OSSERVATORIO ASTRONOMICO GALILEO GALILEI 28019 SUNO (NO) - Tel. 032285210 – 335 275538 apansuno @ tiscalinet.it www.apan.it BOLLETTINO N. 335 Mercoledì 19 marzo 2014, dopo le ore 21, in osservatorio, per i tradizionali incontri del terzo mercoledì di ogni mese si parlerà della morte delle stelle a cura di Silvano Minuto. Al termine, se il cielo sarà sereno, si potranno fare delle osservazioni al telescopio. La Luna sarà tra il plenilunio e l’ultimo quarto. Sarà ancora molto luminosa. Data la sua presenza sarà difficoltoso riuscire a vedere nebulose e galassie; però sarà bassa all’orizzonte est. Si potrà ancora vedere la supernova nella galassia M82 anche se molto indebolita di luminosità. Giove sarà visibile nei Gemelli. Marte sorgerà a tarda notte nella Vergine. Saturno sarà visibile al mattino nella la Bilancia. Venere e Mercurio sorgeranno poco prima del Sole nel Capricorno. RECENSIONI CALEB SCHAFR I MOTORI DLELA GRAVITA’ L’altra faccia dei buchi neri Allegato alla rivista Le Scienze marzo 2014 Pag. 246 – Formato 20,5 x 14.,5 cm - Prezzo con la rivista €12,40 Tra gli oggetti celesti che popolano il cosmo i buchi neri hanno un ruolo particolare nell’immaginario delle persone. Sono mostri che divorano materia e catturano luce in modo definitivo, e come strumenti di morte scrivono la parola fine su qualsiasi abitante del cosmo catturato dalle loro potenti reti gravitazionali. In altre parole i buchi neri rappresentano una negazione della realtà fisica in cui siamo immersi. Una fama senza dubbio meritata. Eppure con l’incedere delle ricerche è emerso anche un ruolo antitetico a quello illustrato, in cui l’attività dei buchi neri può essere importante per l’emergere della vita. Questo doppio gioco è raccontato in “I motori della gravità”, il libro di Caleb Scharf L’autore è direttore del Centro di astrobiologia della Columbia University, e da quella posizione di osservatore privilegiato accompagna il lettore nel mondo dei buchi neri, fin da quando la loro esistenza venne proposta per la prima volta. Era il 1783, e il britannico John Michell aveva illustrato alla Royal Society un’idea che riguardava «oggetti nell’universo che, intrappolando tutta la luce proveniente dalla loro superficie, erano a tutti gli effetti invisibili, e l’unico modo per localizzarli sarebbe stato quello di misurare la loro influenza gravitazionale su altri oggetti». I tempi non erano ancora maturi per sviluppare una proposta del genere. Il puzzle avrebbe iniziato a comporsi subito dopo l’inizio del Novecento, grazie soprattutto a un tassello: la teoria generale della relatività di Albert Einstein, che con la sua ridefinizione della gravità avrebbe spalancato tante porte sull’universo, una proprio su questi oggetti dalla forza gravitazionale inimmaginabile. Da allora molti altri scienziati avrebbero dato un contributo (per ironia della sorte invece Einstein aveva molti dubbi sulla possibilità dell’esistenza reale dei buchi neri), tra i quali è doveroso citare il tedesco Karl Schwarzschild, autore nel 1916 di una formula che calcola il «raggio di Schwarzschild», con cui si fissa la relazione tra la massa di un oggetto e il suo effetto sulla luce; l’indiano Subramanyan Chandrasekhar, che negli anni trenta con i suoi studi sull’evoluzione delle nane bianche diede un impulso decisivo nella ricerca dei divoratori cosmici di materia (così decisivo che oggi uno dei telescopi spaziali della NASA è chiamato Chandra e osserva il cosmo nei raggi X); lo statunitense John Wheeler, il quale in una conferenza del 1967 usò per la prima volta il termine «buco nero» per indicare una particolare categoria di oggetti celesti collassati. Oggi dividiamo i buchi neri in tre categorie, in funzione della loro massa rispetto a quella del Sole: supermassicci (da milioni a miliardi di masse solari), intermedi (da 1000 a due milioni di soli) e di massa stellare (da 3 a 100 masse solari). La loro formazione deriva dal collasso di stelle con massa superiore a un