Formazione – “La fabbricazione dello zucchero” EVAPORAZIONE Knowledge & Academy A cura di: Fabio Filippini Gian Carlo Rossin febbraio.2015 Process Engineering: UNIT operations Per UNIT OPERATIONS si intendono le operazioni base, ovvero le fasi primarie, che stanno alla base del processo di produzione dello zucchero. Le Unit Operations sono: JUICE EXTRACTION (Estrazione) JUICE PURIFICATION (Depurazione) EVAPORATION, HEATING and HEAT ECONOMY (Concentrazione) CRYSTALLIZATION (Cristallizzazione) 2 Process Engineering: UNIT operations EVAPORATION, HEATING and HEAT ECONOMY (Concentrazione) L’obiettivo del reparto di evaporazione dei sughi è molteplice: - Fornire energia (prelievi) alla cristallizzazione - Fornire energia (prelievi) a tutti gli altri riscaldamenti -Concentrare i sughi leggeri fino al Bx ottimale per la cristallizzazione 3 “Evaporation, heating and heat economy” (Evaporazioni, riscaldamento ed economia di calore), “Sugar Technology”, P.W. Van der Poel, Shiweck, Schwartz “Evaporators and fuel economy” (Evaporatori e risparmio di combustibile), “Beet-Sugar Technology”, McGinnis 4 Process Engineering: UNIT operations Occorre sempre ricordare che nel processo di fabbricazione dello zucchero non è possibile separare la produzione di energia dagli altri processi poiché la “unit operation” CONCENTRAZIONE racchiude in se sia un processo tecnologico che un processo di conversione di energia ed è l’operazione che fornisce l’energia termica all’intero processo produttivo (fatte salve piccole eccezioni dove si usa direttamente il vapore di BP). Inoltre le 4 Unit Operations sono strettamente legate tra loro scambiandosi sia i vettori termici che i flussi di massa (vapori, condense, sughi). 5 Macroaree: Estrazione, Depurazione, Evaporazione Bietole Lorde acqua Accettazione Scarico lavaggio Bb Circuito fluitazione Taglio Estrazione Forno calce CaO CO2 Centrale termoelettrica Sugo greggio depurazione Polpe pressate Vapore Sugo leggero essiccatoio terra evaporazione erbe decalcificazione Polpe secche Sugo denso condensa pellet fanghi Soda caustica condensa 6 Process Engineering: UNIT operations Per determinare la domanda totale di energia termica Qtot, occorrente per il funzionamento dell’intero processo produttivo, con la quale si potrà dimensionare e gestire correttamente gli impianti di evaporazione in multiplo effetto, occorre innanzi tutto conoscere i flussi di massa in gioco nelle varie sezioni e sapere a quale temperatura occorre portare queste masse di materia. Occorre tenere conto anche delle perdite termiche verso l’ambiente esterno. 7 Process Engineering: UNIT operations La quantità di energia necessaria ovvero la richiesta totale di calore Qtot erogata dall’evaporazione dovrà a sua volta essere fornita dall’unità di produzione di energia ovvero il ciclo combinato generatore di vapore, produzione di energia elettrica. Quindi, dato che l’energia elettrica viene prodotta dal vapore generato, si dovrà attentamente dimensionare la centrale di produzione e ovviamente la scelta della pressione di esercizio dei generatori in modo tale da non avere scompensi nei due vettori. In altri termini data la richiesta di energia termica e di forza motrice (da calcolare con la massima precisione in fase progettuale) si dovrà stabilire a quale pressione occorre ottenere il vapore in modo da avere il rapporto desiderato tra i due vettori. Se i due vettori sono sbilanciati non sarà possibile gestire il processo produttivo e comunque, nella migliore delle ipotesi, si avrà una diseconomia perché occorrerà acquistare energia elettrica dall’esterno. Quando questo succede significa che è errato il rapporto tra i due vettori. 8 L’evaporazione dell’acqua dai sughi zuccherini avviene in due fasi, la prima in evaporazione e quella finale nelle bolle di cottura. Nel processo di cristallizzazione dello zucchero è necessario fornire calore per separare (far evaporare) l’acqua dai sughi zuccherini. Questo calore è universalmente fornito agli apparecchi sottoforma di vapore. Perciò per comprendere il processo di evaporazione è necessario comprendere alcuni concetti termodinamici. 9 L'energia è definita come la capacità di un sistema di compiere lavoro, a prescindere dal fatto che tale lavoro sia o possa essere effettivamente svolto. L'unità di misura derivata del Sistema Internazionale, per l'energia ed il lavoro è il joule (simbolo: J), chiamata così in onore di James Prescott Joule e dei suoi esperimenti sull'equivalente meccanico del calore. Il termine energia deriva dal tardo latino energīa, a sua volta desunto dal greco ἐνέργεια (enérgeia), La parola è composta da en, particella intensiva, ed ergon, capacità di agire. Il termine è stato introdotto da Aristotele in ambito filosofico per distinguere la δύναμις, la possibilità, la “”potenza" propria della materia informe, dalla reale capacità (ἐνέργεια) di far assumere in atto, realtà formale alle cose. L’unità di misura del calore è il Joule: 1 J = 0,24 cal 1 cal = 4,19 J 10 In termodinamica il principio di conservazione dell'energia è contenuto nel primo principio della termodinamica, secondo il quale la variazione di energia di un sistema ΔE è uguale alla somma del calore Q e del lavoro W rispettivamente compiuto e ceduto dall'ambiente esterno al sistema: ΔE = Q + W Non tutta l'energia di un sistema è in grado di produrre lavoro in una trasformazione termodinamica, per via del secondo principio della termodinamica. La quantità di energia di un sistema disponibile per produrre lavoro può essere infatti molto minore di quella totale del sistema. Il rapporto tra l'energia utilizzabile e l'energia fornita da una macchina viene chiamato rendimento. 11 In fisica , in particolare in termodinamica, il calore è definito come il contributo di energia consumata o generata a seguito di una reazione chimica o nucleare o trasferita tra due sistemi o tra due parti dello stesso sistema, non imputabile ad un lavoro o ad una conversione tra due differenti tipi di energia. Il calore è una forma di energia. L'energia, in tutte le sue forme, la possiamo trasportare, trasformare, a volte accumulare, ma mai creare o distruggere (principio della conservazione dell'energia). Una particolare forma di energia che può essere modificata a seguito del passaggio di calore è l'energia interna; la variazione di energia interna può avere diverse conseguenze, tra cui una variazione di temperatura o un cambiamento di stato di aggregazione. 12 Se il trasferimento di calore ha come conseguenza un cambiamento di stato di aggregazione, tale calore prende il nome di calore latente, mentre se il trasferimento di calore ha come conseguenza una diminuzione della differenza di temperatura (in quanto i due sistemi o le due parti dello stesso sistema tendono a raggiungere l'equilibrio termico) si parla di calore sensibile. Infine nel caso in cui il trasferimento di calore comporti sia una diminuzione della differenza di temperatura sia un cambiamento di fase, tale calore può essere pensato come la somma di due contributi: un contributo relativo al calore sensibile e un contributo relativo al calore latente. Ad esempio l'aumento di temperatura dell'acqua da 20°C a 50 °C in condizioni standard (cioè alla pressione di 1 atm = 1013,25 millibar) è determinato dal fatto che ad essa è fornito calore sensibile, mentre, se l'acqua ha già raggiunto la temperatura d'ebollizione, essa immagazzina energia (sotto forma di calore latente), mantenendo la propria temperatura invariata, fino a quando non avviene il cambiamento di fase da liquido a vapore. Per tale motivo, un getto di vapore acqueo a 100 °C, avendo immagazzinato energia durante il passaggio di stato, può provocare ustioni più gravi dell'acqua allo stato liquido alla medesima temperatura. 13 Il processo produttivo: l’evaporazione Prima di introdurre l'operazione di concentrazione o, più propriamente l'evaporazione, occorre necessariamente fare alcuni cenni su tre fondamentali aspetti che stanno alla base di questa operazione e che la governano. I tre aspetti sono: la fisica del trasferimento di calore il comportamento fisico dell'acqua la chimica-fisica delle soluzioni acquose E' necessario, se non obbligatorio, introdurre questi argomenti, anche se solo a livello di cenno, poiché il "motore" che muove tutta l' evaporazione è l'energia termica e il "mezzo" con cui questa energia viene trasportata ed utilizzata è il vapor d'acqua, mentre il "sistema" a cui è indirizzata questa energia per ottenere il risultato utile è la soluzione acquosa contenente zucchero ed altre sostanze (nonzuccheri) che vogliamo concentrare. Questi argomenti occupano una parte dominante nella fisica tanto da meritare un intero e fondamentale capitolo denominato "termodinamica“. 