Tariffa R.O.C.: Poste Italiane S.p.A. -Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art.1 comma 1, DCB Genova palcoscenico e foyer ANNO VI | NUMERO 23 | GENNAIO | GIUGNO 2007 2 3 4 5 6 7 8 Svet Svet Sola me ne vo... Sola me ne vo... Hellzapoppin Mises en espace Grandi Parole André Markowicz Marco Sciaccaluga Incontri Giampiero Solari Mariangela Melato Collage fotografico Programma Italia, Norvegia, Russia Orlando alla Corte Sito internet Esercitazione Ricordo di Manciotti Ospitalità Stabile in tournée Il 2007 si apre al Duse con un Tolstoj mai rappresentato e alla Corte con Mariangela Melato «One Lady Show» IL FASCINO DELLA NOVITÀ Inizia con questo gennaio la seconda parte di una stagione che si è avviata in modo molto positivo: prima i Premi Olimpici in settembre, poi l’esito degli spettacoli, sia di produzione (Mandragola, Eden, Enrico V) che ospitati, applauditi e seguiti da un pubblico numeroso che, per quanto riguarda gli abbonati, è cresciuto in questa stagione di circa il 20%. Grazie a tutti voi quindi della fiducia e del seguito che ci accordate, perché, lo sapete, il rapporto col pubblico è per noi lo stimolo più importante nel cercare di migliorare sempre di più il nostro lavoro. Ed è quanto speriamo di fare anche con i prossimi due spettacoli, due “novità”, uno tutto nostro, Svet, e l’altro che, anche se prodotto dalla Ballandi Entertainment, sentiamo che un poco ci appartiene perché propone come unica protagonista Mariangela Melato. Del primo, Svet, diretto da Marco Sciaccaluga e che vede il felice ritorno con noi di Vittorio Franceschi, siamo particolarmente orgogliosi perché propone per la prima volta sui palcoscenici d’Europa un testo mai rappresentato di un grande autore della letteratura di ogni tempo, Lev Tolstoj, un testo di teatro “necessario”, una scoperta che speriamo emozioni il pubblico così come ha emozionato noi. Dello spettacolo di Mariangela Melato molto si è già detto: è una “vacanza intelligente” l’occasione, rara per i palcoscenici italiani, di vedere una grande attrice di prosa raccontare la sua vita e i suoi pensieri sul mondo recitando, cantando e ballando: un vero “one lady show”. E poi la tournée di Morte di un commesso viaggiatore, lo spettacolo giudicato il migliore della scorsa stagione teatrale col quale Eros Pagni e i suoi compagni di scena porteranno il nome di Genova in molte città italiane. Quindi gli spettacoli ospiti, ben venti da qui all’inizio di maggio, e le mises en espace, il terreno aperto alla ricerca di nuovi scrittori e nuovi talenti che tante proposte interessanti ha offerto in queste stagioni. Carlo Repetti (continua a pagina 4) «SOLA ME NE VO...» «SVET. LA LUCE SPLENDE NELLE TENEBRE» Svet (La luce splende nelle tenebre) è la novità per l’Italia, firmata dal grande romanziere russo Lev Nikolaevic Tolstoj, che debutta mercoledì 10 gennaio (ore 20.30) al Teatro Duse, con repliche sino a domenica 28 gennaio. Proseguendo nella duplice linea di ricerca tesa alla scoperta di grandi testi poco noti e alla valorizzazione di molti giovani attori, il Teatro Stabile di Genova propone con Svet (alla lettera “Luce”) un classico che sinora non aveva mai trovato in Italia (ma neanche in Francia e in molti altri paesi) la via di un grande palcoscenico: un dramma sul quale Tolstoj ritornò più volte negli ultimi anni della sua vita e che contiene una forte componente autobiografica nelle idee e nei comportamenti del protagonista Nikolaj Ivanovic Saryncev: ricco possidente che, preso da improvvisi scrupoli religiosi, decide di applicare alla lettera il Vangelo, giungendo sino a partecipare la sua ricchezza con tutto il popolo a lui vicino. Con appassionata adesione emotiva e cul- turale, Tolstoj dà forma teatrale al progetto etico-religioso di Saryncev e racconta come questo, incontrando l’incomprensione della moglie e la dichiarata ostilità degli altri parenti, dia origine a un contrasto umano e ideologico, inesorabilmente votato a un finale tragico che, lasciato da Tolstoj solo in forma di appunti, trova ora compimento scenico nello spettacolo firmato dalla regia di Marco Sciaccaluga, sulla base della traduzione di Danilo Macrì e dell’interpretazione di Vittorio Franceschi, al cui fianco agisce un ricco cast di giovani attori composto da Alice Arcuri, Fiammetta Bellone, Massimo Cagnina, Fabrizio Careddu, Lisa Galantini, Gianluca Gobbi, Maurizio Lastrico, Orietta Notari, Flavio Parenti, Stefania Pascali, Pier Luigi Pasino, Fiorenza Pieri, Vito Saccinto e Federico Vanni, molti dei quali impegnati in più ruoli. Con le luci di Sandro Sussi e le musiche di Andrea Nicolini, la scena è firmata da JeanMarc Stehlé e i costumi da Catherine Rankl. C on Sola me ne vo... – prodotto dalla Ballandi Entertainment, in collaborazione con lo Stabile di Genova – Mariangela Melato si propone sul palcoscenico nella insolita veste della mattatrice di un «One Lady Show». Debutto in prima nazionale martedì 16 gennaio al Teatro della Corte (ore 20.30), con repliche sino a domenica 4 febbraio, poi una lunga tournée nelle maggiori città italiane. Nello spettacolo, la grande attrice italiana racconta storie, recita monologhi intensi e brillanti, canta e balla affiancata da ballerini e musicisti, testimonia con ironia ed emozione un suo modo particolare e personale di porsi davanti alla vita. Evoca la sua Milano degli anni ‘60, il Bar Jamaica e i suoi inizi nel mondo del Teatro. Parla di sé come attrice e come donna che con orgoglio ha fatto della solitudine una scelta di vita e che ora si presenta così, sola, al suo pubblico. Sola me ne vo... è una parentesi leggera nel percorso teatrale della Melato e, al tempo stesso, è una grande prova d’attrice, elegante e originale, recitata sul filo di un testo che lei stessa si è cucito addosso, con la collaborazione di Giampiero Solari, Riccardo Cassini e Vincenzo Cerami. Le musiche originali e gli arrangiamenti delle canzoni sono di Leonardo De Amicis, le coreografie di Luca Tommassini e le luci di Marcello Jazzetti. La regia è firmata da Giampiero Solari. I n a l t o, M a r i a n g e l a M e l a t o ( f o t o C l a u d i o P o r c a r e l l i ) ; s o p r a , O r i e t t a N o t a r i e V i t t o r i o F r a n c e s c h i i n u n a s c e n a d i S v e t ( f o t o M a r c e l l o N o r b e r t h ) ; s o t t o, l a P i c c o l a C o r t e ( f o t o Pa t r i z i a L a n n a ) “ORLANDO” ALLA CORTE «MISES»: CONTEMPORANEI IN RASSEGNA L e Grandi Parole del lunedì sera al Teatro della Corte saranno quest’anno dedicate alla lettura dell’Orlando furioso. Un grande poema della letteratura italiana, ma anche un’opera che affronta attraverso l’illuminante punto di vista della poesia un tema diventato oggi particolarmente scottante quale quello del rapporto tra Europa e mondo mussulmano, tra cultura cristiana e cultura islamica. A condurre le cinque serate nel corso delle quali sarà proposta un’ampia antologia del capolavoro ariostesco, attraverso la lettura di alcuni suoi episodi particolarmente significativi scelti in collaborazione con il Dipartimento di Italianistica dell’Università di Genova, saranno Edoardo Sanguineti (5 marzo: La fuggitiva e i cavalieri), Dacia Maraini (12 marzo: Cavalli alati, castelli e isole lontane), una personalità ancora da definire (19 marzo: Storie d’amore e di pazzia), Romolo Rossi (26 marzo: Il senno sulla luna) e Franco Cardini (2 aprile: Suoni di battaglia). T ra maggio e giugno, nello spazio delimitato dalla gradinata elevata sul palcoscenico del Teatro della Corte (Piccola Corte) si svolgerà la dodicesima edizione della Rassegna di Mises en espace che lo Stabile di Genova dedica a testi della nuova drammaturgia nazionale e internazionale. Appuntamento ormai fisso di fine stagione, la Rassegna ha permesso al pubblico genovese di conoscere molte opere teatrali contemporanee, alcune delle quali hanno poi trovato la via per la messa in scena sui palcoscenici maggiori dello Stabile. Quest’anno il programma prevede un testo italiano ambientato tra i pirati del Mar dei Caraibi (Rum di Carlo Besozzi e Flavio Parenti), un altro dell’autore norvegese che oggi è di maggior successo internazionale (Qualcuno arriverà di Jon Fosse) e un terzo proveniente dalla Russia post-comunista (Terrorismo dei fratelli Vladimir e Oleg Presnjakov). 