La presente redazione è l’unione della prima parte della tesi di diploma consegnata nel dicembre 2003 e degli ulteriori aggiornamenti inerenti il lavoro di progettazione definitivo. La ricerca originale comprende un fascicolo A4 di natura teorica e una serie di schede A3 che fungono da complemento. Per motivi pratici di archiviazione è stato rilegato il tutto in un unico formato. INDICE PRIMA PARTE PREMESSA 3 INTRODUZIONE 4 Metodo di lavoro: le schede Temi delle schede RIVALORIZZAZIONE DELLA “TICOSA” 12 Introduzione Tesi Ipotesi urbanistica Programma SECONDA PARTE CONCLUSIONE 22 DESCRIZIONE DEL PROGETTO 23 Ipotesi urbanistica e programma Passeggiata e muro di sostegno Spazi pubblici Scale urbane Gli edifici ANNESSI SCHEDE 28 BIBLIOGRAFIA 78 2 PREMESSA Il lavoro di diploma in architettura proposto dall’EPFL lascia libera scelta allo studente e non impone un tema di lavoro preciso. Questo permette al diplomando di occuparsi delle questioni che più lo interessano ma allo stesso tempo rende più difficile il lavoro. Per scegliere il soggetto di diploma esistono a nostro avviso due attitudini: si può partire da un programma preciso che si vuole approfondire oppure da una problematica generale che si può ritrovare in diversi luoghi e che può essere affrontata attraverso un caso specifico. Per il nostro lavoro di diploma siamo partiti dall’attuale problematica delle aree industriali (in disuso) in contesto urbano e solo in un secondo tempo ci siamo soffermati sul possibile programma. Pensiamo che sia interessante quest’approccio poiché oggigiorno in quanto architetti ci troviamo sempre più spesso con un programma imposto dal committente; questo non permette sempre di rispondere alle problematiche che sarebbe opportuno affrontare. Con questa ricerca abbiamo cercato di ottenere le basi per il lavoro progettuale. Abbiamo sviluppato uno strumento che ci sia il più possibile utile per il proseguito del progetto e che possa diventarne il filo conduttore. Cercando di avere una visione più accademica, abbiamo svolto dei temi e delle riflessioni di carattere generale che potranno essere riprese in altre occasioni. Infine, siamo contenti in quanto quest’esperienza ci permette di conoscere Como; non solo la zona Ticosa, soggetto del progetto d’architettura, ma anche l’insieme della città. 3 INTRODUZIONE Metodo di lavoro: le schede In questa ricerca teorica che precede la progettazione pratica, abbiamo redatto un’analisi di Como che ci permetta di capire e scoprire una gran quantità di caratteristiche legate a questa città. La volontà è stata di sintetizzare diverse tematiche inerenti la storia, l’evoluzione urbana, il contesto urbano, l’industria e l’area di progetto. Questa scelta nasce dal presupposto che non ci interessava svolgere una ricerca monotematica su di un tema ben preciso, ma piuttosto eravamo propensi ad acquisire una conoscenza complessiva della città di Como e del tema scelto. Questo modo di procedere potrebbe portare ad un risultato incompleto visto l’impossibilità d’approfondire nei dettagli tutte le tematiche scelte, ma siamo tuttavia certi che questo metodo di lavoro ci ha portato ad una visione d’insieme che riteniamo indispensabile per il proseguito della progettazione. Spesso, quando si comincia un progetto in una città poco conosciuta, il primo passo è sempre quello d’informarsi il più possibile piuttosto che approfondire un aspetto particolare. La struttura di questa ricerca è chiaramente scandita dalla presenza di una gran quantità di schede tematiche che toccano gli argomenti accennati nel paragrafo precedente, che saranno analizzati in dettaglio nel prossimo capitolo. La scelta della scheda come strumento di lavoro è dettata da una volontà di sintetizzare il più possibile le varie problematiche. Ci siamo posti anche se a volte con difficoltà, l’obiettivo di concentrare le informazioni essenziali, tratte da più fonti, in uno spazio limitato (un foglio A3). Questa sintesi permette di non appesantire il lavoro e rende la lettura più piacevole. Oltretutto grazie all’indipendenza delle schede il lettore può scegliere liberamente il percorso della propria lettura in base ai suoi interessi e le sue conoscenze. Ciò dà la possibilità di accedere direttamente ad una problematica precisa senza dover obbligatoriamente immergersi in una lunga lettura per trovare alcune informazioni. Infine riteniamo giusto premettere che questo metodo di lavoro dà una conoscenza solo parziale. Le schede devono 4 dunque essere interpretate come punto di partenza o spunto per un personale approfondimento. Secondo noi questo procedimento è, e dovrebbe essere intrapreso ogni qual volta si comincia un nuovo progetto d’architettura. Si può parlare di “metodo progettuale” poiché paragonabile all’approccio che si ha quando s’inizia un progetto. Temi delle schede Come detto in precedenza, con queste schede abbiamo trattato più tematiche nell’ottica di ottenere una panoramica generale. Alcune sono legate alla storia, altre legate piuttosto alla comprensione della situazione attuale del sito Ticosa e altre ancora più teoriche, di riflessione e di ragionamento. STORIA Abbiamo sviluppato delle schede legate alla storia vista come strumento di comprensione di una città e di un determinato periodo. Ad esempio abbiamo cercato di spiegare in una scheda lo sviluppo della città a partire dalla sua nascita mentre in altre come si