INTRODUZIONE Se si chiede ai subacquei perché si immergono "ammirare la vita acquatica " e "godere la bellezza della natura sottomarina" saranno sempre i motivi principali. Per molti subacquei (soprattutto fotografi naturalisti), questo è LA ragione per immergersi, e anche la più impellente, il motto ricorrente nell'ambito dei subacquei è "lo-faccio-per-l'avventura", osservare la natura sottomarina è la ragione principale per cui si tuffano. Chiaramente immergersi ed il fascino per la natura vanno a braccetto. D'altra parte, gli aspetti più mirabili ed intricati della complessità della natura scorrono imperscrutabili davanti agli occhi della maggior parte dei subacquei che sicuramente li perderanno. I novizi imparano rapidamente i nomi delle più comuni e belle creature del mare, ma ci vuole un subacqueo più informato per riconoscere le interrelazioni tra gli organismi o capire perché comportamenti apparentemente innocui come nutrire o accarezzare i pesci possa danneggiare gravemente gli organismi o l'ambiente. L'obiettivo del corso PADI Underwater Naturalist è quello di aiutare ad evolverti in qualcuno che apprezza la natura rispetto a chi osserva semplicemente degli organismi, a comprenderne i ruoli, le loro relazioni e ruoli nell'ecosistema. Come PADI subacqueo naturalista riconoscerai come la tua presenza influisce nel mondo acquatico, e quali misure prendere per ridurre al minimo gli effetti negativi. Svilupperai anche delle conoscenze scientifiche di base sulla classificazione delle creature viventi, ognuna finalizzata alla comprensione delle stesse. Panoramica del corso Come con la maggior parte dei corsi di specialità PADI, il PADI Underwater Naturalist è incentrato sulle immersioni, per cui il subacqueo farà almeno due immersioni naturalistiche in acque libere con l'istruttore PADI. Consoliderai le tue conoscenze sulla storia della natura sommersa e concetti scientifici di base con questo manuale. Ti divertirai durante queste immersioni accrescendo le tue competenze naturalistiche sott'acqua basate sullo sviluppo delle tue conoscenze che raggiungerai leggendo questo manuale e discutendo il materiale con il tuo istruttore prima delle immersioni. Il tuo istruttore può scegliere di svolgere gli argomenti in più lezioni frontali in classe oppure optare per più sessioni pratiche. Si consiglia di cominciare con mezzi meccanici attraverso questo manuale, annotando i titoli, temi ed immagini. Questo accelera il tuo apprendimento e ti focalizzerà sull’obbiettivo. Successivamente, durante la lettura evidenzia o sottolinea le risposte agli obiettivi dello studio. È veramente importante farlo – non semplicemente annotare – ma l’atto fisico di scrivere/evidenziare migliora il trasferimento della conoscenza e della memoria a lungo termine. Rispondi agli esercizi, rivedi tutto quello che non capisci. In seguito compila i ripassi delle conoscenze e girali al tuo istruttore. Anche se non richiesto, l'istruttore potrebbe inizialmente svolgere alcuni esercizi in piscina o acque confinate come alcune tecniche di immersione importanti per la tutela dell’ambiente. Il tuo istruttore può anche assegnare alcuni progetti divertenti finalizzati allo studio della natura sottomarina, e rivedrai ciò che hai studiato come briefing pre-immersione. Dato che ambienti differenti sono abitati da organismi diversi, il briefing del vostro istruttore sarà specifico rispetto agli animali acquatici ed ambienti che andrete ad osservare e con i quali interagirete. Quando avrai completato il corso, ti sarai meritato la certificazione PADI Underwaler Naturalist. Con la vostra certificazione subacquea PADI Naturalist Diver potrai successivamente richiedere la qualifica di Master Scuba Diver. In concomitanza dovrai anche essere già in possesso di una certificazione PADI Advanced Open Water Diver e PADI Rescue Diver (o certificazioni equivalenti di altre didattiche); con ulteriori quattro specialità certificate PADI e 50 immersioni