2 l Svet. La luce splende nelle tenebre IL TRADUTTORE DI TOLSTOJ IN FRANCIA R I L E G G E U N D R A M M A M A I R A P P R E S E N TAT O N E A N C H E O LT R A L P E Violenza della non violenza «Da Puskin a Dostoevskij, sino a “Svet” la difficoltà di conciliare Dio e il Mondo Credo che nessuno sappia qualcosa di preciso a proposito di La luce splende nelle tenebre, commedia grandiosa e terrificante insieme, terrificante proprio perché appartiene interamente alla Russia, è tutta inserita nella sua storia. Non si sa esattamente quando sia stata scritta, anche se si suppone prima di Il cadavere vivente. L’edizione delle Opere di Tolstoj in 22 volumi di cui dispongo – ma non ho potuto consultare l’edizione completa, e ancora incompleta, in 90 volumi – non evidenzia nessuna corrispondenza o nota a questo proposito, ma si tratta di un’ edizione sovietica, pubblicata nel 1982 e si comprende il silenzio degli editori in quel periodo, obbligati a far rientrare tutta la letteratura in uno schema quanto più possibile chiaro. Più Tolstoj invecchia, più il suo pensiero si fa radicale, oserei dire intollerante. E il mio disagio di lettore di fronte a La luce splende nelle tenebre sortisce senza dubbio anche da questo: non ci si può impedire di pensare che si sta entrando, leggendo questo testo teatrale, ancor più di quando si leggono i suoi Diari (che egli nascondeva nei luoghi più inverosimili di modo che nessuno della sua famiglia potesse mai leggerli), nell’intimità stessa di quest’uomo che, di fatto, stava per andarsene, a 82 anni, a morire in viaggio, in una stazione. Federico Vanni, Vito Saccinto e Flavio Parenti Il fatto è che, quando rileggo La luce splende nelle tenebre, oggi, vi ritrovo una costante del pensiero russo: il mondo in cui vive Saryncev risultava, giorno dopo giorno, sempre più invivibile. Invivibile per lui, se vuole seguire i Vangeli, invivibile per gli altri, poiché egli vuole seguire i Vangeli. Dio e il mondo sono due realtà incompatibili. Il primo a esprimere questo concetto è stato, come al solito, Puskin nel suo Mozart e Salieri (1830); ma la stessa idea ossessiona Dostoevski, da L’idiota sino ai Karamazov. Ecco il tema. Il fatto è che la Russia è un paese di veri spettacoli ospiti Albert Camus e Jean Grenier di Carlo Fanelli Duse 30 gennaio / 1 febbraio Storia di un’amicizia tra allievo e maestro, destinata a durare tutta la vita. Con Roberto Alinghieri e Flavio Parenti, regia di Consuelo Barilari. FUORI ABBONAMENTO Il padre di August Strindberg fanatici: quante sette, quanti pazzi barbuti, lungo la sua storia, hanno fatto miracoli d’eroismo, per una fede che rifiuta ogni compromesso... Le Memorie dell’antico pope Avvakum (che finirà arso vivo nel 1682 dopo essere rimasto rinchiuso 18 anni in Siberia, con tutta la famiglia e i suoi amici per difendere la vecchia fede), non sono soltanto il primo testo scritto in russo in prima persona singolare, esse rappresentano un punto di riferimento imprescindibile. Rileggendo La luce splende nelle tenebre, io torno ad immergermi in quel clima, ma questa volta quando ho tradotto l’opera, e sinceramente è la sola cosa di cui mi ricordo veramente. Conservavo il ricordo di alcune scene, ma vaghe, sfocate, in una memoria già vacillante. No, quello che mi tornava alla mente era soltanto questa incertezza pesante, l’impressione d’essere entrato, in modo colpevole, all’interno di una conflittualità immensa, irrisolvibile. Ho riletto La luce splende nelle tenebre quando, come per miracolo, mi è stato detto che quest’opera, questa vita di un santo medievale raccontata come espressione del nostro avvenire, la si stava mettendo in scena a Genova. E, inviandovi i miei più calorosi auguri, resto, con viva emozione, in attesa del risultato. André Markowicz TOLSTOJ, LA VITA Il conte Lev Nikolaevic Tolstoj nasce nella tenuta di famiglia di Jasnaja Poljana il 28 agosto 1828 e qui cresce, ben presto orfano di madre e di padre, insieme ai tre fratelli e alla sorella. Negli anni ‘50 partecipa come ufficiale dell’esercito russo alla guerra di Crimea e inizia l’attività letteraria. Alla sua prima opera pubblicata, Infanzia (1852), fanno ben presto seguito tante altre che lo impongono subito tra gli scrittori più apprezzati e famosi del suo tempo. Autore di romanzi celeberrimi (basti citare Guerra e pace e Anna Karenina) di molti racconti e numerosi saggi, Tolstoj ha scritto anche importanti opere teatrali quali Una famiglia infetta, Il primo distillatore, La potenza delle tenebre, I frutti dell’istruzione e Un cadavere vivente. Nel corso della sua lunga vita si è battuto con tenacia per l’emancipazione dei servi e per il miglioramento delle condizioni di vita dei contadini, dando origine a un movimento politico-religioso che ha preso il nome di “tolstojsmo”. Sposato dal 1862 con So’fja Bers, ne ha avuto tredici figli, di cui solo sette gli sono sopravvissuti. Tolstoj muore nel 1910, lasciando incompiuto il dramma La luce splende nelle tenebre su cui era ritornato più volte negli ultimi quindici anni della sua vita. Una scena d'insieme nel primo tempo di Svet dal 30 gennaio al 18 marzo Corte 6 / 11 febbraio Corte 13 / 18 febbraio Il berretto a sonagli Duse 21 / 25 febbraio Questi fantasmi La crisi dell’istituto familiare nella società borghese, secondo un maestro del teatro contemporaneo. Con Umberto Orsini. Regia di Massimo Castri. La contemporaneità di un classico della commedia greca. Fuga nell’utopia e responsabilità degli uomini. Con Sandro Lombardi, regia di Federico Tiezzi. di Luigi Pirandello Corte 20 / 25 febbraio La comicità del testo più classico del teatro contemporaneo svelata da due icone del teatro internazionale: l’italiano Giorgio Donati e il finlandese Jacob Olesen. di Eduardo De Filippo Corte 27 febbraio / 4 marzo Processo a Dio 7 piani Eumenidi di Stefano Massini Duse 7 / 11 febbraio di Michele Ainzara da Dino Buzzati da Eschilo e Pasolini La tragedia della Shoah raccontata dal testo vincitore del Premio Tondelli 2005. Con Ottavia Piccolo e la regia di Fantoni. Storia di corna e di follia. Un classico del teatro pirandelliano con Lo Monaco, che riprende la regia di Bolognini. Gli uccelli Aspettando Godot di Aristofane gennaio | giugno 2007 sullo sfondo di un mondo contemporaneo. Tolstoj, a sua insaputa, o no, osservando se stesso, o no, in uno specchio appena deformante, fa il suo autoritratto in Saryncev, autoritratto anche qui, senza speranza: come capisco lo smarrimento di sua moglie, Maria Ivanovna! È molto nobile sbandierare le grandi idee, ma come si fa quando si hanno dei figli? La dittatura della non violenza come una radicale