14 Il processo produttivo: trasferimento di calore La fisica del trasferimento di calore Il calore è una forma di energia. L'energia, in tutte le sue forme, la possiamo trasportare, trasformare, a volte accumulare, ma mai creare o distruggere (principio della conservazione dell'energia). Come si può trasferire il calore? Il calore può essere trasferito tramite tre basilari meccanismi: la conduzione la convezione l'irraggiamento 15 Il processo produttivo: trasferimento di calore Il trasferimento (o scambio o propagazione) del calore tra sistemi può avvenire in tre modi: per conduzione: in uno stesso corpo o fra corpi a contatto si ha una trasmissione, per urti, di energia cinetica tra le molecole appartenenti a zone limitrofe del materiale. Nella conduzione viene trasferita energia attraverso la materia, ma senza movimento macroscopico di quest'ultima; per convezione: in un fluido in movimento, porzioni del fluido possono scaldarsi o raffreddarsi per conduzione venendo a contatto con superfici esterne e poi, nel corso del loro moto (spesso a carattere turbolento), trasferire (sempre per conduzione) l'energia acquistata ad altre superfici, dando così luogo ad un trasferimento di calore per avvezione. In un campo gravitazionale quale quello terrestre (associato alla forza peso), tale modalità di trasferimento di calore, detta convezione libera, è dovuta al naturale prodursi di correnti avvettive, calde verso l'alto e fredde verso il basso, dovute a diversità di temperatura e quindi di densità delle regioni di fluido coinvolte nel fenomeno, rispetto a quelle del fluido circostante; Per irraggiamento: tra due sistemi la trasmissione di calore può avvenire a distanza (anche nel vuoto), per emissione, propagazione e assorbimento di onde elettromagnetiche; anche in questo caso il corpo a temperatura inferiore si riscalda e quello a temperatura superiore si raffredda. Il meccanismo dell'irraggiamento non richiede il contatto fisico tra i corpi coinvolti nel processo. Il calore che viene generato dalla fiamma di un focolare di una caldaia viene trasmesso ai fasci tubieri essenzialmente per irraggiamento Nella pratica tecnica e nell'impiantistica in genere lo scambio di calore senza mescolamento tra fluidi diversi avviene in dispositivi appositamente progettati, chiamati appunto scambiatori di calore. 16 Le leggi fisiche: trasferimento di calore Leggi fisiche I principali meccanismi del trasferimento di calore in questo reparto sono quelli di conduzione e convezione, non perché l'irraggiamento sia assente nei nostri processi ma perché concorre in parte praticamente trascurabile. L’irraggiamento è presente in maniera importante nel trasferimento di calore tra la fiamma dei bruciatori e le pareti con i tubi d’acqua delle caldaie. La legge base del trasferimento di calore può essere così schematizzata: CALORE TRASFERITO = FORZA TRAINANTE _____________________ RESISTENZA 17 Le leggi fisiche: trasferimento di calore Legge di FOURIER La legge di Fourier esprime il trasferimento di calore per conduzione. Il termine: L / K * A è la "resistenza" che entra in gioco nel trasferimento di calore. Q = K' * A * delta T ______________________ L Q = flusso di calore A = superficie parete interessata L = spessore della parete K = coefficiente di trasmissione termica Delta T = salto di temperatura 18 Le leggi fisiche: trasferimento di calore Legge della convezione-conduzione in un fluido Nelle applicazioni pratiche dei nostri impianti il calore dovrà anche trasferirsi per convezione attraverso i fluidi che si trovano ai due lati della parete di superficie A, poiché utilizziamo come mezzo l'acqua sia allo stato liquido che vapore. La formula che tiene conto sia della conduzione che della convezione è la seguente: Q = k * A * delta T 19 Le leggi fisiche: trasferimento di calore Deduzione della legge di Fourier Consideriamo una superficie A di un solido di spessore L. Ammettiamo di avere una temperatura uniforme su tutta la superficie A di un lato del solido ed una temperatura altrettanto uniforme, ma inferiore, sull'intera superficie ma dall'altro lato. Avendo una differenza di temperatura si instaurerà un flusso di calore Q dalla parte più calda alla parte più fredda del solido di superficie A e di spessore L. Ammettiamo che questo flusso di calore Q sia perpendicolare alla superficie A. Il flusso di calore sarà direttamente proporzionale alla superficie A e inversamente proporzionale allo spessore L. Il flusso di calore dipende anche dal tipo delle molecole che costituiscono il materiale. In pratica ogni materiale ha un suo caratteristico comportamento che è diverso da un altro materiale. Questo fattore viene definito come coefficiente di trasmissione termica indicato con la lettera "k" ed assume la forma di una costante proporzionale nella formula finale. 20 Le leggi fisiche: trasferimento di calore Coefficienti di superficie Dove h' e h" sono i coefficienti di superficie dei fluidi mentre K è il coefficiente di trasmissione del calore del solido di spessore L. I coefficienti di superficie h sono tanto più piccoli quanto più il fluido è in quiete (moto laminare) e viceversa sono tanto più elevati quanto il moto del fluido e turbolento. 21 Le leggi fisiche: trasferimento di calore Coefficiente di trasmissione del calore k è il coefficiente totale di trasmissione del calore che tiene conto delle tre resistenze e cioè la resistenza del corpo solido e la resistenza dei due fluidi ai due lati della parete. 1 k = ______________________ 1/h' + L/K + 1/h" 22 Le leggi fisiche: trasferimento di calore Salto di temperatura Dalla legge di Fourier più è alto il delta T e più la trasmissione del calore sarà favorita. E’ conveniente operare con delta T elevati ? Q = K' * A * delta T ______________________ L Occorre tenere presente che il delta T è "la forza trainante" e come tale è lo "sforzo" o la "fatica" che dobbiamo spendere per ottenere il risultato. Ognuno di noi cercherà sempre di ottenere il miglior risultato con il minor sforzo ed anche in questo caso operare con alti delta T significa aumentare il costo dell'operazione. Perciò in fase di progetto è bene valutare al meglio le dimensioni delle superfici, per ridurre la resistenza occorre installare superfici maggiori. 23 Le leggi fisiche: trasferimento di calore Superficie di scambio Pare quindi più ragionevole operare in modo da ridurre il fattore "resistenza". Dalla legge di Fourier all'aumentare della superficie A aumenta il calore trasmesso. E' quindi ragionevole installare grandi superfici di scambio nei nostri apparecchi. Purtroppo grandi superfici significano anche grandi costi d'impianto, dovremo quindi adattarci ad un compromesso tra costi sostenibili e ampiezza della superficie. 24 Le leggi fisiche: trasferimento di calore Spessore della superficie di scambio Vediamo anche che il calore trasmesso aumenta al diminuire dello spessore L della superficie solida di scambio, quindi opereremo per avere spessori il più piccoli possibile. In questo caso il compromesso cui andremo incontro non è il costo dell'apparecchio ma la sua resistenza meccanica. 25 Le leggi fisiche: trasferimento di calore Coefficiente K , ottone E’ opportuno scegliere un materiale con il coefficiente di trasmissione termica il più alto possibile. I materiali che possiedono questa caratteristica sono i metalli. Un materiale con un ottimo K e con un costo accessibile è il rame il quale è stato largamente usato nella sua lega con lo zinco (l'ottone) che ha delle caratteristiche meccaniche appropriate per le nostre applicazioni. Tale lega oggi però non viene quasi più utilizzata sia perché il prezzo del rame è notevolmente salito e sia perché essendo un metallo pesante non è idoneo per andare a contatto con liquidi alimentari. 26 Le leggi fisiche: trasferimento di calore Coefficiente K, acciaio Gli acciai al carbonio ( il comune ferro) hanno un ottimo K e delle ottime caratteristiche meccaniche. Purtroppo però questo materiale è molto sensibile alle corrosioni ed inoltre ha la spiacevole caratteristica, essendo abbastanza "rugoso", di favorire la deposizione di incrostazioni da sali e di sfavorirne la pulizia. In definitiva anche in questo caso occorre raggiungere un compromesso il quale si concretizza con la scelta degli acciai al nichel-cromo (acciai inossidabili) che pur avendo un K inferiore all'acciaio al carbonio e un costo superiore hanno però una durata decisamente superiore ed avendo una superficie molto più "liscia" hanno una minore affinità per le incrostazione ed infine è molto più semplice l'operazione di pulizia 27 Le leggi fisiche: trasferimento di calore Incrostazione Le incrostazioni che si possono verificare sulle superfici dei fasci tubieri degli evaporatori o dei riscaldatori di uno zuccherificio sono sostanzialmente dovute da sali di calcio (nella maggior parte carbonato e ossalato) e, in minor misura, da silicati. Queste sostanze sono caratterizzate da un coefficiente K estremamente basso, alcune centinaia di volte inferiore al K delle superfici metalliche comunemente usate. Quindi una superficie metallica "rivestita" anche solo di uno strato sottilissimo di queste incrostazioni si comporterà in modo decisamente peggiore rispetto alla superficie pulita. 