STUDIO CLINICO SULL`IMPIEGO E L`EFFICACIA DI UN NUOVO

Veterinaria, Anno 17, n. 1, Febbraio 2003
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STUDIO CLINICO SULL’IMPIEGO E L’EFFICACIA
DI UN NUOVO FLUORCHINOLONE,
IL DIFLOXACIN,
NELLA MEDICINA DEI RETTILI
GIUSEPPE VISIGALLI
Medico Veterinario, Libero professionista
Riassunto
L’impiego dei fluorochinoloni nella medicina degli animali esotici è comune da molti anni presso le strutture veterinarie di
tutto il mondo ad essi specificamente dedicate. Il loro successo è legato, sebbene con molteplici diversità tra le singole molecole, soprattutto al loro ampio spettro d’azione, alla buona biodisponibilità tissutale, alla maneggevolezza nei dosaggi e
protocolli d’impiego, alla possibilità di somministrazione attraverso numerose vie (endovenosa, sottocutanea, topica ed
orale principalmente) e non ultimo alle innumerevoli indicazioni terapeutiche nell’ambito dell’antibioticoterapia. Scopo del
presente lavoro è quello di illustrare, anche attraverso alcuni casi clinici di comune e meno frequente riscontro, i possibili
impieghi di un fluorochinolone di terza generazione, il difloxacin, nelle patologie batteriche dei rettili “da compagnia” (petreptiles).
Summary
The fluorquinolones based antibiotic therapy in exotic animals medicine is usual in veterinary practices since many years
everywhere in the world. In reptiles the mainly reasons of that, with many differences among drug emploied, are the wide
antibacterical spectrum, the good tissutal bioavaliability, the wide range of safety in many and common species, the existence of many optional forms of administration (intravenous, subcutaneous, topical and oral administration) and finally
the numerous therapeutic indications in practical antibiotic therapy. This article shows all the possible uses of a third generation difluorquinolone, difloxacin, in many species of reptiles in captivity.
INTRODUZIONE
La classe dei rettili (Reptilia), proprio per il fatto di includere animali dotati di attività metabolica basale molto
ridotta, sebbene relativamente eterogenea nelle differenti
specie, ha consentito di testare meglio la tossicità della
molecola in esame.
“Articolo ricevuto dal Comitato di Redazione il 6/4/2002 ed accettato
per pubblicazione dopo revisione il 8/11/2002”.
Più precisamente in questo specifico caso, si è cercato
di valutare “sul campo” sia gli effetti terapeutici che i
possibili effetti collaterali locali e sistemici del difloxacin, impiegandolo a dosaggi compresi tra i 2,5 mg/kg
SID ed i 5 mg/kg BID (ad esempio nei giovani camaleonti) ed utilizzando principalmente la via parenterale,
la via orale e quella topica. Oltre a ciò l’autore ha preso
in esame anche la posologia allometrica del difloxacin,
basandosi sul peso metabolico dei pazienti ed estrapolando i coefficienti BMR/SMEC (Basal Metabolic
Rate/Specific Minimum Energy Costs), dose e frequenza
allometrica (frequency-SMEC) dai dati metabolici di animali domestici noti.
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Studio clinico sull’impiego e l’efficacia di un nuovo fluorchinolone, il difloxacin, nella medicina dei rettili
FIGURA 1 - Struttura molecolare del difloxacin.
MATERIALI E METODI: IL FARMACO E LE SUE VIE
DI SOMMINISTRAZIONE NEI RETTILI
Per il presente “trial” clinico è stata impiegata una molecola fuorochinolonica di terza generazione, il difloxacin
cloridrato. Più precisamente si tratta di un difluorchinolone poiché la sua molecola include due atomi di fluoro,
di cui uno associato al gruppo carbossilico. Il prodotto
commerciale testato (Dicural 50 mg/ml) è una soluzione
iniettabile autorizzata per uso parenterale nei bovini e nei
cani in cui il principio attivo è solubilizzato in alcool benzilico nel rapporto 1:1. Prima di procedere all’uso clinico
del farmaco nelle specie animali in oggetto, abbiamo esaminato alcune semplici caratteristiche chimico-fisiche della preparazione commerciale; ciò al fine di poter valutare
e giudicare in modo sufficientemente pratico ed obiettivo
gli effetti in vivo, riguardo alla sua somministrazione parenterale ed orale. Il difloxacin è stato quindi testato, sia
valutando le sue proprietà antibatteriche in vivo nei rettili, sia per conoscere meglio in queste specie le proprietà
più significative oltre che del principio attivo, dei suoi
veicoli ed eccipienti.