forma di dittatura; la dittatura attraverso la debolezza, l’abisso aperto davanti agli altri, che li trasforma tutti in vigliacchi (a parte Boris, il martire volontario, che dovrà morire pazzo, o davanti a un plotone d’esecuzione). Mi ricordo della sensazione che i personaggi non avessero alcuna via d’uscita, di Samuel Beckett Duse 13 / 18 febbraio Duse 27 febbraio / 4 marzo Da uno dei maestri del ‘900 italiano, la tragicommedia dell’esistenza umana. Con Ugo Pagliai e Paola Gassman nella clinica della vita. Oreste perseguitato dalle Erinni. Un classico del teatro greco rivive in forma di “cunto” siciliano attraverso l’arte di Vincenzo Pirrotta. Superstizione, tradimenti e misteriose presenze in un’antica dimora napoletana. Armando Pugliese dirige Silvio Orlando in uno dei ruoli più celebri di Eduardo De Filippo. Giovedì 1 marzo, ore 17 nel foyer della Corte, incontro con Silvio Orlando organizzato da Coop Liguria. Svet. La luce splende nelle tenebre l 3 CONVERSAZIONE CON MARCO SCIACCALUGA, REGISTA DELLO SPETTACOLO IN SCENA AL DUSE DAL 10 GENNAIO IL GIUSTO E IL RIDICOLO Cosa significa quel titolo che cita un verso del Vangelo di Giovanni? Ciò che sembra interessare soprattutto a Tolstoj è la radicalità di questo messaggio evangelico che non si limita ad annunciare l’avvento della “luce” (in russo “Svet”), perché nel verso seguente aggiunge: «ma le tenebre non l’hanno accolta». Ed è proprio la non accoglienza della luce da parte delle tenebre che tormenta Tolstoj, anche se poi Svet è un testo che si colloca tutto ai confini di questa idea della religione, anche se poi il suo interesse sta prevalentemente altrove. Dove? Come quasi tutte le ultime opere di Tolstoj, anche Svet evidenzia una radicale contraddizione tra i risultati artistici e le intenzioni dichiarate di uno scrittore che non sapeva far altro che scrivere, ma che disprezzava la scrittura, e l’arte in genere, come un atto narcisistico e, pur continuando sino all’ultimo a scrivere, avvertiva l’esigenza disperata di giustificarsi attraverso un impianto pedagogico. Certo, c’è molto di questo Tolstoj in Nikolaj Ivanovic, protagonista di Svet, il quale proprio a causa dello scarto fallimentare tra il suo pensiero e la sua azione diventa un uomo ridicolo. Anche perché l’artista Tolstoj è sempre più grande del Tolstoj pensatore e pedagogo. Ed ecco allora che l’autoritratto sfuma sempre più nell’auto- nomo ritratto di un essere umano verso il quale proviamo un sentimento di tenerezza, oltre che numerose motivazioni di riso o di sorriso. Che caratteristiche ha la famiglia di Svet? Per molti versi ricorda quella dello stesso Tolstoj. Tutto e tutti ruotano intorno al protagonista. Sia i personaggi appena accennati (ad esempio, i figli), sia quelli più riccamente articolati (ad esempio, la moglie e la cognata) esistono solo quando parlano di lui. Esteriormente può anche dare l’impressione di essere una famiglia simile a John e Joe Corte 7 / 18 marzo di Agota Kristof Duse 6 / 11 marzo Vizi umani e piccole ipocrisie quotidiane intorno a un funerale. Un classico della comicità del ‘900, messo in scena da Pietro Carriglio per un cast d’eccezione. Con Giulio Brogi, Nello Mascia e Magda Mercatali. Tra comicità e grottesco, paradossale conflitto tra due emarginati intorno a una vincita al lotto. Con Massimo Olcese e Adolfo Margiotta interpreti del testo della più celebre scrittrice ungherese d’oggi. Il povero Piero di Achille Campanile Vito Saccinto, Vittorio Franceschi, Gianluca Gobbi e Lisa Galantini Ofelia, segreti e amori di Steven Berkoff Duse 13 / 18 marzo Scambio epistolare tra due adolescenti, Ofelia e Amleto, alla scoperta dei fremiti d’amore in un mondo ostile. Il capolavoro di Shakespeare rivisitato da Steven Berkoff (anche regista). quelle del teatro di Cechov. Ma, in concreto, le differenze poi sono enormi. Soprattutto, mentre i personaggi di Cechov vivono interamente nella nostalgia del passato, quelli di Svet esistono soprattutto nell’aspettativa del futuro. I suoi personaggi non sono tristi, ma sono preoccupati, e questa preoccupazione trasforma anche la loro vita in qualcosa di ridicolo. Per Tolstoj, l’arte deve indicare una via all’umanità e, proprio per questo, egli non nascondeva il proprio dispiacere che un giovane artista al quale era molto affezionato, quale Cechov, riempisse di tanto “vuoto” tutte le sue commedie. Anche se poi, magari, scrivendo Svet, egli non poteva essere consapevole di quanto Cechov fosse anche in lui, almeno per quanto riguarda gli esiti artistici di una latente comicità. Basti pensare al personaggio del cognato, Peter Semenovic. Che cosa abbiamo noi da spartire con questa aristocrazia terriera tormentata da scrupoli sociali e religiosi? Senza voler essere più pedagogico del pedagogo Tolstoj, credo che il rapporto di Nikolaj Ivanovic e la sua famiglia con i loro contadini raffiguri esattamente quello che c’è oggi tra l’opulenta società occidentale e il Terzo Mondo. Come quello di Nikolaj Ivanovic rispetto ai suoi contadini, anche il nostro benessere si fonda sulla sofferenza e sulla morte degli altri. Svet ci pone con forza il problema e ci costringe a domandarci che cosa si può fare. A questo interrogativo, Nikolaj Ivanovic offre risposte la cui radicalità è direttamente proporzionale alla loro insufficienza, anche perché finisce col produrre una forma di inaudita violenza nei confronti delle persone che gli stanno vicino, mettendo in moto una rete di incomprensioni spinte sino al limite della follia. Nessuno può accettare che un uomo sacrifichi i propri figli, o porti all’autodistruzione quelli degli altri, per amore dell’umanità. Ci deve essere un’altra soluzione. Quella di sua moglie Mar’ja Ivanovna? Come è possibile non dare ragione a Mar’ja Ivanovna, questo personaggio meraviglioso alle prese con sette figli e con un marito che ama profondamente nonostante il suo folle progetto esistenziale di vendere tutto e andare a vivere nella casa del giardiniere con cinquecento rubli all’anno. Mar’ja Ivanovna non può proprio accettare una soluzione del genere. Ma, nonostante tutto, le idee di Nikolaj Ivanovic e del suo discepolo Boris sopravvivono anche alla sconfitta e alla morte: sono ancora qui a chiederci delle risposte ragionevoli. Quello che io trovo molto bello è che Tolstoj non assume mai un atteggiamento reazionario, bensì fa proprio il punto di vista di una società progressista. Per parafrasare una metafora che egli usa nei diari, chi pensa che i gamberi siano contenti di essere bolliti vivi non può minimamente farsi turbare da Svet, ma chi invece continua a bollirli e a mangiarli nonostante sia convinto che soffrano non può acquietarsi nel dare ragione solo a Mar’ja Ivanovna. Non basta continuare così, bisogna far dunque qualcosa. Ecco allora che, ancora una volta, un grande artista, pur mosso a scrivere da motivazioni esplicitamente ideologiche e didascaliche, giunge a risultati molto complessi che ci fanno capire come l’arte possa diventare il luogo dove, pur faticosamente, l’uomo riesce ancora a capire qualcosa di sé e del mondo. estratto dalla conersazione, a cura di Aldo Viganò, pubblicata nel volume edito da Il Melangolo Due incontri intorno a «Svet» Mercoledì 17 gennaio (ore 17, foyer del Teatro della Corte), nell’ambito delle attività “Teatro e Università”, Marco Salotti conduce l’incontro - «Svet» (dalla parola alla scena) al quale partecipano Carlo Angelino, Marco Sciaccaluga, Vittorio Franceschi e