Corso di FISICA DEI MATERIALI A.A. 2014-2015 10 CFU LABORATORIO I semestre Proprietà di trasporto elettrico e semiconduttori Proprietà Termoelettriche II semestre Proprietà magnetiche Proprietà termiche Tecniche di misura elettriche misura e della magnetizzazione di una sostanza ferromagnetica (effetto Kerr e SQUID) misura di resitività di campioni di rame e calcolo della conducibilità termica; misura della diffusività termica di solidi deposizione di film sottile e sua caratterizzazione; misura dell’effetto Hall; Spettroscopia Auger. Diffrazione di elettroni Proprietà magnetiche dei solidi Momenti magnetici degli elementi Ferromagnetismo e meccanismo dello scambio Ordine e strutture magnetiche Domini di Weiss Come si comporta la materia in presenza di un campo B SOSTANZE DIAMAGNETICHE Le sostanze i cui atomi hanno momento angolare e quindi momento magnetico nullo. In presenza di campo magnetico si genera un momento magnetico antiparallelo a B. SOSTANZE PARAMAGNETICHE Composti i cui atomi sono dotati di momento di magnetico proprio: in presenza di un campo magnetico i momenti tendono a orientarsi parallelamente al campo stesso. La tendenza ad orientarsi è contrastata dall’agitazione termica. SOSTANZE FERROMAGNETICHE Composti i cui atomi sono dotati di momento di magnetico proprio. Anche in assenza di campo magnetico applicato i momenti magnetici si orientano parallelamente gli uni agli altri lungo direzioni preferenziali del cristallo dando luogo a magnetizzazioni diverse da zero anche molto intense. Tale fenomeno avviene al di sotto di una certa temperatura critica TC, detta temperatura di Curie. Al di sopra di tale temperatura il composto si comporta come un paramagnete. SOSTANZE ANTIFERROMAGNETICHE Come nel caso del ferromagnetismo i momenti magnetici atomici interagiscono fra di loro orientandosi antiparallelamente l’uno rispetto all’altro. Il fenomeno avviene al di sotto di una temperatura TC, detta temperatura di Curie. SOSTANZE FERRIMAGNETICHE Composti in cui si hanno due sottoreticoli magnetici non equivalenti. Se tali sottoreticoli si orientano antiparallelamente, si ha comunque una magnetizzazione risultante non nulla. Momento magnetico & Momento angolare . Effetto Einstein-de Haas Se si magnetizza la sbarra di materiale ferromagnetico (facendo passare nel solenoide) la sbarra ruota attorno al suo asse VICEVERSA Effetto Barnett. La rotazione della sbarra attorno al suo asse produce un momento magnetico. Esiste una relazione tra momento angolare e momento magnetico Dai corsi di Fisica Generale sappiamo che: U= – m B (Energia U di un momento magnetico m in un campo esterno B) Su un momento magnetico m in un campo uniforme B agisce una coppia: τ= m X B Poiché esiste una relazione tra momento magnetico e momento angolare m=γL ne segue che: m x B = τ = dL/dt = 1/γ d m /dt Ovvero γ m x B = d m /dt Ciò significa che d m è perpendicolare a m e a B Il campo magnetico causa una precessione di m attorno a B m Esempio sia B diretto lungo l’asse z, d mx/dt= γ B my d my/dt= - γ B mx d mz/dt= 0 Si può dimostrare che: mx=| m |sin θ cos (ωL t) my=| m |sin θ sin (ωL t) mz=| m |cos θ Ove ωL = γ B frequenza di Larmor m Momento magnetico atomico MOMENTO MAGNETICO ELETTRONICO MOMENTO ANGOLARE ORBITALE ELETTRONICO m = IA e v =e e A = πr 2 2πr T v e m = IA = e πr 2nˆ = vrnˆ 2πr 2 L = r ∧ me v = − me v ∧ r L = −me vrnˆ dove I = m= n̂ m=− e vr nˆ 2 e L 2me Il momento magnetico di un elettrone che orbita intorno al nucleo è proporzionale al momento angolare orbitale. Essendo negativa la carica dell’elettrone è in verso opposto. La costante di proporzionalità è quindi una costante universale. Nella teoria quantistica dell’atomo il momento angolare orbitale è quantizzato e vale: L = lh l=0,±1, ±2, .. h=h/2π= 6.62/2π × 10−34 J s costante di Planck da cui m = eh l = µ Bl 2m e µ B = 9 . 27 × 10 − 24 A m 2 magnetone di Bohr Lo spin dell’elettrone contribuisce al momento angolare: E di conseguenza al momento magnetico: S = sh ms= µB=2s µB. Il momento di un elettrone è quindi dato da: m= (l+2s) µB s=±½ Riepilogo formule sui vettori B, H, M Nel vuoto: B=µ0 H dove µ0=4π 10 -7 H/m B si misura in Tesla (T) e H in A/m In un solido magnetico si ha invece: B=µ0 (H+M) In generale NON esiste una relazione sempre valida tra M e H Nel caso particolare in cui M dipenda linearmente da H: M=χ H Per cui B=µ0 (H+M)= µ0 (1+ χ) H= µ0 µr H Se in una regione di spazio vuoto si applica un campo Ba allora vale Ba=µ0 Ha . Se in tale regione si inserisce un solido i campi interni al solido Bi e Hi sono assai diversi da Ba e Ha. In generale essi dipendono dalla posizione in cui vengono misurati nel solido. Essendo : segue che: Si dimostra che per un solido di forma elissoidale in cui il campo magnetico applicato è diretto lungo uno degli assi principali dell’ellissoide si ha: Hi=Ha- N M Dove N è il fattore di demagnetizzazione (In generale è un tensore) Se M è diretta lungo un asse principale dell’ellisse allora Segue che: Bi=µ0 (Hi+M) = µ0 (Ha- N M +M)=Ba + µ0 (1-N) M Ad esempio in una sfera: Nx=Ny=Nz =1/3 per cui Hi=Ha-1/3M Bi=Ba+ 2/3 µ0 M per un cilindro lungo parallelo a z, Nx=Ny=1/2, Nz =0 per un piatto perpendicolare a z: Nx=Ny=0, Nz =1 Poiché Hi=Ha – N M e M= χ H Segue che se |χ| <<1 allora Hi∼Ha Si può IN PRIMA APPROSSIMAZIONE TRASCURARE il campo di demagnetizzazione. Ciò NON vale ovviamente per i ferromagneti dove |χ| >>1 Nel seguito, salvo diverso avviso per semplicità grafica Indichiamo i vettori in grassetto: Quindi B = B = Bx i + By j + Bz k Il loro modulo viene invece indicato come B = | B | = (Bx2 + By2 Bx2) 1/2 Definizione del vettore magnetizzazione M abbastanza grande da contenere molti momenti magnetici m ∆V sufficientemente piccolo in modo che B non vari troppo al suo interno ∆V m ∑ M= i M mi ∆V Suscettività magnetica mi N < m > ∑ M= = =n<m> ∆V < m >= αB ∆V α = αO + α D polarizzabilità atomica αO orientamento dei momenti αD espulsione del campo M = nα B = χ m χ m = nαµ 0 [A]/[m] Vettore Magnetizzazione N numero di molecole contenute nel volume ∆V n=Ν/∆V densità delle molecole per unità di volume B = χmH µ0 suscettibilità magnetica del materiale [χ m ] = [M ] = [A / m] = [1] [H ] [A / m] χm è adimensionale se M è valutata per unità di volume. Se M è valutata per unità di massa: mi ∑ M= M [Am ] 2 [Kg ] [ M ] [Am 2 / Kg ] [χ m ] = = = [m 3 / Kg ] [H ] [A / m] NA Se M è valutata per una mole di momenti magnetici: M = ∑ mi = N A m i =1 [ M ] [Am 2 / mole] [χ m ] = = = [m 3 / mole] [H ] [A / m] [Am ] 2 [mole] Suscettività magnetica molare Vm è il volume molare = massa atomica relativa /densità Suscettività magnetica per unità di massa ρ= densità = dm /d V Suscettività magnetica degli elementi m≠0 m=0 M=χm H DIAMAGNETISMO e PARAMAGNETISMO (Infatti 2 pi A =2 p B x ri /2= B ri x pi= B li ) per cui Sommando su i si ottiene il termine µB L B cvd Nota bene: qui g=gs= 2. E=- µ B ma µ= - g µB ms con ms= + ½ si ha µ= - µB a causa della carica negativa dell’elettrone momento magnetico e momento angolare sono antiparalleli. L’energia risulta pertanto E= g µB BS DIAMAGNETISMO Buon accordo tra teoria ed esperimento ! PARAMAGNETISMO: magnetizzazione per orientamento B=0 z m Temperatura T y B m θ <m> = 0 <mx> = <my> = <mz> = 0 x <m> ≠ 0 <mx> = <my> = 0 <mz> =m<cosθ>≠ 0 Come nel caso della magnetizzazione per orientamento, gli atomi dotati di momento magnetico proprio, in presenza di un campo magnetico B, tenderanno ad orientarsi parallelamente ad esso per minimizzare l’energia magnetica U=-m⋅B=-mBcosθ . Anche in questo caso tale tendenza è contrastata dall’agitazione termica, per cui la probabilità che un momento m formi un angolo θ con il campo B è data da: P(θ ) = Ae − U k BT = Ae mB cosθ k BT mB cos θ ≈ A1 + k BT per mB << 1 k BT Il momento magnetico medio nell’ipotesi mB<<kBT può essere calcolato come : < m >= m < cos θ >= m × ∫ P(θ ) cos θ dΩ z B dΩ=2π sinθ dθ elemento di angolo solido con θ fissato < cos θ >= ∫ P (θ ) cos θ dΩ π < cos θ >= ∫ P (θ ) cos θ 2π sin θdθ m sinθ 0 mB cos θ P (θ ) = A1 + k T B mB cos θ cos θ 2π d (cos θ ) < cos θ >= ∫ A1 + k T B π 0 dθ θ m 0 0 mB 2 < cos θ >= 2πA ∫ cos θ d (cosθ ) + cos θ d (cos θ ) k BT π∫ π cos 2 θ 0 mB cos3 θ 0 mB 2 mB 2 = 2πA(1 − 1) + < cos θ >= 2πA + = 2 π A k BT 3 k BT 3 2 π k BT 3 π ∫ P(θ )dΩ = 1 mB < cos θ >= 3k BT m2 αO ≡ 3k BT ⇒ A= 1 4π condizione di normalizzazione m2 B < m >= m < cosθ >= = αO B 3k BT polarizzabilità per orientamento Nel caso in cui non è vero che mB<<kBT l’approssimazione ex ~ (1+x) non può essere fatta. Allora si ha che: < m >= m < cos θ >= m × ∫ P(θ ) cos θ dΩ = m × L( x) L( x) = ctnh( x) − x L(x) ≈ 3 1 x dove x = funzione di Langevin L(x) x/3 1 per Per x << 1 x << 1 ⇒ k BT >> mB m = m B 3k BT 0 m2 B M =n m =n = χmH 3k BT x >> 1 0 0 2 Per mB e k BT ⇒ m2 µ0 χm = n 3k BT 5 10 x x Legge di Curie mB >> k BT m ≈m M = n m ≈ nm = M s 15 Magnetizzazione di saturazione 15 SATURAZIONE M=nm=Msat S=7/2 Gd3+ LEGGE DI CURIE S=5/2 Fe3+ 2 nm µ 0 H M m B = = M s M s 3k BT 3k B T S=3/2 Cr3+ Dalla misura di suscettività in funzione della temperatura e del campo si può dedurrei il momento magnetico della sostanza in esame. Tale valore può essere quindi confrontato con il valore teorico. 