28 Le leggi fisiche: trasferimento di calore Moto turbolento Infine dalla formula deduciamo che per favorire lo scambio attraverso i fluidi occorre avere il coefficiente di superficie h il più elevato possibile e questo lo si ottiene mantenendo il più possibile alta la turbolenza dei fluidi stessi. Gli apparecchi scambiatori sono infatti costruiti in modo da favorire al massimo il ricambio del film liquido aderente alla parete di scambio. Quando la viscosità di un fluido è tanto elevata da non garantire più un sufficiente ricambio si ricorre alla agitazione meccanica come per esempio nelle bolle di cottura. 29 Le leggi fisiche: trasferimento di calore Comportamento fisico dell’acqua Vediamo ora il secondo aspetto che sta alla base della concentrazione. Sappiamo che il fluido di riscaldamento che utilizziamo in tutti nostri processi, ovvero il "mezzo" con cui trasportiamo l'energia termica, è l'acqua. L'acqua non è ovviamente l'unico mezzo utilizzabile nei processi termici ma è certamente il più diffuso per una serie di ragioni. L'acqua è la sostanza più abbondante in natura, la più semplice da usare e "l'amica per eccellenza dell'uomo". Nei processi alimentari è l'unico mezzo utilizzabile. Infine presenta delle caratteristiche chimico-fisiche che la rendono il fluido di eccellenza per i processi termici. 30 Le leggi fisiche: trasferimento di calore Comportamento fisico dell’acqua L'acqua, come tutte le sostanze, è presente in natura sotto forma dei tre stati di aggregazione della materia, ovvero lo stato solido, liquido e gassoso. Il passaggio di stato, ovvero la trasformazione da solido a liquido o da liquido a gas e viceversa, dipende unicamente dalla temperatura e dalla pressione, vale a dire che ad una determinata pressione a cui avviene il passaggio di stato corrisponde solo una determinata temperatura. In termini matematici si definisce che la pressione è funzione della temperatura : p = f(t). Basta cioè conoscere una sola delle due variabili per dedurre l'altra. All'aumentare della pressione aumenta la temperatura e viceversa. 31 Le leggi fisiche: trasferimento di calore Passaggio di stato dell’acqua Quando l'acqua passa dallo stato liquido a quello gassoso assorbe energia e la ricede quando avviene il passaggio inverso. I passaggi di stato avvengono a temperatura (e quindi a pressione) costante ovvero il gas che si sviluppa dal liquido avrà la medesima temperatura del liquido e il liquido che condensa dal gas avrà la stessa temperatura del gas. L'energia che il liquido assorbe per passare allo stato gassoso prende il nome di calore di vaporizzazione ed è identico all'energia che il gas cede per passare allo stato liquido (calore di condensazione). E' questa energia che entra in gioco nei passaggi stato che noi utilizziamo nei processi termici nell'impianto di concentrazione. 32 Le leggi fisiche: passaggio di stato La chimica-fisica delle soluzioni acquose Occupiamoci ora del terzo aspetto che entra in gioco nei processi di concentrazione. Come abbiamo detto il “sistema” a cui viene diretto il calore nei nostri apparecchi è una soluzione acquosa di zucchero ed altre sostanze (i non-zuccheri). Scopo del processo di concentrazione è appunto quello di concentrare la soluzione acquosa di partenza fino al valore desiderato. Il comportamento di una soluzione acquosa differisce sensibilmente dal comportamento dell’acqua pura. Tutte le volte che immettiamo una sostanza solubile nell’acqua otteniamo una soluzione acquosa la quale, una volta portata alla temperatura di ebollizione, si comporta in modo diverso dall’acqua pura. Mentre l’acqua pura raggiunge il passaggio di stato ad una determinata temperatura che è funzione della sola pressione, nel caso di una soluzione la temperatura di passaggio di stato, oltre che essere funzione della pressione, è anche funzione della quantità di soluto presente. In pratica succede che la temperatura di ebollizione della soluzione è più elevata rispetto all’acqua pura. Questo comportamento delle soluzioni viene chiamato “innalzamento ebullioscopio”, mentre prende il nome di “abbassamento crioscopico” (l’abbassamento del punto di congelamento) la diminuzione di temperatura che si ha durante il passaggio di stato liquidosolido. Questi fenomeni prendono il nome di proprietà colligative delle soluzioni. 33 Le leggi fisiche: trasferimento di calore Innalzamento ebullioscopico Rispetto all’acqua pura una soluzione zuccherina ha un aumento della temperatura di ebollizione che è direttamente proporzionale alla quantità di soluto presente nella soluzione. In evaporazione non è molto grande ( va da 0,5 a 2-3 gradi centigradi) tranne che per gli ultimi effetti dove può arrivare a circa 6-7 °C. Il vapore che si sviluppa dalla soluzione è quindi leggermente surriscaldato e questo surriscaldamento corrisponde esattamente all’innalzamento ebullioscopio. Questo piccolo surriscaldamento in genere si perde verso l’ambiente esterno per dissipazione e la saturazione del vapore è facilmente raggiunta. 34 Le leggi fisiche: trasferimento di calore Pressione idrostatica Quanto più alto è lo strato di liquido sopra un punto della massa riscaldata, tanto più là sono elevate la pressione e la temperatura di ebollizione. L’influenza della pressione idrostatica è tanto più sentita quanto più bassa è la pressione della camera di evaporazione. Si deve tener conto che la tendenza ad un aumento di temperatura degli strati inferiori agisce favorevolmente per la circolazione del liquido all’interno dell’apparecchio, perché essi diminuiscono di densità rispetto a quelli superiori. Quando il liquido surriscaldato si innalza verso la superficie incontra strati in cui la pressione è decrescente ed allora l’evaporazione procede più vivacemente. 35 Le leggi fisiche: trasferimento di calore Presenza di gas incondensabili E’ noto che il vapor d’acqua, fornito dalle caldaie, contiene minime quantità di aria proveniente dall’acqua di alimentazione; inoltre nel vapore che si sviluppa da un liquido vi sono sempre piccole quantità di aria, di anidride carbonica, di ammoniaca, ecc. Infine l’aria può penetrare in notevoli quantità dalle non perfette tenute degli apparecchi che lavorano in depressione. L’effetto nocivo sulla conduttività termica provocato dalla presenza di questi gas può essere dimostrato con il seguente esempio: La presenza di 0,5% di aria nel vapor saturo riduce a metà il valore del coefficiente K. I gas incondensabili, anche se mescolati con il vapore in quantità trascurabili, si accumulano rapidamente, è quindi della massima importanza provvedere alla loro continua eliminazione della camera vapore. Non soltanto per migliorare la trasmissione ma anche per impedire un attacco di questi gas sul metallo delle pareti. 36 Le leggi fisiche: trasferimento di calore Trascinamento del liquido Un inconveniente che si presenta nell’esercizio di un evaporatore è quello del trascinamento del liquido, sottoforma di bollicine e di goccioline, provocate dalla corrente di vapore che si libera alla superficie del liquido. Su questa formazione e sulla presenza di schiuma hanno influenza: la velocità della corrente di vapore, la viscosità e la tensione superficiale dl liquido, la quantità di vapore liberatosi. Il trascinamento avviene tanto più facilmente quanto maggiore è la quantità di vapore che si sviluppa perché più violentemente scoppiano le bolle alla superficie del liquido, e quanto maggiori sono la viscosità del liquido e la velocità del vapore uscente. Nei primi corpi il pericolo di trascinamento è piccolo; invece nell’ultimo corpo il vapore ha un volume di circa 6 volte maggiore che alla pressione atmosferica, la soluzione è concentrata e vischiosa, e le bolle di vapore scoppiando ne polverizzano una parte più o meno finemente. 37 Le leggi fisiche: passaggio di stato Diagramma di Mollier Il gas in equilibrio con il suo liquido, ovvero durante il passaggio di stato, viene chiamato vapore. Le curve di equilibrio liquido-vapore sono rappresentate graficamente dal Diagramma di Mollier il quale è lo strumento “principe” da utilizzare in tutti i processi termici dove si ha a che fare con il vapor d’acqua. Il vapore in equilibrio con il liquido viene chiamato "vapore saturo" ed il vapore ulteriormente riscaldato e non più in equilibrio con il liquido viene chiamato "vapore surriscaldato". 