certo valore soglia e alcune variazioni sul tema, in particolare per i buchi neri supermassicci. Inoltre, e questa è la novità illustrata da Scharf, sappiamo che buchi neri come quello da 4 milioni di masse solari che si trova al centro della nostra galassia, la Via Lattea, non sono solo meri distruttori, ma mentre mangiano materia emettono anche una discreta quantità di energia. Questa attività può influire in modo sorprendente sulla galassia, in particolare sulla popolazione stellare, ma deve essere ben calibrata: troppa attività di un buco nero, o troppo poca, e le stelle con le condizioni adatte alla vita sarebbero scarse. Il Sole e la sua energia fondamentale per la vita sulla Terra quindi ci sono anche grazie al mostro divoratore al centro della Via Lattea. In altre galassie simili alla nostra avviene lo stesso? A cura di Silvano Minuto MERIDIANE E QUADRANTI SOLARI Continuiamo dal numero precedente l’esame dell’orologio della cattedrale di Messina 3. CAROSELLO DEI GIORNI È il più basso ed è composto di sette carri, raffiguranti ognuno un giorno della settimana e guidati da una deità pagana. Ecco l’ordine dei carri: DOMENICA – carro tirato da un cavallo e guidato da Apollo. LUNEDÌ – carro tirato da un cervo e guidato da Diana. MARTEDÌ – carro tirato da un cavallo e guidato da Marte. MERCOLEDÌ – carro tirato da una pantera e guidato da Mercurio. GIOVEDÌ – carro tirato da una chimera e guidato da Giove. VENERDÌ – carro tirato da una colomba e guidato da Venere. SABATO – carro tirato da una chimera e guidato da Saturno. Il carosello, naturalmente, compie il giro in una settimana. 4. CAROSELLO DELLE ETÀ Più sopra è il carosello delle età, formato da quattro statue a grandezza naturale, raffiguranti l’infanzia (un bambino), la giovinezza (un giovane), la maturità (un guerriero), la vecchiaia (un vecchio), che rispettivamente si portano al centro della scena al quarto, alla mezz’ora, ai tre quarti e all’ora. Il giro del carosello si compie, pertanto, in un’ora. Al centro della scena è la Morte, che con il cadenzare della sua falce accompagna il suono delle ore. A MEZZOGIORNO è l’ora in cui, nei vari piani della torre campanaria si svolgono le sce-ne più interessanti. 5. IL LEONE Dopo il battere delle ore 12 ecco l’incoronato re degli animali: scuote il capo e la coda, agita la bandiera che tiene nella zampa ed emette un fiero ruggito. Così per tre volte. Il leone è alto 4 metri fino alla corona e 6 metri se si comprende l’asta della bandiera. 6. IL GALLO Subito dopo è la volta del gallo. Solleva la testa, batte le ali e canta “chicchirichì”. Così per tre volte. Il gallo è alto metri 2,20. A cura di Salvatore Trani CONSIGLI PER L’OSSERVAZIONE PERSEO Alfa α - Markab AR 23h 05m – D + 15° 12’ In Arabo significa la "spalla". Di mag. 2.5, segna l'angolo sud ovest del "Grande Quadrato del Pegaso" Il colore è bianco e la classe spettrale A0. Dista 140 anni luce ed è 150 volte più luminosa del Sole. Gamma Persei AR 03h 05m – D + 53° 30’ Mag. 2.9 – sp. F5 E’ una binaria spettroscopica molto stretta, non alla portata degli strumenti amatoriali. Viene ricordata in quanto poco sopra è localizzato il radiante delle Perseidi. Epsilon Persei – A.R. 03h 58m – D. + 40° 01’ Sep. 8.8” – mag. 2.9-8.1 – AP° 10 Stella doppia con componenti di colore bianco e blu. Facile Beta – Algol AR 03h 08m – D + 40° 57’ – Variabile ad eclisse Mag. 2.1 – 3.4 – periodo 2.86 gg Si tratta dell'oggetto più conosciuto di tutta la costellazione. Variabile ad eclisse che in un periodo di 2.86 giorni passa dalla mag. 2.1 alla 3.4. La scoperta è attribuita a Geminiano Montanari nel 1669, ma il periodo fu determinato da John Goodricke nel 1783. Può essere seguita facilmente anche senza l'utilizzo di strumenti astronomici. La variazione è dovuta al passaggio davanti ad una stella piccola e brillante (Algol) di una compagna più grande ma meno luminoso. Per un confronto si può utilizzare alfa And (mag. 2.1) e delta Peg (mag. 3.0). Per seguire questi tipi