è evoluta l’architettura industriale in Europa e a Como. Come sostiene A. Rossi “il metodo storico sembra quello capaA. Rossi, “L’architettura della città”, Città Studi Edizioni, Milano 1995, pag. 173. _________________________________ 1 ce di offrirci la verifica più sicura di qualsiasi ipotesi sulla città; la città è di per se stessa depositaria di storia” 1. Egli sostiene inoltre che il metodo storico può essere trattato da due punti di vista dipendenti uno dall’altro. “[...] il primo riguarda lo studio della città come manufatto materiale, un manufatto, la cui costruzione è avvenuta nel Ibidem, pag. 173. _________________________________ tempo e del tempo mantiene le tracce, sia pure in modo 2 discontinuo” 2. Viene qua ribadita l’importanza della storia; attraverso il “metodo storico” è possibile una comprensione della città. Dunque “le città sono il testo di questa storia […] si offrono a noi attraverso dei fatti urbani dove è preminente Ibidem, pag. 173. _________________________________ 3 l’elemento storico” 3. L’importanza “dell’elemento storico” è stata sviluppata da Rossi nella sua teoria delle permanenze che prende spunto dagli scritti di Marcel Poète. Rossi scrive che “le persistenze sono rilevabili attraverso i monumenti, i segni fisici del passato, ma anche attraverso la persistenza dei tracciati e del piano [...] le città permangono sui loro assi di sviluppo, mantengono la posizione dei loro tracciati, crescono 5 secondo la direzione e con il significato di fatti più antichi, spesso remoti, di quelli attuali. A volte questi fatti permangono essi stessi, sono dotati di una vitalità continua, a volte si spengono; resta allora la permanenza della forma, dei segni Ibidem, pag. 56. _________________________________ 4 fisici, del locus. La permanenza più significante è data quindi dalle strade e dal piano.” 4 1. Firenze: la permanenza del piano (A. Rossi, “L’architecture de la ville”, L’Equerre, Paris 1981). “Il secondo punto di vista riguarda la storia come lo studio del fondamento stesso dei fatti urbani; e della loro struttura […] riguarda direttamente non solo la struttura materiale della città, ma anche l’idea che noi abbiamo della città come sintesi Ibidem, pag. 174. _________________________________ di una serie di valori. Esso riguarda l’immaginazione collet- 5 tiva.” 5 SITO Attraverso alcune schede abbiamo sperimentato le possibilità che ci offre il sito da noi scelto. Queste ci hanno permesso 6 una miglior comprensione del luogo, delle sue problematiche, e degli edifici esistenti attraverso il metodo del “collage” e il metodo del confronto. In un primo tempo abbiamo inserito frammenti urbani diversi all’interno della parcella. Abbiamo operato diversi tipi di “collage” (schede 10, 11 e 12): § “collage” con frammenti urbani ben distinti della città di Como § “collage” con frammenti di altre città § “collage” con frammenti di città “utopiche” o progetti significativi Questo lavoro di sperimentazione ci permette un’analisi completa del sito. L’obiettivo è, infatti, quello di capire le dimensioni della parcella, la sua geometria e il suo contesto. 2. Copertina Lotus International no. 36 Un lavoro simile è stato realizzato da Rem Koolhaas per il quartiere nord d’Amsterdam. In questo lavoro d’analisi sono proposti diversi tipi di tessuti all’interno della stessa area. È sempre proposta la stessa situazione in pianta e in assonometria. È interessante notare come alcuni progetti fanno risaltare 7 molto la geometria dell’area ed altri invece sembrano integrarsi maggiormente. Si capiscono abbastanza rapidamente quali sono i vantaggi di una soluzione e quali invece gli inconvenienti. Certe varianti o soluzioni posso apparire utopiche, ma ciò che importa è che sono rivelatrici di determinate caratteristiche e permettono il confronto con altre ipotesi. Il metodo del “collage” era utilizzato anche da C. Rowe nel gioco “plan game” che faceva con i suoi colleghi: “On prenait une grande feuille de papier à dessin vierge et on se mettait à dessiner à tour de rôle des plans de bâtiments, réels ou imaginaires. Colin commençait par exemple par le plan de Villa Madama, puis Bernard enchaînait avec celui de la villa Gage de Wright, etc… Cela durait toute la nuit et au petit jour, la C. Rowe e F. Koetter, “Collage City”, In folio, 2002. _________________________________ 6 feuille était remplie de plans de différentes époques, auxquels se mêlaient également beaucoup d’hybrides”.6 3. “The plane game” 1954-1956 (C. Rowe e F. Koetter, “Collage city”, In folio, 2002). 8 Nel suo libro “Collage City” del 1978 C. Rowe spiega che “le collage, recrute des objets ou les extrait de leur contexte, est Ibidem, pag. 191. _________________________________ (à l’heure actuelle) le seul moyen d’aborder le problème de 7 l’utopie et/ou de la tradition” 7. In seguito ripropone la definizione del “collage” secondo S. Johnson: “une sorte de discordia concors; une combinaison d’images dissimilaires, ou une découverte de ressemblances occultes dans des choses appa- Ibidem, pag. 188. _________________________________ 8 remment dissemblables”.8 Il metodo del “collage” mette in relazione oggetti che apparentemente non hanno legami, si cerca quindi di trovare nuovi rapporti. Attraverso il progetto si vuole, infatti, ottenere un dialogo tra ciò che è nuovo e ciò che già esiste, tra il progetto e la città. Non si tratta secondo