La terza sera di Carmine Abate Commenti degli studenti, classi IV A

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La terza sera di Carmine Abate
Commenti degli studenti, classi IV A – III E
Stefano Reginato (IV A)
Alla tavola degli Altri è un progetto che intende abbattere i pregiudizi etnici e favorire la conoscenza delle
culture e delle tradizioni dei viversi popoli. La stessa cosa ho riscontrato nel racconto di Carmine Abate La
terza sera. Lo scrittore, infatti, vi affronta il tema dell’immigrazione dal punto di vista degli italiani in
Germania. Emigrati alla ricerca di lavoro, essi diventano vittime del violento razzismo tedesco a causa della
crisi economica scatenatasi in quel paese nel secondo Novecento.
Vadislav Nedov (IV A)
Abate racconta un crudele omicidio di un italiano emigrato in Germania con la moglie e i figli per avere una
vita migliore. Lo scrittore ci fa capire con quanta cattiveria si discrimina uno straniero. Ancora oggi si
maltrattano e si calpestano gli stranieri per il fatto che hanno il colore diverso della pelle oppure per il fatto
che non conoscono la lingua del posto.
Giulia Boldrin (IV A)
La storia raccontata da Carmine Abate, scrittore che vive sulla sua pelle l’esperienza dell’emigrazione e
della pluralità delle culture e delle lingue, denuncia l’ostilità e il rifiuto verso lo straniero che, per necessità,
arriva in Paesi come il nostro. In Italia, infatti, il razzismo è molto diffuso. Ma nel racconto di Abate, la
vittima non è un pezzente, non è un delinquente, né uno spacciatore scansafatiche; è invece un italiano
che lavora onestamente per mantenere la propria famiglia. Tutto questo mi fa riflettere sul presente con
occhi nuovi.
Noemi Galasso (IV A)
In passato eravamo noi a emigrare, in cerca di fortuna. Oggi, invece, noi italiani accogliamo nel nostro
Paese coloro che per disperazione fuggono dalla loro patria dilaniata da guerre, persecuzioni e fame.
Affrontano un viaggio che è una odissea sapendo quando partono ma non quando arriveranno. In questo
tragitto molti, anzi troppi, perdono la vita in mare. Tra chi arriva sono le donne le più sfortunate, costrette
a lavorare molto duramente per pochi soldi o a prostituirsi come le schiavi di una volta.
Vittorio Kouki (IV A)
Il razzismo è un sentimento del tutto irrazionale, che ha conseguenze tragiche. L’italiano Pinocchio del
racconto di Abate, infatti, viene ammazzato a pochi passi dalla sua casa da un nazi. La sua unica colpa era
di essere straniero: un omicidio non può mai avere motivi ragionevoli. E un pregiudizio cos’altro è se non
un falso motivo ragionevole?
Daniele Carraro (III E)
Ho trovato inquietante la storia dell’omicidio dell’italiano, narrata facendoci sentire vicina la disperazione
della povera moglie. Non avevo mai pensato a quanto fosse terribile morire all’estero, solo ora me ne
rendo conto.
Marta Bevilacqua (III E)
Carmine Abate ci fa capire la tragedia del razzismo. Io mi sono immedesimata nella moglie del giovane
ammazzato soltanto perché era italiano in terra tedesca. In fatto di cuore e di sentimenti siamo tutti uguali.
Simone Costa (III E)
Questo racconto mi fa riflettere sulla mia ostilità nei confronti degli stranieri di colore.
Chiara Facchin (III E)
Un testo davvero realistico: anche nell’Italia di oggi gli immigrati, come noi italiani nel passato, vengono
discriminati, anche se magari sono brave persone, umili e oneste, già integrate nel nostro Paese.
Matteo Boldrin (III E)
La storia narrata da Abate è molto spiacevole e non perché a morire è un italiano marito e padre, ma
perché ad essere ammazzata è una persona che stava tentando di trovare una vita migliore. Invece si trova
la strada sbarrata da un muro, il muro del razzismo, che fa male alle vittime ma anche a chi prova questo
sentimento.
Pierluigi Cosmi (III E)
Discriminazioni? Stupidità, che altro dire?