certificate. Corso PADI Underwater Naturalist Prerequisiti Per avere il PADI Underwater Noturalist è necessario ovviamente essere certificato PADI (o Junior) Open Water Diver o avere una qualificata certificazione di altre didattiche riconosciute con un livello equivalente al PADI Open Water Diver. In caso di immersioni più profonde dei 18 metri/60 piedi, si raccomanda di aver conseguito con successo il corso PADI Deep Diver o equivalenti. Questo corso sviluppa le tue conoscenze e capacità appropriate per raggiungere una profondità massima di 40 metri/130 piedi. Altre Abilità che Vorrai come PADI Underwater Naturalist Potrai esercitare le tue abilità e conoscenze come PADI Underwater Naturalist quasi ad ogni immersione dato che anche i più apparentemente spogli ambienti acquatici sono dei complessi ecosistemi se osservati attentamente. Ad ogni modo, scoprirai che essere un PADI Underwater Naturalist è ancora meglio con le capacità acquisite con i seguenti corso di specialità PADI: AWARE-FISH Identification – Questo corso sovrappone ed estende ciò che hai imparato durante il corso PADI Underwater Naturalist. Oltre ampliare la tua familiarità con il Progetto AWARE (Aquatic World Awareness, Responsability and Education), imparerai di più sulle specie dei pesci e come tu potrai aiutare il mondo scientifico a monitorare lo stato di salute degli oceani raccogliendo dati sui pesci. Project AWARE – famigliarizzare con il ruolo che il Progetto AWARE svolge nella protezione degli ecosistemi acquatici di tutto il mondo. Istruirti riguardo le potenziali problematiche riguardanti lo stato ambientale degli ecosistemi acquatici di tutto il mondo come le problematiche legate alla pesca, gestione delle coste ed inquinamento marino. Questo corso evidenzia iniziative alle quali potrai partecipare per proteggere gli ambienti acquatici. PADI Night Diver – Dopo il tramonto esce il “turno di notte” sottomarino, questo significa organismi differenti, diversi ambienti ed interazioni. Il corso PADI Night Diver ti introduce ad immergerti con il buio, ti apre le porte alle esplorazioni del lato notturno della natura. PADI Deep Diver – data la scarsità di luce, meno moto ondoso, temperature solitamente più fredde, oltre i 18 metri / 60 piedi si trovano spesso organismi e caratteristiche naturali differenti da quelle più superficiali. Il modo migliore per imparare le considerazioni e le procedure per immersioni ricreative profonde è quello di completare il corso PADI Deep Diver. L’addestramento PADI Deep Diver ti prepara al piacere di scoprire i segreti della natura oltre i 18 metri/60 piedi. PADI digital Underwater Photographer o Videographer –catturare immagini o video della natura selvaggia sommersa è un’estensione naturale dell’essere un PADI Underwater Naturalist. È un gran modo per documentare le tue osservazioni per ulteriori studi successivi. Artisticamente parlando, subacquei e non apprezzano di più fotografie e video interessanti quando tu illustri loro su cosa stanno osservando e perché sono significativi. In entrambi i casi, catturare immagini subacquee e le conoscenze naturalistiche si traducono in un’ottima combinazione di capacità. PADI Peak Performance Buoyancy Diver – è molto utile mettere a punto le tue capacità di assetto per tutte le immersioni, ma idealmente è quasi richiesto che i PADI Underwater Naturalists controllino il loro assetto con la massima precisione. Questo perché migliore è il proprio assetto e più si minimizza il contatto accidentale con ciò che ti circonda, questo è il modo migliore per evitare di danneggiare organismi marini sensibili o di danneggiare parti fragili di relitti. PADI Dry Suit – Tanti ambienti di acque fredde sono popolate da prolifiche comunità sottomarine. Le mute stagne vi permettono l’accesso a queste per immersioni più lunghe rispetto a quelle che potreste fare con mute umide. Nel caso dei climi più freddi solo una muta stagna ti permette di immergerti, tuttora alcuni di