Family Buy Out Analisi teorica e casi pratici Tax & Legal FAMILY BUSINESS ASSOCIATION | BOCCONI Family Buy Out Il seguente report analizzerà la fattispecie del Family Buy Out, una particolare variante dell’operazione di finanza straordinaria denominata Merger Leveraged Buy Out. Tale operazione viene applicata alle aziende familiari per risolvere il tema critico del passaggio generazionale, per acquisire le partecipazioni dei membri della famiglia non più interessati all’amministrazione della società ma anche più semplicemente per acquisire risorse finanziarie. In primo luogo se ne analizzanno le caratteristiche, i vantaggi e gli svantaggi, proseguendo poi con la descrizione di tre casi aziendali. Il Leverage Buy Out è un’operazione di finanza straordinaria che permette ad un soggetto (sponsor) di acquisire il controllo di una società target attraverso l’indebitamento. La struttura dell’operazione prevede quattro momenti principali: 1) Studio di fattibilità dell’acquisizione: è opportuno selezionare una società target con un basso rapporto di indebitamento, una solida struttura finanziaria e l’appartenenza ad un mercato maturo. Si richiedono inoltre, per la target, limitata necessità di investimenti ed immobilizzazioni a non rapida obsolescenza; 2) Creazione della NewCo e indebitamento della stessa (il debito concesso alla NewCo è garantito dagli assets della società target); 3) Acquisizione del controllo della target, tramite acquisto dei titoli azionari; 4) Fusione per incorporazione delle due società con conseguente annullamento da parte della Newco delle azione o quote della società target. Fino al 2003, il Leveraged Buy Out era un’operazione vietata dal nostro codice civile poiché contraria all’art. 2358, secondo cui “la società non può accordare prestiti, né fornire garanzie per l’acquisto o la sottoscrizione delle azioni proprie”, e all’art. 2357 che tutela l’integrità del capitale sociale e impedisce ogni tipo di manovra speculativa sui titoli societari, tramite il divieto di acquisto e sottoscrizione di azioni proprie. Con la riforma del diritto societario, è stata finalmente riconosciuta la legittimità della fattispecie, considerandola non in contrasto con i divieti previsti dagli art. 2357 e 2358. Il legislatore ha infatti appoggiato la linea interpretativa secondo cui in nessuna delle fasi in cui si scompone l’operazione il divieto di assistenza finanziaria viene infranto: infatti nella prima fase è la società acquirente a contrarre l’indebitamento ed è la stessa a fornire le garanzie, mentre la prestazione di garanzia della società acquisita è solo un effetto sostanziale della fusione. Dal 2003, il Leveraged Buy Out è disciplinato dall’art. 2501-bis, fusione a seguito di acquisizione con indebitamento. Tale articolo prevede la redazione di un progetto di fusione, di una relazione dell’organo amministrativo e di una relazione degli esperti deve attestare la ragionevolezza dell’operazione; infine al progetto di fusione deve essere allegata la relazione della società di revisione incaricata della revisione contabile obbligatoria della Target o della Newco. Le successive analisi verteranno su una particolare tipologia di Leveraged Buy Out, ossia il Family Buy Out (da ora FBO). A differenza di un normale LBO, il FBO prevede che la costituzione della NewCo venga promossa dallo stesso gruppo di famigliari interessati alla prosecuzione dell’attività intrapresa dal fondatore. Attraverso tale veicolo si rende possibile il ricongiungimento della proprietà ed il controllo, con conseguente riduzione dei costi di agenzia che inevitabilmente discendono dalla loro separazione. Il Family Buy Out (FBO), fino ad oggi, si è mostrato uno strumento di indubbia utilità nello gestire problematiche legate all’attività d’impresa a carattere familiare. Prima fra tutte la gestione del delicato passaggio