Diapositiva 1

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Dono e sussidiarietà nella società
dopo moderna
Andrea Bassi
Dipartimento di Sociologia
[email protected]
1
I
Per una nuova epistemologia delle scienze
sociali
La filosofia anti-utilitarista
2
L’agire non utilitario
• Di recente si sono diffuse sempre maggiori insoddisfazioni e
disillusioni circa le rappresentazioni dell'uomo e della
società, oggi prevalenti sia in ambito scientifico che di
pensiero comune, che si rifanno ad una logica di tipo
utilitarista.
• Soprattutto viene messa in discussione la pretesa del
pensiero moderno di poter spiegare tutto in termini di
azione razionale orientata al benessere del singolo.
• Questo riduzionismo non consente di vedere le numerose
manifestazioni di azione guidata da criteri di gratuità, di
altruismo, di solidarietà, che sono presenti e continuamente si riproducono in tutte le sfere della vita di relazione
anche nelle società contemporanee.
3
Il M.A.U.S.S.
• Un tentativo sistematico di affrontare queste
problematiche è stato messo in atto da alcuni studiosi
e ricercatori in prevalenza francesi che all'inizio degli
anni '80 hanno fondato un gruppo di riflessione e di
studio felicemente denominato MAUSS,
• con la duplice valenza di richiamare il nome del celebre
antropologo e sociologo francese Marcel Mauss, allievo
di Durkheim, a cui essi esplicitamente si ispirano e di
rappresentare un acronimo di
Mouvement Anti-utilitariste dans les Sciences Sociales.
4
Il M.A.U.S.S.
• All'inizio il movimento si raccoglie attorno ad un foglio
che costituisce più un'occasione di comunicazione e di
scambio che non una pubblicazione scientifica il
Bulletin du Mauss,
• verso la fine degli anni '80 il bollettino si trasforma in
una rivista vera e propria, la Revue du Mauss, che
ospita in un ottica multi ed inter-disciplinare i
contributi di sociologi, economisti, antropologi, storici,
psicologi, filosofi.
• Tra gli altri si ricorda Alain Caillé, G. Berthoud
(economista di Losanna), Jacques Godbout, e l'italiano
Alfredo Salsano (Università di Torino).
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Una nuova epistemologia
• Il progetto del Mauss è molto ambizioso e non si
limita a rifiutare la teoria utilitarista come
filosofia, ma intende giungere ad una nuova
epistemologia, su cui fondare una nuova scienza,
un nuovo modo di pensare la modernità nella
modernità, una nuova antropologia (A.Caillé,
1991).
• L'utilitarismo infatti pur essendo il frutto
principale della modernità è però una dottrina
limitata che non può spiegare tutte le dimensioni
della vita sociale.
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Paradosso della concezione moderna del
soggetto
• Dalla messa in atto di questa pretesa nascono
le aberrazioni ed i paradossi della concezione
moderna dell'uomo e della vita collettiva:
• ad esempio come render conto del fatto che
soggetti egoisti e calcolatori razionali devono
giungere alla conclusione che il loro interesse
razionale è perseguibile solo se essi cessano di
essere esclusivamente interessati e calcolatori?
7
Il dono
• Queste riflessioni e piste di ricerca portano a
focalizzare l'attenzione sul dono quale
manifestazione individuale e collettiva di
comportamento non-utilitario.
• Di seguito mi propongo di intenzione illustrare
brevemente le proprietà e caratteristiche del
dono al fine di verificare se può essere inteso
come mezzo di comunicazione generalizzato
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Lo spirito del dono
• Partendo dal punto in cui si era fermato M.Mauss
nel celebre saggio sul dono, Essai sur le don.
Forme et raison de l'échange dans les sociétés
archaiques, pubblicato sulla Année Sociologique
nel periodo 1923-24
• J. Godbout (Lo spirito del dono, 1993) intende
sviluppare un percorso di ricerca che sia in grado
di dimostrare l'enorme importanza che il dono
ricopre anche nelle società moderne e postmoderne.
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Definizione
• "Definiamo dono ogni prestazione di beni o
servizi effettuata, senza garanzia di
restituzione, al fine di creare, alimentare o
ricreare il legame sociale tra le persone."
(J. Godbout 1993, p.30).
