VIABILITA’: L’OBIETTIVO RIMANE IL CONTRATTO UNICO La Federazione Trasporti della Cisl rinnova e persegue, nonostante le note difficoltà, l’obiettivo politico del contratto unico della viabilità. Qui di seguito, tre interventi che disegnano in sintesi la linea di azione programmata dalla Fit: quello del segretario nazionale Pasquale Paniccia e quelli di Marino Masucci, coordinatore autostrade, e di Rosario Fuoco, coordinatore Anas. Il contesto di riferimento Il sistema infrastrutturale di trasporto ha nelle reti autostradali e viarie due componenti fondamentali per garantire un’articolazione di collegamenti in grado di generare effetti sinergici e rendimenti crescenti fra le attività economiche localizzate in luoghi diversi. Il grado di capacità che caratterizza la rete autostradale e l’efficienza della rete stradale, infatti, determinano maggiore velocità di movimentazione di merci e passeggeri e maggiore sicurezza dello spostamento con ritorni importanti e certi in termini di competitività per tutto il sistema Paese. Il quadro del settore, non solo in Italia, elementi significativi: è attualmente caratterizzato sinteticamente da due il processo di privatizzazione e l’asimmetria dimensionale, pur nella continuità della condizione di “monopolio naturale” dell’attività svolta. Dopo un primo processo di privatizzazione a partire dalla metà degli anni ’90, in Italia la tendenza sembra rallentare; infatti, gli enti pubblici rimasti azionisti delle concessionarie hanno posto in atto azioni volte al rafforzamento della proprietà pubblica. Addirittura l’ANAS, a cui spetta il ruolo di regolatore, ad oggi gestisce un sesto dell’intera rete. Ciò a fronte dell’esistenza di tre importanti poli che fanno riferimento ad Anas, Benetton e Gavio Il resto delle società concessionarie si presenta estremamente frammentato. Le trasformazioni nel settore, le nuove iniziative imprenditoriali attivate o in fase di attuazione, nonché la revisione delle concessioni hanno comportato una serie di riorganizzazioni societarie, rendendo conseguente una riflessione tra le “parti interessate” circa la necessità di definire un 1 nuovo impianto normativo contrattuale idoneo a fornire una adeguata risposta alle nuove esigenze dei settori oggi disciplinati dai singoli contratti collettivi di lavoro di riferimento. Un Protocollo stipulato il 25 novembre 2008,sottoscritto da tutte le parti sociali del comparto, ha posto le premesse per un riassetto delle relazioni industriali nell’intero settore autostradale e viario. E quell’atto costituisce una importante occasione sia dì razionalizzazione ed ammodernamento della contrattazione sia di garanzia per tutti i lavoratori operanti in tali aree produttive. Il superamento della frammentazione esistente e la realizzazione delle condizioni per fornire, a costi competitivi, un valido servizio all’utenza può rappresentare, inoltre, un’opportunità di efficiente gestione per le imprese. .L’impegno delle Parti alla sottoscrizione di un CCNL di filiera rappresentava un’opportunità importante e un passo rilevante nella direzione del condiviso obiettivo generale circa la definizione del nuovo modello regolatorio del Sistema delle relazioni Industriali, attuativo della Riforma del modello contrattuale del 22 gennaio 2009 e dell’accordo Interconfederale del 15 aprile 2009, che ha fra i suoi traguardi, la razionalizzazione complessiva del numero dei contratti e, anche attraverso il modello del decentramento, una più ampia ed efficace tutela dei lavoratori attraverso una maggiore penetrazione e valorizzazione della copertura della contrattazione collettiva di secondo livello. Con queste premesse si è aperta a Giugno del 2010 una non facile trattativa, che si è protratta per circa un anno ed è stata funestata da due imprevedibili interventi legislativi che hanno di fatto bloccato le retribuzioni dei dipendenti Anas non consentendo più il processo di fusione tra i due contratti collettivi. La nostra Federazione Trasporti, Fit Cisl , nonostante tutto, ha preteso con forza, la sottoscrizione da parte di tutte le parti sociali di un nuovo impegno per la futura realizzazione, quando ci saranno le condizioni, del contratto della viabilità. (Pasquale Paniccia) Una cultura aziendale penalizzante La cultura organizzativa dominante negli ultimi anni ha traguardato obiettivi di breve termine, incentrati sulla crescita dei valori economici, dell’indice di redditività del capitale (ROI/ROE), dell’utile netto, dei dividendi da distribuire. Ciò ha comportato una politica di tagli dei costi a danno della valorizzazione della professionalità e dell’occupazione, focalizzata su un unico obiettivo: il raggiungimento del budget ad ogni costo. 