1 2 3 B/T (T/K) 4 TEORIA QUANTISTICA (cenni) La funzione di partizione Z=∑ exp( <mj>= ∑ సష ௫ Dove x=gJ ∑ సష ௫ µ ) µ Da cui si ottiene M=n gJ µB <mj>=n k T Essendo Z la somma di una progressione geometrica si dimostra con alcuni passaggi algebrici che: Z= మశభ ೣ ] మ ೣ [ ] మ [ chiamando y= x J= gJ µ J si ottiene M= Ms BJ(y) con Ms=n gJ µB J magnetizzazione di saturazione e BJ(y)= coth ( y)- coth La funzione di Brillouin tende per J → ∞ alla funzione di Langevin del limite classico. Il fattore di Landé si ottiene da MQ e vale gJ=3/2+ () () Momento magnetico degli atomi e ioni e regole di Hund Il momento magnetico m di un elettrone è correlato al momento angolare orbitale L e di spin S. m=− e (L + 2S) 2me ⇒ m = − µ B (l + 2s ) µ B = eh / 2me = 9.27 × 10 −24 Am 2 l = 0, ± 1, ± 2, ... s = ± 1 / 2 In un atomo costituito da N elettroni il momento angolare è la somma del momento angolare orbitale Li e di spin Si di ogni singolo elettrone. N J = ∑ (L i + S i ) i =1 Siccome la somma è vettoriale alcuni atomi possono avere momento angolare totale nullo e quindi anche momento magnetico nullo J=0 ⇒ m=0 Tra gli atomi che hanno momento angolare nullo ci sono I gas nobili. Tra gli ioni ci sono quelli dei metalli alcalini. In questi casi la configurazione elettronica corrisponde a shell chiuse in cui un numero pari di elettroni sono accoppiati a due a due e con spin diretto in direzione opposta. Gli atomi (o ioni) che hanno shell non completamente occupate possono presentare momento angolare e quindi momento magnetico non nullo. Per valutare il momento angolare è sufficiente considerare che gli elettroni che occupano shell non chiuse, che possono disporsi in diverse configurazioni che danno luogo a diversi valori di L, S e J. ORBITALI ATOMICI s (l=0) p (l=1) m=0 m= 0 m=±1 s pz px d (l=2) f (l=3) m= 0 m=±1 fz3 fxz2 fyz2 fxyz 5 .. .. .. 6 ... ... ... ... ... .. .. .. n py m= 0 m=±1 dz2 dxz m=±2 dyz dxy dx2y 2 m=±2 m=±3 fz(x2- fx(x2- fy(3x2- .. ... ... ... .. ... ... ... 2 y ) 2 3y ) 2 y ) 1 2 3 4 Livelli energetici di un atomo +1 0 -1 Li Be ↑ ↓ ↑ B H He ↑ ↓ ↑ ↑ C ↑ ↑ N O F Ne ↓ ↓↓ ↓ ↓ ↓ ↑ ↑ ↑ ↑ ↑ ↑ ↑ ↑ ↑ ↑ ↑ ↑ Il momento angolare orbitale L può assumere 2L+1 configurazioni in relazione al valore della sua componente lungo z ed equivalentemente S può assumere 2S+1 configurazioni. Il numero totale di possibili configurazioni che l’atomo può assumere è quindi dato da : (2L+1)(2S+1) Queste differenti configurazioni, ottenute combinando insieme i momenti angolari sia di spin che orbitali degli elettroni nelle shell non riempite, non hanno la stessa energia (non sono degeneri). Infatti l’atomo è composto da molti elettroni e l’interazione fra di essi, di origine essenzialmente elettrostatica, dipende dai valori di Lz ed Sz e deve essere minima nello stato fondamentale. Le differenze in energia dipendono quindi da come la scelta del momento angolare di spin si ripercuote nella parte spaziale della funzione d’onda (meccanismo dello scambio), e da come il momento angolare orbitale determina come gli elettroni si muovono intorno al nucleo. Nello stato fondamentale gli elettroni, oltre che soddisfare il principio di esclusione di Pauli, devono stare il più possibile distanti gli uni dagli altri. Per determinare la configurazione dell’atomo nello stato fondamentale sono state enunciate, le regole di Hund. Queste tre regole, di origine empirica, sono listate in ordine di importanza decrescente, cosicché, deve essere soddisfatta la prima, poi la seconda e quindi la terza. Regole di Hund 1) Massimizzare il momento angolare di spin S. 2) Massimizzare il momento angolare orbitale L. 3) J è dato da J=|L-S| se la shell è riempita meno di metà. Oppure da J=|L+S| se la shell è riempita più di metà. L’origine fisica delle regole di Hund può essere compreso in modo qualitativo come segue: 1.Massimizzare il momento angolare di spin S. Come conseguenza del principio di esclusione di Pauli, gli elettroni con uguale numero quantico di spin non possono avere sovrapposizione spaziale. Questo riduce l’interazione coulombiana. Questo meccanismo detto interazione di scambio, verrà discusso successivamente, 2. Massimizzare il momento angolare orbitale L. Elettroni che orbitano nella stessa direzione, possono evitarsi in modo più efficace, e anche questo riduce la repulsione coulombiana. 3. J è dato da J=|L-S| (J=|L+S|) se la shell è riempita meno (più) di metà. Questa regola discende dal tentativo di minimizzare l’interazione spin-orbita. Tale interazione, a differenza di quelle descritte precedentemente, ha origine magnetica e non elettrostatica e come tale il suo contributo ha minore entità. Una volta determinati i valori di S, L e J , lo stato fondamentale è determinato. e viene rappresentato con il simbolo della forma: 2S+1L J 2S+1 è la molteplicità di spin L è indicato da una lettera in accordo alla sequenza: L 0 1 2 3 4 5 6 ! S P D F G H I ! DETERMINAZIONE DELLO STATO FONDAMENTALE L 0 1 2 3 4 5 6 ! S P D F G H I ! B C N O F Ne S L J 2S+1L J 1/2 1 1/2 2P 1/2 L’atomo nello stato fondamentale avrà quindi ben definiti valori di L, S e J che ne determineranno le proprietà magnetiche. Atomi con momento angolare J=0 non hanno momento angolare. Atomi con momento J≠0 hanno momento angolare ESERCIZI: 1. Calcolare lo stato fondamentale del carbonio: C : 1s2, 2s2, 2p2 2. Calcolo di S, L, J nel caso dello ione di terra rara Dy3+ 3. Calcolare lo stato fondamentale del Fe3+ 4. Quale degli ioni considerati ci aspettiamo avere proprietà magnetiche più rilevanti Dy: [Xe] 4f10 6s2 Dy3+: 4f9 Le regole di Hund permettono di calcolare lo stato fondamentale degli atomi ma non dicono niente riguardo agli stati eccitati. Per verificare queste predizioni un modo diretto è proprio la misura dei momenti magnetici. I composti che hanno proprietà magnetiche più accentuate sono quelli che contengono ioni 3d e 4f. Gli elementi 3d sono quelli della prima riga dei metalli di transizione (Sc-Zn) e gli elementi 4f sono noti come lantanidi o terre rare (La-Lu). L’applicazione delle regole di Hund agli ioni 3d e 4f è mostrata in figura (n è il numero di elettroni nella sottoshell). Queste predizioni come verrà discusso successivamente si accordano molto bene agli esperimenti, per gli ioni 4f che per gli ioni 3d. Momento magnetico atomico Calcolato lo stato fondamentale dell’atomo il momento magnetico efficace può essere espresso in unità di magnetoni di Bohr, µΒ è dato da: m = pµΒ, dove p è detto numero di magnetoni di Bohr efficaci ed è dato da: p=gJ[J(J+1)]1/2 gJ è il rapporto giromagnetico e può essere ricavato in funzione dei numeri quantici J, S, L: 3 S ( S + 1) − L( L + 1) + 2 2 J ( J + 1) per L = 0, J = S g J = g S = 2 gJ = per S = 0, J = L gJ = gL = 1 In tab. 1 è riportata per gli ioni 4f la configurazione elettronica, i valori di S, L, J ottenuti con le regole di Hund ed il numero p stimato. Questo è confrontato con i valori di pexp valutati sperimentalmente. Nel caso degli ioni 4f il confronto dei valori misurati di m con