Il difloxacin in esame ha, nella concentrazione commerciale originale (50 mg/ml) un pH 9, mentre nelle soluzioni estemporanee approntate dalla mia equipe mostra
rispettivamente pH 8,5 nella diluizione 1:9 ed un pH 8 in
quella 1:99. Questa determinazione si è resa indispensabile (circa la istolesività del farmaco) poiché l’impiego pratico di tali diluizioni nella medicina dei rettili è, pressoché
quotidiano, siccome nella maggior parte di questi “exotic
pets”, la taglia e la massa corporea sono fortemente ridotti. A questo proposito sono stati testati animali, affetti da
patologie batteriche, aventi un peso corporeo compreso
tra i 35 g ed i 3500 g ed un peso metabolico [10(Peso Vivo in kg)0,75 ] = kcal compreso tra 0,80 e 25,58 kcal. Ricordiamo tuttavia che alcuni autori ipotizzano l’esistenza di
equazioni allometriche metaboliche differenti per le diverse sottoclassi di rettili ed in relazione alla temperatura
di allevamento.
Relativamente alla diluibilità in acqua per preparazioni
iniettabili del prodotto commercialmente disponibile i risultati ottenuti sono stati positivi. Sia alle diluizioni iniziali
(1:5 e 1:10) che a quelle molto elevate (fino a 1:200) la mi-
scibilità e la solubilità del farmaco (in partenza al 5%) appaiono buone. Al proprietario consigliamo la conservazione del prodotto diluito a temperatura ambiente (non superiore ai 25°C) poiché a temperature di refrigerazione (4-5°
C) ha la tendenza alla “flocculazione” che renderebbe inutilizzabile quanto da noi preparato. Lo stesso si verifica
dopo circa 30-40 giorni di conservazione alle diluizioni
maggiori. Ciò va detto a titolo di completezza d’informazione, sebbene sia conveniente una conservazione delle diluizioni di difloxacin per non oltre 7-10 giorni. Circa infine la possibilità di surgelare (a – 18°C) le diluizioni, i risultati sono apparsi tanto migliori quanto più elevata era la
diluizione, fino ad un massimo testato di quattro mesi, con
apparenti effetti terapeutici pressoché inalterati.
Oltre al pH sono state prese in considerazione altre proprietà chimico-fisiche del difloxacin e più precisamente
del suo prodotto commerciale. La scelta è caduta su quelle
dotate di maggiori risvolti applicativi nella pratica clinica
con i rettili. Innanzitutto la densità del prodotto iniettabile
in purezza appare “similoleosa” ma aspirabile anche attraverso un ago 23 G. Alle diluizioni maggiori (1:10 ed 1:100)
è possibile invece impiegare anche aghi 25 G o 26 G. Considerato il pH alcalino di tutte le sospensioni e soluzioni
impiegate si è preferito, nel corso dell’intero lavoro, diluire sempre il volume richiesto con almeno 3-6 volumi di
“solvente”; la scelta di quest’ultimo è ricaduta sull’acqua
per preparazioni iniettabili e non sulle soluzioni saline, al
fine di non alterare minimamente la farmacocinetica e la
farmacodinamica della molecola testata od altre sue proprietà in vivo.