noi quindi di fare un esercizio fine a se stesso, ma di percorrere diverse strade per capire meglio ciò che ci dice il luogo e magari fare riaffiorare qualche caratteristica che era rimasta nascosta. In seguito abbiamo proposto delle schede che mettono a confronto gli edifici del sito (che abbiamo intenzione di ristrutturare) con altri progetti conosciuti ed un’altra ancora che propone il confronto dell’intera area con degli spazi pubblici (schede 13 e 14). Queste schede permettono una comprensione della dimensione degli oggetti e della zona sulla quale stiamo lavorando. Si può senz’altro dire che l’edificio è lungo x metri, tuttavia se diciamo per esempio che è lungo come x volte un progetto conosciuto la dimensione è secondo noi meglio percepita e capita. Durante quest’analisi non abbiamo dato delle risposte precise, ma abbiamo piuttosto cercato di rispondere a delle domande del tipo: lungo come? Largo come? Alto come? Il conosciuto libro di Jean-Nicolas-Louis Durand “Recueil et parallèle des édifices de tout genre, ancien et modernes” consacra diverse tavole che assemblano una grande quantità di esempi architettonici di diverse epoche e luoghi disegnati alla stessa scala. Jacques-Guillaume Legrand spiega bene lo scopo di queste tavole: “Pour démêler (les) vrais principes, pour les démontrer d’une manière incontestables, on doit les faire jaillir du rapprochement de tous les Monuments qui méritent d’être connus; ces Monuments doivent être placés dans un ordre simple et clair, qui rende leur comparaison facile, indique leur origine, 9 J. G. Legrand, “Essais sur l’histoire générale de l’architecture, pour servir de texte explicatif au Recueil et parallèle des édifices de tout genre, ancien et modernes (…) par J.N.L. Durand 1809, pp. 38-39”. Tratto da: J. Lucan, “Théories de la composition architecturale”, EPFL-DA-ITHA, Mars 2000. _________________________________ 9 leur perfection, leur décadence. En cherchant alors parmi ces principes quels sont ceux communs à tous les genre d’architecture, ou seulement particulier à quelques-uns, l’œil exercé pourra facilement choisir celui qui doit mériter la préférence, dans quel cas il est juste de la lui accorder.” 9 4. J. N. L. Durand, confronto tra edifici, tavola 2: Templi romani (J. Lucan, “Théories de la composition architecturale”, EPFL-DA-ITHA, Mars 2000). Il “Recueil et parallèle des édifices de tout genre, ancien et modernes” è stata un’importante opera di riferimento per molti architetti. Eugène Beaudouin ad esempio ripropone questa lezione con degli spazi pubblici ridisegnati anch’essi alla stessa scala. Fernand Pouillon, suo allievo, apprezzava questi paragoni e spiega: In “indiscutablement les architectes se sont laissés manœuvrer ...mais il étaient content” entretient de F.Pouillon avec F. Dubor et M. Reynaud (12 juin 1985), Paris, éditions Connivences, 1988,p.27. Tratto da : J. Lucan, “Fernand Pouillon architecte”, Editions du Pavillon de l’Arsenal, Paris 2003. _________________________________ 10 “[…] quand c’était une place, on mettait en parallèle la place Vendôme, la cour carré du Louvre, la place Saint-Marc, quelques références comme ça, la Piazza Navona, etc. […] Moi, j’aimais ça chez lui, cette espèce de recherche de la vision à travers des exemples.” 10 10 5. E. Beaudouin, confronto tra spazi pubblici (J. Lucan, “Fernand Pouillon architecte”, Editions du Pavillon de l’Arsenal, Paris 2003). In conclusione, si può considerare che spesso i commenti ai “collages” (schede 10, 11, e 12) o ai “confronti dimensionali” (schede 13 e 14) sono meno parlanti dell’immagine stessa. Abbiamo cercato comunque di commentare i “collages” proposti nelle schede al fine di trarre delle indicazioni per la continuazione del progetto. TEORIA Abbiamo sviluppato dei temi più teorici che sono inevitabili quando si affronta una ristrutturazione. Queste schede ci hanno permesso di chiarificare il nostro punto di vista su alcune questioni teoriche e in particolare sul rapporto anticonuovo. Abbiamo toccato più temi: la memoria collettiva, il patrimonio, la conservazione, il monumento, il restauro filologico, il restauro critico. Con queste schede abbiamo cercato di dare le basi teoriche per il progetto d’architettura. 11 RIVALORIZZAZIONE DELLA “TICOSA” Introduzione Attualmente vi sono sempre più progetti che affrontano il tema della rivalorizzazione o del riutilizzo di edifici e siti industriali. Le industrie hanno subito in questi ultimi anni delle importanti modifiche e spesso hanno dovuto trasformarsi o delocalizzare il settore della produzione. In Europa, come in Svizzera, esistono ancora vaste aree occupate da industrie ormai in disuso. Inizialmente queste si trovavano all’esterno delle città, ma in seguito a causa del forte sviluppo urbano si sono ritrovate all’interno di esse. Ancora oggi esistono diversi siti industriali in zona urbana che creano dei “vuoti” all’interno della città. Schede 7 e 8 _________________________________ Dopo aver visitato diversi siti industriali di varie città abbiamo scelto la Ticosa a Como, area industriale in contesto urbano, perché rispecchia meglio la problematica presente in molte città europee. Non da ultimo siamo stati stimolati dalla possibilità di conoscere la città di Como. Tesi È possibile attraverso un progetto d’architettura che risponde a delle esigenze contemporanee valorizzare un luogo e ricordarne la sua