n° 23 Gennaio Giugno 2007 - Teatro Stabile di Genova

Tariffa R.O.C.: Poste Italiane S.p.A. -Spedizione in Abbonamento Postale
D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art.1 comma 1, DCB Genova
palcoscenico
e foyer
ANNO VI | NUMERO 23 | GENNAIO | GIUGNO 2007
2
3
4
5
6
7
8
Svet
Svet
Sola me ne vo...
Sola me ne vo...
Hellzapoppin
Mises en espace
Grandi Parole
André Markowicz
Marco Sciaccaluga
Incontri
Giampiero Solari
Mariangela Melato
Collage fotografico
Programma
Italia, Norvegia, Russia
Orlando alla Corte
Sito internet
Esercitazione
Ricordo di Manciotti
Ospitalità
Stabile in tournée
Il 2007 si apre al Duse con un Tolstoj mai rappresentato e alla Corte con Mariangela Melato «One Lady Show»
IL FASCINO DELLA NOVITÀ
Inizia con questo gennaio la
seconda parte di una stagione
che si è avviata in modo molto
positivo: prima i Premi Olimpici in settembre, poi l’esito
degli spettacoli, sia di produzione (Mandragola, Eden, Enrico V) che ospitati, applauditi
e seguiti da un pubblico numeroso che, per quanto riguarda gli abbonati, è cresciuto in questa stagione di circa
il 20%. Grazie a tutti voi quindi della fiducia e del seguito
che ci accordate, perché, lo
sapete, il rapporto col pubblico è per noi lo stimolo più
importante nel cercare di migliorare sempre di più il nostro lavoro. Ed è quanto speriamo di fare anche con i
prossimi due spettacoli, due
“novità”, uno tutto nostro,
Svet, e l’altro che, anche se
prodotto dalla Ballandi Entertainment, sentiamo che un
poco ci appartiene perché propone come unica protagonista
Mariangela Melato. Del primo,
Svet, diretto da Marco Sciaccaluga e che vede il felice
ritorno con noi di Vittorio
Franceschi, siamo particolarmente orgogliosi perché propone per la prima volta sui
palcoscenici d’Europa un testo mai rappresentato di un
grande autore della letteratura di ogni tempo, Lev Tolstoj,
un testo di teatro “necessario”,
una scoperta che speriamo
emozioni il pubblico così come
ha emozionato noi. Dello spettacolo di Mariangela Melato
molto si è già detto: è una
“vacanza intelligente” l’occasione, rara per i palcoscenici
italiani, di vedere una grande
attrice di prosa raccontare la
sua vita e i suoi pensieri sul
mondo recitando, cantando e
ballando: un vero “one lady
show”. E poi la tournée di
Morte di un commesso viaggiatore, lo spettacolo giudicato il
migliore della scorsa stagione
teatrale col quale Eros Pagni e
i suoi compagni di scena porteranno il nome di Genova in
molte città italiane. Quindi gli
spettacoli ospiti, ben venti da
qui all’inizio di maggio, e le
mises en espace, il terreno
aperto alla ricerca di nuovi
scrittori e nuovi talenti che
tante proposte interessanti ha
offerto in queste stagioni.
Carlo Repetti
(continua a pagina 4)
«SOLA ME NE VO...»
«SVET. LA LUCE SPLENDE NELLE TENEBRE»
Svet (La luce splende nelle tenebre) è la
novità per l’Italia, firmata dal grande romanziere russo Lev Nikolaevic Tolstoj, che debutta mercoledì 10 gennaio (ore 20.30) al Teatro
Duse, con repliche sino a domenica 28 gennaio. Proseguendo nella duplice linea di ricerca tesa alla scoperta di grandi testi poco noti
e alla valorizzazione di molti giovani attori, il
Teatro Stabile di Genova propone con Svet
(alla lettera “Luce”) un classico che sinora
non aveva mai trovato in Italia (ma neanche in
Francia e in molti altri paesi) la via di un grande palcoscenico: un dramma sul quale Tolstoj
ritornò più volte negli ultimi anni della sua
vita e che contiene una forte componente
autobiografica nelle idee e nei comportamenti del protagonista Nikolaj Ivanovic Saryncev:
ricco possidente che, preso da improvvisi
scrupoli religiosi, decide di applicare alla lettera il Vangelo, giungendo sino a partecipare
la sua ricchezza con tutto il popolo a lui vicino. Con appassionata adesione emotiva e cul-
turale, Tolstoj dà forma teatrale al progetto
etico-religioso di Saryncev e racconta come
questo, incontrando l’incomprensione della
moglie e la dichiarata ostilità degli altri parenti, dia origine a un contrasto umano e ideologico, inesorabilmente votato a un finale tragico che, lasciato da Tolstoj solo in forma di
appunti, trova ora compimento scenico nello
spettacolo firmato dalla regia di Marco
Sciaccaluga, sulla base della traduzione di
Danilo Macrì e dell’interpretazione di Vittorio
Franceschi, al cui fianco agisce un ricco cast
di giovani attori composto da Alice Arcuri,
Fiammetta Bellone, Massimo Cagnina, Fabrizio Careddu, Lisa Galantini, Gianluca Gobbi, Maurizio Lastrico, Orietta Notari, Flavio
Parenti, Stefania Pascali, Pier Luigi Pasino,
Fiorenza Pieri, Vito Saccinto e Federico
Vanni, molti dei quali impegnati in più ruoli.
Con le luci di Sandro Sussi e le musiche di
Andrea Nicolini, la scena è firmata da JeanMarc Stehlé e i costumi da Catherine Rankl.
C
on Sola me ne vo... – prodotto dalla Ballandi Entertainment, in collaborazione con lo Stabile di Genova – Mariangela Melato si propone sul palcoscenico nella insolita veste
della mattatrice di un «One Lady Show». Debutto in prima
nazionale martedì 16 gennaio al Teatro della Corte (ore 20.30),
con repliche sino a domenica 4 febbraio, poi una lunga tournée
nelle maggiori città italiane. Nello spettacolo, la grande attrice
italiana racconta storie, recita monologhi intensi e brillanti,
canta e balla affiancata da ballerini e musicisti, testimonia con
ironia ed emozione un suo modo particolare e personale di
porsi davanti alla vita. Evoca la sua Milano degli anni ‘60, il Bar
Jamaica e i suoi inizi nel mondo del Teatro. Parla di sé come
attrice e come donna che con orgoglio ha fatto della solitudine
una scelta di vita e che ora si presenta così, sola, al suo pubblico. Sola me ne vo... è una parentesi leggera nel percorso
teatrale della Melato e, al tempo stesso, è una grande prova
d’attrice, elegante e originale, recitata sul filo di un testo che
lei stessa si è cucito addosso, con la collaborazione di
Giampiero Solari, Riccardo Cassini e Vincenzo Cerami. Le
musiche originali e gli arrangiamenti delle canzoni sono di
Leonardo De Amicis, le coreografie di Luca Tommassini e le
luci di Marcello Jazzetti. La regia è firmata da Giampiero Solari.
I n a l t o, M a r i a n g e l a M e l a t o ( f o t o C l a u d i o P o r c a r e l l i ) ; s o p r a , O r i e t t a N o t a r i e V i t t o r i o F r a n c e s c h i i n u n a s c e n a d i S v e t ( f o t o M a r c e l l o N o r b e r t h ) ; s o t t o, l a P i c c o l a C o r t e ( f o t o Pa t r i z i a L a n n a )
“ORLANDO” ALLA CORTE «MISES»: CONTEMPORANEI IN RASSEGNA
L
e Grandi Parole del lunedì sera al Teatro della Corte saranno quest’anno dedicate alla lettura dell’Orlando furioso.
Un grande poema della letteratura italiana, ma anche un’opera che affronta attraverso l’illuminante punto di vista della
poesia un tema diventato oggi particolarmente scottante quale
quello del rapporto tra Europa e mondo mussulmano, tra cultura cristiana e cultura islamica. A condurre le cinque serate
nel corso delle quali sarà proposta un’ampia antologia del capolavoro ariostesco, attraverso la lettura di alcuni suoi episodi
particolarmente significativi scelti in collaborazione con il Dipartimento di Italianistica dell’Università di Genova, saranno
Edoardo Sanguineti (5 marzo: La fuggitiva e i cavalieri),
Dacia Maraini (12 marzo: Cavalli alati, castelli e isole lontane), una personalità ancora da definire (19 marzo: Storie
d’amore e di pazzia), Romolo Rossi (26 marzo: Il senno
sulla luna) e Franco Cardini (2 aprile: Suoni di battaglia).
