Makbetas di Eimuntas Nekrosius - Il Centro Servizi Culturali Santa

I.R. al N. 2
febbraio 2002
Spedizione in
abbon. postale 45%
art. 2 comma 20/B
Legge 662/96
D.C.I. Trento
Il grande teatro europeo a Trento
Makbetas di Eimuntas Nekrosius
7 - 8 - 9 febbraio ore 19.30
10 febbraio ore 16.00
Teatro Auditorium
Macbeth secondo Nekrosius
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sono partito leggendo il rapporto
amoroso fra Macbeth e la Lady
come un elemento trascinante per la storia.
A questo ho aggiunto il fatto che le streghe
non sono potenze infernali, ma un elemento
giocoso, fondamentale per lo spettacolo. Per le
streghe mi sono allontanato da Shakespeare: ho scelto tre attrici belle e giovani, partendo dal principio
che anche nella bellezza e nella giovinezza può
esserci qualcosa di diabolico.
Personalmente credo nel destino, che ci sia qualcosa che ci spinge, che ciò che deve succedere è
già scritto: queste streghe sanno già tutto, sanno
come finirà questa storia. La loro presenza, in
qualche modo, “addolcisce”, nel mio spettacolo, la storia che non è più un dramma
sanguinoso e basta, grazie al fatto che loro
creano una buona atmosfera.
Macbeth si rappresenta in un ambiente
contadino (da lì l’uso delle pietre come elemento scenico fondante): proprio per questo pensando a Banquo e a Macbeth che
tornano dalla guerra e che portano con sé
qualcosa, ho scelto un albero, un albero
raro – non un regalo banale – che i due portano legato sulle spalle. Questo tema percorre
tutto lo spettacolo e alla fine, quando si avvera la profezia della foresta che si mette in
cammino, ritorna. Sarebbe bello che si
alzasse anche tutto il pubblico, per creare
l’immagine di un bosco in movimento.
Qualche volta, ma potrei contarle sulle dita
di una mano, è successo ed è stato stupendo.
In Macbeth non vedo una coppia infernale,
quanto due persone che sprofondano nella solitudine. Si aggrappano l’uno all’altra, ma tutto attorno a loro crolla. Lei perde la voglia
di combattere tanto che muore senza sguainare la spada. Le tre streghe, invece, restano
accanto a Lady Macbeth perché volevo che lei
non avesse paura, e che loro, in qualche modo,
la consolassero. L’ho continuato a dire ai miei
attori: questa è una storia d’amore infinita.
L’affermazione li ha come riscaldati, ha
dato loro fiducia perché il Macbeth è
un’opera molto pericolosa».
Eimuntas Nekrosius
foto Dmitrij Matveev
Cosa dice la critica
Il sogno magico di Nekrosius
Un grandissimo spettacolo dove la visualità prevale sulla parola, com’è giusto avvenga nei sogni, ma anche
un’interpretazione estremamente coerente e acuta nella
personale visione di una vicenda eterna, sottratta al tempo
dal segno magico e creativo di Nekrosius. Ed è stato un trionfo
dopo quasi quattro ore di spettacolo accolto da un
silenzio teso ed emozionato.
Franco Quadri
La Repubblica
Un “noir” seduttivo
Bruttezza e bellezza, ambizione e potere,
male e bene, lotte fratricide e corone non
sono che maschere di una medesima verità,
quale mai era apparsa, in nessun Macbeth,
in modo così perspicuo come nel Makbetas di
Nekrosius.
Franco Cordelli
Il Corriere della Sera
Nekrosius grande indagatore
di Shakespeare
Il regista lituano va incontro agli spettatori,
utilizza i simboli ma li chiarisce. Dice: «Il mio
teatro è da vedere più che da ascoltare». Vuole essere popolare e se qualcosa non è comprensibile a tutti si chiede immediatamente
dove ha sbagliato.
Vincenzo Bonaventura
La Gazzetta del Sud
Chi è Eimuntas Nekrosius
Un nome che evoca climi, luci e fascino di un est esotico e ignoto. Uno stile
che per alcuni “nasce” da Kantor e dal suo impiego di materiali “poveri”,
mentre secondo altri rimanderebbe al “mago delle luci” Bob Wilson.
Classe 1952, lituano di Raisenai (un sobborgo di Vilnius), Nekrosius
trascorre un’adolescenza tranquilla. Pratica gli sport, legge moltissimo,
va molto al cinema, soprattutto a vedere film italiani. L’incontro con
il teatro è casuale: per curiosità partecipa a un provino per attori,
anche se non si sente particolarmente portato per il palcoscenico.
Qualcuno ne nota il magnetismo e l’innato carisma: gli suggeriscono
di fare il regista.
