No all`ideologia Gender - Movimento Cantiere Italia

n. 8 - 22 giugno 2015
Le mamme e i papà replicano alle borchie e ai sederi nudi del gay pride
Donne e uomini in piazza per dire no all’ideologia gender
L’imponente manifestazione di sabato 20 giugno che ha visto centinaia di migliaia di uomini e donne ritrovarsi in piazza
San Giovanni a Roma per difendere la famiglia naturale dall’ideologia gender, è stata liquidata dalle sinistre e dai suoi
amplificatori sui mezzi di comunicazione di massa come un ‘festival dell’omofobia’, un brutto neologismo che viene utilizzato non solo per condannare chi utilizza violenza contro le differenze, contro chi non accetta l’altro, ma come arma dialettica per ‘bollare’ e mettere a tacere chiunque non accetti il gender come unica ideologia possibile.
Ma che cos'è in sostanza l’ideologia gender? Nella sua essenza è quella teorizzazione, la cui influenza nella società è cresciuta esponenzialmente negli ultimi anni, che sostiene che non esisterebbero uomini e donne, maschi e femmine, ma al
contrario queste due diverse sessualità sarebbero creazioni sociali e non naturali. Pertanto la divisione fra maschi e femmine sarebbe essenzialmente una divisione culturale e sociale, storica, e dunque tale da non potere rivendicare alcun
carattere di naturalità. L’essere umano non nascerebbe come uomo e donna, ma al contrario come una sorta di essere
ibrido, illimitatamente manipolabile, tutto cultura e niente natura, tutto storia e niente identità naturale. Vi sarebbero
soltanto atomi individuali unisex, che possono scegliere culturalmente se essere uomini, donne, trasgender e così via
(identità di genere). È evidente invece che in natura vi sono soltanto due sessi, il maschile e il femminile, mentre possono
esserci ‘infiniti’ orientamenti sessuali diversi.
Se appare sacrosanta la condanna di ogni violenza e di ogni discriminazione contro qualsivoglia gusto o orientamento
sessuale coltivato nel privato, altrettanto fermo deve essere invece il contrasto a una ideologia totalitaria che nega l’essenza stessa del genere umano composto da donne e uomini, e dalla cui riproduzione dipende la sua perpetuazione. Dietro la maschera della ‘difesa dei diritti’ l’ideologia gender ha dunque la pretesa, tutt’altro che scientifica, di costituire una
nuova antropologia che risulta confacente rispetto a quello che il filosofo Diego Fusaro definisce il ‘capitalismo assoluto e
totalitario’. Quest’ultimo ha infatti l’obiettivo di distruggere le diversità in ogni campo, mira a trasformare gli essere umani in atomi di consumo senza identità culturale, senza lingua che non sia quella inglese, senza capacità di comunicare se
non attraverso la grammatica del ‘cretinismo economico’. Pertanto il gender risulta pienamente coerente rispetto a questo tentativo di creare un ‘nuovo ordine mondiale’, una vera e propria mutazione antropologica, in forza della quale non
vi siano più maschi e femmine ma atomi individuali unisex funzionali alla crescita della società dei consumi.
Particolarmente grave è l’applicazione dell’ideologia gender nelle scuole dove si tenta di imporre una nuova pedagogia
che vorrebbe rimuovere nei bambini in tenera età l’innata consapevolezza della differenza sessuale fra maschio e femmina. Da ciò discendono le apparentemente astruse iniziative, di questa o quella scuola, che ogni tanto leggiamo sui giornali: dai maschietti travestiti con le gonne delle sorelline, alla cancellazione delle recite e dei festeggiamenti organizzati nelle
ricorrenze civili in onore del papà e della mamma; fino alla rimozione di padre e madre dai documenti scolastici in favore
della dizione ‘genitore 1’, ‘genitore 2’. Inquietanti sono infine le proposte di legge in discussione in parlamento per l’adozione di bambini da parte di coppie dello stesso sesso, sia attraverso le procedure ordinarie sia tramite il ricorso al cosiddetto ‘utero in affitto’.
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