di oggetti conviene consultare le effemeridi pubblicate su almanacchi e riviste astronomiche. Tau Persei AR 02h 54m – D + 52° 46’ - Separazione 51.7” – 3.5” -Mag. 4.0 – 10.6 – 11.7 – AP° 106 e 87 E’ un sistema triplo. La principale componente di mag. 4.0 è gialla, con una compagna di mag. 10.6 bianca, posta a 51.7” di distanza. La secondaria è a sua volta doppia, con componente di mag. 11.7 posta a 3.5”. NGC 650/1 – M 76 AR 01h 42m – D + 51° 34’ Dimensioni 65” Questa piccola nebulosa planetaria è stata scoperta nel 1780 e viene soprannominata piccola “Dumb-bell” in quanto ricorda vagamene nell’aspetto M 27 della Volpetta. Si può rintracciare a meno di un grado a nord ella stella Phi. Si tratta dell’oggetto Messier meno luminoso e con piccoli strumenti è difficile riconoscere la doppia concentrazione. Per apprezzare qualche particolare si deve utilizzare uno strumento di almeno 20/25 cm. La stella centrale è al di fuori delle possibilità degli strumenti amatoriali in quanto sfiora la mag. 16. La stima della distanza è incerta: i valori oscillano tra 4000 e 7000 anni luce. Ngc 869 – AR 02h 19m D + 57° 09’ – dim 29’ mag. 5.3 Ngc 884 – AR 02h 22m D + 57° 07’ – dim 29’ mag. 6.1 Siamo in presenza del “doppio ammasso di Perseo”, noto anche come h e Chi Persei. Risulta facilmente rintracciabile, trovandosi a mezza strada tra Delta Cassiopeiae e alfa Persei. I componenti sono visibili ad occhio nudo, nelle notti di buona trasparenza atmosferica, come una flebile nebulosità simile a quella della Via Lattea. A causa della loro notevole estensione angolare (superiore a due diametri lunari), la visione migliore si ottiene mediante un buon binocolo; con piccoli strumenti occorre utilizzare bassi ingrandimenti. Si trovano a circa 7000 anni luce di distanza e le componenti sono stelle molto giovani nate appena qualche milione di anni fa. NGC 1023 A.R. 02h 40m – D. + 39° 04’ Dimensioni 8-6’ – mag. 9.3 – Galassia E’ una galassia barrata situata al confine con la costellazione di Andromeda. Si può tentare di rintracciarla 1.1° a sud della stella 12 Per NGC 1039 – M 34 AR 02h 42m – D + 42° 47’ Dimensioni 35’ – mag. 5.2 Ammasso aperto al limite della visibilità ad occhio nudo; contiene circa 80 stelle a partire dalla 7^ magnitudine. Analogamente ad altri oggetti della specie, il diametro di oltre mezzo gardo suggerisce l’utilizzo di un buon binocolo per avere una prima visione d’insieme di tutte le componenti. Per rintracciarlo, si può partire dalla stella 12 Per e salire verso nord di 2.6 gradi. L’ammasso dovrebbe trovarsi a circa 1500 anni luce di distanza e le stelle componenti avere un’età che sfiora i 200 milioni di anni. NGC 1245 AR 03h 15m – D + 47° 15’ Dimensioni 10’ – mag. 8.4 Ammasso aperto più difficile di M 34. Si trova a 2.5° a sud della stella Iota Per di mag. 4. Contiene circa 200 stelle sparse su un’area di 10’ (le più brillanti sfiorano la mag. 11). Per osservarlo occorre utilizzare almeno un piccolo telescopio. NGC 1342 AR 03h 32m – D + 37° 20’ Dimensioni 14’ – mag. 6.7 Ammasso aperto abbastanza difficile da rintracciare. Si può partire da Xi e dirigersi verso ovest di 5.5°, poi salire a nord di altri 1.2°. Contiene circa 40 stelle sparse su un’area di 14’. NGC 1499 AR 04h 00m – D + 36° 37’ Dimensioni 160x40’ A nord della stella Xi Per si trova una vasta regione di idrogeno ionizzato denominata “Nebulosa California”. Nei testi antichi veniva chiamata nebulosa del Dragone. Le sue dimensioni sono notevoli, è pertanto opportuno servirsi di un binocolo per inquadrare l’oggetto, poi utilizzare strumenti più potenti (sempre a bassi ingrandimenti) per apprezzare i dettagli. In fotografia appare di un colore rosso intenso. NGC 1513 AR 04h 10m – D + 49° 31’ Dimensioni 9’ – mag. 8.4 Ammasso aperto che si trova a poco più di un grado a sud della stella lamda (mag. 4.28). Contiene circa 50 stelle a partire da mag. 11. NGC 1528 A.R. 04h 15m – D. + 51° 14’ Dimensioni 23’ – mag. 6.4 – Ammasso Siamo in presenza di un