Curriculum vitae del Dott. Paolo Vezzoni DATI PERSONALI Nome Cognome : Data di nascita: Luogo di nascita: Cittadinanza: Residenza: Stato civile: Paolo Vezzoni 14.11.1950 Milano Italiana Via Moro 22, 22090 Segrate Coniugato con due figli CURRICULUM STUDIORUM 1968: Diploma di maturità classica, 1974: laurea in Medicina e Chirurgia, Università Statale di Milano (vedi dichiarazione sostitutiva di certificazione) 1977: specializzazione in Endocrinologia presso l’Università di Pavia (vedi dichiarazione sostitutiva di certificazione) 1980: specializzazione in Oncologia presso l’Università di Genova (vedi dichiarazione sostitutiva di certificazione) CURRICULUM LAVORATIVO 1976-1986: Borsista e contrattista presso l’Istituto Nazionale Tumori di Milano e l’Istituto San Raffaele di Milano. 1987 ad oggi: Ricercatore di ruolo del CNR, Capo dell’Unità Operativa “Genoma Umano” dell’Istituto di Tecnologie Biomediche (I.T.B.), del Consiglio Nazionale delle Ricerche (C.N.R.), Segrate (Milano). Come tale è stato responsabile di numerose ricerche nell’ambito dell’ITB. 1988-1995: vice coordinatore Progetto Genoma Umano, coordinatore Renato Dulbecco 2001 ad oggi: Responsabile della Sezione “Genoma Umano” dell’ITB, sede di Segrate (v. allegato 22). 2005-2009: responsabile di commessa CNR “Modelli animali per applicazioni terapeutiche” 2007 ad oggi: responsabile scientifico del Laboratorio Biotecnologie Mediche dell’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano INCARICHI RELATIVI ALL’ATTIVITA’ SCIENTIFICA Vice coordinatore del Progetto Genoma Umano del CNR (Coordinatore: Renato Dulbecco). (v. allegato 1) Membro della Commissione del CNR Relativa al Programma Nazionale della ricerca (PNR), Programma strategico “Post Genoma”. Provvedimento del 25.6.2001. (allegato 2). Capo Sezione “Genoma Umano” dell’I.T.B dal 2001. (allegato 3). Membro della Commissione di Studio per la Terapia Genica istituita con D.M. 18/10/1993 dal Centro Studi del Ministero della Sanità (allegato 4). Membro della Commissione di valutazione dei programmi presentati nell’ambito del Bando Pubblico Laboratori Tecnologici Biomedici della Regione Sardegna (allegato 5) Membro del Comitato Etico dell’IRCCS “La nostra Famiglia” di Ponte Lambro (CO) dal 2003 al 2005, recentemente rinnovato fino al 2008 (v. allegato 6). FINANZIAMENTI OTTENUTI PER PROGETTI DI RICERCA Il dr Vezzoni ha ottenuto numerosi finanziamenti per progetti scientifici di tipo competitivo, di cui i più rilevanti vengono qui elencati: 1. Finanziamenti dal 1987 al 1995 prima nell’ambito del Progetto Strategico CNR “Genoma Umano”, poi nell’ambito del Progetto Finalizzato CNR “Ingegneria Genetica” nell’ambito del sottoprogetto Genoma Umano. (inseriti nell’allegato 1) 2. Contratto CEE “Sequence tagged site map of the Xq24-qter region” assegnato il 14.6.1991, di cui il dr Vezzoni è responsabile scientifico. Contract number GENOCT91-0019 (vedi dichiarazione sostitutiva di certificazione). 3. Contratto CEE “Conservation of transgenic animal genotype via cryopreservation of embryos and gametes: a way to reduce animal suffering” conferito il 10.12.1992, di cui il dr Vezzoni è responsabile scientifico. Contract ref: B92/B4-3040/012646 (vedi dichiarazione sostitutiva di certificazione) 4. Contratto CEE “Endocrine disrupting ability of environmental pollutants (EDAEP)” assegnato il 7.4.1998, di cui il dr Vezzoni è responsabile scientifico. Contract number ENV4-CT97-0581 (allegato 7) 5. Finanziamento ricevuto nell’ambito del Bando Cariplo 2002 dalla Fondazione Cariplo, per il progetto “Analisi genomica per la prevenzione e la diagnosi precoce delle malattie ossee”. (allegato 8). 