Riguardo alla dolorabilità all’inoculo (per via sottocutanea) si è osservato che nei rettili è apparentemente nulla o
piuttosto ridotta nella maggior parte delle specie. Questa
affermazione deve tuttavia essere accettata con le dovute
cautele, soprattutto negli ofidi (serpenti), sulla base della
non sviluppatissima sensibilità algica cutanea rispetto alle
tartarughe (testuggini e tartarughe) ed ancor più nei sauri
(lucertole) che invece mostrano in molte specie (soprattutto se di piccola taglia) una relativa algia e sensibilità cutanea. In questi ultimi infatti la dolorabilità dell’inoculazione parenterale è testimoniata quasi sempre da contrazioni
tonico-cloniche della muscolatura superficiale (analoga ai
muscoli pellicciai dei mammiferi ma non omologa), che
sebbene inizino alla penetrazione dell’ago si accentuano
durante l’introduzione del liquido; la sede da preferirsi per
la somministrazione sottocutanea è nella regione toracica
laterale (o del costato), dove è presente in molte specie di
sauri un plesso vascolare mirabile piuttosto sviluppato. La
mia personale esperienza mi induce ad evitare la somministrazione intramuscolare o quantomeno a limitarla alla sola prima somministrazione del ciclo terapeutico previsto,
proseguendo poi per via sottocutanea (con prodotto sempre diluito) od orale. In ogni caso, le risultanze di questo
lavoro clinico mi inducono a consigliare in molti casi l’aggiunta di ialuronidasi (Jaluran® 3fl 300 UI/ml) alla dosevolume da somministrare, anche se la dose di difloxacin
fosse stata preventivamente diluita entro le 20-30 volte con
acqua per preparazioni iniettabili. Solitamente impieghiamo con successo 1 UI ogni 2,5 ml totali di inoculo. Provando la preparazione commerciale di difloxacin ad esempio
nei camaleonti (classe rettili, ordine squamati, sottordine
sauria) e valutando le tipiche variazioni di colore della loro
Veterinaria, Anno 17, n. 1, Febbraio 2003
livrea nel punto d’inoculo, caratterizzate dall’imbrunimento-annerimento cutaneo transitorio a seguito della inoculazione sottocutanea di qualunque farmaco avente un pH
agli estremi (acido od alcalino) della scala, si è potuto osservare che nelle specie della famiglia Camaleontidae di
più comune riscontro clinico (in particolare nei generi Ca lumma, Furcifer ed ancor più Chamaeleo) in tutti i 47 animali trattati l’imbrunimento cutaneo temporaneo non si
manifestava più oltre la centottantesima / duecentesima
diluizione (partendo dal farmaco al 5%). Esse corrispondono ad una concentrazione di difloxacin rispettivamente
di 0,277 mg/ml (pari allo 0,027%) e di 0,25 mg/ml (pari
allo 0,025%). Da questi dati, apparsi obiettivi ed oggettivamente ripetibili, si può affermare che, alle diluizioni di
comune impiego clinico e quindi comprese tra 1:10 e
1:100, rispettivamente 0,5% e 0,05%, in rettili di peso
corporeo compreso tra i 5 ed i 50.000 grammi, il difloxacin non ha azione istolesiva ma è ben tollerato. Questa affermazione va tuttavia interpretata correttamente alla luce
di due aspetti fisio-patologici propri, anche se non esclusivi, dei rettili: a) la particolare risposta cellulare ed umorale
dei rettili ad un “corpo estraneo” giunto in sede cutanea
che consta in una reazione granulomatosa capace di segregare completamente, o quasi, materiale potenzialmente
nocivo e/o istolesivo che a causa della scarsa efficienza
della vascolarizzazione e della ridotta risposta immunomediata locale, non riuscirebbe a creare danni importanti (soprattutto nel breve e medio periodo); b) i rettili hanno uno
strato sottocutaneo estremamente ridotto e questo ostacolerebbe ulteriormente la diffusione locale del farmaco con
limitazione dei danni tissutali ad una ristretta area cutanea.
Ciò nonostante e proprio per queste ragioni si consiglia
di diluire sempre la dose prevista al fine di rendere comunque ipo-isotonica la soluzione farmaceutica così da favorirne l’assorbimento. Nei rettili di maggiore taglia (come
tartarughe marine, testuggini terrestri giganti, medi e grossi coccodrilli ed alligatori ed i grossi serpenti boidi) occorre tuttavia porre attenzione nella esecuzione dell’iniezione
e scegliere con cura gli aghi, per evitare che il farmaco finisca accidentalmente in sede intradermica dove, puro (non
diluito), ha azione fortemente istolesiva. È pur vero che alle diluizioni solitamente impiegabili (vista la piccola taglia
della maggioranza degli animali trattati, compresi per lo
più tra i 30 e i 2500 grammi) il pericolo di istolesività dell’inoculazione sottocutanea è pressoché nullo.
Anche nei rettili è possibile la somministrazione del difloxacin iniettabile (Dicural® 50 mg/ml iniettabile) per via
endovenosa ed intraossea. I risultati migliori si ottengono,
a mio personale parere, mediante l’infusione continua di
0,1-0,2 mg/kg/h, impiegando pompe ad infusione (per lo
più a siringa) e, questo vale anche per le altre vie di somministrazione, ospedalizzando gli animali ad una temperatura ambientale compresa tra i 28°C ed i 32°C secondo la
specie (temperatura corporea preferita specie-specifica).
Un’altra proprietà della preparazione commerciale presa
in esame è stata l’appetibilità. Ciò è stato dettato dalla necessità di provare il farmaco per una possibile somministrazione orale, spesso molto comoda e sicura, ad eccezione di
“rettili pericolosi”. Il farmaco iniettabile è relativamente appetibile; è comunque possibile “nascondere” il farmaco in
cibo appetibile “insaporendo” l’estremità della siringa, impiegata per la somministrazione, con succo di frutta, miele,
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omogeneizzato alla carne o pesce od altro cibo od integratore vitaminico in pasta, compatibile con la specie trattata.