gli attori della compagnia. Introduce Silvana Rocca, direttore della SSIS. Venerdì 19 gennaio (ore 17.30, Sala del Minor Consiglio di Palazzo Ducale), l’Associazione per il Teatro Stabile di Genova organizza un incontro su «Svet», Tolstoj e il tolstojsmo, con gli interventi di Giampaolo Gandolfo e di don Antonio Balletto. Conduce Eugenio Pallestrini. INGRESSO LIBERO gennaio | giugno 2007 TGE33306_Giornale23.qxp 11-01-2007 15:40 Pagina 4 4 l Sola me ne vo... Sola me ne vo... l 5 L A M E L AT O P R O TA G O N I S TA D I U N I N E D I T O « O N E L A D Y S H O W » R E C I TA , C A N TA E B A L L A L A P R O P R I A V I TA E sul palcoscenico Mariangela sola se ne va... La realtà della vita è un’avventura della fantasia. Sola me ne vo... è un po’ una piccola avventura teatrale della vita di Mariangela Melato. È una parte della Melato. È un’occasione per vederla in scena senza “maschera”, sarebbe meglio dire: con una “maschera” diversa, che le assomiglia. L’idea e il tema dello spettacolo sono lei, la sua sensibilità, i suoi ricordi, la sua immaginazione, la sua ironia e una grande voglia di giocare con se stessa. Lo spettacolo diventa un veicolo per raccontare e far conoscere altri aspetti di sé-attrice e di sédonna nella vita quotidiana, aspetti poco rappresentati da lei finora in teatro, in quel teatro che apparentemente non la racconta in prima persona. È tuttavia chiaro che, anche Sola me ne vo..., rappresenta una delle tante facce del gioco della finzione; è solo un teatro con codici diversi, apparentemente più diretti e vicini, in cui il personaggio protagonista è semplicemente Mariangela Melato. Una donna sola per scelta, con il suo modo originale e personale di affrontare il mondo, in questo caso cantandoci e ballandoci sopra, che fa dello spazio teatrale un contenitore dei suoi umori, dei suoi ricordi, delle sue fantasie, “diventando” lì dentro se stessa. Sola, ma allo stesso tempo assieme a tutti noi. Uno degli obiettivi, infatti, di questa sfida è che alla fine gli spettatori, oltre ad aver visto uno spettacolo e ad essersi divertiti, possano dire di “essere stati dalla Melato”. Giampiero Solari (continua da pagina 1) Infine le Grandi parole che quest’anno tornano alle origini frequentando, come quando furono inventate, la grande poesia italiana. Più di vent’anni fa fu protagonista La Divina Commedia, ora sarà di scena L’Orlando furioso, il capolavoro dell’epica rinascimentale che vede al suo centro un tema oggi particolarmente importante, quello del rapporto fra la cultura cristiana e la cultura islamica. Insomma, un altro pezzo di strada assieme nel cercare di afferrare un senso per questi nostri giorni così difficili da capire. Carlo Repetti gennaio | giugno 2007 SOLA ME NE VO... IN TOURNÉE 6 febbraio > 18 febbraio 20 e 21 febbraio 23 e 24 febbraio 26 febbraio > 28 febbraio 2 marzo > 4 marzo 6 marzo > 11 marzo 13 e 14 marzo 15 marzo > 25 marzo 27 marzo > 1 aprile 3 e 4 aprile 12 aprile > 15 aprile 17 aprile > 29 aprile Milano Cremona Ivrea Pistoia Bari Agrigento Caltanissetta Catania Firenze Teramo Bologna Napoli Teatro Nuovo Teatro Ponchielli Teatro Comunale Teatro Manzoni Teatro Team Teatro Pirandello Teatro Comunale Teatro Metropolitan Teatro Verdi Teatro Comunale Sala Europa Teatro Augusteo 1 2 3 5 4 6 8 9 10 7 11 12 La carriera di Mariangela Melato è costruita sul filo della passione e della duttilità. Gli esordi nel cabaret e il teatro di Fo; poi gli incontri con Visconti e con Strehler, ma anche con la commedia musicale di Garinei e Giovannini. Quindi, oltre al teatro, cinema e televisione. Commedie e tragedie. Recitazione, canto e ballo. Da Pirandello a Feydeau, dalla tragedia greca ai contemporanei. Al filo privilegiato della collaborazione con Ronconi, si affianca quella con Gaber e con Roland Petit, mentre sul grande schermo è diretta dalla Wertmuller, da Petri, De Sica, Chabrol, Comencini, Monicelli. Quindi, Al Paradise in tv e Renzo Arbore. Per far ritorno comunque, sempre, al teatro, suo primo amore, che dal 1992 l’ha vista impegnata soprattutto negli spettacoli dello Stabile di Genova: da Un tram che si chiama desiderio sino a Chi ha paura di Virginia Woolf?. Nel riquadro qui sopra, dall’alto in basso, una carrellata fotografica sulla carriera e la vita di Mariangela Melato 1) 2) 3) 4) 5) 6) 7) 8) 9) 10) 11) 12) 13) La dame de chez Maxim La bisbetica domata Quel che sapeva Maisie ll lutto si addice ad Elettra Mariangela Melato Lo sguardo e il sorriso Un tram che si chiama desiderio La Centaura La sua Milano Nella sua casa romana Mariangela Melato Tango barbaro Fedra 13 TEATRO MON AMOUR Infanzia, vocazione e successo di una grande attrice “Sola me ne vo...” Un’avventura come questa io la definirei sostanzialmente una riflessione sulla fantasia e sulla realtà. Niente a che vedere con una serata d’onore o un recital. Starò sola in scena a parlare di tutto, anche con aneddoti, a parlare dei miei amici Fo, Gaber e Jannacci. Mi diverte pensare che la gente abituata al camerino dell’attrice drammatica troverà un’amica, spero spiritosa: ho voglia di essere io a presentarmi. Molta gente mi ama e mi stima, ma ha una specie di timore reverenziale che voglio utilizzare per un incontro diverso, cordiale, con una voglia di leggerezza. Mostrarmi da sola sotto i riflettori, come avverrà qui, in fondo rispecchia un po’ una mia esigenza di solitudine. Solitudine Siamo tutti soli. Io, a parte certi periodi in cui ho creduto in un rapporto che durasse, ho fatto volontariamente la scelta di non avere accanto un’altra persona che ti può domandare se hai comprato lo zucchero. Luca Ronconi un giorno m’ha avvisata: «Gira e rigira, quando spegni la luce del comodino, chiunque tu abbia accanto sei sola». Poi magari la paghi, questa condizione. Un giorno su trenta sento il bisogno di qualcuno. Ma la proporzione è uno a trenta, e allora.... In cima ai miei pensieri non ci sono mai stati una famiglia, un marito, una vita agiata. E ora eccomi qua, indipendente, zitella, felice. Single? Quando mi chiedono se sono “single” mi arrabbio, perché mi fa paura non chiamare le cose con il loro nome, far finta che la sostanza sia un’altra. Sono zitella. E ho sempre sperato di incontrare un principe azzurro, non un marito. Infanzia Non giravano tanti soldi a casa mia. Ricordo anche molte sale d’aspetto dei medici e, nella prima adolescenza, noiosissimi ricoveri in ospedale, tra adulti ai quali non avevo molto da dire. Non ci sono ville nella mia infanzia. Non ci sono governanti né viaggi nelle capitali d’Europa. La mia infanzia non è stata felice, avevo una malattia che mi ha sempre fatto sentire diversa. Questo ha fatto scattare in me una gran voglia di rivincita nei confronti delle fragilità che riconosco di aver avuto. Famiglia Mamma, ai tempi del mio debutto con Strehler nel Nost Milan di Bertolazzi, stava seduta in platea al fianco di Renzo Arbore, che allora era il mio compagno. Doveva tradurre per lui che, essendo foggiano, rischiava di non capire proprio niente. Ma dimenticò quasi il suo compito. Era troppo impegnata a criticare me. Mia madre è morta mentre mi stavo riavvicinando a lei. Ha sempre vissuto per la famiglia e, a suo modo, mi è sempre stata vicina. Ma ci siamo capite tardi. Per anni, da bambina e da ragazza, ho vissuto con la sensazione che lei non riuscisse ad accettarmi. La vedevo orgogliosa di mio fratello, alto e bello e forte come papà, la vedevo serena con mia sorella più piccola. Io, invece, avevo