T
ra maggio e giugno, nello
spazio delimitato dalla
gradinata elevata sul palcoscenico del Teatro della Corte (Piccola Corte) si svolgerà
la dodicesima edizione della
Rassegna di Mises en espace che lo Stabile di Genova
dedica a testi della nuova
drammaturgia nazionale e internazionale. Appuntamento
ormai fisso di fine stagione,
la Rassegna ha permesso al
pubblico genovese di conoscere molte opere teatrali
contemporanee, alcune delle
quali hanno poi trovato la via
per la messa in scena sui palcoscenici maggiori dello Stabile. Quest’anno il programma prevede un testo italiano
ambientato tra i pirati del
Mar dei Caraibi (Rum di
Carlo Besozzi e Flavio Parenti), un altro dell’autore
norvegese che oggi è di maggior successo internazionale
(Qualcuno arriverà di Jon
Fosse) e un terzo proveniente dalla Russia post-comunista (Terrorismo dei fratelli
Vladimir e Oleg Presnjakov).
2 l Svet. La luce splende nelle tenebre
IL
TRADUTTORE DI
TOLSTOJ
IN
FRANCIA
R I L E G G E U N D R A M M A M A I R A P P R E S E N TAT O N E A N C H E
O LT R A L P E
Violenza della non violenza
«Da Puskin a Dostoevskij, sino a “Svet” la difficoltà di conciliare Dio e il Mondo
Credo che nessuno sappia
qualcosa di preciso a proposito
di La luce splende nelle tenebre, commedia grandiosa e terrificante insieme, terrificante
proprio perché appartiene interamente alla Russia, è tutta
inserita nella sua storia. Non si
sa esattamente quando sia stata scritta, anche se si suppone
prima di Il cadavere vivente.
L’edizione delle Opere di Tolstoj in 22 volumi di cui dispongo – ma non ho potuto consultare l’edizione completa, e
ancora incompleta, in 90 volumi – non evidenzia nessuna
corrispondenza o nota a questo
proposito, ma si tratta di un’
edizione sovietica, pubblicata
nel 1982 e si comprende il
silenzio degli editori in quel
periodo, obbligati a far rientrare tutta la letteratura in uno
schema quanto più possibile
chiaro. Più Tolstoj invecchia,
più il suo pensiero si fa radicale, oserei dire intollerante. E il
mio disagio di lettore di fronte
a La luce splende nelle tenebre sortisce senza dubbio
anche da questo: non ci si può
impedire di pensare che si sta
entrando, leggendo questo
testo teatrale, ancor più di
quando si leggono i suoi Diari
(che egli nascondeva nei luoghi
più inverosimili di modo che
nessuno della sua famiglia
potesse mai leggerli), nell’intimità stessa di quest’uomo che,
di fatto, stava per andarsene, a
82 anni, a morire in viaggio, in
una stazione.
Federico Vanni, Vito Saccinto e Flavio Parenti
Il fatto è che, quando rileggo
La luce splende nelle tenebre, oggi, vi ritrovo una costante del pensiero russo: il mondo
in cui vive Saryncev risultava,
giorno dopo giorno, sempre
più invivibile. Invivibile per lui,
se vuole seguire i Vangeli, invivibile per gli altri, poiché egli
vuole seguire i Vangeli. Dio e il
mondo sono due realtà incompatibili. Il primo a esprimere
questo concetto è stato, come
al solito, Puskin nel suo Mozart e Salieri (1830); ma la
stessa idea ossessiona Dostoevski, da L’idiota sino ai Karamazov. Ecco il tema. Il fatto è
che la Russia è un paese di veri
spettacoli ospiti
Albert Camus
e Jean Grenier
di Carlo Fanelli
Duse 30 gennaio / 1 febbraio
Storia di un’amicizia tra allievo e
maestro, destinata a durare tutta la vita.
Con Roberto Alinghieri e Flavio Parenti,
regia di Consuelo Barilari.
FUORI ABBONAMENTO
Il padre
di August Strindberg
fanatici: quante sette, quanti
pazzi barbuti, lungo la sua storia, hanno fatto miracoli d’eroismo, per una fede che rifiuta
ogni compromesso... Le Memorie dell’antico pope Avvakum (che finirà arso vivo nel
1682 dopo essere rimasto rinchiuso 18 anni in Siberia, con
tutta la famiglia e i suoi amici
per difendere la vecchia fede),
non sono soltanto il primo
testo scritto in russo in prima
persona singolare, esse rappresentano un punto di riferimento imprescindibile. Rileggendo
La luce splende nelle tenebre, io torno ad immergermi in
quel clima, ma questa volta
quando ho tradotto l’opera, e
sinceramente è la sola cosa di
cui mi ricordo veramente.
Conservavo il ricordo di alcune
scene, ma vaghe, sfocate, in
una memoria già vacillante.
No, quello che mi tornava alla
mente era soltanto questa incertezza pesante, l’impressione d’essere entrato, in modo
colpevole, all’interno di una
conflittualità immensa, irrisolvibile. Ho riletto La luce
splende nelle tenebre quando,
come per miracolo, mi è stato
detto che quest’opera, questa
vita di un santo medievale raccontata come espressione del
nostro avvenire, la si stava
mettendo in scena a Genova.
E, inviandovi i miei più calorosi auguri, resto, con viva emozione, in attesa del risultato.
André Markowicz
TOLSTOJ, LA VITA
Il conte Lev
Nikolaevic Tolstoj
nasce nella tenuta di famiglia di
Jasnaja Poljana il
28 agosto 1828 e qui cresce, ben
presto orfano di madre e di padre,
insieme ai tre fratelli e alla sorella.
Negli anni ‘50 partecipa come ufficiale dell’esercito russo alla guerra di
Crimea e inizia l’attività letteraria.
Alla sua prima opera pubblicata,
Infanzia (1852), fanno ben presto
seguito tante altre che lo impongono
subito tra gli scrittori più apprezzati e
famosi del suo tempo. Autore di
romanzi celeberrimi (basti citare
Guerra e pace e Anna Karenina) di
molti racconti e numerosi saggi,
Tolstoj ha scritto anche importanti
opere teatrali quali Una famiglia
infetta, Il primo distillatore, La potenza delle tenebre, I frutti dell’istruzione
e Un cadavere vivente. Nel corso della
sua lunga vita si è battuto con tenacia per l’emancipazione dei servi e
per il miglioramento delle condizioni
di vita dei contadini, dando origine a
un movimento politico-religioso che
ha preso il nome di “tolstojsmo”.
Sposato dal 1862 con So’fja Bers, ne
ha avuto tredici figli, di cui solo sette
gli sono sopravvissuti. Tolstoj muore
nel 1910, lasciando incompiuto il
dramma La luce splende nelle tenebre
su cui era ritornato più volte negli
ultimi quindici anni della sua vita.
Una scena d'insieme nel primo tempo di Svet
dal 30 gennaio al 18 marzo
Corte 6 / 11 febbraio
Corte 13 / 18 febbraio
Il berretto a sonagli
Duse 21 / 25 febbraio
Questi fantasmi
La crisi dell’istituto familiare nella società
borghese, secondo un maestro del teatro
contemporaneo. Con Umberto Orsini.
Regia di Massimo Castri.
La contemporaneità di un classico della
commedia greca. Fuga nell’utopia e
responsabilità degli uomini. Con Sandro
Lombardi, regia di Federico Tiezzi.
di Luigi Pirandello
Corte 20 / 25 febbraio
La comicità del testo più classico del teatro
contemporaneo svelata da due icone del
teatro internazionale: l’italiano Giorgio
Donati e il finlandese Jacob Olesen.
di Eduardo De Filippo
Corte 27 febbraio / 4 marzo
Processo a Dio
7 piani
Eumenidi
di Stefano Massini
Duse 7 / 11 febbraio
di Michele Ainzara da Dino Buzzati
da Eschilo e Pasolini
La tragedia della Shoah raccontata dal
testo vincitore del Premio Tondelli 2005.
Con Ottavia Piccolo e la regia di Fantoni.
Storia di corna e di follia. Un classico del
teatro pirandelliano con Lo Monaco, che
riprende la regia di Bolognini.
Gli uccelli
Aspettando Godot
di Aristofane
gennaio | giugno 2007
sullo sfondo di un mondo contemporaneo. Tolstoj, a sua
insaputa, o no, osservando se
stesso, o no, in uno specchio
appena deformante, fa il suo
autoritratto in Saryncev, autoritratto anche qui, senza speranza: come capisco lo smarrimento di sua moglie, Maria
Ivanovna! È molto nobile sbandierare le grandi idee, ma
come si fa quando si hanno dei
figli? La dittatura della non violenza come una radicale forma
di dittatura; la dittatura attraverso la debolezza, l’abisso
aperto davanti agli altri, che li
trasforma tutti in vigliacchi (a
parte Boris, il martire volontario, che dovrà morire pazzo, o
davanti a un plotone d’esecuzione). Mi ricordo della sensazione che i personaggi non
avessero alcuna via d’uscita,
di Samuel Beckett
Duse 13 / 18 febbraio
Duse 27 febbraio / 4 marzo
Da uno dei maestri del ‘900 italiano, la
tragicommedia dell’esistenza umana.
