LA SECONDA GUERRA MONDIALE 1. Verso la seconda guerra

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LA SECONDA GUERRA MONDIALE
1. Verso la seconda guerra mondiale
Hitler asceso al potere nel 1933 inaugurò una politica estera ispirata
all’ideologia della grande Germania ( pangermanismo: tutti i tedeschi
in un’unica grande nazione) e dello spazio vitale (controllo militare, in
modo particolare, dell’est europeo per garantire la potenza economica
tedesca grazie allo sfruttamento delle risorse e della popolazione,
considerata inferiore perché slava); per raggiungere questi obiettivi era
necessario il superamento dei rigidi vincoli imposti alla nazione tedesca
con il trattato di Versailles.
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1933: uscita della Germania dalla Società delle Nazioni.
1935: referendum nella Saar1 in cui la popolazione scelse la
riunificazione della regione alla Germania.
1936: Hitler rimilitarizzò la Renania in violazione del trattato di
Versailles.
1936: riarmo unilaterale (sempre in violazione di quanto stabilito
nel trattato di Versailles).
1938: nel mese di marzo, Anschluss, annessione dell’Austria.
1938: nel mese di settembre, occupazione dei Sudeti ( 1939:
nel mese di marzo, disintegrazione della Cecoslovacchia; la
Boemia e Moravia diventarono territorio tedesco mentre lo
Slovacchia si costituì in stato indipendente filonazista.
1.2.
L'occupazione dei Sudeti e la conferenza di Monaco
Mussolini con la guerra d’Etiopia rinunciò a un autonomo indirizzo di politica estera, schierandosi apertamente con la Germania e non proponendosi più come
mediatore tra Hitler da una parte e Francia e Inghilterra dall’altra, come in passato. L’Italia stabilì con la Germania nazista l’asse Roma-Berlino2 nel 1936 e
stipulò il patto d’acciaio3 nel 1939.
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Saar: il trattato di Versailles aveva stabilito il passaggio del grande bacino minerario e industriale della Saar sotto l’autorità francese per 15 anni. Alla conclusione del periodo si
sarebbe tenuto un referendum per decidere il futuro della regione.
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Gli Stati Uniti nel periodo in questione mantenevano una posizione isolazionista e quindi rimasero estranei a quanto stava accadendo in Europa. Francia e
Inghilterra nei confronti di Hitler adottarono un atteggiamento arrendevole, nella convinzione che si potesse conservare la pace, attraverso piccole concessioni
ad Hitler ( politica dell’appeasement, dell’arrendevolezza).
La conferenza di Monaco del settembre 1938 è l’emblema di quanto detto. Fu indetta per risolvere la crisi provocata dall’occupazione dei Sudeti e vi
parteciparono Francia, Inghilterra, Italia e Germania. I primi ministri di Francia e Inghilterra, Daladier e Chamberlain, diedero il proprio assenso all’occupazione
tedesca in cambio delle assicurazioni di Hitler che non ci sarebbero stati ulteriori sviluppi. Non sarebbe stato difficile prevedere che Hitler non si sarebbe
fermato; nel 1939 l’intera Boemia fu annessa alla Germania.
1.3.
Il patto Molotov-Ribbentrop
Il 23 agosto del 1939 i ministri degli esteri tedesco e russo, von Ribbentrop e Molotov, siglarono un patto di non aggressione, che prevedeva anche la
definizione delle aree d’influenza nell’Europa dell’est, oltre alla spartizione della Polonia che rappresentava una delle clausole del protocollo segreto che
accompagnava il trattato.
2. La seconda guerra mondiale
2.2.
L’invasione della Polonia
Il 1° settembre 1939 viene sferrato l’attacco alla Polonia. L’esercito tedesco è nettamente superiore a quello polacco per mezzi
e strategia. Infatti, i tedeschi dispongono di una potente aviazione il cui fiore all’occhiello è l’aereo da bombardamento Stukas,
in grado di piombare in picchiata e sganciare bombe sugli obiettivi nemici; hanno allestito un esercito dotato di truppe
corazzate necessarie per condurre la guerra in modo nuovo. Con questi mezzi i tedeschi potevano realizzare in modo efficace la
strategia della Blitzkrieg: con l’impiego spregiudicato dei reparti corazzati si avanzava celermente nel territorio nemico creando
il panico nelle retrovie, per poi costringere le forze nemiche alla resa con una manovra a tenaglia.
Prima ancora che ci fosse una risposta da parte dell’esercito polacco, i tedeschi si erano impadroniti dei centri nevralgici del
paese (fabbriche, aeroporti, ecc.).
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Si basava fondamentalmente su un comune indirizzo di politica estera in Europa.
Alleanza militare con la Germania.
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Nel frattempo i russi occuparono la parte orientale della Polonia e su
ordine di Stalin trucidarono gli ufficiali per indebolire la classe dirigente
polacca così da spianare la strada all’instaurazione del potere sovietico
( strage di Katyn, 1940).
Il 3 settembre Francia e Inghilterra dichiararono guerra alla Germania, ma
di fatto non presero alcuna iniziativa per aiutare la Polonia sotto attacco,
limitandosi a schierare l’esercito lungo il confine franco-tedesco e ad
avanzare in Belgio aspettandosi un attacco attraverso questo paese
neutrale, così come era avvenuto durante la prima guerra mondiale.
Questo periodo è stato definito della drôle de guerre (la strana guerra).
Blitzkrieg
= esercito nemico
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Nell’inverno 1939-40 i sovietici occuparono gli stati baltici (Lituania, Lettonia e Estonia) e attaccarono la Finlandia, in una espansione imperialistica che
intendeva riconquistare i territori perduti con la prima guerra mondiale.
2.3.
L’attacco alla Francia
Il 10 maggio 1940 Hitler scatenò l’offensiva contro la Francia. L’attacco fu portato su tre direttrici, L’Olanda, Il Belgio e il Lussemburgo, tutti e tre paesi neutrali.
La linea di difesa francese presentava un punto debole in corrispondenza della foresta delle Ardenne, nel sud del Belgio. Lo stato maggiore dell’esercito non
pensava, infatti, che i carri armati tedeschi avrebbero potuto attraversare il fitto bosco. I tedeschi fecero passare una colonna corazzata proprio in questo tratto
della linea difensiva e i francesi si trovarono le truppe corazzate tedesche in una parte del loro territorio con poche difese. La colonna corazzata avanzò
indisturbata in territorio nemico e sfondò nei pressi di Sedan il sistema di difesa basato sui forti. Si
concretizzò così la strategia della Blitzkrieg, con la manovra di accerchiamento delle truppe anglo-francesi,
costrette a una frettolosa ritirata verso lo Stretto, dove si chiuse la morsa nei pressi di Dunkerque. Qui con
grandi difficoltà e sotto continui bombardamenti molti soldati riuscirono a raggiungere l’Inghilterra su
imbarcazioni di qualsiasi genere.
Il 14 giugno i tedeschi entrarono a Parigi, era passato poco più di un mese dall’inizio della guerra. Il 22
giugno il maresciallo Pétain firmò l’armistizio nella stessa carrozza utilizzata alla fine della grande guerra a
parti invertite.
Nel sud del paese si costituì il governo collaborazionista di Vichy, alla cui guida si pose lo stesso Pétain.
Voce isolata fu quella di Charles De Gaulle che dall’Inghilterra invitò i francesi alla resistenza.
2.4.
L’entrata in guerra dell’Italia
L’Italia nel 1939 non era entrata in guerra a fianco della Germania, come previsto dal patto d’acciaio. Il paese non era pronto ad affrontare un nuovo conflitto e
le perplessità in merito erano espresse dagli ambienti di corte, compreso lo stesso re, anche da alcuni gerarchi fascisti come Galeazzo Ciano, e dal capo di stato
maggiore maresciallo Pietro Badoglio. I rapidi successi nazisti indussero Mussolini a convincere i restii ad accettare l’opzione di una guerra che sembrava
doversi concludere entro poco tempo.
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Il 10 giugno l’Italia dichiarò guerra alla Francia e all’Inghilterra. Il 21 giugno ci fu un attacco alla Francia che mise a nudo l’inefficienza delle truppe italiane che
penetrarono in modo limitato in territorio francese a scapito di perdite relativamente ingenti (5000 tra morti e feriti). La Francia data la situazione in cui si
trovava chiese comunque subito l’armistizio.
Nel Mediterraneo la marina italiana fu sconfitta nel mese di luglio da quella inglese lungo le coste calabre e nei pressi di Creta.
2.5.
La battaglia d’Inghilterra (agosto-settembre 1940)
Hitler intendeva sbarcare sull’isola ma per attuare questo piano (l’operazione Leone marino) era
necessario prima distruggere l’aviazione inglese (R.A.F. – Royal Air Force) e minare il morale della
popolazione civile. La Luftwaffe, aviazione tedesca, procedette a massicci bombardamenti
finalizzati a distruggere infrastrutture, industrie e a terrorizzare i civili delle città con
bombardamenti a tappeto (Birmingham e Coventry furono rase al suolo; Londra fu ripetutamente
colpita). Animati alla resistenza dal loro primo ministro conservatore, Winston Churchill e grazie ai
successi della raf che disponeva di un’invenzione recente, il radar; gli inglesi non si dettero per vinti
e Hitler rinunciò all’invasione.
2.6.
La guerra nei Balcani e in Africa (l’idea mussoliniana di
una guerra parallela)
Il 28 ottobre del 1940 L’Italia aggredì la Grecia partendo
dall’Albania che si era annessa nel 1939, ma quella che
doveva essere una passeggiata si tramutò in una pesante
sconfitta. I greci passarono alla controffensiva e con l’aiuto degli inglesi incalzarono gli italiani fino all’interno
dell’Albania.
