confessione Occupazioni Farsesche da Le Confessioni di L’ev Nikolaevic Tolstoj Primo Premio Festival Monokl’ di San Pietroburgo – Anno 2001 Premio della critica di Barcellona per la migliore Interpretazione – Anno 1998 con FRANCO DI FRANCESCANTONIO adattamento teatrale: Riccardo Sottili e Franco Di Francescantonio traduzione dal russo e regia: Riccardo Sottili Il russo "ispoved’", privo del plurale, che vale ugualmente sia per «confessione» sia per «confessioni», può essere tradotto anche con «confessione di fede» o «professione di fede». E sebbene il testo di Tolstoj non possa essere annoverato tra le opere religiose in senso stretto, con Rousseau e Sant'Agostino questi condivide il medesimo slancio morale e filosofico. Le confessioni di Tolstoj sono al tempo stesso il diario e il risultato della sua lunga crisi intellettuale ed esistenziale che ebbe inizio nel 1847, quando, ancora diciannovenne, annotava sul suo diario: "Qual è il fine della vita dell'uomo?". Forse la domanda non avrebbe attirato la mia attenzione se fosse stata posta da un altro uomo che non avesse avuto la statura e la personalità di Tolstoj e certo non si sarebbe mai tradotta in un'idea di spettacolo. Ma la lucidità razionale con cui Tolstoj attacca la coscienza occidentale, facendone vacillare le basi culturali, la passione con cui vuole rinunciare a comprendere la vita attraverso la ragione per abbracciare un sano pragmatismo etico quotidiano, la "violenza", la drammaticità e l'ironia (talvolta comicità) del linguaggio con cui espone la sua invettiva contro la falsa coscienza della vita, mi hanno convinto che da Le confessioni si poteva non solo trarre uno spettacolo, ma anche riproporre in forma palesemente dichiarata la relazione profonda che unisce teatro e filosofia. Su questa base intellettuale ed artistica ho incontrato la sensibilità e la disponibilità di Franco di Francescantonio, che a buon diritto deve essere considerato come uno degli artisti più dotati e intelligenti della -1- scena italiana. Insieme abbiamo scelto di affidare all'opera e al linguaggio di Tolstoj la nostra esigenza di dire qualcosa sul nostro tempo, sulla sua cultura, i suoi valori, la sua visione del mondo. C'è, infatti, in Tolstoj qualcosa di ancora insuperato, di moderno, soprattutto dal punto di vista etico, qualcosa che conserva intatto il suo valore e che non cessa di riguardare ciascuno di noi. E' nato cosi Confessione, ovvero la nostra, mia e di Franco, personale interpretazione del testo tolstojano. Dell'originale restano gli interrogativi urgenti, l'asprezza tagliente della lingua e della razionalità tolstojane, lo spessore drammatico. Cambiano però due variabili importanti: personaggio e contesto storico-culturale. Nella nostra versione colui che dibatte con la cultura umana non è più l'aristocratico scrittore russo dell''800, ma un'artista, o se preferite un intellettuale, del nostro tempo. Dunque Tolstoj anche come esempio, perché forse, con la stessa onestà e lo stesso coraggio dei grande scrittore, anche l'artista di oggi dovrebbe riconsiderare il proprio ruolo e la visione della vita di cui si fa portatore. Riccardo Sottili NOTA AL TESTO Le confessioni non sono un trattato religioso e neppure "letteratura d'invenzione". Si tratta di un unicum nella produzione tolstojana. La tormentata lotta tra "cuore" e "ragione" raggiunge qui il suo punto più alto - ed è un momento irripetibile, drammatico -quello in cui si esprime una definitiva, ultima scelta dì vita. Tolstoj trova la verità, il senso della vita umana nella fede professata dal contadino russo. Rifiutato il passato, il futuro non può più essere una semplice prosecuzione: è scoperta, è desiderio di un nuovo rapporto con se stesso, con dio, ma soprattutto con un mondo più vasto, fatto di miliardi di uomini già vissuti o viventi che hanno capito il senso della vita". Impadronirsi con altrettanta semplicità del senso della vita è il compito sempre nuovo che Tolstoj si