generazionale di un’impresa tipo in cui vi è una miriade di eredi, non tutti dotati delle capacità imprenditoriali o manageriali necessarie ai fini della conduzione dell’attività aziendale, dove il rischio di tensioni interne può realmente minare la buona riuscita dalla fase di ricambio generazionale e in definitiva la stessa continuità aziendale. Il FBO ha inoltre mostrato di essere lo strumento ideale per risolvere dissidi, insorti tra i membri della famiglia che ricoprono funzioni e responsabilità imprenditoriali, o per consentire a un ramo familiare di prendere il controllo dell'azienda in situazioni di azionariato frastagliato. In contesti simili un’operazione di finanza straordinaria, quale quella in questione, permette infatti, al socio/i familiari che intendano acquisire il controllo della società, maggioritario o totalitario, di escludere i soci meno capaci o con visioni strategiche divergenti o non più interessati a partecipare all'attività di impresa, senza che ciò modifichi la struttura proprietaria o di controllo preesistente. Accanto a questi indubbi vantaggi, risulta però fondamentale ricordare che un’operazione di Family Buy Out si caratterizza per una considerevole esposizione debitoria. Il debito contratto deve infatti essere ripagato con i flussi generati dalla società scaturente dalla fusione, flussi che dovranno esser sottratti a investimenti alternativi e suscettibili di creare valore. Alla luce di ciò, qualora la società target non fosse dotata delle particolari caratteristiche richieste, quali un basso grado di indebitamento e un’alta redditività, risulterebbe molto probabile il fallimento dell’intera operazione (si veda in merito il caso Riello, di seguito trattato). Al di là di ciò, bisogna riconoscere che l’apertura a nuovi ed eterogenei soggetti finanziatori e la combinazione delle diverse fonti di finanziamento in maniera ottimale rappresenta la giusta occasione per le imprese italiane, in particolare per le PMI, per diversificare la loro struttura finanziaria rendendola più equilibrata e meno dipendente dal canale bancario non senza importanti conseguenze quali: l’acquisizione progressiva di una maggiore abilità nel soddisfare le esigenze di finanziatori del mercato dei capitali, una maggiore flessibilità nella gestione del pagamento del debito (i.e. il debito mezzanino è postergato rispetto al senior o allo junior), un migliore standing creditizio dell’impresa. Molto spesso le risorse finanziarie necessarie vengono fornite non solo dalle banche ma anche da fondi di private equity. L’investimento è sempre temporaneo e l’investitore si affianca di norma all’imprenditore stesso (in alcuni casi si sostituisce) offrendo non soltanto il capitale, ma anche competenze finanziarie e strategiche, che permettano all’impresa di crescere e di cogliere nuove opportunità. Si comprende, quindi, quanto possa essere determinante l’ingresso di un fondo di private equity nella delicata fase di gestione del passaggio generazionale in quanto assicura alle aziende non soltanto la continuità e la salvaguardia dei valori guida della famiglia, quanto il miglioramento della performance economica finanziaria e della competitività. Vantaggi Svantaggi • • • • • • Gestione efficiente dei conflitti famigliari, passaggi generazionali e situazioni di azionariato frastagliato; Possibilità per i socio/i familiari che intendano acquisire il controllo della società maggioritario o totalitario di escludere i soci meno capaci o con visioni strategiche divergenti; Apertura a nuovi ed eterogenei soggetti finanziatori Maggior equilibrio nella struttura finanziaria con conseguente miglioramento dello standing creditizio; Garanzia di miglioramento della performance economica finanziaria e della competitività in caso di entrata di un fondo di private equity nella compagine azionaria. • • • Operazione