K. Atkinson: Vita dopo vita,Dalla teoria della relatività alla teoria dei

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K. Atkinson: Vita dopo vita
Vita dopo vita della scrittrice scozzese Kate Atkinson è la
versione letteraria dell’idea alla base del film Sliding
doors.
La vita di Ursula viene raccontata più volte, cambiando in
ciascuna volta un particolare che ne determina uno sviluppo
diverso.
Idea non originale in sé e funzionale al mezzo
cinematografico, la Atkinson ha provato a trasferirla in salsa
letteraria. Il risultato? Ho letto le prime cento pagine
sforzandomi, poi ho riposto il libro sullo scaffale della
libreria: troppo noioso.
Per dovere di cronaca vi dico che l’ambientazione è nella
prima metà del Novecento, il periodo delle due guerre,
raccontato con l’occhio femminile.
Cinzia Malaguti
Dalla teoria della relatività
alla teoria dei quanti
Il fulcro della teoria della relatività di Albert Einstein è
che lo spazio non è vuoto e nemmeno un qualcos’altro dal campo
elettromagnetico o gravitazionale: lo spazio e il campo sono
la stessa cosa, lo spazio è il campo. Lo spazio che ci appare
vuoto non è realmente vuoto, non è qualcosa di diverso dalla
materia: è una delle componenti “materiali” del mondo.
Altra idea centrale della teoria della relatività di Albert
Einstein è che lo spazio s’incurva là dove ci sia materia,
inoltre può distendersi, dilatarsi e incresparsi come la
superficie del mare; lo spazio è una delle componenti
“materiali” del mondo, cosicché a contatto con altra materia
cambia.
Ma non è solo lo spazio ad incurvarsi, è anche il tempo: il
tempo passa più velocemente in alto e più lento in basso,
vicino alla Terra.
Gli studi di Einstein e della comunità scientifica proseguono
e grazie alle prime intuizioni del fisico tedesco Max Planck,
Nobel per la fisica nel 1918, Einstein sviluppa <<… l’ipotesi
che l’energia di un raggio di luce non sia distribuita in
maniera continua nello spazio, ma consista invece in un numero
finito di “quanti di energia” che sono localizzati in punti
dello spazio, si muovono senza dividersi e sono prodotti e
assorbiti come unità singole>>. Nasce così la teoria dei
quanti grazie alla quale Einstein otterrà il premio Nobel nel
1921.
Werner Heisenberg, Nobel per la fisica nel 1932, svilupperà
ulteriormente la teoria dei quanti immaginando che gli
elettroni esistano solo quando qualcuno li guarda, o più
precisamente, quando interagiscono con qualcosa d’altro.
Inoltre, non è possibile prevedere dove un elettrone comparirà
di nuovo, ma solo calcolare la probabilità che appaia qui o
li.
Niels Bohr, fisico danese già Nobel per la fisica nel 1922, ha
poi ulteriormente sviluppato la teoria dei quanti e la
meccanica quantistica, senza la quale non esisterebbero i
transistor.
Allora, io credo che possiamo accettare l’idea che la realtà
sia solo interazione, ma è anche verosimile che la ricerca non
abbia ancora rivelato un pezzo della storia.
Cinzia Malaguti
Si può
cronico
vincere
il
dolore
Importante: quanto segue vuole essere un aiuto alla lotta
contro il dolore cronico, ma non si deve sostituire a visite
mediche specialistiche.
Il meccanismo alla base dell’insorgere di molti dolori fisici
e cronici sarebbe il risultato di una strategia di evitamento
in cui la rabbia accumulata nei processi inconsci, repressa
perché ritenuta sgradevole o insopportabile, cercando di
emergere alla coscienza, stimola i sintomi fisici.
I sintomi fisici allora sono giocatori nell’ambito di una
strategia progettata per tenere la nostra attenzione
concentrata sul corpo in modo da impedire che sentimenti
pericolosi emergano alla coscienza o in modo da evitare il
confronto con sentimenti non tollerabili.
E’ la rabbia repressa che stimola i sintomi fisici, quella che
non si vuole portare alla coscienza e che sembra avere queste
tre possibili origini:
quella che si è generata nell’infanzia e non è mai
sparita,
quella che è conseguenza di pressione auto-imposta, come
nelle persone fortemente motivate, perfezioniste o
buoniste,
quella che è la reazione alle pressioni reali della vita
quotidiana.
