Il Cosmo Sotto zero: Astronomia dall’Antartide Luca Valenziano TeSRE [email protected] Se osserviamo il cielo, in una notte serena, ci accorgiamo del gran numero di oggetti che sono presenti intorno a noi. La luce che i nostri occhi sono in grado di percepire è però solo una piccola frazione di quella emessa da questi: una gran parte dei segnali provenienti dal Cosmo è al di fuori della capacità di visione dell’occhio umano, che è sensibile solo all’intervallo detto visibile dello spettro elettromagnetico che, come si vede dalla figura, ne occupa solo una piccola parte. Dalla figura stessa si può osservare anche con quali strumenti e a quale quota è possibile compiere osservazioni astronomiche: molte regioni sono precluse alle osservazioni dal suolo ed è necessario utilizzare palloni, aerei, razzi o satelliti. In particolare, è molto difficile osservare Lo spettro elettromagnetico e la quota a cui è possibile osservare segnali dal Cosmo: è evidente quanto limitate siano le osservazioni da siti ordinari. nell’infrarosso a causa delle molecole d’acqua presenti nell’atmosfera, che assorbono fortemente questi segnali. L’Antartide è il continente più remoto e isolato sul nostro pianeta e presenta delle caratteristiche peculiari che lo rendono il sito più adatto per alcune osservazioni astronomiche. L’aria secca e fredda rende il cielo più trasparente nell’infrarosso, permettendo di osservare oggetti più deboli e di scoprirne di nuovi; la stabilità dell’atmosfera riduce fortemente il fenomeno del brillamento delle stelle e permette lunghi periodi di cielo sereno; il moto apparente del cielo è quasi circolare intorno all’osservatore, per la vicinanza al polo sud geografico, per cui è possibile osservare lo stesso oggetto, ad esempio il sole, senza interruzioni (infatti ad esempio il sole non tramonta mai durante l’estate antartica); l’isolamento dell’Antartide rende minime le interferenze delle attività umane, che limitano le osservazioni in altri luoghi (si pensi, ad esempio, a come la luminosità delle città riduca il numero di stelle visibili ad occhio nudo); la presenza di una grande calotta di ghiaccio puro permette, come vedremo nel seguito, di rivelare delle particelle elementari, provenienti dal Cosmo remoto, che attraversano la Terra. Le attività astrofisiche in Antartide sono iniziate intorno agli anni ’60 di questo secolo, e le principali si svolgono attualmente presso le basi degli Stati Uniti a South Pole, a Mc Murdo, presso la base italiana di Baia Terra Nova, presso la stazione italo-francese Dome C. Tra gli esperimenti principali possiamo citare: il lancio di palloni stratosferici, che portano esperimenti (ad esempio di Cosmologia o per lo studio dei raggi cosmici) in quota e sfruttano la circolazione dei venti intorno al polo sud per una durata del volo fino a venti giorni; la rivelazione di neutrini (particelle senza massa provenienti dal Cosmo remoto) dalla debolissima luce che lasciano nel loro passaggio attraverso la L’Antartide con le posizioni dei siti astronomici. Per molte osservazioni è necessario un luogo quote elevate, sulla calotta glaciale del Plateau antartico. calotta di ghiaccio purissimo (si veda nella figura lo spessore di ghiaccio in rosso, fino a 3 km !); l’osservazione delle aurore polari durante la notte antartica; la misura delle oscillazioni del sole, possibile solo con osservazioni continuative nelle 24 ore; lo studio del Big Bang, mediante osservazioni nell’infrarosso, per il quale è fondamentale la trasparenza dell’atmosfera antartica. Compiere osservazioni in un luogo così remoto e isolato, con delle condizioni ambientali a volte proibitive, è uno sforzo giustificato solamente dalla eccezionale qualità di questo sito per le osservazioni astronomiche. Per alcuni settori è il migliore su tutto il Pianeta, paragonabile solo a missioni spaziali. L’Italia è impegnata nelle osservazioni astrofisiche in Antartide fin dagli anni ’80 ed ha attualmente attivo un osservatorio presso la base di Baia Terra Nova. I ricercatori del CNR partecipano inoltre a molti esperimenti in collaborazione internazionali e allo sviluppo di un osservatorio presso la base italo-francese di Dome C, sull’alto Plateau antartico. Il futuro dell’astronomia in Antartide prevede, fra l’altro, la realizzazione di telescopi di grandi dimensioni, di strumentazione robotica (per evitare la presenza umana in condizioni proibitive), di esperimenti su pallone stratosferico di lunghissima durata. In conclusione, anche per l’astrofisica l’Antartide è da considerare un sito eccezionale e deve essere, pertanto, assolutamente preservato da possibili contaminazioni delle attività umane. Solo in questo modo, proseguendo gli sforzi compiuti dai pionieri, sarà possibile utilizzare a pieno le potenzialità di questo straordinario continente.