ad elevato rischio a causa del considerevole esposizione debitoria richiesta; I cash flow sono distolti da impieghi alternativi per far fronte alla copertura dell’indebitamento; Richiesta di garanzie reali e covenants che tendono ad “ingessare” la normale attività operativa; Elevata probabilità di fallimento della società. Si analizzano di seguito tre casi aziendali, di family business che hanno deciso di utilizzare il FBO per risolvere alcuni aspetti critici del passaggio generazione. In particolare si decriveranno i casi di Mangimi Liverini Spa (società produttrice di mangimi) di Farmigea (società farmaceutica) e di Riello (azienda leader nella produzione di impianti di riscaldamento e climatizzazione). Caso Mangimi Liverini spa La Mangimi Liverini Spa è una società operante nel settore agro-alimentare italiano; produce e commercializza mangimi destinati agli animali da reddito e da compagnia, con linee specifiche adibite all’allevamento. Viene fondata nel 1969 da Filippo Liverini e la gestione passerà in seguito ai due figli Mario e Giuseppe. Negli anni ’90 la società cresce in maniera sostenuta. Situazione Ante FBO: Alcuni dati (2009): • • • • • Fatturato: 18.000.000 euro EBITDA: 1.000.000 euro UTILE NETTO: 160.000 euro PFN: 4.150.000 euro MP: 4.800.000 euro CompaginesocialedellaMangimiLiveriniSpaante operazione(2009/2010) 2% 2% 1% LiveriniGiuseppe LiveriniFilippo 24% 45% LiveriniMichele LiveriniSilvia LiveriniGiovanna 26% LiveriniMario La Mangimi Liverini Spa prima dell’FBO era partecipata da sei membri della famiglia: Mario, Giuseppe, Filippo, Michele, Giovanna e Silvia. Alcuni membri della famiglia manifestano la volontà di disinvestire la propria partecipazione nella società. I soci Michele e Filippo (figli di Mario), i più interessati alle sorti ed alla gestione dell’attività aziendale, considerano l’opportunità di rilevare tali partecipazioni. Per ottenere una riorganizzazione dell’azionariato e per meglio dotare la società di una struttura adatta alle future esigenze di crescita e consolidamento si decide di avvalersi dello strumento del Family Buy Out. I fratelli, attraverso la costituzione di una “NewCo” (“Holding Liverini Srl”), partecipata in misura del 50% ciascuno, sono divenuti proprietari del 100% delle azioni societarie ed hanno quindi avviato un ambizioso programma di sviluppo ed ampliamento della società. Strutturazione dell’operazione di FBO: L’operazione di FBO (avvenuta tra 2010), è articolata nelle seguenti fasi: • • • Costituzione di una nuova società NewCo; Acquisizione da parte della NewCo di metà pacchetto azionario della Mangimi Liverini spa; Fusione per incorporazione della NewCo nella Mangimi Liverini Spa (nel 2012). La struttura finanziaria con cui è stato organizzato il buy out si caratterizza per un significativo ricorso alla leva finanziaria. Per tale motivo, il FBO è sotto il profilo finanziario una tipica operazione di Leveraged Buy Out. Tra le soluzioni di finanziamento prospettate, la famiglia ha optato per il prestito ponte, dalla durata di 12 mesi, da trasformare in finanziamento long term a seguito della fusione della Mangimi Liverini spa nella NewCo, la Holding Liverini Srl. Il prestito ponte si sostanzia in un finanziamento di 2.950.000 euro concesso dalla Banca Popolare di Novara alla NewCo acquirente per parziale copertura delle sue esigenze finanziarie. CompaginesocialedellaMangimiLiveriniSpa postoperazione(2009/2010) LiveriniFilippoeMario 50% 50% HoldingLiveriniSrl(asuavolta partecipataequamentedaifratelli FilippoeMario) Commento dell’operazione: L’operazione ha consentito di raggiungere tre obiettivi: 1. Liquidare subito i soci uscenti rafforzando il controllo sull’azienda; 2. Accelerare i piani di rilancio ed espansione; 3. Conservare la continuità del controllo e della cultura imprenditoriale familiare dell’azienda. D/E D/EBITDA 