questi ambienti hanno organismi abbondanti ed interessanti che non si trovano da nessun’altra parte. INTRODUZIONE AL REGNO ACQUATICO Ti potrà sembrare strano essere “introdotto” al regno acquatico quando, come subacqueo certificato, sei già stato ovviamente introdotto. Mentre potresti avere centinaia di immersioni registrate e riconoscere decine di differenti animali acquatici, potrebbe essere che tu abbia mai guardato al regno acquatico con un obiettivo, la prospettiva di un punto di vista naturalistico basato sulla scienza. Acquisire questo punto di vista significa comprendere il concetto di ecosistema, e riconoscere come differenziano le caratteristiche naturali che si trovano sott'acqua rispetto alla forma terreno dei loro rispettivi ecosistemi. Ecologia ed ecosistemi Già dalla fine degli anni ’60 con l’aumento della consapevolezza ambientale, “ecologia” si è trasformato da termine di nicchia conosciuto da pochi scienziati a parola d’ordine comune dei media che si può sentire in comuni conversazioni. Ancora oggi nonostante l’uso diffuso del termine molte persone non comprendono cosa significhi il termine ecologia, oppure cosa sia un ecosistema, pur riconoscendone la rilevanza e che sono relazionate alla salute del nostro pianeta. L'ecologia è lo studio degli esseri viventi e le loro interrelazioni tra loro e con il loro ambiente. Quando studiamo l'ecologia, noi siamo interessati alle componenti abiotiche (caratteristiche fisiche), come molecole inorganiche, temperatura, gas, luce e le componenti biotiche (caratteristiche organiche) come altri organismi molecole organiche. Un ecosistema (chiamato anche bioma) è un sistema naturale che funziona come unità ed è composto da tutti gli organismi viventi che popolano una determinata area che interagiscono tra di loro e con i fattori fisici inorganici presenti. Da come si definisce l’ecosistema potrà essere ampio o specifico, con gli ecosistemi più grandi che consistono di molti ecosistemi più piccoli. Dipende dall’oggetto di studio. Una pozzanghera potrà con essere considerata un ecosistema, così come tutta una linea di costa. In definitiva, milioni e milioni di ecosistemi presenti all'interno dell’unico ecosistema Terra. Questa sovrapposizione ci mostra come gli ecosistemi funzionino come sistemi individuali, essi interagiscono anche con l'altro come parte di sistemi più grandi e che nessun ecosistema è del tutto indipendente. Si potrebbe paragonare questo con l’automobile, che opera come una singola unità, ma compie le sue diverse funzioni grazie a diversi sottosistemi interdipendenti ma distinti. I due ecosistemi più ampi sono quello terreste (terra) e acquatico (acqua), ciascuno con i propri sottoecosistemi. I principali ecosistemi terrestri includono tundra, taiga, prateria, foresta temperata, foresta pluviale tropicale. I più grandi ecosistemi acquatici sono acqua dolce e acqua marina (oceano). L’Oceano è un ecosistema, con i suoi diversi ecosistemi più piccoli ed è il bioma più grande. Comunità e habitat Una comunità è una raccolta di diversi organismi che vivono ed interagiscono nell'ecosistema. Ciò comprende tutte le specie e tipi di organismi. Una popolazione è un gruppo di alcune specie viventi che interagiscono all'interno di una comunità. Questa interazione è parte della definizione perché a volte due popolazioni della stessa specie vivono in una singola comunità. Un esempio di questo esiste al largo di Vancouver in Canada. In queste acque vivono due comunità di orche relativamente a stretto contatto, ma mantengono popolazioni separate che raramente interagiscono. Queste comunità non si incrociano da quando gli scienziati hanno memoria, pertanto le comunità separate sarebbero da considerare popolazioni separate all'interno di una comunità Un habitat comprende l'area e le condizioni in cui si trova l’organismo. Alcune specie sono adattate o si trovano in habitat molto specifici, mentre altri variano all’interno di una varietà di habitat. I