storia preservandone così la memoria collettiva? Ci sono delle alternative al restauro filologico attuato nel caso di monumenti storici? Ci sono alternative alla tabula rasa? È possibile un dialogo tra antico e nuovo? Queste sono alcune delle domande che ci accompagneranno durante il lavoro di diploma. Gli spazi pubblici comaschi e i loro edifici sono un esempio Schede 3, 4, 5 e 6 _________________________________ attuale di come la coesistenza di antico e nuovo sia possibile e inevitabile (vedi schede Duomo, San Fedele, Castello, sintesi Duomo-Castello). Nella scheda sull’evoluzione della città si può notare che a Como questa caratteristica è stata aiutata Scheda 1 _________________________________ anche dalla morfologia della convalle che ha imposto uno sviluppo “su se stessa” provocando il dialogo tra antico e nuovo. Pensiamo inoltre che esso sia auspicabile ed indispensabile Scheda 20 _________________________________ perché è un modo per preservare la memoria collettiva (vedi scheda sulla memoria collettiva e il patrimonio industriale). Dopo aver capito l’importanza del rapporto antico-nuovo biso- 12 gna ancora capire cosa è un monumento e quale è l’importanza di un suo restauro. Secondo l’art. 1 della Carta Internazionale per la conservazione ed il restauro dei monumenti e dei siti (Carta di Venezia, 1964), “la nozione di monumento storico comprende tanto la creazione architettonica isolata quanto l’ambiente urbano o paesistico che costituisca la testimonianza di una civiltà particolare, di un’evoluzione significativa o di un avvenimento storico. Questa nozione si applica non solo alle grandi opere ma anche alle opere modeste che, con il tempo, Scheda 8 _________________________________ abbiano acquistato un significato culturale”. Non possiamo certo dire che i due edifici presenti sul sito (che abbiamo intenzione di ristrutturare) siano delle “grandi opere”, ma come abbiamo appena visto, nella definizione di monumento storico non sono escluse le “opere modeste”. Questi due edifici non sono da considerarsi quali monumenti storici, ma sono caratteristici di un linguaggio costruttivo dell’inizio Novecento presente in gran parte dell’Europa. Sono quindi delle costruzioni “modeste” ma tuttavia rappresentative e aventi un valore spaziale. La loro conservazione è il punto di partenza per la rivalorizzazione della zona industriale Ticosa. Secondo Schede 17 e 19 _________________________________ noi questo sito è un’opportunità per ricordare la grande tradizione comasca nell’industria serica (vedi schede architettura industriale e tipologia architettonica dell’industria serica) e allo stesso tempo rispondere alle attuali esigenze della città. In questi paragrafi abbiamo sostenuto la tesi che è possibile il dialogo tra nuovo e vecchio e che quest’ultimo, attraverso il restauro degli edifici esistenti, è la soluzione più idonea per far riaffiorare la memoria collettiva. Questa tesi potrà essere dimostrata e suffragata o al contrario confutata e rigettata, ma questo potrà avvenire solamente dopo una verifica ottenuta attraverso il lavoro progettuale. Queste nostre preoccupazioni, il rapporto antico-nuovo e la questione del restauro, sono state affrontate da G. Grassi nel suo scritto “Un parere sul restauro”. Qui di seguito riproponiamo delle sue riflessioni che possono adattarsi alla nostra situazione e permettono anche di chiarificare il tema in questione: “[…] mi riferisco piuttosto a quella parte del patrimonio architettonico che sembra aver perduto col tempo un suo ruolo riconoscibile […]. Ruolo che è andato perduto per motivi diversi: per le vicende storiche, per i danneggia13 menti, per le trasformazioni, per i restauri anche, che l’hanno falsificato, reso irriconoscibile […]. Mi riferisco cioè prevalentemente alle rovine, ai frammenti, alle sovrapposizioni, etc., a tutto quanto si pone cioè come un problema aperto a risposte diverse, a tutto quanto «per essere di nuovo», presuppone una risposta architettonica, un progetto architettonico (e in questo senso che si tratti di un edificio o di un pezzo di città non fa nessuna differenza). Per dirla un po’ schematicamente, quasi sempre in questi casi il manufatto antico da un lato appare come una cosa perduta, finita, caduta appunto in rovina, isolata, estranea alla vita quotidiana, dall’altro lascia apparire invece con evidenza la sapienza costruttiva, la coerenza dei mezzi, delle tecniche, dei materiali, la maestria esercitata, ecc., il suo essere cioè ancora una «lezione di architettura». […] il manufatto caduto in rovina, ridotto a frammento, ecc. fa vedere proprio in questo suo ultimo stadio una sorta di recuperata incompiutezza, come una nuova disponibilità, fa apparire cioè di nuovo le risposte possibili connesse alla generalità di quella sua risposta. […] lavorare su manufatti che si trovano in questo stato significa quasi sempre lavorare su opere che appaiono ancora, per una qualche ragione, incomplete, che non hanno esaurito la loro risposta, che presentano ancora o di nuovo i loro problemi aperti: manufatti che ci appaiono cioè ancora come dei progetti. In questi casi straordinari il nostro lavoro ha la possibilità di entrare a far parte, per così dire, di un lavoro già iniziato, più antico, più autorevole ed ampio. […] secondo me è particolarmente importante, in senso generale e anche in senso proprio didattico, specialmente oggi, per