quelli calcolati è molto buono. Nel caso degli ioni 3d , come verrà discusso in seguito l’accordo è peggiore. ESERCIZIO: Calcolare il valore di p per il Dy3+ Table 1. Stato fondamentale degli ioni 4f In tab. 2 sono riassunti la configurazione elettronica, i valori di S, L, J ottenuti con le regole di Hund per gli ioni 3d. p1 e p2 sono definiti come: p1=gJ[J(J+1)]1/2 , p2=2[S(S+1)]1/2 I valori di pext si accordano molto meglio con p2 che equivale ad assumere L=0, J=S e gJ=2. La differenza tra gli ioni 4 f e 3d sta nel ruolo giocato dal campo cristallino nei due casi. Le regole di Hund stabiliscono lo stato fondamentale dell’atomo (ione) libero, ma questo non è più il caso quando gli ioni sono posizionati in un reticolo cristallino. Gli orbitali 4f sono localizzati in prossimità dello ione e risentono poco del campo indotto dai primi vicini. Quindi l’approssimazione di ione libero è abbastanza ben verificata. Gli orbitali 3d si estendono maggiormente e l’interazione col campo cristallino è rilevante. Come conseguenza si ha che lo stato fondamentale dello ione corrisponde allo stato con L=0 ed il momento angolare totale è quindi dato da J=S. Si può comprendere il fenomeno di “estinzione” del momento angolare orbitale pensando che poichè in presenza del campo cristallino Lz non si conserva, il momento angolare ruota e la sua componente lungo z è mediamente nulla. Table 2. Stato fondamentale degli ioni 3d Origine del campo cristallino Dal confronto del momento magnetico calcolato per lo ione libero con quello misurato emerge che per i metalli di transizione l’accordo non è buono. Si ipotizza quindi che in questo caso non possa essere trascurata l’interazione degli ioni magnetici con l’ambiente circostante. Tale interazione ha origine elettrostatica e se ne tiene conto introducendo un campo cristallino generato da cariche negative in corrispondenza degli orbitali circostanti. La natura e l’entità del campo cristallino dipende quindi dalla simmetria del cristallo. Nel caso di composti dei metalli di transizione è comune la simmetria ottaedrica, in cui lo ione del metallo di transizione si trova al centro dell’ottaedro, con uno ione come l’ossigeno in ciascun angolo. In questo caso il campo cristallino sorge dalla repulsione elettrostatica tra gli elettroni legati allo ione e la carica negativa negli orbitali dell’ossigeno. Gli orbitali d appartengono a due classi, gli orbitali t2g che puntano tra gli assi x, y e z (gli orbitali dxy, dxz, dyz) e gli orbitali eg che puntano lungo tali assi (gli orbitali dz2 e dx2-y2 ). (b) Un atomo metallico M in un circondario a simmetria ottaedrica (a) e tetraedrica (b) Distribuzione angolare degli orbitali s, p, d Se un catione è posizionato in un sito a simmetria sferica i livelli d sono degeneri, altrimenti si può determinare un gap di energia tra i livelli t2g ed eg. In fig.1 è mostrato una proiezione nel piano x-y degli orbitali dxy (a) e dx2-y2 (b) in un circondario in cui atomi di ossigeno occupano i vertici dell’ottaedro. In corrispondenza della posizione degli ioni ossigeno sono evidenziati gli orbitali p carichi negativamente. E’ chiaro che gli orbitali dxy (Fig 1.a) hanno una minore sovrapposizione con gli orbitali p degli ioni ossigeno che gli orbitali dx2-y2 (Fig.1b), e ad essi competerà una energia minore. Ci sarà quindi uno split di energia tra i tre livelli t2g e i due eg. Come è mostrato in Fig. 2a rispetto a quella dello ione libero i primi hanno energia minore e i secondi energia maggiore. In figura 2 b è mostrato come nel caso di simmetria tetraedrica la situazione y opposta. In questo caso sono gli orbitali dz2 e dx2-y2 che puntano lungo gli assi a Fig.1 non sovrapporsi agli orbitali p degli ossigeni ed ai livelli e2g competerà minore energia. Fig.2 x y x e2g Esempio: Configurazione del Fe2+ (3d6) High Spin (debole campo cristallino) Low Spin (forte campo cristallino) S=2 S=0 eg eg t2g t2g Ferromagnetismo I materiali che si comportano come magneti permanenti sono detti ferromagneti. I concetti introdotti per descrivere il paramagnetismo, pur utili, non sono sufficienti a descrivere il ferromagnetismo. In un materiale ferromagnetico gli atomi hanno un momento magnetico non nullo, ma a differenza dei sistemi paramagnetici, non è il campo esterno applicato a orientarli. Esiste invece una interazione tra gli atomi primi vicini che tende a orientare i momenti parallelamente gli uni agli altri (o antiparallelamente nei materiali antiferromagneti). Quindi il materiale risulta magnetizzato anche in assenza di un campo esterno. L’interazione tra i momenti magnetici è così intensa che l’agitazione termica non è in grado di disallineare i momenti magnetici. Tale fenomeno dipende comunque dalla temperatura. Infatti al di sopra di una temperatura detta temperatura di Curie, avviene una transizione di fase tra lo stato ferromagnetico e lo stato paramagnetico. Al di sopra di tale temperatura l’agitazione termica prevale e il ferromagnetismo scompare e il materiale si comporta come un paramagnete. La temperatura di Curie dipende dal tipo di materiale. Per molti ferromagneti tale temperatura è molto al di sopra di temperatura ambiente, così che il ferromagnetismo è stato osservato da sempre. Il prossimo obbiettivo è l’individuazione di quale sia l’interazione tra i momenti magnetici alla base del fenomeno del ferromagnetismo. Interazione magnetica dipolare m2 Il campo generato da un momento magnetico m1 a distanza r è dato da: B= µ 0 3(m1 ⋅ r )r m1 − 3 4π r5 r L’energia di interazione tra due momenti m1 e m2 posti a distanza r è data da: U m = −m 2 ⋅ B = d m1 µ0 1 3 m ⋅ m 2 − 2 (m 1 ⋅ r )(m 2 ⋅ r ) 3 1 4π r r Se poniamo m1= m2=5µB e assumiamo che siano paralleli e posti sull’ asse a distanza d=3Å si ha: B= µ 0 m1 = 0.34 T 2π d 3 Um = µ 0 m1m2 − 23 −4 = 1 . 6 × 10 J = 10 eV 2π d 3 A temperatura ambiente l’energia termica è dell’ordine di U T ≈ k BT = 4.1 × 10−21 J = 2.6 × 10−2 eV >> U m Poiché molti materiali ferromagnetici hanno temperature di Curie dell’ordine e maggiori di temperatura ambiente l’interazione che ordina i dipoli deve essere più intensa di UT. Possiamo quindi escludere che l’interazione magnetica dipolo dipolo sia responsabile dell’ordinamento ferromagnetico. Cosa diversa era stata osservata per il fenomeno della ferroelettricità in cui era proprio l’interazione elettrica dipolo dipolo a determinare l’orientamento dei dipoli. Interazione di scambio L’interazione che tende ad allineare parallelamente (antiparallelamente) gli spin non ha natura magnetica, bensì elettrica. Per comprenderne l’origine consideriamo uno stato costituito da due elettroni: ψa(r1) funzione d’onda di un elettrone di coordinate r1 nello stato ψa Funzione d’onda dello stato a due elettroni ψb(r2) funzione d’onda di un elettrone ψa(r1) ψb(r2) di coordinate r2 nello stato ψb Gli elettroni sono particelle identiche e quindi indistinguibili. Lo stato che li descrive deve rispettare la simmetria di scambio. Questo implica che la probabilità di prendere prima l’elettrone 1 e poi l’elettrone 2 o viceversa deve essere uguale: Ψ 2 (1,2) =Ψ 2 ( 2,1) Ψ (1,2) = +Ψ (2,1) ⇒ Ψ (1,2) = −Ψ (2,1) ψa(r1) ψb(r2)≠ ψa(r2) ψb(r1) Non obbedisce alla simmetria di scambio ! SIMMETRICA ANTISIMMETRICA ψa ψa ψa(r1) ψb ψb ψb(r2) ψb(r1) ≠ r1 r2 r ψa(r2) r1 ψa(r1) ψb(r2)≠ ψa(r2) ψb(r1) r2 r Funzioni d’onda spaziali che soddisfano la simmetria di scambio possono essere ψ s (r1 , r2 ) = 1 [ψ a (r1 )ψ b (r2 ) +ψ a (r2 )ψ b (r1 )] 2 ⇒ ψ s (r1 , r2 ) = ψ s (r2 , r1 ) ψ a (r1 , r2 ) = 1 [ψ a (r1 )ψ b (r2 ) −ψ a (r2 )ψ b (r1 )] 2 ⇒ ψ a (r1 , r2 ) = −ψ a (r2 , r1 ) SIMMETRICA ANTI SIMMETRICA Si può osservare che è la funzione antisimmetrica descrive i fermioni, che devono soddisfare il principio di esclusione di Pauli. Infatti la probabilità di trovare due elettroni nello stesso stato è nulla: 1 [ψ a (r1 )ψ a (r2 ) −ψ a (r2 )ψ a (r1 )] = 0 2 ψ a (r1 , r2 ) = Per descrivere lo stato dei due elettroni bisogna tenere conto anche del grado di libertà di spin. Gli spin degli elettroni possono accoppiarsi dando luogo ai seguenti autostati dei due spin: ↑↑〉 ↑↓〉 ↓↑ 〉 ↓↓〉 Non tutti questi stati soddisfano la simmetria di scambio. Possono però essere combinati nel seguente modo: ↑↑ ↑↓ + ↓↑ ↓↓ 2 ↑↓ − ↓↑ 2 S 1 1 1 0 Sz 1 0 -1 0 SIMMETRICHE ANTI SIMMETRICA Per gli elettroni il principio di esclusione di Pauli richiede che la funzione d’onda sia globalmente antisimmetrica nello scambio dei due elettroni. Ovvero che: Ψ(1, 2)=- Ψ(2,1) La funzione d’onda complessiva è il prodotto della funzione d’onda spaziale ψ e quella di spin χ e può quindi assumere le due seguenti forme: Ψ S = ψ (r1 , r2 ) s χ ( s1, s2 ) a dove 1 [ψ a (r1 )ψ b (r2 ) +ψ a (r2 )ψ b (r1 )] r r = ψ ( , ) 1 2 s 2 Stato di spin di singoletto χ (s , s ) = χ = 1 ↑ ↓ − ↓ ↑ 1 2 a S 2 Spin antiparalleli ⇒ S=0 ΨT = ψ (r1, r2 ) a χ ( s1, s2 ) s dove S=singoletto ⇒ 1 stato T=tripletto ⇒ 3 stati 1 r r = [ψ a (r1 )ψ b (r2 ) −ψ a (r2 )ψ b (r1 )] ψ ( , ) 1 2 a 2 ↑↑ χ ( s , s ) = χ = 1 ↑ ↓ + ↓ ↑ T 1 2 s 2 ↓↓ Stato di spin di tripletto Spin paralleli ⇒ S=1 Gli stati ΨS e ΨT avranno in generale energie diversa date da: ES = ∫ Ψ S* Hˆ ΨS dr1dr2 ; ET = ∫ ΨT* Hˆ ΨT dr1dr2 H è l’Hamiltoniana del sistema. Nel caso di due elettroni esterni ad una schell chiusa, attratti dalla carica positiva +Ze del nucleo e che si respingono fra di loro sara: ) p12 p22 e2 H= + + 2m 2m 4πε 0 Z Z 1 − − + r1 r2 r1 − r2 In questo caso l’Hamiltoniana dipende solo dalle variabili spaziali e non dallo spin dell’elettrone. Questo è vero in generale anche per casi più complicati perchè in prima approssimazione H tiene conto solo delle interazioni Coloumbiane (di tipo elettrico) e non di quelle magnetiche che abbiamo visto essere di intensità molto minore. Si può quindi mostrare che la differenza di energia tra lo stato di singoletto ES e quello di tripletto ET dipenderà solo dalle funzioni d’onda che descrivono la distribuzione spaziale di carica e non dallo spin degli elettroni e sarà data da: ES − ET = 2 ∫ψ a* (r1 )ψ b* (r2 ) Hˆ ψ a (r2 )ψ b (r1 )dr1dr2 Quindi la differenza di energia tra i due stati dipende unicamente dalla componente spaziale delle funzioni d’onda e non dal loro spin (momento magnetico). Si definisce costante di scambio (o integrale di scambio), J definito da: J= J ES − ET = ∫ψ a* (r1 )ψ b* (r2 ) Hˆ ψ a (r2 )ψ b (r1 )dr1dr2 2 può essere positivo o negativo. Di conseguenza gli spin risultano orientati paralleli o antiparalleli: J > 0 ⇒ ET < ES ⇒ SPIN ↑↑ lo stato di tripletto è energeticamente favorito e gli spin si orientano parallelamente J < 0 ⇒ ES < ET ⇒ SPIN ↑↓ lo stato di singoletto è energeticamente favorito e gli spin si orientano antiparallelamente. Quindi anche se J non dipende dallo spin, si può definire un termine efficace di energia dipendente dall’orientazione reciproca degli spin : Hˆ spin = −2 JS1 ⋅ S 2 Notiamo che S1S2= -3/4 se S=0 =1/4 se S=1 L’Hamiltoniano si scrive dunque nella forma: H=1/4 (Es+ 3 Et) – (Es-Et) S1S2 = 1/4 (Es+ 3 Et) – 2J S1S2 Ove J è l’integrale di scambio sopra definito. Elettroni che appartengono allo stesso atomo Si può mostrare che nel caso che i due elettroni appartengano ad uno stesso atomo, l’integrale di scambio è generalmente positivo il che implica che lo stato di tripletto (spin allineati) ha energia minore di quello di singoletto. Lo stato di tripletto di spin corrisponde alla funzione d’onda spaziale antisimmetrica. Nello stato di tripletto è zero la probabilità di avere i due elettroni nello stesso stato e in stati diversi e nella stessa posizione. La stessa probabilità è diversa da zero nello stato di singoletto. s2 s1 r2 1 [ψ a (r1 )ψ b (r2 ) −ψ a (r2 )ψ b (r1 )]χT = 0 2 1 ΨS = [ψ a (r1 )ψ b (r2 ) +ψ a (r2 )ψ b (r1 )]χ S ≠ 0 2 ΨT = r1 se r1 = r2 se r1 = r2 Ovviamente la repulsione coulombiana è molto elevata quando i due elettroni si avvicinano, quindi lo stato di singoletto è sfavorito energeticamente. Quindi per motivi puramente elettrostatici è favorito lo stato con spin allineati parallelamente. In questo caso l’integrale di scambio può essere calcolato in modo semplice e risulta essere positivo. J > 0 ⇒ ET < Es ⇒ ↑↑ Questo è esattamente quello che stabilisce la prima regola di Hund che dice che lo stato a energia minore è quello che massimizza il numero quantico di spin S Elettroni che appartengono ad due atomi vicini Quando i due elettroni appartengono ad atomi vicini lo stato che descrive i due elettroni sarà la combinazione di uno stato centrato su un atomo ed uno centrato sull’altro atomo. Quando due atomi posti inizialmente a grande distanza vengono avvicinati questo porta alla formazione di orbitali molecolari ad energia più bassa rispetto all’energia che avrebbero gli atomi separatamente. Infatti nell’orbitale molecolare l’elettrone è meno confinato (ha probabilità di trovarsi su entrambe i siti atomici invece che su uno solo) e questo determina una riduzione di energia cinetica. Questo può essere compreso pensando al principio di indeterminazione: più gli elettroni sono confinati, più aumenta la loro velocità e quindi l’energia cinetica. Anche in questo caso la funzione d’onda dei due elettroni deve essere globalmente antisimmetrica e si hanno due possibili stati: BONDING ⇒ funzione spaziale simmetrica, funzione di spin antisimmetrica (singoletto) ANTIBONDING ⇒ funzione spaziale antisimmetrica, funzione di spin simmetrica (tripletto) ↑↑ L’orbitale antibonding ha energia più elevata perchè ha maggiore curvatura e quindi maggiore energia cinetica (l’operatore che descrive l’impulso di una particella in uno stato è proporzionale alla derivata della funzione d’onda: ↑↓ ∂ p x ψ = mvx ψ = ih ψ ∂x L’orbitale bonding a cui corrisponde lo stato di singoletto ha energia minore, il che implica J < 0 ⇒ ES < ET ⇒ ↑↓ Lo stato fondamentale è quindi di singoletto. Sistemi a molti elettroni Tutto quanto è stato detto non può essere generalizzato in modo semplice ad un sistema di molti elettroni, come è il caso degli elettroni di valenza (che danno luogo ad un momento magnetico) di ciascun atomo (o ione) in un reticolo cristallino. Fu comunque suggerito che una interazione del tipo Hˆ spin = −2 JS1 ⋅ S 2 si possa applicare tra gli tutti spin del reticolo. Questo ha motivato la formulazione dell’ Hamiltoniana di Heisemberg che è data da: Hˆ spin = −∑ J i , j Si ⋅ S j = −2 ∑ J i , j Si ⋅ S j i, j i> j Dove Ji,j è la costante di scambio tra gli spin i-esimo e j-esimo. Spesso è possibile prendere Ji,j=J costante per spin primi vicini e uguale a zero altrimenti. Infatti l’integrale di scambio è diverso da zero solo se c’è sovrapposizione tra gli orbitali e quindi l’interazione di scambio va a zero rapidamente. L’integrale J va calcolato per ogni situazione fisica e risulterà essere maggiore o minore di zero a seconda dei casi. Questo darà luogo a diversi tipi di ordine magnetico (Ferromagnetico, antiferromagnetico, ferrimagnetico, >). Energia di scambio in funzione del rapporto tra la spaziatura atomica e il diametro dell’orbitale 3d per alcuni elementi di transizione 3d. Scambio diretto Se gli elettroni su siti magnetici vicini interagiscono attraverso interazione di scambio questo è noto come scambio diretto. Questo significa che l’interazione avviene senza intermediario. Anche se questo appare il modo più ovvio, le reali situazioni fisiche sono generalmente più complesse. Molto spesso lo scambio diretto non controlla direttamente le proprietà magnetiche perchè non c’è una sufficiente sovrapposizione tra orbitali magnetici vicini. Per esempio nelle terre rare gli elettroni 4f sono fortemente localizzati e giaccioni vicino al proprio nucleo, con piccola densità di probabilità di estendersi oltre un decimo della distanza interatomica. Questo significa che l’interazione di scambio diretto non è efficace nelle terre rare. Anche nei metalli di transizione come Fe, Co e Ni, dove gli orbitali si estendono lontano dal nucleo, è difficile giustificare le proprietà magnetche osservate tramite lo scambio diretto. Questi materiali sono metalli il che implica che il ruolo degli elettroni di conduzione non può essere trascurato. Una corretta descrizione delle proprietà magnetiche deve quindi tener conto del