IDENTITA’ EUROPEE DEI GIOVANI di Federica Zanetti A PROJECT ABOUT YOUNG PEOPLE ‘S IDENTITIES: INFORMAL LEARNING AND CULTURAL ORIENTATION IN THE CONTEXT OF ETHNIC MINORITIES 1. PROJECT OUTLINE: background considerations and issue context Il progetto ARCOS, “Young people’s anti-racist coping strategies”, nasce da una collaborazione tra tre dipartimenti delle Università di Bologna/ Italia, Cork/ Irlanda e Mainz/ Germania e coinvolge gruppi di comunità locali che rappresentano minoranze della popolazione. Il progetto infatti si basa sull’analisi delle esperienze di vita di gruppi di giovani che presentano conflitti che implicano a livello individuale e collettivo vari aspetti dell’identità culturale, etnica e nazionale. ARCOS a tale proposito si inserisce nella riflessione tra identità e modernità a livello europeo, in un momento in cui l’apertura delle barriere ha dato ai cittadini dell’Europa la possibilità di accedere ad una grande varietà di culture e di stili di vita, ma dove, allo stesso tempo, nazionalismi ed “europeismi” stanno esercitando forti pressioni sulle identità individuali e collettive delle minoranze etniche. Questi effetti sono particolarmente visibili nei processi di socializzazione di bambini e giovani appartenenti a gruppi esposti a passaggi da forme di vita tradizionali a quelle della società maggioritaria. “Lifelong learning between vision and division” ci offre la possibilità di riflettere allora sul problema relativo a gruppi svantaggiati, per i quali l’origine etnico-sociale e l’ambiente educativo condizionano negativamente l’accesso alle opportunità della società. A Bologna gli attori della ricerca sono giovani appartenenti alla popolazione dei Sinti; a Cork i giovani fanno parte di una comunità di Travellers irlandesi, di tradizione nomade ma non riconosciuti come minoranza etnica; infine, il gruppo di Mainz è costituito da immigrati di religione Musulmana. L’obiettivo del progetto e quello di identificare le strategie (coping strategies = strategie per affrontare la vita) e le capacità che i giovani appartenenti a minoranze etniche e culturali mettono in atto nel gestire molteplici e complesse identità e nello sviluppare relazioni sociali caratterizzate da diversità etniche, spesso percorse da conflitti. In particolare, costituisce obiettivo centrale del progetto condurre esperienze che rafforzino l’autostima dei giovani partecipanti attraverso la scoperta/riscoperta dell’insieme di competenze generali e specifiche di cui essi si trovano in possesso sia in funzione della loro particolare estrazione socio-culturale, sia in funzione delle “biografie formative”, concretamente vissute a cavallo tra la cultura di appartenenza e gli strumenti culturali forniti/imposti dal contesto socioculturale in cui vivono. Spesso infatti i giovani che non fanno parte né di un tessuto scolastico né di un ambiente lavorativo e che registrano esperienze di disoccupazione, di difficoltà economiche e di sottostimolazione del contesto in cui vivono, si rifugiano in profondi atteggiamenti di autoesclusione, rimanendo estranei alle opportunità per migliorarsi e valorizzarsi all’interno della società e aumentandone l’esclusione sociale. L’obiettivo viene perseguito impegnando i giovani in produzioni orali e scritte a diversi livelli: ricreative, comunicazioni e riflessioni intra-gruppo, contatti inter-gruppo, formalizzazione di esigenze, interessi, opinioni in relazione al mondo degli adulti. Il fatto di ricorrere ad apprendimenti informali, nell’ottica di un “lifelong learning” più aperto rispetto ai sistemi educativi istituzionalizzati, significa quindi interrompere il processo di riproduzione dell’ineguaglianza e dell’esclusione sociale, partendo dalle biografie individuali degli attori sociali. Il progetto, dal punto di vista metodologico, si avvale degli strumenti della ricerca-azione e dell’analisi del discorso: la prima si propone di far emergere i significati che gli attori attribuiscono alle loro azioni, viste come manifestazioni di strategie applicate dai giovani nella formazione e nella gestione dell’identità multiculturale. La seconda permette di riflettere sui significati, coinvolgendo attivamente il gruppo nella valutazione delle conversazioni nate al suo interno. In sintesi si chiederà ai giovani partecipanti di discutere delle loro quotidiane esperienze a scuola, nelle strade o relative al lavoro, di analizzare i conflitti derivanti dalle loro identità, di esprimersi riguardo al tipo di società in cui vorrebbero far parte; ai compiti, diritti e doveri considerati importanti; al senso di appartenenza sociale…Gradualmente saranno capaci di generalizzare rispetto alle esperienze individuali e di formulare strategie che, secondo il loro punto di vista, costituiranno efficaci mezzi per affermare la loro identità individuale e di gruppo. Ora possiamo osservare in modo più dettagliato i singoli interventi che si stanno realizzando nei tre paesi europei. Il progetto di Mainz concentra l’attenzione sulla religione