il nostro lavoro di architetti il lavorare su antiche strutture, su antichi progetti. Ed ecco anche perché un antico manufatto che si trova in queste condizioni deve non sopravvivere artificialmente come si vorrebbe da più parti (la «conservazione» a ogni costo), ma recuperare, ritrovare la sua ragione di essere come architettura; non ultimo perché possa diventare la stessa ragione del nostro lavoro su quel medesimo oggetto, cioè la ragione di essere del progetto. […] Negli esempi migliori, nei casi che considero più riusciti, più «giusti», pur muovendosi sempre il lavoro del progetto intorno alla qualità specifica del manufatto antico, alla sua esibita maestria, sempre vincolato alla sua legge, sempre cercando d’imparare e benché di fatto, tecnicamente, sia sempre il nuovo che si aggiunge al vecchio nel progetto, quello che appare alla fine è invece proprio il contrario. Alla fine sembra sempre che sia il vecchio ad aggiungersi al nuovo, come per completarne la risposta (dalla facciata di Santa Maria Novella al tempio Malatestiano, per restare all’Alberti). Probabilmente alla fine è questo il risultato apparente proprio perché sono tanto cambiate le condizioni del vecchio, gli obiettivi dell’uno e dell’altro si sono a tal punto confusi e sovrapposti, che, senza perdere la sua verità, la sua singolarità, ecc. G. Grassi, “Un parere sul restauro”. Tratto da: G. Crespi e S. Pierini, “Giorgio Grassi: I progetti, le opere e gli scritti”, Electa, Milano 1996, pag. 406. _________________________________ 11 pur rimanendo sempre se stesso, è il vecchio in realtà che diventa l’elemento veramente nuovo del progetto: la pietra di paragone del progetto trasformata in pietra della sua costruzione.” 11 14 Ipotesi urbanistica Scheda 9 _________________________________ Nella scheda 9 (schema viario ed urbano) ci siamo soffermati sulla situazione viabilistica dell’area Ticosa. Abbiamo schematizzato gli elementi singolari e stabili che caratterizzano la zona e che possono dare uno spunto per la fase progettuale. Siamo coscienti che generalmente un’analisi urbanistica e viabilistica può essere un progetto a se stante che richiede delle analisi più approfondite, tuttavia grazie alla schematizzazione fatta nella scheda possiamo ipotizzare un approccio urbanistico. Attualmente la zona Ticosa è inglobata tra due assi stradali, la Tangenziale ad est (viale Innocenzo XI) e la via Regina ad ovest. Sulla Tangenziale sboccano perpendicolarmente più strade provenienti dalla centro città ma solo due di esse trovano una continuità nella fascia della zona industriale (schema.1). Schema 1 Schema 2 15 Oggi l’intera zona Ticosa è divisa trasversalmente in due punti e non presenta alcuna penetrazione longitudinale. Le poche strade longitudinali presenti all’interno dell’area sono private o di servizio. La nostra intenzione è di creare delle nuove cesure all’interno dell’area Ticosa in continuità con le strade provenienti dal centro città (schema 2). Questo permette di dividere in più parti la vasta zona industriale diminuendone la sua dimensione e facilitando il lavoro all’interno delle singole parti. Pensiamo inoltre che questa soluzione permette di mantenere il carattere industriale dell’area che presenta una parcellazione e una morfologia di grandi dimensioni. L’attitudine di “taglio trasversale” cerca di sposarsi con quest’ultima caratteristica e cerca di non snaturare la forma del tessuto. Gli schemi A, B e C mostrano bene come il nostro intervento [B] rimane in linea con la situazione attuale [A] mentre come una soluzione di “taglio longitudinale” [C] appare incoerente rispetto alla forma del tessuto industriale. A B C 16 Tuttavia è opportuno aggiungere che vi saranno sicuramente delle strade longitudinali all’interno della Ticosa, ma esse non risulteranno caratterizzanti per la divisione parcellare dell’area industriale. Programma Schede 2, 10, 15 e 16 _________________________________ Se sono prese in considerazione diverse schede (2, 10, 15 e 16) si può cominciare a trarre delle considerazioni di carattere indicativo sul programma futuro nella zona industriale Ticosa. Ovviamente non esiste un approccio scientifico che permetta di definire con esattezza quale sia il programma più atto a quest’area. Alcune tematiche da noi affrontate ci permettono di ipotizzare un programma, non ancora del tutto definitivo, che sarà il punto di partenza per il progetto d’architettura. Scheda 20 _________________________________ Attraverso la scheda 20 abbiamo approfondito i temi della memoria collettiva e del patrimonio industriale. Questi ci sembrano di fondamentale importanza per difendere la nostra ipotesi, secondo la quale consideriamo che i due edifici industriali Schede 8 e 19 _________________________________ (edificio ad U e edificio Santarella, presentati nella scheda 8 e 19) presenti ancora oggi sulla zona industriale Ticosa non devono essere distrutti ma rivalorizzati. A nostro avviso queste due costruzioni sono oggetti che fanno ormai parte della memoria collettiva dei comaschi e rappresentano una fetta di patrimonio industriale che sta lentamente scomparendo. Tuttavia Como è ancora considerata la città della seta; il suo passato è impregnato dall’attività serica ancora oggi presente grazie, Schede 18 e 19 _________________________________ ad esempio, alla Scuola di Setificio, agli atelier che producono i disegni per le