6. Finanziamento ricevuto dalla Compagnia di San Paolo nel 2002, per il progetto “Identificazione mediante profilo di espressione genica di nuovi bersagli immunobiologici e farmacologici per la terapia del melanoma e del neuroblastoma”. (allegato 9) 7. Finanziamento concesso dal Comitato Telethon nel 1991 per il Progetto “Identification of probes associated to the Emery-Dreifuss muscular distrophy locus”. (vedi dichiarazione sostitutiva di certificazione) 8. Finanziamento concesso dal Comitato Telethon nel 1992 per il Progetto “Identification of probes associated to the Emery-Dreifuss muscular distrophy locus”, secondo anno. (vedi dichiarazione sostitutiva di certificazione) 9. Finanziamento concesso dal Comitato Telethon nel 1994 per il Progetto “Identification of the gene responsible for Emery-Dreifuss muscular distrophy (EDMD): further analysis of filamin gene and its homolog on chromosome 7”. (vedi dichiarazione sostitutiva di certificazione) 10. Documentazione relativa al finanziamento concesso dal Comitato Telethon nel 1998 per il Progetto “Human multipotent neural stem cells: cellular and genetical investigation of a novel tool for the treatment of neurodegenerative hereditary disorders”. (vedi dichiarazione sostitutiva di certificazione) 11. Finanziamento ricevuto come Coordinatore e titolare di Unità Operative del Progetto FIRB, bando 2001. (allegato 10) 12. Finanziamento ricevuto nel 2003 nell’ambito del Progetto nazionale sulle Cellule Staminali come titolare della proposta “Stem cell transplantation in utero: a preclinical model for treatment of malignant osteopetrosis”. (allegato 11) 13. Finanziamento ricevuto nel 2003 nell’ambito del Progetto nazionale sulle Cellule Staminali per la proposta “Pig stem cells for cell therapy in a large animal model”, in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale. (allegato 12) 14. Finanziamento ricevuto tramite l’Ospedale Maggiore di Milano nell’ambito della ricerca Finalizzata 2001 “Isolamento, espansione e caratterizzazione di cellule staminali a scopo di trapianto e riparazione tissutale”. (vedi dichiarazione sostitutiva di certificazione) 15. Finanziamento ricevuto nel 1998 e 1999 nell’ambito del P.F. Biotecnologie per il progetto “Metodologie innovative per lo studio di inquinanti ambientali: uso di cellule ed organismi ingegnerizzati per lo studio ed il monitoraggio di agenti chimici e fisici di grande impatto ambientale (pesticidi ad attività simil-estrogenica, composti inorganici e campi elettromagnetici)” (vedi dichiarazione sostitutiva di certificazione) 16. Finanziamento CNR ricevuto nell’ambito del progetto MIUR “Genomica Funzionale”, Sottoprogetto 2 17. Finanziamento ottenuto nell’ambito del P.F. Biotecnologie e Biostrumentazione dal 1989 al 1991 per il progetto “Sviluppo di strumentazione per la determinazione automatica della sequenza di nucleotidi su frammenti di DNA” (allegato 13) 18. Finanziamento ottenuto nel 2005 dalla European Science Foundation per il Progetto EUROSTELL (vedi allegato 14) 19. Finanziamento ottenuto nel 2006 tramite bando N.O.B.E.L. da parte della Fondazione Cariplo. (vedi allegato 15) 19. Finanziamento FIRB Internazionale ottenuto nel 2006 per collaborazione con la dr. A Rao, Harvard University. (vedi allegato 16) ATTIVITA’ DIDATTICA E FORMAZIONE Organizzatore del corso FEBS Terapia Genica nel 1997 a Venezia Partecipazione come docente a numerosi progetti di formazione finanziati da vari Ministeri della Ricerca (Progetti finanziati a Tecnogen, a Biosearch Italia e a Newron). Formazione di numerosi borsisti, assegnisti e dottorandi AFFILIAZIONI A SOCIETA’ SCIENTIFICHE Human Genome Organization (Hugo) European Calcified Tissue Society COLLABORAZIONI CON ALTRI