Con Ugo Pagliai e Paola Gassman
nella clinica della vita.
Oreste perseguitato dalle Erinni.
Un classico del teatro greco rivive
in forma di “cunto” siciliano
attraverso l’arte di Vincenzo Pirrotta.
Superstizione, tradimenti
e misteriose presenze
in un’antica dimora napoletana.
Armando Pugliese dirige Silvio Orlando
in uno dei ruoli più celebri
di Eduardo De Filippo.
Giovedì 1 marzo, ore 17
nel foyer della Corte,
incontro con Silvio Orlando
organizzato da Coop Liguria.
Svet. La luce splende nelle tenebre l 3
CONVERSAZIONE
CON
MARCO SCIACCALUGA,
REGISTA DELLO SPETTACOLO IN SCENA AL
DUSE
DAL
10
GENNAIO
IL GIUSTO E IL RIDICOLO
Cosa significa quel titolo che
cita un verso del Vangelo di
Giovanni?
Ciò che sembra interessare
soprattutto a Tolstoj è la radicalità di questo messaggio evangelico che non si limita ad annunciare l’avvento della “luce”
(in russo “Svet”), perché nel
verso seguente aggiunge: «ma
le tenebre non l’hanno accolta».
Ed è proprio la non accoglienza
della luce da parte delle tenebre
che tormenta Tolstoj, anche se
poi Svet è un testo che si colloca tutto ai confini di questa idea
della religione, anche se poi il
suo interesse sta prevalentemente altrove.
Dove?
Come quasi tutte le ultime
opere di Tolstoj, anche Svet evidenzia una radicale contraddizione tra i risultati artistici e le
intenzioni dichiarate di uno
scrittore che non sapeva far
altro che scrivere, ma che disprezzava la scrittura, e l’arte in
genere, come un atto narcisistico e, pur continuando sino all’ultimo a scrivere, avvertiva l’esigenza disperata di giustificarsi
attraverso un impianto pedagogico. Certo, c’è molto di questo
Tolstoj in Nikolaj Ivanovic, protagonista di Svet, il quale proprio a causa dello scarto fallimentare tra il suo pensiero e la
sua azione diventa un uomo
ridicolo. Anche perché l’artista
Tolstoj è sempre più grande del
Tolstoj pensatore e pedagogo.
Ed ecco allora che l’autoritratto
sfuma sempre più nell’auto-
nomo ritratto di un essere
umano verso il quale proviamo
un sentimento di tenerezza,
oltre che numerose motivazioni
di riso o di sorriso.
Che caratteristiche ha la famiglia di Svet?
Per molti versi ricorda quella
dello stesso Tolstoj. Tutto e tutti
ruotano intorno al protagonista.
Sia i personaggi appena accennati (ad esempio, i figli), sia
quelli più riccamente articolati
(ad esempio, la moglie e la cognata) esistono solo quando
parlano di lui. Esteriormente
può anche dare l’impressione di
essere una famiglia simile a
John e Joe
Corte 7 / 18 marzo
di Agota Kristof
Duse 6 / 11 marzo
Vizi umani e piccole
ipocrisie quotidiane
intorno a un funerale.
Un classico della comicità del ‘900,
messo in scena da Pietro Carriglio
per un cast d’eccezione. Con Giulio Brogi,
Nello Mascia e Magda Mercatali.
Tra comicità e grottesco, paradossale
conflitto tra due emarginati intorno
a una vincita al lotto.
Con Massimo Olcese e Adolfo Margiotta
interpreti del testo della più celebre
scrittrice ungherese d’oggi.
Il povero Piero
di Achille Campanile
Vito Saccinto, Vittorio Franceschi, Gianluca Gobbi e Lisa Galantini
Ofelia,
segreti e amori
di Steven Berkoff
Duse 13 / 18 marzo
Scambio epistolare
tra due adolescenti, Ofelia e Amleto,
alla scoperta dei fremiti d’amore
in un mondo ostile.
Il capolavoro di Shakespeare
rivisitato da Steven Berkoff
(anche regista).
quelle del teatro di Cechov. Ma,
in concreto, le differenze poi
sono enormi. Soprattutto, mentre i personaggi di Cechov vivono interamente nella nostalgia del passato, quelli di Svet
esistono soprattutto nell’aspettativa del futuro. I suoi personaggi non sono tristi, ma sono
preoccupati, e questa preoccupazione trasforma anche la loro
vita in qualcosa di ridicolo. Per
Tolstoj, l’arte deve indicare una
via all’umanità e, proprio per questo, egli non nascondeva il proprio dispiacere che un giovane
artista al quale era molto affezionato, quale Cechov, riempisse
di tanto “vuoto” tutte le sue commedie. Anche se poi, magari, scrivendo Svet, egli non poteva essere consapevole di quanto Cechov
fosse anche in lui, almeno per
quanto riguarda gli esiti artistici
di una latente comicità. Basti
pensare al personaggio del cognato, Peter Semenovic.
Che cosa abbiamo noi da
spartire con questa aristocrazia terriera tormentata da
scrupoli sociali e religiosi?
Senza voler essere più pedagogico del pedagogo Tolstoj, credo
che il rapporto di Nikolaj Ivanovic e la sua famiglia con i loro
contadini raffiguri esattamente
quello che c’è oggi tra l’opulenta società occidentale e il Terzo
Mondo. Come quello di Nikolaj
Ivanovic rispetto ai suoi contadini, anche il nostro benessere
si fonda sulla sofferenza e sulla
morte degli altri. Svet ci pone
con forza il problema e ci
costringe a domandarci che
cosa si può fare. A questo interrogativo, Nikolaj Ivanovic offre
risposte la cui radicalità è direttamente proporzionale alla loro
insufficienza, anche perché finisce col produrre una forma di
inaudita violenza nei confronti
delle persone che gli stanno
vicino, mettendo in moto una
rete di incomprensioni spinte
sino al limite della follia. Nessuno può accettare che un uomo
sacrifichi i propri figli, o porti
all’autodistruzione quelli degli
altri, per amore dell’umanità. Ci
deve essere un’altra soluzione.
Quella di sua moglie Mar’ja
Ivanovna?
Come è possibile non dare ragione a Mar’ja Ivanovna, questo
personaggio meraviglioso alle
prese con sette figli e con un
marito che ama profondamente
nonostante il suo folle progetto
esistenziale di vendere tutto e
andare a vivere nella casa del
giardiniere con cinquecento rubli all’anno. Mar’ja Ivanovna non
può proprio accettare una soluzione del genere. Ma, nonostante tutto, le idee di Nikolaj Ivanovic e del suo discepolo Boris
sopravvivono anche alla sconfitta e alla morte: sono ancora qui
a chiederci delle risposte ragionevoli. Quello che io trovo molto bello è che Tolstoj non assume mai un atteggiamento reazionario, bensì fa proprio il
punto di vista di una società
progressista. Per parafrasare
una metafora che egli usa nei
diari, chi pensa che i gamberi
siano contenti di essere bolliti
vivi non può minimamente farsi
turbare da Svet, ma chi invece
continua a bollirli e a mangiarli
nonostante sia convinto che soffrano non può acquietarsi nel
dare ragione solo a Mar’ja Ivanovna. Non basta continuare così, bisogna far dunque qualcosa.
Ecco allora che, ancora una volta, un grande artista, pur mosso
a scrivere da motivazioni esplicitamente ideologiche e didascaliche, giunge a risultati molto
complessi che ci fanno capire
come l’arte possa diventare il
luogo dove, pur faticosamente,
l’uomo riesce ancora a capire
qualcosa di sé e del mondo.
estratto dalla conersazione,
a cura di Aldo Viganò, pubblicata
nel volume edito da Il Melangolo
Due incontri intorno a «Svet»
Mercoledì 17 gennaio (ore 17, foyer del Teatro della Corte), nell’ambito delle
attività “Teatro e Università”, Marco Salotti conduce l’incontro
- «Svet» (dalla parola alla scena) al quale partecipano Carlo Angelino, Marco Sciaccaluga, Vittorio Franceschi
e gli attori della compagnia. Introduce Silvana Rocca, direttore della SSIS.
