Scienze della natura vs scienze dello spiriro

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Scienze della natura vs
scienze dello spiriro
La differenziazione dei paradigmi
e delle metodologie
Paola Di Nicola
Lezione Scuola di Dottoraro
Premessa
Per affrontare il tema-problema della
differenziazione dei paradigmi conoscitivi
nell’ambito delle scienze umane è
importante partire dal concetto di cultura
intesa come forma specifica di
conoscenza che consente all’uomo di
agire e muoversi nel sociale
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Solo quando la cultura-conoscenza è stata
percepita come qualcosa di diverso della realtà
sociale e come un qualcosa di storicamente
determinato, si è posto il problema di studiarla
con appositi quadri concettuali e con uno
specifico apparato conoscitivo
Le ‘scienze dello spirito’ si sono occupate e si
occupano di come si forma e si modifica la
cultura e qual è il rapporto tra comportamento
individuale e comportamento sociale, quale il
rapporto tra azione e sistema
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Definizione di cultura
• Definiamo la cultura come un “insieme di valori,
definizioni della realtà e codici di comportamento
condivisi” da persone che hanno in comune uno specifico
modo di vita (Kluckholn, 1962)
• Gli individui fanno propria la cultura di un gruppo
attraverso processi di apprendimento. Ciò significa che
ciascuno di noi impara a rispondere in modo mediato e
complesso anche agli stimoli derivanti da riflessi
incondizionati (es: la percezione di calore) o bisogni
biologici (es: fame, sete)
• Il possesso di acquisizione della cultura si dice
socializzazione. E’ tale specificità a distinguere gli umani
dagli altri animali, che invece si basano solo sull’istinto
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In origine il temine cultura veniva usato per
indicare il processo di formazione della
personalità umana tramite l’apprendimento
Cultura dunque come sinonimo di
-paideia
-colere (coltivare la terra e per estensione=
coltivazione dello spirito)
-bildung (formazione dello spirito)
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Verso il 1700 il termine di cultura si amplia e
viene a comprendere il patrimonio
universale di conoscenze e di valori
formatosi nel corso della storia
dell’umanità e che, come tale, è aperto a
tutti, in quanto deposito della memoria
collettiva
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In questo periodo si afferma anche il
concetto di civiltà o civilizzazione,
riferimento all’affinamento dei costumi in
contrapposizione alla pretesa barbarie
delle origini o a quella dei popoli
considerati come non civilizzati
Si afferma in Francia il concetto di
civilisation (1757: Marchese di Mirabeau),
civilization in Inghilterra e
Kultur in Germania
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In quanto patrimonio comune, la cultura
comincia ad essere vista come un realtà
sociale con caratteri storico-relativo alle
diverse configurazioni culturali, a seconda
del tipo di società e delle diverse epoche
storiche
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I viaggi, la scoperta del nuovo mondo e i
processi di colonizzazione pongono le basi
della diffusa percezione, ormai
pienamente realizzata nel XX secolo, del
relativismo culturale
Relativismo culturale: riconoscere che ogni
cultura ha una sua validità e coerenza e
ciascuna civiltà non può essere giudicata
a partire dai criteri prevalenti in quella che
ci è più familiare
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Si comincia a prendere coscienza della
rilevanza che le forme simboliche hanno
nella vita umana
Che l’ordine simbolico è una dimensione
specifica, diversa dalla realtà sociale
Che molti aspetti e fenomeni ritenuti naturali,
sono in realtà prodotti culturali
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La cultura viene vista come:
-forma specifica di mediazione tra uomo e
natura: la cultura sostituisce il debole
istinto presente nell’essere umano
-fattore di stabilità nel tempo di una società:
in ogni società umana c’è una
trasmissione delle norme, dei riti, dei
valori, dei modelli di comportamento alle
nuove generazioni, tramite i processi di
socializzazione
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- presupposto per la formazione dell’identità
individuale
- strumento di comunicazione tra individui
- mezzo di connessione tra azione e
sistema
- serbatoio di conoscenze dal quale l’attore
sociale attinge per poter agire con
pertinenza nel mondo sociale
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- riserva sociale di senso per l’attore
sociale
- riserva sociale di sistemi di significato per
le istituzioni sociali
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Struttura storica della riserva
sociale di senso
Le oggettivazioni di senso primarie,
divenute intersoggettivamente riconoscibili
