N. 19 La tesi di Solgenitsin sulla terza guerra mondiale

Lettera n.19
N. 19
La tesi di Solgenitsin
sulla terza guerra mondiale
Nancy, Festa del Sacro Cuore 1975
Miei cari Amici,
le tenebre si estendono sul mondo, non è il caso di discutere
questa evidenza con coloro che non la condividono. Se si deve
essere ottimisti, o piuttosto fiduciosi (e si deve esserlo), bisogna
partire da questa evidenza, senza rifiutarla e senza impedire di lasciarsi straziare da essa. Un uomo come Solgenitsin sembra avere
per missione quella di risvegliare dal torpore gli occidentali, gridando loro la verità su questo punto: io non sento di avere una
tale missione, ma quello che dice mi convince, e se i cristiani non
se ne lasciano convincere, non vedo chi potrà farlo. Una carmelitana, ad esempio, mi scrive:
Con lucidità implacabile, Solgenitsin costata che la
terza guerra mondiale ha avuto luogo, invisibilmente, ma realmente e che l‟Occidente l‟ha persa, lasciando che interi popoli venissero schiacciati dalla
morsa comunista, senza intervenire per difenderli,
temendo di perdere la propria pace... e assicura ai
La tesi di Solgenitsin sulla terza guerra mondiale
giovani occidentali, che non hanno voluto versare il
loro sangue per gli asiatici o per i cechi ecc., che
presto lo dovranno fare per difendere il loro paese,
ma sarà troppo tardi... e all‟approssimarsi di questa
quarta guerra mondiale non c‟è ormai altro da fare
che mettersi in ginocchio (se si vuole ancora tentare
qualcosa per evitarla...).
Accolgo in pieno queste parole, non le discuto, e ripeto che la
nostra fiducia è quella dello struzzo, se rifiuta di guardare queste
realtà in faccia.
Mi rivolgo dunque a quelli che accettano tali premesse e cerco
con loro ciò che Dio ci chiede di fronte a tutto questo. La mia
seconda certezza (ma non è più un‟evidenza, è una certezza di
fede) è che Egli ci chiede di sperare contro ogni speranza. Lo so,
perché Dio l‟ha detto e “le sue parole non passeranno”... e per
nessun‟altra ragione. Non ho bisogno di aggrapparmi ad altro per
giustificare la mia fiducia. Credo anzi che ogni tentativo di aggrapparsi a qualcos‟altro sia un peccato contro la purezza della
speranza teologale e mi rifiuto di conseguenza di lasciarmi rassicurare da qualsiasi altra considerazione, qualunque essa sia.
Resta da sapere cosa significa per noi oggi, e il più concretamente possibile, “sperare contro ogni speranza.”
Dobbiamo prima di tutto essere convinti che ogni permissione divina riguardo al Male è un castigo e un avvertimento. Dio ci
chiede innanzitutto di capire cosa ci rimprovera. Ci chiede di capirlo in modo tale che la nostra analisi della situazione non si limiti al peccato altrui, ma consideri il nostro peccato più personale... anche e soprattutto se ci rende complici del peccato degli altri.
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Solgenitsin ha perfettamente ragione nel denunciare
l‟accecamento e la viltà degli occidentali. La paura apparentemente legittima della guerra atomica e gli aspetti odiosi della guerra in
Vietnam ci sono serviti come alibi per ignorare questo peccato
collettivo e per rifiutare di prenderne coscienza. Dobbiamo rigettare questo alibi e riconoscerci colpevoli di complicità, più o meno attiva, nei confronti della decadenza intellettuale e spirituale
dell‟Occidente: dal lassismo in materia di costumi, allo scetticismo in materia di verità, passando per la codardia in materia di
giustizia sociale e internazionale.
