Lamentes nel buio - Associazione Alzheimer Monza e Brianza

Venerdi 2 settembre 1994
-.._
Lo sostengono i ricercatori inglesi
ALZHEIMER- La malattia, autentica piaga sociale, distrugge la memoria in almeno un terzo dei soggetti anziani
Anche un virus
provoca leucemia
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all'inizio del secolo
noto che alcuni virus possono indurre tumori negli animali in condizioni naturali o
sperimentali. Ellerman e
Bang per primi dimostrano
che un virus è responsabile
della trasmissione della leucemia nel pollo e nel 1911
Peyton Rous, all'Università
Roclqeller, dimostrò che un
tipo di sarcoma può essere
trasmesso nello stesso modo
nei polli. Da allora è stata avviata una iicerca sistematica
di virus oncogeni (cioè in grado di provocare tumori) nell'uomo e, fino ad oggi, il candidato come primo virus oncogeno nell'uomo è il virus di
Epstein-Barr.
La storia di questo virus
iniziò alla fine degli anni 50,
quando il professar Dennis
Burkitt di EdimlYurgo, specialista in malattie tropicali, nel
corso di studi in Africa equatoriale, descrisse un lin/07'11{L,
che oggi porta il suo nome,
presente soprattutto in milioni di bambini/ragazzi, che
colpisce le ossa della faccia
dove insorgono voluminose
masse tumorali che generano
un aspetto impressionante.
Sulla base di osservazioni epidemiologiche egli suggeri la
possibilità che la causa del tumore fosse un agente trasmesso dalle zanzare. Qual·
che anno piu tardi Epstein,
Achong e Barr, al Middlesex
Hospital di Londra, esaminarono al microscopio elettronico cellule coltivate da biopsie di questo tumore ed osservarono al loro interno la
presenza di un virus che in seguito avrebbe preso il nome
di virus di Epstein-Barr
(EBV). Questo virus, in base
alle sue caratteristiche biologiche, venne assegnato alla
famiglia degli herpesvirus, si·
mile dunque al piu conosciuto herpes zoster, che causa il
fuoco di S. Antonio.
Questa scoperta inizialmente destò scarso interesse,
si riteneva i ntatti che il virus
fosse un ospite occasion...'tle.
Qualche anno piu tardi, a Fi·
ladelfia, Werner e Gertrude
Henle dimostrarono che
l'EBV ha un ruolo nella geM~­
si del linfoma di Burkitt e
Lloyd Old e collaboratori, allo Sloan Kettering Institute
1121 settembre una <<giornata mondiale>> dedicata a questa patologia
di New York, associarono
questo virus al carcinoma
naso-faringeo.
Questo virus è ormai diffu·
so in tutto il mondo. Se l'infezione avviene nei primi anni
di vita, e questo è il caso assai
piufrequente, decorre asintomatica o quasi e l'immunità
persiste per tutta la vita. Se
invece l'infezione colpisce gli
adulti, nella metà dei casi si
manifesta con il quadro della
mononucleosi infettiva.
Questa malattia, che colpisce soprattutto ragazzi e giovani, inizia con febbre, talora
elevata, dolori muscolari,
mal di gola, ingrossamento
dei linfonodi (specie del collo) e della milza, cospicuo
aumento dei globuli bianchi
nel sangue circolante con
grande prevalenza di linfociti e monociti, talora atipici, e
quindi un quadro clinico
ematologico che può simulare alla perfezione la leucemia
cuta. La diagnosi differenziale è oggi quasi sempre agevole grazie alle indagini sierologiche e virologiche disponibili. L'infezione viene trasmessa dal virus, presente
nella saliva, e ·quindi questa
torma morbosa viene chiamata malattia del bacio o
malattia dei fidanzati. Nella
maggioranza dei casi guarisce da sola; solo di rado è necessario ricorrere al cortisone o altri medicinali per controllarne le complicanze.
Un dato importante, emerso da indagini epidemiologiche su casistiche assai ampie, è che i soggetti colpiti da
mononucleosi infettiva possono sviluppare, in percentuale piu elevata rispetto alla
restante popolazione , linfa·
mi maligni di tipo diverso:
con maggiore jreqv,enza il
linfoma di Hodgkin. E quindi
molto consigliabile sorvegliare detti pazienti con periodici controlli.