38 Le leggi fisiche: passaggio di stato Entalpia dell’acqua Il contenuto termico dell'acqua e del suo vapore viene chiamato Entalpia (indicata con il simbolo H) la quale, mentre l'acqua è ancora allo stato liquido, è data dal calore specifico dell'acqua moltiplicato per la temperatura dell’acqua t(a): H = cp’ * t(a) Dove cp’ è il calore specifico dell’acqua allo stato liquido. Il calore specifico di una sostanza è il calore necessario per riscaldare di 1°C 1 kg di sostanza stessa. Il calore specifico varia al variare della temperatura. Nel caso dell’acqua questo calore nel campo 15°C-100°C vale 4,1868 kJ/(kg*°C). 39 Le leggi fisiche: passaggio di stato Entalpia del vapore Mentre per il vapore saturo è data dall’entalpia dell’acqua alla temperatura di equilibrio t(e) più il calore di vaporizzazione r: H = cp’ * t(e) + r Per il vapore surriscaldato l'entalpia è data dalla seguente relazione: H = cp’ * t(e) + r + cp” * t(v) Dove cp” è il calore specifico del vapore e t(v) è la temperatura del vapore surriscaldato. Il calore specifico del vapore d’acqua è circa la metà del calore specifico dell’acqua liquida. 40 Le leggi fisiche: passaggio di stato Entalpia del vapore saturo Consideriamo la nostra acqua alla temperatura di equilibrio. L’entalpia posseduta sarà data da : H = 4,19 * 100 = 419 kJ/kg Nel caso del vapore saturo all’equilibrio con il liquido il primo termine è l’entalpia del liquido appena vista. Il secondo termine è il calore di vaporizzazione che varia al variare della temperatura (e quindi della pressione). Nel nostro caso (acqua in equilibrio con il suo vapore alla temperatura di 100°C ed alla pressione di 1 Atmosfera) il calore di vaporizzazione vale 2257 kJ/kg. L’entalpia del vapore saturo sarà quindi: H = 419 + 2257 = 2676 kJ/kg 41 Le leggi fisiche: passaggio di stato Entalpia del vapore surriscaldato Se ora riscaldiamo ulteriormente il vapore, per esempio a 200°C, l’entalpia risultante sarà la somma dell’entalpia del vapore saturo più il calore specifico del vapore cp” moltiplicato per la temperatura di surriscaldamento (100 °C). Questo ultimo termine vale 200,4 kJ/kg (poiché il calore specifico vale circa 2 kj/kg*°C). Concludendo l’entalpia di un vapore surriscaldato a 200°C ed alla pressione di una atmosfera vale : H = 419 + 2257 + 200 = 2876 kJ/kg 42 Il processo produttivo: evaporazione Concentrazione dei sughi Oltre alla concentrazione del sugo, l’effetto dell’impianto di evaporazione è quello di trasformare energia termica, sotto forma di vapore, per eseguire l’operazione di cristallizzazione dello zucchero e per rendere possibili tutti gli altri processi che richiedono un riscaldamento. La quantità necessaria di vapore è generata nella centrale termica. L’energia potenziale contenuta nel combustibile viene trasformata in energia termica. Una parte dell’energia termica contenuta nel vapor d’acqua viene trasformata prima in energia meccanica e quindi in energia elettrica tramite la turbina a vapore e l’alternatore accoppiato della centrale elettrica. 43 Il processo produttivo: evaporazione Percorso dell’energia in zuccherificio Dallo scarico della turbina a vapore si ottiene un vapore surriscaldato che, dopo opportuno desurriscaldamento, viene inviato all’impianto di evaporazione: normalmente ha pressione di 2,0 - 2,5 ate e 130 - 135 °C. Dall’evaporazione si ottiene il vapore alla pressione appropriata per far funzionare i processi di fabbrica: mediamente di 0,1 - 0,5 ate (100 -110 °C). E' il compromesso tra la più bassa pressione del vapore e la più alta superficie installata; ed è il concetto di exergia che si applica in zuccherificio. Il vapore che si invia alle turbine è sempre fortemente surriscaldato: nel nostro caso 63 bar e 470°C. 44 Il processo produttivo: concentrazione Evaporazione a multiplo effetto Norbert Rillieux's Multiple Effect Evaporators 1843 La concentrazione del sugo depurato viene effettuata in batterie di evaporazione a multiplo effetto i cui principi generali sono stati elaborati più di 150 anni fa. La figura mostra l’originale “Rillieux triple effect evaporator” che fu installata in uno zuccherificio in Louisiana nel 1843. E’ stato il primo esempio di batteria di evaporazione a multiplo effetto, costituita da tre corpi orizzontali e caratterizzata da un unico prelievo per la cottura al primo effetto. 45 Il processo produttivo: concentrazione Principio del multiplo effetto E' questo il sistema più economico per ottenere la concentrazione del sugo. In sostanza in ogni effetto della batteria il vapore saturo inviato nella camera-vapore condensa e trasmette il proprio calore di vaporizzazione alla soluzione zuccherina presente nella camera-sugo. Questo calore farà evaporare una eguale quantità di acqua dalla soluzione e costituisce il vapore di riscaldamento per l'effetto successivo. Questo processo si ripete in ogni effetto fino ad ottenere da una parte il sugo concentrato e dall'altra i vapori saturi idonei per tutti i processi di fabbrica. 46 Il processo produttivo: concentrazione L’impianto di concentrazione ha il compito di produrre vapore, estraendo la maggior parte dell’acqua contenuta nel sugo leggero depurato, concentrandolo e trasformandolo in sugo denso. Questo impianto ha una importanza tecnica e strategica determinante per l’economia generale di una fabbrica: il non perfetto dimensionamento o una conduzione non corretta può infatti pregiudicare sia l’impegno energetico, sia la potenzialità complessiva degli impianti collegati. 47 Il processo produttivo: evaporazione Il principio di funzionamento di un multiplo effetto perciò è quello di utilizzare più volte il calore del vapore di riscaldamento, così da realizzare una grande economia nel consumo di vapore ( detta EXERGIA). Il vapore che si libera da un corpo passa al successivo e serve quindi come vapore di riscaldamento; solo il vapore che esce dall’ultimo è vapore perduto. Il peso dell’acqua di condensa che si estrae da un singolo apparecchio è evidentemente uguale al peso del vapore di riscaldamento introdotto. Per aumentare notevolmente l’economia di esercizio in zuccherificio si collega termicamente l’impianto di evaporazione con gli altri impianti della fabbrica che richiedono calore per scopi di riscaldamento. Se il vapore prelevato proviene dal 1°effetto, la quantità estratta ha già servito ad evaporare una quantità d’acqua uguale al suo peso, se esso proviene dal 2°effetto una quantità doppia, ecc. perciò quanto più vicino all’ingresso del vapore in batteria si effettua il prelievo, tanto minore è il vantaggio; si deve quindi cercare di operare i prelievi verso la coda della batteria, compatibilmente con le temperature richieste dai riscaldamenti. Se il prelievo è effettuato all’ultimo corpo e se tutto il vapore dell’ultimo corpo viene utilizzato per riscaldamento, avremmo che l’impianto funziona in condizioni ideali. 48 Il processo produttivo: evaporazione Numero degli effetti Avremo quindi che per ogni effetto si ottiene una produzione di vapore uguale al vapore entrante con il risultato che 1 kg di vapore inviato al 1° effetto farà evaporare tanti kg di acqua quanti sono gli effetti che attraversa. Se 1 kg di vapore attraversa i 5 effetti della batteria avrà fatto evaporare 5 kg di acqua. Ovvero basta produrre con le caldaie una quantità di vapore pari ad un quinto dell'acqua da evaporare. Se avessimo un solo effetto (un solo gradino) per evaporare 5 kg di acqua dovremmo inviare all'effetto 5 kg di vapore e quindi produrre con le caldaie 5 kg di vapore. In ogni gradino si ottiene però una diminuzione di temperatura (e quindi di pressione). Il numero degli effetti è limitato oltre che da scelte economiche (numero di corpi da installare) anche da limitazioni termodinamiche (somma dei salti ebullioscopici). 49 Il processo produttivo: evaporazione Quanto descritto può essere rappresentato matematicamente nel seguente modo: Considerando una batteria a 5 effetti e chiamando : con V0 la quantità di vapore di caldaia che inviamo alla camera vapore del 1° effetto, con V1 la quantità di vapore prelevato dalla camera sugo del 1° effetto, con V2 la quantità di vapore prelevata dalla camera sugo del 2° effetto, con V3 la quantità di vapore prelevata dalla camera sugo del 3° effetto, con V4 la quantità di vapore prelevata dalla camera sugo del 4° effetto e con V5 la quantità di vapore prelevata dal 5° effetto ed inviata al condensatore, avremo le seguenti relazioni : (1) V0 = V1 + V2 + V3 + V4 + V5+Vn Ovvero : La quantità di vapore V0 erogata dalle caldaie ed inviata all’evaporazione è uguale alla somma dei prelievi. Nel caso (non reale) che non vi siano prelievi d’effetto, ovvero V1, V2, V3 e V4 siano nulli varrà la relazione V0 = Vn, cioè il vapore inviato all’evaporazione è uguale al vapore inviato ai condensatori. 