chitoni, per esempio, vivono nella zona intertidale rocciosa, mentre i polpi vivono in un ampio spettro di profondità ed in diverse parti della scogliera. I chitoni hanno un habitat ristretto e definito in confronto al polpo. Un microhabitat esiste in una scala molto piccola. Per esempio, piccoli crostacei e vermi vivono negli spazi tra i granelli di sabbia ed il fondale marino. Il ruolo di un organismo nel suo habitat è chiamata la sua nicchia. Molte specie diverse occupano la stessa nicchia. Sulle barriere coralline, per esempio, i gamberetti pulitori ed i pesci spazzino sopravvivono entrambi nutrendosi di parassiti e della pelle morta o ferita dei pesci di barriera. Per evitare di fare confusione tra habitat e nicchia, bisogna pensare all'habitat come all’indirizzo di un organismo ed alla nicchia come alla sua professione. La biodiversità Il delicato equilibrio esistente sulla Terra fra i vari organismi frutto di milioni di anni di processi evolutivi. Diverse specie ogni anno scompaiono per sempre e questo è spesso legato all’attività dell’uomo che è il principale responsabile della frammentazione degli habitat, dell’introduzione di specie aliene e dell’eccessivo sfruttamento delle risorse. Se non si vuole perdere il patrimonio rappresentato dalla ricchezza genetica della biodiversità è necessario individuare, inventariare e proteggere i luoghi che nel mondo ancora custodiscono una elevata diversità vegetale e animale. Il Mediterraneo, grazie alla sua ricchezza di endemismi, rappresenta una delle aree geografiche a maggiore biodiversità. I reef temperati Quando la maggior parte delle persone nomina la parola reef fa di solito riferimento ai reef corallini tropicali ed equatoriali, senza rendersi conto che il termine ha il significato di scogliera e potrebbe essere accostato anche ad aree caratterizzate da acque più fredde (temperate). Ci sono differenze fondamentali nella struttura e dinamica dei reef tropicali e temperati. I reef tropicali sono prevalentemente formati da madrepore, colonie di piccoli animali che vivono in simbiosi con alghe unicellulari (zooxantelle) e che producono uno scheletro calcareo (calcite). Anno dopo anno le madrepore si accrescono dando origine ad immense scogliere viventi, importanti sia dal punto di vista ecologico sia da quello turistico, in quanto rappresentano una delle mete più ambite dai subacquei di tutto il mondo. I reef temperati invece sono formati da una combinazione di alghe ed invertebrati. Le acque temperate sono più fredde ed i livelli di nutrienti tendono ad essere più elevati quando paragonati ai reef tropicali. A differenza dei reef tropicali dove dominano le madrepore, nei reef temperati sono generalmente le alghe coralline a costruire scogliere. Importanti sono i tempi di formazione di tali strutture: nelle aree tropicali le madrepore possono arrivare a crescere 10 cm all’anno, in aree temperate le alghe coralline si accrescono di circa 0,1-1 mm all’anno. L’accrescimento annuale di un reef tropic ale corrisponde quindi all’accrescimento di alcune decine o centinaia di anni di un reef temperato. Nei sistemi temperati, la maggior parte della fissazione del carbonio avviene ad opera di alghe coralline. Nei sistemi tropicali, invece, la maggioranza del carbonio fissata è legata alla relazione simbiotica con le alghe microscopiche che vivono all’interno dei tessuti delle madrepore. Contrariamente a quanto si crede, le madrepore sono comuni anche nelle acque temperate, ma qui non costituiscono reef. L’unicità del Mediterraneo Le particolari vicissitudini, soprattutto di natura geologica, che hanno caratterizzato la storia del bacino Mediterraneo hanno determinato una successione di cambiamenti che hanno portato ad una complessa alternanza di masse d’acqua fredde e calde regolate da correnti con versi spesso opposti in relazione alle diverse condizioni climatiche. Dinamiche di questo tipo sono state ben documentate soprattutto durante i periodi