prefigge attraverso un incessante lavoro di scavo morale, filosofico e religioso. Scritte in un linguaggio di grande assolutezza drammatica ed espressiva, Le confessioni rappresentano il tentativo operato dal nobile signore di spogliarsi di tutto il contingente della sua vita e di ripresentarsi integro come uomo. Nel 1882 il testo viene dato alle stampe ma qualche mese dopo la censura fa sapere che è «definitivamente proibito e che a giorni verrà distrutto dalla polizia». La censura in realtà finì col favorire una maggiore circolazione dell'opera, che fu venduta in migliaia di copie a Pietroburgo, a Mosca e in altre città, sotto forma di estratto litografato nei circoli studenteschi. Proibite In Russia, Le confessioni furono pubblicate per la prima volta a stampa nel 1884 a Ginevra. -2- La critica ha detto condurci per mano dentro il significato delle parole che pronuncia, alle quali dà corpo e verità scenica con una superba recitazione ed espressività. La sua confessione pubblica ha i toni di un colloquio intimo, a tu per tu. Sono pensieri a voce alta, intime confidenze che svelano i turbamenti davanti al cammino verso la conoscenza. E mettono addosso un’indicibile emozione. Che non ci lascia. …E non si potrà sfuggire al suo sguardo che ci interpella. O si avrà il coraggio di puntare gli occhi senza opporre resistenza al suo coinvolgimento; oppure li si abbasserà tradendo così la nostra paura di svelare qualcosa di noi, di ammettere di provare gli stessi trasalimenti.» Giuseppe Distefano La Nazione, 29 marzo 1997 TOLSTOJ: IL CALVARIO DI UN UOMO Un grande Di Francescantonio in uno spettacolo intenso e toccante «[…] Di Francescantonio e Sottili, anche adattatori del testo, si sono mossi in una direzione che ha condotto a uno spettacolo dai due volti diversi, ma felicemente combacianti. Da un lato ascoltiamo un teatro che, per una volta, diventa pensiero puro e persino filosofia. Dall'altro, però, l'interprete ci prende per mano con la sua recitazione magistrale e elegante, che è seduzione intellettuale e raffinata. » Francesco Tei El Pais, 8 giugno 1998 «[…]… la bellezza del montaje esta en la capacidad que tiene de darles a las palabras de Tolstói una presencia estética netamente contemporánea. Las metáforas visuales que genera, la progresiva traducción del discurso de Tolstói en acción, objetos, espacios y luz, comportan un potencial poético de altisimo voltaje. […] Les Confessions es uno de aquellos montajes que también te renuevan la fe en el teatro, un pequeño milagro.» Pablo Ley L’Unità, 30 marzo 1997 IN SCENA TRA VERO E FALSO Uno strepitoso Di Francescantonio nello spettacolo “Confessione” tratto da Tolstoj «[…]… un tipo di teatro che esula dall’autocompiacimento e che cerca di muoversi altrove, in una dimensione non più pertinente al teatro – eppure teatralissima – che sa reinventare nel contingente, precario (forse presunto), comunque sofferto, bilico fra vero e falso, fra vita e scena, quell’interstizio di verità intuita con cui misurare le proprie ansie di assoluto.» Gianluca Citterio La Vanguardia, 9 giugno 1998 EL ACTOR FRANCO DI FRANCESCANTONIO CREA UNA MARAVILLA CON “LAS CONFESIONES” DE TOLSTOI CittàNuova, n°18/99 El actor italiano pone al servicio del discurso moral que destila el texto una calidad interpretativa excepcional CONFESSIONI AD ALTA VOCE «È un bisogno dell’anima. Un’urgenza del cuore. Una irrefrenabile spinta a comunicare. Quello di Franco Di Francescantonio è un teatro che s’identifica con la vita: binomio tanto abusato ma, mai come in questo caso, così appropriato. Per capirlo basterebbe assistere al suo monologo Confessione. …Di Francescantonio ha talento da vendere nell’illuminare e «[…] Riccardo Sottili y Franco Di Francescantonio han dado al monólogo el tono de una comunicacicn directa, cálida, persuasiva. El teatro es mercancía frágil y, en muchas otras manos, la propuesta podría reducirse a un sermón cargado de buenas intenciones. » Joan-Anton Benach -3-