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Forme di scambio
• Godbout assume l'idea di Mauss che il dono sia
un fenomeno sociale totale, nel senso che
racchiude in sé tutte le istituzioni della società
(religiose, giuridiche, morali, familiari, politiche
ed economiche)
• che in esso si esprimono al contempo le diverse
forme di scambio che regolano la società
(contratto, diritto, reciprocità),
• il carattere volontario e l'obbligo, l'interesse
individuale e collettivo.
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Il ciclo del dono
• Si può parlare allora correttamente di un
sistema di dono basato su un ciclo che
prevede tre momenti o fasi interscambiabili:
Dare
Ricevere
Ricambiare
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Proprietà del dono
• A ben guardare il dono è presente ovunque, e
presenta le seguenti proprietà:
1. un linguaggio proprio (codice),
2. un proprio meccanismo di funzionamento (ciclo
a tre fasi),
3. una propria logica (connettiva),
4. un proprio fine (produzione del legame sociale),
5. un proprio sistema di circolazione (le reti sociali
al di là dello Stato e del mercato).
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Le tre forme di legame
• Come è stato possibile allora questo totale e
pervicace occultamento a cui è stato sottoposto
negli ultimi due secoli?
• Godbout prende le mosse dalla constatazione che
esistono almeno tre forme del legame sociale:
• la sfera del mercato
• la sfera dello Stato
• la sfera domestica
• il luogo in cui il dono circola e si riproduce
liberamente è chiaramente quest'ultima.
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La quarta sfera
• E' infatti nei rapporti interpersonali che ciò che viene
scambiato (bene o servizio) è secondario rispetto al
mantenimento della relazione tra i partecipanti. Si
tratta della sfera, che la modernità ha definito privata,
dei rapporti familiari, parentali, amicali.
• Ma è soprattutto nella creazione di una quarta sfera
che l'autore chiama la sfera del dono tra estranei, che
si manifestano le potenzialità proprie del dono
moderno.
• Si tratta di un settore in cui il dono è al centro del
sistema di circolazione delle cose e dei servizi, di solito
indicato col termine settore associativo o delle
organizzazioni volontarie.
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Il dono fra estranei
• Abbiamo qui le note tipologie di organizzazioni non
statali e non mercantili: volontariato, gruppi di mutuoaiuto, associazioni solidaristiche di varia natura.
Riprendendo l'argomentazione avanzata da R. Titmuss
in un noto saggio sul dono del sangue (The Gift
Relationship, Allen & Unwin, Londra, 1970)
• l'autore sottolinea come sia proprio il dono fra estranei
la forma più alta di donazione, quella cioè che si basa
non su legami ascrittivi o sulla tradizione, ma su una
obbligazione liberamente scelta.
• E questa manifestazione solidaristica è resa possibile
solo se si presuppone il funzionamento di un sistema di
dono moderno.
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Le differenze del dono
• Ciò implica la definizione delle differenze del
dono, come forma di circolazione, dai sistemi
mercantile e statale. Le principali possono essere
indicate nelle seguenti:
• 1) non sempre vi è restituzione nel senso abituale
(mercantile) del termine;
• 2) la restituzione è spesso maggiore del dono;
• 3) la restituzione è presente anche se non è
voluta;
• 4) la restituzione è nel dono stesso.
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Il linguaggio del dono
• Il dono non ha valore in sé ma solo in quanto è al
servizio del legame, quanto più ciò che viene
scambiato non ha valore mercantile tanto più
esso indica che il fine dello scambio è il
mantenimento o rafforzamento del legame.
• Questo aspetto è segnalato dal linguaggio che
accompagna il gesto del donare: di solito
• colui che riceve il dono dice "grazie, ma non
avresti dovuto; è troppo non c'era bisogno!",
• e colui che ha donato risponde: "ma no, non è
niente!".
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Il linguaggio del dono
• La prima frase comunica al donatore che egli
era libero di non donare perché il rapporto
che lo lega al ricettore è già talmente
soddisfacente che, piuttosto, è lui in debito
verso il donatore.
• Al contempo però il ricettore del dono
comunica che apprezza il gesto ed esprime
l'intenzione di ricambiare.
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Il linguaggio del dono
• Dal lato del donatore invece la frase sottintende
che, rispetto a tutto quello che il ricettore gli ha
dato, questo dono non vale nulla in quanto bene,
il suo valore mercantile è minimizzato in modo da
porre l'attenzione sul valore del legame.
• Inoltre, indica anche la volontà del donatore di
liberare il ricettore dall'obbligo di ricambiare,
sottolineando che se lo farà sarà intenso nuovamente “come un dono”, e come rafforzamento
del loro legame.
