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Musica
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Crossover
Across the world
Avi Avital
mandolino
Giampaolo Bandini
chitarra
Crossover
Venerdì 19 maggio, ore 20.45
Across the world
Il mandolinista globetrotter.
Intervista ad Avi Avital
di Gregorio Moppi
Giampaolo Bandini
chitarra
programma
Antonio Vivaldi (1678 – 1741)
Concerto in re maggiore RV93
Allegro
Largo
Allegro
Johann Sebastian Bach
(1685 – 1750)
Ciaccona in re minore
(per mandolino solo)
Ludwig van Beethoven
(1770 – 1827)
Due Sonatine Do minore WoO 43a
Do maggiore WoO 44a
Nicolò Paganini (1782 – 1840)
Sonata Concertata
in la maggiore M.S.2
Allegro spiritoso
Adagio assai espressivo
Rondeau
Manuel De Falla (1876 – 1946)
Siete Canciones populares
Españolas
Heitor Villa-Lobos (1887 – 1959)
Bachianas Brasileiras n.5
Astor Piazzolla (1921 – 1992)
Zita
Ave Maria Miroslav Tadić (1959)
Two macedonian pieces
Gajdarsko Oro
Pajdushka
partner evento
Non rappresenta soltanto la voce tremula e malinconica di Napoli, il
mandolino. La sua è la storia di uno strumento nobile, di ascendenze
mediorientali, approdato poi nelle corti del Rinascimento. Spazi
piccoli, pochi ascoltatori, spesso maneggiato dalle dame. Oggi,
invece, l’obiettivo del primo mandolinista globetrotter, l’israeliano Avi
Avital, è sancire per il suo strumento il diritto a occupare le grandi
sale da concerto. Per far ciò è necessario avere un repertorio. Ecco la
ragione che spinge Avital a commissionare pezzi di continuo. Finora
ne ha ottenuti novanta. Tra i prediletti, il Concerto del connazionale
Avner Dorman (pure eseguito qualche giorno fa al Maggio musicale
fiorentino, sul podio Zubin Mehta); ma ne ha avuti pure da Anna
Clyne e David Bruce, inglesi, e dall’italiano Federico Gardella. «Che
per secoli il mandolino non abbia potuto avvalersi di un repertorio di
qualità, ne ha determinato lo stallo nelle modalità di costruzione e nella
tecnica esecutiva. Al contrario, per esempio, del pianoforte, sviluppatosi
sempre più nel tempo grazie all’interazione tra esigenze d’espressione
artistica e sperimentazione tecnologica dei fabbricanti».
Dunque, Maestro Avital, il mandolino serviva solo alla musica
popolare prima che arrivasse lei?
«Il repertorio solistico colto era esiguo. Due Concerti di Antonio
Vivaldi, chissà scritti per chi: forse per un nobile ferrarese, un
Bentivoglio, liutista-mandolinista dilettante. Due Lieder con soprano
di Mozart (che fa anche suonare il mandolino a Don Giovanni per la
serenata). Un Concerto e una Sonata di Johann Nepomuk Hummel.
Quattro piccoli omaggi amorosi di Beethoven a una contessa».
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Avi Avital
mandolino
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Virtuosi comunque ce n’erano…
«Uno su tutti, il napoletano Raffaele Calace, considerato il Paganini
del mandolino. Anche se bisogna intendersi su cosa intendiamo per
mandolino».
In che senso?
«Non si dà un mandolino standard. Nel Settecento e nell’Ottocento
ve n’erano tipologie differenti per forma, misure, numero di corde.
Milanese. Cremonese. Veneto. Napoletano, il più consueto oggi, con
quattro corde doppie. Quello per cui scrisse Vivaldi aveva cinque-sei
corde, simile a un piccolo liuto. Il mandolino era la chitarra d’allora.
Tutti ne avevano uno in casa da utilizzare per l’intrattenimento
privato o le feste. Certo non si pensava di farne uno strumento da
concerto».
Come era giunto il mandolino in Italia?
«Parente stretto di tutti gli strumenti a pizzico del mondo,
attraverso Spagna e Francia arrivò, come prima tappa, a Firenze,
alla corte medicea. Poi anche Stradivari ne ha costruiti. Se ne
conservano due, proprietà di collezionisti privati a Londra e in North
Dakota. Avrei tanto voluto suonarli in un mio cd, ma mi è stato detto
che sono in condizioni pessime».
Lei usa un mandolino particolare, vero?
«Sì, diverso da quello tradizionale italiano. Poiché, quando è
cominciata la mia carriera da professionista, volevo che il mandolino
potesse entrare nel grande circuito concertistico dalla porta
principale giocandosela con il pianoforte, il violino e il violoncello, ho
cominciato a sviluppare uno strumento dal suono più corposo. Da
vent’anni un liutaio israeliano, desideroso come me di sperimentare,
asseconda le mie richieste. Ne è nato un mandolino più grande, non
più piriforme benché comunque dal fondo bombato, che con la sua
voce argentina è capace di perforare il manto sonoro di un’orchestra.
