DISALLETTAMENTO DEL PAZIENTE NEUROLOGICO, CARDIO-RESPIRATORIO E IN COMA A cura di Laura Tabarretti Sant’ Angelo Lodigiano, 24 ottobre 2014 Sindrome da immobilizzazione Si definisce Sindrome da immobilizzazione o da allettamento l’insieme dei segni e sintomi a carico dei vari apparati, che si manifesta quando una persona è costretta all’immobilità (a letto o in qualunque altro tipo di decubito obbligato) per un lungo periodo. Sindrome da immobilizzazione • La sindrome da immobilizzazione risulta essere per lo più iatrogena, in termini di omissione, e insorge mediamente dopo 2 settimane di allettamento, soprattutto nell’anziano. • L’immobilizzazione prolungata determina, a livello dell’intero organismo, modificazioni funzionali e morfologiche che peggiorano le condizioni del paziente, aggravando la prognosi funzionale determinata dalla malattia per cui il soggetto è allettato. Il paziente anziano risulta essere particolarmente a rischio di allettamento perchè: • Ridotte riserve funzionali • Ridotte capacità di adattamento • Comorbidità Patologie predisponenti • NEUROLOGICHE • • • • • M. Parkinson Precedenti stroke Demenza Neuropatie periferiche Patologie della colonna • POLMONARI E CARDIACHE • • • BPCO Insufficienza polmonare restrittiva Pregresse patologie cardiache • debolezza muscolare, alterazione o perdita di sensibilità, disturbi dell’equilibrio, vertigini, atassia • dispnea, ridotta capacità di lavoro aerobico, ridotta tolleranza allo sforzo Patologie predisponenti • ORTOPEDICHE • Osteoporosi • Artrosi • Dolore, riduzione dell’articolarità, alterazioni della deambulazione • Pregresse fratture • ALTRE • Patologie vascolari periferiche • Debolezza muscolare, affaticamento Complicanze APPARATO CARDIOVASCOLARE Intolleranza ortostatica; Tachicardia, nausea, ipotensione ortostatica e sincope Ridotta tolleranza allo sforzo; Tachicardia, riduzione della gittata cardica, riduzione della VO2max (diminuisce del 15% in 10 gg) TVP. Riduzione del ritorno venoso a causa della ridotta attività muscolare Complicanze APPARATO RESPIRATORIO Ipossiemia; Atelettasie; Diminuita perfusione polmonare, esclusione delle unità anatomiche respiratorie Alterazioni della meccanica respiratoria; Riduzione attività muscoli della gabbia toracica, aumento dell’attività della muscolatura accessoria (respiro paradosso) Polmoniti. Aumento delle secrezioni, diminuzione dell’efficacia della tosse (debolezza muscolare) o alterazione del riflesso della tosse Complicanze APPARATO URINARIO Incontinenza urinaria (la posizione supina rende più difficile il controllo volontario della minzione e modifica l’anatomia delle vie urinarie, ostacolando il deflusso dell’urina) incompleto svuotamento vescica Infezioni Complicanze APPARATO MUSCOLO-SCHELETRICO Atrofia muscolare e progressiva diminuzione di forza; contratture e retrazioni muscolari. Diminuisce del 5% al giorno, perdita doppia aaii vs aass, immobilità =accorciamento fibre muscolari Osteoporosi; Importanza del carico nel rimaneggiamento osseo, senza carico non c’è il corretto equilibrio tra riassorbimento e formazione dell’osso Artrosi L’immobilità porta a necrosi della cartilagine Complicanze APPARATO GASTROENTERICO Riduzione motilità intestinale stipsi (mancanza privacy, farmaci) PELLE Ulcere da decubito (difficoltà circolatoria nei punti di appoggio con conseguente ischemia locale e ulcerazione cutanea e dei piani sottostanti già dopo le prime 24 ore) PZ ALLETTATO Scarse stimolazioni (visive, uditive, tattili). Ridotti contatti sociali. Alterazioni del tono dell’umore. e dello stato cognitivo. Stato confusionale Disorientamento spazio-temporale Allucinazioni Agitazione