2009 2012 2015 0.87 4.06 2.51 11.69 3.01 7.82 Dal punto di vista della performance finanziaria, la situazione nel 2009 del rapporto D/E è equilibrato e, come preventivato, è salito di molto nell’anno 2012 soprattutto a causa del FBO. Inoltre lo stesso indice non diminuisce negli anni a seguire, segno che la componente di debito è ancora molto alta. Tuttavia, possiamo affermare che l’azienda ha migliorato la sua capacità di ripagare il debito negli anni. Andando ad analizzare la sostenibilità, l’indice D/EBITDA è migliorato dal valore post FBO (11.69) fino ad un valore di 7.82 (2015). Questo è un segnale positivo del fatto che l’azienda fosse preparata a gestire un’operazione finanziaria di tale importanza grazie alla sua capacità di generare reddito (misurata con l’EBITDA). Caso Farmigea Farmigea è un’industria chimico-farmaceutica specializzata nei settori dell’oculistica e della ginecologia. L’azienda controlla e gestisce tutte le fasi del processo di realizzazione del farmaco: dalla ricerca alla produzione, dall’informazione della classe medica alla distribuzione. Nasce nel 1946 a Pisa grazie a Antonio Federighi, ma il controllo dell’azienda passa subito a due figli, Laura e Leopoldo. Nel 1983 viene a mancare Leopoldo e il timone di Farmigea passa nelle mani del fratello minore Alberto. Nel 2001 infine a seguito di una classica operazione di Family Buy Out da parte della terza generazione, i figli di Leopoldo, Federigo, nominato presidente del nuovo CdA., e Mario, nuovo AD, comprano le quote dell’azienda, che così subisce importanti cambiamenti. Il FBO di Farmigea avvenuto nel 2001, rappresenta uno dei casi di maggior successo. L’advisor finanziario interpellato per la definizione dell’operazione è stato Cross Border, e si è occupato dell’individuazione del fondo di private equity più adatto in termini di credibilità come acquirente e di competenza settoriale e know-how tecnologico adeguati per lo sviluppo della società. Il partner designato è stato 3i Group, un fondo di PE inglese di notevoli dimensioni e importanza. I soci erano interessati a continuare la gestione, unificando il controllo dell’impresa di famiglia, ma non avendo disponibilità finanziaria adeguata, sono stati supportati da 3i. Come risultato, i soci familiari operativi detengono la maggioranza nella NewCo senza esborso di liquidità, mentre i soci familiari più anziani o meno coinvolti sono stati liquidati. Il valore aggiunto di questo tipo di transazione è proprio quello di riuscire a mantenere l’identità dell’impresa familiare, senza precludere l’opportunità di innovazione, ricerca e crescita grazie a un supporto esterno. Nel luglio 2001, 3i SGR ha investito 6,2 milioni di Euro per l’acquisizione di una partecipazione del 42,5%. Durante i circa tre anni di permanenza, l’operatore di PE ha contribuito a rendere l’azienda più manageriale attraverso la certificazione dei bilanci, l’innovazione dei sistemi di controllo, comunicazione e trasparenza, e l’introduzione di due consiglieri indipendenti. La crescita dei ricavi tra il 2001 e il 2004 (7%) è stata supportata da un consistente incremento degli investimenti in Ricerca e Sviluppo (60%) e in Capex (20%), che hanno generato un aumento del numero di dipendenti (48%). Al termine del 2003, l’azienda aveva raggiunto un fatturato di 22,1 milioni di Euro e 135 dipendenti. Nel febbraio 2004, la partecipazione è stata ceduta ad Alfa Wasserman, un’azienda italiana industriale tra le più tecnologicamente avanzate nel campo farmaceutico e diagnostico. Caso Riello S.p.A Analizziamo un caso diverso dai precedenti , relativamente all’esito dell’operazione. Il caso Riello dimostra infatti come un’operazione di FBO possa essere rischiosa per le sorti dell’azienda. Fondata nel 1922 da Pilade, Giuseppe e Raffaele Riello, la Riello (precedentemente Officine Fratelli Riello) è