glaciali ed interglaciali. Tali condizioni hanno consentito l’ingresso alternato di specie ad affinità fredda o calda portando alla selezione di specie stagionali in grado di svilupparsi durante il periodo primaverile-estivo e regredire in autunno-inverno (ibernazione, come se andassero in letargo), o viceversa (estivazione). Questo ha permesso a più specie di occupare la stessa nicchia ecologica senza sviluppare quei processi competitivi così tipici degli ambienti tropicali, dove le condizioni climatiche sono molto più costanti. Sono invece altrettanto importanti i processi di cooperazione tra specie in grado di amplificare notevolmente la biodiversità del bacino. Esistono, infatti, specie che con la loro presenza alternano le caratteristiche dell’habitat circostante predisponendolo ad accogliere altre specie, innescando importanti processi di facilitazione. Tali specie sono definite strutturanti o ecosystem engineers. La combinazione di specie che conosciamo per il Mediterraneo è chiaramente unica, senza possibilità di paragoni con nessun’altra parte della Terra. Il Mar Mediterraneo è un mare ricco di costruzioni biogeniche, comparabili per importanza e ricchezza a quelle di ambienti tropicali. Tra gli esempi più importanti ci sono senz’altro il coralligeno, le piattaforme ad alghe coralline, i reef a vermetidi e, ad elevate profondità, i reef a coralli bianchi. Queste strutture derivano tutte dalla massiccia deposizione di scheletri calcarei da parte di animali e alghe, i cui resti permangono anche dopo la morte degli organismi. Le bio-costruzioni sono per lo più plurispecifiche possono occupare un volume cospicuo, attribuendo all’ambiente colonizzato caratteristiche morfologiche, biologiche e geologiche uniche. Nell’ecosistema costiero dal Mar Mediterraneo, se restiamo nell’ambito della cosiddetta zona fotica (che riceve cioè la luce), sono i vegetali a rappresentare un ruolo di primaria importanza nella strutturazione degli habitat. Nei fondi mobili è una pianta, la Posidonia oceanica, a rivestire un ruolo chiave: Produce un’alta quantità di ossigeno, fino a 20 litri al giorno per ogni metro di prateria, Contribuisce al consolidamento dei fondali e delle spiagge, proteggendole dall’erosione, Costituisce l’ambiente ideale per il rifugio e lo sviluppo di numerose specie, spesso anche di pregio, come molluschi, crostacei e pesci. Attualmente la P. oceanica è in forte regressione in tutto il bacino mediterraneo a causa di numerosi fattori, tra cui l’inquinamento chimico, le opere di protezione costiere e dell’”aratura” dei fondali provocata dalle ancore delle barche e dalla pesca a strascico, illegale sotto costa. Nei fodi duri il ruolo chiave è rivestito da alghe corallinacee, in grado di deporre dei talli calcificati e permanenti. È grazie a questi organismi che nel Mediterraneo si sono formati, dall’ultima glaciazione circa 15.000 anni fa, dei cornicioni calcarei in grado di creare una complessità paragonabile ai reef tropicali. L’ambiente che creano detto coralligeno ed è lì che numerosi organismi trovano il loro habitat ideale. Il Coralligeno è un complesso di biocenosi ricche di biodiversità che formano un paesaggio di organismi animali e vegetali sciafili e perennanti con un concrezionamento più o meno importante fatto di alghe calcaree. Tutto è basato su un delicato equilibrio tra organismi che accumulano carbonato di calcio ed organismi che lo perforano disgregandolo. In genere, quando i fattori di disturbo antropico sono elevati, i secondi dominano sui primi. La sua elevata eterogeneità supporta un’ampia diversità spesso su scale spaziali molto ridotte. È proprio questa diversità che rende i nostri fondali così unici da attirare ogni anno migliaia di subacquei da tutto il mondo. Il Promontorio di Portofino e l’Area Marina Protetta Portofino è un patrimonio che tutto il mondo c’invidia: da ormai oltre un secolo i biologi marini sanno quali ricchezze nascondano le acque di Portofino e da