attraverso la comunicazione con altri
vengono rielaborate socialmente,
sulla base di ‘vie gerarchiche’ storicamente
assai differenti,
in processi controllati da istituzioni
secondarie
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I sistemi di ordinamento del sapere e di
gerarchia dei valori creati dalle istituzioni
secondarie possono essere strettamente
collegati gli uni agli altri
- come avviene nel mondo premoderno –
o
invece svilupparsi indipendentemente
l’uno dall’altro
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Elementi di senso comune e sistemi di
significato vengono fissati in forme idonee
per essere trasmessi alle generazioni
successive
Solo nelle società più semplici non
esistevano specialisti deputati a tale
funzione
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Funzioni come la censura, la
canonizzazione, la sistematizzazione e
la pedagogia vengono svolte infatti da
esperti, addestrati a tale scopo
Il rapporto tra ordinamento del sapere,
gerarchia dei valori, forme della
trasmissione dà origine alla specifica
struttura storica della riserva sociale di
senso
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Caratteristiche della struttura storica
della riserva sociale di senso
La struttura è caratterizzata dal rapporto che
si stabilisce, in differenti proporzioni,
fra un sapere generale,
trasmesso a tutti i membri di una società,
e un sapere specialistico
il cui accesso è invece limitato
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La parte di riserva di senso accessibile a
tutti costituisce quel nucleo di senso
comune quotidiano che consente al
singolo di orientarsi nell’ambiente naturale
e sociale della sua epoca
Questa parte nel suo complesso è
scarsamente sistematizzata
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Tuttavia possiede una struttura:
contiene ambiti di significato che ‘mappano’
le aree della vita quotidiana
che devono essere gestite
e un ambito di senso che cerca di
scandagliare la realtà extra-quotidiana
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Alcuni di questi ambiti di senso possono essere
ordinati attraverso importazioni da sistemi di
sapere specialistico
La vita quotidiana nelle società moderne viene in
misura crescente plasmata da tali importazioni:
i mass media diffondono un sapere di tipo
specialistico in forma divulgativa e gli individui
acquisiscono alcune di queste informazioni e le
integrano nel loro patrimonio di esperienza
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Cultura come conoscenza
La cultura viene dunque definita come una forma
di conoscenza a cerchi concentrici, che va
dal livello più semplice della conoscenza di senso
comune dell’uomo della strada, che tuttavia,
integra, per necessità funzionali, tale tipo di
conoscenza con il sapere esperto
ad un sapere specialistico che abbraccia, come
ambito dello studio sia la natura che l’uomo
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Si può dire che le scienze dello spirito, intese
come l’insieme delle discipline che studiano la
cultura sono contemporaneamente
- prodotti culturali
- produttori di cultura
In quanto produttori culturali, spesso assolvono
alla funzione un tempo tipica della grandi
filosofie e religioni
di collegare l’intero corso della vita ad un tempo
che trascende la vita individuale
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Cultura come prodotto sociale
In quanto forma di conoscenza storicamente
determinata, è solo verso la fine del ‘700
che la cultura comincia ad essere vista
come un ‘artefatto’ umano che può e deve
essere studiata per comprenderne la
nascita, le forme che assume, le
dinamiche evolutive, le funzioni sociali che
assolve
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In quanto sfera distinta dalla realtà sociale,
la cultura può essere studiata
Nasce una scienza antropologica della
cultura
G.B. Vico (1668-1744): attenzione alle
favole, alla mitologia, alla poesia arcaica
come vera storia delle genti antiche
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Nascono nuove discipline: inizia il processo di
differenziazione anche nelle scienze dello
spirito:
- Etnologia (termine introdotto nel 1787 da A.C.
de Chavannes), etnografia, antropologia
- Sociologia (termine coniato nel 1824 da A.
Comte (1798-1857))
- Psicoanalisi (S. Freud (1856-1939))
- Psicologia: la sua nascita viene fatta risalire alla
seconda metà dell’Ottocento quando l’indagine
psicologia si apre alle metodologie delle scienze
naturali
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- Filosofia della scienza: particolare branca
della ricerca filosofica avente a oggetto i
problemi più generali posti dal sapere
scientifico, tanto nella forma delle
discipline logiche e matematiche, quanto
nella forma delle scienze empiriche
naturali e umane (fisica, chimica,biologia,
psicologia, sociologia, storiografia ecc.)