l’impressione di crearle una specie di inconfessabile disagio nei confronti del mondo. Abbiamo vissuto insieme, per anni, senza mai parlarci sul serio. Da bambina sono stata una diversa mio malgrado. Poi ho voluto esserlo, ho trasformato il mio handicap nella conquista di una faticosa unicità. Ma purtroppo non ho mai avuto la sensazione che mia madre mi fosse complice in questo cammino. Me l’ha trasmessa invece papà: sempre anche quando veniva a tirarmi via dal bar Jamaica, prendendomi per un orecchio e trasci- nandomi, umiliata, a casa. Mio padre. Mi voleva un bene assoluto, anche quando tutti gli altri mi scartavano. Ma credo di vedere in questo momento per la prima volta, con assoluta chiarezza, che nel mio rifiuto del matrimonio può esserci anche la certezza di non poter trovare una persona capace di eguagliarlo. Carriera Prendiamo l’eterno bivio della mia vita, tra amore e lavoro. Ogni volta, al momento di scegliere, mi sono chiesta di che cosa avrei potuto fare a meno. E ogni volta ho capito che non avrei potuto rinunciare al mio lavoro. Quando mi fermo non sto più bene, divento nevrotica. Che cosa dovrei rispondere a tutte quelle ragazze che mi scrivono per chiedermi che cosa ci vuole per diventare attrici? Una bella resistenza fisica, prima di tutto. Quando, da ragazza, a scuola di recitazione, mi sono detta: «Sì è proprio questo che voglio fare» ho avuto subito fortissima anche la sensazione della mia voglia di unicità che dovevano essere le mie mani non quelle di altri a plasmare. Per rendermi indipendente ho detto tanti no, in amore e in politica. E ho sacrificato anche un po’ della mia giovinezza. Ho anche studiato tanto, per compensare quelle assenze da scuola regolari alle quali la mia malattia, da bambina, mi ha costretto. Faccio teatro proprio per questo, perché mi consente di non volare in basso, a costo di farmi venire l’ulcera. Per il teatro ho rinunciato a tante IL «COMMESSO VIAGGIATORE» IN TOURNÉE A partire da febbraio, prende il via la tournée di Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller. Lo spettacolo - diretto da Marco Sciaccaluga e interpretato nel ruolo di protagonista da Eros Pagni, con una compagnia di attori comprendenti tra gli altri Ugo Maria Morosi, Orietta Notari, Gianluca Gobbi e Aldo Ottobrino - debutterà a Savona (Teatro Chiabrera) dal 9 all’11 febbraio, per essere poi a Torino (Teatro Alfieri) dal 13 al 18 febbraio, Perugia (Teatro Morlacchi) dal 20 al 25 febbraio, Cattolica (Teatro della Regina) il 27 e il 28 febbraio, Modena (Teatro Storchi) dall’1 al 4 marzo, Palermo (Teatro Biondo) dal 7 al 18 marzo, Catania (Teatro Verga) dal 20 marzo all’1 aprile, Brescia (Teatro Sociale) dall’11 al 15 aprile, Padova (Teatro Verdi) dal 17 al 22 aprile, Venezia (Teatro Goldoni) dal 24 al 29 aprile. altre opportunità di lavoro. Le più grandi? Secondo me certe proposte di Hollywood. O chissà che, invece, non sia stata proprio la prima “Domenica in” del dopo Baudo. Il successo non ha cambiato il mio modo di essere. Più ancora che gli applausi, io amo il lavoro. A volte mi vergogno quasi a dirlo. So quello che si può pensare: che io parli così perché sono una privilegiata, perché la mia stanchezza non è mai quella di chi sta dietro una catena di montaggio, perché i momenti in cui sento di aver trovato “quel” gesto o “quel” tono sono emozioni impagabili. Bellezza Questo fatto di non essere considerata bella, in fondo mi seccava. Anche se interpretare una donna brutta, professionalmente, può essere più lusinghiero: perché si può puntare soltanto sulla bravura. Mi dicono che sono più bella adesso di quando ero giovane. E credo che sia vero, perché non mi vergogno più di andare in giro struccata. Mi piace credere a quello che mi ha detto, un giorno, un uomo che mi ha amato: «Tu hai tutt’intorno un’aura di giovinezza, l’avrai anche da vecchia». Mi piace crederlo. E mi chiedo, a volte, quanto dipenda da un mio innato modo di essere o da questa mia vita che ho costruito su un sano egoismo, dal fatto che non devo lavare i piatti o lucidare i pavimenti tutti i giorni. Sembrano sciocchezze, ma ogni donna sa che cosa intendo dire. Città Io ho ancora una casa a Milano. Ho bisogno dei miei Navigli, del mio Duomo, con le sue guglie, perfino di quel grigio: ti ricorda sempre che basta un po’ di coraggio, che a volte basta volerle tanto, le cose, per averle. E che perfino il dolore può essere un incentivo per emergere. Genova è una città dove mi sento amata. Ha una luce che subito, quando arrivi, magari non ti abbaglia come questa (di Roma-ndr). Ma poi ti entra dentro e ci resta. Dichiarazioni tratte da interviste e da Io, Mariangela Melato, Ed.De Ferrari. gennaio | giugno 2007 6l C O N V E R S A Z I O N I , I N C O N T R I , R A S S E G N A V I D E O E P E R F O R M A N C E S Tutti gli appuntamenti nel Foyer del Teatro «HELLZAPOPPIN»: POMERIGGI ALLA CORTE I n c o l l a b o r a z i o n e Quella che si apre da gennaio nel Foyer della Corte è l’ottava stagione di «Hellzapoppin», il contenitore culturale del Teatro Stabile di Genova nato con l’intento di far vivere il teatro anche quando in sala non c’è spettacolo e diventato ben presto un frequentatissimo luogo d’incontro di persone e di associazioni interessate all’arte e più in generale all’esperienza culturale. Come si può vedere dal programma pubblicato qui accanto, sarà un anno ricco di appuntamenti (tutti a ingresso libero), che coinvolgono numerose realtà culturali che operano a Genova e in Liguria. S’ inizia con i tre pomeriggi del corso di aggiornamento del CIDI (Centro Iniziativa Democratica Insegnanti) organizzato da Carla Olivari e dedicato al tema del Saper vedere il teatro; sempre a gennaio, poi, c’è l’incontro Intorno a «Svet» nell’ambito delle attività Teatro-Università, mentre il 19 prende il via il ciclo di sette incontri sul tema Liguria arco di storia programmati in collaborazione con il Circolo Viaggiatori nel Tempo. Da febbraio, la tradizionale collaborazione con «I Buonavoglia» si concretizza in tre incontri intorno ad altrettanti spettacoli in cartellone allo Stabile (Utopia, mostri e follia), che vedranno coinvolti oltre ai protagonisti di Gli uccelli, Il berretto a sonagli e Eumenidi anche rappresentanti del mondo accademico e culturale genovese. Un ruolo centrale nella programmazione delle attività di «Hellzapoppin» torna ad assumere anche l’Associazione per il Teatro Stabile di Genova che, sotto la guida della sua nuova presidente Daniela Oliva, ha il progetto di col- c o n l e A s s o c i a z i o n i laborare all’organizzazione di numerose iniziative atte a diffondere la conoscenza del teatro e delle sue attività nella realtà cittadina. Alcune di queste iniziative – come l’incontro intorno a Svet organizzato a Palazzo Ducale (vedi pag. 3) e le conversazioni «semi-serie» previste al «C. Dream» della Costa Crociere con Ugo Pagliai e Paola Gassman (giovedì 15 febbraio, ore 17.30), con Massimo Olcese e Adolfo Margiotta (mercoledì 7 marzo, ore 17.30) e con Beppe Gambetta (in un pomeriggio di maggio ancora da definire) – si svolgeranno fuori del teatro, altre sono ancora in fase di preparazione (come il proseguimento degli incontri con le prime attrici, felicemente inaugurati a novembre con Claudia Cardinale), ma nel programma di «Hellzapoppin» sono già inclusi sia una rassegna video in ricordo di Benno Besson, con la proieLO STABILE IN RETE Grazie alla collaborazione con Datasiel.net, il Teatro