ISTITUTI SCIENTIFICI Il dr Vezzoni ha avuto e ha in corso numerose collaborazioni, come risulta anche dalle pubblicazioni elencate nella lista completa allegata a questo curriculum. Tra queste le più rilevanti sono: Dr Patricia Cortes, Mount Sinai Hospital, New York Prof. Michel Nussenzweig, Rockefeller University, New York Prof. Mauno Vinihen, University of Tampere, Finland Prof Hans Ochs,University of Washington, Seattle Dr Mario Abinun, Childrens Bone Marrow Transplantation Unit, Newcastle General Hospital Prof Ander Fasth, Head Pediatric Immunology, Göteborg, Sweden Prof LD Notarangelo, Spedali Civili, Brescia Prof Alberto Ugazio, Ospedale Bambin Gesù, Roma Dr Paul Ochard, University Hospital, Minneapolis, Minnesota Dr Jan. Mattson, Astra Zeneca, Sweden Prof Stuart Ralston, University of Edinburgh, UK Dr Myep Helfrich, University of Aberdeen, UK Dr Anjana Rao, Harvard University, Cambridge, MA Dr.ssa Maria Grazia Bassi, IRCCS Medea, Bosisio Parini, Italia BREVETTI Brevetto n° MI97A001972. “Animali transgenici per lo studio di agenti tossici chimici, fisici o biologici”. Depositato il 28.8.1997. Esteso successivamente all’estero. (vedi dichiarazione sostitutiva di certificazione) Brevetto n° TO2002A00729. “Cellule di mammifero non umano geneticamente modificate, procedimento per la loro produzione e utilizzo in test di tossicità”. Depositato il 14.8.2002. Esteso successivamente all’estero. (vedi dichiarazione sostitutiva di certificazione) Brevetto “Genetic markers for bone mass” by University of Aberdeen” (allegato 17) PUBBLICAZIONI SCIENTIFICHE Il dr Vezzoni è autore di oltre 130 pubblicazioni su riviste internazionali citate in PUBMED, di cui viene fornita più avanti la lista completa. Inoltre ha pubblicato insieme al prof Dulbecco e in collaborazione con la rivista Le Scienze, due dossier, su clonazione e genoma umano rispettivamente. E’ autore infine di tre libri su argomenti di etica e filosofia della biologia. LIBRI Il dr Vezzoni è autore di quattro libri: “Biotecnologie della vita quotidiana”, Laterza, 2000. (Vincitore 1° Premio Letterario Serono per la Saggistica) “Intersezioni. Questioni biologiche di rilevanza filosofica”, McGrawHill, 2000 “Si può clonare un essere umano?”, Laterza, 2003. “Il futuro e il passato dell’uomo”, Bruno Mondatori, 2006 Ha inoltre curato, insieme al prof Dulbecco, per “Le Scienze” il dossier “Il Progetto Genoma Umano”, Le Scienze, Quaderni n. 100 D, 1998 e un supplemento specifico sulla clonazione: Dulbecco R, Raineri P, Vezzoni P, Lucchini F, Brovedani E, Fariello R. Clonazione: problemi etici e prospettive scientifiche. Le Scienze, suppl, maggio 1997 Il dr Vezzoni, insieme a G Boniolo, è autore del capitolo “Genetic Influences on Moral Capacity: what genetic mutants can teach us”. In: “Evolutionary ethics and contemporary biology”. Boniolo G, de Anna G (eds). Cambridge University Press, 2006 Ha curato per l’Enciclopedia Treccani la voce “Biotecnologie” RISULTATI SCIENTIFICI OTTENUTI CHE DOCUMENTANO LA CAPACITA’ ACQUISITA DAL CANDIDATO NEL DETERMINARE AVANZAMENTI DI PARTICOLARE ORIGINALITA’. Qui sotto vengono elencati i risultati scientifici ottenuti dal dr P. Vezzoni. Essi hanno portato a notevoli avanzamenti nel settore della genomica, come dimostrato dall’alto livello delle pubblicazioni citate che documentano l’originalità del lavoro svolto (il numero della referenza si riferisce alla lista completa delle pubblicazioni del dr Vezzoni che è parte integrante del presente curriculum). 