Nel mese di settembre L’Italia aveva attaccato dal territorio libico l’Egitto (protettorato inglese). La controffensiva
inglese nel dicembre del 1940 fece perdere agli italiani l’intera Cirenaica.
Il progetto di una guerra parallela si rivelò impossibile, senza l’aiuto tedesco gli italiani non erano in grado di vincere.
Hitler inviò in aiuto dell’esercito italiano l’Afrika Korps comandato dal generale Erwin Rommel. Le truppe dell’Asse
guidate da Rommel già in aprile avevano riconquistato la Cirenaica.
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Nel Corno d’Africa gli italiani avevano attaccato gli inglesi dall’Etopia, ottenendo una serie di sconfitte. L’Africa orientale fu però abbandonata al suo destino e
con la sconfitta di Amba Alagi (17 maggio 1941) L’Italia perse l’intero territorio.
Nell’aprile del 1941 la Jugoslavia e la Grecia furono attaccate da truppe italo-tedesche e dovettero arrendersi. Un corpo di spedizione inglese sbarcato nella
penisola ellenica fu costretto a ritirarsi e ad abbandonare per la seconda volta il continente europeo.
2.7.
Operazione Barbarossa
Il 22 giugno 1941 un esercito poderoso di oltre tre milioni di uomini (compresi gli alleati italiani,
rumeni, ungheresi, ecc.), dotato di ingenti mezzi, attaccò L’Urss secondo due direttrici principali:
a nord, attraverso le repubbliche baltiche; a sud, attraverso l’Ucraina. I tedeschi avanzarono
rapidamente ma a un certo punto furono costretti a fermarsi di fronte all’accanita resistenza dei
sovietici alle porte di Leningrado e Mosca. In dicembre i sovietici lanciarono la loro prima
controffensiva allontanando la minaccia da Mosca. Inoltre, adottarono la tattica della terra
bruciata, non lasciando nulla in mano al nemico, smantellando e trasportando altrove gli stessi
macchinari industriali. Anche l’inverno fece la sua parte e così sfumò l’obiettivo di una guerra
lampo.
L’estate successiva i tedeschi sferrarono una nuova offensiva spingendosi fino a Stalingrado, che
costituiva la porta d’accesso al petrolio caucasico, ma la città resistette all’attacco.
2.8.
L’intervento americano
L’attacco giapponese4 a Pearl Harbor, nelle Hawaii, il 7 dicembre del 1941, senza essere
preceduto da una dichiarazione di guerra, provocò la distruzione di gran parte della flotta
militare all’ancora nel porto. I giapponesi attaccarono la base navale americana per prevenire
una possibile reazione statunitense ai loro piani di espansione nel Pacifico. I giapponesi ebbero
così via libera per conquistare isole e penisole del Pacifico fino ad arrivare a minacciare l’India e
l’Australia.
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Il Giappone nel settembre del 1940 si era unito alla Germania e all’Italia nel cosiddetto patto tripartito.
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Gli USA entrarono nel conflitto.
2.9.
La soluzione finale
La guerra di occupazione dell’est fu anche una guerra di sterminio, che riguardò in modo
particolare gli ebrei la cui distruzione fu decisa da Hitler. Il nome assunto dall’operazione
fu quello di soluzione finale, che come suggerisce il termine intendeva risolvere una volta
per tutte il problema ebraico, cominciando dagli ebrei presenti nel territorio dell’Urss.
All’inizio dell’attacco all’URSS si impiegarono le Einsatzgruppen (composte in gran parte
da SS) per rastrellare a mano a mano che la prima linea avanzava gli ebrei dei villaggi e
delle cittadine. Spesso collaborava a queste operazioni l’esercito tedesco stesso o parte
della popolazione locale profondamente antisemita. Gli ebrei fatti prigionieri venivano
condotti fuori del paese e fucilati nei pressi di fosse che spesso erano costretti loro stessi
a scavare; oppure si procedeva a creare una grande fossa comune e gli ebrei colpiti dai
proiettili finivano sopra ai loro simili appena uccisi5.
La fase successiva di sterminio impiegò i campi di morte e si ispirò all’esperienza della
cosiddetta AKTION T-4, ovvero il programma di eutanasia attivato in Germania nel periodo 1939-1941, con cui s’intendeva eliminare i malati di mente
ricoverati nei manicomi del Reich. I pazienti vennero uccisi utilizzando l’ossido di carbonio, o in camere a gas mascherate da docce o in appositi furgoni detti
Gaswagen. Furono uccisi così almeno 70.000 malati di mente. L’operazione fu ufficialmente sospesa il 25 agosto del 1941 perché si era raggiunta la cifra
prevista dal programma e per l’opposizione da parte ecclesiastica6.
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Ad es. il 30 novembre 1941 a Riga vennero uccisi 10.600 ebrei [cfr. Francesco Maria Feltri, Il nazionalsocialismo e lo sterminio degli ebrei; pag. 71].
Il vescovo di Münster così si pronunciò: «Se anche per un’unica volta accettiamo il principio del diritto a uccidere i nostri fratelli “improduttivi” – benché limitato in partenza
solo ai poveri e indifesi malati di mente – allora in linea di principio l’omicidio diventa ammissibile per tutti i fratelli improduttivi, i malati incurabili, coloro che sono stati resi
invalidi dal lavoro o in guerra, e noi stessi, quando diventiamo vecchi, deboli e quindi improduttivi». [Francesco Maria Feltri, Il nazionalsocialismo e lo sterminio degli ebrei;
pag. 73]
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Il primo vero e proprio centro di sterminio prese a funzionare nel dicembre del 1941 a Chelmno, dove venne impiegato il sistema dei Gaswagen.
Altri campi di sterminio furono quelli di Belzec (costruito nel marzo 1942), Treblinka (luglio 1942), Sobibor (maggio 1942) che facevano parte di un grande piano
finalizzato alla liquidazione dei ghetti polacchi istituiti nel 1940. In questi campi per uccidere si usava «la tecnica della camera a gas fissa, alimentata dall’ossido
di carbonio emesso da un motore diesel collegato con la camera a gas stessa»7.
Ma il più noto campo di sterminio è Auschwitz, il luogo scelto per la distruzione di tutti gli ebrei d’Europa. Come si arrivò all’estensione della soluzione finale
alle aree dell’Europa centrale e occidentale? Secondo A. Hillgruber8 l’ordine fu impartito da Hitler già nel luglio 1941. Esiste in effetti un documento del 31
luglio 1941, firmato da Göring che incarica Heydrich9 di trovare una soluzione per gli ebrei presenti nei territori europei occupati. Heydrich convocò la
conferenza di Wansee che ebbe luogo il 20 gennaio 1942 con lo scopo di mettere a punto un piano per eliminare fisicamente e in modo rapido tutti gli ebrei
d’Europa, con l’obiettivo di trasformare l’intero continente europeo in territorio judenfrei.
Le linee programmatiche esposte da Heydrich in questa conferenza vennero attuate proprio ad Auschwitz, ad esempio la prassi della selezione effettuata
immediatamente all’arrivo dei deportati: è necessario – sostiene Heydrich nella relazione riportata nel verbale della conferenza che ci è pervenuto - dividere gli
ebrei in abili al lavoro e incapaci di lavorare; sulla sorte di questi ultimi non si pronuncia. È facile intuire che saranno eliminati subito, ma il lavoro stesso
riservato agli ebrei abili ha come scopo principale la loro morte.
«A partire dall’estate del 1942, Auschwitz divenne un grande centro di sterminio internazionale»10.
Le selezioni e le conseguenti gassazioni avvenivano in una località che si trovava circa a 5 chilometri a sud del villaggio di Auschwitz ed era chiamata Birkenau, in
tedesco. Qui si trovavano il terminale ferroviario e le camere di morte, in cui si utilizzava un altro gas rispetto al monossido di carbonio, ovvero il Zyclon B o
Cyclon B, un insetticida a base di acido prussico (o cianidrico) che prima dell’uso si presentava sotto forma di cristalli bluastri. A contatto con l’aria i cristalli
vaporizzavano diventando letali.
Un soldato tedesco introduceva il gas attraverso un’apertura sul tetto dell’edificio che ospitava le finte docce. Prigionieri ebrei che formavano i
Sonderkommandos erano incaricati di vuotare le camere a gas dopo l’esecuzione e di bruciare i corpi nei crematori.
7
Ibidem, pag.74
Autore di La guerra orientale e lo sterminio degli ebrei.
9
Capo della Polizia di Sicurezza e del Servizio di sicurezza SS.
10
Ibidem, pag.95
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2.10.
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La svolta militare del 1942-43
Fronte del Pacifico: gli americani riuscirono a fermare la spinta offensiva giapponese vincendo nel maggio-giugno 1942 le due battaglie del Mar dei
Coralli11 e delle isole Midway12. Queste furono le prime battaglie navali in cui le flotte rimasero a distanza, invisibili l’una all’altra, attaccando il nemico
con gli apparecchi che decollavano dalle grandi portaerei. Nel febbraio del 1943 i marines conquistarono l’isola di Guadalcanal, il primo passo verso la
liberazione delle isole occupate dai giapponesi dopo Pearl Harbor.13
Fronte dell’Europa orientale: Novembre 1942 – gennaio 1943 battaglia di Stalingrado (sul Volga), vinta dai sovietici. I tedeschi subirono una grave
sconfitta, anche per l’ordine di Hitler di combattere sino alla fine non concedendo alla propria
armata una ritirata strategica. I superstiti (90.000 dei 280.000 degli effettivi iniziali) della VI
armata al comando del generale von Paulus si arresero al nemico. I russi sfondarono così la
linea del Don, in cui era anche dislocato il corpo di spedizione italiano, l’Armir (l’Armata
italiana in Russia) di 220.000 uomini. Gli italiani insieme alle altre truppe presenti furono
costretti a una drammatica ritirata durante la quale erano continuo oggetto di attacchi da
parte dei russi. Molti soldati morirono assiderati o furono fatti prigionieri.