Venerdì 19 gennaio (ore 17.30, Sala del Minor Consiglio di Palazzo Ducale),
l’Associazione per il Teatro Stabile di Genova organizza un incontro su
«Svet», Tolstoj e il tolstojsmo, con gli interventi di Giampaolo Gandolfo
e di don Antonio Balletto. Conduce Eugenio Pallestrini.
INGRESSO LIBERO
gennaio | giugno 2007
TGE33306_Giornale23.qxp
11-01-2007
15:40
Pagina 4
4 l Sola me ne vo...
Sola me ne vo... l 5
L A M E L AT O P R O TA G O N I S TA D I U N I N E D I T O « O N E L A D Y S H O W » R E C I TA , C A N TA E B A L L A L A P R O P R I A V I TA
E sul palcoscenico Mariangela sola se ne va...
La realtà della vita è un’avventura della fantasia. Sola me ne
vo... è un po’ una piccola avventura teatrale della vita di Mariangela Melato. È una parte
della Melato. È un’occasione
per vederla in scena senza
“maschera”, sarebbe meglio dire: con una “maschera” diversa,
che le assomiglia. L’idea e il
tema dello spettacolo sono lei,
la sua sensibilità, i suoi ricordi,
la sua immaginazione, la sua
ironia e una grande voglia di
giocare con se stessa. Lo spettacolo diventa un veicolo per raccontare e far conoscere altri
aspetti di sé-attrice e di sédonna nella vita quotidiana,
aspetti poco rappresentati da
lei finora in teatro, in quel teatro che apparentemente non la
racconta in prima persona. È
tuttavia chiaro che, anche Sola
me ne vo..., rappresenta una
delle tante facce del gioco della
finzione; è solo un teatro con
codici diversi, apparentemente
più diretti e vicini, in cui il personaggio protagonista è semplicemente Mariangela Melato.
Una donna sola per scelta, con il
suo modo originale e personale
di affrontare il mondo, in questo
caso cantandoci e ballandoci sopra, che fa dello spazio teatrale
un contenitore dei suoi umori,
dei suoi ricordi, delle sue fantasie, “diventando” lì dentro se
stessa. Sola, ma allo stesso tempo assieme a tutti noi. Uno degli
obiettivi, infatti, di questa sfida è
che alla fine gli spettatori, oltre
ad aver visto uno spettacolo e ad
essersi divertiti, possano dire di
“essere stati dalla Melato”.
Giampiero Solari
(continua da pagina 1)
Infine le Grandi parole che quest’anno tornano alle origini
frequentando, come quando
furono inventate, la grande
poesia italiana. Più di vent’anni fa fu protagonista La
Divina Commedia, ora sarà di
scena L’Orlando furioso, il capolavoro dell’epica rinascimentale che vede al suo centro un
tema oggi particolarmente importante, quello del rapporto
fra la cultura cristiana e la
cultura islamica. Insomma,
un altro pezzo di strada assieme nel cercare di afferrare un
senso per questi nostri giorni
così difficili da capire.
Carlo Repetti
gennaio | giugno 2007
SOLA ME NE VO... IN TOURNÉE
6 febbraio > 18 febbraio
20 e 21 febbraio
23 e 24 febbraio
26 febbraio > 28 febbraio
2 marzo > 4 marzo
6 marzo > 11 marzo
13 e 14 marzo
15 marzo > 25 marzo
27 marzo > 1 aprile
3 e 4 aprile
12 aprile > 15 aprile
17 aprile > 29 aprile
Milano
Cremona
Ivrea
Pistoia
Bari
Agrigento
Caltanissetta
Catania
Firenze
Teramo
Bologna
Napoli
Teatro Nuovo
Teatro Ponchielli
Teatro Comunale
Teatro Manzoni
Teatro Team
Teatro Pirandello
Teatro Comunale
Teatro Metropolitan
Teatro Verdi
Teatro Comunale
Sala Europa
Teatro Augusteo
1
2
3
5
4
6
8
9
10
7
11
12
La carriera di Mariangela Melato è
costruita sul filo della passione e della
duttilità. Gli esordi nel cabaret
e il teatro di Fo; poi gli incontri
con Visconti e con Strehler, ma anche
con la commedia musicale di Garinei
e Giovannini. Quindi, oltre al teatro,
cinema e televisione. Commedie
e tragedie. Recitazione, canto e ballo.
Da Pirandello a Feydeau,
dalla tragedia greca ai contemporanei.
Al filo privilegiato della collaborazione
con Ronconi, si affianca quella
con Gaber e con Roland Petit, mentre
sul grande schermo è diretta
dalla Wertmuller, da Petri, De Sica,
Chabrol, Comencini, Monicelli.
Quindi, Al Paradise in tv e Renzo Arbore.
Per far ritorno comunque, sempre,
al teatro, suo primo amore, che dal 1992
l’ha vista impegnata soprattutto negli
spettacoli dello Stabile di Genova:
da Un tram che si chiama desiderio sino
a Chi ha paura di Virginia Woolf?.
Nel riquadro qui sopra, dall’alto in basso,
una carrellata fotografica sulla carriera
e la vita di Mariangela Melato
1)
2)
3)
4)
5)
6)
7)
8)
9)
10)
11)
12)
13)
La dame de chez Maxim
La bisbetica domata
Quel che sapeva Maisie
ll lutto si addice ad Elettra
Mariangela Melato
Lo sguardo e il sorriso
Un tram che si chiama desiderio
La Centaura
La sua Milano
Nella sua casa romana
Mariangela Melato
Tango barbaro
Fedra
13
TEATRO MON AMOUR
Infanzia, vocazione e successo di una grande attrice
“Sola me ne vo...”
Un’avventura come questa
io la definirei sostanzialmente
una riflessione sulla fantasia e
sulla realtà. Niente a che vedere con una serata d’onore o
un recital.
Starò sola in scena a parlare di tutto, anche con aneddoti, a parlare dei miei amici Fo,
Gaber e Jannacci.
Mi diverte pensare che la
gente abituata al camerino dell’attrice drammatica troverà
un’amica, spero spiritosa: ho voglia di essere io a presentarmi.
Molta gente mi ama e mi
stima, ma ha una specie di
timore reverenziale che voglio
utilizzare per un incontro
diverso, cordiale, con una voglia di leggerezza.
Mostrarmi da sola sotto i
riflettori, come avverrà qui, in
fondo rispecchia un po’ una
mia esigenza di solitudine.
Solitudine
Siamo tutti soli. Io, a parte
certi periodi in cui ho creduto
in un rapporto che durasse,
ho fatto volontariamente la
scelta di non avere accanto
un’altra persona che ti può
domandare se hai comprato lo
zucchero. Luca Ronconi un
giorno m’ha avvisata: «Gira e
rigira, quando spegni la luce
del comodino, chiunque tu
abbia accanto sei sola». Poi
magari la paghi, questa condizione. Un giorno su trenta
sento il bisogno di qualcuno.
Ma la proporzione è uno a
trenta, e allora....
In cima ai miei pensieri non
ci sono mai stati una famiglia,
un marito, una vita agiata. E
ora eccomi qua, indipendente,
zitella, felice. Single? Quando
mi chiedono se sono “single”
mi arrabbio, perché mi fa
paura non chiamare le cose
con il loro nome, far finta che
la sostanza sia un’altra. Sono
zitella. E ho sempre sperato di
incontrare un principe azzurro, non un marito.
Infanzia
Non giravano tanti soldi a
casa mia. Ricordo anche molte
sale d’aspetto dei medici e,
nella prima adolescenza, noiosissimi ricoveri in ospedale,
tra adulti ai quali non avevo
molto da dire. Non ci sono ville nella mia infanzia. Non ci
sono governanti né viaggi nelle capitali d’Europa.
La mia infanzia non è stata
felice, avevo una malattia che
mi ha sempre fatto sentire diversa. Questo ha fatto scattare
in me una gran voglia di rivincita nei confronti delle fragilità
che riconosco di aver avuto.
Famiglia
Mamma, ai tempi del mio
debutto con Strehler nel Nost
Milan di Bertolazzi, stava seduta in platea al fianco di Renzo Arbore, che allora era il mio
compagno. Doveva tradurre
per lui che, essendo foggiano,
rischiava di non capire proprio
niente. Ma dimenticò quasi il
suo compito. Era troppo impegnata a criticare me. Mia madre è morta mentre mi stavo
riavvicinando a lei. Ha sempre
vissuto per la famiglia e, a suo
modo, mi è sempre stata vicina. Ma ci siamo capite tardi.
Per anni, da bambina e da
ragazza, ho vissuto con la sensazione che lei non riuscisse
ad accettarmi. La vedevo orgogliosa di mio fratello, alto e
bello e forte come papà, la
vedevo serena con mia sorella
più piccola. Io, invece, avevo
l’impressione di crearle una
specie di inconfessabile disagio nei confronti del mondo.