Da recenti ricerche risulta
che l'EBV è associato ad un
numero sempre crescente di
tumori maligni, in particolare al carcinoma naso-faringeo, ai linfomi tipo Hodgkin
e nonHodgkin ed anche a
una piccola percentuale di
adenocarcinomi dello stomaco. L'opinione piu diffusa
è che il virus sia un co-fattore
e l'infezione una tappa nel
processo di carcinogenesi.
*professore emerito
di Clinica m edica,
Università di Pavia
F
Ignazio Mormlno
inalmente ci hanno
pensato: anche l'Alzheimer
avrà la sua «giornata mondiale», occasione per riflettere (e si spera per agire) su
questa gravissima malattia,
che porta il nome del suo
scopritore, il neurologo tedesco Alois Alzheiriler, che già
nei primi anni del secolo ne
aveva descritto i sintomi. Il
21 settembre, per volontà
dell'Organizzazione mondiale della sanità, non solo gli
specialisti ma anche (si spera) i cittadini organizzeranno in Europa e negli altri
continenti incontri, dibattiti,
seminari per meglio conoscere e meglio affrontare le
esigenze dei malati di Alzheimer, che crescono ogni anno, perché cresce il numero
dei soggetti anziani.
Ci saranno, in molte città
italiane (certamente a Milano, Roma, Napoli, Torino,
Venezia, Palermo, Genova,
Catania, Firenze, Brescia,
Verona, Padova, Bari e Rimini), speciali «banchetti»
con opuscoli illustrativi su
questa terribile malattia che,
come è stato autorevolmente affermato, «non distrugge
soltanto chi ne soffre ma anche i familiari chiamati ad
assisterlo». Da studi recenti,
infatti, emerge che ottanta
su cento di questi pazienti
vengono curati (si fa per dire) all'interno delle loro famiglie. È stato chiesto piu
volte un intervento piu qualificato dello Stato, che però
non dispone delle strutture
necessarie.
Quanti sono, in Italia, i
malati di Alzheimer? Tre diversi studi epidemiologici,
condotti nel 1992, divergono
per alcune decine di migliaia
di casi: da duecentottantamila a trecentocinquantamila. Ogni malato di Alzheimer
costa trenta milioni l'anno e
questo perché, al posto dello
Stato, agiscono molte Fondazioni che, gratuitamente,
assistono i pazienti, a comin·
ciare da quella milanese, che
per il 21 settembre organizzerà una grossa manifestazione. La presidentessa, Gabriella Salvini, annunzierà
in quest'occasione il grande
convegno scientifico inter-
nazionale «Alzheimer Europa>> dell'aprile 1995.
Ma chi è, e come si riconosce, il malato di Alzheimer?
È un naufrago che ha perduto il rapporto con la realtà:
non ricorda il suo nome, il
suo indirizzo, la sua età;
spesso non riconosce neppure i familiari; non ha piu il
senso dell'orientamento: se
esce di casa, non sa tomarvi.
Incarnanodunqueiperic~
li, diurni e notturni, anche
perché questi pazienti confondono il giorno con la notte. Spesso saltano giu dallefi.
to e si vestono di tutto punto,
pronti a uscire, mentre i familiari dormono. È difficile
fermarli.
Vent'anni fa, da Folson e
Taulbee, è stata proposta la
Rot (Reality orientation therapy), che tende a migliorare
il patrimonio cognitivo del
malato. Questa terapia viene
oggi impiegata in nove Centri
specialistici italiani, che si
trovano a Firenze, Torino,
Milano, Roma, Vicenza, Venezia, Macerata, Napoli e
Pordenone. Il metodo prevede riunioni di gruppo per incoraggiare i malati a discutere, a riconoscere cose e persone, a uscire dal cupo isolamento in cui si rinchiudono.
Risultati? Modesti e di breve
durata; ma non significa che
bisogna arrendersi. Aspettiamo tempi migliori.
Il professar Francesco Saverio Dioguardi spiega l'importanza del collagene
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~
mmaginate una casa, con la parte strutturale e le tegole sul tetto. Ecco,
il nostro corpo è proprio come una costruzione e la pelle ha la stessa funzione delle tegole di copertura>>. Una metafora utilizzata da Francesco Saverio
Dioguardi, professore associato di Medicina interna e titolare dell'Insegnamento di Nutrizione clinica nell'Università degli studi di Milano, per descrivere la funzione della pelle nel nostro
organismo.