psico-motoria prevalentemente notturna Pz di difficile gestione in carrozzina, spesso lasciato al letto, contenuto SISTEMA NEUROSENSORIALE Stato confusionale; Allucinazioni; Agitazione psico-motoria Retro e lateropulsione Gestione del paziente allettato • Materasso antidecubito: deformabile, per adattarsi alla superficie corporea e distribuire uniformemente le pressioni. • Altezza del letto: accessibile al personale medico ma soprattutto al paziente una volta che sarà in grado di effettuare il trasferimento in carrozzina, in modo da incentivarne l’autonomia e favorirne l’uscita dal letto anche più volte al giorno. • Lenzuola: sempre pulite, non ruvide e ben stese per evitare punti di pressione e la formazione di piaghe da decubito. • Coperte: non pesanti e sostenute da un archetto per evitare retrazioni in flessione dorsale del piede. Paziente neurologico • Posture corrette e mobilizzazione al letto (incentivando il più possibile la collaborazione di paziente e eventuali parenti) • L’esercizio fisico, anche da supini aiuta a prevenire l’osteoporosi e a mantenere la capacità aerobica del paziente • Fondamentale l’attività a letto e le corrette posture per il mantenimento dello stato funzionale precedente del paziente. Posture DECUBITO SUL LATO PLEGICO • Letto: in orizzontale • Testa: appoggiata • Tronco: sostenuto da un cuscino dietro la schiena ed i glutei • Spalla plegica: portata in avanti • Braccio plegico: appoggiato in avanti, esteso, palmo della mano in alto • Gamba plegica: anca estesa • Gamba sana: sostenuta da un cuscino Posture DECUBITO SUPINO • Letto: in orizzontale • Testa: appoggiata sul guanciale, non protesa in avanti • Spalle: entrambe appoggiate sul guanciale • Braccio plegico: appoggiato su un cuscino, leggermente distaccato dal corpo, gomito esteso, mano aperta • Anca plegica: leggermente estesa, appoggiata su di un cuscino. Posture DECUBITO SUL LATO SANO • • • • • • • Letto: in orizzontale Testa: appoggiata Spalla plegica: in avanti Braccio e mano plegici: in avanti, appoggiati su di un cuscino a formare un angolo di circa 100 gradi con il corpo Gamba plegica: anca e ginocchio leggermente flessi, gamba e piede completamente appoggiati su di un cuscino Braccio sano: nella posizione più confortevole per il Paz. Gamba sana: anca e ginocchio estesi Effetti dei cambi posturali • Cambi loco regionali della ventilazione • Azione diversificata nel tempo dei mm respiratori con minore perdita della forza • Diminuita stasi polmonare • Minore congestione polmonare • Minore incidenza di atelettasie • Alternanza dei punti di pressione e diminuito rischio di insorgenza di piaghe da decubito Attività al letto • Molteplici benefici per il paziente: - mantenimento del corretto ROM articolare; - mantenimento e recupero del trofismo osseo (esercizi contro resistenza di tipo isotonico e isometrico); - Esercizi respiratori per il miglioramento della ventilazione polmonare e degli scambi gassosi alveolari. Attività al letto • MOBILIZZAZIONE PASSIVA: - Conservare mobilità articolare e immagine motoria del movimento - Prevenire la rigidità - Correggere vizi posturali e deformità - Migliorare la circolazione periferica - Tutte le volte che le tecniche attive risultano essere impossibili (coma, paralisi), inefficaci o insufficienti (deformità) o controindicate ( fratture in via di consolidamento, patologie articolari) Mobilizzazione passiva • EFFETTI SULLE ARTICOLAZIONI: - Aiuta a preservare le proprietà di scorrimento e nutrizione della cartilagine per imbibizione del liquido sinoviale - Garantisce la produzione di liquido sinoviale necessario alla lubrificazione, protezione e nutrizione della cartilagine - Agendo sulla lunghezza della capsula articolare ne evita l’accorciamento - Preserva la lunghezza dei legamenti, orientando correttamente le fibre collagene, e migliorando la motilità del legamento stesso in caso di rigidità Mobilizzazione passiva • EFFETTI SUL MUSCOLO - Lo stiramento del muscolo preserva la sua lunghezza ed estensibilità, prevenendo le retrazioni • EFFETTI SULLA CIRCOLAZIONE - Effetto pompa che favorisce l’ossigenazione tissutale e lo smaltimento dei cataboliti • EFFETTI SULLA MEMORIA MOTORIA - Stimola propriocettori e esterocettori, consentendo di recuperare l’immagine motoria del movimento Attività al letto • ESERCIZI ATTIVI - Incentivano la collaborazione del paziente Migliorano la capacità motoria residua Sono volti al mantenimento del ROM articolare Devono poter essere svolti in autonomia dal paziente, eventualmente con la supervisione o l’assistenza del caregiver - Devono essere esercizi funzionali mirati, ad esempio, al miglioramento della capacità di cambiare posizione (sdraiata, seduta, in piedi) e di compiere gesti della vita quotidiana (ad esempio girarsi nel letto). Attività al letto • • • • • • • • • • • • • Rinforzo muscolare isometrico Rinforzo muscolare eccentrico Rinforzo muscolare concentrico Es attivi di flessione d’anca Es attivi di abduzione d’anca Es attivi di flesso estensione di ginocchia Es attivi di svincolo bacino e oscillazione AAII Ponte Ponte complesso Es attivi di reach AASS e sollevamento del tronco Sollevamento del tronco con estensione AASS Rotoli nel letto Es attivi di flessione del collo in decubito laterale • SDRAIATO A PANCIA IN SU PROVA A PRENDERE LA BOTTIGLIA CHE STA SUL TAVOLO CON LA MANO PIU’ LONTANA. • SE RIESCI STACCA LA SCHIENA DAL LETTO. • SDRAIATO A PANCIA IN SU, AIUTANDOTI CON LA MANO SANA, PORTA LE MANI IN ALTO VERSO IL SOFFITTO GUARDANDOLE E POI RIPORTALE SULLA PANCIA. • SDRAIATO A PANCIA IN SU CERCA DI TOCCARE LA TESTIERA DEL LETTO CON TUTTE E DUE LE MANI (SE NECESSARIO AIUTATI CON LA MANO SANA) . POI TOCCA IL CUSCINO E LA TUA TESTA. • SDRAIATO A PANCIA IN SU, CON IL BRACCIO MALATO IN ALTO DISEGNA DEI GRANDI CERCHI, I NUMERI DALL’1 AL 5, LE LETTERE, …. • SDRAIATO A PANCIA IN SU CON LE GAMBE TESE E I TALLONI APPOGGIATI AD UN CUSCINO SPINGI CONTRO IL CUSCINO • SDRAIATO A PANCIA IN SU CON TUTTE E DUE LE GAMBE PIEGATE CERCA DI TOCCARE I TALLONI CON TUTTE E DUE LE MANI, STACCANDO LA TESTA DAL CUSCINO. • NELLA STESSA POSIZIONE DI PRIMA PROVA A TOCCARE IL LETTO CON LE GINOCCHIA RUOTANDO LE GAMBE PRIMA A DESTRA E POI A SINISTRA • PROVA A PRENDERE IL BICCHIERE CHE STA SUL TAVOLINO ROTOLANDO SUL FIANCO PRIMA A DESTRA E POI A SINISTRA. • DA SDRAIATO, CON LA MANO DESTRA E SINISTRA CERCA DI TOCCARTI TUTTO IL CORPO COME SE TI STESSI INSAPONANDO. PROVA CON DUE MANI. • SDRAIATO SUL FIANCO STACCA LA TESTA DAL CUSCINO AVVICINANDO L’ORECCHIO ALLA SPALLA. • PROVA DALL’ALTRO LATO. Posizionamento in carrozzina Posizionamento in carrozzina il più precocemente possibile, compatibilmente con le condizioni cliniche del paziente: -Riduce il ritorno venoso (calze elastiche) -Riduce il lavoro cardiaco -Migliora la ventilazione polmonare -Previene l’intolleranza all’ortostatismo -Funge da stimolazione sensoriale -Facilita il torchio addominale -Migliora il controllo degli sfinteri -Migliora l’alimentazione Passaggi posturali e trasferimenti • E’ fondamentale incentivare il più possibile la collaborazione del paziente durante il posizionamento in carrozzina, rendendo così questo momento parte integrante della riabilitazione del paziente e non solo un’incombenza per l’equipe riabilitativa e il caregiver!!! Attività da seduto • SEDUTO CON LE BRACCIA