Abbiamo vissuto insieme, per
anni, senza mai parlarci sul
serio. Da bambina sono stata
una diversa mio malgrado. Poi
ho voluto esserlo, ho trasformato il mio handicap nella
conquista di una faticosa unicità. Ma purtroppo non ho mai
avuto la sensazione che mia
madre mi fosse complice in
questo cammino. Me l’ha trasmessa invece papà: sempre
anche quando veniva a tirarmi
via dal bar Jamaica, prendendomi per un orecchio e trasci-
nandomi, umiliata, a casa.
Mio padre. Mi voleva un bene assoluto, anche quando tutti gli altri mi scartavano. Ma
credo di vedere in questo
momento per la prima volta,
con assoluta chiarezza, che nel
mio rifiuto del matrimonio può
esserci anche la certezza di
non poter trovare una persona
capace di eguagliarlo.
Carriera
Prendiamo l’eterno bivio
della mia vita, tra amore e
lavoro. Ogni volta, al momento di scegliere, mi sono chiesta di che cosa avrei potuto
fare a meno. E ogni volta ho
capito che non avrei potuto
rinunciare al mio lavoro.
Quando mi fermo non sto
più bene, divento nevrotica.
Che cosa dovrei rispondere
a tutte quelle ragazze che mi
scrivono per chiedermi che
cosa ci vuole per diventare attrici? Una bella resistenza fisica, prima di tutto.
Quando, da ragazza, a scuola di recitazione, mi sono detta: «Sì è proprio questo che
voglio fare» ho avuto subito
fortissima anche la sensazione
della mia voglia di unicità che
dovevano essere le mie mani
non quelle di altri a plasmare.
Per rendermi indipendente
ho detto tanti no, in amore e
in politica. E ho sacrificato anche un po’ della mia giovinezza. Ho anche studiato tanto,
per compensare quelle assenze da scuola regolari alle quali
la mia malattia, da bambina,
mi ha costretto.
Faccio teatro proprio per
questo, perché mi consente di
non volare in basso, a costo di
farmi venire l’ulcera. Per il
teatro ho rinunciato a tante
IL «COMMESSO VIAGGIATORE» IN TOURNÉE
A partire da febbraio, prende il via la tournée di Morte di un
commesso viaggiatore di Arthur Miller. Lo spettacolo - diretto da
Marco Sciaccaluga e interpretato nel ruolo di protagonista da Eros
Pagni, con una compagnia di attori comprendenti tra gli altri Ugo
Maria Morosi, Orietta Notari, Gianluca Gobbi e Aldo Ottobrino - debutterà a Savona (Teatro Chiabrera) dal 9 all’11 febbraio, per essere poi
a Torino (Teatro Alfieri) dal 13 al 18 febbraio, Perugia (Teatro
Morlacchi) dal 20 al 25 febbraio, Cattolica (Teatro della Regina) il
27 e il 28 febbraio, Modena (Teatro Storchi) dall’1 al 4 marzo,
Palermo (Teatro Biondo) dal 7 al 18 marzo, Catania (Teatro Verga)
dal 20 marzo all’1 aprile, Brescia (Teatro Sociale) dall’11 al 15
aprile, Padova (Teatro Verdi) dal 17 al 22 aprile, Venezia (Teatro
Goldoni) dal 24 al 29 aprile.
altre opportunità di lavoro. Le
più grandi? Secondo me certe
proposte di Hollywood.
O chissà che, invece, non sia
stata proprio la prima “Domenica in” del dopo Baudo.
Il successo non ha cambiato il mio modo di essere. Più
ancora che gli applausi, io
amo il lavoro. A volte mi vergogno quasi a dirlo. So quello
che si può pensare: che io parli così perché sono una privilegiata, perché la mia stanchezza non è mai quella di chi sta
dietro una catena di montaggio, perché i momenti in cui
sento di aver trovato “quel”
gesto o “quel” tono sono emozioni impagabili.
Bellezza
Questo fatto di non essere
considerata bella, in fondo mi
seccava. Anche se interpretare una donna brutta, professionalmente, può essere più
lusinghiero: perché si può
puntare soltanto sulla bravura.
Mi dicono che sono più bella adesso di quando ero giovane. E credo che sia vero, perché non mi vergogno più di
andare in giro struccata. Mi
piace credere a quello che mi
ha detto, un giorno, un uomo
che mi ha amato: «Tu hai tutt’intorno un’aura di giovinezza, l’avrai anche da vecchia».
Mi piace crederlo. E mi chiedo, a volte, quanto dipenda da
un mio innato modo di essere
o da questa mia vita che ho
costruito su un sano egoismo,
dal fatto che non devo lavare i
piatti o lucidare i pavimenti
tutti i giorni. Sembrano sciocchezze, ma ogni donna sa che
cosa intendo dire.
Città
Io ho ancora una casa a
Milano. Ho bisogno dei miei
Navigli, del mio Duomo, con le
sue guglie, perfino di quel grigio: ti ricorda sempre che
basta un po’ di coraggio, che a
volte basta volerle tanto, le
cose, per averle. E che perfino
il dolore può essere un incentivo per emergere.
Genova è una città dove mi
sento amata. Ha una luce che
subito, quando arrivi, magari
non ti abbaglia come questa
(di Roma-ndr). Ma poi ti entra
dentro e ci resta.
Dichiarazioni tratte da interviste e da
Io, Mariangela Melato, Ed.De Ferrari.
gennaio | giugno 2007
6l
C O N V E R S A Z I O N I
,
I N C O N T R I
,
R A S S E G N A
V I D E O
E
P E R F O R M A N C E S
Tutti gli appuntamenti
nel Foyer del Teatro
«HELLZAPOPPIN»: POMERIGGI ALLA CORTE
I n
c o l l a b o r a z i o n e
Quella che si apre da gennaio nel Foyer
della Corte è l’ottava stagione di «Hellzapoppin», il contenitore culturale del
Teatro Stabile di Genova nato con l’intento di far vivere il teatro anche quando in
sala non c’è spettacolo e diventato ben
presto un frequentatissimo luogo d’incontro di persone e di associazioni interessate all’arte e più in generale all’esperienza culturale. Come si può vedere dal
programma pubblicato qui accanto, sarà
un anno ricco di appuntamenti (tutti a
ingresso libero), che coinvolgono numerose realtà culturali che operano a
Genova e in Liguria. S’ inizia con i tre
pomeriggi del corso di aggiornamento
del CIDI (Centro Iniziativa Democratica
Insegnanti) organizzato da Carla Olivari e
dedicato al tema del Saper vedere il teatro; sempre a gennaio, poi, c’è l’incontro
Intorno a «Svet» nell’ambito delle attività
Teatro-Università, mentre il 19 prende il
via il ciclo di sette incontri sul tema Liguria arco di storia programmati in collaborazione con il Circolo Viaggiatori nel
Tempo. Da febbraio, la tradizionale collaborazione con «I Buonavoglia» si concretizza in tre incontri intorno ad altrettanti
spettacoli in cartellone allo Stabile (Utopia, mostri e follia), che vedranno coinvolti oltre ai protagonisti di Gli uccelli, Il
berretto a sonagli e Eumenidi anche rappresentanti del mondo accademico e culturale genovese. Un ruolo centrale nella
programmazione delle attività di «Hellzapoppin» torna ad assumere anche l’Associazione per il Teatro Stabile di Genova
che, sotto la guida della sua nuova presidente Daniela Oliva, ha il progetto di col-
c o n
l e
A s s o c i a z i o n i
laborare all’organizzazione di numerose
iniziative atte a diffondere la conoscenza
del teatro e delle sue attività nella realtà
cittadina. Alcune di queste iniziative –
come l’incontro intorno a Svet organizzato a Palazzo Ducale (vedi pag. 3) e le conversazioni «semi-serie» previste al «C.
Dream» della Costa Crociere con Ugo
Pagliai e Paola Gassman (giovedì 15 febbraio, ore 17.30), con Massimo Olcese e
Adolfo Margiotta (mercoledì 7 marzo,
ore 17.30) e con Beppe Gambetta (in un
pomeriggio di maggio ancora da definire) – si svolgeranno fuori del teatro, altre
sono ancora in fase di preparazione
(come il proseguimento degli incontri
con le prime attrici, felicemente inaugurati a novembre con Claudia Cardinale),
ma nel programma di «Hellzapoppin»
sono già inclusi sia una rassegna video
in ricordo di Benno Besson, con la proieLO STABILE IN RETE
Grazie alla collaborazione con Datasiel.net,
il Teatro Stabile di Genova si è dotato da questa stagione di un nuovo e funzionale sito
web (www.teatrostabilegenova.it), nel
quale i “naviganti” possono trovare le più
ampie informazioni sugli spettacoli in cartellone, le news relative a tutte le iniziative del
teatro, informazioni sul funzionamento della
biglietteria e della Scuola di Recitazione,
mentre è in fase avanzata di allestimento
anche l’archivio storico con tutti gli spettacoli prodotti dal teatro dal 1951 a oggi.