Nessuno, in Francia, ha contestato ai tempi dell‟occupazione
nazista la nozione cristiana di “guerra giusta”... E soprattutto non
l‟hanno contestata i marxisti. In nome della decolonizzazione, gli
stessi marxisti difendono accanitamente il diritto dei popoli
all‟autodeterminazione. Ma quando si è trattato dell‟Ungheria o
della Cecoslovacchia, tutti (a cominciare da me) si sono sentiti
sollevati di non dovere intervenire, perché si aveva paura della
guerra atomica.
Ho già ricordato in una lettera (la N. 14) quello che uno di voi
ha chiamato “il principio di Newman” (dichiarandolo peraltro disumano), e che trova qui la sua applicazione. Se si considera
l‟aggressione di un dato popolo come ingiusta (come tutti gli occidentali hanno fatto, compresi numerosi marxisti, nel „56 per
l‟Ungheria e nel „68, come nel „38, per la Cecoslovacchia), la paura della guerra atomica non dovrebbe trattenerci dal prendere le
difese di quel popolo, fosse pure con armi irrisorie. Infatti, si deve sempre difendere un innocente, anche senza sperare di essere
il più forte,24 come si deve difendere la libertà di amare e di servire Dio, fosse pure mettendo a repentaglio la propria vita. Affermo che è un‟applicazione del principio di Newman, secondo il
Nella Bibbia non mancano gli esempi di combattimenti disperati ai quali Dio dona
la vittoria.
24
La tesi di Solgenitsin sulla terza guerra mondiale
quale la minima colpa morale è più grave di tutte le catastrofi materiali derivanti da una guerra giusta... compresa la bomba atomica.25
Nella misura dunque in cui, più o meno consapevolmente, ho
preso parte a questa viltà collettiva, mi devo riconoscere colpevole davanti a Dio: è la prima condizione, il passaggio obbligato,
per sperare contro ogni speranza.
Detto questo, ritengo che la nostra colpevolezza vada più lontano, e che a questo proposito Solgenitsin non abbia detto
l‟ultima parola. Quel predicatore ammirevole che fu il Padre
Roustand (di Paray le Monial) diceva spesso che i primi responsabili di ciò che non va in Francia e nel mondo sono i cattolici.
Solgenitsin, che è ortodosso, non può immergere il suo sguardo a
quel livello di profondità in cui si situa la responsabilità dei cattolici. Solo i cattolici sanno, a partire da Fatima, che “se la Russia
non si converte, trascinerà il mondo intero nei suoi errori.” E i
cattolici sanno anche, con tutta la chiarezza desiderabile (chiarezza che gli ortodossi non hanno allo stesso grado) che la conversione della Russia passa, come ogni conversione, dalla conversione dei nostri cuori... dalla preghiera e dalla penitenza che la
Santa Vergine ha chiesto a Lourdes.
Non ho bisogno di saperne di più per riconoscere il senso del
castigo che pesa sul mondo. Non ho bisogno, in particolare, dei
dettagli delle rivelazioni private che piovono da tutte le parti sulla
cristianità. Quello che succede è in ogni modo il castigo della mia
propria tiepidezza... e della vostra. Il marxismo è il flagello di Dio, è Satana che punisce Satana: è evidente che non sia tenero. Il
marxismo è la rivolta della borghesia contro se stessa, è un mateOvviamente, qui non sto difendendo l‟impiego delle armi atomiche, denuncio solamente il peccato della paura atomica, anche per quello che mi riguarda.
25
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rialismo divenuto violentemente ateo dopo essere stato ipocritamente religioso.
Se si capisce questo, si capirà anche che non basta sperare che
la quarta guerra mondiale non abbia luogo, o che il comunismo
non trionfi: noi non abbiamo il diritto di sperare soltanto di restare al riparo dalle persecuzioni subite da tanti nostri fratelli,
dobbiamo desiderare la loro liberazione con la stessa forza con
cui desideriamo la nostra. La speranza di “restare al sicuro” è
precisamente ciò che Solgenitsin denuncia come responsabile
dell‟inerzia occidentale, e come complice della persecuzione che
accettiamo per gli altri, e non per noi.