Fronte dell’Africa settentrionale: nel novembre del 1942 le forze inglesi guidate dal
maresciallo Montgomery sconfissero le forze italo-tedesche nella battaglia di El-Alamein (a 80
km da Alessandria), costringendole a ripiegare fino alla Tunisia. Contemporaneamente gli
americani sbarcavano in Marocco e in Algeria. Le truppe dell’Asse strette in una morsa furono
costrette alla resa nel maggio del 1943.
Di fronte alle coste della Nuova Guinea.
A ovest delle Hawaii.
In novembre gli americani occuparono Tarawa, poi Kwalajen e Eniwetok e nel luglio 1944 Saipan nelle Marianne, dove i giapponesi si difesero invano fino all’ultimo uomo:
dall’isola conquistata, gli Stati Uniti poterono intraprendere sistematicamente i bombardamenti sul Giappone distruggendone tutte le città eccetto Kyoto. La marina
giapponese, sempre meno provvista di carburante, perdette una serie di battaglie al largo delle Filippine, riconquistate dagli americani dopo l’autunno 1944. Nell’aprile 1945 gli
Stati Uniti sbarcarono a Okinawa, forzosamente sottomessa al Giappone nel 1879 e combatterono per tre mesi una battaglia terribile nella quale i giapponesi persero 110 mila
militari e 70 mila “indigeni” usati come scudi umani; gli americani 12 mila morti e 30 mila feriti. Quest’esperienza indusse gli Stati Uniti a chiedere l’intervento dell’URSS
(avvenuto l’8 agosto e concluso con la conquista della Manciuria) e a decidere l’uso delle atomiche su Hiroshima il 6 agosto e Nagasaki il 9. Il 14 agosto Hirohito annunciava la
resa, firmata il 2 settembre nella baia di Tokyo. Per cause di guerra il Giappone perse 2 milioni e mezzo di militari e 700 mila civili; molti altri morirono per povertà.
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2.11.
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La caduta del fascismo in Italia e il governo Badoglio
Il 12 giugno del 1943 gli anglo-americani occuparono l’isola di Pantelleria e il 9 luglio 1943 sbarcarono in Sicilia.
Lo sbarco anglo-americano diede il colpo di grazia al regime fascista minato da contrasti interni e divenuto impopolare per le pesanti conseguenze della
guerra sulla popolazione civile: penuria di cibo e bombardamenti massicci delle principali città da parte degli alleati nell’inverno 1942-43.
25 luglio 1943, riunione del Gran Consiglio che sfiduciò Mussolini, il quale fu costretto a dimettersi e successivamente venne fatto arrestare dal re. Fu
condotto sul Gran Sasso dove verrà liberato, in seguito all’occupazione tedesca dell’Italia, da un commando tedesco.
Si formò un nuovo governo affidato al maresciallo Pietro Badoglio, che ufficialmente dichiarò che la guerra sarebbe continuata, ma intanto avviò
trattative segrete con gli alleati per giungere a un’uscita dell’Italia dal conflitto. Il 3 settembre a Cassibile, nei pressi di Siracusa, venne firmato
l’armistizio, che fu reso noto l’8 settembre.
L’annuncio dell’armistizio gettò l’Italia nel caos più completo. Mentre il re e il governo si rifugiavano a Brindisi, sotto l’ala protettiva degli alleati che
erano sbarcati in Puglia, i tedeschi (che avevano saputo in anticipo dell’armistizio) occuparono l’Italia centro settentrionale. Senza ordini precisi
l’esercito si sciolse, molti soldati tentarono di ritornare alle loro case o alimentarono i gruppi di resistenza che nel frattempo si andavano costituendo
nell’Italia centro-settentrionale. Le truppe che combattevano a fianco dei tedeschi furono disarmate: i soldati italiani vennero deportati nei lager nazisti
o quando opposero resistenza, massacrati. A Roma ci fu il primo episodio di resistenza, alcuni reparti dell’esercito italiano affiancati da civili si
scontrarono a Porta San Paolo con i nazisti ma dovettero soccombere. A Cefalonia14 i soldati italiani si rifiutarono di arrendersi ai tedeschi, ci furono
giorni di aspri combattimenti che alla fine indussero gli italiani ad arrendersi non potendo contrastare la superiorità del nemico, ma i tedeschi pur
avendo di fronte un esercito regolare non rispettarono la Convenzione di Ginevra sui prigionieri di guerra e procedettero ad esecuzioni sommarie,
colpendo in modo particolare gli ufficiali.
Il 12 settembre Mussolini venne liberato dalla sua prigione sul Gran Sasso, e posto dai tedeschi a capo della Repubblica di Salò (una località del lago di
Garda).
 Il 27-30 settembre ci furono le quattro giornate di Napoli durante le quali la
popolazione napoletana insorse contro i tedeschi costringendoli ad andarsene e accogliendo gli
americani in marcia verso il nord.
 I tedeschi si attestarono lungo una linea che andava da Gaeta alla foce del Sangro, poco
a sud di Pescara: la linea Gustav, che aveva il suo punto nodale nella zona di Cassino, dove
sorgeva la secolare abbazia benedettina. Qui i tedeschi riuscirono a bloccare l’offensiva alleata
fino alla primavera del 1944.
 L’Italia si trovava così ad essere spaccata in due: il centro-nord sotto occupazione
tedesca e governo “repubblichino”; l’Italia del sud occupata dagli alleati e sotto il governo
Badoglio.
Figura 1 L’Abbazia di Montecassino distrutta dal
bombardamento alleato del 15 febbraio 1944
14
La maggiore delle isole Ionie.
11

Nel nord ci costituirono le cosiddette bande partigiane che iniziarono ad organizzare azioni di guerriglia contro i soldati della Repubblica di Salò e i
tedeschi. I gruppi partigiani dopo una fase iniziale spontanea si andarono costituendo in forme più organizzate e politicizzate: in base all’orientamento
politico prevalente si possono distinguere le Brigate Garibaldi che erano le più numerose e composte in gran parte da comunisti; le formazioni Giustizia
e libertà, abbastanza consistenti, d’ispirazione liberalsocialista e collegate al Partito d’azione; le Brigate Matteotti legate ai socialisti; quindi, formazioni
cattoliche e liberali, nonché bande autonome composte per lo più da militari monarchici.
2.12.


I comitati di liberazione nazionale, i nuovi partiti politici e la resistenza
Nel luglio del 1942, prima dei grandi cambiamenti del 1943, si era costituito il partito d’azione15. Questa formazione si collocava in un’area intermedia
fra il liberalismo progressista e il socialismo. Propugnava la cosiddetta rivoluzione democratica da attuarsi attraverso radicali riforme istituzionali (in
primis l’instaurazione della repubblica) propedeutiche ad ampie riforme sociali.
Nell’ottobre del 1942 si costituì in clandestinità un’importante forza politica, che avrebbe segnato la vita del nostro paese dal secondo dopoguerra al
1992: la Democrazia Cristiana16.
(1942-1947). Partito politico italiano dell'opposizione antifascista, di ispirazione mazziniana e democratico-risorgimentale. Costituito nel luglio 1942 dalla confluenza di ex
militanti di Giustizia e libertà, liberalsocialisti e democratici repubblicani e erede del "socialismo liberale" di Carlo Rosselli e del programma di "rivoluzione liberale" di
Piero Gobetti, propugnava il superamento della lotta di classe e del determinismo economico marxista, per una nuova forma di socialismo, rispettosa delle libertà civili e
democratiche e in grado di realizzare una profonda modifica delle strutture sociali e economiche del paese. Dal gennaio 1943 pubblicò un organo clandestino, "L'Italia libera".
Componente essenziale del Comitato di liberazione nazionale, partecipò attivamente alla Resistenza con le formazioni di Giustizia e libertà, comandate da Ferruccio Parri,
mantenne una netta posizione antimonarchica e si oppose alla svolta di Salerno. Nell'immediato dopoguerra assunse responsabilità di governo con la nomina di Parri alla
presidenza del consiglio (giugno-novembre 1945), ma, in seguito ai contrasti interni tra la linea democratico-riformista di Ugo La Malfa e quella socialista-rivoluzionaria di
Emilio Lussu e alla sconfitta elettorale del 1946, si sciolse. Il troncone principale, guidato da Riccardo Lombardi, aderì al Psi, mentre La Malfa entrava nel Pri.
Giustizia e libertà: (1929-1945). Organizzazione antifascista fondata a Parigi nel 1929 da alcuni fuoriusciti italiani tra cui Carlo Rosselli, Emilio Lussu, Alberto Cianca e
Ernesto Rossi, che riprendevano i temi del socialismo liberale di P. Gobetti. Il movimento si pose immediatamente il compito di organizzare la resistenza contro il fascismo
costituendo gruppi clandestini in Italia e promuovendo un'intensa attività di propaganda. Dopo una serie di arresti e di processi, il movimento fu costretto nel 1930 a rallentare
questa attività. Nel 1931 aderì alla Concentrazione antifascista e nel 1932 elaborò un progetto a più lunga scadenza che non mirava alla restaurazione del quadro politico
prefascista ma si spingeva a delineare una nuova democrazia sociale al cui centro erano la forma repubblicana dello stato, una costituzione sociale e il decentramento
amministrativo. Si dotò anche di propri "Quaderni" a cui collaborarono, tra gli altri, Salvatorelli e De Ruggiero. Non condivise la politica dei fronti popolari che considerò
strumentali al comunismo. Allo scoppio della guerra civile spagnola organizzò proprie brigate di volontari a sostegno della repubblica. Si sciolse di fatto quando le truppe
tedesche occuparono la Francia nel 1940.