Ancora meglio in molti casi è risultato l’impiego della sonda
oro-gastrica di tipologia e dimensione adeguata.
Riguardo all’odore della preparazione commerciale iniettabile, risulta essere piuttosto aromatico e non particolarmente pungente. A questo proposito si ricorda che i rettili
sono dotati di un olfatto, sebbene anatomicamente relativamente primitivo, funzionalmente molto sensibile e selettivo
nella scelta degli alimenti. Dalle prove cliniche “sul campo”
l’appetibilità del farmaco non è mai stata un problema. Da
un lato le quantità minime di prodotto e dall’altro l’assenza
o l’estrema rarità di apparenti effetti collaterali (salivazione,
rigurgito, ecc.) fanno considerare la via di somministrazione
orale un’ottima scelta per questo farmaco. Ai fini di una più
efficace utilizzazione per OS del difloxacin sarebbe tuttavia
auspicabile la commercializzazione di una preparazione in
gel (meglio se aromatizzabile alla frutta o alla carne) per
permetterne l’utilizzo anche al proprietario inesperto. L’unico effetto indesiderato, ma reversibile, osservato in alcuni
soggetti è stata una temporanea disoressia, soprattutto in
cheloni e sauri di giovane età.
Una ulteriore possibilità di impiego del difloxacin nei
rettili pets è indubbiamente la via topica.
Al termine di questo “trial clinico” sono risultate promettenti le seguenti vie di somministrazione (schema 1):
a) cutanea allo 0,5%: per lavaggi di ferite, senza superare il dosaggio sistemico, nel caso di sanguinamento
e di fratture esposte o, comunque, di pervietà del letto vascolare;
b) oftalmica allo 0,3% (6 ml di soluzione al 5% in 100
ml di soluzione di sodio cloruro allo 0,9%). Per questa
via sarebbe preferibile un veicolo differente dall’acido
benzoico come l’idrossimetilcellulosa che appare meglio tollerata, specialmente dai tessuti oculari lesi;
c) via mucosa (orale, nasale, genitourinaria, ecc.) a concentrazioni variabili dallo 0,3% allo 0,5%;
d) intracelomatica a dosaggio sistemico, con il lavaggio
intraoperatorio pressoché immediato delle cavità
stesse e dei visceri se non si desidera ottenere un assorbimento sistemico.
Il prodotto farmaceutico ad uso veterinario, commercialmente disponibile, a base di difloxacin, utilizzato in
molti rettili ha complessivamente dato dei buoni risultati.
Nessun particolare effetto collaterale è comparso nel breve
e medio periodo (fino a 10-15 giorni di terapia ogni 2436h fino ad intervalli di somministrazione di 48-50h in relazione alla specie, taglia e patologia trattata). Altrettanto
positive sono state le considerazioni fatte valutandone gli
effetti sul lungo periodo (21-40 giorni di terapia nei casi
più difficili). In alcuni sauri (camaleonti in particolare) occorre tuttavia prestare attenzione a non inoculare accidentalmente il farmaco in sede intradermica (solitamente ciò
accade se l’animale non viene ben contenuto o se si sceglie
erroneamente la linea sottocutanea longitudinale dorsale
anziché l’approccio toracico-laterale o quello della regione
dei fianchi). L’antibioticoterapia e la somministrazione di
altri farmaci potenzialmente nefrotossici (anestetici iniettabili ed antinfiammatori in particolare), nella metà posteriore del corpo deve essere evitata per la presenza del cir colo porto-renale che può indurre conseguenze potenzialmente gravi ed imprevedibili.
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Studio clinico sull’impiego e l’efficacia di un nuovo fluorchinolone, il difloxacin, nella medicina dei rettili
Agenti antibatterici fluorochinolonici di terza
generazione:
-
Ciprofloxacin (CLP)
Difloxacin HCl (DIF)
Enoxacin (ENO)
Fleroxacin FLE)
Lomefloxacin (LOM)
Norfloxacin (NOR)
Ofloxacin (OFL)
Pefloxacin (PEF)
Temafloxacin (TEM)
Tosufloxacin (TOS)
IL PAZIENTE RETTILE: ELEMENTI COMUNI
PER UNA VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI
DEL DIFLOXACIN “SUL CAMPO”
Il presente lavoro ha preso in esame, in modo randomizzato, 18 specie di sauri, 14 specie di cheloni, 9 specie
di ofidi per un totale di 98 rettili.