Dobbiamo dunque sperare fermamente nella liberazione, e
dunque nella conversione, del mondo intero. E per questo non
basta, come chiede Solgenitsin, essere pronti a versare il proprio
sangue. Anche supponendo che ne fossimo capaci, affermo che
non basterebbe, perché il Male, che ci minaccia e regna già sul
mondo, non è solamente temporale, pur avendo una dimensione
temporale. Come dice san Paolo, noi non lottiamo principalmente contro potenze visibili, ma contro il potere invisibile di Satana... e per sconfiggerlo non basta versare il proprio sangue, bisogna ottenere che Dio faccia dei miracoli, e che ritiri Lui stesso il
flagello di cui ha permesso l‟espansione: ”Non è questione di
sforzi o di record, ma di Dio che s‟impietosisce.” Nessun eroismo può bastare, bisogna prima di tutto che l‟umiltà dei peccatori quali noi siamo riconosca la giustizia del flagello di Dio, per ottenere misericordia. E anche se l‟eroismo è necessario per resistere alla persecuzione, questo eroismo non sarà dato che agli umili.
Si vede dunque a che prezzo possiamo sperare (contro ogni
speranza) sia di difendere fino all‟ultimo la nostra libertà temporale, sia di sopportare di perderla senza per questo cadere
nell‟apostasia: per tutto ciò bisogna e basta divenire poveri di spirito.
La tesi di Solgenitsin sulla terza guerra mondiale
C‟è una difesa che non lascia spazio all‟illusione.
Questa difesa è la povertà di spirito. Un giorno intesi una parola divina che mi raccomandava la povertà
di spirito come una luce e una gioia che supera qualsiasi concetto della comprensione umana.
Ecco che cosa dice il Signore:
“Io, se la povertà non fosse stata così buona, non
l‟avrei amata; e se fosse stata meno gloriosa, non
l‟avrei assunta. Poiché l‟orgoglio trova posto solo in
coloro che possiedono o credono di possedere.
L‟uomo e l‟angelo caddero per orgoglio; perché credettero di possedere. Ma sia l‟uomo che l‟angelo
non posseggono niente. Tutto appartiene a Dio.
L‟umiltà abita in coloro che si vedono privati di tutto. La povertà di spirito è il bene supremo.”
Dio ha donato a suo Figlio, che amava, una povertà
tale che non c‟è mai stato né ci sarà mai un altro povero come Lui. Eppure, Egli possiede per natura
l‟Essere. Possiede la sostanza, essa gli è talmente
propria, che questa appartenenza è al di sopra di
ogni parola umana. E tuttavia Dio l‟ha fatto povero,
come se la sostanza non gli fosse propria.
Questo è follia agli occhi dei peccatori e dei ciechi. I
sapienti chiamano la stessa cosa con un altro nome.
Questa verità è così profonda, la povertà è così realmente la radice e la madre di ogni umiltà e di ogni
felicità, che l‟abisso in cui la vedo non si può descrivere. Il povero non può cadere, né perire
nell‟illusione. L‟amore di Dio si riverserà sull‟uomo
che vedrà il bene della povertà; se consideraste il valore immenso di questo tesoro, e come attira il cuore di Dio, non potreste più conservare niente di perituro, né possedere niente di proprio, niente.
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Questo è l‟insegnamento della divina Sapienza, che
rivela all‟uomo le sue vacuità, la sua povertà, gli mostra la sua immagine riflessa su uno specchio che
non mente, privo di ogni merito e di ogni bene; poi
gli fa il dono della luce e, con la luce, gli dona
l‟amore della povertà. Poi l‟anima vede la divina
bontà e, non trovando niente da amare in se stessa,
si volge tutta quanta ad amare il Dio onnipotente;
agisce secondo il suo amore, avendo perso ogni fiducia in se stessa e riposto ogni fiducia in Dio, in
questa fiducia trova l‟illuminazione, grazie alla quale
è scacciato il dubbio. Chi possedesse questa verità
sarebbe inaccessibile ad ogni illusione diabolica o
umana; perché lo spirito di povertà rischiara l‟anima
con una luce immensa, e in questa luce si palesa ai
suoi occhi tutta la vita, con tutti i suoi meccanismi, e
l‟illusione è impossibile.