cinquant’anni, grazie all’attività subacquea sportiva, queste ricchezze sono visibili e, in qualche modo, godibili da tutti. Oggi acquistiamo sempre maggiore consapevolezza di questa nostra ricchezza ma, con lo sviluppo del turismo subacqueo di massa, sentiamo anche la necessità ed il dovere di una maggiore gestione e protezione: però è difficile proteggere ciò che non si consce. Nell’ultimo decennio abbiamo assistito ad un costante incremento delle presenze di subacquei che frequentano i golfi Paradiso e del Tigullio. La realtà odierna rispecchia la diffusione sempre più capillare di questo sport, grazie agli elevati standard di sicurezza dei materiali e delle tecniche di immersione raggiunti. Nondimeno, è certo che la straordinaria bellezza dei fondali che circondano il promontorio di Portofino rappresenti un forte richiamo per i subacquei provenienti da tutto il nord Italia e, sempre più, dall’estero. Se poi si aggiunge una buona campagna di informazione, è facile prevedere ulteriori sviluppi, con benefici su tutto l’indotto legato al turismo. Il Corallo rosso Vero gioiello del Mediterraneo, il Corallium rubrum è caratterizzato da colonie arborescenti, alte 10-30 cm e rivestite da esoscheletro di natura calcarea da cui fuoriescono i polipi espansi, di colore bianco. La loro peculiarità, comune a tutti gli appartenenti alla sottoclasse (ottocoralli), è quella di possedere una corona di otto tentacoli piumati, per mezzo dei quali catturano il plancton e le particelle alimentari in sospensione. Diffuso soprattutto nel Mediterraneo (Liguria, Sicilia, Sardegna e golfo di Napoli), vive a profondità variabili da 20 a 200 m, su pareti rocciose ricche di grotte e anfratti. La riproduzione può essere sessuata o per scissione; nel primo caso la larva (planula), uscita dall’uovo, dopo un breve periodo di vita libera, si fissa sul substrato dando origine ad una nuova colonia, la cui crescita e sviluppo sono invece garantiti dalla riproduzione asessuata. Il corallo rosso è uno dei richiami più forti per i subacquei che frequentano le acque del parco marino. Ha colonizzato praticamente tutte le pareti del promontorio a partire dai 20-25 m. La ricchezza della popolazione di Portofino è da addebitare all’azione dei cosiddetti “tarli”, rappresentati da spugne perforanti ad azione litolica che sciolgono il calcare dello scheletro mediante secrezioni acide e vi scavano gallerie parallele all’asse del cormo. Tale azione, più marcata qui che in altre zone, rende il coralli di Portofino meno pregiato sia per la qualità che per le difficoltà di lavorazione. La Gorgonia rossa I polipi della gorgonia Paramuricea clavata Paramuricea chamaleon, di colore giallastro, sono caratterizzati, come quelli del corallo rosso, da una corona di otto tentacoli piumati. Formano colonie a ventaglio anche di notevoli dimensioni (fino a 1 m di diametro), di colore predominante rosso scuro, anche se non sono rari casi di colonie rosse con estremità gialle o addirittura completamente gialle (da qui il nome chamaleon). Diffusa nel Mediterraneo occidentale e centrale, vive a profondità superiori ai 25 m, su fondali rocciosi. Gorgonia gialla Questa specie Eunicella cavolinii forma colonie arborescenti a scheletro corneo, forma grossi ventagli con fitte ramificazioni irregolari risposte su un unico piano, sempre perpendicolare alla direzione della corrente principale. I rami piuttosto sottili e flessibili, hanno polipi retrattili in calici verrucosi. Presenta un colore variabile dal giallo pallido all’arancione e dimensioni che toccano i 50 cm di altezza. Si trova su pareti rocciose, su fondi coralligeni poco illuminati da 10 m sino a 150 m di profondità. Come avviene per molte altre gorgonie la sua sopravvivenza nelle acque superficiali è particolarmente compromessa in conseguenza del riscaldamento del Mediterraneo. La cernia Regina del Mediterraneo, la cernia Epinephelus guaza ha colore bruno-verde screziato di giallo, arancio o bianco a