Stabile di Genova si è dotato da questa stagione di un nuovo e funzionale sito web (www.teatrostabilegenova.it), nel quale i “naviganti” possono trovare le più ampie informazioni sugli spettacoli in cartellone, le news relative a tutte le iniziative del teatro, informazioni sul funzionamento della biglietteria e della Scuola di Recitazione, mentre è in fase avanzata di allestimento anche l’archivio storico con tutti gli spettacoli prodotti dal teatro dal 1951 a oggi. Entrando nel sito, inoltre, si possono direttamente prenotare e acquistare i biglietti per le singole rappresentazioni. c u l t u r a l i zione di cinque registrazioni dei suoi spettacoli realizzati a Genova, presentati ciascuno da altrettanti esponenti del mondo accademico (Buonaccorsi, Tinterri, Trovato, Beniscelli e Vazzoler) g e n o v e s i che molto amichevolmente hanno accettato di parlare di lui, sia la conversazione sul tema dello «Spazio teatrale» e le sue trasformazioni nel corso della storia, coordinata da Eugenio Pallestrini. palcoscenico e foyer Ministero Beni e Attività Culturali soci fondatori COMUNE DI GENOVA PROVINCIA DI GENOVA REGIONE LIGURIA socio sostenitore partner della stagione numero 23 • gennaio | giugno 2007 Edizioni Teatro Stabile di Genova piazza Borgo Pila, 42 • 16129 Genova www. teatrostabilegenova.it Presidente Prof. Eugenio Pallestrini Direzione Carlo Repetti e Marco Sciaccaluga Direttore responsabile Aldo Viganò Collaborazione Annamaria Coluccia Segretaria di redazione Monica Speziotto Autorizzazione del Tribunale di Genova n° 34 del 17/11/2000 Progetto grafico: art: Bruna Arena, Genova (33306) Stampa: Ortolan, Opera (MI) cesso («Eumenidi» di Eschilo) con Vincenzo Pirrotta e Anna Canepa, a cura di Margherita Rubino; in collaborazione con I Buonavoglia. Giovedì 1 marzo, ore 17 «Incontro con Silvio Orlando «protagonista di «Questi fantasmi» promosso da Coop Liguria. Venerdì 2 marzo, ore 17.30 «Liguria arco di storia» La canzone d’autore; in collaborazione con il Circolo Viaggiatori nel Tempo. Giovedì 8 marzo, ore 16.30 «Tartufo» ricordo di Benno Besson; introduce Roberto Trovato, Rassegna video 3; in collaborazione con l’Associazione per il Teatro Stabile. Venerdì 9 marzo, ore 17.30 «Liguria arco di storia» La canzone d’autore; in collaborazione con il Circolo Viaggiatori nel Tempo. Giovedì 15 marzo, ore 16.30 «L’amore delle tre melarance» ricordo di Benno Besson; introduce Alberto Beniscelli, Rassegna video 4; in collaborazione con l’Associazione per il Teatro Stabile. Venerdì 16 marzo, ore 17.30 «Liguria arco di storia» Parole, suoni, acciaierie; in collaborazione con il Circolo Viaggiatori nel Tempo. Giovedì 22 marzo, ore 16.30 «Il cerchio di gesso del Caucaso» ricordo di Benno Besson; introduce Franco Vazzoler, Rassegna video 5; in collaborazione con l’Associazione per il Teatro Stabile. Venerdì 30 marzo, ore 17.30 «Liguria arco di storia» Andrea D’Oria e il suo gatto; in collaborazione con il Circolo Viaggiatori nel Tempo. Martedì 3 aprile, ore 17.30 «Lo spazio teatrale» conduce Eugenio Pallestrini; in collaborazione con l’Associazione per il Teatro Stabile. Venerdì 13 aprile, ore 17.30 «Liguria arco di storia» Emigranti, portuali, crociere; in collaborazione con il Circolo Viaggiatori nel Tempo. Giovedì 11 gennaio, ore 15 I 18 «Saper vedere il teatro» Corso di aggiornamento CIDI. Mercoledì 17 gennaio, ore 17 Intorno a «Svet» con Carlo Angelino e gli interpreti dello spettacolo, conduce Marco Salotti; incontri «Teatro-Università». Giovedì 18 gennaio, ore 15 I 18 «Fare teatro» Corso di aggiornamento CIDI. Venerdì 19 gennaio, ore 17.30 «Liguria arco di storia» Mazzini tra rivoluzione ed esilio; in collaborazione con il Circolo Viaggiatori nel Tempo. Giovedì 25 gennaio, ore 15 I 18 «A che serve il teatro» Corso di aggiornamento CIDI. Mercoledì 14 febbraio, ore 17 «Utopia, mostri e follia» L’utopia di un buon governo («Gli uccelli» di Aristofane); con Sandro Lombardi e Umberto Albini, a cura di Margherita Rubino; in collaborazione con I Buonavoglia. Giovedì 15 febbraio, ore 16.30 «Mille franchi di ricompensa» ricordo di Benno Besson; introduce Eugenio Buonaccorsi, Rassegna video 1; in collaborazione con Associazione per il Teatro Stabile. Venerdì 16 febbraio, ore 17.30 «Liguria arco di storia» Il cinema in Liguria; in collaborazione con il Circolo Viaggiatori nel Tempo e il Gruppo Ligure Critici Cinematografici. Lunedì 19 febbraio, ore 17 «Utopia, mostri e follia» La follia come identità («Il berretto a sonagli» di Pirandello) con Sebastiano Lo Monaco e Giorgio Bertone, a cura di Margherita Rubino; in collaborazione con I Buonavoglia. Giovedì 22 febbraio, ore 16.30 «Io Moi» ricordo di Benno Besson; introduce Alessandro Tinterri Rassegna video 2; in collaborazione con l’Associazione per il Teatro Stabile. Mercoledì 28 febbraio, ore 17 «Utopia, mostri e follia» Il giusto pro- spettacoli ospiti dal 20 marzo all’11 maggio La concessione del telefono di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale Corte 10 / 15 aprile Duse 26 / 29 aprile Da calciatore a soubrette di varietà. Uno spettacolo musicale d’ispirazione europea: dal rock al tango, dal melodramma alla rumba, dalla zarzuela al mambo. Storie antiche e contemporanee degli abitanti di un mare multietnico e travagliato da una tragica conflittualità. Diretto e interpretato da Petruzzelli. FUORI ABBONAMENTO Anfitrione Corte 20 marzo / 1 aprile Da uno dei più divertenti romanzi dello scrittore siciliano. Commedia degli equivoci con mafia sullo sfondo. Con Paolantoni, Musumeci e Pattavina. di Molière Duse 11 / 22 aprile Appunti per un film sulla lotta di classe Il grande mito del truffaldino amplesso di Giove con la casta moglie del re di Tebe messo in scena da una compagnia di giovani formatisi allo Stabile di Genova. di e con Ascanio Celestini Miserabili di e con Marco Paolini La cena de le ceneri Corte 2 / 5 maggio da Giordano Bruno Da un maestro del teatro d’intervento e di affabulazione, documentato viaggio nel lavoro precario come moderno sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Ecuba di Euripide Duse 2 / 5 maggio Corte 17 / 22 aprile Astronomia e morale raccontate con “eroico furore”. Filosofia e teatro in uno spettacolo diretto da Antonio Latella, con Danilo Nigrelli e Marco Foschi. Con il sottotitolo Io e Margaret Thatcher, Marco Paolini e I Mercanti di Liquore invitano il pubblico in un originale itinerario attraverso la realtà contemporanea. Concha Bonita Periplo mediterraneo di Nicola Piovani, Alfredo Arias, René de Ceccatty di Pino Petruzzelli, Predrag Matvejevic, Massimo Calandri Duse 27 marzo / 1 aprile Le donne superstiti alla caduta di Troia tra teatro e immagini televisive. Con Mariella Lo Giudice. Regia di Daniela Ardini. FUORI ABBONAMENTO Acoustic Night 7 Corte 10 e 11 maggio Beppe Gambetta racconta sul palcoscenico “l’altra Nashville” dialogando con la sua chitarra acustica in compagnia di Darrel Scott e Brad Davis. gennaio | giugno 2007 l 7 R a s s e g n a d i « M i s e s e n e s p a c e » e d e s e r c i t a z i o n e s u « L ’ a t t o r e r o m a n o » Giovani in scena tra classici e contemporanei La Rassegna di “Mises en espace” dedicate alla nuova drammaturgia contemporanea, giunta ormai alla sua dodicesima edizione consecutiva, è diventata un appuntamento fisso nel cartellone del Teatro Stabile di Genova, il quale ne vede non solo l’occasione di far conoscere nuovi autori, ma anche quella di sperimentare nuovi