carattere localizzato ed esteso degli orbitali elettronici. Quindi in molti materiali magnetici è necessario prendere in considerazione qualche forma più complessa di interazione di scambio che viene detta scambio indiretto. Alcuni esempi sono I seguenti: Superscambio I solidi ionici come MnO e MnF2 sono antiferromagneti, nonostante non ci sia diretta sovrapposizione tra gli elettroni sugli ioni Mn2+. Lo scambio mediato dagli ioni O2- o F-., viene detto superscambio. Scambio indiretto Nei metalli l’interazione di scambio può essere mediata dagli elettroni di conduzione. Il momento magnetico localizzato polarizza in spin gli elettroni, che a loro volta polarizzano il momento magnetico localizzato vicino. Doppio scambio Si ha negli ossidi in cui lo ione magnetico presenta valenza mista. Un tipico esempio è il La1-xSrx MnO3. in cui il Mn può avere valenza +3 e +4. Ordine e strutture magnetiche A seconda dell’interazione tra I momenti magnetici, possono determinarsi differenti tipi di ordine magnetico. Ordine ferromagnetico in cui i momenti magnetici sono orientati parallelamente (a). Ordine antiferromagnetico in cui i momenti magnetici adiacenti sono allineati antiparallelamente (b) Strutture spirali o elicoidali in cui la direzione dei momenti magnetici precede intorno ad un cono (d) o ad una circonferenza (e), come ci si sposta da un sito al successivo. Vetri di spin in cui i momenti magnetici si arrangiano in modo casuale (c). Materiali ferromagnetici Se l’interazione di scambio è positiva (J>0) gli spin primi vicini si orientano parallelamente e anche in assenza di un campo magnetico applicato tutti i momenti giacciono lungo una unica direzione. Material TC (K) p Fe 1043 2.22 Co 1394 1.71 Ni 631 0.60 Gd 289 7.5 MnSb 587 3.5 Eu 70 6.9 EuS 16.5 6.9 Materiali antiferromagnetici Se l’interazione di scambio è negativa (J<0) gli spin primi vicini si orientano antiparallelamente. Molto spesso questo succede in sistemi che possono essere considerati come due sottoreticoli compenetrantesi in uno dei quali gli spin puntano verso l’alto e nell’altro puntano verso il basso Material TN (K) J MnF2 67 5/2 MnO 122 5/2 CoO 292 3/2 FeO 198 2 Cr2O3 307 3/2 α-Fe2O3 950 5/2 Tipi di ordine antiferromagnetico Se l’interazione di scambio è negativa (J<0) gli spin primi vicini si orienteranno antiparallelamente. Nel caso tridimensionale, ci sono molti modi di arrangiare un uguale numero di spin su e giù in un reticolo. I diversi modi dipendono anche dal tipo di reticolo. In figura sono mostrati quattro differenti tipi di ordine che si possono avere in un reticolo cubico semplice o in un reticolo cubico a corpo centrato. Materiali ferrimagnetici Nei materiali ferrimagnetici i due sottoreticoli magnetici che ordinano antiferromagneticamente non sono equivalenti. Non si avrà quindi una cancellazione della magnetizzazione. Le ferriti sono una famiglia di ferrimagneti. Si tratta di una famiglia di composti con formula chimica: MO Fe2O3 dove M sta per un catione divalente come: Zn 2+ , Co2+ , Ni2+ , Cu2+ , Mn2+ Si avranno quindi due siti magnetici: uno del catione M2+ e uno del Fe3+ . Fe2+ Fe3O4 siti ottaedrici Fe3+ A tali siti corrisponde un momento magnetico diverso per cui il magnetico netto è diverso da zero Coumpound TC (K) p Fe3O4 858 4.1 CoFe2O4 793 3.7 NiFe2O4 858 2.3 CuFe2O4 728 1.3 Y3Fe5O12 560 5 Gd3Fe5O12 564 16 Dy3Fe5O12 563 18.2 Ho3Fe5O12 567 15.2 O2- siti CFC Fe3+ a sito tetraedrico Transizione di fase ferro-paramagnetico Al di sopra di una temperatura critica caratteristica chiamata temperatura di Curie, TC, un sistema ordinato magneticamente (ferro, ferri o antiferro) transisce bruscamente allo stato paramagnetico. Una transizione di fase può essere descritta come una transizione da una fase ordinata (bassa simmetria) ad una fase disordinata (alta simmetria). Una cosa importante da notare è che è impossibile cambiare la simmetria gradualmente. Una particolare simmetria o c’è o non c’è. Quindi le transizioni di fase sono nette, e c’è una chiara delimitazione tra lo stato ordinato e quello disordinato. L’apparire dello stato ordinato a bassa temperatura può essere compreso da considerazioni termodinamiche. I minimi dell’energia libera determinano quale sia la fase favorita al variare della temperatura. L’energia libera F=E-TS è legata all’energia E e all’entropia S. A bassa temperatura per minimizzare l’energia libera il sistema sceglierà lo stato a energia E più bassa che è generalmente lo stato ordinato. All’aumentare della temperatura T è favorita la fase con entropia S più elevata, che è quella disordinata. Transizione liquido-solido. Ad alta temperatura la fase disordinata ha completa simmetria traslazionale e rotazionale. Sotto la temperatura critica queste simmetrie sono rotte e il sistema diventa solido Transizione para-ferromagnetica. Ad alta temperatura la fase disordinata ha completa simmetria rotazionale. Sotto la temperatura di Curie queste simmetrie sono rotte e il sistema diventa ferromagnetico. M Tropeano, M Putti et al., PRB 78, 094518 Specific heat C ( J/Kmol ) specific 80 60 10 5 0 30 35 40 45 50 55 Temperature (K) ∆C=Cx=0-Cx=0.15 (J/mole K) SDW ordering of Fe moments [C(O)-C(7T)]/T (mJ/molK2) heat C (J/molK) 100 4 2 0 50 AFM ordering of Sm x=0 15 SmFeAs(O0.85F0.15) 20 10 x=0.15 SmFeAsO 5 0 0 2 0 4 6 T(K) 100 T (K) 40 20 75 3+ 50 8 100 150 Temperature (K) 200 125 150 AFM ordering of Sm3+ S Riggs, T Nguyen, C Tarantini, M Putti, M Affronte arXiv:0909.3625 Cp under strong magnetic field Neutron Diffraction SmFeAsO → dBc/dT ≈ 160 T/K CeFeAsO → dBc/dT ≈ 5.7 T/K D H Ryan, F Canepa , M Putti Modello di Weiss di un Ferromagnete L’Hamiltoniana che descrive di un ferromagnete in un campo magnetico applicato B può essere scritta come: H = −2∑ J ij S i ⋅ S j + gµ B ∑ S i ⋅ B i> j i Tale Hamiltoniana può essere approssimata definendo un campo efficace (Campo molecolare o di Weiss) che agisce sul sito i-esimo: B mf = − 2 gµ B ∑J S ij j j La nuova Hamiltoniana efficace può quindi essere scritta come : H = gµ B ∑ S i ⋅ (B + B mf ) i Che è analoga all’ Hamiltoniana di un paramagnete in un campo magnetico applicato B+Bmf.. L’approssimazione che è sottintesa in questo approccio è che tutti gli ioni magnetici sono sottoposti allo stesso campo molecolare. Poiché il campo molecolare misura l’effetto dell’ordine del sistema, uno può assumere che: Bmf = λM Dove λ è una costante che parametrizza la forza del campo molecolare come funzione della magnetizzazione. Per un ferromagnete λ>0. a causa della forte interazione coulombiana coinvolta nell’interazione di scambio, il campo molecolare è spesso molto elevato. Ora il sistema può essere trattato come un semplice paramagnete piazzato in un campo magnetico B+Bmf. A basse temperature i momenti si allineeranno con il campo molecolare, anche senza che il campo esterno sia presente. Come la temperatura aumenta le fluttuazioni termiche tenderanno a distruggere la magnetizzazione e ad una certa temperatura critica l’ordine magnetico sarà distrutto. MP2 Diapositiva 59 MP2 introdurre un lamda adimensionale ? Marina Putti; 19/10/2011 MP1 Sistema di N momenti magnetici tra cui agisce un’interazione di scambio in campo B applicato B a i-2 i-1 i i+1 i+2 N Hˆ = ∑ Hˆ i i =1 7 Hˆ i = Hˆ iscambio + Hˆ iB = −2S i ⋅ ∑ J ij S j − gµ B S i ⋅ B j =1 7 2 scambio ˆ Hi = −2S i ⋅ ∑ J ij S j = − gµ B S i ⋅ gµ B j =1 5 B mf 2 7 { j =1 2 = gµ B 7 ∑ J ij S j j =1 Energia Joule unità di misura = Am 2 = [Teslas ] momento 3 { 4 i ∑ J ij S j = − gµ BSi ⋅ B mf 6 Ji3 Ji2 7 Ji1 1 Diapositiva 61 MP1 fare il parallelo con il campo locale nei dielettrici densi Marina Putti; 19/10/2011 Per un paramagnete l’equazione di Langevin descrive la magnetizzazione: M = M s L( x ) M s = mn mB x = k BT Nel caso di un ferromagnete assumendo nullo il campo applicato si ha B = Bmf = λ M . La magnetizzazione sarà quindi determinata risolvendo simultaneamente le equazioni: M/Ms M M = L(x ) s M = k BT x M s M s mλ T > TC T = TC T < TC M/Ms≠0 Per alti valori di T la retta ha una pendenza elevata e non incrocia la funzione di Langevin se non per M=0. Non c’è