1. Identificazione di tappe fondamentali nella differenziazione linfocitaria tramite lo studio delle immunodeficienze primitive Il dr Vezzoni ha lavorato fin dall’inizio della sua attività presso il CNR nell’ambito del Progetto Genoma Umano diretto dal prof R. Dulbecco. Dopo aver partecipato a numerosi lavori di mappaggio e sequenziamento della regione Xq24, che costituiva inizialmente il focus degli sforzi del Progetto italiano, il dr Vezzoni si è dedicato allo studio del ruolo di geni coinvolti nella patogenesi delle immunodeficienze primitive. La caratterizzazione genetica di tale malattie è stata accompagnata, anche dalla caratterizzazione biochimica della funzione dei loro prodotti genici, permettendo così una delucidazione dei meccanismi patogenetici che portano all’instaurarsi della patologia. Il suo lavoro ha portato all’identificazione di tre geni responsabili di gravi immunodeficienze. 1A. Identificazione del gene responsabile della Piastrinopenia pure legata al cromosoma X (58) Questa malattia era stata mappata sul cromosoma X, in stretta vicinanza della malattia di Wiskott-Aldrich (WAS). La piastrinopenia pura X-linked (XP), a differenza della WAS, che è caratterizzata da infezioni da agenti opportunisti ed ha un decorso letale, è una piastrinopenia pura con piastrine caratteristicamente piccole ed è caratterizzata da diatesi emorragica. La XP, solitamente è associata ad una buona prognosi e in alcuni casi puo’ regredire durante la vita adulta. Analizzando pazienti affetti da piastrinopenia pura, abbiamo dimostrato che il gene responsabile per la forma grave di WAS era alterato, dimostrando così come due malattie a diverso andamento clinico siano in realtà prodotte da alterazioni a carico dello stesso gene. Abbiamo quindi dimostrato che WAS e XP altro non sono che forme alleliche di una stessa forma patologica. Le differenze nel quadro clinico tra XP e WAS sono da attribuire a mutazioni che alterano la proteina in maniera differente, danneggiandone la funzione in maniera più grave nei pazienti WAS e in modo più leggero nei pazienti affetti da XP. Questo risultato è importante perchè dimostra come alterazioni dello stesso gene possono avere effetti molto diversi sulla funzione della proteina. Per questa malattia e’ stato, quindi possibile fare una diretta correlazione fra mutazione che colpisce il gene e fenotipo della malattia. 1B. Identificazione di JAK3 come gene responsabile della forma autosomica dell’Immunodeficienza combinata grave (SCID) (62). Un altro risultato importante ottenuto dal gruppo del dr Vezzoni è stato l'identificazione del gene responsabile per la forma autosomica recessiva della SCID. Tale gene codifica per un enzima con attività chinasica, denominata JAK3, che ha un ruolo fondamentale nella trasmissione di segnali rilasciati dal legame di recettori specifici alle rispettive citochine, sostanze che sono di importanza fondamentale per la normale differenziazione del linfocita. La scoperta del ruolo di JAK3 nella SCID T-B+ è stata la prima dimostrazione in vivo del ruolo del sistema Jak/STAT nella differenziazione cellulare. L’attivazione di JAK3 determina la fosforilazione di diversi substrati citoplasmatici, quali ad esempio fattori di trasduzione nucleari conosciuti come STAT. Queste proteine una volta attivate raggiungono il nucleo dove accendono l’espressione di alcuni geni importanti per il differenziamento cellulare. Un'alterazione di JAK3 impedisce la trasmissione del segnale nel linfocita e ne impedisce la differenziazione. Il paziente pertanto non possiede linfociti T, i quali sono fondamentali anche per il corretto funzionamento dei linfociti B. L’assenza di linfociti T e la presenza di linfociti B, questi ultimi incapaci di espletare le proprie funzioni, determinano la gravità della malattia, rendendo i malati suscettibili ai numerosi processi infettivi anche