UNITA’ DI LAVORO N° 7 Modulo n°70.4 “La scala delle distanze” Prerequisiti: parallasse, luminosità. Concetti implicati: uso di metodi di misura diversi per intervalli di distanze diversi. Obiettivi specifici: la costruzione della scala delle distanze astronomiche. Materiale occorrente: un tubetto di colla, un cestino, una sedia, un attaccapanni, un portone (o altri cinque oggetti di grandezza diversa, vedi in seguito), un corridoio lungo circa 50 metri, un metro rigido od un righello, un cartellone bianco 70X100cm, cartoncini colorati (alcuni bianchi, uno marrone, uno verde, uno giallo, uno viola, uno rosso ed uno celeste), matite, gomme, stecche, forbici, colla (Vedi 70.4car). Tempo di esecuzione: 2 ore Procedimento e suggerimenti didattici - metodologici: Attività pratica Questa attività ha lo scopo di far capire ai ragazzi il modo in cui si costruisce la scala delle distanze in Astronomia. Non esiste un unico metodo per calcolare le distanze celesti. Se ne utilizzano diversi, ognuno con un intervallo di applicabilità proprio e con precisione decrescente man mano che il valore della distanza da misurare aumenta. Si chiama “scala delle distanze” proprio per questo e per il fatto che i metodi di misura sono molto interdipendenti, uno dall’altro. Ad esempio: si utilizza come metodo di misura per calcolare le distanze fino ai limiti del metodo stesso quello della parallasse. Nell’intervallo di distanze misurabili con questo primo metodo si ricerca un altro metodo, o fenomeno fisico, che possa portarci alla stessa misura. E’ questo, ad esempio, il caso delle stelle Cefeidi. Si tratta di stelle variabili, ovvero la cui luminosità varia in modo periodico estremamente regolare nel tempo. Se riusciamo a misurare con precisione, come avviene dato che ce ne sono diverse entro 500 parsec dal Sole, la parallasse di una stella cefeide, ne conosciamo con precisione anche la distanza. A questo punto ne calcoliamo anche la magnitudine assoluta. Abbiamo quindi un secondo metodo di misura: quello detto delle Cefeidi classiche. Infatti quando vediamo una stella variare regolarmente con la stessa legge tipica di questa classe possiamo essere sicuri della sua magnitudine assoluta e quindi, da quella apparente che vediamo, possiamo conoscere la distanza. Il discorso è tutto qui: utilizzare un metodo di determinazione della distanza noto per “tararne” un secondo il cui campo di applicabilità sia però più vasto, ovvero ci faccia andare più in là con la misura della distanza. Con questo secondo tararne un terzo e cosi’ via. Ovviamente, il fatto che sia possibile misurare alcuni oggetti celesti con due metodi diversi e’ essenziale perché permette di controllare le misure effettuate. Si usano poi più metodi in quanto la loro validità e’ limitata. Abbiamo visto che la parallasse e’ limitata dall’angolo minimo che si riesce a misurare. Il metodo delle cefeidi e’ limitato dal fatto che, oltre una certa distanza, esse diventano tanto deboli da non poter essere rivelate neppure dai telescopi più potenti. Questo e’ vero anche per tutti i metodi successivi che si basano sulla luminosità di particolari oggetti o classi di oggetti. Questa attività è accompagnata da una tabella (vedi 70.4scheda) che i ragazzi dovranno compilare mano a mano con le misure che effettueranno. Inoltre, tutte le misure sono da effettuarsi tenendo il metro od il righello alla distanza del braccio teso. 1. (Per confronto, vedi 70.4dat, tabella con dati presi alla Scuola Media A. Vivaldi di Padova). Posizionare lungo il corridoio, a distanze opportune, i quattro oggetti secondo la seguente successione: colla (all’inizio del corridoio), cestino, sedia, attaccapanni. L’osservatore deve mettersi all’altezza della colla, dall’altro capo del corridoio rispetto alla porta, quinto oggetto di cui bisogna misurare l’altezza. Misurare con il righello l’altezza effettiva del tubetto di colla. 