sicuramente alzata. I due edifici erano
un tempo un solo fabbricato e quasi sicuramente l'antico cassero. Sulla sommita' del borgo
alla fine del novecento sono state costruite molte case in cemento armato che hanno alterato
la struttura difensiva della parte alta del borgo.
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In questa foto si vede distintamente quanto alto fosse il muro rispetto al borgo.
Oltre le antiche mura, in questa zona detta Cavallino, doveva trovarsi il cimitero
preistorico perche' con la costruzione della strada carrozzabile, nel 1975 venne rinvenuta
una statua stele.
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L'ingresso dell'edificio, forse il cassero, era orientato lungo il muro di
recinzione per la difesa a nord del borgo ed era stato costruito protetto dall'alto da un
alto e poderoso arco che proteggeva i difensori durante gli attacchi.
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Il grande portale, oggi quasi completamente in rovina, con un'anta del
portone appesa e l'altra staccata dai cardini, mostra come questo ingresso fosse
stato appositamente costruito non al centro del palazzo ma a ridosso del muro della
fortificazione e sovrastato da un poderoso arco in pietra per proteggere i difensori
dagli attacchi dall'alto.
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Ritornando all' ingresso sud del borgo di Taponecco, si ritiene che questo
fosse sicuramente quello principale considerando che al tempo della costruzione
del borgo il percoso viario risaliva dalla valle verso le alture. Oggi, dopo la
costruzione delle strada carrozzabile che con tornanti aggira il borgo fin sopra le
ultime case, e' difficile ricostruirne la viabilita'..
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La porta a sinistra poteva anche essere il corpo di guardia degli uomini del
marchese; anche visto dall'esterno ( foto a sinistra) notiamo che il locale prende luce da
una piccolissima finestra.
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Appena oltre il primo ingresso il borgo si dirama a destra e sinistra in altre
gallerie.
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Prosegue poi verso l'alto cioe' verso l'edificio principale in cui aveva forse sede
l'incaricato del marchese.
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E' indubbia la bellezza dei portali del borgo principale.
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Gli edifici erano collegati tra loro e con il cassero.
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I collegamenti tra gli edifici potevano essere archi di spinta e nel contempo vie
di fuga verso il cassero.
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Piu' risaliamo e meglio vediamo la difesa sul grande ingresso.
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Nel borgo solo portali e piccole aperture; le finestre tutte in alto.
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Ricordiamo che Taponecco,unitamente all'Apella e Varano, faceva parte di un
feudo malaspiniano dipendente da quello di Olivola. In epoca medievale era segnato
da un itinerario importante che era stata la fortuna di Taponecco e della sua torre
(oggi definita dell'Apella), poi con il variare e l'affievolirsi dei traffici a favore di
Varano e in seguito di Tavernelle comincio' la sua decadenza.
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L'ampio portale a tutto sesto con belle pietre lavorate mostra una chiave di volta
scalpellinata della quale non possiamo decifrare lo stemma o un'iscrizione.
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Il grande portale ci conduce con una lunga galleria
dell'edificio centrale
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verso il cortile
Lungo la galleria troviamo ingressi a fondi e cantine. Si ha l'impressione che
l'edificio soprastante fosse molto grande.
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Il cortile centrale oggi, sbarrato da un cancello e intonacato, ha perso l'antico
fascino.
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Scale in pietra ci portano a magazzini o granai
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Altre ci portano ad abitazioni di mezzadri (o soldati?)
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Questo bel monolite scolpito con una croce (ed altre lettere poco leggibili) e'
stato collocato in tempi recenti sotto un tipo di architrave piuttosto originale (gia' visto
per un'altra apertura a pag. 173)
La pietra poteva anche essere di un piccolo oratorio del palazzo. Ora sovrasta
l'apertura di quella che pare essere stata una porcilaia.
Questi ambienti chiusi in un edificio importante ci ricorda che negli anni attorno
al mille esistevano i borghi castellani, vedi Bigliolo, Groppo san Pietro o Panicale, che
erano dotati di cassero, nel quale viveva il signore e dentro il recinto castellano
esistevano le case dei contadini, le stalle e gli ovili.