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Intesa in senso rigoroso, come indagine di natura
essa stessa scientifica, la filosofia della scienza
o epistemologia è una disciplina relativamente
recente (XIX secolo)
Nonostante il problema della conoscenza e del
metodo abbia caratterizzato tutta la storia della
filosofia, solo nell’Ottocento, con il conflitto tra
l’apriorismo di W. Whewell e l’induttivismo di
J.S. Mills comincia a prendere corpo la filosofia
della scienza come disciplina autonoma dalla
teoria della conoscenza
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in connessione con le profonde
trasformazioni sperimentali e concettuali
delle scienze fisiche e logico-matematiche
che dovevano condurre all’assetto
novecentesco di tali disciplina
comincia quel processo di crescita ed
emancipazione della filosofia della scienza
che, in quasi un secolo, avrebbe portato al
costituirsi di una disciplina specialistica
abbastanza autonoma rispetto, in
particolare, alla gnoseologia o teoria della
conoscenza
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Le nuove scienze
empiriche
Il termine positivismo fu coniato da SaintSimon (1760-1825) e adottato da Comte
per designare lo stadio ‘scientifico’ del
sapere umano, in contrapposizione ai due
stadi precedenti, qualificati da Comte
come
‘teologico’ e ‘metafisico’
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Per farsi ‘positiva’, la filosofia deve
riconoscere il vero ed unico sapere umano
nella scienze già sviluppatesi
autonomamente
(matematica, fisica, chimica, biologia)
di contro alla pretesa che la filosofia abbia
oggetti privilegiati o livelli della realtà suoi
propri
inattingibili dalle scienze
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Anziché la ricerca delle essenze o dei
principi, il compito della conoscenza
umana è solo quello di scoprire le leggi di
‘natura’
(sul modello della legge gravitazionale di
Newton(1642-1727))
le quali poi non sono altro che descrizioni
abbreviate dei fatti stessi
caratterizzate dalla loro capacità di
previsione dei fenomeni
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La filosofia deve promuovere l’ulteriore
estensione dell’atteggiamento scientifico ai
campi da esso non ancora investiti
Si tratta, per Comte, di fondare una nuova
scienza:
la sociologia o scienza empirica
distinta in statica (che studia l’ordine sociale)
e dinamica (che studia il progresso)
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I fatti ‘sociali’, dunque, devono essere
studiati con
il metodo empirico
(osservazione e misurazione della realtà)
e
Il metodo sperimentale
(manipolare la realtà per indagarla)
I fatti sociali devono essere ‘oggettivati’
(separazione tra osservatore e osservato)
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Il problema del metodo e delle
metodologie
W. Dilthey (1833-1911): distinzione tra
scienze della natura (esplicative) e
scienze dello spirito (comprendenti)
Separazione vs empatia
E’ il più importante esponente dello
storicismo tedesco contemporaneo
La sua vastissima produzione comprende
studi sul problema della conoscenza
storica e della ricerca scientifica
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Poiché il soggetto umano è parte del mondo
storico-sociale
la comprensione di questo mondo
che si realizza nelle scienze dello spirito
richiede procedimenti propri
diversi da quelli adottati dalla scienze
naturali
in cui la differenza tra soggetto e oggetto
del conoscere si pone in modo radicale
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Per conferire rigore e certezza ai procedimenti
delle scienze dello spirito è necessaria una
fondazione gnoseologica che non può essere
fornita né dalla filosofia della storia né dalla
sociologia, perché ambedue finiscono con il
sostituire all’esperienza concreta ingiustificate
affermazioni metafisiche, mediante le quali
pretendono di determinare aprioristicamente i
modi e la realtà del mondo spirituale
Dilthay propone di partire dall’analisi dell’unità
psichica
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Nell’ambito della sociologia, M. Weber (18641920), in contrapposizione ad E. DurKheim
(1858-1917), pone, come oggetto della
sociologia l’azione dotata di ‘senso’ e sostituisce
all’istanza di individuare le leggi che presiedono
al funzionamento della società, l’esigenza di
comprendere il senso intenzionato che l’attore
sociale annette al senso del suo agire
M.Weber studia come i sistemi di significati