registi e interpreti, e di stabilire un rapporto diverso con il pubblico: soprattutto quello giovanile che ha sempre dimostrato di gradire questa forma di spettacoli e le scelte drammaturgiche che li contraddistinguono. Ideata nel 1996 da Carlo Repetti, la rassegna è andata crescendo d’importanza e di durata nel corso degli anni, anche avvalendosi della collaborazione del Goethe Institut, del Centre Culturel Franco-Italien “Galliera”, del British Council, dell’Università di Genova e del Museo-Biblioteca dell’Attore. Con questa edizione le opere della drammaturgia contemporanea nazionale e internazionale presentate hanno raggiunto il numero complessivo di trentasette, alcune delle quali (da La bella regina di Leenane a Der Totmacher, da Mojo Mickybo a Galois, sino a Eden e Holy Day) hanno poi trovato anche la via dei palcoscenici più grandi. Quest’anno il programma propone un testo inedito italiano di cui sono autori due giovani formatisi allo Stabile di Genova, e due commedie scritte da autori provenienti rispettivamente dalla Norvegia e dalla Russia. La Rassegna delle «mises en espace» è resa possibile dalla collaborazione con la RUM QUALCUNO ARRIVERÀ TERRORISMO di Carlo Besozzi e Flavio Parenti regia di Flavio Parenti di Jon Fosse regia di Valerio Binasco di Vladimir e Oleg Presnjakov regia di Alberto Giusta Due giovani formatisi alla Scuola di Recitazione dello Stabile genovese si sono messi insieme per raccontare con allegria, su uno sfondo storico attendibile, la lotta per il potere nel Mar dei Caraibi, sullo scorcio dell’ultimo decennio del secolo XVI che contrappose la Spagna alla Francia e all’Inghilterra. L’oggetto del contendere è la piccola isola di Tortuga, il tono quello sinora frequentato soprattutto dal cinema: sempre sospeso tra il serio e il faceto, tra il dramma della Storia e la sua sorridente rivisitazione avventurosa. Lontano dall’intimismo minimalista caro a tanta drammaturgia contemporanea, quello di Besozzi e Parenti è un teatro che evoca grandi spazi e chiama in causa personaggi costruiti a tutto tondo. Un teatro che guarda con occhio affettuosamente disincantato alla grande tradizione romanzesca (i fatti sono introdotti da un narratore), ma che rifugge da ogni tentazione parodistica, chiedendo esplicitamente agli spettatori di contribuire con la propria immaginazione a dare concreta verità a quei personaggi che sul palcoscenico vivono sino in fondo le proprie passioni: amano, odiano e sognano sempre con assoluta e totalizzante intensità. Rum è il piacere di fare teatro, che non rinuncia però a tutta la sua assoluta e irripetibile “necessità”. Scritto nel 1996, Qualcuno arriverà (in originale Nokon kjem til å komme) è un testo ben rappresentativo dello stile del norvegese Jon Fosse (classe 1959) che nell’ultimo decennio è diventato autore di punta della nuova drammaturgia internazionale. Suddiviso in sette scene, Qualcuno arriverà racconta di tre personaggi raccolti intorno a una vecchia casa vicino al mare: Lui e Lei sono la coppia che quella dimora ha acquistato per trascorrervi una vita in piena solitudine; il terzo è l’Uomo, l’ex proprietario, insieme causa di paura e di tentazione, volgare e romanticamente attraente. Come sempre accade nel teatro di Fosse il racconto non è fatto dallo scorrere degli avvenimenti, ma dall’intrecciarsi delle situazioni. Ecco allora che all’entusiasmo per il nuovo subentra l’ansia del passo falso, che la gioia per la realizzazione di una scelta a lungo meditata viene intorbidita dalla gelosia e dalla sensazione che la pace sognata è stata comunque infranta. Fosse è un autore dall’affascinante scrittura, maturata dapprima come narratore e come poeta, ma votata a trovare pieno compimento soprattutto sul palcoscenico, attraverso una serie di opere che inquietano e non consolano (da Il nome a Inverno da Sogno d’autunno a E la notte canta passando attraverso Qualcuno arriverà). Scene di vita urbana, tutte sottese da un clima di paura e di minacciosa violenza. Rappresentanti di punta della nuova drammaturgia russa, i fratelli Presnjakov (qui tradotti da Ilaria Della Casa e Roberto Brunasso) sono autori di un teatro che privilegia la costruzione per scene separate, le quali, nel loro insieme, vengono poi a definire un organico mondo psicologico e sociale. È quanto accade anche in Terrorismo, dove la cornice, rappresentata dall’ansiosa attesa dei passeggeri obbligati a una lunga permanenza in aeroporto dalla minaccia di una bomba, si apre accogliendo al proprio interno una scena d’adulterio consumato in un clima di amore estremo; o la latente violenza presente sia nei giochi di un bambino nel cortile di un condominio, sia nelle chiacchiere delle donne che dovrebbero sorvegliarlo; oppure, ancora, l’asfittica atmosfera di sopraffazione che contraddistingue i discorsi e i comportamenti degli impiegati in un ufficio o dei militari nello spogliatoio di una caserma. Alla fine, si saprà che tutti questi momenti di vita quotidiana sono tragicamente collegati tra di loro. E Terrorismo rivelerà in modo sorprendente l’intima unione tra la modernità della sua scrittura teatrale e l’agghiacciante attualità dei contenuti fatti così vivere sul palcoscenico. IL CAPOLAVORO DI PHILIP MASSINGER La tradizionale “esercitazione” della Scuola di Recitazione dello Stabile coinvolge quest’anno tutti gli allievi del secondo anno di Qualificazione, affiancati dall’attore Nicola Pannelli, ed è dedicata a un classico poco noto della grande drammaturgia inglese del Seicento. Rappresentato per la prima volta nel 1626, L’attore romano (The Roman Actor) è stato scritto da Philip Massinger (1583-1640), gentiluomo colto e teatrante raffinato, succeduto a Shakespeare e a John Fletcher nel ruolo di drammaturgo stabile (“ordinary poet”) dei King’s Men. La struttura narrativa sfrutta in modo mirabile la situazione cara agli elisabettiani della commedia nella commedia. La moglie dell’imperatore Domiziano (81 - 96 d.C.) s’invaghisce dell’attore Paride, che cede con riluttanza alla sua seduzione. Scoperta la tresca nel corso di una rappresentazione teatrale, Domiziano decide di vendicarsi scegliendo per sé il ruolo dell’antagonista di Paride in una tragedia, che interpreterà con sanguinario eccesso di realismo. L’attore romano viene proposto, a ingresso libero, in doppia rappresentazione giornaliera e in una messa in scena che, nel pieno rispetto dell’essenzialità scenica elisabettiana, si affida soprattutto alla forza evocativa della parola e al rigore della recitazione. L’attore romano di Philip Massinger regia Massimo Mesciulam versione italiana Masolino d’Amico personaggi e interpreti Domiziano Cesare Nicola Pannelli Paride, attore tragico Jacopo Bicocchi Partenio, liberto di Cesare Mauro Parrinello Elio Lamia, senatore Mario Pietramala Stefano, liberto Simone Luglio Aretino Clemente, spia di Cesare Davide Iacopini Filargo,ricco avaro Simone Luglio Palfurio Sura, senatore Massimo Malagugini Latino, attore Federico Giani Tribuno Mario Pietramala Littori Ernesta Argira, Margherita Romeo Ascletario, astrologo Massimo Malagugini Domizia, moglie di Elio Lamia Gaia Casanova Domitilla, cugina-germana di Cesare Gisella Szaniszlò Giulia, figlia di Tito Miriam Guerra Cenide, concubina di Vespasiano Ilaria Amadasi assistente alla regia Mauro Parrinello Rapprentazioni di mattina per le Scuole di tutti gli ordini e gradi, previ accordi con l’Ufficio Rapporti con il Pubblico. Rappresentazioni