50 Il processo produttivo: evaporazione Chiamando con AE l’acqua evaporata dalla batteria si ha : (2) AE = 1*V1 + 2*V2 + 3*V3 + 4*V4 + 5*V5 La quantità di acqua evaporata è data dalla somma dei prelievi, moltiplicato per il suo numero corrispondente di effetto. ognuno dei quali Nel caso (non reale) che non vi siano prelievi d’effetto, ovvero V1, V2, V3 e V4 siano nulli varrà la relazione AE = 5*V5 e se V0 = V5 (vedi relazione 1) allora AE = 5*V0 , cioè l’acqua totale evaporata è 5 volte il vapore inviato al condensatore, ovvero sarà uguale a 5 volte il vapore generato dalle caldaie ed inviato al 1° effetto. Con queste due semplici relazioni (1) e (2) è possibile eseguire facilmente e velocemente dei bilanci di evaporazione e rendersi rapidamente conto dell’influenza che si ha sul risultato finale quando si spostano dei prelievi da un effetto all’altro. 51 Il processo produttivo: evaporazione Per concludere è da tenere presente questo punto chiave: ogni kg di vapore che viene estratto dalla batteria prima dell'ultimo effetto cesserà di fare evaporare le corrispondenti quantità di acqua che sono pari al numero di effetti che non ha attraversato. Il risultato è quello che la concentrazione finale del sugo sarà inferiore. Per ritornare ad avere la stessa concentrazione occorre inviare al primo effetto una quantità maggiore di vapore in modo da sopperire al mancato lavoro del vapore estratto durante il percorso. Le batterie di evaporazione vengono progettate, sia come superficie che come prelievi, in modo da prevedere una certa concentrazione finale con un dato fabbisogno di vapore. Ogni spostamento di prelievi rispetto al progetto modificherà sia la concentrazione finale che il fabbisogno totale di vapore. Quando si sposta il prelievo di vapore verso la "testa" della batteria si otterrà una diminuzione di concentrazione ed un aumento di consumo di vapore, mentre viceversa, se si sposta il prelievo verso la coda si otterrà un aumento di concentrazione ed una diminuzione di fabbisogno di vapore. 52 Il processo produttivo: evaporazione Sensibilità nelle operazioni di evaporazione Gli operatori possono fare ben poco qualora la superficie di scambio S fosse piccola o insufficiente ; invece possono fare molto per mantenere alto il coefficiente di trasmissione K , il cui valore dipende dalla concentrazione (e quindi dalla viscosità) del sugo, ma anche dalla pulizia dei tubi bollitori. Per fare un esempio, il valore di K è pari a circa 3000 nel 1°effetto con tubi puliti, dove c’è il sugo leggero, che ha basse concentrazioni e viscosità; nel 5°effetto, dove c’è sugo denso ad alte concentrazioni e viscosità, il valore di K scende a circa 500 (sei volte di meno che nel 1°effetto). Se poi i tubi si incrostano, avviene che 1 solo mm d’incrostazione riduca ad un quarto il valore di K ed è come dire che un corpo con 1 mm d’incrostazione si comporta come se avesse perduto i tre quarti della sua superficie di scambio effettiva. 53 Il processo produttivo: evaporazione Sensibilità nelle operazioni di evaporazione Nel dimensionamento dei singoli effetti della batteria si è tenuto conto non solo della superficie che serve a concentrare, ma soprattutto ai prelievi per riscaldamenti di diffusione, di depurazione e di cristallizzazione. Per questi motivi un “effetto” è dimensionato per fare sviluppare al sugo il vapore che serve nell’effetto successivo e quello che viene “prelevato” per i servizi. Da questa situazione deriva che se il vapore in esubero non viene prelevato, nella camera vapore che lo ha prodotto aumenta la pressione (e quindi la temperatura) per cui diminuisce il ΔT necessario allo scambio, riducendo molto la quantità di calore trasmesso e quindi riducendo il grado di concentrazione del sugo. Nel caso venga usato vapore di terzo effetto in cristallizzazione, un aumento del prelievo dovuto a ridotto Bx del sugo alle bolle, comporta un aumento della fornitura di vapore al primo effetto causando un triplice aumento dell’evaporazione; tutto questo provoca un forte dissesto dell’evaporazione. Ecco il motivo per cui l’evaporazione deve essere alimentata a flusso costante, Bx sugo leggero costante e costanza nei prelievi. 54 Il processo produttivo: evaporazione Sensibilità nelle operazioni di evaporazione In tabella si può stimare l’influenza della variazione di 5 punti di Bx sul coefficiente di trasferimento del calore e sull’innalzamento del punto di ebollizione; è evidente come l’incremento di sostanza secca incide sul coefficiente di scambio. K ΔT Terzo effetto a 119°C 30 Bx 35 Bx 40 Bx 1845 1581 1383 0,8 1,1 1,3 Quinto effetto a 100°C 65 Bx 70 Bx 75 Bx 715 646 620 3,8 5,2 7,1 contenuto in sostanza secca (Bx) 55 Il processo produttivo: evaporazione Sensibilità nelle operazioni di evaporazione Per un controllo appropriato della stazione di evaporazione deve essere evitata la perturbazione causata da un improvviso e grande variazione di prelievo di vapore, in modo particolare a causa dell’avvio incontrollato di una bolla in cristallizzazione. Un tale incidente provoca un grande flash sul sugo del corrispondente effetto con un quasi istantaneo (apparente) aumento di livello del sugo. La reazione del controllo di livello è di svuotare l’effetto; causando un’interruzione nel trasferimento di calore. 56 Il processo produttivo: evaporazione Analisi chimiche per il controllo dell’evaporazione Le seguenti determinazioni sono normalmente eseguite con frequenza opportuna nel sugo leggero in entrata all’evaporazione e nel sugo denso: Concentrazione (Bx) Sali di calcio solubili (durezza) Colore (U.I.) pH Alcalinità Quoziente di purezza Alcuni parametri sono anche determinati nel sugo degli effetti intermedi 57 Il processo produttivo: evaporazione Evaporazione con unico evaporatore ESEMPIO 1 : EVAPORAZIONE CON UNICO EVAPORATORE (NON REALE) 104 1 660 14 535 535 125 74 4000 2027 138 Consumo Metano Costo Smc/h MLN/d MLN/c 42800 1,85 92,4 Legenda t°C S 1 IN Sugo IN Bx Vapore 535 G Vapore OUT Sugo Sup Sc OUT Bx Coeff. Sc t°C V Condensa Gen Vap 535 1 condensa prodotta = 0 Condensa pallone 58 Il processo produttivo: evaporazione Evaporazione con 3 effetti senza prelievi ESEMPIO 2 : EVAPORAZIONE CON TRE EFFETTI SENZA PRELIEVI 128 1 178 660 14 4000 178 2298 138 482 19 178 115 2 178 104 3 303 30 4000 1768 128 178 125 74 5000 1671 115 178 Consumo Metano Smc/h Costo MLN/d MLN/c 14272 0,62 30,8 535 (Tot. acqua evap.) 178 G 178 1 2 178 3 357 condensa prodotta 59 Il processo produttivo: evaporazione Evaporazione con 5 effetti senza prelievi Consumo Metano Smc/h Costo MLN/d MLN/c ESEMPIO 3 : EVAPORAZIONE CON CINQUE EFFETTI SENZA PRELIEVI 130 1 106,3 660 14 2500 106,3 2738 138 553,7 17 121 2 2500 2463 130 106,3 109 3 447,4 21 106,3 106,3 1 2 106,3 101 4 341 27 2500 1864 121 106,3 235 39 3800 1867 109 106,3 88 5 8504 0,37 18,4 109,3 126 74 4500 970 101 106,3 535 106,3 G 106,3 106,3 3 212,6 4 318,9 5 425,2 60 Il processo produttivo: evaporazione Evaporazione di 4 effetti con prelievi e compensatore ESEMPIO 4 : EVAPORAZIONE CON QUATTRO EFFETTI CON PRELIEVI CON CORPO COMPENSATORE Consumo Metano (CASO 1) Costo tot.prelievi 162 116 46 130 1 660 14 162 162 498 19 3800 2745 138 162 121 2 162 109 3 336 28 3900 2406 130 46 174 53 3600 1973 121 162 101 4 12960 0,56 28,0 0 3 Compen. 128 72 1700 1806 109 162 Smc/h MLN/d MLN/c 125 74 500 535 46 0 G 116 162 1 2 162 3 324 4 46 486 5 532 61 Il processo produttivo: evaporazione Evaporazione di 5 effetti con vapore al quinto effetto ESEMPIO 5 : EVAPORAZIONE CON CINQUE EFFETTI CON MINOR PRELIEVI E VAPORE AL QUINTO (CASO 4) 87 130 1 149,2 660 14 3600 149,2 2669 138 510,8 18 149,2 121 2 3600 2401 130 149,2 127 109 3 361,6 26 62 149,2 22 150 62 2200 1887 109 149,2 Smc/h MLN/d MLN/c 11936 0,52 25,8 88 5 25 40 101 4 212 44 3400 1924 121 Consumo Metano Costo 125 74 1000 912 101 62 535 22 G 87 149,2 1 2 149,2 3 298,4 4 40 448 5 510 62 Il processo produttivo: evaporazione Evaporazione di 5 effetti senza vapore al quinto effetto ESEMPIO 6 : EVAPORAZIONE COME ESEMPIO 5 SENZA VAPORE AL QUINTO (CASO 4) (CON CORPO COMPENSATORE) Consumo Metano Costo 87 130 1 660 14 127,3 3100 2645 138 127,3 532,7 17 127,3 121 2 3100 2379 130 127,3 127 109 3 405,4 23 40 2900 1924 121 127,3 0 3 C 238 39 1400 1921 109 127,3 10184 0,44 22,0 40 101 4 278 33 Smc/h MLN/d MLN/c 235 39 500 426 40 0 G 87 127,3 1 2 127,3 3 254,6 4 40 382 5 422 63 Il processo produttivo: evaporazione Evaporazione con turbocompressione ESEMPIO 7 : EVAPORAZIONE CON TURBOCOMPRESSIONE, QUATTRO EFFETTI CON MINOR PRELIEVI CON CORPO COMPENSATORE (CASO 4) Consumo Metano Costo Smc/h MLN/d MLN/c 87 111 126 CO 660 14 111 128 1 549 17 127 4000 2383 132 127 422 22 3000 2726 136 111 127 T 11,1 120 2 127 3500 2365 128 127 110 3 295 31 40 98 4 168 55 3500 1909 120 127 10160 0,44 21,9 1000 1780 110 127 G 0 127 1 2 238 3 365 111 64 Il processo produttivo: evaporazione Evaporazione con turbocompressione (compressore al massimo) ESEMPIO 8 : EVAPORAZIONE CON TURBOCOMPRESSIONE, QUATTRO EFFETTI (SENZA VAPORE AL QUINTO) CON MASSIMA RIDUZIONE DEI PRELIEVI (COMPRESSORE AL MASSIMO) Consumo Metano Costo Smc/h MLN/d MLN/c 83 130 126 CO 660 14 130 128 1 530 17 121,1 4000 2791 132 3000 2600 136 130 T 13 121,1 408,9 23 120 2 3500 2255 128 121,1 121,1 121,1 1 2 121 110 3 287,8 32 9688 0,42 20,9 38 98 4 167 55 3500 1820 120 1000 1695 110 121,1 G 0 121,1 251,1 3 372,2 130 65 Il processo produttivo: impianti di evaporazione Evaporatori a flusso ascendente - Flusso del sugo ascendente nei tubi col vapore di formazione; - Lunghezza tubi 2- 5 m. ca. - Separatore sugo-vapore nella parte alta della calandra - Elevato tempo di permanenza del sugo con formazione di colore 66 Il processo produttivo: impianti di evaporazione Evaporatori a flusso ascendente - Flusso del sugo ascendente disposto come un velo lungo i tubi trascinato dal vapore di formazione; -Possibilità di 3 circolazioni; - Lunghezza tubi 6-8 m. - Separatore sugo-vapore nella parte alta della calandra; - Non adatto per valori di Bx elevati 67 Il processo produttivo: impianti di evaporazione Evaporatori a flusso discendente Separatore vapore esterno Separatore vapore centrifugo nella parte alta Separatore vapore demister nella parte alta Separatore vapore per effetto centrifugo nella parte bassa 68 Il processo produttivo: impianti di evaporazione Evaporatori a flusso discendente distribuzione sugo 69 Il processo produttivo: impianti di evaporazione Evaporatori a flusso discendente doppio Sugo da concentrare Sugo concentrato 70 Il processo produttivo: impianti di evaporazione Evaporatori a piastre Elevato coefficiente di scambio termico Possibilità di sporcamento Necessità di un corpo esterno per far separare il sugo trascinato dal vapore 71 Il processo produttivo: evaporazione Modificazioni chimiche durante l’evaporazione Ad oggi la temperatura del sugo di 1° effetto è compresa fra 125 e 135°C, raramente sono maggiori. Il saccarosio, e alcune impurezze disciolte, possono subire reazioni chimiche a causa delle alte temperature, riguardanti specialmente il valore del pH e la formazione di sostanze colorate. Se il valore del pH è troppo basso, l’attività dello ione idrogeno aumenta, portando all’idrolisi del saccarosio. Un aumento di colore nei sughi fa diminuire la resa in cristalli dello zucchero e sarà necessario aumentare i lavaggi per soddisfare le specifiche di colore dello zucchero prodotto. Questo significa che per la temperatura, i tempi di passaggio e la gestione del pH, deve essere sviluppato un optimum economico, è questo è il compromesso tra i costi della perdita di zucchero e la qualità del prodotto contro l’economia di energia. Il valore ottimo del pH, misurato a 20°C , sul sugo in entrata all’evaporazione è normalmente compreso tra 8,5 e 9, eventualmente fosse più basso si aggiungerà soda nel filtrato di 1°carbonatazione. 72 Il processo produttivo: evaporazione Modificazioni chimiche durante l’evaporazione A causa del riscaldamento, composti azotati e anidride carbonica, sono eliminati dal sugo passando nella fase vapore, influenzando ovviamente il pH dei sughi. Nei vapori di ciascun effetto è presente un certo contenuto di carbonati e bicarbonati di ammonio, è possibile trovarne anche più di 1 g/l nelle condense di 1°effetto. La quantità presente nelle condense dipende dal flash della condensa dei diversi effetti e dal contenuto di gas inerti nel vapore. Sugo Azotati massa% sugo leggero 100,0 vapore di 1°effetto 22,5 sugo dopo il 1°effetto 77,5 vapore di 2°effetto 21,7 sugo dopo il 2°effetto 55,8 vapore di 3°effetto 20,9 sugo dopo il 3°effetto 34,9 Vapore / condense CO2 in g/t bb 151,1 51,1 13,3 2,2 NH3 CO2 in g/t bb NH3 CO2 in mg/kg (CO3-- + HCO3-) NH3 in meq/kg vapore 200,0 100,0 182,2 345,0 628,0 20,3 28,5 37,8 6,7 135,0 23,9 7,9 1,1 11,1 0,1 41,1 0,4 2,4 -- 17,8 11,1 11,0 73 Il processo produttivo: evaporazione Modificazioni chimiche durante l’evaporazione Il contenuto in carbonato e bicarbonato di ammonio diminuisce dal primo all’ultimo effetto; il loro equilibrio dipende dal valore del pH , poggiando per circa l’85% sul contenuto in bicarbonato il valore di pH nel sugo leggero deve essere compreso fra 8,59.0. Il grafico dimostra lo sviluppo teorico di ioni H+ e OHnell’equilibrio ammoniaca/bicarbonati, in funzione del valore iniziale di pH nel sugo. L’ammoniaca diminuisce all’aumentare del pH; mentre l’anidride carbonica aumenta all’aumentare del pH. 74 Il processo produttivo: evaporazione Modificazioni chimiche durante l’evaporazione, formazione del colore Uno dei maggiori problemi nella tecnologia saccarifera è rappresentato dalla decomposizione termica e successiva formazione di colore nei sughi zuccherini. Si distinguono in letteratura tre gruppi di potenziali composti : Melanoidine, formati dalla reazione di riduzione di zuccheri e amminoacidi Caramelli, formatisi come risultato della decomposizione termica degli zuccheri melanina, causata dall’ossidazione delle sostanze fenoliche I parametri che determinano in larga misura il corso della formazione del colore durante l’evaporazione sono : pH Temperatura Tempo di ritenzione ( o velocità di passaggio) Presenza di amminoacidi e zucchero invertito 75 Il processo produttivo: ricompressione del vapore RICOMPRESSIONE DEL VAPORE m C’ h pc tc’ C’ C tc Δt D B A B D pb C A tb Curva di saturazione Il principio sul quale si basa l’adozione della ricompressione del vapore è quello di rivalutarne il livello energetico e riportarlo alle condizioni in cui può svolgere funzioni di fluido motore in un processo di evaporazione. In generale, nel diagramma di Mollier la trasformazione può essere rappresentata come in figura, dove: rappresentato su un piano cartesiano compaiono in ascissa l'entropia, e in ordinata l'entalpia s il tratto AB: costituisce l’evaporazione a pressione costante Pb della quantità unitaria di liquido, il tratto BC’ è la compressione alla pressione Pc e temperatura Tc’ : questa temperatura si trova nel campo del vapore surriscaldato per cui risulta conveniente desurriscaldare il vapore iniettando una frazione m di acqua, in modo che temperatura del vapore, alla pressione costante Pc, si abbassi sino alla curva di saturazione ( tratto CC’ ); il vapore ricompresso può essere inviato all’evaporatore dove scambia calore con il fluido da concentrare, condensandosi lungo la linea CD a pressione costante. Δt = Tc-Tb costituisce il salto termico utile 76 Il processo produttivo: ricompressione del vapore La turbocompressione consente efficienze ed elasticità maggiori rispetto alla termocompressione, ma il costo di installazione è notevolmente più elevato. Il compressore può essere di vari tipi (i più diffusi sono centrifughi monostadio, che consentono un Δt 5-6 °C) accoppiato generalmente ad una turbina a vapore.. Il rapporto fra vapore compresso e vapore diretto è pari a circa 8,5; il Δt ottenibile di 45 °C . 77 I generatori di vapore: i combustibili I combustibili sono sostanze che, reagendo con l’ossigeno, provocano una reazione di ossidazione molto rapida che produce energia termica. I combustibili tradizionali sono costituiti principalmente da carbonio ed idrogeno e vengono generalmente classificati in solidi, liquidi e gassosi. La più importante caratterizzazione di ogni combustibile è data dal proprio potere calorifico, così definito: Potere calorifico superiore : Calore reso disponibile dalla combustione completa a pressione costante della massa unitaria del combustibile quando i prodotti della combustione sono riportati alla temperatura iniziale del combustibile e del comburente. Potere calorifico inferiore : Il potere calorifico superiore diminuito del calore condensazione del vapore d’acqua formatosi durante combustione. di la Il vapore d’acqua non viene condensato durante la combustione in caldaia, per cui si fa sempre riferimento al potere calorifero inferiore questo è pari a : combustibile denso; 8.500 cal ( = 35.588 J) ca. per il gas metano. La determinazione del potere calorifico si può fare per via analitica, determinando la composizione esatta percentuale del combustibile, o per via diretta mediante l’uso di appositi strumenti calorimetrici. 78 Il processo produttivo: generatori del vapore L’energia necessaria a tutto il sistema viene fornita dalla combustione di un combustibile, generalmente fossile, tramite un generatore di vapore il quale fornisce vapore vivo ad alta entalpia (vapore ad alta pressione AP). Il vapore AP ottenuto viene inviato ad una turbina a contropressione che aziona a sua volta un generatore elettrico il quale fornisce la forza motrice necessaria al funzionamento dell’intero processo produttivo. La turbina a contropressione scarica un vapore a più basso contenuto entalpico (vapore a bassa pressione BP) rispetto al vapore di alimentazione il quale costituisce il vettore termico che viene distribuito nelle varie sezioni del processo dove necessita un riscaldamento. Questo sistema è conosciuto come “cogenerazione di calore e forza motrice” o “ciclo combinato di calore e forza motrice” abbreviato in CHP (Combinated Heat and Power). 