Lo Sviluppo dei Percorsi Diagnostici Terapeutici ed Assistenziali nel Processo di Accreditamento Istituzionale: Esperienze nella Regione Piemonte Martedì 29 gennaio 2008 Il percorso Infarto Miocardico Acuto: esperienza in un reparto universitario Dott.ssa Serena Bergerone Dott. Davide Castagno Cardiologia Universitaria ASO S.Giovanni Battista DALLA TEORIA ALLA PRATICA I PERCORSI DIAGNOSTICI TERAPEUTICI • Approfondimento della conoscenza di un problema di salute • Individuazione degli standard di qualità clinica riportati in letteratura • Confronto di tali standard con la risposta clinico-organizzativa quotidianamente fornita ai pazienti • Realizzazione di obiettivi aziendali opportunamente esplicitati I PERCORSI DIAGNOSTICI TERAPEUTICI Strumenti per la gestione dei processi assistenziali • • • • • Centrati sul paziente Integrati (collaborazione tra più specialisti) Riduzione variabilità assistenziale su casi analoghi Potenzialmente vantaggiosi per riduzione costi Risk managemet (aumento sicurezza delle cure e riduzione degli eventi avversi) • Messa in luce di nuovi problemi e criticità DEFINIZIONE DEL PROBLEMA INFARTO • Nel 2004 in Italia 117.833 ricoveri dovuti a infarto miocardico acuto (1) • Dallo studio BLITZ (2) è emerso che, sulla base delle caratteristiche ECG: 65% STE-MI 5% Undetermined-MI 30% NSTE-MI • Mortalità intraospedaliera e a 30 giorni rispettivamente del 7.4% e 9.4% (2) (1) : Ministero della Salute 2005 (2) : Eur Heart J 2003; 24, 1616-29 LA REALTA’ PIEMONTESE • Registro piemontese dell’infarto miocardico acuto con sopraslivellamento del tratto ST nel 2005 − età mediana uomini 64 anni, donne 74 anni − in PS nel 39% dei casi con mezzi propri, nel 50% con il 118 − tempo tra sintomi e accesso in PS 155 ± 137 min − tempo door-to-ECG 24 ± 69 min (mediana 9 min) − tempo door-to-needle <30 minuti nel 43% dei pazienti − tempo door-to-baloon <90-60 minuti nel 50-23% dei pazienti − mortalità intraospedaliera 7.6% (1) : J Cardiovasc Med 2008; 9:169-177 L’AZIENDA SANITARIA S.GIOVANNI BATTISTA “LE MOLINETTE” • Si situa in un’area metropolitana ampia, densamente popolata • E’ centro di riferimento regionale e nazionale per interventi ad elevata complessità • La collocazione centrale nella rete dell’emergenza torinese, la costante disponibilità di stand-by cardiochirurgico, la presenza di un’emodinamica interventistica 24/h ha portato a privilegiare l’approccio interventistico (PTCA vs trombolisi) all’infarto miocardico acuto LA CARDIOLOGIA UNIVERSITARIA • 8 posti letto in unità coronarica • 21 posti letto in degenza ordinaria • 2 posti letto in Day Hospital Numero % Decessi Pazienti ricoverati per STEMI 170 2.4% Pazienti ricoverati per NSTEMI 148 2.2% Mortalità intra-aziendale 12.1% RICOVERI INFARTO MIOCARDICO ACUTO 2006* * : Direzione Sanitaria – Ufficio Statistiche ASO San Giovanni Battista, Torino MIGLIORAMENTI PROGNOSTICI •La realizzazione delle Unità Coronariche per il trattamento delle aritmie ventricolari maggiori con la defibrillazione •L’utilizzo di terapie farmacologiche sempre più appropriate (trombolitici, aspirina, β-bloccanti, ACE-inibitori, sartani, acidi grassi poli-insaturi) •L’introduzione dell’angioplastica coronarica percutanea (PTCA) in fase acuta •Il trattamento cardiochirurgico delle complicanze meccaniche HANNO DETERMINATO UNA PROGRESSIVA RIDUZIONE DELLA MORTALITA’ INTRAOSPEDALIERA PER INFARTO MIOCARDICO anni ‘60 25-30% anni ‘80 18% anni ‘00 5-7% L’IMPORTANZA DEL PERCORSO WELCOME TO HEALTH CURE D’EMERGENZA IN DEA CONFERMA DELLA DIAGNOSI •Anamnesi •ECG seriati •Aumento dei marcatori di necrosi miocardica (CK-MB, troponine) •Ecocardiografia transtoracica STRATIFICAZIONE DEL RISCHIO • Variabili cliniche (età, sesso, pregresso IMA, diabete) • Variabili ECG (IMA anteriore, turbe della conduzione/aritmie) • Variabili bioumorali (PCR e troponine elevate) CURE PRECOCI Si differenziano a seconda del tipo di infarto: con sopraslivellamento del tratto ST (STEMI) rivascolarizzazione immediata angioplastica/trombolisi ma m a r g “pro EMI” ST senza sopraslivellamento del tratto ST (NSTEMI) stabilizzazione medica Unità Coronarica rivascolarizzazione successiva ma m a r g “pro TEMI” NS PROGRAMMA STEMI PROGRAMMA NSTEMI LA GESTIONE IN FASE SUBACUTA Il percorso diagnostico terapeutico del paziente infartuato