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Tipologia di libertà
• Siamo di fronte qui a due tipi di libertà:
• la libertà del mercato è una libertà che si
esprime nell'uscita dai legami sociali, è una
libertà nella solitudine (libertà da),
• la libertà del dono è invece una libertà nei
(all'interno dei) legami sociali stessi (libertà di).
• Si potrebbe dire con MacLuhan (the medium is
the message) il servizio (bene) è il legame!
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Le tre forme di allocazione
• Godbout intende precisare con chiarezza che
egli non auspica un superamento del mercato
e dello Stato (che d’altronde sarebbe
impossibile in società altamente complesse)
da parte del sistema del dono,
• ma piuttosto la necessaria compresenza delle
tre forme di allocazione di beni e servizi, nella
convinzione, supportata dalla conoscenza
empirica, che i sistemi misti sono più efficaci.
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Caratteristiche del dono
• In sintesi il dono appare come un sistema di scambio molto
efficace per garantire la formazione e la crescita di un tipo
particolare di bene: il legame sociale, che è a fondamento
di qualsiasi forma di società umana non alienata. Questo
grazie ad alcune proprietà del dono.
• In primo luogo, è un gioco a somma maggiore di "0", nel
senso che tutte le persone coinvolte nello scambio
donativo guadagnano qualcosa: i volontari ad esempio
affermano spesso di "ricevere" più di quanto non "diano".
• In secondo luogo, opera secondo una logica che induce chi
riceve a ricambiare, dando luogo così ad un circolo virtuoso
di scambi che rafforzano il legame sociale.
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Caratteristiche del dono
• In terzo luogo, introduce uno stato di debito reciproco
permanente tra i partecipanti allo scambio. Gli attori pare
abbiano la tendenza a volersi sentire in debito verso gli
altri, all'opposto di quanto avviene nella logica di mercato
in cui vige il principio dell'equivalenza e dell'equilibrio. E'
questo stato di disequilibrio costante che consente al
legame sociale di vivere.
• In quarto luogo, assume l'incertezza e l'indicibilità del
legame sociale stesso all'interno dello scambio. Il dono non
teme né rifugge la contingenza, piuttosto la riproduce
sistematicamente nel corso della transazione attraverso
l'imputazione di libertà da parte di chi offre nel “gesto di
donare” e in chi riceve nel “fatto di ricambiare”.
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II
La duplice rottura della modernità
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La duplice rottura della modernità
• J. Godbout afferma che la nascita della società moderna propriamente detta implica una duplice rottura rispetto ai legami che
regolavano la vita sociale nelle società pre-moderne e feudali: i
rapporti di servitù (costrizione) e i rapporti comunitari (obblighi
morali).
• Le istituzioni che operano tale superamento sono, rispettivamente,
il mercato prima e lo Stato successivamente (in specie nella
versione dello Stato provvidenza o Stato sociale).
• Nelle società arcaica e feudale le cose (i beni) circolano inseriti nei
rapporti personali, all’interno di legami comunitari diretti,
personalizzati, retti da norme sociali.
• Il mercato introduce un capovolgimento in seno ai rapporti sociali,
esso istituzionalizza dei rapporti spersonalizzati tra individui che
diventano agenti neutri. Il mercato costituisce “uno spazio”, un
luogo senza legami personali, in cui le cose si scambiano tra loro
grazie al meccanismo dei prezzi, indipendentemente dalla volontà
degli attori.
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Il fine della produzione
• Il meccanismo che fa saltare la regolazione pre-moderna:
secondo Godbout in tali società “tutto ciò che viene
prodotto è destinato a qualcuno”, siamo di fronte cioè ad
una indissociabilità tra atto di produzione e il suo fine, in
ultima analisi la persona a cui il prodotto è destinato.
• Tale norma fondamentale viene meno nel momento in cui
si comincia a produrre qualcosa non in quanto qualcuno
l’ha domandata, ne aveva bisogno, ma per offrirla sul
mercato, cioè ad una platea anonima di potenziali
acquirenti.
• Il fine della produzione non è più l’utilità dell’utilizzatore
ma quella del produttore. Fa così la sua comparsa nella
storia dell’umanità il “surplus”, il mercato in tal modo
“libera” dalla subordinazione personale.
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La nascita dell’incertezza
• Tale vantaggio ha però un costo che consiste
nell’introdurre nel sistema l’incertezza (circa la vendita
dei beni prodotti in più).