ad opera di germi opportunisti. In pratica, la malattia è molto simile all'AIDS, rappresentandone una forma non infettiva, ma congenita, e molto più rapida nel decorso. I pazienti, se non adeguatamente trattati, vanno incontro a morte assai precocemente. Il gruppo del dr Vezzoni ha analizzato diversi pazienti affetti da SCID T-B+, eseguendone la caratterizzazione genetica e biochimica. Dal punto di vista genetico, la maggior parte delle mutazioni sembrano cadere in una regione della proteina avente omologia con la regione chinasica, ma la cui funzione non e’ ancora completamente nota. La disponibilità di alcune linee cellulari ottenute da questi pazienti ha permesso studi funzionali sulla via di segnale Jak-STAT innescata dalla stimolazione con citochine, quali IL2 e IL4. L’analisi della via di fosforilazione Jak-Stat ha evidenziato un alterato pattern fosforilativo non solo a carico di JAK3, ma anche una diminuzione sino ad una completa assenza di fosforilazione della STAT5. Tale analisi ha sottolineato, quindi, l’importanza della zona colpita da mutazione nell’attivita’ chinasica della proteina, aiutando quindi a chiarificarne la funzione (76, 81, 87) E’ stato inoltre eseguita la struttura esone-introne così da poter mettere a punto la tecnica di SSCP su pazienti affetti da malattia e su eventuali portatori. Infine l’analisi di monociti ottenuti da un paziente con difetto di JAK3 ha dimostrato come questa proteina, nonostante sia espressa nella linea mielomonicitaria, non sia indispensabile per la normale differenziazione dei monociti e il loro funzionamento (69). L'identificazione del gene consente ora la diagnosi precoce di questa malattia, anche a livello di indagine prenatale ed è il prerequisito per una eventuale terapia genica e potrebbe consentire progressi anche nello studio dell'AIDS. 1C. Identificazione del gene responsabile per la Sindrome di Omenn (84) La sindrome di Omenn, e’ una condizione rara ad ereditarietà autosomica recessiva, che esordisce nei primi anni di vita con i sintomi tipici della SCID (particolarmente gravi sono diarrea e la distrofia) associati a eritrodermia, epatosplenomegalia ed eosinofilia con elevati livelli serici di IgE. Nonostante la reazione linfonodale e la presenza di un variabile numero di linfociti T in circolo, questi pazienti sono immunodeficienti e vanno facilmente incontro a infezioni da agenti opportunisti. E’ una malattia severa, la cui unica terapia e’ il trapianto di midollo. La presenza di linfociti T attivati in circolo e la loro mancata risposta ai mitogeni e la contemporanea assenza dei linfociti B circolanti, ha suggerito un possibile difetto nell’attivazione e/o regolazione dei linfociti T. Il dr Vezzoni ha dimostrato, utilizzando l’approccio del gene candidato, che la causa primaria di questa malattia è un difetto a carico di 2 geni coinvolti nelle prime fasi del processo di ricombinazione delle regioni V(D)J e cioè nel riarrangiamento del TCR e delle catene pesanti e leggere delle Ig, essenziali nella differenziazione dei linfociti T e B. In particolare sono stati presi in considerazione i geni coinvolti in tale processo e analizzati nei pazienti affetti da Sindrome di Omenn. Dati della letteratura indicavano come l’interruzione nel topo dei geni Rag1 e Rag2, coinvolti nelle prime fasi di riarrangiamento del TCR e delle Ig, determinasse un blocco maturativo dei linfociti T e B. La forma SCID caratterizzata dalla completa assenza di T e B presente nell’uomo, e’ stata recentemente dimostrata essere determinata da mutazioni “non-senso” a carico di questi due geni. Nella sindrome di Omenn, abbiamo dimostrato un dato inatteso, cioe’ che mutazioni missenso a carico