Antropologia politica - Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale

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Antropologia politica
• Sottodisciplina che inizia con strutturalfunzionalisti
• Ma tutta l’A. è politica, perché società e
politica relazione metonimica
• A livello storico: Morgan la politica e lo stato
sono il discrimine tra barbarie e civiltà
• Dicotomia che ha influenzato ricerche
successive: paradigma
• L’a. politica moderna rovescia il presupposto:
tutte le società hanno politica
• L’A. politica si è occupata di studiare politica in
società non occidentali e “semplici”
• In molte di queste la politica non è un ambito
a sé, con suoi spazi, si sovrappone ad altri
ambiti
• Parentela e religione: su questo intreccio si è
concentrato il discorso antropologico
Antropologia politica funzionalista
• l’A. politica ha una “data di nascita”: 1940, in
cui E. P. pubblica “I nuer” e “African Political
Systems” (curato con M. Fortes)
• Nuer: società segmentaria e “acefala”,
organizzata in: Tribù: clan
• Distretti: lignaggio
• Villaggi: segmenti lignatici
• Libro fondamentale: ma criticato perché
avrebbe sopravvalutato parentela
• African Political Systems: raccolta di saggi, con
prefazione di Radcliffe-Brown
• Definizione di politica per superare il
problema del riuscire a cogliere la politica
dove non sembra esserci
• No stato, politici, ministri, leggi scritte: niente
politica? No, altre parti della società ne fanno
le veci
• Per coglierla è necessario definire la funzione
della politica
• Per R.B. la politica è “mantenimento
dell’ordine sociale, dentro un contesto
territoriale, attraverso l’uso o la possibilità
d’uso, della forza”
• Ordine ed equilibrio: l’ordine è fondamentale,
ma non garantito: la politica è l’ambito più
importante
• Territorio e uso della forza ci ricordano Weber:
“monopolio della forza legittima”. La politica si
esprime nella guerra e nelle leggi e sanzioni
• Ma in diverse società non c’è uso di forza: no
“potere coercitivo”
• Differenza essenziale evidenziata da Clastres:
le società non statuali hanno logiche politiche
diverse
• In molte realtà sudamericane non ci sono
“capi” ma leader: bravi oratori e distributori di
beni
• La definizione di R. B. è utile ma troppo
ristretta: anche rispetto a cambiamento…
• In A.P.S. proposta di classificazione dei sistemi
politici
• Dicotomia tra società acefale e società statuali
• In più le prime si distinguono in base ad
autonomia del politico: 3 tipi: parentali,
lignatiche, statuali
• Es. San, Nuer, Nyoro
• Sviluppi successivi: rielaborazione delle
classificazioni e ridefinizione del concetto di
politica
• Politica: sfera della vita sociale destinata alla
gestione della cosa pubblica e dei rapporti
sociali
• Implica tanto ordine quanto conflitto,
conservazione e mutamento
• Altre direzioni: politica come “arena”, come
area di competizione regolata per risorse e
potere (Bailey e Boissevain, individualismo
metodologico)
• Classificazione dei sistemi politici in base a
forma e complessità
• Es.: bande, tribù, domini, stati (Service)
• Ma non vi sono confini netti e spesso i criteri
sono extrapolitici (es. m.d.p)
• Il criterio può essere la centralizzazione del
potere:
• Sistemi non centralizzati: bande, tribù, bigmen
• Sistemi centralizzati: domini e stati
• Centralizzazione= stratificazione politica,
sociale ed economica. Cosa viene prima?
• Tribù: sistemi segmentari, tenuti insieme da
forme politiche diverse: classi d’età, consigli,
ecc.
• Es. Nuer: corrispondenza tra sfera politicoterritoriale e struttura lignatica
• Banda: sistema acefalo, poco strutturato,
tipico di società acquisitive
• Es. i San del Kalahari (Namibia-Botswana),
cacciatori-raccoglitori, divisi in gruppi di
famiglie estese fluide (max 20) con proprio
territorio
• Rapporti tra bande regolati da norme
condivise e sanzionate
• All’interno decisioni prese da consiglio degli
uomini, con principio di unanimità
• No capi né potere coercitivo
• Domini: inizia centralizzazione del potere: per
es. un lignaggio diventa dominante e stabilisce
il capo
• Realtà intermedia tra “tribù” e stato: a livello
morfologico e storico
• es. regno Shona (Zimbabwe) nasce da
conquista e unione di domini locali, ma con
crollo sorgono nuovi domini più o meno
autonomi
• Società statuali: es. regni tradizionali africani
con politica centralizzata ma unita a religione
e parentela
• Re-sacerdoti: la religione è fondamentale per
legittimare il potere, il re è il simbolo del
gruppo stesso
• Es.: il regno Nyoro dell’Uganda (J. Beatty)
• Elementi comuni a regni Bantu: stratificazione
socio-politica: biru (contadini), huma
(pastori)bito (nobili)
• Monarchia centralizzata (re: mukama), con
struttura “feudale”
• Capitali mobili e periodi di “interregno”
rituale
• Bito: gruppo dominante, clan legati al sovrano
• Il Mukama è il padrone del territorio e
simbolo, sacro per mahama, carisma che
garantisce benessere
• “re sacro”: se malato o vecchio veniva ucciso,
perché identificato con corpo sociale
• Il re governava tramite ministri e capi locali,
che vivevano nella capitale insieme a parenti
bito (guidati da sorella del re)
• Capitale mobile la cui pianta rappresentava il
regno, ma distrutta alla morte e ricostruita
altrove
• No principio ereditario: lotta tra i successori
con periodo di interregno con funzione
simbolica (rituale di ribellione, Gluckman)
• Struttura piramidale: 4 contee, sottocontee,
distretti e villaggi con capi bito o huma, che
dominavano per dono del sovrano
• Ricevevano tributi che dovevano re-distribuire
e giudici locali
• Struttura feudale: il potere dipendeva da
relazione con il Mukama
• Villaggi autonomi: con consigli di villaggio e
cerimonie di riconciliazione per ristabilire
armonia
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