Nel 1976, mentre lavora presso il Teatro della Gioventù di Vilnius,
mette in scena il suo primo spettacolo: Il gusto del miele di Shelay
Delaney. Quindi prende la via di Mosca, frequenta il corso dell’Istituto d’arte Lunacharskij e si diploma nel 1978. In quello stesso anno
torna a Vilnius e diventa direttore del Teatro della Gioventù. Dal 1979
al 1980 lavora presso il teatro Drammatico di Kaunas, dove allestisce
Ivanov di Cechov. È di questo periodo anche il suo primo Shakespeare:
Amore e morte a Verona (1980), un’opera rock in cui rivisita Romeo e
Giulietta. Nel 1981 è la volta di Pirosmani, Pirosmani, spettacolo che fa
conoscere il suo nome oltre il confine lituano. Questa visionaria meditazione sul pittore georgiano Piromanisvili è da considerare come prima
espressione di uno stile originalissimo: la concretezza scarna degli elementi scenici si fonde in esso al continuo intreccio fra realtà e sogno, mentre il palcoscenico si trasforma a poco a poco in spazio della mente.
Seguirà, nel 1983, Il giorno più lungo di un secolo, dal romanzo di Ajtmatov.
Nel 1989 è in Italia per la prima volta. Partecipa al Festival di Parma con Zio
Vanja, un Cechov di evidente ispirazione politica, che si conclude con il coro
verdiano del Nabucco, “Oh, mia patria sì bella e perduta”. Ma a colpire è
soprattutto l’opera di smontaggio del testo, l’intreccio di atmosfere liriche e di
gags grottesche che si ritrova in un’altra sua messinscena cechoviana, Tre sorelle, tutta giocata sullo spirito del vaudeville caro a Cechov e Stanislavskij. Dal 1991
Nekrosius è Direttore del Life Festival di Vilnius e nell’ambito della rassegna
presenta, nel 1994, un trittico dedicato a Puskin – Mozart e Salieri, Don Giovanni,
La peste – premiato come migliore spettacolo degli Stati baltici. Nello stesso anno riceve il premio dell’Unione dei Teatri Lituani quale miglior regista dell’anno e il Premio per
le Nuove Realtà Teatrali Europee, conferitogli dall’Unione Europea dei teatri e da Taormina
Arte. Nel 1997 firma la regia di Hamletas – tra gli interpreti il famoso cantante rock lituano
Andrius Mamontovas – spettacolo che dà inizio a una sua personale trilogia shakespeariana.
Un anno dopo è infatti la volta di Makbetas – insieme ad Hamletas ammirato a Milano al
Festival del teatro d’Europa del 1999 e premiato con il Premio Ubu come migliore spettacolo
straniero in Italia – e infine di Otello, presentato alla Biennale di Venezia dopo tre anni di lavoro.
Nekrosius è attualmente direttore del Teatro Meno Fortas (La fortezza dell’arte), da lui fondato a
Vilnius nel 1998.
Il mondo di Nekrosius
Proviamo a conoscere da vicino il grande regista lituano, ad entrare nel suo mondo,
attraverso le dichiarazioni su alcuni temi chiave del teatro di oggi e di sempre da lui rilasciate a Maria Grazia Gregori
in occasione della presentazione del suo lavoro al Piccolo Teatro di Milano
foto Dmitrij Matveev
Nekrosius e l’arte
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Nell’arte bisogna essere biologicamente puri. Ho rinunciato a una
scena, anche se era già stata provata, ho rinunciato all’intera pièce
quando intuivo che qualcosa non quadrava. Bisogna ascoltare il
battito del proprio cuore. Il cuore dice tutto, non la testa.
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Ci sono due tipi di registi: i pratici e i teorici. I teorici amano e sanno raccontare e rivelare così bene le loro idee e i progetti degli spettacoli che poi
le rappresentazioni risultano assai meno interessanti. I pratici mettono in
scena, ma non sono capaci di spiegare i loro spettacoli. La teoria teatrale
non fa per me. Sono un pratico puro.
Giovedì 7, venerdì 8 e sabato 9 febbraio lo spettacolo comincerà alle ore 19.30 • domenica 10 febbraio alle ore 16.00
La durata complessiva è di 3 ore e 20 minuti così suddivisi: primo tempo 60 minuti
secondo tempo 65 minuti
terzo tempo 75 minuti
Durante il primo intervallo sarà servito al pubblico un buffet nell’atrio e nel foyer del teatro,
offerto dal Centro Servizi Culturali S. Chiara
Le Muse
II
febbraio 2002
la
Durante un banchetto, Macbeth è informato della morte di Banquo e della fuga di suo
figlio. Nel frattempo, la regina intrattiene
gli ospiti che affollano le sale del castello,
intonando un brindisi. Ma i festeggiamenti
sono presto interrotti dall'apparizione dello
spettro di Banquo che, invisibile a tutti, si
mostra minaccioso a Macbeth. Invano Lady
Macbeth cerca di riportare la serenità fra i
presenti: sconvolto dall'apparizione di Banquo, il re decide di interrogare le streghe
per conoscere il suo futuro.