quindi magnetizzazione in assenza di campo esterno applicato. Il sistema è paramagnetico. x Al diminuire di T si arriva alla condizione limite in cui la retta e la funzione L(x) sono tangenti. Tale condizione definisce TC 1 k BTC = M s mλ 3 ⇒ TC = M s mλ 3k B TEMPERATURA DI CURIE Per T < TC la retta incrocia la funzione L(x) per valori di M≠0. Il sistema mostra una magnetizzazione spontanea ed è quindi ferromagnetico. La soluzione completa dell’equazione in funzione di T/TC è mostrata in figura. Si hanno andamenti diversi a seconda del valore di J. La soluzione J=∞ corrisponde al calcolo classico dato dalla funzione di Langevin. Nonostante le differenze si osserva come l’andamento generale sia lo stesso: per T<TC si può avere magnetizzazione spontanea e per T≥TC . La magnetizzazione è continua a T=TC, ma la sua derivata non la è. La transizione tra lo stato ferromagnetico e lo stato paramagnetico si presenta quindi come una transizione di fase che all’interno della teoria di campo molecolare risulta essere del secondo ordine Il campo molecolare può essere calcolato come : Bmf = λM s = 3k BTC / m Per il Ferro si ha: TC~1000 K, Ms= 1.4⋅106 , m=pµB= 2.0⋅10-23 Bmf~ 2000 T Questo campo estremamente intenso riflette l’origine elettrostatica e non magnetica dell’interazione di scambio. Si può valutare il valore dell’integrale di scambio J dalla definizione di Bmf: Bmf = 2 JSz gµ B dove z è il numero di primi vicini e si è assunto che l’interazionedi scambio sia diversa da zero solo fra primi vicini. Assumendo g=2, S=2 e z=8 si ottiene quindi: J= gµ B Bmf 2 Sz = 1.2 ⋅10 − 21 Joule = 0.7 ⋅10 − 2 eV Escambio = 2 JS ( S + 1) = 1.39 ⋅10 −20 Joule ≈ k BTC = 1.38 ⋅10 −20 J Calcolare la magnetizzazione di saturazione di composti ferromagnetici sostanza p m=pµΒ (A m2) Msat (A/m) TC (K) Fe 2.22 20.6⋅10-24 13.8⋅105 1043 Co 1.72 16.0⋅10-24 11.4⋅105 1394 Ni 0.6 5.6⋅10-24 4.1⋅105 631 Gd 7.1 66.0⋅10-24 15.9⋅105 289 Dy 10 92.7⋅10-24 23.2⋅105 MnBi 3.5 32.5⋅10-24 5.4⋅105 Structure: hcp (hexagonal close-packed) Cell parameters: a: 250.71 pm b: 250.71 pm c: 406.95 pm MP3 Ms=nm n= densità di momenti magnetici m= p per unità di volume µB momento magnetico Structure: bcc (body-centred cubic) Cell parameters: a: 286.65 pm b: 286.65 pm c: 286.65 pm Diapositiva 64 MP3 ricalcolare Ms del Fe Marina Putti; 26/10/2011 Structure: hcp (hexagonal close-packed) Cell parameters: a: 363.6 pm b: 363.6 pm c: 578.26 pm Structure: hcp (hexagonal close-packed) Cell parameters: a: 359.3 pm b: 359.3 pm c: 565.37 pm Structure: ccp (cubic close-packed) Cell parameters: a: 352.4 pm b: 352.4 pm c: 352.4 pm Domini di Weiss Weiss propose per primo che un ferromagnete contiene molte piccole regioni chiamate domini, all’interno di ciascuna la magnetizzazione raggiunge il valore di saturazione. La direzione della magnetizzazione in ciascun dominio non è necessariamente parallela. L’esistenza dei domini spiega perché un materiale ferromagnetico possa apparire non magnetizzato. Tra domini adiacenti c’è un bordo (domain wall). I bordi vengono classificati in funzione alla direzione della magnetizzazione nei domini adiacenti. Un bordo a 180° separa domini di opposta magnetizzazione e un bordo a 90° separa domini di magnetizzazione perpendicolare. I domain walls più comuni sono a 180° : Tra questi si possono avere Bloch wall (a) e Neel wall (b) in funzione della geometria del sistema. I più comuni sono i Bloch wall. In film sottili generalmente si hanno i Neel wall nei piani paralleli alla superficie del film (a) (b) Domain wall a 180°. Domain wall a 90°. In un ferromagnete la minima energia si ha quando gli spin adiacenti sono orientati parallelamente. Quindi creare un bordo costa energia. Si può calcolare l’energia necessaria per creare un bordo e la sua dimensione. domain structure of Fe + 3% Si. Cristallo singolo di Ni A labyrinth of magnetic domain as seen in an amorphous membrane of Gd-Co. http://www.tf.uni-kiel.de/matwis/amat/elmat_en/kap_4/backbone/r4_3_7.html Energia di scambio del bordo di dominio L’Hamiltoniana di scambio associata a due spin primi vicini in un sistema ferromagnetico è data da: Hˆ spin = −2 JS1 ⋅ S 2 con J > 0 Quindi orientare antiparallelamente i due spin porta ad un’aumento dell’energia di ∆E↑↓ =E↑↓-E↑↑= +2JS2-(-2JS2)= +4JS2 Nel caso in cui fra I due spin ci sia un disallineamento di un angolo θ<<1 si avrà un aumento dell’energia dato da: ( ) ∆Eθ = Eθ − E ↑↑ = -2 JS 2 cos θ -(- 2 JS 2 ) ≈ −2 JS 2 1 − θ 2 / 2 + 2 JS 2 = JS 2θ 2 In un bordo di Bloch la rotazione complessiva di un angolo π si ottiene grazie alla rotazione degli spin di N siti adiacenti. Quindi l’aumento di energia è dato da N volte ∆Εθ con θ=π/N : Escambio = N ⋅ ∆Eθ = NJS 2 (π / N )2 = JS 2π 2 /N Tale energia tende a zero all’aumentare di N. Questo risultato sembra quindi indicare che se si forma un bordo, la sua dimensione dovrebbe crescere il più possibile per minimizzare l’aumento di energia di scambio. Questo si spiega ricordano che disallineare due spin costa in energia, e aumentando il numero di siti coinvolti, il disallineamento di uno spin rispetto all’altro diminuisce. Per giustificare il fatto che i bordi di dominio hanno dimensioni finite bisogna prendere in considerazione un altro contributo energetico. Tale contributo prende il nome di energia di anisotropia magnetocristallina θ θ=π/8 M/Msat Energia di anisotropia magnetocristallina Fe Ni Co I cristalli possiedono un asse di facile e un asse di difficile magnetizzazione. Lungo certe direzioni cristallografiche è più facile magnetizzare il cristallo, lungo altre è necessario un campo applicato più elevato per raggiungere la saturazione. Per un cristallo a simmetria assiale come il Co (esagonale) l’anisotropia porta ad un termine addizionale di energia del tipo: Eanisotropia = K sin2θ V (1) dove K è la costante di anisotropia e θ è l’angolo individuato rispetto alla direzione di facile magnetizzazione (nel Co normale ai piani esagonali)e V il volume della cella cristallina. In questo modo l’energia è minima quando la magnetizzazione è orientata in direzione dell’asse di facile magnetizzazione e massima quando è diretta perpendicolarmente a questo. La costante K è una densità di energia per unità di volume (J/m3). Tale effetto è dovuto all’interazione spin-orbita ed è più rilevante nei cristalli a bassa simmetria. K (J/m3) struttura Valori di K per alcuni ferromagneti al variare della struttura Fe 4.8×104 cubica cristallografica sono riportati in tabella. Nei domini magnetici Ni 5.7×104 cubica la magnetizzazione preferisce allinearsi lungo la direzione di facile magnetizzazione, ma nel muro tra due domini, la Co 5×105 esagonale magnetizzazione deve ruotare e una componente risulterà Nd2Fe14B 5×106 filamenti diretta lungo l’asse di difficile magnetizzazione e portando ad un aumento dell’energia. SmCo5 1.7×107 filamenti z θ Eanisotropia = K sin2θ y x Per calcolare l’energia complessiva necessaria per formare un bordo di dominio è necessario tener conto anche del termine di energia di anisotropia magnetocristallina. Se si assume per l’energia di anisotropia l’espressione (1) allora il contributo di un bordo di Bloch si calcola sommando il contributo di ciascuno degli N spin N Eanisotropia π 1 NKV = ∑ VK sin θ ≈ N × K sin θ = N × ∫ VK sin 2 θdθ = π0 2 i =1 2 SITI DI SPIN 2 ENERGIA di ANISOTROPIA MEDIA Quindi l’energia per creare un bordo è data da: Ebordo = Escambio + Eanisotropia Escambio ∝ 1 / N Eanisotropia ∝ N Tale energia ha quindi un minimo in funzione di N che può essere calcolato minimizzando Ebordo in funzione di N. L’ampiezza del bordo dipenderà dal tipo di materiale e sarà tanto più estesa (ridotta)tanto è maggiore (minore) il rapporto J/K. Tipicamente la dimensione di un bordo di dominio è dell’ordine di un centinaio di nm. Energia del bordo Energia del bordo Ampiezza del bordo Energia di anisotropia Energia di scambio 100 nm Ampiezza del bordo domain wall Bloch’s domain wall Ebordo σ bordo Jπ 2 S 2 = + KNa 3 N Ebordo Jπ 2 S 2 = = + KNa 2 2 a Na surface energy density anisotropy contribution of N spins Energia magnetostatica