2 Questo si è realizzato in conflitto con lo sviluppo professionale, con la formazione, con le pari opportunità, con il diritto a lavorare in un’azienda socialmente ed eticamente responsabile, con la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, in una parola in conflitto con gli interessi più profondi dei lavoratori. Tali politiche hanno messo a dura prova la tenuta del contratti collettivi di lavoro di settore perché, con sempre maggiore frequenza, le società chiamate ad operare su attività presidiate direttamente dalla concessionaria, non applicano il “Contratto Autostrade”. Così sempre più spesso i lavoratori autostradali si trovano a lavorare, fianco a fianco, dipendenti di società diverse che, pur svolgendo identiche mansioni, sono regolati da normative diverse e percepiscono retribuzioni differenziate. La rigidità creata dai diversi contenitori contrattuali porta le aziende ad utilizzare strumenti normativi sconosciuti sino ad ora al settore, attraverso continue cessioni di “rami d’Azienda” o distacchi del personale. Il risultato è una diversificazione delle interlocuzioni sindacali ed una parcellizzazione “del lavoro” che ha comportato una diminuzione del livello di tutela degli stessi. A questo bisogna aggiungere che il processo di automazione della riscossione del pedaggio, che sta interessando in maniera importante anche società concessionarie toccate fino ad ora in misura marginale, l’implementazione di sistemi di infomobilità, l’introduzione, più in generale, di nuove tecnologie che hanno trasformato radicalmente l’organizzazione del lavoro in tutti i settori dimostrando, tra le altre cose, l’inadeguatezza dei profili professionali contenuti nell’attuale sistema classificatorio. E’ quindi giunto il momento di riorientare le politiche del personale attraverso la valorizzazione delle risorse umane. Occorre focalizzare l’attenzione sul capitale umano come fattore essenziale per lo sviluppo dell’Azienda: i lavoratori sono una risorsa delle imprese e non un costo. Altro tema al centro dell’attenzione dell’intero Paese è quello relativo alla sicurezza e salute nei luoghi di lavoro. Il numero di infortuni e di morti sul lavoro è in crescita ed impone scelte culturali e normative adeguate a contrastare questo triste fenomeno, anche nelle società autostradali. Il valore dei salari è rimasto invariato a fronte di una crescita del costo della vita e dei rendimenti finanziari particolarmente significativa. Questo fenomeno ha determinato una re-distribuzione della ricchezza prodotta tutta a favore delle rendite impedendo di fatto un miglioramento della qualità della vita dei lavoratori. A questo si aggiunge la speculazione determinatasi con il cambio lira – euro che ha prodotto un incremento del costo della vita non puntualmente registrato dagli istituti statistici. 3 Nei prossimi mesi gli obiettivi del sindacato si propongono di d’intervento: perseguire i seguenti filoni Il contratto di filiera delle attività autostradali e viarie; Il riequilibrio salariale e distributivo unitamente al welfare aziendale ; La crescita professionale, il benessere organizzativo e la revisione degli inquadramenti funzionali, la responsabilità sociale praticata dall’impresa; La crescita della dimensione partecipativa anche a proposito delle relazioni sindacali e alla contrattazione di secondo livello. (Marino Masucci) ANAS, quale futuro? Le ultime due manovre correttive di finanza pubblica (L. 122/2010 e L. 111/2011), hanno di fatto impedito la definizione del contratto collettivo di lavoro della viabilità, assimilando Anas alle amministrazioni centrali del pubblico impiego, per le quali è intervenuto il blocco retributivo ed occupazionale, ma non solo. La sicurezza delle strade statali è a rischio, poiché Anas, proprio per le funzioni di pubblica utilità che svolge, doveva essere equiparata a vigili del fuoco, protezione Civile, Polizia Stradale (per le quali la legge ha previsto apposite deroghe), e cosi non è stato. Di qui la conseguenza che il blocco delle assunzioni, impedirà una reale manutenzione delle strade e la gestione dei servizi correlati, con un conseguente rischio di aumento di incidentalità ed un innalzamento dei costi di gestione. La manovra 2011 (L. 111) introduce l’istituzione di un Agenzia in seno al Ministero delle Infrastrutture che dovrebbe porre fine all’annosa questione del doppio ruolo dell’ Anas di concedente/concessionario delle tratte stradali ed autostradali, più volte rilevata da organismi comunitari, dal Ministero vigilante e dalla Corte dei Conti, destinata ad assumere il ruolo di concedente, e a svolgere le funzioni di vigilanza, controllo e programmazione La ripartizione delle funzioni e delle responsabilità che l’ articolato prospetta tra Agenzia ed Anas, rispetto alla soluzione del conflitto di ruoli concedente/concessionario, appare totalmente sbilanciata sull'Agenzia, che acquisisce una serie di competenze proprie di Anas, non finalizzate alla sola attività di concedente e soprattutto in contrasto con il raggiungimento degli obiettivi che la Legge si pone (contenimento della finanza pubblica). E’ per questi motivi che i lavoratori dell’Anas hanno manifestato giorno 13 ottobre in Piazzale Porta Pia, ottenendo un apposito incontro con i vertici del Ministero, ai quali e’ stato puntualmente richiesto un intervento legislativo che consenta di: Operare sulle strade per la sicurezza degli utenti cittadini e degli operatori stessi; Ridisegnare la rete stradale nazionale rendendola sicura con congrui finanziamenti per la sua manutenzione e le risorse umane necessarie al pronto intervento, assistenza all'utenza e gestione emergenze. Bilanciare i compiti dell'Agenzia e dell'Anas, nel rispetto dei ruoli, non dettati da logiche di potere ma individuando un percorso che renda agevole anche il compito dei dipendenti. (Rosario Fuoco) 4