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Il partito fu fondato nell’ottobre 1942 da esponenti del disciolto Partito Popolare Italiano (PPI) di Don Luigi Sturzo e Alcide De Gasperi, del Movimento Guelfo d’Azione di
Piero Malvestiti e da intellettuali provenienti dalle organizzazioni cattoliche, come l'Azione Cattolica e la Federazione Universitaria Cattolica Italiana (FUCI). Tra i fondatori, oltre
a Sturzo e De Gasperi, si ricordano: Mario Scelba, Attilio Piccioni e Giovanni Gronchi del PPI, Aldo Moro e Giulio Andreotti dell'Azione Cattolica e Amintore Fanfani e Giuseppe
Dossetti della FUCI.
La DC ha fatto parte di tutti i governi italiani dal 1946 al 1992. È stato sempre il primo partito nelle consultazioni politiche nazionali, ad eccezione delle elezioni europee del
1984 in cui, di poco, fu superata dal Partito Comunista Italiano. Ha espresso numerosi presidenti del Consiglio dei ministri e della Repubblica.
12

Subito dopo il 25 luglio del 1943: si costituì il Partito liberale e rinacquero il Partito repubblicano e quello socialista, con il nome di Partito socialista di
unità proletaria.
 Subito dopo l’8 settembre i rappresentanti di sei partiti (Pci che non aveva cessato di operare clandestinamente durante il fascismo; Psiup; Dc; Pli; Pda
e la Democrazia del lavoro appena fondata da Ivanoe Bonomi17) a Roma costituirono il Comitato di liberazione nazionale (Cln). Il Cln incitò la
popolazione alla lotta e alla resistenza.
Il Cln all’inizio si propose come guida e rappresentanza dell’Italia democratica non solo in contrapposizione ai tedeschi e ai fascisti ma allo stesso sovrano e al
governo Badoglio di cui venne chiesta la sostituzione. Il contrasto tra Cln e governo fu sbloccato dal rientro in patria del leader comunista Palmiro Togliatti nel
marzo del 1944. Sbarcato a Salerno egli propose di formare un governo di unità nazionale che accantonasse per il momento le divisioni e le differenze per
concentrarsi sull’obiettivo primario della lotta al fascismo e della liberazione della penisola dall’occupazione tedesca. La svolta di Salerno portò alla costituzione
il 24 aprile del 1944 del primo governo di unità nazionale presieduto sempre da Badoglio ma con la vicepresidenza di Togliatti e la presenza degli altri
rappresentanti dei partiti del Cln.
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17
Il 4 giugno del 1944 Roma venne liberata dagli alleati. Dimissioni di Badoglio e nuovo governo di unità nazionale presieduto da Ivanoe Bonomi.
le formazioni partigiane, che dal mese di gennaio avevano la loro guida politica nel Cln Alta Italia, si diedero anche una direzione militare con la
creazione nel giugno 1944 di un comando unificato. Le fila partigiane s’ingrossarono anche per l’afflusso di molti renitenti alla leva decretata dal
governo di Salò. I tedeschi risposero agli attacchi partigiani anche compiendo stragi di civili (settembre 1944, eccidio di Marzabotto, 1836 civili di cui
200 bambini  vedi film L’Uomo che verrà18; il 24 marzo era avvenuta l’uccisione di 335 ostaggi alle Fosse ardeatine come rappresaglia per l’attentato
del giorno prima avvenuto in Via Rasella a Roma contro una colonna di soldati del battaglione Bozen). Nell’autunno del 1944 l’offensiva angloamericana si arrestava e il fronte italiano si assestava lungo la linea gotica, che correva da Massa Carrara a Pesaro lungo gli Appennini. Ci fu allora il
famoso proclama del generale inglese Alexander19 che invitava i partigiani a sospendere le attività fino alla primavera successiva. Fu il momento più
duro della resistenza che dovette subire gli incisivi rastrellamenti dei tedeschi e dei repubblichini.
(Mantova 1873 - Roma 1952). Politico italiano. Deputato dal 1909 del Partito socialista italiano, nel congresso di Reggio Emilia (1912), vinto dai massimalisti, fu espulso,
perché aveva dichiarato la sua adesione alla guerra di Libia, in contrasto con i principi pacifisti del Psi. Con Leonida Bissolati fondò allora il Partito socialista riformista. Più volte
ministro fra il 1916 e il 1921 e presidente del consiglio nel 1921-1922, guidò il Cln romano e poi il primo governo espressione dei partiti antifascisti (giugno 1944 - giugno 1945).
18
Molto apprezzato dai ragazzi per la ricostruzione della scomparsa civiltà contadina, la poesia delle immagini e il ritmo incalzante delle azioni.
19
Comandante supremo delle forze alleate in Italia.
13
2.13.
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Sbarco in Normandia e conclusione della guerra in Europa
Il 6 giugno 1944 ci fu lo sbarco in Normandia degli anglo-americani.
Il 24 agosto Parigi venne liberata.
La fase finale del conflitto in Europa vide l’attacco congiunto degli anglo-americani a ovest e dei russi a
est, contro la Germania per farla capitolare. Gli alleati non esitarono a bombardare a tappeto le città
tedesche20 per piegare la resistenza tedesca e congiungersi rapidamente con le truppe sovietiche, in
una corsa verso Berlino.
Primavera del 1945: ripresa in Italia dell’avanzata anglo-americana verso nord. Il Cln il 25 aprile
proclamò l’insurrezione generale contro il nemico in ritirata.
Il 28 aprile Mussolini catturato mentre tentava di riparare in Svizzera, venne fucilato per ordine del Cln.
Il suo cadavere appeso per i piedi fu esposto a piazzale Loreto, a Milano.
Il 30 aprile Hitler si suicidò mentre i russi stavano entrando a Berlino. Aveva lasciato la presidenza del Reich all’ammiraglio Karl Dönitz che il 7 maggio
firmò la resa incondizionata.
2.14.
La fine della guerra
Per aver la meglio sui giapponesi ed evitare un ulteriore prolungamento del conflitto, gli americani con il nuovo presidente Truman succeduto a Roosevelt
scomparso nell’aprile del 1945, decisero di sganciare sul territorio giapponese due bombe atomiche: il 6 agosto su Hiroshima, il 9 agosto su Nagasaki. Il 14
agosto l’imperatore giapponese offrì la resa senza condizioni.
Fine del conflitto.
Bilancio: 60 milioni di morti, cioè l’intera Italia spazzata via.
2.15.

20
Le conferenze del conflitto
Il 14 agosto del 1941 su una nave da guerra al largo dell’isola di Terranova, era avvenuto un incontro tra Roosevelt e Churchill che sottoscrissero la
Carta atlantica: un documento in cui si condannavano i regimi fascisti e si prefigurava un nuovo ordine democratico da realizzare a guerra finita, che in
Particolarmente cruento fu il bombardamento con bombe incendiarie avvenuto nel febbraio del 1945 nella città di DRESDA in cui morirono 60.000 civili. L’evento fa da
sfondo al famoso romanzo Mattatoio n°5 di KURT VONNEGUT.
14
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
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modo simile ai quattordici punti wilsoniani si fondasse sul principio dell’autodeterminazione dei popoli, sulla rinuncia all’uso della forza nelle
controversie tra le nazioni, ecc.
Dicembre 1941-gennaio 1942, conferenza di Washington: le 26 nazioni in guerra contro le forze dell’Asse sottoscrissero il patto detto delle Nazioni
Unite, con il quale i contraenti s’impegnavano a tener fede ai principi della Carta atlantica, a non concludere armistizi o paci separate con il nemico.
Gennaio 1943, conferenza di Casablanca in Marocco (Roosevelt, Churchill e Stalin):
o Vinta la guerra in Africa, ci sarebbe stato uno sbarco in Italia.
o Si accordarono, inoltre, sul principio della resa incondizionata da imporre al nemico; questo significava che la guerra sarebbe proseguita fino
alla vittoria totale, senza sconti o patteggiamenti.
27 novembre – 1° dicembre 1943, incontro di Teheran (Churchill, Stalin e Roosevelt) in cui vennero negoziate le condizioni di collaborazione militare tra
anglo-americani e sovietici per sconfiggere i tedeschi:
o Stalin ottenne dagli anglo-americani l’impegno per uno sbarco in forze in Francia da attuarsi nella primavera del 1944.
Inoltre, Roosevelt prospettò la teoria dei “quattro poliziotti” ossia della quattro maggiori potenze, come tutori dell’ordine mondiale. In tal senso si
procedette alla definizione delle zone di occupazione dei rispettivi eserciti, i quali avrebbe in seguito determinato l’appartenenza dell’area occupata a
una determinata sfera d’influenza.

2.16.
Febbraio 1945, accordi di Jalta che definirono la spartizione del mondo a guerra terminata:
 Germania divisa in quattro zone di occupazione;
 Grecia, Austria e Italia sotto la tutela anglo-americana; Romania e Bulgaria sotto quella
sovietica.
 In Polonia il nuovo governo sarebbe dovuto nascere da un accordo fra la componente
comunista e quella filo-occidentale. Una comune influenza sarebbe stata esercitata da parte
degli alleati occidentali e dei sovietici su Ungheria e Jugoslavia.
 L’URSS s’impegnava ad entrare in guerra contro il Giappone (l’8 agosto del 1945 L’Urss
dichiarerà guerra al Giappone e invaderà la Manciuria e la Corea, ma il giorno dopo la
seconda bomba atomica sganciata dagli americani a Nagasaki porrà fine al conflitto).