stampe e ad un Museo. Al fine di approfondire il tema dell’industria serica a Como, nelle schede 18 e 19 abbiamo trattato la storia della Tintoria Comense e la storia Scheda 20 _________________________________ “dell’architettura serica” comasca (chiamata poi Ticosa). Come specificato nella scheda 20 la nostra volontà è di intervenire sugli edifici esistenti attraverso un restauro critico. Cioè non intendiamo fare tabula rasa o procedere ad un restauro filologico conservatore ma, per contro, vogliamo proporre un progetto che possa conciliare vecchio e nuovo. Con il nostro intervento sull’esistente non vogliamo alterare il carattere delle costruzioni e dunque la volontà è di conservare i valori spaziali ed il suo carattere. Per questo motivo rifiutiamo in partenza 17 l’ipotesi di un possibile programma, all’interno dei due edifici industriali, quale uffici o abitazioni poiché esigerebbe dei notevoli cambiamenti a livello spaziale. Inoltre partiamo dal presupposto che la nuova funzione non necessiti grandi sforzi a livello tecnico. Queste motivazioni ci portano a proporre un programma, come può essere quello degli spazi espositivi, che non snaturi lo spazio di questi due edifici. Dopo aver enunciato i punti fondamentali della nostra presa di posizione, possiamo ora descrivere il programma del progetto d’architettura per la rivalorizzazione della zona industriale Ticosa. MUSEO DELLA SETA Come già accennato precedentemente Como è considerata la città della seta. Oggi essa dispone di un Museo didattico della Seta ma esso si trova relegato nei seminterrati della Scuola di Setificio e non dispone di molto spazio. Inoltre la sua posizione non è delle più favorevoli, vista la sua ubicazione e la sua posizione nel contesto urbano. L’attuale museo dispone di una grande quantità di materiale da esporre (materiale cartaceo, oggetti e antichi macchinari) ma momentaneamente esso si trova in gran parte nei magazzini a causa della mancanza di spazio. Proponiamo dunque la rilocalizzazione dell’attuale Museo della Seta visto i suoi problemi. Inoltre la struttura dell’edificio ad U si presta particolarmente ad un programma di questo tipo (vedi paragrafi precedenti). Bisogna ancora specificare che un tale programma permetterebbe di far rivivere la zona Ticosa attirando un gran numero di visitatori e permetterebbe di miScheda 15 _________________________________ gliorare la relazione di quest’area con il resto della città (vedi scheda 15). SPAZI ESPOSITIVI Questo programma è in relazione diretta con quello del Museo della Seta e permetterebbe di instaurare delle ulteriori sinergie all’interno della zona Ticosa. L’idea principale è di approfittare al massimo della potenzialità proposte dagli spazi dei due edifici da rivalorizzare. L’edificio ad U è caratterizzato da una trama strutturale molto interes18 sante mentre l’edificio Santarella dispone di una potenzialità Schede 8 e 19 _________________________________ spaziale caratterizzata dalla sua grande altezza (vedi schede 8 e 19). Partendo da questi presupposti vogliamo utilizzare l’esistente per proporre una nuova attività, e dimostrare che si può intervenire con una funzione contemporanea diversa rispetto a quella originaria. Questi spazi espositivi potrebbero essere utilizzati per esposizioni temporanee, per ricevere la fiera della seta (che si svolge annualmente) o per altre fiere di tipo commerciale. Anche questo programma permetterebbe un aumento del flusso di gente verso questa zona della città. SPAZIO PUBBLICO Vista la scelta del museo e degli spazi espositivi la progettazione di uno o più spazi pubblici si rivela di fondamentale importanza. Lo spazio pubblico è l’elemento che permette di collegare i vari programmi presenti all’interno dell’area Ticosa (compresi S. Abbondio e il Cimitero Monumentale) e di risolvere la differenza di livello fra la Tangenziale e la ferrovia. Questo programma permette inoltre di accentuare ancor più il carattere pubblico dell’area Ticosa facendola divenire una zona Scheda 2 _________________________________ molto frequentata e ricreando una relazione con la città. Nella scheda 2 abbiamo individuato e analizzato i vari spazi pubblici della città di Como, quelli a carattere minerale e quelli naturali. Si può notare che il “minerale” si trova nella città murata mentre il “naturale” esclusivamente all’esterno del centro storico. Dall’analisi si può ancora vedere che i principali spazi pubblici di Como si concentrano verso il lago mentre nella parte meridionale della città sono poco presenti. Gli schemi presenti nella scheda riassumono le relazioni fra i vari spazi minerali e vegetali che si succedono lungo percorsi differenti. Il progetto di spazio pubblico che abbiamo intenzione di proporre è di tipo naturale, giardino o parco. Tuttavia il carattere minerale sarà presente e permetterà di valorizzare determinate zone e di definirne i limiti. La volontà è di creare una zona di verde fra la città e la montagna: in altre parole permettere alla natura delle montagne, che è visibile da qualsiasi punto della città, di “penetrare” nel contesto urbano. Questo spazio pubblico inoltre concede un respiro al Cimitero Monumentale e potrebbe diventarne la sua futura entrata. 