prosegue, durante la degenza attraverso: − progressiva titolazione dei farmaci somministrati in fase acuta (β-bloccanti, ACE-inibitori, sartanici) − graduale ripresa della mobilizzazione − stratificazione del rischio pre-dimissione (valutazione della funzione ventricolare sinistra e dell’eventuale rischio aritmico) LA GESTIONE IN FASE SUBACUTA Inoltre, le istruzioni relativa a una corretta prevenzione secondaria devo essere intraprese già durante la degenza in unità coronarica con: • Indicazioni dietetiche e comportamentali • Educazione al controllo dei fattori di rischio • Educazione al riconoscimento dei sintomi in caso di recidiva Raccomandazioni e rassicurazione circa la ripresa dell’attività fisica e lavorativa. Riconoscimento precoce delle sindromi depressive post-infartuali E DOPO LA DIMISSIONE ? IL PERCORSO EXTRAOSPEDALE Visita cardiologica a 30 giorni: -counselling sull’andamento della correzione dei fattori di rischio - compliance e tolleranza terapia -incoraggiamento ripresa attività quotidiane -valutazione modificazioni tono dell’umore -controllo a 60 giorni in pz a medio/alto rischio IL PERCORSO EXTRAOSPEDALE • Colloquio con i dietologi a 30 giorni dalla dimissione (in collaborazione con il servizio di dietologia diretto dalla dott.ssa Palmo) per valutare: -osservanza della dieta ed eventuali modifiche -pratica regolare dell’attività fisica • Supporto psicologico ai pazienti che sviluppano sindromi depressive postinfartuali (in collaborazione con il servizio di psicologia dei trapianti diretto dal prof. Lovera) CRITICITA’ • Riduzione della porzione intraospedaliera di ritardo evitabile • Miglioramento del controllo dei fattori di rischio e della prevenzione secondaria • L’integrazione con la figura del medico di medicina generale e del cardiologo ambulatoriale per la continuità assistenziale CRITICITA’ Periodica rivalutazione del percorso al fine di mantenerlo efficiente e funzionale attraverso: Aggiornamento continuo sulla base di quanto raccomandato da letteratura, linee guida e consensus conference Valutazione della messa in atto e dell’aderenza alle raccomandazioni previste dal percorso diagnostico terapeutico AUDIT CLINICO Grazie per l’attenzione ! BACK UP SLIDES STRATIFICAZIONE DEL RISCHIO Elementi associati con una prognosi peggiore: ili b riaiche a v lin c – – – – – sesso femminilea età > 70 annia diabete mellitoa anamnesi di pregressa angina pectorisa anamnesi di pregresso infarto miocardicoa b – infarto anteriore i il e c b h – infarto inferiore complicato da infarto destro a i c r i vaGraf – blocco atrioventricolare avanzato o anomalie della conduzioneb EC – onde Q in multiple derivazionic – persistente sottoslivellamento orizzontale o discendente del tratto STb ili li – elevati valori di troponined,e b ria ora – PCR elevatae a v um bio a b c d e = Ann Intern Med. 1997;126:561-82 = Postgrad Med J. 2003;79:490-504 = Lancet 2003;362:392-4 = N Engl J Med. 2002;346:2079-81 = Clin Chim Acta. 2001;311:9-17 CURE PRECOCI ST sopraslivellato persistente blocco di branca sinistro di nuova insorgenza TEMPESTIVA RIPERFUSIONE Ripristino del flusso coronarico il prima possibile TRATTAMENTO FIBRINOLITICO Intervallo di tempo al trattamento Maggior beneficio nei pazienti trattati il prima possibile: – riduzione progressiva del beneficio pari a circa 1,6 decessi/ora di ritardo, per 1000 pazienti trattati;a – maggior riduzione della mortalità nei pazienti trattati entro 2 ore (44% vs 20% per i pazienti trattati successivamente).b tempo “call-to-needle” 90 min tempo “door-to-needle” 30 min Tempo dall’esordio dei sintomi (h) a b = Lancet 1994;343:311-22 = Lancet 1996;348:771-5 TRATTAMENTO PERCUTANEO Definizioni L’angioplastica coronarica percutanea (PTCA) può essere distinta in: – PTCA primaria: primaria un’angioplastica con o senza impianto di stent eseguita entro 12 ore dall’esordio dei sintomi, senza precedente o concomitante terapia fibrinolitica – PTCA facilitata: facilitata un’angioplastica entro 12 ore dall’esordio dei sintomi, eseguita a breve distanza dalla somministrazione di fibrinolitici o antiaggreganti – PTCA rescue (di salvataggio): un’angioplastica e/o un impianto di stent eseguito su un’arteria coronaria che continui a risultare occlusa nonostante sia stata instaurata una terapia fibrinolitica Eur Heart J. 2005;26(8):804-47 TRATTAMENTO PERCUTANEO PTCA primaria - Indicazioni • tempo “door-to-balloon” entro 90 minuti • personale esperto • centri con un elevato numero di procedure interventistiche • pazienti in shock cardiogeno • pazienti con controindicazioni alla terapia fibrinolitica • l’impianto di stent è superiore alla sola angioplastica Eur Heart J 2003;24:28–66 Am J Cardiol. 