L’impiego di difloxacin è stato scelto quando possibile,
ma non sempre, sulla scorta dei risultati batteriologici
standard (non basati purtroppo sulla concentrazione MIC,
per difficoltà oggettive dei laboratori contattati). Le patologie trattate compresero nei sauri per lo più affezioni batteriche del cavo orale, infezioni osteoarticolari e cutanee,
nelle testuggini e nelle tartarughe traumi della corazza,
stomatiti o ferite da morso dei tessuti molli e nei serpenti
stomatiti infette e/o infettive, infezioni cutanee (anche da
ustioni) e ferite da morso inferte da roditori.
Con tutti gli animali sottoposti a trattamento con difloxacin sono stati rispettati i seguenti principi e protocolli
di intervento:
a) ospedalizzazione del paziente nelle migliori condizioni igienico-sanitarie possibili, nel rispetto delle esigenze di temperatura e di umidità in rapporto alla
specie di appartenenza.
In particolare ogni animale trattato è stato posto alla sua PBT (Preferred Body Temperature) che per la
maggioranza delle specie si assesta tra i 28 ed i
32°C.
b) Tutte le somministrazioni sono state eseguite da personale medico-veterinario dettagliatamente istruito
circa le manualità da adottare con questi animali, soprattutto al fine di minimizzare i rischi di somministrazione accidentale intradermica del farmaco.
c) Fluidoterapia di supporto impiegando soluzioni ipotoniche (sodio cloruro allo 0,18% in glucosio al 4%
o ringer lattato, sodio cloruro allo 0,9% ed acqua
per iniezioni in parti uguali).
d) Tutte le dosi parenterali di difloxacin sono state diluite fino a dieci volumi con acqua per preparazioni
iniettabili immediatamente prima della inoculazione.
e) In tutti i rettili l’inoculazione è stata eseguita nella
metà anteriore del corpo (per la presenza del circolo
venoso porto-renale), preferibilmente nei muscoli
longitudinali dorsali al fine della massima standardizzazione possibile.
f) In tutti i pazienti sono stati valutati gli effetti terapeutici del difloxacin ed eventuali effetti collaterali
locali e sistemici.
g) Alcuni animali sono infine stati trattati con una prima dose d’attacco parenterale sottocute, seguita da
altri 7-15 giorni di terapia per via orale. L’Autore ha
ritenuto essere questo il più attuabile protocollo da
seguire con difloxacin in caso di proseguimento
della terapia a casa anche da parte di proprietari
inesperti.
PRESENTAZIONE DEI CASI CLINICI
I seguenti casi clinici vogliono essere un esempio dei
possibili impieghi clinici pratici del difloxacin nella classe
dei rettili.
Caso 1:
Genere e Specie: Testuggine del Meditteraneo ibrida (T.
graeca x T. hermanni ) di sesso maschile, di circa 20 anni
di età; peso: 780 g.
Motivo visita: frattura della corazza dopo investimento
stradale.
Esami eseguiti all’atto del ricovero: rx in 2 proiezioni,
ematologia d’urgenza [PCV= 20% (28-34%)
Prot. Tot.= 3,2 (4,4-7,5 mg/dl), Acido urico = 2,35 mg/dl]
Terapie d’urgenza: pulizia e disinfezione con soluz. fisiologica e polivinilpirrolidone-iodio diluito 1:100; emostasi per frattura del ponte marginale sx (tra piastrone e
carapace), terapia analgesica (carprofen alla dose di 4
mg/kg ogni 48-72h)), fluidoterapia ipotonica (acqua per
iniezioni 4 parti + ringer lattato 1 parte) alla posologia del
4% PV die inizialmente IO poi SC.
Fissazione temporanea corazza in attesa di intervento
chirurgico ricostruttivo.
Terapia antibiotica: difloxacin alla posologia di 5 mg/kg
ogni 24h IM nella parte anteriore del corpo (mm pettorali)
diluendo il prodotto commerciale (Dicural 50 mg/ml) fino
a 5 volte la diluizione consigliata (0,078 ml).