Il cassero era l'ultimo baluardo del borgo. Al suo interno trovavano rifugio gli
abitanti in fuga dalle loro case allacciate una all'altra e infine alla fortificazione.
Chiaramente all'interno dovevano esservi sodati pronti alla difesa e risorse alimentari
per affrontare l'assedio.
Taponecco sviluppatosi lungo l'itineratio principale di comunicazione dalla
valpadana al mare divenne un importante caposaldo del passaggio delle merci per cui
ebbe necessita' di strutture forti ed efficaci per accogliere e difendere i mercanti.
Questo palazzo, quasi in rovina, potrebbe essere stata l'antica fortificazione e la
caserma.
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Alla sommita' del borgo che sale parallelo a quello che porta al cassero, nascosto
da sovrastrutture aggiunte nel corso degli ultimi anni, improvvisamente si apre allo
sguardo il millenario torrione circolare.
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Difficile rilevare i resti antichi del "castrum" in questa ripida scala tra le
innumerevoli sovrastrutture aggiunte che ne coprono la visuale completa.
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Improvvisamente il "castrum" ci appare in tutta la sua grande mole.
.I beccatelli che un tempo sorreggevano il camminamento di ronda oggi sono
sovrastati da un muro di mattoni e costruzioni moderne.
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Il poderoso torrione deturpato da uno scarico fognario in bella vista.
Solo la piccola fontana alla sua base conserva per abbeveratoio un grosso
macigno scavato di pietra.
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Il grande torrione circolare. forse il piu' grande di Lunigiana mostra le sue
ferite. Un muro di mattoni che delimita una terrazza poggia direttamente sul
camminamento di ronda e piu' oltre una costruzione moderna poggia
direttamente su alcuni beccatelli mentre i successivi sono stati demoliti.
Diversi interventi di intonaci dimostrano che l'antica muraglia sia stata
solcata da scarichi attuali e le antiche pietre scomparse sotto molte mani di
intonaci.
La parte rimasta intatta seguendo la linea circolare dei numerosi beccatelli
ancora presenti dimostrano come la torre avesse un diametro di molti metri.
Il "castrum" non solamente e' stato deturpato con la distruzione del
camminamento di ronda e la costruzione di vari edifici moderni su quello che
doveva essere lo spalto e le successive intonacature ma lo spurgo di uno scarico
fognario bene in vista nel punto piu' piu' visibile e' veramente indecoroso.
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Sperduta in un mare di verde la poderosa torre di Taponecco una delle piu'
antiche della Lunigiana.Era in contatto visivo con le torri Nocciola (sopra Cisigliana) e
Varano. Nel 1700 venne privata della merlatura e ridotta a torre campanaria.
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Chiesa di santa Maria Assunta, la parrocchiale di Taponecco, eretta su un oratorio
estense del 1187.
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La chiesa circondata dall'antico cimitero, oggi trasferito altrove, mostra il
pericolo delle numerose frane cui e' soggetto il territorio.
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NARDI GREGORIO
UOMO DI CARATTERE
INTEGRO E COSTANTE
MORTO IL 25 AGOSTO
1902 D'ANNI 62IL NIPOTE ELVISIO
QMP
GALLETTI
CLOTILDE
SPOSA
AFFEZIONATA MADRE
AMOROSA DONNA DI
SPECCHIATI COSTUMI
MORTA IL 3 GENNAIO
1909 DI ANNI 21
LO SPOSO ELVISIO
AFFLITTO E PIANGENTE
QMP
IGINIO FRANCHETTI
DI TRESCHIETTO
UN SOLO ANNO DI VITA
MORTO IN TAPONECCO
IL 30 AGOSTO 1887
I GENITORI
ANDREA E FELICINA
GIOVANNINI
INCONSOLABILI
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Prospetto della chiesa di santa Maria Assunta, eretta poco dopo il mille per i
due paesi limitrofi, Taponecco e Apella.( sulla destra e' visibile la torre)
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Tra le piu' antiche torri di avvistamento della Lunigiana, negli ultimi anni ha subito
molti danni, causati dal tempo, dall'incuria e da fulmini. Alla fine del '700 venne
sovraelevata con la costruzione di una torre campanaria.
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