D’altronde, rispetto ad altri strumenti, il mandolino non ha forma
e dimensioni standard. Per dire, negli Stati Uniti, dove è impiegato
nel genere bluegrass, ha fondo piatto, al pari di quello suonato
nello choro brasiliano, pure di forma rotonda anziché a mandorla, e
differente per corde e plettro».
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Nel Novecento?
«Qualcosina si trova. Talvolta Gustav Mahler lo richiede in
orchestra. Ma per il resto è principalmente uno strumento da
amatori, e non più soltanto per aristocratici, sebbene lo suonasse la
regina Margherita. Esistevano infatti in Italia – e hanno proliferato
anche all’estero – tante associazioni mandolinistiche, le cosiddette
orchestre a pizzico, costituite da salariati che si riunivano a far
musica dopo il lavoro, quando ancora i dischi non avevano diffusione
di massa».
A quando risale il suo incontro con il mandolino?
«Avevo otto anni. A Be’er Sheva, la mia città, c’era un’orchestra
a pizzico di ragazzi. Sembrerà strano che da noi ci sia una certa
tradizione mandolinistica, eppure è così. Deriva da una pratica
diffusa nei kibbutz tra gli anni Trenta e Sessanta: dopo le fatiche
quotidiane la gente si rilassava facendo musica assieme; era
l’idea italiana del club dopolavoristico importata in un contesto
socialisteggiante. Tornando ai miei inizi, assai singolare era il nostro
maestro, un violinista russo immigrato in Israele nei Settanta che
si era trovato a insegnare il mandolino. Perciò il suo approccio alla
tecnica dello strumento era anticonvenzionale e ci faceva suonare
principalmente trascrizioni di classici violinistici, tipo le Partite di
Bach, il Concerto di Mendelssohn, il Rondò capriccioso di SaintSaëns. Venivano dal violino anche i maestri che ho frequentato
successivamente in patria».
Stasera suona con il chitarrista Giampaolo Bandini. Con che
criterio avete impaginato il concerto?
«Il duo con Bandini, ormai consolidato, funziona con gran
naturalezza. È una panoramica sui pezzi che ci piace suonare, che in
passato ciascuno di noi ha già eseguito insieme ad altri colleghi. Del
resto ogni mio programma punta alla varietà, perché so bene che la
maggioranza del pubblico che viene ad ascoltarmi non ha mai sentito
il mandolino dal vivo. Ogni volta, quindi, voglio offrire un ritratto
esaustivo dello strumento».
Scendiamo nel dettaglio.
«Perlopiù si tratta di trascrizioni, a parte le due Sonatine di
Beethoven. Di Vivaldi presentiamo la rielaborazione di un Concerto
per liuto. La Ciaccona di Bach è originariamente un tour de force
violinistico. Nella Sonata concertata di Paganini per violino e chitarra
sostituisco lo strumento ad arco con il liuto. La seconda parte della
serata vira verso la musica popolare, in modo da esaltare il carattere
folk dei nostri strumenti. Succede in Piazzolla, nelle composizioni di
Miroslav Tadić, autore d’oggi originario della ex Jugoslavia. Inoltre
nella quinta delle Bachianas brasileiras di Villa-Lobos (che integra il
canto popolare brasiliano nel contrappunto bachiano) e nelle Sette
canzoni popolari spagnole di Manuel de Falla: in entrambe queste
composizioni il mandolino prende il posto della voce».
La sua discografia annovera già tre titoli. Il prossimo?
«Nell’ultimo cd ho proposto Vivaldi con la Venice Baroque
Orchestra, una collaborazione proseguita nelle sale da concerto.
Nella prossima registrazione per Deutsche Grammophon, in
uscita tra qualche settimana, suono con il contrabbassista Omer
Avital. Non siamo parenti, anche se il cognome è lo stesso,
ebreo-marocchino di radice sefardita. Ci siamo incontrati quattro
anni fa e facciamo quella che definisco nuova musica strumentale
mediorientale, a mezzo tra world, classica e jazz».
Per un mandolinista Napoli è un luogo sacro. Ci passa
ogni tanto?
«Certo. L’ultima volta ci sono stato a Natale. È come un
pellegrinaggio; e spesso a colpi di canzoni napoletane duello sul
mio strumento con i colleghi di laggiù».
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Dopo, però, è venuto a studiare in Italia...