trama
M
acbeth e Banquo, generali dell'esercito scozzese, ascoltano stupiti le predizioni delle streghe:
Macbeth sarà presto nominato signore di
Cawdor dal re di Scozia Duncan, e poi
ascenderà al trono; ma sarà Banquo, pur
senza mai regnare, ad avere una discendenza regale. E, infatti, i messaggeri del
re comunicano a Macbeth che Duncan
lo ha eletto signore di Cawdor. L'avverarsi
della prima profezia colpisce l'animo di
Macbeth.
Informata dal marito delle predizioni delle
streghe, Lady Macbeth ha concepito di assassinare Duncan, che sarà ospite nel loro
castello, per consentire al suo sposo di
diventare lui re di Scozia. Ma Macbeth
indugia: soltanto la determinazione della
consorte riesce a spingerlo a compiere il
delitto. Scoperto l'omicidio di Duncan, il nobile Macduff ne informa atterrito i cortigiani.
Intanto il figlio di Duncan viene sospettato
dell’omicidio del padre. Macbeth è divenuto
re di Scozia. Ma le streghe hanno predetto
il trono al figlio di Banquo: entrambi i
giovani devono quindi essere eliminati. In un agguato notturno,
Banquo è trucidato dai sicari di
Macbeth. Suo figlio Fleance
riesce a fuggire.
I responsi ricevuti hanno rassicurato
Macbeth: pur ammonendolo a guardarsi da
Macduff, le streghe gli hanno infatti garantito che nessun uomo nato da una donna
potrà sconfiggerlo e che la sua potenza durerà finché la foresta di Birnam non si muoverà contro di lui. Il re ha, però, avuto conferma che la discendenza di Banquo regnerà sulla Scozia. Lady Macbeth istiga lo
sposo a uccidere Macduff e a sterminarne
la famiglia.
MACBETH
(MAKBETAS)
Confidando nell'aiuto dell'Inghilterra il figlio
del Re ucciso, Malcolm, ha radunato un
esercito pronto a invadere la Scozia. Anche
Macduff, dopo lo sterminio della sua famiglia, si è unito ai combattenti. Dichiarata la
guerra, l'esercito di Malcolm, per celarsi al
nemico, avanza nascosto dai rami strappati
dagli alberi della vicina foresta di Birnam.
Malcolm e Macduff si avviano a liberare la
Scozia. In preda agli incubi della pazzia,
Lady Macbeth rivive nel sonno l'omicidio
del re Duncan, confessando i crimini compiuti. Informato della morte della consorte,
Macbeth si appresta a fronteggiare l'esercito
nemico. All'annuncio che la foresta di Birnam sta avanzando, il re comprende che le
profezie delle streghe si stanno avverando.
di William Shakespeare
traduzione in lituano di Aleksis Churginas
regia di Eimuntas Nekrosius
Compagnia Meno Fortas
scene Marius Nekrosius
costumi Nadezda Gultiajeva
musiche Faustas Latenas
luci Audrius Jankauskas
personaggi ed interpreti:
Macbeth Kostas Smoriginas
Lady Macbeth Dalia Storyk- Zykuviene
Le Streghe Viktorija Kuodyte,
Gabrielia Kuodyte,
Margarita Ziemelyte
Banquo
Duncan
Soldati
Vidas Petkevicius
Ramunas Rudokas
Dainius Gavenonis
Kestutis Jakstas
Tomas Kizelis
Tomas Tamosaitis
produzione di Meno Fortas, Vilnius
con il sostegno del Ministero della Cultura Lituano
co-produttori: Aldo Miguel Grompone, Roma,
Zuercher Theaterspektakel
testo dei sopratitoli a cura di Prescott Studio Firenze
responsabile tournée internazionali:
Alessandra Ferrando
Nascosti dai rami della foresta di Birnam, i
soldati di Malcolm attaccano i guerrieri di
Macbeth, costringendoli alla fuga. Il re è
fronteggiato da Macduff che, prima di colpirlo, gli rivela di non essere nato da una
donna ma di essere stato estratto a forza dal
corpo materno. Le predizioni si sono avverate. Macbeth cade sotto i colpi di Macduff.
L'esercito vittorioso acclama Malcolm re di
Scozia.