2. Misurare con un righello l’altezza apparente del cestino. Chiedere ai ragazzi cosa si debba fare per conoscere l’altezza effettiva del cestino. Sia che propongano la risposta giusta, sia che ne propongano una sbagliata, spostare il tubetto di colla di fianco al cestino. Misurare l’altezza apparente del cestino in termini dell’altezza apparente del tubetto di colla. Chiedere ai ragazzi se questi due valori siano sufficienti per ricavare l’altezza effettiva del cestino. Focalizzare la loro attenzione sul fatto che si sia riusciti a valutare l’altezza effettiva del cestino solo perché di fianco ad esso, alla stessa distanza, c’era un oggetto del quale si conosceva l’altezza effettiva. 3. Misurare col righello l’altezza apparente della sedia. Chiedere ai ragazzi cosa si debba fare per conoscere l’altezza effettiva della sedia. Proporranno probabilmente, secondo quello che hanno imparato nel passo precedente, di posizionare il tubetto di colla di fianco alla sedia. Farli ragionare sul fatto che e’ più vantaggioso mettere il cestino vicino alla sedia. Sia che propongano la risposta giusta, sia che ne propongano una sbagliata, spostare il cestino, del quale ora conosciamo l’altezza effettiva, di fianco alla sedia. Misurare l’altezza apparente della sedia in termini dell’altezza apparente del cestino. Chiedere ai ragazzi se questi due valori siano sufficienti per ricavare l’altezza effettiva della sedia. Focalizzare la loro attenzione sul fatto che si sia riusciti a valutare l’altezza effettiva della sedia solo perché di fianco ad essa, alla stessa distanza, c’era un oggetto del quale si conosceva l’altezza effettiva. Far loro notare quanto più facile sia misurare l’altezza apparente della sedia in termini dell’altezza apparente del cestino anziché del tubetto di colla. 4. Misurare col righello l’altezza apparente dell’attaccapanni. Chiedere ai ragazzi cosa si debba fare per conoscere l’altezza effettiva dell’attaccapanni. Proporranno diverse soluzioni, secondo quello che hanno imparato nei passi precedenti: posizionare il tubetto di colla di fianco all’attaccapanni, o posizionare il cestino o la sedia. Lasciarli agire. Sia che propongano la risposta giusta, sia che ne propongano una sbagliata, spostare la sedia, della quale ora conosciamo l’altezza effettiva, di fianco all’attaccapanni. Misurare l’altezza apparente dell’attaccapanni in termini dell’altezza apparente della sedia. Chiedere ai ragazzi se questi due valori siano sufficienti per ricavare l’altezza effettiva dell’attaccapanni. Focalizzare la loro attenzione come alla fine del punto precedente. 5. Misurare col righello l’altezza apparente della porta. Procedere come nei punti precedenti. Per consolidare il concetto Nell’attività precedente i ragazzi hanno imparato che è possibile misurare l’altezza effettiva di un oggetto lontano solo se al suo fianco è presente un oggetto del quale già conosco l’altezza effettiva. Inoltre, hanno capito che è più conveniente usare strumenti di misura diversi quando sono coinvolte distanze diverse. In questa attività si sono usate misure lineari per misurare altezze, mentre per la determinazione delle distanze in astronomia vengono usate misure di intensità luminose per misurare distanze, ma il principio alla base è lo stesso: utilizzare una grandezza conosciuta per tararne una sconosciuta ed utilizzare questa seconda, una volta conosciuta, con una terza e cosi’ via. Nell’attività sono stati usati indicatori lineari, mentre in astronomia si usano indicatori di luminosità. Riassumere l’idea che sta alla base della scala delle distanze: la scala delle distanze viene costruita da vicino a lontano, nel senso che per andare sul secondo scalino bisogna necessariamente mettere il piede sul primo. Ciò significa che per misurare un oggetto tramite un metodo successivo, bisogna che un secondo oggetto identico al primo sia misurabile anche tramite il metodo precedente, altrimenti non si avanza. Questo fatto permette inoltre di controllare la stima della distanza di un oggetto ottenuta tramite un metodo, utilizzando un metodo del tutto indipendente dal primo. Dire loro che gli oggetti celesti, che vengono sfruttati via via per la costruzione della scala delle distanze sono denominati “indicatori di distanza”. Tutti