RICERCA/BIODIVERSITÀ Oggetto di un progetto di ricerca finanziato dal fondo unico della Provincia di Trento TERRA TRENTINA LA BIODIVERSITÀ DEGLI ORTOTTERI NEGLI ECOSISTEMI FORESTALI DEL TRENTINO 26 Per diversità biologica o biodiversità si intende la variabilità degli organismi viventi, presenti negli ecosistemi terrestri ed acquatici. La diversità biologica, nella sua varietà di componenti, rappresenta una delle più importanti risorse da tutelare e un patrimonio dell’umanità. Attualmente la biodiversità faunistica e floristica in provincia di Trento è oggetto di numerosi studi che rientrano nell’ambito del Quinto Programma dell’EU, come ad esempio il progetto Bioitaly che conta oltre 157 siti di rilevante importanza comunitaria. Tuttavia, allo stato attuale delle nostre conoscenze, lo studio dell’Ortotterofauna del Trentino e della sua valenza ecologica presenta ancora numerose problematiche da risolvere. In questo quadro si inserisce il progetto DIVORTO (Studio delle comunità di Ortotteri in ecosistemi forestali del Trentino in relazione alle diverse modificazioni ambientali) finanziato dal Fondo Unico della Provincia, portato avanti dall’Unità Operativa Foreste dell’Istituto Agrario di S.Michele all’Adige e che ha concluso da poco il suo primo anno di attività. Nel corso di questo primo anno di attività del progetto DIVORTO sono state campionate 25 diverse stazioni di rilevamento di- La variazione della biodiversità degli ORTOTTERI, con la conseguente scomparsa di alcune specie e la comparsa di altre, è un indice di modificazione ambientale e della scomparsa di particolari e caratteristici ambienti naturali che dovrebbero essere meglio tutelati Agabiti Barbara Cristina Salvadori Istituto agrario S. Michele all’Adige stinte tra loro per quota, versante e tipo di ambiente. Particolare attenzione è stata riservata agli ambienti silvicoli. Gli Ortotteri sono Insetti di medie e grandi dimensioni, dotati di una notevole valenza ecologica ed un’ampia distribuzione geografica, essendo presenti dalle fasce equatoriali a quelle artiche. Le specie note di Ortotteri sono oltre 20.000, concentrate per lo più nelle zone tropicali e sub-tropicali. Il corpo di un Ortottero (come in tutti gli insetti) consta di tre parti, capo torace ed addome, ed è dotato di tre paia di zampe e due paia di ali. Meglio conosciuti con il nome di cavallette, grilli e locuste gli Ortotteri sono facilmente riconoscibili dal particolare sviluppo delle zampe posteriori idonee al salto e dalle ali, di cui quelle anteriori sono dette tegmina per la loro consistenza coriacea. La colorazione del corpo è estremamente variabile, andando dal verde intenso di Tettigonia viridissima (Fig. 1) al bruno scuro di Gryllus campestris, e dipende fondamentalmente dalle condizioni di umidità e temperatura in cui gli individui vivono. Gli Ortotteri sono quasi tutti a regime fitofago, ma non mancano gruppi spiccatamente carnivori predatori ed onnivori. Il comune Grillo dei campi (Gryllus campestris) è sicuramente, tra gli Ortotteri, quello a noi più familiare: infatti si può udire il suo canto durante le calde sere d’estate essendo un insetto con abitudini prevalentemente notturne. Le locuste sono altrettanto note, soprattutto per la capacità di aggregarsi in folti sciami che possiedono una notevole energia devastatrice specialmente sulle coltivazioni. Le locuste sono indub- biamente meno comuni dei grilli di campo essendo originarie del Nord Africa; tuttavia sono state ben documentate in letteratura numerose invasioni di questo vorace insetto anche nel Trentino. Nel 1866 il ricercatore trentino Ruggero Cobelli, noto naturalista ed entomologo dell’epoca, dopo aver condotto una serie di campagne di raccolta in tutto il territorio della provincia, individuò 77 specie di Ortotteri; oggi il numero è salito a 102 anche se purtroppo alcune delle specie rinvenute da Cobelli, che sul finire del secolo scorso erano particolarmente abbondanti, non sono state più ritrovate. Alle 77 specie della lista di Cobelli si sono aggiunte nuove specie migrate in Trentino soprattutto dai territori balcanici e dalle regioni appenniniche, mentre molte delle specie tipiche di alta quota, che si trovano tra i 1900 e i 2700m, sono oggi diventate rare o comunque meno abbondanti; analogalmente sono scomparse le specie tipiche degli ambienti fluviali e delle zone di palude, ormai quasi del tutto inesistenti nel Trentino. Questi particolari ambienti in- BIBLIOGRAFIA Autori vari, 1994: Lista rossa delle specie minacciate in Alto Adige. Provincia Autonoma di Bolzano, Ripartizione tutela del paesaggio e della natura, pp. 322-328. Cobelli Ruggero, 1886: Gli Ortotteri genuini del Trentino. Museo Civico di Rovereto vol. X, pp.5-101. Cobelli Ruggero, 1906: Appendice agli Ortotteri genuini del Trentino. Museo Civico di Rovereto vol. XLIII, pp. 5-26. Fontana Paolo, Buzzetti Filippo Maria, Cogo A., Odè Baudewijn, 2002: Cavllette, Grilli, Mantidi e insetti affini del Veneto. Guide Natura/1 Museo Naturalistico Archeologico di Vicenza. Galvagni Antonio, 1950: Contributo alla conoscenza dell’Ortotterofauna del Trentino e del Veneto. Bollettino della Società Entomologica Italiana, vol.L XXX, n.7-8, 1950 pp.57-64. Galvagni Antonio, 1954: Studio ecologico-sistematico sugli Ortotteroidei di un’alta valle alpina (Val di Genova-Trentino). Pubblicazione n. 65 del Centro di Studi Alpini del Consiglio Nazionale delle Ricerche, annata XXXI, 1954, fsc. I-II, pp.61-101. Graber V., 1867: Die Orthopteren Tirols. K. K. zool. Bot. Gesellschaft in Wien XVII. Bd. 1867, pp. 1-30. TERRA TRENTINA Fig. 1 Tettigonia viridissima, maschio (foto Agabiti Barbara) fatti, sono particolarmente sensibili alle modificazioni ambientali e climatiche e risentono in maniera profonda delle attività dell’uomo. Ad esempio, la Locusta delle torbiere (Stethophyma grossum), una piccola cavalletta dai vivaci colori verde e giallo, tipica delle zone fortemente umide, oggi è una delle specie di Ortotteri più minacciate, così come estremamente raro è diventato lo Sphingonotus caerulans, facilmente riconoscibile per la caratteristica colorazione azzurra delle ali, che trova nelle rive dei fiumi il suo habitat principale. Se da un lato le specie tipiche di ambienti umidi o freddi vanno diminuendo, dall’altro invece vanno aumentando quelle tipiche di ambienti più aridi e secchi, come l’Oedipoda caerulescens (Fig.2), specie che si adatta molto bene ai terreni aridi, sassosi e ben assolati. La variazione della biodiversità degli Ortotteri con la conseguente scoparsa di alcune specie e la comparsa di altre, è un indice della significatività delle modificazioni ambientali e della scomparsa di particolari e caratteristici ambienti naturali che dovrebbero essere meglio tutelati. Fig. 2 Oedipoda caerulescens, maschio e femmina (foto Alberto Conter) 27