un’impresa veneta leader mondiale nella produzione di bruciatori e di impianti di climatizzazione e riscaldamento. Situazione Ante FBO: Fino al 1996 la Riello era nelle mani di 3 cugini: Pilade, Giordano ed Ettore con le sorelle Lucia e Roberta. In quel periodo, però, i dissidi tra i 3 cugini, che si scontravano sulla gestione strategica dell’azienda, si fecero sempre più frequenti fino al punto di determinare l’uscita di Giordano nel 1996 e poi di Pilade quattro anni dopo. Nel 2000 la società era quindi interamente nelle mani di Ettore (50%) e di Lucia e Roberta (50% insieme). Nacque però l’esigenza di vendere il 50% della società al fondo americano Carlyle, un investitore dalle “spalle larghe” che potesse sostenere la crescita della società e garantirne una solidità finanziaria. La presenza del fondo Carlyle è stata infatti di grande sostegno per lo sviluppo della Riello, consentendo l’apertura di un impianto produttivo in Polonia e l’acquisizione del distributore inglese Volker. Strutturazione dell’operazione di FBO: Nel 2006 Ettore e le sorelle decidono di riacquisire la proprietà totale dell’azienda, acquistando dal fondo Carlyle il restante 50% delle azioni societarie. Decidono quindi di strutturare l’operazione attraverso un Family Buy Out, con il sostegno di un pool di banche (Unicredit, Intesa Sanpaolo, Banco popolare, Bpm, Veneto banca e BnpParibas) che concedono un finanziamento di 350 milioni di euro1. L’ingente debito richiesto ha determinato però le sorti negative dell’azienda. Nonostante infatti la società presentasse un EBITDA di 60 milioni il servizio del debito si dimostra una zavorra per la redditività aziendale; ancora nel 2015 il debito era di circa 340 milioni di euro. Situazione Post FBO: Subito dopo l’acquisizione del 50% delle quote azionarie, la situazione debitoria della società si mostrò critica, come si può vedere dalla tabella. In milioni di euro 2005 2006 2007 2009 2015 Debito verso banche Oneri finanziari 284 406 400 409 345 28 29 35 34 22 È evidente che la solidità finanziaria di Riello è stata fortemente compromessa, insieme alle opportunità di investimento e di crescita. Dopo attente valutazioni, la Riello decise quindi di consentire l’ingresso in società di un investitore esterno che apportasse capitale tale da riequilibrare la struttura finanziaria, riportare sotto controllo la leva finanziaria e ripagare le banche creditrici per evitare che il debito si trasformasse in una sofferenza irrecuperabile. Nel 2015 l’insostenibilità del debito portò la Riello ha decidere per la cessione del 70% delle azioni a United Technologies Holding Italia, società leader nella fornitura di prodotti e servizi per il mercato del riscaldamento. La cessione è avvenuta con una valutazione della società con un multiplo di circa 9 volte l’EBITDA (500 milioni2) e uno stralcio del 10% del debito. Commento dell’operazione: L’operazione di FBO che ha visto come protagonista la famiglia Riello è un po’ diversa dai casi precedentemente analizzati. Lo scopo dell’operazione è stato infatti l’acquisizione del 100% del potere per evitare la cessione del controllo societario ad un fondo di investimento. In questo modo però l’operazione è risultata estremamente dannosa per la società che, a causa dell’ingente quantità di debito, si è vista costretta a consentire l’ingresso di un investitore esterno che assumesse il controllo della società e ne ripagasse il debito. Dopo l’analisi di questi tre casi possiamo concludere che il Family Buy Out è un’operazione molto utilizzata per i suoi indubbi vantaggi. È tuttavia necessaria un’attenta valutazione della fattibilità finanziaria dell’operazione visto il suo rischio elevato. 1 2 24 maggio 2015, “Riello, Sì alla cessione del gruppo”, il Sole24ore 27 luglio 2015, “Imprese in crisi, da ristrutturazioni a target M&A, ora Italia piace”, Reuters Italia