i metodi di misura usati dopo la parallasse si basano sull’idea che basta conoscere due grandezze tra luminosità intrinseca, luminosità apparente e distanza per ricavare la terza, come visto nel modulo 70.3 precedente. In particolare utilizzo magnitudine osservata, apparente, e magnitudine assoluta. Far notare che, come nell’attività precedente, ogni metodo di misura ha i suoi limiti; ma mentre prima si trattava di un limite di altezza, in quanto un oggetto non veniva più utilizzato in quanto troppo piccolo apparentemente, ora un metodo viene abbandonato per passare al successivo perché gli oggetti relativi non sono abbastanza luminosi apparentemente. Far notare che è proprio grazie al fatto che alcuni oggetti siano misurabili con due diversi metodi di misura, che è possibile costruire la scala delle distanze. “Zoologia” di oggetti celesti Per costruire la scala delle distanze utilizzeremo varie tipologie di oggetti celesti. Ovviamente non e’ possibile fermarsi per introdurre anche solo a livello morfologico tutto quello che esiste in Cielo. D'altronde i ragazzi devono aver chiaro e “vedere” almeno i tipi principali di oggetti. Per questo e’ stato preparata una presentazione strettamente legata alla costruzione della scala delle distanze che serva ai ragazzi per visualizzare i diversi scalini (e quindi oggetti celesti) utilizzati per le varie distanze. Utilizzando la presentazione in “Power Point”, proiettare le immagini di alcuni oggetti celesti con le relative didascalie. Lo scopo di questa proiezione è, oltre a quello di far conoscere ai ragazzi i diversi oggetti che popolano il nostro Universo, anche quello di metterli in grado di affrontare il seguente gioco o attività alternativa proposta. I ragazzi dovranno prendere appunti durante la proiezione. Gioco: Questo gioco, da far eseguire, vuole essere un’applicazione di quanto appreso ed al tempo stesso fa vedere ai ragazzi quali siano le distanze in gioco e perché la scala delle distanze si chiami cosi’. (vedi 70.4facsimile, 70.4istr, 70.4cart e 70.4gioco) Attività Alternativa Se il gioco e’ ritenuto complesso da gestire nella classe e’ comunque indispensabile effettuare un’attività di consolidamento di quanto visto e provato finora. Come attività alternativa si suggerisce di costruire in classe e con la classe un cartellone con la scala delle distanze, facendo intervenire vari alunni nella sua costruzione. Spunti possono comunque essere presi dalle istruzioni del gioco. In mancanza di tempo anche per questa attività l’insegnante può costruire la scala delle distanze alla lavagna. (vedi 70.4 facsimile, 70.4cart, 70.4 gioco) Conclusioni Ritornare sull’immagine di HDFN e domandare loro cosa conosciamo di più ora su quell’immagine. Lasciare che i ragazzi si sbizzarriscano: se una data galassia contiene una cefeide, oppure una supernova, oppure se tutte quelle galassie fanno parte di un ammasso di galassie… se qualcuna di queste ipotesi è verificata, o qualcun’altra, allora possiamo conoscere la distanza di quegli oggetti. La immagine di HDFN ora dovrebbe risultare più familiare e chiara ai ragazzi. Di fatto la domanda che ci siamo posti all’inizio, ovvero “come possiamo ricostruire la distribuzione nello spazio di questa immagine piatta” ora ha la sua risposta. I ragazzi nei primi moduli hanno capito che dovevano “procurarsi” la distanza di questi oggetti, ora finalmente capiscono che esistono dei metodi, parallasse e indicatori di distanza, per risolvere il problema. Hanno capito infatti che dalla luminosità apparente e’ possibile, facendo misure ed ipotesi sulla luminosità assoluta, risalire alla distanza. Anche se non sanno i valori numerici delle distanze dei vari oggetti, che possono essere dati, hanno tutti gli strumenti concettuali per ricostruire la “profondità’” dell’immagine HDFN. Scheda di rilevazione: (70.4scheda) Facsimile tabella con altezze relative: (70.4dat) Facsimile: (70.4facsimile) Cartellone: (70.4cart) Gioco: (70.4gioco) Istruzioni: (70.4istr) Scheda di verifica: (70.4ver) Tabella dei comportamenti: (70.4tab) Resoconto: (70.4res)