«Da Ugo Orlandi, al Conservatorio di Padova. Con lui ho appreso
tecnica e repertori originali. Oggi il mio modo di approcciarmi al
mandolino è un ibrido di esperienze esistenziali. In Italia sono stato
per sette anni, dal 2001, il che ha contribuito a plasmare la mia
sensibilità estetica. Adesso risiedo a Berlino, la città culturalmente
più vivace d’Europa».
Gregorio Moppi
Avi Avital
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mandolino
Avi Avital è celebrato
internazionalmente per le sue
numerose esecuzioni in rinomate
sedi quali Carnegie Hall e Lincoln
Center a New York, la Berlin
Philarmonic Hall, KKL Luzern,
Forbidden City Concert Hall a
Beijing e Wigmore Hall a Londra.
Ha suonato come solista assieme
alla Israeli Philarmonic Orchestra, i
Pomeriggi Musicali di Milano, la San
Francisco Chamber Orchestra e la
Berliner Symphoniker diretto, tra gli
altri, da Mstislav Rostropovich, Sir
Simon Rattle e Philippe Entremont.
Avital ha collaborato a lungo con
artisti come il clarinettista Giora
Feidman, il soprano Dawn Upshaw e
il compositore e trombettista Frank
London.
Ha inoltre partecipato ai festival
musicali di Tanglewood, Luzern,
Spoleto e Ravenna.
È il primo mandolinista a ricevere
una nomination ai GRAMMY
nella categoria “Miglior solista
strumentale” (2010) per la sua
registrazione del concerto per
mandolino di Avner Dorman
(Metropolis Ensemble/Andrew
Cyr). Ha inoltre vinto numerose
competizioni e riconoscimenti, quali
il premio tedesco ECHO per i suoi
lavori con David Orlowsky (2008) e
la AVIV Competition (2007), la più
importante gara nazionale per i solisti
israeliani.
Nato a Be’er Sheva nel 1978, in
Israele, ha cominciato a suonare il
mandolino all’età di otto anni per
poi unirsi alla giovane orchestra di
mandolini fondata e diretta dal suo
carismatico insegnante, il violinista
russo Simcha Nathanson. Si è in
seguito diplomato all’Accademia
Musicale di Gerusalemme e al
Conservatorio Cesare Pollini
di Padova, dove ha studiato il
repertorio originale per mandolino
con Ugo Orlandi.
Avital ha pubblicato numerose
registrazioni in un’ampia varietà
di generi, passando per il klezmer,
il barocco e la musica classica
contemporanea.
Attualmente registra
esclusivamente con la Deutsche
Grammophon e il suo debutto (2012)
conteneva la personale trascrizione
del Concerto per arpa e violino di J.
S. Bach, arrangiato per mandolino
e orchestra. Il suo disco successivo
includerà composizioni di musica da
camera di Ernest Bloch e De Falla,
fino a musiche tradizionali bulgare e
sarà pubblicato agli inizi del 2014.
Da evidenziare le recenti esibizioni
alla Schleswig-Holstein Musik Fest
e Aspen Music Festival, Yo-Yo Ma’s
Silk Road workshop su una nuova
composizione di David Bruce,
“Avital incontra Avital”, una fusione
di numerosi generi con l’artista jazz
Omer Avital al Musikfest di Brema
e al Jewish Culture Days Festival a
Berlino, oltre a ingaggi con la San
Francisco Chamber Orchestra,
Oxford Philomusica and Potsdam
Kammerakademie. Ulteriori impegni
includono i Concerti con l’Orchestre
National de Montpellier, la Taiwan
National Symphony Orchestra,
la Potsdam Kammerakademie, la
Philarmonischer Kammerorchester
Berlin, e tour con la Brandeburg
Orchestra in Australia e con la
Geneva Chamber Orchestra in
Europa, incluso il teatro di Chatelet
a Parigi e il King’s Place a Londra.
Future esibizioni solistiche si
svolgeranno invece alla Vancouver
Recital Society e al Carnegie Hall
Presents (Weill Hall).
Giampaolo Bandini
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chitarra
Giampaolo Bandini è oggi
considerato tra i migliori chitarristi
italiani sulla scena internazionale. Nel 2003 ha ricevuto dai lettori del
magazine “Guitart” la nomination come
miglior chitarrista italiano dell’anno. È stato componente dell’unico duo
di chitarre riuscito ad entrare nell’albo
d’oro dei più prestigiosi concorsi
nazionali e internazionali di musica da
camera, riportando in ogni occasione
il 1° premio assoluto: Concorso
“Città di Caltanissetta” (membro
della Federazione dei Concorsi
Internazionali di Ginevra); Perugia
Classico, Premio “Città di Gubbio”,
Concorso “F. Cilea” Città di Palmi. Nel novembre 2002 debutta con
un recital nella Sala Grande della
prestigiosa Filarmonica di San
Pietroburgo, onore raramente
concesso ad un chitarrista,
ottenendo un tale successo da essere successivamente invitato ogni anno. Figura inoltre regolarmente come
solista, in formazioni da camera e
con orchestra nei cartelloni dei più
importanti Festival di tutto il mondo,
dall’Europa agli Stati Uniti, dall’Africa
all’Asia e al Sud America (Carnegie Hall
di New York, International Center for
performing arts di Pechino, Arts Center
di Seoul, Ircam di Parigi, Musikhalle di
Amburgo, Teatro Cervantes di Buenos
Aires, ecc.). Nel 2012 riporta, dopo innumerevoli
anni di assenza, la chitarra al Teatro
La Scala di Milano, in un programma
per chitarra e quartetto, unitamente
al Quartetto d’archi della Scala,
con grande successo di pubblico.