Incontri e approfondimenti
venerdì 8 febbraio - Sala 2 Centro S. Chiara - ore 16.00-18.00
Il teatro di Nekrosius e il suo Makbetas
Seminario in preparazione alla visione dello spettacolo
condotto dalla prof.ssa Margaret Rose sulla rilettura del testo
shakespeariano da parte del grande regista lituano
ingresso libero
sabato 9 febbraio - Teatro Sociale - ore 15.30
Teatro, identità storiche e culturali
È questo il tema attorno al quale rifletteranno lo storico e
filosofo Gianluca Bocchi, la critica Margaret Rose e gli attori della compagnia di Nekrosius
ingresso libero
foto Dmitrij Matveev
febbraio 2002
III
Le Muse
L’universalità di Shakespeare oltre le barriere linguistiche e culturali
intervista alla prof.ssa Margaret Rose, drammaturga e docente di Storia del Teatro presso l’Università di Milano
Lo scorso anno a Trento abbiamo avuto il Macbeth del regista Cobelli,
quest’anno il Makbetas di Nekrosius. Per gli spettatori potrebbe essere un modo interessante per scoprire
qualcosa di nuovo sul teatro di Shakespeare e sul teatro in generale?
Vedere i testi di Shakespeare in teatro è un’esperienza completamente differente dal leggerseli per conto proprio. Ogni regista a seconda della propria sensibilità, cultura e politica vede ed interpreta Shakespeare in modo
differente e quindi tra Nekrosius e Cobelli
c’è una profonda differenza culturale non solo di metodo e approccio al proprio mestiere
di regista ma anche al modo di avvicinarsi a
Shakespeare. Quello che lo spettatore porta
via da ciascuna di queste due produzioni del
Macbeth è, io credo, qualcosa di importante
riguardo la natura del bene e del male, i meccanismi del potere, la relazione tra uomo e
donna. Tutto ciò è centrale nel Macbeth di
Shakespeare. Quello che è anche importante
tuttavia è che avendo visto due produzioni
così differenti, lo spettatore si rende conto
che Shakespeare è come un grande libro universale aperto a così tante differenti interpretazioni da sembrare infinito.
foto Dmitrij Matveev
Avendo visto la trilogia shakespeariana di Nekrosius e molte altre
realizzazioni da parte di registi europei dei testi di Shakespeare, qual è
secondo Lei il punto di novità centrale nella regia di
Nekrosius?
La sua grande unicità penso sia l’abilità di partire da una attenta lettura testuale, dopo la quale procede con una personalissima selezione del testo e su questo “nucleo testuale”
lui riesce a costruire una sorta di partitura visiva e musicale che prende vita in ogni messa in scena. Come Shakespeare (al Globe Theatre) Kantor e Peter Brook (in La Tempesta, per esempio) Nekrosius crede in un teatro relativamente “povero” nel quale le proprietà del palcoscenico lavorino simbolicamente permettendogli di produrre
versioni di Shakespeare che vadano oltre le barriere
linguistiche e culturali. Il risultato è che uno può
vedere quattro ore di Shakespeare in lingua estone e veramente convincersi alla fine dello spettacolo di aver capito ogni parola.
Nei Suoi corsi di Storia del teatro, come
lavora con gli studenti? Partite dal testo,
discutete di una messinscena o che altro?
Come li introduce a Shakespeare?
Io credo che gli studenti dovrebbero essere introdotti all’inizio e prima di tutto a un genere di teatro che
si colleghi ai giovani del 2002. Un’introduzione dovrebbe essere fatta con testi scritti per loro se sono ancora bambini, o da loro coetanei se sono studenti universitari. Noi in Gran Bretagna (ma anche in Italia) abbiamo testi teatrali scritti da giovani quando avevano
vent’anni, come Mark Ravenhill, l’ultima Sarah Kane,
Enda Walsh, tutti che indagano problemi e aspetti del vivere contemporaneo di rilevanza oggi, come la violenza, la
droga, l’amore, l’identità sessuale. Solo in seguito si possono
introdurre gli studenti a Shakespeare e ai classici. Penso
sempre che il modo migliore è di presentare il teatro come
testo in scena piuttosto che già come testo. Un testo teatrale diventa una cosa viva quando è interpretato dagli
attori in uno specifico spazio teatrale e questo concetto
aiuta gli studenti ad apprezzare non solo la teoria ma anche la pratica di questo particolare media. Quando è possibile, ad integrare un corso tradizionale sulla storia del teatro,
ritengo valga la pena permettere agli studenti l’esperienza dello
scrivere un testo teatrale, o prendere parte ad una messa in scena di un testo: entrambe queste esperienze li aiutano a capire ancora una volta il teatro nella sua totalità. Penso non sia una coincidenza che oggi, nelle università, gli studenti chiedono sempre
più corsi in cinema e teatro, perché è una disciplina che permette loro di far esperienza sulla realtà come Nekrosius non si stanca
mai di dire, di esplorare i sentimenti e le emozioni umane, in un’era in cui ce n’è estremo bisogno.
Intervista e traduzione a cura di Emanuela Rossini
Le Muse
IV
febbraio 2002