«Quando parliamo dell'invecchiamento, in particolare della pelle>>, continua il professor Dioguardi, «in realtà ci
riferiamo allo strato piu superficiale, all'epidermide. Ma il vero problema risiede immediatamente sotto: il collageno». Dal punto di vista schematico, la
nostra pelle è composta da tre strati
principali: epidermide, derma e ipoderma. Il collagene, o callageno, è una
struttura che si pone tra i primi due. Si
tratta di una proteina fibrosa, proposta
La schizofrenia
colpisce
anche i giovani
da fibroplasti le cui fibre, flessibili e in
grado di offrire una grande resistenza
alle trazioni, prendono parte alla costituzione di ossa, tendini e cartilagini, e
che dà la forma alla cute e la mantiene
liscia. «Una vera e propria membrana,
che decide che cosa passa all'interno e
che cosa passa dall'interno verso l'esterno. È come se tutto il nostro corpo
fosse avvolto in un sacca>>, spiega il dottor Dioguardi, che sta svolgendo un
programma di sperimentazioni in questo campo.
La domanda è: come mai un internista si occupa di questo argomento, che
di solito è trattato dai dermatologi?
«Perché si tratta di un vero e proprio
organo che svolge funzioni molto importanti. Per esempio, regola lo scambio dei liquidi, è sede del deposito del
grasso del nostro organismo e cosi via>>.
Quando si parla di invecchiamento, occorre distinguere che cosa è dermatologia e che cosa è cosmetologia. Per legge,
cosmetologia è ciò che si deve fermare
«alle tegole>>. Altrimenti, il prodotto sarebbe parificato a un farmaco, e dovrebbe avere la registrazione del ministero
della Sanità
La schJzofrenia è una patologia in costante aumento.
Fatto ancora piu grave, essa
colpisce anche t giovani. Lo
hanno affermato alcuni ricercatori canadesi del Centro
malattie mentall di Toronto,
i quali hanno condotto uno
studio approfondito sull'ar·
gomento, consultando docu·
mentazloni risalenti addirittura agli Anni Venti. Da allora, non'solo è cresciuto il nu·
mero degli schizofrenici ma
si è notevolmente abbassata
l'età della prima diagnosi.
Questo «peggioramento», seCOQdo t ricercatori, riguarda
anche altre malattie mentali.
ha affermato
Tuttavia,
Esther Bassett (portavoce
del gruppo), «Siamo vicini a
una scoperta decisiva>>.
«Chi pensa di risolvere con prodotti di
cosmesi problemi molto piu seri si sbaglia di grosso», afferma Dioguardi. «Le
rughe, le smagliature, la cosiddetta cellulite o gli accumuli di grasso niente
hanno a che fare con l'epidermide. Sono
problemi medici>>.
Nel nostro organismo, alcune strutture si ricambiano piu in fretta, altre meno. Il collageno è una proteina molto
stabile alla temperatura corporea. Può
durare mesi se non viene sottoposta a
insulti dall'esterno, temperatura e raggi
ultravioletti tra i primi. Per ricostituire
questa particolare struttura, occorre assumere proteine, che contengono gli
amminoacidi di cui è fatto il collageno.
Inoltre, fondamentali sono le vitamina
A e C e il ferro. In particolare, la vitamina C va assunta prima di prendere il sole. «La carenza di ferro, poi, soprattutto
nelle donne, cosi come rende fragli le
unghie e i capelli, rende piu debole la
pelle>>. Danni anche dalla temperatura.
Ecco perché alcune persone anziane,
abituate a tenere le gambe vicino al caminetto, hanno le tibie con la pelle rovinata in modo caratteristico.
b. m.
Ne soffre un bambino su mille- Possibili complicanze cardiache
Le insidie dei reumatismi infantili
Toronto
U
Pavia
Federica Morandi
n bambino su mille soffre di una
patologia reumatica. Il problema è grave,
perché alcune di queste patologie (le piu
gravi) possono dare danni motori, con invalidità, o complicazioni cardiache. Quan·
do tali complicazioni si evidenziano, non si
ha piu la possibilità d'intervenire.
Il segreto è sempre quello di fare una diagnosi precoce, difficile in questa fascia di
malattie, perché spesso - nei bambini - il
reumatismo si manife$ta in maniera asintomatica: manca soprattutto il dolore. Anche i genitori, quindi, non si rendono conto
di essere di fronte a una situazione che richiede cure immediate. La loro attenzione
deve essere maggiore, fino a scoprire picc~
le tumefazioni delle articolazioni o leggere
limitazioni del movimento.