seconda degli esemplari. Può superare il metro di lunghezza e il quintale di peso. Pesce solitario, è presente in pratica in ogni profondità lungo la costa, legato comunque a substrati ricchi di tane ed anfratti. Predatore all’agguato, ma anche attivo cacciatore, si nutre principalmente di molluschi, crotacei e di altri pesci che inghiotte risucchiandoli nelle sue grandi fauci. Ermafrodita, presenta inversione sessuale, nascendo femmina e modificandosi in maschio. La cernia, in qualità di predatore, è la prova più evidente che una buona politica di tutela e di conservazione contribuisce senza dubbio a ristabilire l’integrità dell’intera rete alimentare dell’ambiente marino. Grazie al divieto della pesca subacquea e al minor impatto ambientale da gradi imbarcazioni, e quindi al conseguente incremento di pesce, negli ultimi tempi si è riscontrato un notevole aumento della popolazione di cernie nel parco, tanto che ormai non si può più parlare di presenza occasionale. Sono stati segnalati fino a quindici individui diversi nel corso di una stessa immersione. Le differenti taglie degli esemplari incontrati stanno ad indicare senza ombra di dubbio come la zona infralitorale del promontorio sia l’ambiente ideale, anche per riprodursi, di questo splendido predatore. La Murena Molto comune in tutta l’Area Marina e dall’inconfondibile colorazione blu screziata di giallo, la Muraena helena può avvicinarsi al metro e mezzo di lunghezza. La pelle liscia non presenta scaglie. Legata a fondali duri ricchi di buchi ed anfratti da cui è solita spuntare con la testa, sembra la sentinella delle pareti rocciose. È sempre pronta a ritirarsi nella tana in caso di pericolo o eccessivo avvicinamento dei subacquei. Si nutre di crostacei, molluschi e piccoli pesci. Si riproduce in estate; durante la stagione invernale si sposta a maggiori profondità. Considerata a torto aggressiva, la murena è in realtà un pesce timido e diffidente. Il suo aspetto “terrifico”, alla bocca aperta e pronta ad azzannare, è invece un atteggiamento indispensabile per una corretta ventilazione ed ossigenazione delle branchie. È evidente comunque che, trattandosi di un temibile predatore munito di forti denti uncinati e di una saliva forse velenosa, è opportuno non disturbarla eccessivamente e non infilare le mani in buchi o fessure nella roccia. I nudibranchi Vasto ordine di molluschi gasteropodi tutti caratterizzati dall’assenza completa di conchiglia. Dalle dimensioni ridotte e dai colori generalmente molto appariscenti, i nudibranchi presentano tentacoli boccali e appendici del capo dette rinofori. A seconda dei gruppi possono anche avere un ciuffo branchiale intorno all’ano (es: Doridini, vacchetta di mare) o una serie di estroflessioni lungo tutto il corpo chiamate cerata (es: Eolidini, Flabelline). Carnivori, brucatori o predatori, nella maggior parte dei casi presentano una dieta molto specializzata, essendo strettamente legati ad un’unica specie di spugne o di Idroidi. È il caso della famosa “vacchetta di mare” che si ciba unicamente della spugna Petrosia ficiformis, o dell’Hypselodoris sp., che bruca solo le spugne del genere Ircinia. I nudibranchi non hanno predatori in natura. I loro tessuti sono infatti ricchi di sostanze velenose, prodotte dagli stessi animali o acquisite e accumulate con la dieta, che li rendono praticamente inappetibili; anche in questo caso, la colorazione vivace assume il significato di avvertimento verso potenziali predatori. Alcuni infine possono secernere sostanza caustiche al tatto. Si possono incontrare sia su fondali rocciosi, in prossimità di spugne o sui rami di gorgonia, sia nelle praterie di posidonia, a partire da pochi metri fino a profondità rilevanti. Vi sono alcuni siti di immersione che possono considerarti garantiti per l’osservazione dei nudibranchi, quali ad esempio il Bigo e la Colombara, dove è eccezionale non solo il numero dei singoli individui, ma anche il numero di specie differenti che si