come elemento di differenziazione nella società multiculturale. I giovani immigrati musulmani fanno parte della società tedesca, nonostante questo essi riescono ad identificarsi con essa solo parzialmente, avendo sviluppato la propria identità con un processo diverso rispetto ai giovani tedeschi. L’obiettivo dell’intervento sarà quindi quello di ricercare e di valorizzare le loro capacità di affrontare questa situazione, ponendo in evidenza le loro abilità senza però ignorarne le difficoltà, che non sono carenze dell’individuo ma limitazioni strutturali che l’individuo stesso sta imparando a superare. Il gruppo di Cork coinvolge giovani dai 14 ai 17 anni, regolarmente impegnati in un programma di attività ricreative ed educative. La discussione tra i giovani direttamente coinvolti in questo progetto è il soggetto dell’approccio con l’analisi del discorso, che ci permette di individuare il processo di autorappresentazione individuale e collettiva. Nella negoziazione tra sfera pubblica e privata i giovani sono chiamati a gestire le loro identità multiple (per esempio, in che senso essi sono parte di un gruppo che è come tutti gli altri e in che senso i loro interessi si differenziano dagli altri; come queste diversità possono portare ad atteggiamenti razzisti e a dover subire un rifiuto). Il progetto di Bologna, coinvolge un gruppo di giovani Sinti, dai 16 ai 20 anni, impegnati nella redazione di un giornale, in cui vengono affrontati temi riguardanti la loro cultura, il loro ambiente, la loro condizione di giovani sia all’interno della comunità Sinta che nella società di cui fanno parte. Questo è reso possibile attraverso l’utilizzazione di mezzi elettronici, computer, stampante, programmi grafici, collegamento con Internet che permettono la formalizzazione delle discussioni in veri e propri articoli e aumentano le competenze necessarie per la formazione professionale e l’inserimento nell’ambito lavorativo. 2. THE OPERATIVE PROJECT IN BOLOGNA: local conditions, research instruments and approaches Il progetto che riguarda la città di Bologna si svolge presso un’area riservata alla sosta, che ospita 65 Sinti Emiliani, appartenenti ad una numerosa famiglia e tutti ormai sedentarizzati. I Sinti fanno parte del grande gruppo etnico degli Zingari insieme ai Rom, dai quali però si differenziano per la lingua e le attività economiche. Essi furono i primi ad arrivare in Italia nel 1400 e attualmente rappresentano il gruppo largamente maggioritario del centro-nord del nostro paese. Le attività coinvolgono un gruppo di 7 giovani di età compresa tra i 16 e i 20 anni. Essi hanno tutti frequentato la scuola dell’obbligo e si dedicano attualmente ad attività lavorative saltuarie, legate alla vicinanza della zona industriale e alla campagna circostante; solo una ha continuato la scuola secondaria superiore. Prima di passare ad esaminare il progetto vero e proprio spenderei qualche parola sul trascorso scolastico dei giovani coinvolti sul quale si è inserito l’intervento, per capire e chiarire il significato e l’importanza di un “lifelong learning” in tale ambito. Negli ultimi anni il percorso scolastico dei bambini sinti è diventato più regolare; l’opera di sensibilizzazione e persuasione ha fatto nascere una presa di coscienza dell’importanza della scuola ma ci sono ancora seri problemi attribuibili alle difficoltà derivanti dalle caratteristiche culturali della comunità sinta e dall’impreparazione della scuola ad accogliere e valorizzare i portatori di realtà culturali minoritarie. Spesso il mandare i bambini a scuola deriva da un compromesso con le istituzioni e le regole sociali che sottolinea ancora una volta il rapporto d’uso e di estraneità con il mondo dei gagi, i non-zingari. Questo si traduce in un conflitto tra voler essere cittadino a tutti gli effetti e nello stesso tempo Rom o Sinto, il desiderare di essere riconosciuto con la propria identità e la paura di perderla, che porta ad una scarsa fiducia nei confronti della società e ad un atteggiamento passivo e fatalista nei confronti del futuro. Dopo la scuola dell’obbligo non c’è investimento nel futuro, si iniziano a temere i confronti con la diversità, la paura dell’emarginazione e di sentirsi inadeguati alle proposte formative. Il patrimonio professionale e le competenze che sono state trasmesse loro dalla comunità zingara attraverso le attività tradizionali non trovano spazio nell’attuale mondo del lavoro e si fa sempre più vana la opportunità, da parte dei giovani, di entrare a farne parte in modo “competitivo”. La mancata incentivazione a rendere possibile tale inserimento produce tra i giovani atteggiamenti di sfiducia in se stessi, demotivazione, scoraggiamento, senso di inferiorità fino a vere e proprie sacche di devianza. L’impressione che si ha, in questo momento è che questo gruppo si trovi in una situazione forzatamente stretta tra esclusione e assimilazione: conservare le proprie abitudini di vita e accettare la progressiva ghettizzazione o rinunciare agli aspetti