L'estraneità al mondo «degli altri» condanna l'anziano a una solitudine che spesso assume connotazioni patologiche
Tutto comincia
con la perdita
dei riferimenti
es$enziali
Ci vorrebbe la pelle di ferro
Milano
nel buio
Lamentes
Si nasconde nella saliva umana
Edoardo Storti*
MEDICINA
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L'Università di Pavia dedicherà al pr~
blema delle malattie reumatiche del bambino una Conferenza internazionale che si
svolgerà nella storica aula del Quattrocento dal 7 allO settembre, sotto la presidenza
del professor Alberto Martini. Proprio la
Clinica pediatrica di Pavia ha svolto studi
molto importanti sull'individuazione degli
utenti che provocano le patologie reumatiche e sul trattamento selettivo di queste
malattie. Tuttavia il congresso non si limiterà ai contributi i~ ma avrà respiro
europeo. «Il nostro scopo» dice il professor
Martini «è quello di mettere in atto una sistematica collaborazione fra i grandi gruppi di ricerca europea>>.
Un bambino con handicap articolare,
sottolinea ancora il presidente di questa
Conferenza internazionale, «è a tutto gli ef·
fetti una persona non autosufficiente, con
tutte le conseguenze che tale condizione
avrà sulla sua personalità e anche sulla sua
vita futura>>. Anche per questo, la ricerca ha
un ruolo molto importante.
• Alois Alzheimer, neurologo tedesco, descrisse nel 1906 una
nuova sindrome «di smarrimento» che colpiva i soggetti anziani,
specialmente di sesso maschile;
ma a quel tempo non presentò
una casistica rilevante. Aveva
quarantadue anni e pensava di
sviluppare i suoi studi in futuro.
Non ne ebbe il tempo: mori a 46
anni.
• La malattia si manifesta di solito dopo i settant'anni ma raggiunge il suo acume cinque-sei
anni dopo. L'aumento della durata della vita, quindi, determina
un consistente aumento dei casi
di Alzheimer. Il sintomo che si
evidenzia per primo è la perdita
di ogni riferimento spazi~tempo­
rale: il paziente non sa dove si
trova, perde il senso dei luoghi e
dell'ora Qualche volta dimentica
perfino il suo cognome e il suo
indirizzo.
• Molto gravi sono anche i defi-
cit affettivi. Se il malato di Alzheimer non riconosce piu i figli, o la
moglie, la sua sorte è segnata: dif.
ficilmente recupererà la sua autonomia. È proprio questa la parola-chiave: si tratta di pazienti che
non possono essere trascurati. Ci
vuole un'assistenza continua, che
tuttavia non serve a rendere piu
partecipe il malato, completamente «assente>> da tutto e da tutti,
~hinso
in un abisso non djspe-
rato ma abulico.
• La causa della malattia è un'atrofia, che cresce col crescere degli anni, della corteccia cerebrale;
ma all'autopsia si possono trovare anche lesioni dell'ippocampo.
La perdita della memoria, che è
all'origine di tutte le forme di disadattamento, è strettamente legata alla distruzione dei neurotrasmettitori cerebrali, soprattutto
di quelli colinergici. Non è accertata la trasmissione ereditaria.
• È difficile censire tutti i casi di
Alzheimer, anche perché molti di
essi non vengono denunziati: i familiari accettano questa condanna e non cercano aiuti esterni.
Molti non sanno che, in ogni regione italiana, esistono associazioni di volontariato che seguono
a domicilio i malati (la Federazione Alzheimer in Italia, che riuni·
sce queste associazioni, ha sede a
Milano in via Marino 7) sollevandoli da grandi responsabilità. Nel
1992 in Italia sono stati accertati
trecentomila casi; in realtà, erano
almeno cinquecentomila. Solo
negli Usa, nello stesso periodo, ne
sono stati descritti tre milioni.
Pare (non se ne hanno prove certe) che siano, in tutto il mondo,
piu di dieci milioni.
• Gli ospedali italiani non hanno
strutture dedicate in particolare
alla malattia di Alzheimer; ma in
molte città ci sono Centri di studio e di ricerca collegati con gli
istituti universitari di geriatria.
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