Io ho visto questa luce, ho visto che la povertà, madre delle virtù, esce per prima dalle labbra della divina Sapienza. La divina Sapienza ci dice, con
l‟incarnazione del Verbo: “Siete mortali;” e con la
povertà di spirito: “Siete beati.”
Per questo, ogni sapienza umana che non entri in
questa verità è un nulla che conduce all‟inferno. E
tutti i sapienti del mondo, se non entrano in questa
verità, sono dei nulla che vanno all‟inferno. E quando l‟anima vede questa verità, agisce senza vanagloria e pretesa di merito alcuno.26
In questa luce implacabile possiamo meglio capire perché la
Madonna chieda di pregare e di fare penitenza. Non lo chiede
per dispensarci dall‟azione (anche nel senso della giustizia sociale,
26
Angela da Foligno, L’esperienza di Dio Amore.
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ma ancor di più in quello della carità senza misura di Madre Teresa), né per dispensarci dalla sofferenza, sia nel combattere là
dove dobbiamo combattere, sia nel sopportare la persecuzione.
Non è neppure per dispensarci dal cercare la luce su ciò che
dobbiamo fare e sul modo in cui dobbiamo soffrire. La Madonna
ci chiede di pregare, perché solo gli umili e i poveri che sanno
domandare queste cose come mendicanti riceveranno il pane
quotidiano necessario per “perseverare fino alla fine.”
***
Nell‟attesa, dobbiamo essere realisti, e cercare ciò che Dio ci
chiede oggi, prima del combattimento o della persecuzione che
Solgenitsin ci lascia prevedere. Il nostro primo dovere, ripeto, è
di non chiudere vilmente gli occhi sulla violenza subita dai nostri
fratelli, a causa dei loro peccati, forse, ma certamente a causa della loro fede e dei nostri peccati.27
Non basta saperlo, bisogna esserne sconvolti, soprattutto se ci
si sente impotenti davanti a una simile sofferenza: perché ci rimane la potenza della preghiera, che sarebbe infinitamente più
grande se avessimo un po‟ più di fede e se accettassimo appunto
di essere un po‟ più sconvolti. Tutto questo non ci impedirebbe
di essere sconvolti anche dalla miseria dei popoli del Terzo
Mondo e dall‟iniquità spietata dei Sazi dell‟Occidente sedicente
cristiano. E soprattutto ci impedirebbe ancor meno di essere
sconvolti dalle sofferenze e dall‟agonia di Gesù crocifisso, perché
lasciandoci toccare da ogni sofferenza, specie da quella dei perseguitati, otterremo la grazia di essere liberati dal nostro cuore di
pietra, per ricevere un cuore di carne capace di compatire il mi-
Edificatevi a questo proposito leggendo i libri di Maria Winowska: I ladri di Dio,
Sangue sulle mani, ecc.
27
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stero di Gesù crocifisso... e le sofferenze che il nostro peccato gli
infligge in permanenza.
Se è difficile essere eroici, non è difficile essere sconvolti, ma
noi non vogliamo essere sconvolti, e meritiamo così la condanna
del Curato d‟Ars: “Popolo insensibile!”
Il secondo obbligo è di prepararsi alla persecuzione, non immaginandosela o cercando di allenarsi all‟eroismo (sarebbe impicciarsi nella creazione, direbbe Teresa di Gesù Bambino), ma
domandando instancabilmente la grazia di non diventare apostati. La nostra fiducia nella Misericordia deve essere infinita: Gesù
avrebbe perdonato a Giuda il suo tradimento, come perdonò a
Pietro il suo rinnegamento, se Giuda avesse saputo domandarglielo. Ma sarebbe una ben strana fiducia, o per meglio dire una
parodia di fiducia, accettare in anticipo l‟idea dell‟apostasia, sperando che Dio ci perdoni. La vera fiducia non spera nel perdono
che dopo il peccato, e sa sperare nella grazia ancora più preziosa
di non peccare: se ci vuole un miracolo, chiede questo miracolo.