Occorre sottolineare che solo i sentimenti che la mente
percepisce come pericolosi, e che quindi reprime, inducono
reazioni fisiche.
Le prove cliniche e di laboratorio hanno dato elementi per
capire come i fenomeni emozionali possano causare reazioni
fisiche: sembra chiaro il coinvolgimento del sistema nervoso
autonomo che controlla le funzioni involontarie del corpo,
compresa la circolazione sanguigna. La cronica tensione
psicologica sembra causare una riduzione del flusso sanguigno,
anche se di poco, sufficiente a ridurre la disponibilità
d’ossigeno ai tessuti coinvolti: il risultato è il dolore. Si
può quindi ritenere che ad essere responsabili del dolore
siano i livelli ridotti di ossigeno.
Il Dott. John E. Sarno, professore di Medicina Riabilitativa,
in particolare si focalizza sul dolore lombare, alla schiena,
alle spalle, al collo, ai muscoli e ai tendini, di cui ha
esperienza clinica diretta.
Il dolore, la rigidità, il bruciore, il senso di pressione,
l’intorpidimento, il formicolio e la debolezza sarebbero
causati da una lieve deprivazione di ossigeno nei muscoli, nei
tendini o nei nervi colpiti caso per caso, causata dal
cervello. Il cervello avrebbe ritenuto opportuno ridurre il
flusso sanguigno verso queste aree, causando così il dolore,
quale distrazione per impedire che sentimenti inconsci potenti
come la rabbia repressa, considerati pericolosi
insopportabili, possano giungere alla coscienza.
o
Ecco allora alcune strategie di contrattacco per vincere il
dolore:
pensate coscientemente alla rabbia repressa e alle
ragioni di essa ogni volta che si è consapevoli del
dolore: concentrarsi sui sentimenti e pensieri
spiacevoli e che spaventano per togliere al dolore le
sue finalità;
parlate al vostro cervello; i pazienti del Dott. John E.
Sarno trattati con successo, hanno riportato che quando
sentono una fitta di dolore essi parlano o anche gridano
a sé stessi e il dolore scompare; dite alla vostra mente
che sapete cosa sta succedendo, che sapete che il dolore
fisico è innocuo, che serve a distrarvi dalla rabbia
repressa e che non siete più intenzionati a lasciarvi
distrarre o intimidire;
fate una lista scritta delle pressioni cui siete
sottoposti nella vostra vita, perché tutte
contribuiscono alla vostra rabbia interiore;
identificando e gestendo consciamente le fonti della
pressione, riducete il suo potenziale effetto negativo
nell’inconscio;
riflessione quotidiana per pensare a cosa occorre per
stare meglio.
Obiettivo di questo trattamento è modificare le reazioni della
mente inconscia agli stati emozionali.
Cinzia Malaguti
Bibliografia:
J.E. Sarno, Curare la mente per guarire il dolore, Cesena,
Macroedizioni, 2014
L. Bourbeau, Le 5 ferite e come guarirle, Torino, Edizioni
Amrita, 2002
M.
Vargas
Llosa:
L’eroe
discreto
Saper scrivere romanzi con il tratto della semplicità
letteraria e insieme dell’intensità di contenuto è un dono
riservato a pochi scrittori, uno di questi è Mario Vargas
Llosa, premio Nobel per la Letteratura 2010.
Ne L’eroe discreto intreccia le storie di due personaggi di
grande integrità morale, raccontandole su due piani narrativi
perfettamente scorrevoli e intriganti. Il finale è un po’
melenso, ma nel complesso il romanzo è affascinante.
Le due storie sono quella di Felicito, imprenditore di
autotrasporti ricattato e quella di Rigoberto, amico fedele
dell’anziano imprenditore assicurativo Ismael, pronto a
difendere la giusta causa contro l’arroganza. Le due storie
hanno in comune la lotta contro l’arroganza e la difesa dei
sani principi, ma anche il difficile rapporto genitori-figli
con deviazioni verso l’ingratitudine. La morale di fondo che
emerge è comunque positiva: nella vita le cose buone hanno
comunque un lato cattivo e quelle cattive un lato buono.