alla sera per tutti PICCOLA CORTE PICCOLA CORTE PICCOLA CORTE MARTEDÌ 22 - SABATO 26 MAGGIO (ORE 20.30) MARTEDÌ 29 MAGGIO - SABATO 2 GIUGNO (ORE 20.30) MARTEDÌ 5 - SABATO 9 GIUGNO (ORE 20.30) TEATRO DUSE MARTEDI 20 - SABATO 24 MARZO ( ORE 11 E 20.30) INGRESSO LIBERO gennaio | giugno 2007 8l «LE GRANDI PAROLE »: LETTURA D E L L’ «ORLANDO FURIOSO » DAL 5 MARZO AL TEATRO DELLA CORTE Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori... Sanguineti, Maraini, Rossi e Cardini introducono il capolavoro di Ludovico Ariosto Le Grandi Parole dell’Umanità sono diventate ormai un appuntamento fisso del lunedì sera al Teatro della Corte. Giungono con questa alla dodicesima edizione consecutiva, avendo esordito nel 1996 con Le parole e i giorni (i discorsi della Storia), per proseguire con Le parole e l’eternità (1997: pagine delle Grandi Religioni), L’identità del Novecento (1998), Pro & Contro (1999), Lo Stato e il Cittadino (2000: I discorsi dell’Assemblea Costituente), Voci del Mediterraneo (2001), Le ragioni del Mito (2002), Idea di Europa (2003), Viaggio e viaggiatori (2004), La Rivoluzione francese (2005), Incroci nel Mito (2006). Scegliendo di concentrare l’attenzione di questa edizione delle Grandi Parole sulla lettura di un’ampia antologia dell’Orlando Furioso, il Teatro Stabile di Genova propone anche un ritorno alle origini dei suoi lunedì sera, nel ricordo delle tre stagioni (dal 1983 al 1986) della lettura completa della Divina Commedia e di quelle dedicate a Eugenio Montale, che tanto successo ottennero allora, aprendo la via sovente imitata poi anche sul piano nazionale. Si ringrazia per la collaborazione la gennaio | giugno 2007 Far risuonare in un teatro i versi dell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto non significa solo un atto di fiducia nei confronti della valenza drammaturgica di quel capolavoro dell’epica rinascimentale, ma anche appoggiarsi sulla valenza universale della grande poesia per parlare di un tema diventato oggi di grande attualità quale quello del rapporto tra Europa e mondo mussulmano, tra cultura cristiana e cultura islamica. Le grandi storie d’amore e di odio, i duelli e le riappacificazioni, la follia e il fantastico che sottendono e attraversano le avventure intrecciate di una numerosissima schiera di personaggi - la fuggitiva Angelica e l’innamorato Orlando, Rinaldo e il suo cavallo Baiardo, Bradamante travestita da cavaliere, l’ippogrifo che porta in volo Ruggiero all’isola di Alcina e Astolfo sin sulla Luna per ritrovare il senno di Orlando; il terribile Rodomonte e tanti altri ancora sullo sfondo del grande conflitto armato tra gli eserciti di Carlomagno e di Agramante - vengono a costruire un universo umano, un paesaggio fisico e ideologico, di universale suggestione emotiva e culturale. È questo mondo che torna a vivere nelle cinque serate della dodicesima edizione delle Grandi Parole dell’Umanità, intitolate Ariosto alla Corte. Cinque appuntamenti con la grande poesia, sulla scorta di una scelta antologica fatta in collaborazione con Alberto Beniscelli e Quinto Marini, docenti del Dipartimento di Italianistica dell’Università di Genova, cui va il più sincero ringraziamento del Teatro Stabile di Genova. S’inizia lunedì 5 marzo alle ore 20.30, con Edoardo Sanguineti che introduce la serata dedicata alla lettura (da parte di due importanti attori della scena italiana) dei primi due canti del poema, nel corso dei quali s’incontrano Angelica, Rinaldo con il suo Baiardo, Ferraù e Aralia, Sacripante e Bradamante, in una girandola di fughe e di duelli, di inseguimenti e di appuntamenti mancati. La sera di lunedì 12 marzo, Dacia Maraini sale sul palcoscenico della Corte per accompagnare la lettura di ampi brani dei canti III, IV, VI e VII, dai quali emerge in primo piano il mondo fantastico di Ariosto, con il volo dell’ippogrifo, il castello di Atlante e le tentazioni dell’isola di Alcina. Con il 19 marzo, il cui conduttore resta ancora da definire, il viaggio nell’Orlando furioso si addentra nel mondo dell’amore, ed ecco pertanto che – sul filo delle stanze dei canti XVIII, XIX e XXIII – alla Corte risuoneranno i versi nei quali si raccontano l’amicizia tra Cloridano e Medoro, il dolce innamoramento di Angelica e Medoro, ma anche la forsennata gelosia di Orlando. E proprio il tema centrale del poema – la pazzia di Orlando – è al centro della serata del 26 marzo, quando Romolo Rossi guida gli spettatori all’interno delle imprese di Orlando reso folle dalla gelosia (canto XXIX), ma anche lungo il viaggio di Astolfo nell’inferno e sulla luna per recuperare quel senno perduto (canto XXXIII e XXXIV), che viene infine restituito a Orlando (canto XXXIX). L’incontro del 2 aprile, infine, sarà interamente dedicato al conflitto di civiltà, ma soprattutto umano, tra cristiani e mussulmani. Tema quanto mai attuale, che sarà approfondito, con l’aiuto dell’introduzione di Franco Cardini, attraverso la lettura delle stanze in cui Ariosto racconta dell’assedio di Parigi con le imprese di Rodomonte, ma anche della presa di Biserta ad opera dell’esercito di Carlo Magno, sino al duello tra Ruggiero e Rodomonte con cui il poema si conclude a Parigi. ADDIO A MAURO MANCIOTTI Amava il teatro, il cinema d’autore, la musica jazz, il poker e il pugilato; soprattutto, amava la vita sia nei suoi aspetti più edonistici (mangiare, bere, fumare), sia in quelli più squisitamente culturali, sostenuti da una straordinaria memoria che gli permetteva di arricchire con appropriate citazioni, colte e raffinate, i suoi scritti e le sue conversazioni. Pisano di nascita e di carattere, Mauro Manciotti ha accompagnato con la sua presenza e con i suoi puntuali giudizi sessant’anni di storia della cultura genovese, e non solo. Dalle prime giovanili esperienze intorno al “Barco” e al Teatro Sperimentale “Luigi Pirandello” (sul cui palcoscenico si cimentò anche come attore) al circolo culturale creatosi intorno alla cattedra universitaria di Walter Binni, dalla lunga militanza sulle pagine del “Secolo XIX” - dove la città imparò a conoscerlo come critico teatrale e cinematografico, ma anche come acuto corsivista di costume o di politica e divertito cronista del festival di Sanremo, dei concerti jazz o di Frank Sinatra, degli incontri sul ring di Cassius Clay – agli ultimi anni in cui continuò a scrivere di teatro sul Lavoro-La Repubblica. Nato nel giugno 1928, Mauro Manciotti ha assistito alla distruzione dei teatri genovesi sotto i bombardamenti di guerra, ha partecipato ai fermenti culturali della ricostruzione, ha visto nascere il Teatro Stabile, del quale per alcuni anni è stato anche un prezioso collaboratore culturale, ma anche la Tosse e l’Archivolto. Di tutti, ha sempre accompagnato l’attività come spettatore attento e cronista (amava più questo appellativo di quello di critico) rispettosamente pungente. Ci mancherà la sua costante presenza in sala al fianco dell’inseparabile moglie Gabriella, ci mancheranno i suoi capelli che col trascorrere degli anni da rossi si erano fatti bianchi, i suoi giudizi sferzanti nelle conversazioni quanto meditati nella scrittura, la sua disponibilità a parlare sino a notte fonda, con un bicchiere in mano e con una sigaretta tra le dita, di teatro, di cinema, di musica e di tutto ciò che riguarda la cultura e la vita. Mauro Manciotti è morto improvvisamente la sera del 21 dicembre scorso. Aveva 78 anni e sino a quel giorno non aveva mai cessato di lavorare.