Poiché costa energia creare un bordo dobbiamo domandarci perché si formano domini con diverse orientazione della magnetizzazione. Da un punto di vista energetico questo deve comportare una riduzione di una altra forma di energia. Questa è l’energia associata al campo magnetico generato dal ferromagnete. La densità di energia (energia per unità di volume) associata ad un campo magnetico B è data da : 1 uM = B2 2µ0 che deve essere integrata su tutto lo spazio in cui B≠0. All’interno del materiale ferromagnetico il campo è dato da: BM=µ0Μ per cui la densità di energia da integrare sul volume del materiale ferromagnetico è data da: uM = µ 1 1 B ⋅ H = (µ0M ) ⋅ H = 0 M ⋅ H 2 2 2 L’energia magnetica viene quindi ridotta spezzando il campione in domini in modo tale che l’integrale di uM sul volume del campione sia nullo. Questo comportala formazioni di bordi che costano energeticamente. Quindi la forma dei domini dipende da un delicato bilancio energetico. Nella configurazione (a) non c’è energia di bordo, ma c’è una grande energia magnetica, in (b) l’energia magnetica integrata sul ferromagnete è nulla, ma c’è campo disperso nel vuoto che incrementa l’energia magnetica. In (c) si sono creati i “domini di chiusura” che eliminano il campo disperso. Questo annulla l’energia magnetica, ma aumenta il numero dei bordi. (a) (b) (c) Energia magnetostrittiva Quando un materiale ferromagnetico viene magnetizzato questo produce una deformazione della cella cristallina così che il campione si espande o contrae nella direzione di magnetizzazione. Questo accoppiamento magnetoelastico tra le proprietà elastiche e magnetiche del materiale contribuisce ad un termine di energia detta energia magnetostrittiva. La magnetostrizione è definita come λ=∆l/l è dell’ordine di 10-5- 10-6 e può essere positiva o negativa. Nel ferro λ è positiva a basso campo e negativa ad alto campo. L’energia magnetostrittiva ha un ruolo rilevante nella formazione dei domini. Essa tende a privilegiare piccoli domini in cui la variazione di dimensione ∆δ=λδ è minore e quindi gli sforzi accumulati ai bordi ridotti. Calcolare Dd per un dominio nel Ni Concludendo, la forma e la dimensione dei domini dipende da un delicato bilancio energetico a cui contribuiscono quattro diversi termini di energia: 1. Energia di scambio 2. Energia di anisotropia 3. Energia magnetostatica 4. Energia magnetostrittiva L’effetto del campo magnetico applicato ai domini ferromagnetici Processi di magnetizzazione In figura è mostrata la curva di magnetizzazione M di un ferromagnete in funzione del campo esterno H applicato. Partendo dalla condizione di magnetizzazione nulla in cui i domini sono orientati casulamente, i domini che sono allineati favorevolmente rispettivamente al campo applicato crescono a spese dei domini orientati sfavorevolmente (il bordo si sposta). A più alti campi avviene la rotazione dei domini che si orientano nella direzione più vicina a quella del campo compatibilmente con la loro direzione di facile magnetizzazione. L’ultimo processo comporta la rotazione coerente di tutti i domini indipendentemente dalla direzione di facile o difficile magnetizzazione e il materiale raggiunge il campo di saturazione Msat. H M Msat Rotazione dei momenti dei domini Crescita dei domini favorevoli Contrazione di quelli sfavorevoli H Hysteresis loop and magnetic domains. Processi irreversibili Durante la magnetizzazione del materiale avvengono altri processi che dipendono fra l’altro dalle proprietà metallurgiche e dalla purezza del materiale. Un primo effetto è il pinning (ancoraggio) dei bordi di dominio. Il moto dei domini attraverso il materiale magnetico può essere “ancorato” da tensioni nel materiale, bordi di grano o impurezze. Questo blocca l’ampliamento dei domini fino a quando il campo esterno non è sufficientemente elevato per depinnare i bordi. Un secondo effetto è dovuto alla magnetostrizione. Quando la magnetizzazione è costretta a ruotare in direzione di difficile magnetizzazione il materiale si deforma. Se il processo non avviene progressivamente la magnetizzazione varia per step successivi e questo produce l’emissione di onde acustiche (effetto Barkhausen). Quindi durante un ciclo di magnetizzazione tanto più il materiale è difettato, tanto più è elevata l’energia di anisotropia e l’energia di magnetostrizione si possono manifestare processi irreversibili in cui l’energia trasferita dal campo esterno al ferromagnete viene dissipata sottoforma di onde acustiche e riscaldamento del materiale. Questo causa la ben nota forma del ciclo di isteresi. Il campo rimanente BR , il campo coercitivo HC , così come la pearmeabilità magnetica µr del materiale dipendono quindi dalla purezza e morfologia del materiale, ma anche da proprietà intrinseche come anisotropia e magnetostrizione. In base alle applicazioni a cui il ferromagnete è dedicato si cercherà di ottimizzare i parametri del ciclo. BR -HC Bsat Barkhausen effect. La magnetizzazione varia per http://en.wikipedia.org/wiki/Barkhausen_effect Tipi di materiali ferromagnetici in rapporto alle applicazioni Materiali duri ( hard) e dolci ( soft) Si può operare una prima classificazione dei materiali ferromagnetici in base alla coercitività -materiali duri: coercitività > 10 kA/m ( o 125 oersted) -materiali dolci: coercitività < 1 kA/m ( o 12.5 oersted) µR materiale dolce (Oersted) materiale duro Ferromagneti dolci Elettromagnete trasformatore Testina di registrazione magnetica Ferromagneti duri: registrazione magnetica Hard Disk Nastri magnetico Magneti Permanenti Motori passo-passo MRI risonanza magnetica nucleare Materiali dolci: elettromagneti, traformatori Per gli elettromagneti i materiali dolci sono preferiti quanto più presentano un'alta permeabilità ( che consente di avere una grande induzione con campi applicati relativamente piccoli) e una coercitività bassa. Negli elettromagneti si usa quasi esclusivamente il ferro dolce con cui può generare induzioni fino a 2.5 tesla. Per i trasformatori è necessaria un'alta permeabilità..Inoltre lavorando in alternata, devono basse perdite per isteresi (ciclo stretto) ed è anche necessario ridurre le perdite per correnti parassite. Proprietà magnetiche di vari tipi di ferro permeabilità magnetica µr = B/µ0H permeabilità magnetica differenziale µr’ = dB/dµ0H Proprietà magnetiche di materiali magnetici dolci. Leghe ferro-silicio L’aggiunta di un 3-4% di silicio al ferro ha diversi effetti che riducono le perdite nel nucleo di un trasformatore.Il silicio 1. aumenta la resistività elettrica del ferro riducendo le correnti parassite. 2. diminuisce l’energia di anisotropia magnetica del ferro e aumenta la permeabilità magnetica. Questo diminuisce le perdite al nucleo per isteresi. 3. diminuisce anche la magnetostrizione. Anche questo abbassa le perdite per isteresi e il rumore dei traformatori (“ronzio”). Per contro il silicio diminusce la duttilità del ferro cosicchè può essere aggiunto solo fino ad un massimo del 4%. Il silicio diminuisce anche la temperatura di Curie e la magnetizzazione di saturazione. Un’ulteriore riduzione di perdite per isteresi si è ottenuta orientando i grani cristallini nella direzione di facile magnetizzazione tramite lavorazione a freddo e processi di ricristallizzazione. Vetri metallici Sono materiali metallici che non presentando una struttura cristallina non ordinata. Questo si ottiene tramite un processo di rapida solidificazione dallo stato liquido nella forma di un film sottile (25 microm) su un nastro di rame. I bordi di dominio in questi materiali si muovono con estrema facilità perché non ci sono bordi di grano e non c’è anisotropia macroscopica del cristallo. Questo rende questi materiali estremamente dolci e hanno principale applicazioni nei trasformatori di potenza e testine di registrazione. Leghe nichel-ferro La permeabilità del ferro è relativamente bassa a bassi campo applicati, ma questo è relativamente poco importante per applicazioni di potenza come i nuclei dei trasformatori. Tuttavia per apparecchiature di comunicazione ad elevata sensibilità vengono