di questi geni sono responsabili di una forma patologica completamente diversa da quella descritta nel topo e nell’uomo. I dati genetici e quelli biochimici hanno permesso di dimostrare come alterazioni a carico di queste due proteine possano determinare una parziale attività del processo di ricombinazione fra le regioni V(D)J. La diminuzione dell’efficienza di questo processo comporta la possibilità di alcuni cloni di linfociti T di espandersi o a livello timico o alla periferia in seguito ad una stimolazione antigenica, spiegando così la oligoclonalità presente in questi pazienti e la presenza di elevate IgE ircolanti. La analisi del repertorio ottenuto da un timo di un paziente affetto ha permesso di elucidare meglio i meccanismi implicati nella determinazione della oligoclonalita’ che sembrerebbe essere presente gia’ a livello di questo organo e poi subire una successiva espansione clonale e selezione determinata dall’incontro con l’antigene a livello periferico (96). L’analisi genetica ha permesso di evidenziare alcune regioni della proteina che appaiono essere preferenzialmente colpite dalle mutazioni. In particolare sono specificatamente colpite la regione di Rag1 che riconosce e lega le sequenze segnale di ricombinazione (RSS) e che interagisce con la proteina Rag2. In collaborazione con il gruppo diretto dalla dr E. Spanopolou (Mount Sinai Hospital e Rockefeller University, New York), sono stati eseguiti studi sull’attività biochimica di questi mutanti. Tale analisi hanno permesso di chiarire la funzione di alcuni domini presenti nella proteina, consentendo un ulteriore approfondimento sulla funzione di questi 2 geni ed avendo un immediato confronto tra il modelli in vitro e quello in vivo. Di particolare interesse e’ stata la analisi di mutanti di Rag2 individuati in pazienti Omenn e T-B- SCID utilizzando un modello strutturale ricavato dall’analisi della sequenza nucleotidica (102). Di peculiare interesse è anche la determinazione di una nuova attività dei geni Rag caratterizzata dalla capacita’ di intervenire non solo nel riconoscimento delle sequenze segnale, ma anche nella successiva modificazione degli intermedi di ricombinazione del processo VDJ (97). Inoltre è stato anche possibile studiare il ruolo in vivo del dominio N-terminale di Rag1, talora ritenuto erroneamente dispensabile (106). In uno studio coordinato dal gruppo di ricerca del dr Vezzoni che ha visto coinvolte importanti Istituzioni di tutto il mondo, è stato possibile descrivere lo spettro completo dei difetti determinati da mutazioni nei geni Rag. In particolare, e’ stata identificata un nuovo sottogruppo, da noi denominato Leaky SCID o Leaky Omenn, che presenta caratteristiche cliniche particolari e difetti molecolari caratteristici. (108). L’esecuzione della diagnosi prenatale (98) ha poi consentito l’esecuzione da parte del gruppo del prof Ugazio del primo trapianto in utero eseguito in Europa su un paziente affetto, appunto, da Ssindrome di Omenn. 2. Identificazione dei geni responsabile della Osteopetrosi maligna infantile (101, 114, 125, 146, 149) Recentemente il dr Vezzoni si è occupato dell’identificazione di geni coinvolti nella patogenesi di una malattia ereditaria infantile, denominata Osteopetrosi maligna infantile autosomica recessiva(arOP), caratterizzata da gravi malformazioni ossee che portano alla sostituzione del midollo osseo, con conseguente gravissima pancitopenia secondaria, e compressione dei nervi cranici risultante in cecità e sordità. I bambini affetti da questa malattia vanno incontro a morte durante il primo anno di vita se non vengono rapidamente trapiantati. La ricerca del dr Vezzoni ha permesso di