L’integrità di Felicito è quella dell’uomo che non si fa
mettere i piedi in testa, costi quel che costi, per potersi
chiamare un uomo, per non sentirsi una nullità.
L’integrità di Rigoberto è quella del valore dell’amicizia e
della difesa dei giusti contro l’arroganza, da qualunque parte
essa provenga.
L’eroe discreto è ambientato a Piura, sulla costa nel nord del
Perù, e a Lima, la capitale del Perù; Mario Vargas Llosa,
peruviano, attraverso le due storie, ci fa conoscere modi,
abitudini, cibi e bevande del Perù, cosicché lo trovo un
ottimo romanzo introduttivo ad una vacanza in Perù. Alcuni
esempi? Eccoli. La Ceviche è un piatto a base di pesce crudo
marinato nel limone, le Chifles sono fettine di banana verde
fritte e consumate come snack dolce o salato, gli Empanadas
sono fagottini di pasta ripieni di carne, verdure e formaggio,
il Seco de chabelo è un piatto a base di banana fritta, carne
secca, peperoni e coriandolo, il Tamal (o tamalito) è un
involtino di foglie di banano ripieno di mais, carne e
verdure, il Melcocha è un dolce al miele, la Lucuma è un
frutto di una pianta originaria delle valli andine peruviane,
ricco di amido e dal sapore molto dolce.
Woman
Wearing
a
Turban, dipinto di
Tamara de Lempicka
Ne L’eroe discreto si parla anche di arte, con dovizia di
particolari di Tamara de Lempicka, pittrice d’origine polacca,
appartenente alla corrente dell’Art Déco, di cui Rigoberto
sottolinea la sensualità dei ritratti femminili.
Ne L’eroe discreto si parla anche di Qi-gong, la pratica di
esercizi di meditazione d’origine cinese che tanto utili sono
al nostro protagonista Felicito; con essi egli vuole ritrovare
calma e concentrazione, il centro di sé, l’equilibrio.
Insomma, tanti buoni motivi per leggere L’eroe discreto di
Mario Vargas Llosa.
Cinzia Malaguti
Jesus Christ Superstar: il
Musical
Fare una recensione di Jesus Christ Superstar, un musical che
va in scena dal lontano 1971, non è facile se si vuole
aggiungere qualcosa alle tante recensioni che si trovano in
rete.
Provo allora a partire dalle emozioni suscitate per poi
sostare sull’evoluzione che lo spettacolo ha avuto nel corso
degli anni ed arrivare alle aspettative sul futuro di questo
spettacolo evergreen.
Nel musical Jesus Christ Superstar viene rappresentata
l’ultima settimana della vita di Gesù, narrata dalla
prospettiva di Giuda, evidenziandone il conflitto umano ed
ideologico con la potenza della musica rock.
Jesus Christ Superstar è un musical che non può lasciare
indifferenti, per la forza delle emozioni che il tema
religioso unito alla forza della musica e del canto suscitano
con generosità.
La prima rappresentazione di Jesus Christ Superstar risale al
1971 a Broadway, più di 40 anni fa, e continua ad andare in
scena, perché sono trattati temi universali, come l’amore, il
tradimento, l’ingiustizia, che affascinano tutti, atei o
credenti o agnostici, ma soprattutto perché le musiche, gli
attori e le scenografie sono davvero ai massimi livelli.
Nell’edizione 2014 ho apprezzato molto l’energia e la passione
interpretative di Feysal Bonciani, classe 1990, che ha
impersonato Giuda Iscariota; Feysal Bonciani ha sostituito
Carl Anderson, morto qualche anno fa di leucemia.
Nei panni di Jesus Christ il sempre bravo Ted Neeley, classe
1943, ma ancora in gran forma. Caratterizzante
l’interpretazione di Erode, gaudente re dei Giudei.
L’evoluzione di questo musical è nel rinnovamento delle
interpretazioni perché ogni attore ci mette un po’ del suo,
l’interpretazione viene sempre un po’ personalizzata dagli
attori, rinnovando continuamente lo spettacolo, pur nei limiti
del copione.
Cinzia Malaguti
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