 Progetto di un’organizzazione delle nazioni unite.
La spartizione del mondo
Sconfitta la Germania si incrinarono i rapporti tra USA e URSS. Già nella conferenza di POTSDAM (che rappresenta il seguito di quella di Jalta sulla spartizione
del globo), tenutasi nei mesi di luglio e agosto del 1945, si delinearono i motivi di contrasto:
 Il futuro della Germania sconfitta.
 Il destino dei paesi dell’Europa orientale (l’Urss non voleva paesi ostili ai suoi confini e avrebbe favorito la presa del potere dei partiti comunisti
locali filosovietici).
15

ONU: il 25 aprile 1945, alla vigilia della capitolazione della Germania, si aprì la conferenza di San Francisco che varò la nascita dell’Organizzazione delle
nazioni unite, la cui creazione rispondeva all’esigenza di ripristinare uno strumento di sicurezza collettiva per evitare una nuova guerra disastrosa come
quella che si era appena conclusa e impiegare gli «strumenti internazionali per promuovere il progresso economico e sociale di tutti i popoli».
I principi di universalità e dell’uguaglianza sono rispecchiati nell’Assemblea generale degli stati membri, che si riunisce una volta all’anno e può
adottare a maggioranza semplice risoluzioni che però hanno solo il valore di raccomandazioni.
Esiste poi un Consiglio di sicurezza, organo permanente, che, in caso di crisi internazionale, può prendere decisioni vincolanti per gli stati e adottare
misure che possono spingersi fino all’intervento armato.
Il Consiglio è composto da 15 membri: i membri permanenti di diritto che sono cinque (gli stati che hanno vinto la guerra: USA, URSS, Gran Bretagna,
Francia, Cina) e da 10 stati eletti a turno.
I membri permanenti godono di diritto di veto, il cui ricorso paralizza l’azione del Consiglio.
Altri organi dell’ONU sono:
o
Il Consiglio economico e sociale, da cui dipendono agenzie specializzate come l’Unesco (istruzione e cultura) e la Fao (alimentazione e
agricoltura).
o La Corte internazionale di giustizia.
Nata allo scopo di porre fine alle prevaricazioni degli Stati più potenti su quelli più deboli, l’ONU era dominata dalle due grandi potenze mondiali che si
erano affermate nel corso della guerra: USA e URSS. Proprio quando ne venne votato lo statuto si andarono accentuando i contrasti fra le due
superpotenze.
Nel corso degli anni successivi emersero sempre più chiaramente i limiti dell’azione dell’ONU, priva di una reale capacità di autonomo intervento, più
spesso essa stessa strumento nelle mani dei paesi che ne formano il consiglio di sicurezza.


Discorso di Churchill a Fulton negli Stati Uniti, nel mese di marzo del 1946: «Da Stettino, sul Baltico, a Trieste, sull’Adriatico, una cortina di ferro è calata
sul continente».
Conferenza di Parigi: tra il luglio e l’ottobre del 1946 si svolse a Parigi la conferenza internazionale che definì i trattati di pace per i paesi sconfitti exalleati della Germania, tra cui l’Italia. I trattati furono firmati nel febbraio del 1947.
Delle potenze vincitrici ottenne vantaggi territoriali solo l’Urss che ritornò ai confini precedenti lo scoppio della prima guerra mondiale.
16
La Polonia si estese ai danni della Germania a cui sottrasse la Prussia orientale, la Slesia e la Pomerania.
L’Italia perse il Dodecaneso, parte della Venezia-Giulia (l’Istria), mentre la città di Trieste fu ritenuta come territorio libero. Dovette rinunciare, inoltre,
all’Albania e alle colonie africane (Libia, Eritrea, Etiopia), in Somalia mantenne un mandato di amministrazione fiduciaria.

Marzo-aprile 1947, conferenza di Mosca per dirimere la questione della Germania, ma non si raggiunse un’intesa:
o La Germania dapprima divisa in quattro zone (delle quali tre “occidentali” e cioè la zona francese, inglese e
americana), vedrà nel 1949-50, dopo la fusione delle zone occidentali, la nascita di due stati, corrispondenti alle
aree d’influenza decise dalla guerra:
 La REPUBBLICA FEDERALE TEDESCA, con capitale Bonn; filo-occidentale.
 La REPUBBLICA DEMOCRATICA, con capitale Pankow (un sobborgo di Berlino). In seguito diventerà
capitale Berlino est.
o Berlino ebbe un destino simile: occupata dai sovietici nel maggio del 1945, fu dapprima divisa in quattro settori e
quindi in due parti, Berlino est e Berlino ovest (1949).
Il 1947 rappresenta quindi l’anno della rottura definitiva tra occidente e Urss, di fatto l’inizio di quella che verrà chiamata GUERRA
FREDDA, i cui effetti si fecero sentire anche in Italia.
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Negli anni 1946-49 l’Europa dell’est finì sotto il controllo sovietico: s’instaurò un regime comunista dapprima in Polonia, poi in Romania, in
Cecoslovacchia e in Ungheria nel 1949.
A tale politica di imposizione della propria egemonia sui paesi limitrofi all’Unione sovietica, il nuovo presidente americano Truman rispose con la
politica del contenimento, cioè di impedimento di un eventuale allargamento della sfera d’influenza sovietica nell’area occidentale. A questo proposito
gli americani aiutarono i governi e i movimenti politici anticomunisti (così come l’Urss finanziò quelli comunisti).
Si affermò così una linea politica americana d’intervento in aiuto dei popoli minacciati dal comunismo che prese il nome di dottrina Truman e fu messa
in atto in occasione della crisi turco-sovietica dell’agosto del 1946 provocato dal tentativo dei russi di estendere il proprio controllo sullo stretto dei
Dardanelli; e in occasione della guerra civile in Grecia tra comunisti e lo schieramento filo monarchico e conservatore. Nel primo caso gli americani
inviarono la propria flotta nel Mar Egeo costringendo i russi a desistere dai loro propositi; nel secondo appoggiarono le forze anticomuniste greche che
alla fine riuscirono vittoriose.
1949: formazione del Comecon (Consiglio di aiuto economico) che delineò un’area economica chiusa comprendente i paesi dell’Est europeo e l’Urss, in
cui la potenza egemone sovietica impose come moneta di riferimento il rublo e promosse un’industrializzazione dall’alto che privilegiò sulla base del
modello sovietico l’industria pesante.
Crisi di Berlino: aprile 1948 – maggio 1949. Le truppe sovietiche chiusero gli accessi della città per costringere gli occidentali ad abbandonare la zona
ovest (ed assumere così il controllo dell’intera città), ma il blocco fallì perché venne organizzato un gigantesco ponte aereo per rifornire la città.
1949: a crisi di Berlino ancora aperta, gli Usa decisero nel mese di aprile di accelerare i tempi per riunire i paesi europei occidentali, gli USA e il Canada
in un’alleanza difensiva, che fu firmata a Washington e prese il nome di Patto atlantico. Esso prevedeva un dispositivo militare integrato, composto da
truppe dei paesi membri: la NATO. [Nel 1951 aderirono al patto la Grecia e la Turchia; nel 1955 la Germania federale]
17
 1955: la risposta d’oltrecortina alla nuova alleanza fu il Patto di Varsavia.
Convenzionalmente la guerra fredda si fa giungere fino al 1953, anno di morte di Stalin.
2.17.
Il nuovo ordine economico
L’economia europea uscì dal conflitto completamente dissestata, per riprendersi necessitava di ingenti finanziamenti. Si ripropose come alla fine della grande
guerra il fenomeno dell’inflazione alimentato dalla grande quantità di cartamoneta stampata a conflitto in corso per sostenere le spese militari.
La neutralità americana nei primi anni di guerra aveva potenziato l’industria statunitense che aveva esportato materiale industriale e bellico in molti paesi
coinvolti nel conflitto, facendosi pagare le commesse in oro; una volta entrati nel conflitto gli Usa conobbero un ulteriore sviluppo produttivo così che alla fine
18
della guerra il potere economico statunitense era soverchiante, anche tenendo conto del fatto che il suolo americano non aveva praticamente conosciuto la
guerra.
Tuttavia il divario esistente tra la potenza economica americana e quella degli altri paesi coinvolti nel conflitto poteva sfociare in una crisi economica mondiale.
Vi era quindi la necessità di ricostruire un’economia mondiale e per evitare crisi di sovrapproduzione era importante che questa ricostruzione fosse improntata
al libero scambio (protezionismi vari avrebbero limitato la circolazione delle merci e colpito in modo particolare il paese che ne era il massimo produttore, gli
Usa) e le transazioni internazionali fossero garantite da una moneta stabile e forte, che non poteva che essere il dollaro.
Già prima della fine del conflitto si gettarono le basi del nuovo ordine economico capitalistico mondiale con la conferenza di Bretton Woods del luglio del 1944,
a cui parteciparono i rappresentanti dei paesi impegnati nella guerra contro le forze dell’Asse. Essi sottoscrissero un accordo che riconobbe il valore dei punti
sopra menzionati:

al dollaro venne assegnato un ruolo centrale nelle transazioni internazionali, stabilendo un sistema di cambi fissi tra il dollaro e le altre monete, sistema
garantito dall’ancoraggio del dollaro all’oro attraverso la fissazione di un rapporto pari a 34 dollari per oncia21 di oro fino22.
Il dollaro divenne la nuova moneta di riferimento prendendo il posto della sterlina23, potendosi avvalere di un’economia statunitense florida e di
enormi riserve auree.

Venne stabilita la liberalizzazione degli scambi mondiali, in modo da superare i vincoli protezionistici della seconda metà del XX secolo.  Accordi del
Gatt24 (General Agreement on Tariffs and Trade - Accordo Generale sulle Tariffe ed il Commercio) e costituzione della Wto25 (World Trade Organization
- Organizzazione Mondiale del Commercio).