79 Il processo produttivo: generatori del vapore Occorre dimensionare correttamente la generazione di vapore in funzione della richiesta dei due vettori (termico ed elettrico) da parte del processo produttivo. In altre parole l’entalpia (pressione e temperatura) che deve avere il vapore vivo AP deve essere correlata al rapporto tra la FM e l’energia termica (ET) richiesti dal sistema. A bassi rapporti di kWhFM/kWhET è sufficiente avere bassa entalpia nel vapore vivo mentre ad alti rapporti occorrerà alta entalpia. Per esempio con vapore a 30 bar il rapporto è 0,14 mentre con vapore a 80 bar il rapporto è 0,22 80 Il processo produttivo: generatori del vapore Considerando che i due vettori durante lo sviluppo tecnologico degli ultimi anni sono andati uno all’opposto dell’altro, ovvero si è assistito ad un continuo aumento della richiesta di FM ed a una continua diminuzione della ET (grazie agli accorgimenti tecnico/tecnologici via via applicati), parallelamente si è riscontrata la inevitabile necessità di aumentare l’entalpia del vapore vivo. Storicamente l’evoluzione, a partire dagli anni 60 del XX secolo ad oggi, è stata la seguente: 25; 40; 65; 80; per arrivare oggi a100 bar. Di conseguenza il rapporto tra FM e ET si è modificato nel seguente andamento: 0,13; 0,16; 0,21; 0,23. Questo al momento è il limite poiché il vapore a 100 bar deve avere una temperatura di almeno 530°C per evitare la condensazione in turbina e superando questa temperatura occorre cambiare i materiali del generatore di vapore perché non è più possibile utilizzare gli acciai ferritici e questo porta ad aumenti di costo fuori dalla economia di uno zuccherificio. Se la necessità di FM dovesse ulteriormente aumentare rispetto alla necessità di ET (come ad esempio l’inserimento di uno steam drier per l’essiccazione delle polpe) il sistema descritto, ovvero un ciclo combinato costituito da un generatore di vapore ed una turbina a contropressione, non è più idoneo. Per aumentare il rapporto occorre inserire delle apparecchiature oppure occorre acquistare energia elettrica da un fornitore esterno. 81 Il processo produttivo: generatori del vapore La migliore tecnologia consiste nell’introdurre una turbina a gas a monte del generatore di vapore. Con questo sistema, ovvero turbina a gas, generatore elettrico, generatore di vapore, turbina a contropressione, generatore elettrico, si può arrivare a rapporti di 0,30 ed oltre. La turbina a gas consta di un compressore per l’aria comburente in modo da elevarne la pressione da un bar (pressione atmosferica) a 3 – 4 bar. L’aria così compressa viene inviata in una turbina a combustione insieme al combustibile dove avviene appunto la combustione. L’energia di espansione dei gas esausti a seguito della combustione viene utilizzata per azionare un generatore elettrico. La velocità di rotazione della turbina è di 10.000 RPM Dato che, per non danneggiare i materiali della turbina, è importante non superare i 1000 °C diventa necessario controllare la combustione con un forte eccesso di aria. Questo fa sì che nei gas esausti vi sia un contenuto di O2 del 12-16% e la temperatura è intorno ai 430°- 550°C 82 Il processo produttivo: generatori del vapore I generatori di vapore utilizzati (steam bolier) sono del tipo a tubi d’acqua (water-tube) uniti tra loro dai corpi cilindrici inferiore e superiore e sono equipaggiati con i preriscaldatori dell’acqua e dell’aria (economizzatori) ed ovviamente con i superheater (SH) per produrre vapore surriscaldato idoneo ad essere utilizzato nella turbina a vapore. Un elemento importantissimo è l’attemperatore il quale regola la temperatura del vapore AP 83 Il processo produttivo: generatori del vapore La temperatura del vapore AP deve essere strettamente controllate per due importantissime ragioni: 1- assicurare che gli acciai di cui sono costruiti i SH non raggiungano mai la loro temperatura limite 2- assicurare che durante l’espansione in turbina non si raggiunga mai la curva di equilibrio (curva limite) Occorre conoscere con precisione la pressione e la temperatura del vapore surriscaldato (AP) che entra in turbina e la pressione del vapore di scarico (BP) onde evitare assolutamente che si arrivi alla curva limite ovvero alle condizioni di saturazione e quindi di condensazione. La presenza di gocce di acqua danneggerebbe irrimediabilmente le pale della turbina. Il rapporto tra FM ottenuta ed ET fornita dipende dalla caduta di pressione tra il vapore AP ed il vapore BP. Più è elevato questo delta e maggiore sarà il rapporto. Occorre però fissare con estrema precisione la temperatura del vapore AP in modo che durante l’espansione adiabatica (senza scambi di calore verso l’esterno) non si arrivi mai alla curva limite (curva di saturazione del vapore ricavabile dal diagramma di Mollier). 84 Il processo produttivo: generatori del vapore Occorre quindi che anche il vapore BP sia sempre surriscaldato. E’ quindi importante avere in linea sulla BP i desurriscaldaori in modo da inviare agli apparecchi evaporanti vapore saturo e non surriscaldato. 85 Il processo produttivo: generatori del vapore Il rendimento termico del generatore dipende essenzialmente dalla temperatura dei gas esausti che si espellono dal generatore e quindi dall’efficienza degli economizzatori (Dove avviene la trasmissione del calore dai gas esausti all’aria comburente a all’acqua di alimento). La temperatura che si può tenere nei gas esausti dipende a sua volta dal combustibile utilizzato. 86 Il processo produttivo: i combustibili Combustibili come i carboni e gli oli pesanti non permettono di ottenere temperature basse nei gas esausti per la presenza di polveri e sostanze bituminose, ossidi di zolfo, le quali condenserebbero con l’inevitabile sporcamento e corrosione delle superfici degli economizzatori (nonché gravi problemi ambientali). Combustibili come il gas naturale o gli oli leggeri danno origine a gas esausti con la quasi assenza di sostanze che possono condensare alle temperature sotto i 150 °C e di conseguenza con questi combustibili i rendimenti di combustione saranno maggiori. tipo di combustibile densità potere calorifico kg/ mc gas naturale 0,73 35800 olio combustibile leggero 930 41000 olio combustibile pesante 980 39800 carbone bituminoso (in polvere) 25500 carbone bituminoso (da forno ) lignite granulare (in polvere) 21400 lignite granulare (da forno) Bagassa (di canna) 8030 U.M. kJ/mc kJ/kg kJ/kg kJ/kg kJ/kg eccesso d'aria efficienza 1,03-1,09 1,02-1,10 1,02-1,12 1,2 1,3 1,2 1,3 0,96 0,96 0,94 0,93 0,89 0,92 0,86 kJ/kg 87 Il processo produttivo: generatori del vapore Un impianto termoelettrico di uno zuccherificio è schematicamente costituito da: una caldaia, una turbina ed un alternatore. Nella caldaia, grazie all’apporto di calore dovuto alla combustione, l’acqua viene trasformata in vapore che viene convogliato nella turbina, in cui si espande e cede la sua energia alle palette del rotore collegato all’alternatore. Compiuta la sua funzione, il vapore passa agli utilizzi tecnologici e principalmente alla batteria di evaporazione . Le caldaie sono generalmente a tubi d’acqua a sviluppo verticale. Il vapore surriscaldato è ad oltre 400 °C: ciò è necessario perché, come si è visto, il rendimento del ciclo termico è tanto più elevato quanto più alta è la temperatura del vapore entrate in turbina. A volte il ciclo termico è integrato da spillamenti di vapore che servono per utilizzi differenti. 