2001;88(3):297-301 TRATTAMENTO PERCUTANEO PTCA primaria – Confronto con fibrinolisi La PTCA primaria risulta più vantaggiosa della trombolisi (endpoint combinato di decesso, reinfarto e ictus a 30 giorni: 8,5 vs 14,2%, p < 0.001).a Significativa riduzione della mortalità a 30 giorni (6 vs 15,3%, p < 0,02) solo nel sottogruppo di pazienti trattati oltre le 3 ore dall’esordio dei sintomi.b p < 0,02 p = 0,12 a = N Engl J Med 2003;349:733-42 Eur Heart J 2003 ; 24 :94-104 b= TRATTAMENTO PERCUTANEO PTCA rescue • ridotta incidenza a un anno di morte, reinfarto e scompenso cardiaco severo rispetto alla sola terapia medica a • dimezzata l’incidenza di eventi (morte/reinfarto/stroke/ scompenso cardiaco) a 6 mesi rispetto alla ripetizione della fibrinolisi o alla sola terapia medica b • come per la PTCA primaria, l’impianto di stent è superiore alla sola angioplastica c a = Am Heart J 2000;139:1046–1053 b = N Engl J Med. 2005;353(26):2758-68 c = J Am Coll Cardiol 2004;44:2073–2079 BYPASS AORTO CORONARICO Indicazioni: • fallimento della PTCA primaria • anatomia coronarica non adatta alla PTCA primaria •occlusione improvvisa di un’a. coronaria in corso di cateterismo • presenza di complicanze meccaniche dell’infarto: difetto del setto interventricolare, insufficienza mitralica acuta da rottura di un muscolo papillare, rottura di parete libera ventricolare Circulation 2004;110(9):e82-292 GESTIONE DELLE COMPLICANZE Un infarto miocardico acuto può complicarsi con: • Ipotensione • Bassa portata cardiaca • Edema polmonare acuto • Aritmie (bradiaritmie e tachiaritmie) • Pericardite • Ischemia ricorrente VANNO RICONOSCIUTE TEMPESTIVAMENTE E TRATTATE IN MODO APPROPRIATO CURE PRECOCI NSTEMI I cardini del trattamento in fase acuta sono: ü farmaci antischemici – riducono il consumo miocardico ossigeno (¯PA, FC e contrattilità) – inducono vasodilatazione nitroderivati di beta-bloccanti ü anticoagulanti – riducono formazione ed attività della trombina – azione aggiuntiva a quella antiaggregante ü antiaggreganti – aggregazione piastrinica esaltata dallo stato proinfiammatorio sistemico e locale – utile bloccare le piastrine a più livelli di attivazione contemporaneamente ü rivascolarizzazione coronarica – alleviare la sintomatologia dolorosa – limitare l’estensione dell’infarto eparina sodica eparine basso peso molecolare aspirina tienopiridine inibitori GP IIb/IIIa Eur Heart J 2007;18:1598-1660 LO SHOCK CARDIOGENO • Ipotensione arteriosa e inadeguata perfusione tissutale causata da disfunzione cardiaca, in presenza di un adeguato volume intravascolare • Criteri diagnostici: – pressione sistolica inferiore a 90 mmHg per almeno 30 minuti – segni di ipoperfusione (estremità fredde), alterato stato di coscienza, agitazione psico-motoria – diuresi oraria inferiore a 20 ml – indice cardiaco inferiore a 1,8 l/min/m2 – pressioni di riempimento ventricolare sinistro elevate (wedge pressure > 18 mmHg) Circulation 2004;110(9):e82-292 TRATTAMENTO DELLO SHOCK CARDIOGENO Prevede: – supporto inotropo: dopamina o dobutamina a seconda che vi siano o meno segni/sintomi di shock;a – se la pressione sistolica è inferiore a 70 mmHg utile associare noradrenalina;a – contropulsazione aortica se i farmaci inotropi sono inefficaci a risolvere il quadro di shock;a – rivascolarizzazione percutanea o chirurgica è l’unico provvedimento che migliora la sopravvivenza a lungo termine se effettuata entro 18 ore dallo sviluppo dello shock b a b = Circulation 2004;110(9):e82-292 = JAMA 2001;285:190-2 PROGRAMMA STEMI PROGRAMMA NSTEMI PROGRAMMA STEMI PROGRAMMA NSTEMI PRIMA DELLA DIMISSIONE • E’ fondamentale la stratificazione del rischio focalizzata sul singolo paziente considerando che la sopravvivenza a breve e lungo termine dipende da: -funzione ventricolare sinistra -presenza di ischemia residua -suscettibilità alle aritmie ventricolari 1) basso rischio 2)medio rischio 3)alto rischio