19 AUTOSILO, PARCHEGGI Oggi la zona Ticosa è utilizzata come parcheggio in attesa di una sua futura rivalorizzazione. È importante premettere che la città di Como a scelto la filosofia di chiudere al traffico tutta la città murata aumentando però in questo modo il bisogno di parcheggi all’esterno delle mura. Ci sembra dunque opportuno riproporre i parcheggi oggi esistenti proponendo una soluzione che possa abbinarsi anche alle esigenze dei nuovi programmi. Inoltre, questo programma potrebbe rivelarsi di fondamentale importanza durante la fase di progettazione divenendo elemento compositivo. Potrebbe permettere di risolvere più problemi come ad esempio la geometria irregolare del sito o la definizione dei limiti. ZONA RESIDENZIALE Schede 9, 10, 11 e 12 _________________________________ Le schede 9, 10, 11 e 12 permettono di capire, grazie ad una serie di “collages”, l’interazione di differenti tessuti urbani all’interno della zona Ticosa. Una densificazione residenziale permetterebbe di assicurare una continuità col tessuto della città, ma allo stesso tempo ridurrebbe il carattere industriale del sito. Secondo il nostro punto di vista questo modo di procedere farebbe quindi svanire la memoria collettiva e renderebbe più difficile il ricordo della storia del luogo. Tuttavia è ipotizzabile che una parte della zona Ticosa sia adibita alla residenza. Essa permetterebbe di ottenere delle relazioni col contesto esistente e, come nel caso dell’autosilo, potrebbe aiutare nella definizione dei limiti. Scheda 16 _________________________________ Possiamo concludere questo capitolo facendo riferimento alla scheda sui concorsi sull’area Ticosa. È interessante notare come molte delle nostre proposte sono confermate dalle varie idee dei progetti in concorso: § il programma della zona residenziale e degli spazi di parcheggio è stato affrontato da tutti gli architetti, ma in ogni progetto in modo differente § la volontà di creare una zona “verde” fra montagna e città, che nel nostro caso si traduce nel programma dello spazio 20 pubblico, sembra aver influito in maniera preponderante sul progetto degli architetti Gabetti e Isola § l’idea di proporre uno spazio pubblico nella zona sud della Ticosa era presente anche nel progetto di Snozzi al fine di valorizzare e mettere in relazione gli edifici esistenti sull’area § infine, più architetti proponevano, come futura attività all’interno dell’edificio ad U, un mercato coperto. Sicuramente questa proposta si ricollega ai ragionamenti precedenti inerenti le potenzialità degli spazi di questo edificio e all’idea di rivalorizzarli (tutti gli architetti hanno proposto il mantenimento dell’edificio ad U). 21 CONCLUSIONE Per il momento pensiamo sia prematuro trarre delle conclusioni definitive riguardo le possibili soluzioni delle problematiche che può presentare un’area industriale in contesto urbano. Con questa ricerca siamo riusciti ad individuare alcune questioni che ci sembrano fondamentali ma, come già spiegato in precedenza, solo il progetto d’architettura potrà dimostrare in modo completo se vi siano delle possibili soluzioni. Non è nostra intenzione dilungarci troppo su quanto è stato scritto nelle pagine precedenti, ma vogliamo comunque ricordare quali sono le principali preoccupazioni: come “rilegare” una zona industriale al resto della città, come si può definire e trovare un adeguato programma per un sito, e principalmente come intervenire sull’esistente e come deve essere trattato il rapporto tra vecchio e nuovo. Le riflessioni sin qui emerse ci accompagneranno ancora nella seconda parte del nostro lavoro di diploma e verranno, grazie ad esso, approfondite per trarre delle conclusioni definitive. 22 DESCRIZIONE DEL PROGETTO Ipotesi urbanistica e programma Nella prima parte della ricerca teorica avevamo proposto un’ipotesi urbanistica che permettesse di valorizzare la forma e la geometria della zona industriale Ticosa e allo stesso tempo di facilitare il lavoro progettuale su un’area di grandi dimensioni. L’attitudine di “taglio trasversale” che avevamo proposto consisteva nel creare delle nuove cesure all’interno della Ticosa in continuità con le strade provenienti dal centro città (vedi pag. 15). Nelle fasi iniziali di progettazione ci siamo basati su questa ipotesi che ci ha dato spunti interessanti, in seguito ci siamo distaccati da questo approccio per cercare di rimanere il più realisti possibile. Il progetto da noi proposto non presenta dunque nessuna ulteriore cesura viabilistica all’interno della Ticosa ma riteniamo comunque che sia ancora un’ipotesi possibile in uno sviluppo futuro della zona industriale. Per quel che concerne il programma abbiamo sviluppato le proposte enunciate nella parte teorica: il mercato coperto, il museo della seta, degli spazi espositivi, una zona residenziale (casa dello studente) e una serie di spazi pubblici che si sono rilevati elementi primari del progetto. Più volte ci siamo trovati di fronte alla situazione in cui si potevano fare delle ipotesi utopiche che avrebbero portato ad una lettura più facile delle nostre intenzioni progettuali; ciononostante nella fase di progettazione il nostro approccio è stato il più razionale e realista possibile. Il nostro intervento è scaturito sempre da una situazione esistente alla quale abbiamo risposto in maniere differenti cercando di non proporre delle soluzioni irrealizzabili. Per questo motivo abbiamo agito sempre in maniera puntuale e mirata nei luoghi strategici della zona Ticosa cercando di non alterarne il suo carattere. Possiamo dire che il progetto proposto per la rivalorizzazione della Ticosa è facilmente realizzabile in varie tappe senza per questo pregiudicarne la buona riuscita totale. I vari elementi fondatori del progetto, che spiegheremo qui di seguito, possono rappresentare una di queste tappe visto che hanno una logica propria. 