88 Il processo produttivo: generatori del vapore La caldaia è a circolazione naturale, ovvero la separazione H2O-vapore avviene naturalmente per differenza di peso specifico ed è costituita da due gruppi di tubazioni discendenti, che portano l’acqua dal corpo cilindrico ad un collettore inferiore. La separazione del vapore avviene nei separatori a ciclone installati nel corpo cilindrico, nei quali avviene un moto circolare tra acqua-vapore, in modo che l’acqua sia spinta all’esterno dalla forza centrifuga mentre il vapore è ammesso al surriscaldatore. Questo è in parte disposto nella zona più alta della caldaia ed in parte nella corrente discendente dei fiumi. Il surriscaldatore determina un aumento della temperatura del vapore e si ha, quindi, un aumento del rendimento del ciclo termico. il surriscaldamento del vapore ha anche lo scopo di aumentare il rendimento di palettatura della turbina; infatti l’aumento di temperatura del vapore impedisce che esso si trasformi in goccioline d’acqua, che potrebbero determinare l’erosione delle palette della turbina 89 Il processo produttivo: generatori del vapore Perdite per calore sensibile Le perdite per calore sensibile sono quelle relative al calore che viene perduto con i fumi che vanno al camino della caldaia per effetto della loro temperatura; tali perdite sono proporzionali alla quantità di fumi prodotta ed alla temperatura degli stessi. L’aria utilizzata dai bruciatori è sempre maggiore di quella stechiometricamente necessaria alla combustione, proprio perché la combustione avvenga in modo completo: l’aria in eccesso, che non prende parte alla combustione si ritrova nei prodotti della combustione .La quantità di fumi prodotta dipende quindi, oltre che della quantità e qualità del combustibile, anche dall’eccesso d’aria impiegata dalla combustione . Le perdite per calore sensibile si possono calcolare con sufficiente approssimazione con la formula di Hassenstein : QPs = Ks ∙ (tf – ta )/CO2 con : QPs = perdita per calore sensibile % calore speso tf = temperatura dei fumi in °C ta = temperatura ambiente in °C CO2 = contenuto percentuale nei fumi di anidride carbonica Ks = coefficiente variabile col tipo di combustibile e tenore CO2 90 Il processo produttivo: generatori del vapore Nei diagrammi seguenti sono evidenziate le perdite per calore sensibile per diversi combustibili in funzione del contenuto percentuale di CO2 nei fumi e della differenza di temperatura tra questi e l’ambiente esterno: i valori più bassi sono quelli che si ottengono per la combustione del metano. 91 Il processo produttivo: generatori del vapore Bruciando combustibili contenenti zolfo si ottengono, oltre all’anidride solforosa SO2, anche quantità non trascurabili di anidride solforica SO3: questa ultima innalza la temperatura a cui inizia la condensazione del vapore acqueo presente nei prodotti della combustione, il cosiddetto punto di rugiada, e, legandosi all’H2O, forma acido solforico che è altamente corrosivo. La concentrazione di SO3 che si genera, è direttamente proporzionale, oltre al tenore di zolfo presente nel combustibile, anche alla quantità d’aria in eccesso. 92 Il processo produttivo: generatori del vapore Nel diagramma viene riportata la temperatura del punto di rugiada acido in funzione della percentuale di zolfo presente nel combustibile ed all’eccesso d’aria. 93 Il processo produttivo: generatori del vapore Il calore contenuto nei fumi è sempre una quota importante delle possibili perdite energetiche. In assenza di recupero la temperatura dei fumi sarebbe di ca. 120 °C superiore alla temperatura di ebollizione dell’acqua (a 40 bar ca. 250 °C) ma, poiché l’acqua da evaporare entra in caldaia ad una temperatura molto più bassa (90-120 °C), è possibile recuperare parte del calore contenuto nei fumi per riscaldare questa acqua: l’operazione viene effettuata nell’economizzatore, che è uno scambiatore costituito normalmente da un pacco di tubi alettati (per incrementare la superficie di scambio) posto tra la caldaia ed il camino. Il limite di utilizzo di questo apparecchio è costituito dalla temperatura al camino in relazione al punto di rugiada acido. In caso di utilizzo di gas metano si può arrivare a temperature di ca. 120 °C, in caso di nafta è prudente restare sopra i 180 °C. In alternativa o come integrazione, parte del calore dei fumi può essere ceduto all’aria comburente per mezzo di un preriscaldatore che è appunto uno scambiatore di calore, a piastre o a tubi o rotativo, che può consentire il riscaldamento dell’aria fino a ca. 200 °C. La scelta tra economizzatore e preriscaldatore è di natura economica: occorre tener presente che il coefficiente di scambio termico è generalmente migliore in un economizzatore ma, d’altro canto, la differenza media di temperatura tra fumi ed aria comburente è più elevata e questo favorirebbe l’uso di un preriscaldatore per cui la scelta va fatta di volta in volta. 94 Il processo produttivo: generatori del vapore Tali perdite sono dovute al fatto che parte del calore potenzialmente presente nel combustibile non si ottiene, a causa di un’imperfetta combustione e formazione di incombusti solidi (fuliggine) e gassosi (principalmente CO). Le perdite per calore sensibile si possono calcolare con la formula di Brauss: QPc = Kc ∙ CO/(CO2 + CO) con : QPc = perdita % calore speso CO = contenuto percentuale nei fumi di ossido di carbonio CO2 = contenuto percentuale nei fumi di anidride carbonica Kc = coefficiente variabile col tipo di combustibile Kc = 50,5 per olio combustibile Kc = 37,9 per metano La determinazione delle perdite richiede l’analisi chimica dei prodotti della combustione. Il triangolo di Ostwald, diverso per ogni tipo di combustibile, permette di determinare, note le percentuali in CO2 e O2 nei fumi anidri, il contenuto di incombusti e l’eccesso d’aria. Quello allegato è valido per il metano. 95 Il processo produttivo: generatori del vapore Perdite per irraggiamento Le perdite per irraggiamento sono conseguenti all’inevitabile scambio termico tra il generatore e l’ambiente e dipendono dall’efficienza di isolamento della caldaia. Il diagramma riportato è quello dell’ente americano ABMA (American Boiler Manufactures Association) ed è stato ricavato tenendo conto di una differenza di 28 °C tra pareti del generatore e l’ambiente e per una velocità dell’aria che lambisce le pareti di 0,5 m/s. Si può notare come le perdite aumentano al diminuire del carico : queste, infatti, restano pressoché uguali , in valore assoluto comunque si utilizzi il generatore, a pieno carico o a carico molto ridotto. I valori del diagramma possono essere resi più esatti utilizzando coefficienti correttivi che tengano conto delle caratteristiche essenziali della caldaia come, ad esempio, numero di pareti schermate ed eventuale utilizzo delle pareti per il preriscaldamento dell’aria. 96 Il processo produttivo: generatori del vapore I generatori si classificano secondo: il vettore energetico impiegato per la generazione (combustione, nucleare, solare) e la dipendenza della sua disponibilità dalla generazione (apposito o cogeneratore) il tipo di partizione (generatore a tubi d'acqua/generatore a tubi da fumo) la circolazione naturale, assistita o combinata, o forzata del fluido. il contenuto di fluido in rapporto alla superficie di riscaldamento (grande volume 130÷250 l/m³, medio 70÷130 l/m³, piccolo <70 l/m³) il tipo di tiraggio (atmosferici, pressurizzati, in depressione) la portata di vapore mobilità dell'installazione (fissa, semifissa, locomobile, locomotiva) la pressione massima di esercizio (bassa pressione <3 bar, media 3÷15 bar, alta 15÷100 bar, altissima >100 bar) 97 Il processo produttivo: generatori del vapore Elementi costitutivi: - corpo cilindrico superiore; - corpo cilindrico inferiore; - tubi del fascio tubiero; - camera di combustione; - tubi delle pareti laterali, frontali, platea e cielo camera di combustione; - surriscaldatore; - bruciatori frontali. Ausiliari di corredo: - ventilatore dell’aria comburente; - radiatore a vapore preriscaldamento aria comburente; - riscaldatore rigenerativo aria comburente rotativo; - ciminiera per evacuazione fumi; - soffiatori di fuliggine. 98 Il processo produttivo: generatori del vapore La produzione di calore si ottiene dalla combustione di metano (o nafta o carbone). L’ossigeno per la reazione di ossidazione del combustibile viene immesso in caldaia attraverso l’aria comburente (con circa 21% di O2). Il prodotto della combustione “gas comburente”, o più semplicemente “fumi”, è prodotto in grande quantità e viene scaricato dal camino. Il calore perso al camino costituisce il “calore sensibile” e rappresenta le perdite più importanti dei generatori. Esso è proporzionale alla quantità di fumi prodotti ed alla loro temperatura. La trasmissione del calore all’acqua avviene con due modalità: - irraggiamento (passaggio del calore dalla fiamma alla schermatura); - convezione (l’energia viene assorbita dalla parte di liquido aderente alla parete metallica calda e quindi trasmessa all’interno del fluido per miscelazione). Oltre alle perdite nei fumi si hanno anche dispersioni attraverso le pareti per cui la coibentazione accurata è un elemento importante del generatore. Il calore utile è il calore trasmesso all’acqua ed è pari alla differenza tra il calore introdotto dal combustibile ed il calore perso. Il rendimento è il rapporto tra il calore utile e quello introdotto dal combustibile e nelle caldaie di ultima generazione, a metano, raggiunge valori di 95-96 %. 99 «Quelli che si innamorano di pratica senza scienza, son come il nocchiere, ch’entra in un navilio senza timone o bussola, che mai ha certezza dove si vada. Sempre la pratica deve essere edificata sopra la bona teorica». Leonardo da Vinci GRAZIE 100