Data primo trattamento: 06-08-01
Data ultimo trattamento: 17-08-01
Durata totale trattamento: 12 gg
L’esame clinico della testuggine durante e dopo il trattamento mostrò quanto segue:
a partire dal 4° giorno di terapia l’animale manifestò
lieve depressione del sensorio ed anoressia (non necessariamente legati alla antibioticoterapia ma potenzialmente legati alla elevata temperatura estiva). Si
decise comunque di associare una terapia multivitaminica (complesso B) di supporto e di abbassare il
dosaggio del difloxacin a 5 mg/kg ogni 48h dal 5°
giorno fino al termine della terapia. L’intervento di
osteosintesi della corazza fu eseguito in 7 a giornata.
La testuggine riprese ad alimentarsi dopo la 9 a giornata e fu dimessa, in buone condizioni, sia locali che
generali in 12a giornata.
Veterinaria, Anno 17, n. 1, Febbraio 2003
Caso 2:
Caso 3:
Genere e Specie: Trachemys scripta elegans di nome
Chicco, di sesso maschile, di 6 anni di età; peso 685 g.
Chamaeleo (Trioceros)
melleri di 275 g affetto
da pododermatite da sospetta ustione di 2°-3°
grado.
Motivo della visita: anoressia e galleggiamento anomalo
(più immersa sul lato dx) da 3-4gg.
Anamnesi ambientale: acquaterrario migliorabile ma
soddisfacente, costituito da una vasca di 100 cm x 45 cm
contenente circa 70 litri d’acqua. Il sistema di filtraggio è
meccanico e chimico (manca il compartimento biologico).
Esame clinico: l’E.O.G. evidenzia solo lieve edema alla
base degli arti ed una palese anomalia di galleggiamento
alla relativa prova clinica. La radiografia in proiezione craniocaudale conferma il sospetto clinico di polmonite monolaterale dx con epatizzazzione parenchimale.
Foto 1 - Radiografia cranio-caudale: polmonite monolaterale dx.
Accertamenti diagnostici collaterali oltre alla radiografia: ematochimica.
Si evidenzia un modico aumento della AST [323UI/L
(202 +/- 217)] e delle PT [75,8 (56,2+/- 12,1].
Il proprietario non permette l’esecuzione dell’antibiogramma tramite lavaggio polmonare destro.
Terapia: antibiotico-terapia con difloxacin alla dose di 5
mg/kg la prima dose poi a 2,5 mg/kg ogni 24h SC nella
parte anteriore del corpo (per la presenza del “circolo porto-renale”).
Terapie collaterali e di supporto: a) fluidoterapia
all’1,5% del peso vivo con glucosio al 4% e sodio cloruro
allo 0,18%; aerosolterapia con acetilcisteina per 60’ al dì
in 2-3 volte: glicopirrolato alla dose di 0,01 ml/kg ogni
48h. Dopo 10 giorni di terapia il quadro radiologico di
controllo appare notevolmente migliorato. L’animale tornò
ad alimentarsi e a galleggiare regolarmente in quindicesima giornata.
Foto 2 - Radiografia in proiezione cranio-caudale dopo 10gg di terapia
con difloxacin. I campi polmonari sono tornati radiotrasparenti.
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Un Chamaeleo (Trioce Foto 3 - Chamaeleo (Tr i o c e r o s )
ros) melleri (camaleonte
melleri.
di montagna proveniente
dalla Tanzania e dal Mozambico) viene portato in visita per la presenza di lesioni
eritematoso-crostose ed ulcerative sulle superfici plantari
di tutti gli arti. Secondo i proprietari le lesioni sarebbero
recenti (entro le 24h precedenti). Le condizioni generali
dell’animale appaiono discrete e l’appetito buono. Si osserva invece qualche deformità alle ossa lunghe degli arti,
sia anteriori che posteriori, esito quasi certo di fratture patologiche erroneamente calcificatesi, per pregressa Malattia Ossea Metabolica (MOM). L’anamnesi riferisce una
stabulazione dell’animale quasi ottimale, teca in rete con
presenza di tubo fluorescente a parziale emissione di
UVB. Si rileva la presenza di un faretto “spot” da 60 watt
non adeguatamente protetto e facilmente raggiungibile
dall’animale.
Alla prima visita l’animale mostrava palesi difficoltà a
mantenere la presa sui rami (soprattutto in relazione all’algia) ma era vigile ed “adeguatamente” aggressivo. I proprietari non autorizzarono l’esecuzione di un esame batteriologico. Una preliminare colorazione di Gram eseguita
sul materiale prelevato in sede subepidermica rivelò l’abbondante presenza di batteri gram negativi. Fu quindi stabilito il seguente protocollo terapeutico:
- difloxacin alla dose di 5 mg/kg BID per 10 o più giorni nella metà anteriore
del corpo.