ammasso aperto situato vicino a Ngc 1513, a nord est (1.6°) di Lambda Per. L’ammasso di mag. 6.4 contiene 40 stelle sparse su poco più di 20’ di diametro. Le componenti più luminose sfiorano la mag. 9. Radiante delle Perseidi Nei pressi della stella Gamma si trova il radiante legato alla più famosa pioggia meteorica, quella appunto delle Perseidi. Il fenomeno si verifica tra il 10 e il 13 agosto, per questo viene anche chiamato “lacrime di San Lorenzo”. Nei casi più favorevoli si possono vedere decine e decine di meteore ogni ora. Molte di esse, entrando nell’atmosfera terrestre esplodono lasciando delle scie persistenti. RICCARDO BARBATELLI Riccardo Barbatelli Potenza, 6 luglio 1913 - ? Laureatosi in Matematica a Napoli nel 1939, l'anno successivo fu nominato assistente volontario alla cattedra di analisi algebrica e differenziale della Facoltà di architettura. Nel 1944 ebbe la nomina ad assistente incaricato presso l'Istituto di astronomia e geodesia dell'Università di Napoli e presto servizio da volontario presso l'Osservatorio di Capodimonte. Soppresso nel 1950 l'Istituto di astronomia, il 1° ottobre passò d'ufficio all'Istituto di meccanica razionale. Contestualmente chiese di essere trasferito presso l'Osservatorio come aiuto astronomo. A Capodimonte si occupò soprattutto di misure astrometriche fatte al cerchio meridiano di epsold. Qui rimase fino al 1955, anno in cui ottenne l'incarico di professore nelle scuole medie. ARPA DI GIORGIO Le costellazioni hanno subito variazioni e modifiche nel corso dei secoli, alcune sono nate in epoche medioevale e altre sono definitivamente scomparse nei secoli successivi. Emisfero australe ARPA DI GIORGIO l'Arpa di Giorgio , creata nel 1781 da Maximillian Hell, un gesuita astronomo tedesco che aveva utilizzato alcune stelle situate sotto le zampe del Toro. Hell l'aveva chiamata Salterio Giorgiano (Psalterium Georgianum) in onore di re Giorgio III d'Inghilterra, che aveva protetto William Herschel, lo scopritore del pianeta Urano. Fu Bode a cambiarne il nome in Arpa di Giorgio: omaggio reso al re Giorgio III d'Inghilterra dall'abate Maximilian Hell nel 1871. "Vibrava" a nord di Eridano, cui poi è stata accorpata. Una rappresentazione dell'Arpa di Giorgio insieme ad altre costellazioni perdute in una carta stampata nel 1804, appartenente all’Atlas Célèste di John Flamsteed Il Salterio di Giorgio da Ephemerides Astronomicae Vindobonensis LA PROTUBERANZA SOLARE DEL 04/03/2014 Astronomy Picture of The Day (APOD) è un archivio redatto a partire dal 1995 da Robert Nemiroff e Jerry Bonnell. L’archivio APOD contiene la più grande raccolta di immagini astronomiche ed ognuna di esse è corredata da una breve descrizione fatta da esperti. Per visionare l’archivio basta digitare in internet la sigla “APOD” e di seguito l’indice Immagine pubblicata il 4 marzo 2014 Le protuberanze solari possono esser viste agevolmente sul bordo del Sole. Questa della settimana scora ha messo in evidenza un Sole particolarmente attivo. Quelle più attive provocano espulsioni di gas che se colpiscono la Terra generano le aurore. LA CITTÀ USA SENZA TELEFONINI E WI-FI Si chiama Green Bank, è una cittadina del West Virginia nel mezzo della “National Radio Quiet Zone”, una zona schermata da ogni segnale elettromagnetico, compresi wi-fi, reti per telefoni cellulari e altri tipi di comunicazioni digitale. Un’area di quiete assoluta che ospita il più grane radiotelescopio mobile del mondo. IMPORTANTISSIMI I SATELLITI MEDICEI ! Non si può trascurare il ricordo del lontano 7 gennaio 1610, quando Galileo Galilei (1564-1642) puntando verso Giove, da Padova, il suo nuovo cannocchiale vide per primo al mondo che il gigante del Sistema Solare era adornato da quattro stelle, che volle chiamare Satelliti Medicei in onore della Casa fiorentina dei Medici. Questa visione (il 7 scoprì solo i primi tre satelliti) gli confermò, ulteriormente che la Terra girava attorno al Sole, infatti Giove con i quattro satelliti