Fu anche decisa la creazione di due importanti organi internazionali:
o
21
BANCA MONDIALE (ovvero, banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo): con il compito di favorire i processi di sviluppo economico
nelle aree arretrate.
Pari a 30 grammi ca.
Cambi fissi e convertibilità in oro del dollaro rimasero operanti fino al 1971.
23
Nell’ottocento la sterlina aveva assunto il ruolo di moneta di riferimento, ancorandosi all’oro (nacque così il GOLD STANDARD EXCHANGE). Durante il primo conflitto il
gold standard fu sospeso per essere riproposto nel primo dopoguerra a partire dal 1925. Nel 1931 fu decretata la sua fine, in seguito alla quale la sterlina restava la moneta dei
pagamenti internazionali, ma non era più convertibile in oro. Esisteva un’altra moneta forte che avrebbe potuto prendere il posto della sterlina già dopo la prima guerra mondiale,
il dollaro, ma questa moneta non aveva assunto un ruolo guida per le tendenze isolazioniste dei governi americani postbellici.
24
Firmato nel 1947 da 23 paesi (nel 2006 erano 149). Ha operato attraverso conferenze periodiche (dette Round, dall’inglese negoziato) finalizzate alla riduzione delle barriere e
dei dazi che ostacolano il commercio internazionale.
25
Ha assunto l’eredità del Gatt, in occasione del l’Uruguay Round del 1995, allargandone tuttavia gli obiettivi al settore dei servizi e della proprietà intellettuale. La WTO ha sede
a Ginevra, vi aderiscono 149 paesi (dal 2001 anche la Cina).
22
19
o
FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE26: con sede a Whashington; lo scopo dell’istituzione era quello di garantire il buon funzionamento dei
meccanismi finanziari, aiutando i paesi in difficoltà con prestiti attinti dal proprio capitale (costituito da oro, dollari e altre valute versati dai
paesi aderenti in modo differenziato, così che i paesi che avevano contribuito con una quota maggiore assumevano un potere decisionale
superiore agli altri).
Gli USA versarono una quota superiore a quella congiunta di Gran Bretagna e Urss, garantendosi l’egemonia dell’istituzione, da cui peraltro in
seguito l’Urss si defilò.
Di fatto, attraverso questi organismi e direttive nell’economia capitalistica occidentale si avviò un processo d’integrazione e allo stesso tempo di forte
dipendenza dall’economia americana.
Gli USA coniugando la necessità di ricostruire le economie europee per sostenere innanzitutto la propria economia e la finalità di contenimento ( dottrina
Truman) del comunismo (evitando che condizioni di crisi economica favorissero l’avanzata dei partiti comunisti), erogarono a partire dal 1947 finanziamenti per
sostenere il rilancio delle economie degli stati europei in due distinte fasi:

Gli aiuti finanziari assunsero il nome di European Recovery Program o più comunemente piano Marshall. Si trattava di prestiti a tassi d’interesse bassi o
addirittura di aiuti in forma gratuita. I partiti comunisti dei paesi occidentali promossero iniziative di protesta contro gli aiuti americani.
3. La decolonizzazione
Una delle conseguenze fondamentali della seconda guerra mondiale fu lo spostamento del centro di gravità dell’interesse politico ed economico dall’Europa
agli Stati Uniti; ma un altro elemento assai importante e denso di conseguenze fu l’emergere di nuove forze del cosiddetto “Terzo mondo”. Se il processo di
decolonizzazione fu lento e graduale, è nel crollo delle posizioni europee avviato dalla seconda guerra mondiale che va rinvenuta la svolta decisiva verso
l’indipendenza dei popoli ex coloniali.
Il declino europeo era d’altronde già stato annunciato alla fine del primo conflitto mondiale (gli Usa erano la nuova potenza emergente ma la politica
isolazionista americana non aveva favorito il passaggio delle consegne), così come erano iniziate le spinte nazionaliste e indipendentiste nei paesi colonizzati.
Ora il processò subì un’accelerazione irreversibile, che nel giro di un ventennio portò al crollo definitivo degli imperi coloniali europei.
26
I paesi aderenti nel 2006 erano 186; i prestiti vengono forniti a condizione di attuare le misure di politica economica imposte dallo stesso fondo, che viene finanziato dagli stati
membri proporzionalmente al loro peso nell’economia mondiale.
20
Il processo s’intrecciò con l’estensione del confronto tra le due superpotenze dall’Europa alle aree coloniali in lotta per l’indipendenza. La conseguenza fu che le
forze protagoniste della decolonizzazione furono a volte strumentalizzate dall’una o dall’altra parte al fine di garantirsi il controllo di intere aree geopolitiche.
Una delle caratteristiche della guerra fredda fu proprio quella di impegnarsi da parte dei due colossi in conflitti indiretti locali delle aree del terzo mondo;
consapevoli che uno scontro diretto, alla luce degli arsenali atomici che entrambi possedevano, si sarebbe risolto con la distruzione reciproca ( deterrenza).
3.2.
Alcuni esempi
3.2.1. INDIA
Il Partito del congresso – guidato dal 1941 da Nehru, uno stretto collaboratore di Gandhi – e la figura carismatica di Gandhi promossero, a partire dal 1942, una
serie di azioni non violente riuscendo ad impegnare gli inglesi a concedere l’indipendenza alla fine del conflitto, dopo un’aspra repressione che aveva condotto
in carcere lo stesso Gandhi e i suoi più stretti collaboratori.
Il 15 agosto del 1947 venne proclamata l’indipendenza, ma il sogno di Gandhi di costruire uno stato unitario laico in cui potessero convivere indù e musulmani
era naufragato a causa delle profonde divisioni esistenti tra i seguaci delle due religioni, riemersi durante la guerra e dei quali vittima illustre sarà lo stesso
Gandhi assassinato il 30 gennaio 1948 da un fanatico induista.
I musulmani, perciò, avevano chiesto la costituzione di uno stato separato e furono accontentati con la nascita accanto all’India, in prevalenza induista, del
Pakistan, di religione musulmana. Il Pakistan si estendeva in due territori separati, limitrofi all’India; il Pakistan occidentale e quello orientale che si renderà
indipendente nel 1971 assumendo il nome di Bangladesh.
Il Partito del congresso assunto il potere in India, si impegnò nella modernizzazione del paese sotto la guida di Nehru.
Si abolirono le centinaia di regni di origine feudale e fu promulgata una Costituzione di stampo occidentale. Vennero soppresse la poligamia e le caste e si
promosse l’industrializzazione e lo sviluppo dell’agricoltura. L’India, nonostante mille contraddizioni, intraprese così una via democratica e mantenne la propria
indipendenza non allineandosi con nessuna delle due superpotenze, mentre il Pakistan conobbe un susseguirsi di dittature militari e finì nell’orbita
statunitense.
3.2.2. VIETNAM
Nel Vietnam (faceva parte insieme al Laos e alla Cambogia dell’Indocina francese) si era costituita nel 1941 una Lega per l’indipendenza che aveva combattuto
contro i giapponesi e i francesi di Vichy e all’interno della quale i comunisti guidati da Ho Chi-minh avevano assunto un ruolo preminente. Alla fine della guerra
Ho Chi-minh proclamò ad Hanoi la nascita della Repubblica democratica del Vietnam. I francesi non riconobbero il nuovo stato e rioccuparono la parte
21
meridionale del territorio vietnamita. Iniziò un lungo conflitto che si concluse nel maggio del 1954 con la capitolazione della piazzaforte di Dien Bien Phu, in cui
vi era il grosso delle forze francesi. Nel mese di luglio furono gli accordi di Ginevra stabilirono la fuoriuscita dei francesi dall’Indocina; la costituzione del Laos e
della Cambogia, la divisione del Vietnam in due stati: uno comunista al nord; uno filo-occidentale al sud.
3.2.3. ISRAELE
Nel 1946 l’Inghilterra riconobbe l’indipendenza della Transgiordania e la Francia ritirò le sue truppe dalla Siria e dal Libano. L’Iraq era indipendente dal 1937.
Questi paesi, con l’Egitto, l’Arabia Saudita e lo Yemen, formarono nel 1945 la Lega degli stati arabi.
In Palestina l’immigrazione degli ebrei europei in fuga dal nazismo si era intensificata durante la guerra, provocando una crescente tensione con la comunità
araba. Alla fine della guerra la Palestina era ancora sotto il mandato britannico e quindi spettava agli inglesi trovare una soluzione, ma vi rinunciarono non
riuscendo a contenere le violenze ed essendo diventati a loro volta oggetto di atti terroristici da parte di gruppi ebrei estremisti.
Gli inglesi annunciarono la loro fuoriuscita dalla Palestina entro il 15 maggio del 1948 demandando all’ONU il compito di trovare una soluzione. L’ONU propose
la creazione di due stati autonomi, uno per gli arabi, l’altro per gli ebrei. Questi ultimi proclamarono il 14 maggio del 1948 la nascita del nuovo stato d’Israele.
Ne seguì immediatamente il primo conflitto arabo-israeliano che durò dal maggio del 1948 al gennaio del 1949 e vide la sconfitta della Lega araba. Israele ne
approfittò per estendersi oltre i confini stabiliti dalla risoluzione dell’ONU.
22
4. Appendici
4.2.
La guerra del Vietnam
GUERRA DEL VIETNAM
(1960-1975). Conflitto che oppose il regime sudvietnamita (Repubblica del Vietnam), sostenuto dagli Stati Uniti e da alcuni dei suoi alleati, al Fronte nazionale di
liberazione (Fnl), ispirato dai comunisti e sostenuto dalla Repubblica democratica del Vietnam del nord (Rdvn).