- fluidoterapia con soluzioni ipotoniche: 7 ml/
die SC-OS
- carprofen alla dose di 2
mg/kg ogni 72 ore
- terapia locale: accurata
pulizia e disinfezione
con polivinilpirrolidone-iodio diluito 20 volte
ed applicazione biquotidiana di un gel cicatrizFoto 4A - Faccia plantare affetzante a base di calenduta da pododermatite acuta.
la, hypericum, centella
ed echinacea.
Dopo 6 giorni
si ebbe un netto
miglioramento
delle lesioni e
pertanto si decise,
sebbene in assenza di una conferma batteriologica,
di passare ad una
sola somministraFoto 4B - Stesso piede della foto 3 dopo 10
zione giornaliera
giorni di terapia.
di difloxacin, ciò
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Studio clinico sull’impiego e l’efficacia di un nuovo fluorchinolone, il difloxacin, nella medicina dei rettili
per non rischiare di compromettere l’appetito, fino ad allora conservato. La terapia locale e sistemica fu proseguita
per altri 16 giorni, fino ad una pressoché completa guarigione. Dopo 30 giorni dalla presentazione iniziale rimase
solo una incompleta riepitelizzazione che si completerà
nell’arco di 15gg con la sola terapia locale.
alla gestione dell’animale
(dieta, microhabitat, igiene,
ecc.). Ad un controllo clinico eseguito in settima giornata dall’intervento di rimozione dell’ascesso linguale,
l’iguana in esame risultò perfettamente guarita (Foto 7).
Caso 4:
Iguana verde affetta da ascesso linguale e parodontopatia
settica.
A
B
Nota: la buona risposta
clinica all’impiego di diFoto 7 - Iguana delle foto 5 e
6 sette giorni dopo la terapia
floxacin per via SC alla dose
medica e chirurgica.
giornaliera di 2,5 mg/kg anziché al consueto dosaggio
di 5 mg/kg presumibilmente è correlata alla necessaria e
preventivata escissione chirurgica dell’ascesso linguale.
Caso 5:
Foto 5 A e B - Iguana verde affetta da ascesso linguale.
Un’iguana verde (Iguana iguana), di sesso femminile, del
peso di 845 g è stata portata in visita per il manifestarsi di
disoressia, scialorrea e leggera letargia. Il sauro veniva allevato in condizioni non ottimali per le temperature e l’umidità presenti nel terrario (entrambe al di sotto dei ranges
normali nei valori minimi e massimi) e per l’alimentazione,
troppo ricca di prodotti in pelletts carenti in fibra naturale
ed in verdure in foglia ad elevato tenore di calcio (quali cicoria, radicchio, tarassaco, trifoglio, ecc.). Oltre a ciò il
substrato inidoneo (corteccia di pino!) e le cattive condizioni igieniche della teca, avevano portato allo svilupparsi
nel cavo orale dell’iguana di un grosso ascesso, che all’esame colturale rivelò la presenza di Pseudomonas aeruginosa
in colonia non pura (Foto 5).
Nei rettili, e quindi anche in questo caso, l’approccio terapeutico degli ascessi (di tipo caseoso-compatto) è sempre chirurgico prima che medico. In particolare vanno
escissi in toto, compresa la loro capsula, come se si trattasse di neoplasie (Foto 6).
La terapia postchirurgica ha previsto l’impiego di flunixin meglumina come antinfiammatorio-analgesico alla
posologia di 0,5 mg/kg ogni 48h per 3 volte e di difloxacin
alla posologia di 2,5 mg/kg ogni 24 h SC per 7gg, diluendo la soluzione commerciale (Dicural 50 mg/ml) per 10
volte (0,4 ml in toto della soluzione 1:9). Fu istituita anche
una fluidoterapia per OS alla dose di 12,6 ml di una miscela di sodio cloruro allo 0,9% associato a Gatorade all’arancio (nel rapporto 1:1), distribuita nella giornata, vitamina C iniettabile (Ascorvit ) alla dose di 20 mg/kg die SC
per 15gg (7 giorni in più rispetto alla antibioticoterapia). Localmente fu consigliato il lavaggio del pleurodontio ogni 12h con una soluzione estemporanea di
metronidazolo allo 0,5%. Il
proprietario fu istruito su
Foto 6 - Ascesso linguale dopo
tutti i miglioramenti possibiexeresi chirurgica.
li ed indispensabili riguardo
Boa constrictor imperator
topatia settica.