più significativi della propria cultura. Il conflitto vissuto dai Sinti, così come da altre minoranze etniche, è tra un futuro che è solo un immedaito domani e che non offre opportunità, e un passato che è nostalgia ma in cui non ci si può riconoscere. Il progetto ARCOS si inserisce in questa realtà per indagare, attraverso un’attiva partecipazione dei giovani nelle discussioni, le “coping strategies” messe in atto dai giovani per affrontare queste situazioni sociali multiculturali e per gestire le loro diverse e complesse identità che, come abbiamo visto sono caratterizzate da gravosi conflitti ormai parte delle loro “biografie formative”, da loro concretamente vissute a cavallo tra la cultura di appartenenza e le strumentazioni culturali fornite/imposte dal contesto culturale in cui vivono. Il punto di partenza, infatti, non è basato sulle strategie di assimilazione, o sulla riduzione delle differenze bensì sul riconoscimento e la valorizzazione dei significati che i giovani attribuiscono alla loro situazione sociale e delle loro abilità di gestire i conflitti presenti in essa. Il gruppo costituito dai giovani Sinti si è impegnato in modo particolare nella presentazione e nella discussione delle loro caratteristiche culturali, del loro ambiente e della loro specifica situazione come giovani Sinti-Italiani. La discussione, che precede la formalizzazione dei brevi articoli, viene sollecitata dalla visione di videocassette, film, cd-rom, libri e riviste che affrontano con diversi linguaggi temi relativi alla cultura zingara, allo scopo di suscitare allo stesso tempo sentimenti di orgoglio e senso critico. Coinvolgendo il gruppo in produzioni orali e scritte, fino alla redazione di veri e propri articoli, riguardanti opinioni, interessi e riflessioni sulle loro esperienze si vuole rinforzare l’autostima dei giovani partecipanti attraverso la scoperta/riscoperta dell’insieme delle competenze generali e specifiche di cui essi si trovano in possesso e la valorizzazione del loro bagaglio culturale. A questo punto la conduzione del progetto rende necessaria l’acquisizione di strumentazioni elettroniche, computer, stampante, programmi di grafica, collegamento ad Internet, per mezzo delle quali l’esperienza della produzione linguistica assume una chiave nello stesso tempo ludica e di elevata formalizzazione, sotto forma di giornale, come risultato finale delle nostre attività. In quest’ottica ARCOS offre la possibilità di accedere a nuove conoscenze, di creare nuovi stimoli e nuove relazioni; lo scopo è infatti quello di contribuire allo sviluppo degli strumenti educativi anche a livello non formale per facilitare la crescita dei giovani e la gestione del loro futuro con consapevolezza e realizzazione personale. Gli obiettivi di questo progetto che rientra nell’ambito del “lifelong learning” nascono appunto dalla convinzione che per sviluppare le potenzialità e migliorare le competenze dei giovani, soprattutto se si tratta di gruppi emarginati e sottostimolati, bisogna tenere conto della diversità delle biografie individuali, partire dalla prospettiva del soggetto che apprende e considerarlo l’attore dei processi di apprendimento. In questo caso, infatti, l’origine etnica, che si riflette nel percorso scolastico e nella posizione che occupa l’individuo nel mercato del lavoro, costituisce una barriera strutturale socio-culturale, influenzando negativamente l’accesso ai sistemi di formazione istituzionalizzati. Il concetto del “lifelong learning” sotto forma di apprendimenti non-formali offre ai gruppi più esposti all’esclusione sociale e all’insuccesso, una possibilità di riacquistare il “diritto di apprendere”, di accedere a nuove conoscenze, di accorciare le distanze con un mondo del lavoro in continua trasformazione. A questo proposito bisogna considerare che se istruzione e lavoro sono i due elementi fondamentali che definiscono la posizione di ciascuno all’interno della macro struttura sociale, tali coordinate sono da ricodificare all’interno della micro struttura di un campo Sinti. Consapevoli del fatto che ogni interazione sociale produce un processo di reciproca trasformazione delle parti coinvolte in esso e che ogni cultura è portatrice di contraddizioni e ambivalenze, il progetto ARCOS si articola nell’ottica di una società che APPRENDE, che tiene in considerazione le diverse culture e conoscenze acquisite in tempi diversi e in varie situazioni, forte del fatto che l’istruzione e il lavoro sono fattori determinanti per l’uguaglianza delle opportunità e i principali veicoli per raggiungere autonomia, emancipazione, realizzazione personale e presa di coscienza di sé e del proprio futuro. Lo scopo principale del progetto ARCOS è quello di riflettere con questo gruppo di giovani su tali possibilità, senza sentire l’appartenenza etnica e il proprio ambiente come limite, bensì come ricchezza di valori e di eredità culturale da potenziare e da diffondere nell’ambito di una più aperta e democratica “European learning society”.