possono trovare. Sono comunque praticamente rinvenibili in ogni punto della riserva marina. Immergersi Eco-Responsabilmente Tecniche La prima volta che sei diventato un Open Water Diver PADI, è probabile che il tuo istruttore abbia sottolineato l’importanza delle tecniche di immersioni responsabili per l'ambiente. Tra l’altro, probabilmente hai imparato che è importante nuotare bene sopra i fondali sensibili, a non toccare i coralli o altri organismi fragili, e ad adottare la zavorra adeguata a te stesso. Rivediamo nel dettaglio queste tecniche. l. Immergiti con una configurazione snella. Equipaggia di moschettoni e cordini la tua attrezzatura – assicura il tuo secondo stadio di emergenza, accessori ecc. al GAV (mai alla cintura dei pesi) – in modo da non avere nulla di pendente. Inserisci gli accessori nelle tasche quando possibile. Immergersi in configurazione idrodinamica induce a benefici ambientali, in quanto pendolare ed arare il fondo danneggia in modo significativo la vita acquatica. Inoltre avere attrezzatura che pende danneggia in primo piano l’attrezzatura stessa, aumenta il tuo volume incrementando così i tuoi consumi, nonché creare ingombro impedendoti di trovare ciò di cui necessiti. Dragare il fondo con il proprio erogatore di emergenza rischia di riempirlo di sabbia e renderlo inutilizzabile. In ultimo l’attrezzatura pendente aumenta il rischio che tu rimanga impigliato. 2. Rimanere in assetto neutro e nella colonna d'acqua ben distaccato dal fondo. Nuotare sempre allo stesso livello in posizione orizzontale, con le gambe parallele al fondo o ad angolo. Questo è il modo migliore per evitare danni accidentali alla vita acquatica con un calcio accidentale od una mano fuori posto. 3. Evita di immergerti ultra zavorrato. Il tuo GAV può compensare il peso extra, ma c'è più di più. Il peso in eccesso e l’aria del GAV necessaria per compensarlo tende a spostare il tuo centro di gravità verso il basso, in modo che la posizione del corpo tenda ad essere a piedi-bassi invece che orizzontale, questo non solo è uno spreco di energia durante il nuoto, ma rende più probabile che si danneggino le cose con le tue pinne. Questo significa anche più lavoro per controllare l’assetto siccome si dispone di un volume d'aria maggiore che si espande e riduce ad ogni variazione di profondità. 4. Passa dalla posizione verticale della discesa alla posizione orizzontale ben al di sopra del fondo. Molti subacquei preferiscono iniziare la discesa con i piedi verso il basso. Basta ricordarsi di alzare i piedi e passare ad una posizione orizzontale prima di arrivare troppo vicini al fondo. 5. Evita di sollevare sabbia o limo. Questo è un male per la visibilità, mancanza di considerazione nei confronti degli altri subacquei, oltre a provocare la morte o gravi danni agli organismi – particolarmente per i coralli e altri organismi sedentari molto delicati. La deposizione del limo sulle loro superfici blocca i raggi solari o soffoca gli opercoli destinati alla respirazione o al nutrimento. Sollevare il sedimento rimette in sospensione nutrienti che altrimenti sarebbero stati sepolti. 6. Fai attenzione a ciò che tocchi con le pinne, ginocchia e mani. Questo è importante non solo per evitare danni accidentali all'ambiente, ma anche per evitare di essere morso o punto. Se fosse necessario toccare o inginocchiarsi sul fondo, cerca una zona lontana da organismi sensibili o facilmente danneggiabili. Ma ricorda, che anche la sabbia o il fango apparentemente sterili, sono la patria di innumerevoli creature, quindi osserva bene da vicino e sii cauti prima di stabilirti anche in quel caso. 7. Nuota lentamente e con calma. Come menzionato prima, vedrai di più se ti sposti come se fossi parte dell'ambiente. Animali acquatici sono generalmente aggraziati e nuotano senza movimenti bruschi o convulsi; tanto più ci si muove come fanno loro, tanto più ti fonderai con l'ambiente circostante e tanti più comportamenti naturali vedrai.