Nel 2012 è inoltre protagonista di
uno strepitoso successo, insieme
a Cesare Chiacchiaretta, con cui
suona stabilmente in duo da 15 anni, a
Charlestone in South Carolina (Usa),
alla Convention della GFA (Guitar
Foundation of America), la più grande e
conosciuta manifestazione chitarristica
del mondo. Ha effettuato tourneè in più di 50
paesi del mondo, sia come solista che
con importanti orchestre internazionali,
quali la Filarmonica di Baden-Baden
(Germania), I Solisti di Brno (Rep.
Ceca), la Camerata di Queretaro
e l’Orchestra “Silvestre Revueltas”
(Messico), la “Round Top Chamber
Orchestra” (Usa), la Brazos Valley
Simphony (Usa), la Asian-European
Symphony Orchestra (Corea),
l’Orchestra della Filarmonica di Kiev,
la “Anima Chamber Orchestra”
(Ungheria), la Filarmonica Toscanini,
l’Orchestra “Haydn” di Bolzano, e
molte altre.
Suona regolarmente in duo, trio e
quartetto con Salvatore Accardo presso
le più importanti associazioni
concertistiche italiane ed estere
(Accademia Chigiana di Siena, Teatro
Regio di Parma, Società dei Concerti di
La Spezia, Festival di Musica da Camera
di Cartagena-Colombia, ecc.). Nel marzo del 2013 in occasione
di una lunga tournèe in Russia ha
debuttato presso la prestigiosa
Sala Tchaikovsky di Mosca. Suona
stabilmente con il quartetto dei
Filarmonici di Busseto (Corrado
Giuffredi, Enrico Fagone, Cesare
Chiacchiaretta), complesso
riconosciuto internazionalmente dalla
critica e dal pubblico; ha collaborato e
collabora con artisti del calibro di Avi
Avital, Massimo Quarta, Trio di Parma,
Danilo Rossi, Pavel Berman, Enrico
Bronzi, I Virtuosi di Mosca, Pavel Steidl,
Trio di Parma, Sonia Ganassi, Michele
Pertusi, Andrea Griminelli, Francesco
Manara, Simonide Braconi, e con Elio
(delle Storie Tese), Monica Guerritore,
Arnoldo Foà, Nando Gazzolo, Lina
Wertmuller, Amanda Sandrelli, Dario
Vergassola, Michele Riondino, ecc.
Recentemente gli è stata conferita
dal Comitato Scientifico del Convegno
di Alessandria la prestigiosa “Chitarra
d’oro” per l’opera di promozione e
diffusione della chitarra nel mondo
(a Ennio Morricone è andata
invece, lo stesso anno, quella per
la composizione). Giampaolo Bandini ha registrato
più di 15 cd per le più importanti
etichette italiane e straniere (Tactus,
Stradivarius, Concerto, Fonit Cetra,
Kernos, Niccolò, Clair de Lune, ecc.);
nel 2017 è in uscita il cd “Escualo” per
la prestigiosa etichetta DECCA. Attualmente è docente di chitarra e
musica da camera presso l’Istituto
Musicale di alta formazione
“L. Boccherini” di Lucca e presso i corsi
estivi del Festival di Portogruaro.
Prossimi appuntamenti
dom 21 maggio
Danza
Eleonora Abbagnato
Carmen
Balletto in due atti
di Amedeo Amodio
produzione Daniele Cipriani
Entertainment
mar 23 maggio
A tu per tu
Novantadue
Falcone e Borsellino, 20 anni dopo
di Claudio Fava
allestimento e regia
di Marcello Cotugno
In occasione della Giornata in Memoria
della strage di Capaci
ven 26 maggio
Sinfonica
Orchestra Sinfonica
Nazionale della Rai
James Conlon, direttore
Ray Chen, violino
musiche di Stravinskij e Šostakovič
introduzione di Oreste Bossini
Comune di Pordenone
Regione Autonoma
Friuli Venezia Giulia
Provincia di Pordenone
comunale
giuseppeverdi.it
Geniale
Magnifica
Diversa
Tutta un’altra stagione
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