Entrando nel sito, inoltre, si possono direttamente prenotare e acquistare i biglietti per
le singole rappresentazioni.
c u l t u r a l i
zione di cinque registrazioni dei suoi
spettacoli realizzati a Genova, presentati ciascuno da altrettanti esponenti
del mondo accademico (Buonaccorsi,
Tinterri, Trovato, Beniscelli e Vazzoler)
g e n o v e s i
che molto amichevolmente hanno
accettato di parlare di lui, sia la conversazione sul tema dello «Spazio teatrale»
e le sue trasformazioni nel corso della
storia, coordinata da Eugenio Pallestrini.
palcoscenico
e foyer
Ministero Beni e Attività Culturali
soci fondatori
COMUNE DI GENOVA
PROVINCIA DI GENOVA
REGIONE LIGURIA
socio sostenitore
partner della stagione
numero 23 • gennaio | giugno 2007
Edizioni Teatro Stabile di Genova
piazza Borgo Pila, 42 • 16129 Genova
www. teatrostabilegenova.it
Presidente Prof. Eugenio Pallestrini
Direzione Carlo Repetti e Marco Sciaccaluga
Direttore responsabile Aldo Viganò
Collaborazione Annamaria Coluccia
Segretaria di redazione Monica Speziotto
Autorizzazione del Tribunale di Genova
n° 34 del 17/11/2000
Progetto grafico:
art: Bruna Arena, Genova (33306)
Stampa: Ortolan, Opera (MI)
cesso («Eumenidi» di Eschilo) con
Vincenzo Pirrotta e Anna Canepa, a cura di
Margherita Rubino; in collaborazione con I
Buonavoglia. Giovedì 1 marzo, ore 17
«Incontro con Silvio Orlando «protagonista di «Questi fantasmi» promosso
da Coop Liguria. Venerdì 2 marzo, ore
17.30 «Liguria arco di storia» La canzone d’autore; in collaborazione con il Circolo
Viaggiatori nel Tempo. Giovedì 8 marzo,
ore 16.30 «Tartufo» ricordo di Benno
Besson; introduce Roberto Trovato, Rassegna video 3; in collaborazione con l’Associazione per il Teatro Stabile. Venerdì 9
marzo, ore 17.30 «Liguria arco di storia» La canzone d’autore; in collaborazione con il Circolo Viaggiatori nel Tempo.
Giovedì 15 marzo, ore 16.30 «L’amore
delle tre melarance» ricordo di Benno
Besson; introduce Alberto Beniscelli, Rassegna video 4; in collaborazione con l’Associazione per il Teatro Stabile. Venerdì 16
marzo, ore 17.30 «Liguria arco di storia» Parole, suoni, acciaierie; in collaborazione con il Circolo Viaggiatori nel Tempo.
Giovedì 22 marzo, ore 16.30 «Il cerchio
di gesso del Caucaso» ricordo di
Benno Besson; introduce Franco Vazzoler,
Rassegna video 5; in collaborazione con l’Associazione per il Teatro Stabile. Venerdì 30
marzo, ore 17.30 «Liguria arco di storia» Andrea D’Oria e il suo gatto; in collaborazione con il Circolo Viaggiatori nel
Tempo. Martedì 3 aprile, ore 17.30 «Lo
spazio teatrale» conduce Eugenio Pallestrini; in collaborazione con l’Associazione
per il Teatro Stabile. Venerdì 13 aprile, ore
17.30 «Liguria arco di storia»
Emigranti, portuali, crociere; in collaborazione con il Circolo Viaggiatori nel Tempo.
Giovedì 11 gennaio, ore 15 I 18 «Saper
vedere il teatro» Corso di aggiornamento
CIDI. Mercoledì 17 gennaio, ore 17
Intorno a «Svet» con Carlo Angelino e gli
interpreti dello spettacolo, conduce Marco
Salotti; incontri «Teatro-Università».
Giovedì 18 gennaio, ore 15 I 18 «Fare
teatro» Corso di aggiornamento CIDI.
Venerdì 19 gennaio, ore 17.30 «Liguria
arco di storia» Mazzini tra rivoluzione
ed esilio; in collaborazione con il Circolo
Viaggiatori nel Tempo. Giovedì 25 gennaio,
ore 15 I 18 «A che serve il teatro» Corso
di aggiornamento CIDI. Mercoledì 14 febbraio, ore 17 «Utopia, mostri e follia»
L’utopia di un buon governo («Gli uccelli» di Aristofane); con Sandro Lombardi
e Umberto Albini, a cura di Margherita
Rubino; in collaborazione con I
Buonavoglia. Giovedì 15 febbraio, ore
16.30 «Mille franchi di ricompensa»
ricordo di Benno Besson; introduce Eugenio Buonaccorsi, Rassegna video 1; in collaborazione con Associazione per il Teatro
Stabile. Venerdì 16 febbraio, ore 17.30
«Liguria arco di storia» Il cinema in
Liguria; in collaborazione con il Circolo
Viaggiatori nel Tempo e il Gruppo Ligure
Critici Cinematografici. Lunedì 19 febbraio,
ore 17 «Utopia, mostri e follia» La follia come identità («Il berretto a sonagli»
di Pirandello) con Sebastiano Lo Monaco e
Giorgio Bertone, a cura di Margherita
Rubino; in collaborazione con I Buonavoglia.
Giovedì 22 febbraio, ore 16.30 «Io Moi» ricordo di Benno Besson; introduce
Alessandro Tinterri Rassegna video 2; in collaborazione con l’Associazione per il Teatro
Stabile. Mercoledì 28 febbraio, ore 17
«Utopia, mostri e follia» Il giusto pro-
spettacoli ospiti
dal 20 marzo all’11 maggio
La concessione
del telefono
di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale
Corte 10 / 15 aprile
Duse 26 / 29 aprile
Da calciatore a soubrette di varietà.
Uno spettacolo musicale d’ispirazione
europea: dal rock al tango,
dal melodramma alla rumba,
dalla zarzuela al mambo.
Storie antiche e contemporanee
degli abitanti di un mare multietnico
e travagliato da una tragica
conflittualità. Diretto e interpretato
da Petruzzelli.
FUORI ABBONAMENTO
Anfitrione
Corte 20 marzo / 1 aprile
Da uno dei più divertenti romanzi dello
scrittore siciliano. Commedia degli
equivoci con mafia sullo sfondo.
Con Paolantoni, Musumeci e Pattavina.
di Molière
Duse 11 / 22 aprile
Appunti per un film
sulla lotta di classe
Il grande mito del truffaldino amplesso
di Giove con la casta moglie del re di Tebe
messo in scena da una compagnia
di giovani formatisi allo Stabile di Genova.
di e con Ascanio Celestini
Miserabili
di e con Marco Paolini
La cena de le ceneri
Corte 2 / 5 maggio
da Giordano Bruno
Da un maestro del teatro d’intervento e
di affabulazione, documentato viaggio
nel lavoro precario come moderno
sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
Ecuba
di Euripide
Duse 2 / 5 maggio
Corte 17 / 22 aprile
Astronomia e morale raccontate con
“eroico furore”. Filosofia e teatro in uno
spettacolo diretto da Antonio Latella,
con Danilo Nigrelli e Marco Foschi.
Con il sottotitolo Io e Margaret Thatcher,
Marco Paolini e I Mercanti di Liquore
invitano il pubblico
in un originale itinerario
attraverso la realtà contemporanea.
Concha Bonita
Periplo mediterraneo
di Nicola Piovani,
Alfredo Arias, René de Ceccatty
di Pino Petruzzelli, Predrag Matvejevic,
Massimo Calandri
Duse 27 marzo / 1 aprile
Le donne superstiti alla caduta di Troia
tra teatro e immagini televisive.
Con Mariella Lo Giudice. Regia di
Daniela Ardini. FUORI ABBONAMENTO
Acoustic Night 7
Corte 10 e 11 maggio
Beppe Gambetta racconta
sul palcoscenico “l’altra Nashville”
dialogando con la sua chitarra acustica
in compagnia di Darrel Scott e Brad Davis.