SUL TAVOLO CERCA DI VERSARE UN GOCCIO D’ACQUA NEL BICCHIERE. • SEDUTO AL CENTRO DEL LETTO, TOCCA IL CUSCINO E LE LENZUOLA. • DA SEDUTO GUARDA DIETRO DI TE GIRANDOTI A DESTRA E A SINISTRA. • DA SEDUTO, TIENENDO LE BRACCIA TESE APPOGGIA LE MANI DIETRO AL SEDERE, IL PIU’ LONTANO POSSIBILE. • SEDUTO AL TAVOLO FAI DEI CERCHI GRANDI CON LE BRACCIA TESE, PUOI AIUTARTI CON IL BRACCIO SANO • SEDUTO CON ILBRACCIO APPOGGIATO PRENDI LA BOTTIGLIA E RUOTALA SIA A DESTRA CHE A SINISTRA FINCHE’ IL TAPPO NON TOCCA IL TAVOLO Paziente cardio-respiratorio • I benefici dell’attività al letto e del disallettamento precoce valgono anche per questo tipo di paziente • Particolare attenzione alle complicanze del sistema cardiocircolatorio e polmonare: - IPOTENSIONE - RIDOTTA TOLLERANZA ALLO SFORZO - ATELETTASIE - ALTERAZIONI DELLA MECCANICA RESPIRATORIA - POLMONITI Effetti sul sistema respiratorio • Diversa distribuzione della ventilazione regionale • Diminuita ventilazione alle basi e parete posteriore • Stasi linfatica toracica • Atelettasie conseguenti Effetti sul sistema cardio circolatorio • Congestione polmonare • Aumento della PA • Iniziale aumento della contrattilità miocardica destra e sinistra • Successivo deterioramento della contrattilità destra • Conseguente aumento della FC • Rs disostruente appropriata • Training giornaliero di esercizi isotonici di breve durata ma alta intensità può rallentare ma non evitare il deterioramento muscolare • Mobilizzazione attiva sottomassimale può rallentare il deterioramento cardiaco • Migliorando la circolazione periferica può diminuire l’incidenza di incidenti tromboembolici • In questo tipo di pazienti è fondamentale incentivare la tosse, favorendo la disostruzione bronchiale, allo scopo di prevenire atelettasie e gravi infezioni polmonari PEEP • • • • • • Prevenzione o ritardo del collasso bronchiale in espirazione Allungamento della fase espiratoria : migliore svuotamento delle vie aeree secondarie e miglioramento degli scambi gassosi Diminuzione della FR e aumento del VC : eliminazione più efficace della CO2 Maggior reclutamento delle vie aeree secondarie e miglior rapporto ventilazione/perfusione : miglioramento EGA Eliminazione delle secrezioni bronchiali Prevenzione di disventilazioni ed atelettasie Appena possibile disallettamento e: • Deambulazione per percorsi brevi con frequenti soste • Se permanenza di dispnea per sforzi lievi inizio programma di riadattamento allo sforzo • Programma di allenamento ESERCIZI CALISTENICI • Basso costo energetico • Migliorano la tolleranza allo sforzo • Attenzione nel dosare intensità, durata e frequenza dell’attività • • • • • • in piedi a gambe leggermente divaricate e con le braccia lungo i fianchi sollevare un braccio inclinando il tronco dalla parte opposta del braccio alternare dall’altro lato in piedi con gambe leggermente divaricate mani appoggiate al petto stendere un braccio in avanti e poi farlo oscillare indietro • in piedi con le mani ai fianchi • ruotare il tronco prima da una parte e poi dall’altra • seduti su una sedia con i piedi ben appoggiati a terra • allontanare ed avvicinare le ginocchia 53 • • • • • • in piedi con le gambe leggermente divaricate mani sul petto distendere in fuori e poi in avanti un braccio per volta in piedi con le gambe leggermente divaricate braccia lungo i fianchi inclinare il tronco di lato facendo scivolare la mani sulle gambe senza piegare le ginocchia 54 • • • • • in piedi con le gambe leggermente divaricate a braccia tese e mani giunte alzare le braccia verso l’alto ruotando leggermente il tronco da un lato ripetere dall’altro lato seduti su di una sedia con le mani appoggiate