LA GUERRIGLIA E L'INTERVENTO USA. Alla fine della guerra d'Indocina (1946-1954) fu stabilita dalla conferenza di Ginevra (1954) una linea provvisoria di
demarcazione al diciassettesimo parallelo tra la zona controllata dalle truppe del Viet Minh al nord e la zona sotto la nominale sovranità dell'ex imperatore Bao
Dai al sud, in attesa di elezioni generali in tutto il paese per la riunificazione. Questa linea divenne di fatto confine tra due stati differenti. Al nord la Rdvn adottò
un modello di tipo socialista, mentre al sud, sotto Ngo Dinh Diem, che aveva abbattuto Bao Dai, sorse un governo legato agli Usa (i quali non avevano
sottoscritto gli accordi di Ginevra). Il regime autoritario sudvietnamita provocò la nascita della
resistenza armata. Nel dicembre 1960 venne fondato l'Fnl, costituito da quasi tutti i gruppi di
opposizione, conosciuti popolarmente come Vietcong. La guerriglia nel Vietnam meridionale fu
fronteggiata con un crescente intervento degli Stati Uniti, che aumentarono notevolmente il
numero dei "consiglieri militari" sin dal 1961, sotto la presidenza Kennedy. La guerriglia si estese
sempre di più, e l'eliminazione di Ngo Dinh Diem (1963) non garantì agli Usa alleati locali meno
impopolari (Nguyen Van Thieu, Nguyen Cao Ky). Nell'agosto del 1964, dopo aver provocato
l'incidente del golfo del Tonchino, gli Usa iniziarono sistematici bombardamenti aerei sul Vietnam
settentrionale. La Rdvn si rivolse, per forniture militari ed economiche, alla Cina popolare e all'Urss,
bilanciando, con estrema abilità, la propria posizione tra i due paesi, divisi da contrasti ideologici e
diplomatici. Fu tuttavia l'Urss a fornire l'aiuto più consistente e decisivo dopo il rapido mutamento
dei rapporti Usa-Cina dal 1972 e l'intiepidimento cinese verso Hanoi. Alla metà degli anni sessanta
la guerra si intensificò e il contingente americano raggiunse gli oltre 500.000 effettivi, che
restavano però in Vietnam per un breve periodo, così che furono milioni i giovani americani a
sperimentare la "sporca guerra", ai quali venivano ormai affidati compiti più estesi, dato che solo poche unità del regime erano affidabili e il loro tasso di
23
diserzione era altissimo. Gli Usa premevano perché i loro alleati in Asia, in Oceania e in Europa fornissero concreti aiuti in modo da ridurre la crescente
opposizione in patria a una guerra che mieteva decine di migliaia di vittime. Ma i contingenti alleati (di Filippine, Australia, Nuova Zelanda e pochi altri) erano
simbolici, con la sola eccezione del forte corpo di spedizione sudcoreano.
DAVIDE BATTE GOLIA. Un obiettivo strategico Usa era quello di bloccare le infiltrazioni di armi e militari dal nord al sud, ma così facendo le forze statunitensi
rischiarono più volte di trovarsi nella situazione in cui si erano trovati nel 1954 i francesi a Dien Bien Phu: asserragliati e bloccati in basi munitissime contro le
quali i Vietcong e i nordvietnamiti, sotto l'abile direzione strategica del generale Giap, potevano concentrare i propri attacchi. Solo grazie all'enorme superiorità
aerea Usa tali situazioni vennero sbloccate, risultando però costosissime in termini di perdite umane, mentre la concentrazione di forze impediva un capillare
controllo del territorio. Nelle campagne venne adottata dagli Usa una strategia volta a "pacificare" le aree in cui maggiore era la presenza della guerriglia.
Furono costituiti villaggi "strategici", cioè controllati strettamente dalle forze governative, mentre si procedette a bombardamenti indiscriminati delle zone
"libere" e alla eliminazione sistematica dei dirigenti dell'Fnl (Programma Phoenix). Tuttavia la guerriglia non fu piegata, come dimostrò l'offensiva del Tet
(1968), quando i rovesci del regime di Saigon e degli Stati Uniti non furono tanto militari quanto, soprattutto, psicologici e politici: crebbe sempre di più negli
Usa e nel mondo l'opposizione alla guerra, al punto che il presidente L.B. Johnson rinunciò a ripresentarsi alle elezioni presidenziali. Nel 1969, mentre venivano
avviate trattative di pace a Parigi, il nuovo presidente Richard Nixon, respinte le proposte dei comandi militari per un ulteriore aumento del contingente Usa
(già più di un terzo di tutte le forze americane di terra e di mare) annunciò l'inizio del disimpegno americano (vietnamizzazione). Tuttavia le forze che
premevano per una soluzione militare della guerra (ormai diventata un colossale business) erano molto potenti: con il pretesto che la Cambogia, benché
neutrale, non era in grado di impedire le infiltrazioni vietnamite lungo il sentiero di Ho Chi Minh, il piccolo paese venne selvaggiamente bombardato dai B52 e
invaso nel 1970 da truppe Usa e sudvietnamite mentre venivano più volte ripresi i bombardamenti a tappeto delle città nordvietnamite. Solo all'inizio del 1973,
dopo quasi cinque anni di trattative, fu firmato a Parigi un accordo tra Rdvn, governo rivoluzionario provvisorio (costituito nel 1969 come emanazione dell'Fnl),
Stati Uniti e Repubblica del Vietnam per il cessate il fuoco. I combattimenti proseguirono tuttavia fino alla primavera del 1975, quando le forze nordvietnamite
e i Vietcong giunsero a impadronirsi degli altipiani del Vietnam centrale per poi scatenare l'offensiva che fece cadere in poche settimane il regime di Saigon e
portò all'unificazione formale del paese. Il Vietnam uscì stremato dalla guerra, con danni materiali, umani e ambientali immensi: sul paese, grande quanto
l'Italia, erano stati scaricati molti più esplosivi di quelli usati su tutti i fronti e da tutti i belligeranti nel corso della Seconda guerra mondiale, oltre a un'enorme
quantità di defolianti chimici. Pesò soprattutto, nel lungo periodo, l'aver dovuto gestire così a lungo una rigidissima e autoritaria economia di guerra, dalla
quale non si seppe uscire per più di un decennio dopo la conclusione delle ostilità. Negli stessi Usa la guerra, l'unica persa nella loro storia, con 60.000 morti e
oltre 100.000 mutilati, rimase come una ferita morale e psicologica per un'intera generazione, oltre a rappresentare un cruciale evento militare ed economico
che ne ridimensionò il ruolo planetario.
[Dizionario di storia moderna e contemporanea: http://www.pbmstoria.it/dizionari/storia_mod/index.htm]
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4.3.
Il conflitto arabo-israeliano e la questione palestinese
GUERRE ARABO-ISRAELIANE
(1948-1973). Quattro conflitti tra il nuovo stato di Israele e gli stati arabi confinanti avvenuti nel 1948-1949, nell'ottobre-novembre 1956, nel giugno 1967 e
nell'ottobre 1973. La prima guerra arabo-israeliana, nota in Israele come "guerra d'indipendenza", scoppiò il 15 maggio 1948, subito dopo la proclamazione
dello stato ebraico, ma fin dal novembre precedente, dopo l'approvazione del piano di spartizione della Palestina da parte dell'Onu, si erano verificati scontri
tra organizzazioni militari e terroristiche sioniste (vedi Haganah, banda Stern), da una parte, e guerriglieri palestinesi appoggiati da volontari arabi, dall'altra. In
questa fase le forze sioniste occuparono centri situati nel territorio assegnato dall'Onu al previsto stato arabo palestinese o alla zona internazionale di
Gerusalemme, tra cui Tiberiade, Haifa, Safad e Deir Yassin. Forze regolari arabe varcarono invece i confini della Palestina il 15 maggio: da sud gli egiziani
avanzarono verso Tel Aviv, a nord truppe siriane e libanesi occuparono alcune località a ridosso del confine, mentre da est la Legione araba della Transgiordania
occupava la Cisgiordania e parte dei quartieri più antichi di Gerusalemme. Il 10 giugno il Consiglio di sicurezza dell'Onu riuscì a imporre una tregua, durante la
quale Israele ricevette notevoli rifornimenti che consentirono di scatenare l'8 luglio un'offensiva. Dopo dieci giorni l'Onu impose una nuova tregua, la cui
supervisione fu affidata al conte svedese Folke Bernadotte, che però fu assassinato il 17 settembre a Gerusalemme da terroristi sionisti. A metà ottobre le forze
israeliane lanciarono una nuova triplice offensiva: verso il deserto del Negev e del Sinai; verso Gerusalemme, dove le loro unità restarono praticamente
accerchiate; e verso il confine libanese, che fu varcato. Le successive trattative condussero nei primi mesi del 1949 ad armistizi separati con Egitto, Libano,
Giordania e Siria. Israele si trovò così in possesso di un territorio maggiore di quello previsto in origine dal piano di spartizione: circa 20.700 km, con una
popolazione di oltre 715.000 ebrei. Imponente fu l'esodo della popolazione araba: circa settecentomila persone lasciarono le proprie case, chi
spontaneamente, per sfuggire alle incombenti operazioni militari, chi, e furono i più, perché spinti dal panico ispirato ad arte prima dai sionisti, poi dalle
autorità israeliane. Da allora i palestinesi alimentarono, spesso dai paesi arabi confinanti, una incessante guerriglia contro Israele. Per Seconda guerra araboisraeliana si intende l'aggressione all'Egitto segretamente preparata da Israele con Gran Bretagna e Francia. Le due potenze coloniali si proponevano di