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l 7
R a s s e g n a
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« M i s e s
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e s p a c e »
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e s e r c i t a z i o n e
s u
« L ’ a t t o r e
r o m a n o »
Giovani in scena tra classici e contemporanei
La Rassegna di “Mises en espace” dedicate
alla nuova drammaturgia contemporanea,
giunta ormai alla sua dodicesima edizione
consecutiva, è diventata un appuntamento
fisso nel cartellone del Teatro Stabile di
Genova, il quale ne vede non solo l’occasione
di far conoscere nuovi autori, ma anche quella di sperimentare nuovi registi e interpreti, e
di stabilire un rapporto diverso con il pubblico:
soprattutto quello giovanile che ha sempre
dimostrato di gradire questa forma di spettacoli e le scelte drammaturgiche che li contraddistinguono. Ideata nel 1996 da Carlo Repetti,
la rassegna è andata crescendo d’importanza
e di durata nel corso degli anni, anche avvalendosi della collaborazione del Goethe
Institut, del Centre Culturel Franco-Italien
“Galliera”, del British Council, dell’Università di
Genova e del Museo-Biblioteca dell’Attore.
Con questa edizione le opere della drammaturgia contemporanea nazionale e internazionale presentate hanno raggiunto il numero
complessivo di trentasette, alcune delle quali
(da La bella regina di Leenane a Der
Totmacher, da Mojo Mickybo a Galois, sino a
Eden e Holy Day) hanno poi trovato anche la
via dei palcoscenici più grandi. Quest’anno il
programma propone un testo inedito italiano
di cui sono autori due giovani formatisi allo
Stabile di Genova, e due commedie scritte da
autori provenienti rispettivamente dalla
Norvegia e dalla Russia.
La Rassegna delle «mises en espace»
è resa possibile dalla collaborazione con la
RUM
QUALCUNO ARRIVERÀ
TERRORISMO
di Carlo Besozzi e Flavio Parenti
regia di Flavio Parenti
di Jon Fosse
regia di Valerio Binasco
di Vladimir e Oleg Presnjakov
regia di Alberto Giusta
Due giovani formatisi alla Scuola di Recitazione dello Stabile genovese si sono messi
insieme per raccontare con allegria, su uno
sfondo storico attendibile, la lotta per il
potere nel Mar dei Caraibi, sullo scorcio dell’ultimo decennio del secolo XVI che contrappose la Spagna alla Francia e all’Inghilterra. L’oggetto del contendere è la piccola
isola di Tortuga, il tono quello sinora frequentato soprattutto dal cinema: sempre
sospeso tra il serio e il faceto, tra il dramma
della Storia e la sua sorridente rivisitazione
avventurosa. Lontano dall’intimismo minimalista caro a tanta drammaturgia contemporanea, quello di Besozzi e Parenti è un teatro che evoca grandi spazi e chiama in causa
personaggi costruiti a tutto tondo. Un teatro
che guarda con occhio affettuosamente
disincantato alla grande tradizione romanzesca (i fatti sono introdotti da un narratore),
ma che rifugge da ogni tentazione parodistica, chiedendo esplicitamente agli spettatori
di contribuire con la propria immaginazione
a dare concreta verità a quei personaggi che
sul palcoscenico vivono sino in fondo le proprie passioni: amano, odiano e sognano
sempre con assoluta e totalizzante intensità.
Rum è il piacere di fare teatro, che non rinuncia però a tutta la sua assoluta e irripetibile
“necessità”.
Scritto nel 1996, Qualcuno arriverà (in originale Nokon kjem til å komme) è un testo ben
rappresentativo dello stile del norvegese Jon
Fosse (classe 1959) che nell’ultimo decennio
è diventato autore di punta della nuova
drammaturgia internazionale. Suddiviso in
sette scene, Qualcuno arriverà racconta di tre
personaggi raccolti intorno a una vecchia
casa vicino al mare: Lui e Lei sono la coppia
che quella dimora ha acquistato per trascorrervi una vita in piena solitudine; il terzo è
l’Uomo, l’ex proprietario, insieme causa di
paura e di tentazione, volgare e romanticamente attraente. Come sempre accade nel
teatro di Fosse il racconto non è fatto dallo
scorrere degli avvenimenti, ma dall’intrecciarsi delle situazioni. Ecco allora che all’entusiasmo per il nuovo subentra l’ansia del
passo falso, che la gioia per la realizzazione
di una scelta a lungo meditata viene intorbidita dalla gelosia e dalla sensazione che la
pace sognata è stata comunque infranta.
Fosse è un autore dall’affascinante scrittura,
maturata dapprima come narratore e come
poeta, ma votata a trovare pieno compimento soprattutto sul palcoscenico, attraverso
una serie di opere che inquietano e non consolano (da Il nome a Inverno da Sogno d’autunno a E la notte canta passando attraverso
Qualcuno arriverà).
Scene di vita urbana, tutte sottese da un
clima di paura e di minacciosa violenza.
Rappresentanti di punta della nuova drammaturgia russa, i fratelli Presnjakov (qui tradotti da Ilaria Della Casa e Roberto Brunasso)
sono autori di un teatro che privilegia la costruzione per scene separate, le quali, nel
loro insieme, vengono poi a definire un organico mondo psicologico e sociale. È quanto
accade anche in Terrorismo, dove la cornice,
rappresentata dall’ansiosa attesa dei passeggeri obbligati a una lunga permanenza in
aeroporto dalla minaccia di una bomba, si
apre accogliendo al proprio interno una
scena d’adulterio consumato in un clima di
amore estremo; o la latente violenza presente sia nei giochi di un bambino nel cortile di
un condominio, sia nelle chiacchiere delle
donne che dovrebbero sorvegliarlo; oppure,
ancora, l’asfittica atmosfera di sopraffazione
che contraddistingue i discorsi e i comportamenti degli impiegati in un ufficio o dei militari nello spogliatoio di una caserma. Alla
fine, si saprà che tutti questi momenti di vita
quotidiana sono tragicamente collegati tra di
loro. E Terrorismo rivelerà in modo sorprendente l’intima unione tra la modernità della
sua scrittura teatrale e l’agghiacciante attualità dei contenuti fatti così vivere sul palcoscenico.
IL CAPOLAVORO DI PHILIP MASSINGER
La tradizionale “esercitazione” della
Scuola di Recitazione dello Stabile
coinvolge quest’anno tutti gli allievi
del secondo anno di Qualificazione,
affiancati dall’attore Nicola Pannelli,
ed è dedicata a un classico poco noto
della grande drammaturgia inglese
del Seicento. Rappresentato per la
prima volta nel 1626, L’attore romano (The Roman Actor) è stato scritto da Philip Massinger (1583-1640),
gentiluomo colto e teatrante raffinato, succeduto a Shakespeare e a John
Fletcher nel ruolo di drammaturgo
stabile (“ordinary poet”) dei King’s
Men. La struttura narrativa sfrutta in
modo mirabile la situazione cara agli
elisabettiani della commedia nella
commedia. La moglie dell’imperatore Domiziano (81 - 96 d.C.) s’invaghisce dell’attore Paride, che cede con
riluttanza alla sua seduzione. Scoperta la tresca nel corso di una rappresentazione teatrale, Domiziano decide di vendicarsi scegliendo per sé il
ruolo dell’antagonista di Paride in
una tragedia, che interpreterà con
sanguinario eccesso di realismo. L’attore romano viene proposto, a ingresso libero, in doppia rappresentazione
giornaliera e in una messa in scena
che, nel pieno rispetto dell’essenzialità scenica elisabettiana, si affida
soprattutto alla forza evocativa della
parola e al rigore della recitazione.
L’attore romano
di Philip Massinger
regia Massimo Mesciulam
versione italiana Masolino d’Amico
personaggi e interpreti
Domiziano Cesare Nicola Pannelli
Paride, attore tragico Jacopo
Bicocchi Partenio, liberto di Cesare
Mauro Parrinello Elio Lamia, senatore Mario Pietramala Stefano, liberto
Simone Luglio Aretino Clemente,
spia di Cesare Davide Iacopini
Filargo,ricco avaro Simone Luglio
Palfurio Sura, senatore Massimo
Malagugini Latino, attore Federico
Giani Tribuno Mario Pietramala
Littori Ernesta Argira, Margherita
Romeo Ascletario, astrologo Massimo
Malagugini Domizia, moglie di Elio
Lamia Gaia Casanova Domitilla,
cugina-germana di Cesare Gisella
Szaniszlò Giulia, figlia di Tito
Miriam Guerra Cenide, concubina di
Vespasiano Ilaria Amadasi
assistente alla regia Mauro Parrinello
Rapprentazioni di mattina per le Scuole di tutti gli ordini e gradi, previ accordi con
l’Ufficio Rapporti con il Pubblico. Rappresentazioni alla sera per tutti
PICCOLA CORTE
PICCOLA CORTE
PICCOLA CORTE
MARTEDÌ 22 - SABATO 26 MAGGIO (ORE 20.30)
MARTEDÌ 29 MAGGIO - SABATO 2 GIUGNO (ORE 20.30)
MARTEDÌ 5 - SABATO 9 GIUGNO (ORE 20.30)
TEATRO DUSE
MARTEDI
20 -
SABATO
24
MARZO
( ORE 11
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20.30)
INGRESSO LIBERO
gennaio | giugno 2007
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«LE GRANDI
PAROLE
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LETTURA
D E L L’
«ORLANDO
FURIOSO
»
DAL
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MARZO
AL
TEATRO
DELLA
CORTE
Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori...