ricordava un piccolo sistema solare in miniatura. Ma da allora i quattro satelliti medicei, ora noti come. Io, Europa , Ganimede e Callisto, sono serviti con grande importanza allo sviluppo dell'Astronomia. Già Galileo pensò di poter utilizzare i medicei per il calcolo della longitudine terrestre in particolar modo in mare, realizzando un "giovilabio" che serviva per prevedere le eclissi, i transiti, le congiunzioni e tutti i fenomeni che interessavano Giove ed i quattro satelliti medicei, queste configurazioni sarebbero servite per calcolare e rilevare i tempi, calcolarne la differenza da tradurre poi in longitudine. Il sistema impeccabile nella sua semplicità non ebbe fortuna perché in mare con il rullio era in pratica inutilizzabile. Metodo inutilizzabile anche con l'uso del "celatone", oggetto già citato in un'altra nota. (Il Celatone: Una strana invenzione). I navigatori del XVII, XVIII secolo usavano delle effemeridi astronomiche appositamente calcolate per un particolare luogo noto con precisione, relative alla distanza delle stelle dalla Luna, il metodo era chiamato, appunto, delle "Distanze Lunari". Ma i satelliti medicei ebbero una grandissima e determinante importanza nel calcolo della velocità della luce. L'astronomo danese Olaf Roemer (1644-1710) dimostrò nel 1675 che la velocità della luce, pur essendo molto grande, era finita. Le eclissi dei satelliti di Giove venivano osservate dalla Terra in ritardo quando la distanza tra Giove e la Terra aumentava, mentre venivano osservate in anticipo quando tale distanza diminuiva, così Roemer calcolò con buona approssimazione la velocità della luce, che è noto prossima a 300.000 chilometri al secondo, è indicata con una "c" dal latino celeritas. ed è noto che è una velocità insuperabile. (Si rammenta l'equazione di Albert Einstein (1879-1955) E=mc² dove "c" sta appunto per velocità). Concludo questa nota ricordando che alcuni asseriscono che i satelliti di Giove si potrebbero vedere ad occhio nudo. Si potrebbe tentare quando la stretta congiunzione dei vari satelliti ne aumenta la magnitudine complessiva, ma la cosa è estremamente difficile, a parer mio, per il grande abbagliamento di Giove stesso sulla nostra vista, ma, godiamoci lo spettacolo del movimento dei satelliti medicei anche con solo un buon binocolo. Uranio FLY ME TO THE MOON Il cratere Archytas Al bordo settentrionale della Luna possiamo osservare il cratere "Archytas", una formazione circolare di 32Km con versanti scoscesi, alte pareti leggermente terrazzate e fondo tormentato con montagna centrale. La sua formazione risale al periodo Eratosteniano (da -3.2 miliardi di anni a -1.1 miliardi di anni). Il periodo migliore per la sua osservazione è al primo quarto o 6 giorni dopo la Luna piena. Alcuni dati: Longitudine: 4.992° East Latitudine: 58.866° North Faccia: Nearside Quadrante: Nord-Est Area: Bordo Settentrionale della Luna Origine del nome: Dettagli: Archytas Scienziato e statista greco del 5° secolo a.C. nato in Grecia Nato a: Taranto nel 429 a.C. Morto a: Taranto nel 347 a.C. Fatti notevoli: Pitagorico, amico di Platone, inventore dell'aquilone e di macchine volanti. Autore del nome: sconosciuto Nome dato da Langrenus: Aristarchi Nelle foto una ripresa amatoriale del cratere "Archytas" e una scultura dell'epoca di Archytas. Lo strumento minimo per poter osservare questo cratere è un rifrattore da 60mm. Davide Crespi LA LUNA IL 7 MARZO 2014 I crateri lunari di Thepphilus, Cyrillus e Catharina ripresi da Giuseppe Bianchi al fuoco diretto del telescopio dall’apertura di 400 mm. dell’osservatorio di Suno LA SUPERNOVA IN M82 La supernova in M82 ripresa da Oreste Lesca il 6 marzo 2014 al fuoco diretto del telescopio dell’osservatorio di Suno, Anche se indebolita è ancora visibile OSSERVATORIO DI SUNO Le coordinate dell’osservatorio sono: 45° 36’ 16” Nord 08° 34’ 25” Est Hanno collaborato: Silvano Minuto Salvatore Trani Davide Crespi Sandro Baroni Oreste Lesca Giuseppe Bianchi Vittorio Sacco