identificare il gene responsabile di questa malattia in oltre la metà dei pazienti (101). Tale gene codifica per la subunità di una pompa protonica (TIRCG1). Attualmente sono in corso esperimenti per meglio identificare la funzione biochimica e la individuazione di altri geni coinvolti nella patogenesi della AOP TIRCG1 indipendente (114). Recentemente il gruppo del dr Vezzoni si è occupato della caratterizzazione di mutazioni del gene Clcn7 responsabile di una seconda forma di osteopetrosi infantile e della forma adulta dominante (125). Nel 2007, continuando in questa linea di ricerca, il gruppo del dr Vezzoni ha identificato il gene responsabile della prima forma (MIM 259710) (146) e nel 2008 il gene responsabile per la seconda forma di osteopetrosi da assenza di osteoclasti (MIM 612301) (149). 3. Identificazione del gene responsabile per la forma X-linked della sindrome di Cornelia de Lange (CdLS) (123, 129, 133, 137, 139). Nel 1933, la pediatra olandese Cornelia de Lange descrisse alcuni bambini affetti da una nuova sindrome malformativa che da lei prese il nome, caratterizzata da un insieme di sintomi, tra cui predominavano alterazione della simmetria facciale, ritardo mentale e anomalie alle dita delle mani. La frequenza di questa patologia è di circa un caso su 10.000 nati e la sua base è genetica, cioè dovuta ad un’alterazione del DNA presente nei malati fin dalla nascita. Era noto da tempo che in questa sindrome la gravità dei sintomi può variare da paziente a paziente, il che faceva supporre il coinvolgimento di più di un gene. Infatti, un gene responsabile di circa il 50% dei pazienti è stato identificato nel 2004; nonostante ciò, la causa genetica rimaneva sconosciuta in più della metà dei pazienti. Nel nostro recente lavoro (139), facendo seguito a nostri precedenti studi sul ruolo del gene SMC1 che codifica per una catena del complesso della coesina, coinvolto nel mantenimento della coesione tra cromatidi fratelli e nella stabilità genomica (123, 129, 133, 137) abbiamo potuto dimostrare che questo gene è coinvolto nella patogenesi di un tipo di CdLS, quello legato al cromosoma X. La scoperta, pubblicata su Nature Genetics, consentirà di effettuare una diagnosi precisa della malattia, rendendo possibile anche la diagnosi prenatale. E’ anche possibile che questa ricerca possa far comprendere la patogenesi della malattia. I due geni sinora implicati fanno parte di un complesso molecolare che presiede alla replicazione fedele del DNA (denominato coesina in quanto tiene insieme le catene del DNA che si sono appena replicate), ma come esattamente un loro difetto possa causare gli specifici sintomi della Cornelia de Lange non è purtroppo ancora noto. 4. Terapia genica del cancro: modello transgenici (42, 61, 71, 80, 83, 94, 99, 109, 120, 124, 143, 148, 152) Si può infine segnalare che il gruppo diretto dal dr Vezzoni ha svolto un’importante attività nel campo della terapia genica delle forme tumorali. Tra i risultati ottenuti bisogna citare la produzione di una linea di topi transgenici per un oncogene implicato nella patogenesi del carcinoma mammario, il Neu. In tale linea le neoplasie della ghiandola mammaria insorgono spontaneamente nel 100% degli animali. Questa linea di topi rappresenta pertanto un buon modello di studio di tumore in quanto è molto vicino alla realtà clinica umana. Per tale motivo questa linea è stata poi utilizzata per valutare l'effetto di nuovi approcci terapeutici basati sulla terapia genica. Bisogna sottolineare che il gruppo del dr Vezzoni per primo al mondo ha pensato di utilizzare animali transgenici per testare terapie antitumorali innovative, un approccio che oggi viene sempre più