usate leghe Ni-Fe che possiedono permeabilità più elevate a bassi campi. Vengono commercializzate leghe Ni-Fe con il 50% ed il 79% di nichel. I valori elevati di permeabilità magnetica dipendono dalla bassa anisotropia magnetica ed energia magnetostrittiva Materiale Bsat , T Hc , A/cm µr 45 Ni-55 Fe (Permalloy 65) 1.6 0.012 2700 75 Ni-5 Cu-2 Cr 18 (Mumetal) 0.8 0.004 30000 79 Ni-5 Mo-15 Fe -0.5 Mn (Supermalloy) 0.78 Permalloy 65 La permeabilità delle leghe Ni-Fe può essere aumentata di tre o quatto volte dopo una ricottura ad alta temperatura in campo magnetico. La ricottura con il campo magnetico provoca un ordinamento degli atomi del reticolo NiFe e aumenta la permeabilità magnetica sulla curva di isteresi della lega 65% Ni-35% Fe 100000 Materiali duri: magneti permanenti I magneti permanenti devono poter generare campi stabili senza una spesa continua di energia elettrica. Trovano applicazioni nei motori elettrici, generatori, altoparlanti, strumenti a bobina mobile, dispositivi di controllo per fasci elettronici TV M Sono importanti: alta corcitività, alta magnetizzazione di saturazione e alta rimanenza I magneti permanenti vengono magnetizzati in un campo magnetico sufficientemente elevato da orientare i domini magnetici nella direzione del campo applicato. Una parte dell’energia applicata viene convertita in energia potenziale che viene immagazzinata nel campo magnetico permanente prodotto. La potenza o energia interna di un materiale magnetico permanente (duro) è in relazione con la dimensione del ciclo. L’energia potenziale magnetica di un materiale magnetico duro è misurata dal suo prodotto energetico massimo Sm(CoCu) SmCo5 Leghe alnico Le leghe alnico (alluminio-nichel-cobalto) sono i materiali magnetici duri commercialmente più importanti. Presentano una elevato prodotto energetico una elevata induzione residua una moderata forza coercitiva. La famiglia è a base di ferro con aggiunta di Al, Ni, Co e Cu. Struttura:sopra una temperatura dell’ordine di 1250 sono monofasiche . Durante il raffreddamento si separano due fasi α e α’ . La matrice della fase α è ricca di Ni e Al ed è debolmente magnetica. Il precipitato α’ è ricco di Fe e Co ed è fortemente magnetica. La fase α’ tende ad assumere una struttura a barrette allineate nella direzione <100> con diametro di 10nm e lunghezza di 100 nm. Se il trattamento viene fatto in campo magnetico applicato i filamenti risultano ulteriormente lisci e allungati e aumenta la coercitività del materiale. Direzione del campo applicato Leghe di terre rare Ci sono due principali categorie di materiali magnetici commerciali a base di terre rare, il SmCo5 a singola fase e l’altra basata su leghe indurite di composizione approssimata Sm(Co,Cu)7.5. Il meccanismo che aumenta la coercitività è basato sul blocco dei bordi di dominio sui bordi di grano. Sono caratterizzati da valori estremamente elevati di (BH)max da 120-160 kJ/m3. nel caso del SmCo5 fino a 240 kJ/m3. Leghe di neodimio-ferro-boro I materiali magnetici Nd-Fe-B presentano valori di (BH)max fino a 300 kJ/m3 . Vengono prodotti con tecniche di solidificazione rapida su nastro. In figura è mostrato un grano di Nd2Fe14B fortemente magnetico circondato da una fase intergranulare non magnetica ricca in Nd. L’alta coercitività viene dalla difficoltà di enucleare domini inversi che di solito nucleano vicino alla parete del grano. . Asse facile magnetizzazione Domains in NdFeB material. The domain character in this highly anisotropic material depends on the orientation of the easy axis of magnetization relative to the surface. In the grain on the right the axis is oriented perpendicularly, resulting in fine branched domains, while the grain on the left has a lower degree of misorientation relative to the surface. MAGNETISMO NEI METALLI Modello ad elettroni liberi Nei corsi di base si dimostra che per elettroni liberi la densità g(k) degli stati vale: ଶ g(k)dk= మπ ଷ 4πk2 dk = ଶ π ಽ Se il materiale ha N elettroni a T=0 gli stati verranno riempiti fino a kF N= ி = ଷ π ଶ con n=N/V segue Essendo E∝ k2 segue che g(E)=dn/dE=dn/dk dk/dE ∝ k2/ 2k ∝ E ½ Da cui segue che n= ி ∝ E 3/2 dn/n=3/2 dEF/EF La densità al livello di Fermi g(EF)=3/2 n/EF Paramagnetismo di Pauli In assenza di campo magnetico esterno ogni livello può avere doppia occupazione con un elettrone a spin in su ed uno a spin in giù. In presenza di un campo magnetico l’energia degli e viene aumentata o diminuita a seconda dello spin, per cui il gas elettronico contribuisce alla suscettività paramagnetica con un contributo detto paramagnetismo di Pauli. La sua entità può essere stimata con considerazioni elementari. in presenza di un campo la banda elettronica si divide in due bande a spin diverso separate in energia di g µB B= 2 µB B. Il numero di elettroni in eccesso con spin in su è dunque n↑=1/2 g(EF) µB B mentre il numero di elettroni mancanti con spin in giù è dato da: n↓=1/2 g(EF) µB B La magnetizzazione vale dunque M= µB (n↑- n↓)= g(EF) µB2 B per cui la suscettività di Pauli vale µµଶ << 1 (più χP=M/H=µ0 M/B= µ0 µB2 g(EF) = piccolo del paramagnetismo osservato negli isolanti.) Il calcolo in funzione di T è più complesso (e lo omettiamo, Vedi libro di Blundell). Il calcolo dà:χ= µµ Le espressioni per il paramagnetismo di Pauli ottenute sono in discreto accordo con i dati sperimentali. Ferromagnetismo di banda (o itinerante) Il momento magnetico/atomo del Fe è circa 2.2 µB. Il valore non intero non è spiegabile in termini di momenti magnetici localizzati su atomi e rappresenta pertanto una forte evidenza a favore di un ferromagnetismo di banda (detto anche itinerante). La teorica di campo molecolare assume che tutti gli spin sentano uno stesso campo di scambio di intensità λM prodotto da tutti i oro vicini. Come noto tale campo rende possibile una magnetizzazione non nulla in assenza di campo esterno al di sotto della T critica. In presenza di un gas di elettroni il campo molecolare può magnetizzare il gas di elettroni grazie al paramagnetismo di Pauli. La magnetizzazione risultante è a sua volta responsabile del campo molecolare.. Vediamo di vedere quando tale meccanismo può diventare operativo. Immaginiamo in assenza di un campo magnetico esterno di prendere un piccolo Numero di elettroni alla superficie di Fermi dalla band a spin giù e di portarli in quella a spin in su: specificamente prendiamo elettroni a spin in giù da EF-δE a EF e portiamoli in una banda a spin in su con energie da EF a EF+δE. Abbiamo in tal modo spostato g(EF) δE/2 elettroni. Ciò costa in energia ∆E KE= g(EF ) δE/2 δE= ½ g(EF) (δE)2 L’interazione col campo molecolare determina una riduzione dell’energia infatti: La densità di spin in su è n↑=1/2(n+g(EF)δE) La densità di spin in giù è n↓=1/2(n-g(EF)δE) La magnetizzazione vale M=µB (n↑-n ↓) Il campo molecolare vale B=λ = µ0λ Ma dalla termodinamica segue che: dE=TdS-pdV-.MdB Da ciò segue che l’energia associata al campo molecolare è ∆EPE= - µ0 λ = -1/2 λµ02=-1/2 λ µ0µB 2 (n↑-n ↓)2 Posto U= λµ0µB 2 segue che si ha un guadagno di energia pari a ∆EPE= -1/2 U (g(EF) δE) 2 La variazione di energia totale è la somma di costi e guadagni ovvero ∆E= ∆E KE + ∆EPE= ½ g(EF) (δE)2 (1-U g (EF)) E’ dunque possibile una magnetizzazione spontanea purchè Ug(EF) ≥ 1 (Criterio di Stoner) Richiede dunque che gli effetti Coulombiani siano forti (ovvero λ grande) ∩ g(EF) sia grande U (eV) g(EF) (eV -1 ) Ug Se il criterio di Stoner non è soddisfatto, non è possibile avere ferromagnetismo spontaneo. Ciononostante, la suscettività può cambiare in modo non trascurabile. Se si applica un campo B la variazione di energia diventa: ∆E=½ g(EF) (δE)2 (1-U g (EF))-MB Poiché la magnetizzazione M=µB (n↑-n ↓)=2 µB g(EF) δE segue che ∆E= ଶ µ B 2 g(EF) (1 -U g(EF) ) –MB. La variazione di energia è minima se µB 2 g(EF) (1-U g(EF)) –B=0. La suscettività risulta pertanto essere: χ= µ ∼ = µµB 2 g(EF) ( ) χ = ( ) La suscettività è aumentata rispetto a quella di Pauli in presenza di interazioni Coulombiane importanti quando queste non sono sufficientemente grandi da produrre ferromagnetismo spontaneo.