• Vi è bisogno pertanto di un intermediario, tra
produttore e utilizzatore, cioè di qualcuno che trovi
una domanda per l’offerta.
• Fa così la comparsa la figura del mercante
(commerciante), che assume il ruolo di punto focale
del sistema, in quanto è il meccanismo chiave per
l’assorbimento del rischio maggiore, quello che può
mettere in crisi il sistema nel suo complesso, cioè a dire
il rischio di sovrapproduzione.
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Il capovolgimento dell’ordine fine-mezzo
• Al termine di questo processo storico il senso del rapporto di
produzione risulta così “capovolto” e la società è diventata
utilitaristica, in quanto ha dissociato l’utilità dall’uso, sostituendo la
figura dell’utilizzatore con quella del consumatore.
• Da questo momento un mondo di “prodotti” invaderà la società, in
quanto la produzione da mezzo diventa fine in sé, dato che per ogni
produttore l’obiettivo sarà quello di produrre sempre di più (anche
cose inutili) senza curarsi di chi utilizzerà i suoi prodotti finali. Ciò
implica la necessità di creare permanentemente bisogni artificiali
per vendere i beni prodotti.
• Il capovolgimento dell’ordine fine-mezzo fa sì che la produzione
diventa la misura dell’utilità, cioè il fondamento del valore delle
persone. Il valore di scambio ha sostituito il valore d’uso, nella
determinazione della posizione reciproca delle cose tra loro e
rispetto alle persone.
29
La seconda rottura della modernità
• La modernità ha compiuto così la prima rottura, ha
introdotto la prima libertà: la libertà dal rapporto di
servitù tra le persone, le cose che circolano non
“trasportano” più il legame sociale, ne sono “liberate”.
• Vi è però un secondo tipo di legame (obbligo) da cui la
modernità ci “libera” ed è quello dai rapporti comunitari,
ciò avviene molto più tardi grazie allo Stato sociale.
• Fino a questo momento il rapporto mercantile riguarda
solo la produzione di cose (beni) e non invade lo scambio
dei servizi. Il mercato libera i singoli dalla condizione di
sottomissione nei riguardi del signore, ma non dal sistema
dei rapporti primari, familiari, di parentela, di villaggio. 30
Lo Stato provvidenza
• Sarà la nascita e lo sviluppo dello Stato provvidenza che si
occuperà di introdurre questa seconda “liberazione” dai
legami sociali.
• Esso immette il dualismo produttore-utente nella sfera dei
rapporti di servizio, attraverso la figura di un secondo
intermediario, che svolge la funzione che il mercante
assume nel sistema economico, cioè il burocrate.
• Il funzionario, il dipendente pubblico, rappresentano il
primo passo verso un lungo processo di professionalizzazione della sfera dei servizi alla persona che divengono
ora un “lavoro sociale” svolto da specialisti.
• La comparsa dell’intermediario, anche in questa sfera di
relazioni, comporta la progressiva trasformazione di ogni
legame sociale in un rapporto tra estranei.
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La Società asocializzante
• Ora gli scambi tra le persone non veicolano più niente, se
non dei sentimenti. È l’insorgenza del legame affettivo allo
stato puro, cioè liberatosi da ogni aspetto materiale o
utilitario.
• Si completa così il progetto della modernità: quello di
compiere una liberazione integrale dai legami sociali.
• I cittadini sono ora liberati dalla servitù nei confronti del
signore (sudditi) e dagli obblighi nei confronti della
comunità (morale), liberi - in quanto consumatori ed utenti
- di sottomettersi alla legge della produzione perpetua
(della crescita continua).
• La società, aggiungiamo noi, diventa “asocializzante”, in
quanto il suo scopo principale è quello di “liberarci dagli
altri”.
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III
Sul concetto di valore
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La riduzione quantitativistica del concetto
di valore
• Per Godbout tale duplice rottura comporta anche un
rovesciamento del significato delle parole e in particolare
del termine valore, il quale subisce una riduzione semantica
in senso quantitativo.
• La riduzione dei valori al loro equivalente quantitativo
(prezzo, somma di denaro) produce una progressiva
sostituzione del valore d’uso da parte del valore di scambio,
che colonizza l’estensione semantica del concetto di valore.