23 Passeggiata e muro di sostegno Nella parte nord della zona industriale Ticosa è presente un’imponente muro di sostegno, alto circa dieci metri, che delimita i binari delle Ferrovie dello Stato. Su questo livello (+10m) attualmente vi sono dei binari in disuso (vecchio scalo merci) e delle sterpaglie. L’idea progettuale alla scala della città è quella di riorganizzare, per mezzo di un viale alberato, questa zona e di creare nello stesso tempo un legame tra la stazione ferroviaria (zona nord della Ticosa) e la parte sud della Ticosa; caratterizzata dalle presenze della chiesa Sant’Abbondio, del cimitero monumentale e del nuovo programma. Per permettere questo legame abbiamo inoltre proposto il prolungamento del muro di sostegno nella parte sud della zona industriale facendolo diventare elemento fondatore dell’ intervento progettuale e proponendo un nuovo spazio pubblico davanti al cimitero. Il massivo muro di sostegno esistente nella parte nord è in pietra. Quello da noi progettato entra in dialogo con quello esistente per quanto riguarda la sua imponenza e la sua percezione ma è concepito in cemento armato lavato per delle questioni economiche e di facilità di costruzione. Al fine di percepirlo indipendente e continuo non è mai a contatto diretto con le nuove costruzioni. Spazi pubblici La parte centrale della zona industriale Ticosa è caratterizzata dalla presenza di una sorta di “villaggio industriale”. Si trovano edifici su più piani, appartenenti alla stessa famiglia architettonica dell’edificio ad U situato nella parte sud, e una grande quantità di corpi a “sheds” che riempiono lo spazio residuo fra i vari edifici. La caratteristica principale di questa zona è la presenza di una strada di servizio che attraversa longitudinalmente l’intera parcella e permette di accedere agli edifici dall’interno della zona industriale. L’idea progettuale è di ristrutturare e riorganizzare questo spazio trasformandolo in spazio pedonale. Questa soluzione permette di spostare il flusso pedonale dalla Tangenziale, caratterizzata da un forte traffico, all’interno della parcella. Analogamente al muro di sostegno, proponiamo la continuazione di questo spazio pubblico minerale nella zona sud concepito quale mercato 24 coperto. In aggiunta alla passeggiata (+10m) e allo spazio del mercato coperto (+0m) abbiamo proposto un livello intermedio (tetto del mercato, +5m) che permette di collegare questi ultimi. Questo spazio funge da accesso agli edifici (uffici, museo della seta, spazi espositivi), da prolungamento del mercato e da luogo dal quale si può “contemplare” la vita del mercato. Scale urbane Come detto in precedenza il progetto è caratterizzato da una serie di livelli “urbani” che collegano la parte bassa della parcella (mercato) con la parte superiore (passeggiata alberata). La presenza di questo dislivello ha caratterizzato fortemente il progetto e il suo carattere di spazio urbano. Abbiamo proposto delle scale integrate nel muro di sostegno che permettono di collegare direttamente i due livelli e delle scale integrate negli edifici che hanno come scopo principale l’accesso sulla piattaforma. Questo sistema di scale permette da una parte di proporre un nuovo e più pratico accesso al cimitero monumentale e d’altra parte di rispondere parzialmente alla nostra ipotesi urbanistica permettendo una grande permeabilità della zona sud Ticosa e una continuità con il flusso proveniente dal centro città. Gli edifici Rispettando l’edificio ad U esistente, rappresentativo dell’industria tessile comasca, abbiamo proceduto a delle trasformazioni e delle aggiunte per fare in modo che possa rispondere alle nuove esigenze. La volontà non era quella di monumentalizzare l’edificio ad U ma di utilizzare le sue qualità volumetriche e spaziali per creare un tutt’uno con i nuovi edifici. Abbiamo reinterpretato, in un dialogo tra antico e nuovo, la trama dell’edificio industriale e l’abbiamo declinata nel progetto in modi diversi. L’intenzione principale era di preservare le proporzioni volumetriche e spaziali dell’edificio ad U. Per questo motivo abbiamo riproposto la larghezza della corte esistente per gli spazi del mercato coperto, utilizzando però una maglia strutturale differente in relazione al nuovo programma. Il medesimo approccio è stato utilizzato per le facciate frontali dei nuovi edifici, che riprendono la dimensione 25 di quelle dell’edificio industriale, ma scandite da una logica strutturale differente. I nuovi edifici si amalgamano nella logica “pilastrata” dell’esistente e formano un unico edificio dove è possibile percepire il nuovo e il vecchio ma dove il tutto ha una coerenza. Coerenza riscontrabile nella città di Como che evolvendosi su se stessa, propone il dialogo tra l’antico e il nuovo. 26 ANNESSI 27 BIBLIOGRAFIA Bibliografia inerente la ricerca - “Carta Internazionale per la conservazione ed il restauro dei monumenti e dei siti”, Venezia 1964. - G. Crespi e S. Pierini, “Giorgio Grassi: I progetti, le opere e gli scritti”, Electa, Milano 1996. - J. 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