Alberto Bulla (III E)
Leggere il racconto La terza sera, che fa parte della raccolta Il muro dei muri di Carmine Abate, mi ha
suscitato sentimenti di tristezza e amarezza mescolate a rabbia perché mandare via gli stranieri non aiuta
a risolvere i problemi economici di un Paese. Questo modo di pensare è una vergogna per la nostra società.
Nei confronti degli extracomunitari noi abbiamo obblighi civili e morali: trattarli meglio di come siamo stati
trattati noi come emigranti. Per questo, secondo me, la scuola e la famiglia giocano un ruolo importante.
Chi pensa che gli extracomunitari sono tutti delinquenti sbaglia. Noi italiani siamo forse tutti uguali? Tutti
buoni e onesti?
Serghei Semenzato (III E)
Sono d’accordo con Alberto. La scuola e la famiglia hanno un ruolo importantissimo nell’educazione e
nell’integrazione: insegnano a stare in questo mondo e ad accogliere gli altri.
Luca Ceoldo (III E)
Il razzismo è odioso; prima di giudicare gli altri dovremmo imparare a conoscere e giudicare noi stessi.
Andrea Giordan (III E)
Leggendo il racconto di Abate io mi sono messo sia nei panni dell’aguzzino sia in quelli della vittima. Come
aguzzino perché da italiano, quando sento o vedo certi fatti spiacevoli, considero gli immigrati parassiti o
persone pericolose. Come vittima, invece, perché l’italiano ucciso dal tedesco per razzismo era un
lavoratore utile alla Germania e un essere umano… Il racconto, insomma, è riuscito a mettermi dalla parte
del più debole, che potrei essere proprio io, e questo cambia il mio modo di vedere gli immigrati che
arrivano in Italia.
Daniele Ponchio (III E)
E se si cominciasse a dire che le razze non esistono ma esiste una sola razza: quella umana?
Guliya Demchuk (III E)
Questo racconto narra dell’uccisione di un uomo per bene. Tanti ancora oggi commettono azioni orribili e
non se ne rendono neanche conto. Dovremmo impegnarci tutti per far comprendere ai più piccoli che
siamo tutti uguali. Cosa cambia, infatti, se io sono nata in una nazione diversa dall’Italia?
Nadir Lancerotto (III E)
Scusate, ma si possono chiamare uomini quelli che si credono in diritto di togliere la vita a un immigrato,
in quanto immigrato? Capisco che la società multietnica dà qualche problema, ma allora occupiamoci di
risolvere i problemi, non di eliminare le persone!
Anna Gobbi (III E)
Questo racconto è molto toccante e mi ha suscitato rabbia più che dolore: uccidere non è giusto! Per questo
non riesco a capire che ammazzare è sempre una cosa sbagliata. E se capitasse a loro ciò che è capitato alla
moglie e ai figli dell’italiano ucciso?
Veronica De Mizio (III E)
“AUSLÄNDER RAUS!”, “FUORI GLI STRANIERI!”, quante gravi conseguenze possono derivare da uno slogan
urlato con superficialità.
Maristella Lando (III E)
Il racconto mi fa pensare a certi comportamenti presenti nella nostra società, dove il colore della pelle è
più importante del colore degli occhi. Dove una religione è più importante di un’altra. Dove un uomo non
ha la stessa dignità di un altro, solo perché proviene da un altro Paese, diverso dal nostro. Quante volte
abbiamo sentito dire: “Io non sono razzista, però….”. In quel “però” si annida di tutto, in quel “però” è
maturato l’omicidio del povero Pinocchio.
Sono cresciuta in una famiglia che mi ha insegnato che il razzismo è una piaga terribile, mentre è bello
confrontarsi con culture e usanze diverse dalle nostre. Credo e spero che un giorno potremo avere un’Italia
multietnica, dove si possa guardare il proprio vicino con un sorriso e non con un mitra in mano.
Elisa Gregolin (III E)
Non ho molto da dire, perché quando muoiono persone a causa della irragionevolezza umana, non trovo
le parole giuste per esprimere la rabbia che sento dentro di me.
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