• Secondo il nostro la teoria economica non è in grado di
spiegare le possibili declinazioni del significato di valore e in
particolare sottostima, “nasconde”, una terza manifestazione di esso che è presente, accanto alle altre due, anche
nelle società complesse altamente differenziate: quella del
“valore di legame”.
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Due tipi di valore in Economia
Valore d’uso (intrinseco)
la capacità di un bene di
fornire una
soddisfazione diretta ed
immediata di un bisogno
Valore di scambio
(estrinseco)
il valore di un bene in
base al suo
posizionamento nel
sistema di scambio di
beni
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Una terza dimensione del concetto di Valore
Il valore di legame:
a) non esprime una proprietà o caratteristica specifica,
propria, dell’oggetto, ma ha “senso” solo nell’ambito di
un circuito di relazioni, riferimenti di senso;
b) diversamente dal valore di scambio, non riguarda la
relazione tra le cose medesime (prezzo) ma la relazione
tra le persone coinvolte nello scambio (gratuità, valore
affettivo, tempo).
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Tipologiadel
delvalore
valore(1)
Tipologia
Referente della relazione
Cose
Persone
Intrinseco
Valore d’uso
-----
Estrinseco
Valore di scambio
Valore di legame
Fonte/base
valoriale del
Bene
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Criterio di soddisfazione del valore
Referente della relazione
Cose
Persone
Intrinseco
Bisogno
-----
Estrinseco
Desiderio
Sentimento
Fonte/base
valoriale del
Bene
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Estensione semantica del concetto di
valore
• Concludendo ci preme sottolineare che il concetto di valore
è un concetto complesso, che ha una estensione semantica
ampia e diversificata.
• Esso ha una natura costitutivamente ambivalente in quanto
contiene in sé almeno due declinazioni principali:
“l’espressione di una qualità positiva” e di “una unità di
misura”.
• Esso ha costituito da sempre oggetto di studio delle scienze
sociali e della sociologia in particolare, che lo ha posto al
centro della sua riflessione (avalutatività e razionalità
rispetto al valore in Max Weber; giudizi di valore,
rappresentazioni collettive, coscienza collettiva, in
Durkheim).
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Pensiero anti-utilitarista
• Il processo di razionalizzazione dell’occidente ha fatto sì che esso
diventasse il fulcro di una disciplina specifica: la scienza
economica, la quale lo ha declinato in due significati principali:
l’utilità (capacità di soddisfazione diretta ed immediata di un
bisogno) = valore d’uso; e posizionamento nel sistema di
scambio di beni (dimensione quantitativa – prezzo – rispetto agli
altri beni e servizi) = valore di scambio.
• Il Movimento Anti-Utilitarista nelle Scienze Sociali, ha iniziato ad
elaborare un pensiero critico circa gli assiomi del pensiero
economico dominante e in particolare nei confronti della sua
versione neo-liberista, rifor-mulando una serie di concetti chiave
della disciplina.
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Valore Aggiunto Sociale
• Il progetto di ricerca che stiamo perseguendo da
alcuni anni si muove lungo questo solco tracciato
da Godbout, Caillé e i loro colleghi.
• Esso intende introdurre il concetto di VAS - Valore
Aggiunto Sociale quale criterio teoricometodologico per la valutazione delle politiche in
ambito socio-assistenziale, socio-sanitario e
socio-educativo.
• Con particolare focalizzazione sulle organizzazioni
della società civile (di Terzo Settore, Nonprofit,
imprese sociali, ecc.).
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DISTRIBUZIONE DEL VALORE
Soci
Soci
Non soci
Entrambi
Associazioni pro- Organizzazioni Cooperative
sociali
di Volontariato sociali di tipo
B
CREAZIONE
DEL
VALORE
Non soci
-------
Imprese private
Fondazioni
Entrambi
-------
PMI
Cooperative
sociali tipo A
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La valutazione di impatto sociale
• Ciò consente di adottare un approccio che, sulla
falsa riga della VIA – Valutazione di Impatto
Ambientale, potremmo definire di VIS –
Valutazione di Impatto Sociale.
• Che sposta la attenzione dalla dimensione
materiale / tangibile, agli elementi immateriali /
intangibili delle azioni ed interazioni societarie, di
networks interorganizzativi complessi, in configurazioni sociali di tarda modernità.
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Dono e Sussidiarietà
• Entrambi si fondano su due principi:
• a) il principio di Responsabilità (dimensione
verticale);
• b) il principio di Solidarietà (dimensione
orizzontale).
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Grazie per l’attenzione!
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