(cultura) che legano il senso dell’azione
individuale ad un sistema di valori
gerarchicamente ordinati, inflluenzano il
comportamento dell’attore sociale
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La divaricazione tra paradigmi e
metodologia
Si crea dunque una distinzione tra due
famiglie di modi e metodologie di fare
ricerca che spesso sono trasversali
rispetto ad alcune discipline (psicologia,
sociologia), ma che sono diventate
distintive di altre discipline come
antropologia e pedagogia
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Distinzione tra paradigmi, intendendo per
paradigma (T.Kuhn)
l’insieme più o meno strutturato di assunzioni
teoriche e metafisiche, di pratiche sperimentali e
di modi di trasmissione dei contenuti della
scienza
Nelle fasi di scienza ‘normale’, i paradigmi non
sono messi in discussione, ma sono
sistematicamente applicati, ampliati e
approfonditi per produrre delle spiegazioni e
delle previsioni scientifiche adeguate
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Le rivoluzioni scientifiche
I momenti rivoluzionari invece si hanno quando
a causa delle sempre crescenti ‘anomalie’ di tipo
empirico e concettuale cui va incontro il
paradigma comunemente accettato
gli scienziati ne mettono in discussione gli assunti
fondamentali e vanno alla ricerca di un nuovo
sistema di assunzioni logico-linguistiche e
teorico-empiriche
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Confronto tra ricerca
quantitativa e ricerca qualitativa
Impostazione della Ricerca
ricerca
quantitativa
Ricerca qualitativa
Relazione teoriaricerca
Aperta,interattiva
Induzione (la
teoria emerge
dall’osservazione
Strutturata, fasi
logicamente
sequenziali
Deduzione (la
teoria precede
l’osservazione)
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Impostazione della Ricerca
ricerca
quantitativa
Ricerca qualitativa
Funzione della
letteratura
Fondamentale per Ausiliara
la definizione della
teoria e delle
ipotesi
Concetti
Operativizzati
Orientativi, aperti,
in costruzione
Rapporto con
l’ambiente
Approccio
manipolativo
Approccio
naturalistico
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Impostazione della Ricerca
ricerca
quantitativa
Ricerca qualitativa
Interazione
psicologica
studioso-studiato
Osservazione
scientifica,
distaccata,
neutrale
Immediatamente
empatica nella
prospettiva del
soggetto studiato
Interazione fisica
studioso-studiato
Distanza,
separazione
Prossimità,
contatto
Ruolo del soggetto Passivo
studiato
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Attivo
Rilevazione dei
dati
Ricerca
quantitativa
Ricerca qualitativa
Disegno della ricerca
Strutturato, chiuso,
precede la ricerca
Destrutturato, aperto,
costruito nel corso
della ricerca
Rappresentatività
Campione
statisticamente
rappresentativo
Singoli casi non
statisticamente
rappresentativi
Strumento di
rilevazione
Uniforme per tutti in
soggetti.
Obiettivo: matrice dati
Varia a seconda
dell’interesse dei
soggetti. Non si tende
alla standardizzazione
Natura dei dati
Hard: oggettivi e
standardizzati
(oggettività vs
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soggettività)
Soft: ricchi e profondi
(profondità vs
superficialità)
Analisi dei dati
Ricerca
quantitativa
Ricerca qualitativa
Oggetto
dell’analisi
La variabile
(analisi per
variabili-proprietà,
impersonali)
L’individuo (analisi
per soggetto)
Obiettivo
dell’analisi
Spiegare la
variazione (la
‘varianza’) delle
variabili
Comprendere i
soggetti
Tecniche
matematiche e
statistiche
Uso intenso
Nessun uso
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Risultati
Ricerca
quantitativa
Ricerca qualitativa
Presentazione dati Tabelle
(prospettiva
relazionale)
Brani di interviste,
di tesi (prospettiva
narrativa)
Generalizzazioni
Classificazione e
tipologie. Tipi
ideali, logica della
classificazione
Correlazioni,
modelli causali,
leggi, logica di
causazione
Portata dei risultati Generalizzabilità
(al limite
nomotetica)
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Specificità (al
limite idiografica)
Bibliografia di riferimento:
Berger P.L., Luckmann T. La realtà come costruzione
sociale, Il Mulino, Bologna, 1969
Id. Lo smarrimento dell’uomo moderno, Il Mulino, Bologna,
2010
Crespi F. , Manuale di sociologia della cultura, Laterza,
Bari-Roma, 2003
Corbetta P., Metodologia e tecniche della ricerca sociale, Il
Mulino, Bologna, 1999
Winch P., Il concetto di scienza sociale e le sue relazioni
con la filosofia, Il Saggiatore, Milano,1972
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