utilizzato. Questa attività ha datop origine e numerose pubblicazioni (42, 61, 71, 80, 83, 94, 99, 109, 120, 124). Inoltre, usando le tecnologie transgeniche, è stato intrapreso uno studio, sulla sicurezza della terapia genica. L'attuale uso di vettori virali in terapia umana, potrebbe in alcuni casi provocare un'inappropriata regolazione del gene trasferito. Questo in numerosi casi potrebbe non avere alcuna conseguenza, ma soprattutto nei casi in cui il gene sia dotato di azione attivante sulla proliferazione cellulare, come si verifica ad esempio in numerose immunodeficienze primitive, un'eccessiva o sregolata espressione potrebbe portare alla crescita incontrollata di alcune popolazioni linfocitarie, con conseguente trasformazione neoplastica o con insorgenza di problemi di autoimmunità. Si è pertanto attivato un protocollo di transgenesi in cui il gene del CD40L, responsabile della sindrome da IperIgM e quindi candidato potenziale per tentativi di terapia genica, è stato posto sotto il controllo di sequenze regolatrici di un virus umano, HTLV-I, che dovrebbero causarne l'espressione in maniera incontrollata. Abbiamo notato la comparsa di linfomi in alcuni di questi animali, il che fa pensare che sia necessario assicurarsi che il transgene sia regolato in maniera strettamente controllata (104). Questi studi, purtroppo, sono diventati di attualità, in seguito alla comparsa di due casi di leucemia in pazienti trattati con terapia genica. 5. Modelli di animali transgenici per lo studio di composti tossici (78, 128; due brevetti internazionali) Il gruppo del dr. Vezzoni ha indagato il problema dell’identificazione di composti chimici e fisici pericolosi per la salute umana. La società richiede un controllo molto preciso su questi composti potenzialmente dannosi. Tuttavia la dimostrazione che un composto non è tossico è un compito molto difficile e che richiede sforzi e costi notevoli. Il gruppo ha inizialmente descritto una linea transgenica per un gene reporter, l'ormone della crescita umano (hGH), sotto il controllo delle sequenze regolatrici della proteina da shock termico (hsp70). Nel sangue di questi topi, alti livelli di espressione vengono indotti non solo in seguito ad esposizione al calore, ma anche in seguito alla somministrazione di composti inorganici quali l'arsenico e il cadmio (ref 78). Continuando tale ricerca, il gruppo ha incrociato il topo transgenico hsp70 con un altro topo transgenico per l'oncogene c-met troncato, che immortalizza gli epatociti senza trasformarli in senso neoplastico, permettendo così di mantenere tutto il set di enzimi caratteristico dell'epatocita maturo. Da questi topi sarà possibile ottenere epatociti immortalizzati che verranno utilizzati in studi tossicologici senza dover ricorrere ad epatociti primari che richiedono per la loro produzione il sacrificio continuo di animali (128). La produzione di test in vitro che sostituiscano almeno in parte l’uso di animali è infatti molto sentita sia dalle ditte farmaceutiche che dall’opinione pubblica. Tale ricerca ha dato origine a due brevetti che possono essere di interesse commerciale, tanto che una proposta basata su di essi è stata selezionata positivamente dal comitato Bioniziativa, patrocinato dall’Assobiotec lombarda (luglio 2004). Paolo Vezzoni Pubblicazioni 1. Garcia Puche J, Canevari S, Fossati G, Della Porta G, Vezzoni P. Complementdependent serum cytotoxicity of cancer patients studied by 51 Cr release assay on human cancer lines. Tumori, 63:97-108, 1977 2. Vezzoni P, Clemente P, Gennari L. Adenocarcinoma of the large intestine in young adults. Tumori, 63:565-573, 1977 3. 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