sconfiggere e possibilmente rovesciare il regime di Gamal Abd en-Nasser, colpevole soprattutto, ai loro occhi, di aver nazionalizzato il canale di Suez (26 luglio
1956) e di appoggiare la lotta per l'indipendenza algerina. Il governo israeliano, dal canto suo, intendeva infliggere un colpo preventivo alle forze armate
egiziane di cui era in corso l'ammodernamento con materiale sovietico. Il 29 ottobre 1956 sferrò pertanto una fulminea offensiva nel Sinai (destinata uf
ficialmente a distruggere le basi di guerriglieri palestinesi in territorio egiziano). Con il pretesto di separare i contendenti ed evitare minacce alla navigazione
lungo il canale, Gran Bretagna e Francia intimarono un ultimatum, scaduto il quale (31 ottobre) iniziarono a loro volta le operazioni contro l'Egitto. I tre paesi
aggressori ottennero una rapida vittoria militare, a cui seguì peraltro una pesante sconfitta politica, perché quella che venne definita l'ultima impresa coloniale
fu condannata non soltanto dall'Onu (con una risoluzione che intimava il ritiro delle forze israeliane e l'invio di un contingente di "caschi blu") e dall'Urss (che,
pur impegnata nella repressione della rivolta in Ungheria, minacciò il ricorso ai missili nucleari), ma anche dal governo Usa. Nei primi mesi del 1957 Israele
dovette pertanto restituire all'Egitto il Sinai occupato, in cambio di garanzie sulla libertà di navigazione attraverso gli stretti di Tîrân e il golfo di 'Aqabah, tra il
mar Rosso e il porto israeliano di Eilat. Nello stesso tempo il governo israeliano rendeva noto che avrebbe considerato casus belli qualsiasi minaccia araba alla
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suddetta libertà; il canale di Suez, bloccato da navi autoaffondate per ordine egiziano, restò chiuso. La Terza guerra arabo-israeliana, detta anche "dei sei
giorni", scoppiò quando, nella primavera del 1967, il presidente egiziano chiese e ottenne (indotto da una serie di incidenti lungo il confine tra Siria e Israele) il
ritiro del contingente internazionale di stanza nel Sinai, cui seguì l'annuncio (23 maggio) dell'intenzione di chiudere gli stretti alle navi israeliane e a quelle
battenti qualsiasi bandiera se dirette a Eilat con carichi di importanza strategica; Israele reagì chiedendo l'intervento della comunità internazionale e, nello
stesso tempo, mobilitando le proprie riserve. Mentre gli eserciti di Egitto, Siria e Giordania si schieravano lungo i confini, Israele lanciò un attacco preventivo
all'alba del 4 giugno, distruggendo a terra il grosso delle forze aeree avversarie. Concentrò quindi le operazioni terrestri in direzione del canale di Suez,
raggiunto l'8 giugno, dopo l'annientamento dell'esercito egiziano; lo stesso giorno fu completata l'occupazione della Cisgiordania. L'indomani toccò al fronte
siriano, con l'occupazione delle alture del Golan. Grazie a questa guerra Israele occupò circa sessantamila chilometri quadrati di territorio egiziano, quasi
seimila di territorio giordano e un migliaio di territorio siriano, che continuò a tenere nonostante numerose risoluzioni dell'Onu ne ingiungessero la
restituzione. La quarta guerra, detta anche "del Kippur" o "del Ramadan" perché scoppiata in concomitanza con le rispettive festività ebraica e islamica,
cominciò il 6 ottobre 1973 con simultanei attacchi egiziani e siriani che, protetti da un'efficace copertura di missili terra-aria sovietici, travolsero le forze
israeliane, colte di sorpresa. Il giorno 10, spintisi una decina di chilometri oltre il canale, gli egiziani interruppero l'offensiva, quasi a dimostrare gli obiettivi
simbolici dell'attacco (infliggere una sconfitta psicologica all'avversario per gettare le basi di una soluzione negoziata). Avendo concentrato le proprie forze sul
molto più importante fronte settentrionale, Israele riusciva frattanto a contenere l'offensiva siriana per passare poi al contrattacco e superare (11 ottobre)
anche la linea raggiunta nel 1967. Seguì una controffensiva israeliana nel Sinai: nella notte tra il 15 e il 16 ottobre unità comandate dal generale Sharon
varcarono il canale, accerchiando un'intera armata egiziana. In seguito a intense trattative tra Usa e Urss, il Consiglio di sicurezza dell'Onu decretò infine per il
22 ottobre una tregua che venne ignorata da Israele: soltanto il timore di uno scontro diretto tra le due superpotenze riuscì a far rispettare una nuova tregua a
partire dal 25 ottobre. Risultato di questa guerra (che, malgrado l'esito vittorioso, lasciò pesanti conseguenze in Israele, ridimensionando ilmito della sua
invincibilità) fu la pace separata tra Israele ed Egitto mediata dagli Stati Uniti grazie all'impegno diplomatico del loro segretario di stato Henry Kissinger e sancita
dagli accordi di Camp David (settembre 1978 - marzo 1979). A questi conflitti generali si devono aggiungere la cosiddetta "guerra di logoramento" o "di attrito"
sul canale di Suez (marzo 1969 - agosto 1970), la guerra di usura sul Golan (marzo-maggio 1974) e la parziale occupazione israeliana del Libano nel marzogiugno 1978, reiterata dal giugno 1982 al giugno 1985.
[Dizionario di storia moderna e contemporanea: http://www.pbmstoria.it/dizionari/storia_mod/index.htm]
PALESTINA
Regione mediterranea mediorientale compresa tra il Libano e il Sinai. Anticamente inserita tra l'Egitto e la Fenicia, prese nome dai filistei che un tempo
l'occuparono, fondendosi con le locali popolazioni semitiche (cananei). Tra queste gli ebrei raggiunsero una posizione dominante, riuscendo a unificare per
periodi limitati l'intera regione, che fu teatro di decisivi avvenimenti storici (ebraismo, cristianesimo, crociate). Culla dell'ebraismo, fu soggetta a varie
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dominazioni (egiziana, assira, babilonese, persiana, greca, romana, bizantina). Gli arabi la conquistarono nel 636, ma, non del tutto islamizzata, tra l'XI e il XIII
secolo fu investita dalle crociate. Agli staterelli feudali dei crociati succedettero poi alcuni potentati musulmani, sino a che nel 1517 non fu inserita entro la
compagine dell'impero ottomano. Il dominio turco ebbe termine nel dicembre 1917, quando le forze del generale britannico Allenby occuparono
Gerusalemme. Dopo la Prima guerra mondiale fu data in mandato alla Gran Bretagna (1920) impegnatasi contraddittoriamente a soddisfare sia le richieste
arabe, volte a inserirla nel grande stato arabo indipendente da crearsi al termine della Rivolta araba, sia le aspirazioni sioniste di farvi risorgere uno stato
ebraico (dichiarazione di Balfour). Londra, pur senza mai respingere le posizioni dei nazionalisti arabi, vi favorì una continua immigrazione ebraica che divenne
poi massiccia con l'avvio delle persecuzioni antisemite naziste in Europa. Ciò suscitò un forte risentimento tra gli arabi, che vedevano nella presenza sionista
una minaccia alla loro stessa sopravvivenza. Si moltiplicarono così gli scontri tra arabi e ebrei, sino alla grande sollevazione araba del 1936. La rivolta fu repressa
dalle truppe britanniche, ma Londra, per non inimicarsi definitivamente il mondo arabo, con il "Libro bianco" del 1939 limitò drasticamente l'immigrazione
ebraica e prospettò entro dieci anni la creazione di uno stato palestinese. Il quadro cambiò dopo la Seconda guerra mondiale. Nel 1947 la Gran Bretagna,
incapace di mediare tra le opposte richieste arabe ed ebraiche, ne affidò l'esame all'Onu, la cui assemblea generale, il 29 novembre 1947, decise la spartizione
della Palestina tra uno stato ebraico (56,4% del territorio, 498.000 ebrei e 497.000 arabi) e uno arabo (42,8% del territorio, 725.000 arabi e 10.000 ebrei),
elevando Gerusalemme a zona internazionale. La decisione fu respinta dai paesi arabi che, il 14 maggio 1948, alla fine del mandato britannico, attaccarono il
neonato stato di Israele iniziando così la prima guerra arabo-israeliana. Da allora la Palestina risultò divisa tra Israele e le regioni della Cisgiordania e della
striscia litorale di Gaza, già egiziana, occupate dagli israeliani nel 1967. Nel 1988 l'Olp proclamò lo stato indipendente di Palestina, comprendente Gaza e la
Cisgiordania, ottenendo il riconoscimento di molti paesi. Nel 1993 in virtù degli accordi di pace con Israele ottenne la concessione di autonomia a Gaza e
Gerico. Nel 1995 l'autonomia venne allargata a tutte le principali città della Cisgiordania (Gerico, Betlemme, Hebron, Turkarm) e nel 1996 si poterono svolgere
le elezioni a suffragio universale per il consiglio dell'Autorità palestinese, segnate dalla netta vittoria dell'Olp di Arafat, che ne divenne presidente. Gli ultimi
anni del secolo furono però segnati da forti tensioni dovute all'opposizione degli integralisti islamici e al rifiuto del governo conservatore israeliano di
adempiere agli accordi. Le trattative furono così riprese e portarono a un nuovo accordo nel 1998 (Wye Plamtation) che non trovò però una successiva
applicazione, mentre il clima di tensione cresceva fino a portare ai sanguinosi scontri che caratterizzarono la fine del 2000.
[Dizionario di storia moderna e contemporanea: http://www.pbmstoria.it/dizionari/storia_mod/index.htm]
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