Appoggiarsi sulla misericordia per accettare l‟idea del peccato –
dell‟apostasia – non è sperare nella Misericordia, ma prendersi
gioco di essa... e non ci si prende gioco di Dio, dice san Paolo.
Terzo punto infine, il più importante per noi in questo momento. Se esiste una persecuzione sanguinosa cui siamo troppo
insensibili, finché non ci riguarda, esiste anche una persecuzione
non cruenta cui siamo sottoposti fin d‟ora, e che rischia in definitiva di essere molto più pericolosa, in quanto ci acceca. L‟opera
allucinante di Georges Orwell 1984 descrive una persecuzione
che non si accontenta più di un‟apostasia verbale, ma mira ad ottenere una vera conversione, a farci bruciare quello che avevamo
adorato (l‟amore umano nel libro di Orwell, la carità nel caso dei
cristiani) e adorare ciò che avevamo bruciato (il persecutore nel
libro di Orwell, la Bestia dell‟Apocalisse nel caso dei cristiani).
La tesi di Solgenitsin sulla terza guerra mondiale
Per ottenere questo risultato bisogna impiegare dei metodi
talmente sottili per cui può essere vantaggioso esimersi dalla persecuzione cruenta: questo è precisamente il caso dell‟Occidente
d‟oggi. Al massacro dei cristiani, questa persecuzione preferisce
l‟eutanasia della fede, la dissoluzione in dolcezza del sapore bruciante del sale evangelico (l‟amore mistico di Gesù crocifisso). Si
tratta di un‟anemia mortale, che ha colpito prima i teologi, per
poi estendersi progressivamente nel cuore e nella mente dei sacerdoti, dei religiosi, delle religiose, e alla fine del popolo cristiano tutto intero, il quale d‟altronde sembra difendersi meglio dei
sapienti e degli intelligenti, come il Vangelo ha sempre lasciato
prevedere.28
Pur essendo sconvolti dalla persecuzione cruenta, dobbiamo
resistere di fatto a quella incruenta. Questa persecuzione, che
non si presenta come tale, è in definitiva più temibile dell‟altra.
Essa addormenta la vita cristiana per ucciderla più tranquillamente, riducendola a una religiosità borghese, o antiborghese (poco
importa) privata della fede come si priva il caffè della caffeina, lasciandogli l‟apparenza del caffè.
“Non tutti morirono, ma tutti furono colpiti,” non tutti fanno
naufragio, ma tutti mi sembrano più o meno colpiti, a cominciare
da me. La preghiera di Gesù degli Orientali, il Rosario degli Occidentali, adattati al gusto spirituale e alle possibilità di ciascuno,
mi sembrano con l‟Eucaristia (purché si creda alla presenza reale
e al sacerdozio che la rende possibile nel sacrificio della Messa) i
soli rimedi efficaci contro questa anemia perniciosa. È una supplica incessante di mendicanti che si riconoscono peccatori degni
dell‟inferno, e si rifugiano presso la Santa Vergine per non commettere il peccato estremo di disperare della Misericordia.
28
Vedi Lettere N. 11, 12 e 13.
Lettera n.19
Non dimentico, beninteso, che lo studio della filosofia e della
teologia resta un dovere molto grave in questo tempo di sofismi,
ma l‟esperienza mi ha insegnato ciò che era facilmente prevedibile: i principi più elementari perdono presto la loro evidenza, se il
cuore non veglia nella preghiera per conservare la perla preziosa
della povertà spirituale. È anche vero l‟inverso: l‟umiltà non resiste alla scomparsa dell‟ontologia: e perciò bisogna pregare prostrati a terra Gesù, che esiste realmente al di fuori e al di sopra di
noi, pur vivendo anche nel più intimo della nostra anima, per risuscitarla per l‟eternità.
Fr. M.D. Molinié, o.p.