al sedile sollevare un ginocchio per volta respirando 55 56 ATTENZIONE ALLE COMPLICANZE: • ANGOR • AUMENTATA FREQUENZA DI ARITMIE • TACHICARDIA INADEGUATA PER LO SFORZO • VERTIGINI E CONFUSIONE • AFFATICAMENTO PROLUNGATO • INSONNIA NON USUALE • AUMENTO DI PESO X RITENZIONE • TACHICARDIA PERSISTENTE (FC< 100-110 DOPO 6’ RIPOSO) Paziente in coma • Condizione in cui esiste una riduzione fino all’abolizione dello stato di coscienza e della vigilanza, per cui il paziente si presenta ad occhi chiusi ed a qualsiasi stimolo a cui venga sottoposto non fornisce risposte decodificabili. • La riabilitazione inizia quando degli stimoli esterni o interni non possono più procurare rischi quoad vitam per il paziente • L’obiettivo è di guidare a riemergere la coscienza e intervenire in modo specifico sul danno primario per una acquisizione di una motilità sempre più evoluta. • La circoscrizione del danno primario è di vitale importanza per la sopravvivenza del paziente • Il compito della riabilitazione è di limitare le conseguenze del danno secondario e di prevenire il danno terziario • La medicina riabilitativa interviene attivamente sul paziente in coma dando delle stimolazioni plurisensoriali che sappiamo poter essere utili per il suo risveglio • Importante è che durante l’assistenza medico – infermieristica ci si rapporti con paziente, considerando la possibilità che questi sia in grado di recepire le comunicazioni verbali ed extraverbali e che i passaggi posturali siano eseguiti ispirandosi ad una motricità evoluta • Integrazione indispensabile è la collaborazione dei familiari che può avvenire sia con stimolazioni psicosensoriali, sia con posture corrette insegnate, sia tentando di ricreare i rapporti affettivi preesistenti • Ambiente precocemente, riccamente e adeguatamente stimolante • Vasta letteratura sulla deprivazione sensoriale sensitiva, ricca di dimostrazioni circa i cambiamenti di funzione e di struttura del S.N.C., a seconda che le stimolazioni ambientali siano carenti, disorganizzate, eccessive, ottimali. • Lo scopo del trattamento si basa sulla ricostruzione delle integrità funzionali cervello – ambiente per mezzo di stimoli ambientali corretti, intensi, continuativi e frequenti, atti ad evocare tutte le potenzialità di sviluppo del paziente, a partire dal livello funzionale residuo all’evento • Il bombardamento delle stimolazioni sensitivo – sensoriali deve essere somministrato secondo una particolare intensità, durata e frequenza, lungo tutto l’arco della giornata. L’apporto pluriafferenziale non può essere efficace se si riduce a sporadiche sedute quotidiane • Il trattamento riabilitativo è quindi volto a fornire una serie di esperienze sensomotorie elementari, “somministrate” attraverso le posture di base, le tecniche di facilitazione e l’applicazione di stimoli elementari sensitivi. • Il paziente mantiene nel letto posture che evitino l’insorgenza e la stabilizzazione di contratture e deformità pregiudizievoli per la funzione, inibendo sinergie spastiche. • I movimenti dei quattro arti possono essere combinati per spostare il paziente (rotoli, passaggi posturali) fornendogli così stimoli tattili, propriocettivi, uditivi e visivi, volti a favorire l’apprendimento, possibile dall’interrelazione fra attività sensoriali e attività motorie. • Viene anche favorita la respirazione corretta e l’espulsione delle secrezioni • Alla luce di queste considerazioni e della necessità di fornire al paziente il maggior numero di stimoli possibili sarà fondamentale che esso venga disallettato e posturato in carrozzina il più precocemente possibile e per periodi di tempo progressivamente più lunghi. 66