Sanguineti, Maraini, Rossi e Cardini introducono il capolavoro di Ludovico Ariosto
Le Grandi Parole dell’Umanità
sono diventate ormai un appuntamento fisso del lunedì sera al
Teatro della Corte. Giungono con
questa alla dodicesima edizione
consecutiva, avendo esordito nel
1996 con Le parole e i giorni (i
discorsi della Storia), per proseguire con Le parole e l’eternità
(1997: pagine delle Grandi
Religioni), L’identità del Novecento (1998), Pro & Contro
(1999), Lo Stato e il Cittadino
(2000: I discorsi dell’Assemblea
Costituente), Voci del Mediterraneo (2001), Le ragioni del
Mito (2002), Idea di Europa
(2003), Viaggio e viaggiatori
(2004), La Rivoluzione francese (2005), Incroci nel Mito
(2006).
Scegliendo di concentrare l’attenzione di questa edizione delle
Grandi Parole sulla lettura di
un’ampia antologia dell’Orlando
Furioso, il Teatro Stabile di Genova propone anche un ritorno
alle origini dei suoi lunedì sera,
nel ricordo delle tre stagioni (dal
1983 al 1986) della lettura completa della Divina Commedia e
di quelle dedicate a Eugenio
Montale, che tanto successo ottennero allora, aprendo la via
sovente imitata poi anche sul
piano nazionale.
Si ringrazia per la collaborazione la
gennaio | giugno 2007
Far risuonare in un teatro i versi
dell’Orlando Furioso di Ludovico
Ariosto non significa solo un atto
di fiducia nei confronti della
valenza drammaturgica di quel
capolavoro dell’epica rinascimentale, ma anche appoggiarsi sulla
valenza universale della grande
poesia per parlare di un tema diventato oggi di grande attualità
quale quello del rapporto tra Europa e mondo mussulmano, tra
cultura cristiana e cultura islamica.
Le grandi storie d’amore e di odio,
i duelli e le riappacificazioni, la
follia e il fantastico che sottendono e attraversano le avventure
intrecciate di una numerosissima
schiera di personaggi - la fuggitiva
Angelica e l’innamorato Orlando,
Rinaldo e il suo cavallo Baiardo,
Bradamante travestita da cavaliere, l’ippogrifo che porta in volo
Ruggiero all’isola di Alcina e
Astolfo sin sulla Luna per ritrovare il senno di Orlando; il terribile Rodomonte e tanti altri ancora
sullo sfondo del grande conflitto
armato tra gli eserciti di Carlomagno e di Agramante - vengono a costruire un universo umano,
un paesaggio fisico e ideologico,
di universale suggestione emotiva
e culturale.
È questo mondo che torna a vivere nelle cinque serate della dodicesima edizione delle Grandi
Parole dell’Umanità, intitolate
Ariosto alla Corte. Cinque appuntamenti con la grande poesia,
sulla scorta di una scelta antologica fatta in collaborazione con
Alberto Beniscelli e Quinto Marini, docenti del Dipartimento di
Italianistica dell’Università di Genova, cui va il più sincero ringraziamento del Teatro Stabile di
Genova.
S’inizia lunedì 5 marzo alle ore
20.30, con Edoardo Sanguineti
che introduce la
serata dedicata
alla lettura (da
parte di due importanti attori
della scena italiana) dei primi due canti del poema, nel corso dei quali s’incontrano Angelica, Rinaldo con il suo Baiardo, Ferraù e Aralia, Sacripante
e Bradamante, in una girandola di
fughe e di duelli, di inseguimenti e
di appuntamenti mancati.
La sera di lunedì 12 marzo, Dacia
Maraini sale sul palcoscenico della Corte per accompagnare la
lettura di ampi
brani dei canti
III, IV, VI e VII,
dai quali emerge in primo piano il mondo fantastico di Ariosto, con il volo dell’ippogrifo, il castello di Atlante e le
tentazioni dell’isola di Alcina.
Con il 19 marzo, il cui conduttore
resta ancora da definire, il viaggio
nell’Orlando furioso si addentra
nel mondo dell’amore, ed ecco
pertanto che – sul filo delle stanze
dei canti XVIII, XIX e XXIII – alla
Corte risuoneranno i versi nei
quali si raccontano l’amicizia tra
Cloridano e Medoro, il dolce innamoramento di Angelica e Medoro,
ma anche la forsennata gelosia di
Orlando.
E proprio il tema centrale del
poema – la pazzia di Orlando – è al
centro della serata del 26 marzo,
quando Romolo
Rossi guida gli
spettatori all’interno delle imprese di Orlando reso folle dalla gelosia (canto XXIX), ma anche
lungo il viaggio di Astolfo nell’inferno e sulla luna per recuperare
quel senno perduto (canto XXXIII
e XXXIV), che viene infine restituito a Orlando (canto XXXIX).
L’incontro del 2 aprile, infine, sarà
interamente dedicato al conflitto
di civiltà, ma soprattutto umano,
tra cristiani e mussulmani. Tema
quanto mai attuale, che sarà approfondito, con l’aiuto dell’introduzione di Franco Cardini, attraverso la lettura
delle stanze in
cui Ariosto racconta dell’assedio di Parigi con
le imprese di
Rodomonte, ma anche della presa
di Biserta ad opera dell’esercito di
Carlo Magno, sino al duello tra
Ruggiero e Rodomonte con cui il
poema si conclude a Parigi.
ADDIO A MAURO MANCIOTTI
Amava il teatro, il cinema d’autore, la musica jazz, il poker e
il pugilato; soprattutto, amava la vita sia nei suoi aspetti più
edonistici (mangiare, bere, fumare), sia in quelli più squisitamente culturali, sostenuti da una straordinaria memoria che
gli permetteva di arricchire con appropriate citazioni, colte
e raffinate, i suoi scritti e le sue conversazioni. Pisano di
nascita e di carattere, Mauro Manciotti ha accompagnato
con la sua presenza e con i suoi puntuali giudizi sessant’anni di storia della cultura genovese, e non solo. Dalle prime
giovanili esperienze intorno al “Barco” e al Teatro Sperimentale “Luigi Pirandello” (sul cui palcoscenico si cimentò anche
come attore) al circolo culturale creatosi intorno alla cattedra universitaria di Walter Binni, dalla lunga militanza sulle
pagine del “Secolo XIX” - dove la città imparò a conoscerlo
come critico teatrale e cinematografico, ma anche come
acuto corsivista di costume o di politica e divertito cronista
del festival di Sanremo, dei concerti jazz o di Frank Sinatra,
degli incontri sul ring di Cassius Clay – agli ultimi anni in cui
continuò a scrivere di teatro sul Lavoro-La Repubblica. Nato
nel giugno 1928, Mauro Manciotti ha assistito alla distruzione dei teatri genovesi sotto i bombardamenti di guerra, ha
partecipato ai fermenti culturali della ricostruzione, ha visto
nascere il Teatro Stabile, del quale per alcuni anni è stato
anche un prezioso collaboratore culturale, ma anche la Tosse
e l’Archivolto. Di tutti, ha sempre accompagnato l’attività
come spettatore attento e cronista (amava più questo appellativo di quello di critico) rispettosamente pungente. Ci
mancherà la sua costante presenza in sala al fianco dell’inseparabile moglie Gabriella, ci mancheranno i suoi capelli
che col trascorrere degli anni da rossi si erano fatti bianchi,
i suoi giudizi sferzanti nelle conversazioni quanto meditati
nella scrittura, la sua disponibilità a parlare sino a notte
fonda, con un bicchiere in mano e con una sigaretta tra le
dita, di teatro, di cinema, di musica e di tutto ciò che riguarda la cultura e la vita. Mauro Manciotti è morto improvvisamente la sera del 21 dicembre scorso. Aveva 78 anni e sino
a quel giorno non aveva mai cessato di lavorare.