affetto da stomatite e parodon-
Viene portato in visita un Boa constrictor imperator, di
sesso femminile, dell’età di circa quattro anni, del peso di
3450 g che da circa 30 gg manifestava anoressia, respirazione rumorosa e a volte a bocca aperta. La stabulazione
del serpente non era ottimale, né da un punto di vista termo-igrometrico che igienico sanitario (presenza di corteccia di pino come substrato, scarsa disinfezione periodica
degli arredi, sistemi di pulizia adottati, ecc.). Dall’indagine anamnestica risultava che l’animale non si alimentava
da circa 2 mesi sebbene fossero stati provati differenti tipi
di prede (topi, ratti, quaglie, uova). La ragione di ciò era
legata alla presenza di una grave stomatite settica con
coinvolgimento della periorbita destra e di gran parte del
cercine labiale e palato-gengivale (i serpenti hanno nella
mascella denti labiali e denti palatini prossimi al piano
mediano). Vedi foto 8.
Tra gli elementi anamnestici più significativamente implicati nella stomatite apparve determinante l’impiego di
corteccia di pino quale substrato. Tale materiale infatti costituisce una errata scelta sia dal punto di vista igienico-sanitario (materiale sempre contaminato da batteri e funghi)
che da quello del possibile danno meccanico-microtraumatico nei confronti delle gengive. Oltretutto non è infrequente che, durante la cattura della preda od il tentativo
di rifugiarsi l’animale possa accidentalmente ingerirne alcuni frammenti. Il boa in
esame non era di recente
importazione né veniva eccessivamente maneggiato;
per questa ed altre ragioni,
dipendenti dalla volontà del
proprietario non venne sottoposto ad accertamenti
(ematologia, biopsia epatica
e renale ed altri) indirizzati
Foto 8 - Boa constrictor affetto
ad escludere gravi malattie
da stomatite settica (presentaimmunodepressanti virali
zione iniziale); osservare la tumefazione mascellare diffusa
quali “la malattia a corpi in(in particolare nella regione naclusi” o IBD (Inclusion Body
sale).
Disease). Tuttavia furono ac-
Veterinaria, Anno 17, n. 1, Febbraio 2003
consentiti alcuni accertamenti diagnostici tra cui l’esame batteriologico e l’antibiogramma. In questo come
in altri casi di stomatite negli ofidi il prelievo deve essere eseguito in modo
profondo, vale a dire inoculando in sede infralesionale
Foto 9 - Boa constrictor impe(in questo caso subgengivarator di cui alla foto 8 a guarile) un piccolo volume (soligione avvenuta.
tamente 0,1-0,2 ml) di acqua
per iniezioni o soluzione fisiologica sterile per poi riaspirarne il più possibile da impiegare in laboratorio. Fu anche allestito un esame citologico da agoaspirato (in realtà eseguito con il solo ago 23
G) e successiva colorazione di Gram. In attesa del referto
batteriologico e sulla scorta delle risultanze cliniche e degli
esami preliminari è stata istituita la terapia iniziale impiegando topicamente (in bocca) lavaggi 2 volte al dì con una
soluzione di metronidazolo allo 0,5% alternata ad una di
polivinilpirrolidone-iodio allo 0,375% e per via sistemica
difloxacin alla posologia di 2,5 mg/kg ogni 24h (nella metà
anteriore del corpo per la presenza del circolo venoso porto-renale) e fluidoterapia. Oltre a ciò furono somministrati
20 mg/kg al giorno SC di vitamina C miscelati nella ipodermoclisi (70 ml al giorno di una soluzione 1:4 di sodio
cloruro allo 0,9% e acqua per iniezioni).
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L’esito dell’esame batteriologico evidenziò la presenza di
Proteus vulgaris e di E. coli sensibili, tra gli altri, anche a difloxacin. L’antibioticoterapia iniziata in 1a giornata, fu proseguita, unitamente alla terapia di sostegno ed a quella collaterale, per 17 giorni, ovvero fino all’esito negativo del successivo esame batteriologico di controllo. Nel contempo l’intera
gestione del boa fu completamente rivista e corretta. L’animale fu posto alla sua PBTZ (Preferred Body Temperature Zone)
di 28,8°-30,2°C. Infine il boa fu sottoposto ogni giorno a bagni reidratanti, in acqua previamente bollita e lasciata intiepidire, della durata di circa 30 minuti due volte al giorno. Una
settimana circa dopo la completa guarigione fu somministrato all’animale verso sera un piccolo topo vivo che fu subito
attaccato, ucciso ed ingollato. La foto 9 mostra la cavità orale
del Boa constrictor imperator a guarigione avvenuta.
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